Revitan® Straight
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Revitan® Straight Tecnica Chirurgica Stelo PFM da Revisione di Seconda Generazione Indice Impianti - Concetto - Strumentario Impianti, descrizioni specifiche Il concetto di press-fit Lo strumentario 3 4 6 8 Planning pre-operatorio Analisi radiologica del femore Scelta di una strategia chirurgica Procedura per il planning pre-operatorio 11 12 17 20 Tecnica chirurgica Metodo razionale per l’utilizzo degli impianti Preparazione della superficie di contatto osso-impianto Preparazione del femore con le raspe Verifica dell’effettiva fissazione dell’impianto in sede Opzione 1: Flap femorale Opzione 2: Approccio endo-femorale 22 23 24 25 26 28 34 TRattamento post-operatorio 41 Casi clinici di studio (Flap Femorale) 42 Casi clinici di studio (Via Endofemorale) 43 Conclusioni 44 Appendice 1 Assemblaggio delle due componenti dell’impianto 47 Assemblaggio dello stelo in una sola fase (extrafemorale) 48 Assemblaggio dello stelo in due fasi (intrafemorale) 49 Appendice 2 Rimozione dello stelo Revitan Straight Rimozione della Componente Prossimale 50 52 Impianti 54 Strumentario base 55 Strumentario componente prossimale 58 Strumentario componente distale retta 59 Impianto – Concetto – Strumentario Prefazione • Questa documentazione illustra le caratteristiche dello stelo Revitan Straight (PFM-Revision), la cui stabilità primaria è assicurata unicamente dall’effetto press-fit. Questo tipo di impianto viene utilizzato dal 1994 col nome di Revitan Straight o PMF-Revision ("Prothese Femorale Moduleble pour Revision" o "Press-Fit Modular Revision Prosthesis") facente parte del sistema Revitan che prevede anche una versione "Revitan Curved" stelo con un altro tipo di applicazione ed indicazione clinica. E' necessario distinguere gli steli che sono stati impiantati dal 1994 dagli tutti gli altri, in genere raggruppati sotto il nome generico Revitan, costituiti da steli curvi chiamati Revitan Curved, e che hanno una tecnica operatoria diversa dagli steli retti. • Tutti chirurghi devono essere completamente informati sulle caratteristiche di utilizzo del sistema, dato che ogni filosofia ha i propri requisiti, vantaggi e svantaggi. Allo stesso modo, ogni impianto è un compromesso. P. Le Béguec Dato che la modularità dello stelo non è in se stessa un concetto che permette la stabilità primaria, riteniamo che uno stelo retto dimostri delle differenze significative rispetto ad uno stelo curvo. E’ molto importante capire queste differenze in modo da evitare gravi errori quando si sceglie la strategia chirurgica ed il modello di stelo. Il fatto di scegliere il miglior metodo non è una impresa facile, dato che ogni produttore tende a minimizzare gli svantaggi ed i limiti dei propri impianti e del proprio metodo. D’altra parte, gli svantaggi saranno l’unico aspetto sottolineato da parte di quelli che pubblicizzano un'altra filosofia. Importante Le componenti e lo strumentario del sistema Revitan Straight (PFM-Revision di seconda generazione) non possono essere combinati con le componenti e lo strumentario del sistema PFM Revitan di prima generazione. Impianto – Concetto – Strumentario Gli impianti Il concetto di press-fit Lo strumentario 4 6 8 3 Impianti – Concetto – Strumentario Gli impianti: descrizione specifiche Il sistema Revitan Straight (PFM-R) è costituito da un set di steli femorali costruiti in lega di titanio Ti6Al7Nb (Protasul-100). Ogni stelo femorale è composto da due parti : una componente prossimale ed una componente distale. L’assemblaggio viene assicurato da una connessione a cono morse e da una vite di sicurezza. Componenti prossimali Vi sono due tipi di componenti prossimali: riempitiva (beccuccio) e cilindrica. Le componenti riempitive (a beccuccio) sono più larghe sul piano frontale, mentre il profilo mediale della componente cilindrica è più spesso. Sono disponibili in 6 diverse altezze da 55 mm a 105 mm con incremento di 10 mm. L’angolo CCD è di 135° e l’off-set è di 44 mm. La porzione laterale con le alette e le scanalature è cava e rappresenta la femmina del cono morse. Vi sono due fori nella parte mediale destinati an suture non metalliche. NB: In aggiunta a questa serie di steli è disponibile anche uno stelo da 120mm (diametro 14mm) Questo corrisponde ad uno stelo di 140mm accorciato di 20mm. La superficie di lavoro di questo impianto è l’area conica prossimale lunga 45mm con un angolo di cono di 9 gradi ed con alette laterali. 4 44 mm 135° spout cylindrical 120 140 200 (260) 120 mm 100 mm 45 mm Componente distal La componente distale è disponibile in tre diverse lunghezze: 140, 200 e 260 mm. Il diametro aumenta gradualmente di 2mm da 14 a 24mm. La gamma completa è composta da un totale di 16 componenti. Sono steli retti con 8 alette longitudinali e, a partire dalla taglia di diametro di 18mm, ogni stelo ha un’area anteroposteriore appiattita, che aumenta di superficie di pari passo con l’aumento del diametro dello stelo. La forma di questi impianti è conica, con un angolo di conicità di 2 gradi. La lunghezza dell’area conica è di 100 mm negli steli di 140 mm, mentre è di 120 mm negli steli da 200 e 260mm. 44 mm La parte superiore del componente prossimale (cono morse femmina) è filettata per l’impattatore e per gli strumentari di dissassemblamento delle due componenti (componente prossimale). L’offset di 44mm è un compromesso che da una parte garantisce una buona funzione della muscolatura glutea e dall’altra evita uno stress eccessivo sulla componente cotiloidea che è, per definizione, considerata più delicata. La parte conica dell’impianto è sempre nella porzione distale. Maggiore è l’angolo della parte conica, più corta e più sottile deve essere la porzione distale dell’impianto. L’angolo di 2 gradi della parte conica significa che questa parte è sufficientemente alta da non indebolire eccessivamente lo stelo anche per quei diametri più piccoli (14 e 16mm). Anche le alette hanno una forma conica e ciò sembra essere preferibile ad un design rettilineo, che avrebbe un minore effetto, e preferibile alle alette taglienti, che sarebbero più deboli. Il sistema di assemblaggio Le due componenti protesiche vengono assemblate per mezzo di un originale ed efficiente sistema di cono morse, che è stato perfezionato nel 1989 e utilizzato da allora con molto successo nelle applicazioni cliniche. Il cono morse ha 4 zone: Prima dell’assemblaggio: E’ possibile aggiustare l’antiversione della componente prossimale da +40° a 40°. Dopo l’assemblaggio: uno spazio di circa 1mm tra le due componenti permette micromovimenti senza provocare alcuna formazione di debris di metallo. 1 –40° +40° 2 1 Il filetto per il dado conico. 2 Un’area cilindrica per il centramento delle 2 componenti. 3 Un’area conica per l’accoppiamento meccanico. 4 Un’area più stretta in sezione per permettere la concentrazione degli stress a questo livello, 3 4 Sizes – Possible combinations 44 44 44 44 44 120 140 200 260 mm 55 65 75 85 95 105 mm 44 mm 1Æ 14 mm 6Æ from 14 to 24 mm 8Æ from 14 to 28 mm L’intero set delle componenti del sistema Revitan Straight (PFM-R) sono modulari. 7Æ from 16 to 28 mm 5 Impianti – Concetto – Strumentario Il concetto di Press-Fit Il concetto press-fit è un processo di assemblaggio che consiste nel perfetto adattamento di due parti separate, utilizzato frequentemente nell’industria (sistemi cono Morse). È anche un'ottima tecnica per garantire la stabilità primaria di uno stelo da revisione femorale nell’osso. Questa fu la tecnica scelta da Wagner nel 1987. I prerequisiti per assicurare chirurgicamente il press-fit sono stati ben definiti da Morscher: per prima cosa ottenere una buona superficie di contatto tra osso ed impianto, dopodichè assicurarsi che la componente protesica sia ben alloggiata in sede e da ultimo evitare di irrigidire eccessivamente il femore. Per ottenere questi tre obiettivi, uno stelo a press-fit deve avere delle specifiche caratteristiche geometriche. Deve essere sottolineato che anche se il concetto di modularità in se non garantisce la stabilità primaria dell’impianto, tuttavia è sempre un ottimo aiuto per poter ottenere un press-fit efficiente. Superficie di contatto osso-impianto • Uno stelo retto rappresenta sempre la via più sicura per ottenere una maggiore superficie di contatto tra osso ed impianto. • Per raggiungere questo obbiettivo, è necessario evitare il contatto a tre punti. Quindi, se sul piano frontale il femore è diritto, evitare un posizionamento in varo dell’impianto, mentre se il femore è curvo, eseguire una osteotomia. Inoltre, un contatto a tre punti sul piano sagittale potrebbe indurre a scegliere una protesi sottodimensionata e ciò minaccerebbe l’estensione della superficie di contatto osso-impianto sul piano frontale. Garantire che l’impianto sia stabilmente posizionato in sede Questo significa garantire la stabilità primaria dell’impianto creando a livello dell’interfaccia osso- impianto uno forza (o pre-stress) maggiore delle forze assiali e rotazionali destabilizzanti. Lo stelo conico rappresenta il miglior design per garantire un incastro sicuro: una progressiva trasformazione della forza di taglio verticale in una forza orizzontale di stabilizzazione, con una distribuzione migliore degli stress e la possibilità di una stabilità ulteriore. NB: Uno stelo con le alette facilita l’incastro (bloccaggio più semplice) e garantisce una neutralizazzione perfetta delle forze di rotazione, essenziale per gli steli non cementati. 6 NB. Le alette longitudinali aumentano la superficie di contatto se la loro penetrazione nella corticale è sufficiente. Un ancoraggio su tre punti nel piano sagittale deriva dal sottodimensionamento dell'impianto, che comprometterà il contatto osso-impianto sul piano frontale. m 5m 1, m 1m Per ottenere un incastro in sede, uno stelo cilindrico deve essere leggermente sovradimensionato rispetto al canale midollare; questo può causare alcune problematiche come una difficoltà durante l’inserimento (picchi di forza), il rischio di fratturare l’osso corticale se fragile, l’impossibilità di un re-incastro se la stabilità iniziale non è perfetta. Deve essere attentamente considerata anche la sezione trasversale di uno stelo a press-fit dato che il controllo delle forze di rotazione dipende in gran parte dalla sezione traversa. Riteniamo che uno stelo flangiato abbia un vantaggio sotto questo aspetto; al contrario, uno stelo a sezione circolare con una superficie liscia non garantisce elevate resistenze alle forze di rotazione. Evitare una eccessiva rigidità del femore in modo da diminuire il rischio di stressshielding. Per ottenere questo è necessario seguire queste tre regole: • Cercare di ottenere una fissazione prossimale dello stelo quando possibile. Se il femore è dritto sul piano frontale, la fissazione nella regione meta-diafisaria è frequentemente possibile. • Limitare l’estensione dell’area del contatto osso-impianto quando è possibile solamente la fissazone diafisaria. La stabilità primaria di uno stelo a press-fit può essere ottenuta per una lunghezza da 4 a 5 cm. • Evitare di riempire troppo il canale midollare per conservare la trasmissione dei carichi (trazione e compressione) e migliorare il contatto osso-impianto in prossimità della zona neutrale del femore. La zona neutrale è localizzata all'intersezione dell'area di trazione e quella di compressione. Sul piano sagittale è nella zona prossimale del femore e sul piano frontale nella regione diafisaria. 40 to 50 mm Per ottenere gli obiettivi precedentemente indicati, uno stelo pressfit deve rispondere a specifiche caratteristiche: la parte metafisaria deve avere un profilo ampio o una ripida angolazione conica per migliorare il contatto ossoimpianto sul piano sagittale. Nella regione diafisaria è necessario evitare il contatto circolare (in particolare sul piano sagittale) cosi da garantire un contatto ossoimpianto sul piano frontale. Per questi motivi, le alette devono essere posizionate solamente su questo piano. Conclusioni Il concetto di press-fit, che viene spesso menzionato per garantire la stabilità primaria negli impianti non cementati, esige che i presupposti sopra descritti vengano seguiti per ottenere di conseguenza i risultati desiderati. Quando viene scelto il concetto di press-fit è necessario utilizzare un impianto che abbia caratteristiche specifiche con il solo obiettivo di ottenere i risultati che questo tipo di fissazione richiede. Crediamo che uno stelo retto flangiato a forma conica sia una buona scelta. In generale, se viene scelto uno stelo non cementato nella chirurgia di revisione, il design di un impianto deve essere sempre scelto con molta cura. L’applicazione del concetto di press-fit offre la possibilità di scegliere e usare uno stelo il più corto possibile e di evitare inoltre l’ancoraggio puntiforme per una eccessiva lunghezza. 7 Impianti – Concetto – Strumentario Lo strumentario Lo strumentario consiste in un set di alesatori, un sistema di raspe e di protesi di prova modulari e di una componente prossimale di prova che consentono l’impianto della protesi definitiva in due fasi. In aggiunta le raspe e la protesi di prova sono accoppiate ad un singolo strumentario e questo permette di considerarli come due distinti strumentari poiché la loro funzione varia a secondo delle scelte operate dal chirurgo. NB: Per gli alesatori consultare la tecnica chirurgica: Preparazione della superficie di contatto osso-impianto. Raspe modulari • Le raspe vengono usate solo se si è scelto un’approccio endofemorale con la fissazione nella regione metafiso-diafisaria. In questa circostanza, le raspe vengono anche utilizzate come protesi di prova. • Le raspe comprendono l’intera gamma delle componenenti prossimali (riempitive e cilindriche). Per le componenti distali, le raspe sono limitate solamente agli steli di lunghezza da 120 e da 140mm nei diametri da 14 a 18mm. NB: L’utilizzo di un impianto del diametro di 20mm o maggiore (L.140mm) implica che può essere ottenuta solamente una fissazione diafisaria. Nel caso in cui la preparazione del femore venga fatta con un alesatore, il cui diametro sia superiore alla taglia delle componenti prossimali, la raspa si renderebbe inefficace. 8 La raspa modulare permette la preparazione del femore in due tempi. Per questo scopo il chirurgo ha a disposizione un’adattatore utilizzato per guidare la raspa distale e per scegliere in un secondo tempo la taglia della raspa prossimale (variabile da 55 a 105mm). Consultare la tecnica chirurgica: Preparazione della superficie di contatto osso-impianto. Inoltre le raspe includono anche le componenti distali da 200 e 260mm che riteniamo essere meno utili per questi impianti. Infatti, quando si ricerca una fissazione prossimale, questi impianti sono troppi lunghi e non dovrebbero essere utilizzati in questi casi. 120 140 NB: L’utilizzo degli steli lunghi è consigliato solamente quando viene effettuata una finestra femorale. Protesi di prova modulare Quando la fissazione dell’impianto è ottenuta nella regione diafisaria, il femore viene preparato con gli alesatori. In questo caso, la raspa non è più necessaria, ma viene utilizzata solo come componente di prova. La stabilità primaria viene assicurata dall’area conica di una delle componenti distali, 140, 200 o 260 mm (la zona conica è demarcata da 2 linee trasversali). Le componenti prossimali servono per correggere la lunghezza dell’arto inferiore. Vedi Tecnica Chirurgica: Verifica dell'effettiva fissazione dell'impianto in sede. 140 120 mm 100 mm NB: Le componenti distali da 140 mm possono essere utilizzati sia come raspe sia come prova protesica. Quando il press-fit viene scelto per ottenere la stabilità primaria, il ruolo di una protesi di prova è essenziale. Il fatto di avere una protesi di prova modulare permette di valutare la stabilità nella regione conica dell’impianto. 200 (260) Componente prossimale di prova Questi strumentari permettono che lo stelo definitivo venga impiantato in due fasi. Esiste una componente prossimale di prova corrispondente per ogni componente prossimale definitiva. Vengono fissate alla componente distale tramite una vite sulla porzione filettata del cono morse, senza entrare in contatto con il medesimo. E’ possibile correggere l’antiversione di ±30°. Questo set di strumentari può essere solo utilizzato quando un flap femorale è stato completato. In questo caso, è essenziale assicurarsi che la componente distale definitiva della protesi sia alloggiata perfettamente in sede. –30° +30° Riassunto La scelta di un impianto modulare suggerisce l’utilizzo di un set di strumentari modulari e ogni impianto definitivo deve corrispondere ad una protesi di prova. 9 Planning Pre-operatorio Un intervento chirurgico di revisione viene preparato in tre fasi: analisi radiologica del femore, scelta della strategia chirurgica e realizzazione di progetto pre-operatorio. Analisi radiologica del femore Per ottenere una attenta e completa analisi radiologica del femore è necessario disporre di immagine radiografiche di alta qualità: una radiografia antero-posteriore d’anca (centrata sulla protesi mobilizzata), una radiografia antero-posteriore di bacino ed radiografie antero-posteriore e laterale di femore che si estendono fino a 15cm oltre l’apice dello stelo mobilizzato. NB: E’ necessario differenziare tra immagini radiografiche che hanno come scopo lo scegliere una strategia chirurgica e quelle che servono per avere una valutazione clinica a lungo termine. La distinzione deve essere fatta dato che i criteri importanti per assicurare un intervento sicuro non devono influenzare la valutazioni dei risultati (deviazioni del femore o difficoltà nel rimuovere il cemento). Scelta della strategia chirurgica Determinare una strategia chirurgica vuol dire scegliere un approccio al femore che permetta di superare gli eventuali ostacoli rilevati durante lo studio radiografico del femore. Questa scelta determinerà l’area dove si otterrà la stabilità primaria ( contatto osso-impianto). NB: Ogni filosofia ha le proprie regole. Un buona conoscenza degli obiettivi da raggiungere, per ottenere una stabilità primaria, è necessaria per definire una strategia chirurgica razionale e logica. Realizzazione di un progetto pre-operatorio Sottolineare gli ostacoli principali incontrati durante l’analisi delle radiografie del femore, dopodichè definire una strategia chirurgica. La pianificazione pre-operatoria permette anche di valutare e misurare i principali referimenti che possono essere utilizzati durante l’intervento chirurgico (lunghezza della osteotomia transfemorale). Planning pre-operatorio Analisi radiografica del femore 12 Scelta di una strategia chirurgica 17 Realizzazione di un progetto pre-operatorio 20 11 Planning pre-operatorio Analisi radiografica del femore L’analisi radiografica del femore deve essere completa, tenendo presente le richieste imposte dal concetto di press-fit. Perciò, non deve essere limitata solamente all’analisi dei difetti ossei ed alla cementazione, ma estesa anche al grado di osteoporosi ed al morfotipo. Grado di osteoporosi Valutare lo spessore dell’osso corticale e la geometria del canale midollare: conico o cilindrico. Svolgere questa valutazione in un’area del femore senza protesi su una radiografia antero-posteriore, che mostri una lunghezza di femore sufficiente. 1 – Eccellente Corticali spesse ++ Canale mid. stretto + 2 – Buono Corticali spesse +/– Canale mid. conico + 3 – Mediocre Corticali sottili +/– Canale mid. cilindrico +/– 4 – Scarso Corticali sottili + Canale mid. largo ++ Per distinguere tra il grado 2 ed il grado 3 si deve dare priorità alla geometria del canale midollare. Se cilindrico, deve essere classificato grado 3 anche se l’osso corticale non è particolarmente sottile. Il significato del termine di canale midollare conico è riferito ad un canale midollare che può essere preparato in forma conica utilizzando degli alesatori conici (corticali spesse); similarmente, canale midollare cilindrico è riferito a un canale midollare dove esiste una difficoltà nel prepararlo in forma conica con gli alesatori (corticali sottili). 12 Difetti ossei Valutare attentamente tutti i difetti che causano una fragilità dell’osso (granuloma, zone di stress-shielding od osteoporotiche, usura meccanica). Valutare le lesioni in base alla loro estensione (zone di Gruen). NB: I seguenti esempi si riferiscono solamente a lesioni causate da granuloma. 1 7 2 6 3 5 4 Stadio 1 Nessuno or area(s) 1 and/or 7 Stadio 2 Zona 2 e/or 6 Nessun difetto nelle zone 3 e 5 Stadio 3 Diafisi: corticale su un solo lato Zona 3 o 5 interessate Stadio 4 Diafisi: corticale da entrambi lati oppure frattura attorno allo stelo Nello stadio 2 includere le lesioni che interessano solo un’area della metafisi (1 o 7) e un’area della diafisi (la protesi flette in varo). Nello stadio 3 includere granulomi isolati nella zona 4 o, se aggressivi, anche a distanza. Nello stadio 4 includere le fratture periprotesiche senza tenere in considerazione le condizione delle corticali. Difetti causati da stress-shielding o aree indebolite da osteoporosi in genere interessano l’osso corticale su entrambi lati e quindi vengono classificati come stadio 4. 13 Morfotipi Valutare la presenza o meno di una curvatura sul piano frontale e l’estensione della curvatura sul piano sagittale. Questo controllo è molto importante se uno stelo retto ed il concetto di press-fit sono stati scelti. Le radiografie antero-posteriore e laterale sono necessarie, includendo nei radiogrammi circa 15cm di femore al di sotto dell’apice dello stelo mobilizzato. Devono essere utilizzati i lucidi dello stelo lungo. 1 – Femore diritto sul piano frontale Lieve curvatura sul piano sagittale 2 –Femore curvo sul piano frontale o sagittale Curvatura sul piano frontale senza tenere in considerazione della sua estensione. Accentuata curvatura sul piano sagittale e diritto sul piano frontale. Le deviazioni in varo sul piano frontale sono frequenti ed è sempre saggio tenere in considerazione la curvatura del femore sul piano frontale, anche se lieve. Sul piano sagittale, il femore è raramente diritto e una lieve curvatura o una doppia curvatura sagittale (curvatura diafisaria con concavità posteriore compensata da una curvatura prossimale con concavità anteriore) non deve essere presa in considerazione fino a quando non rappresenta uno ostacolo nel posizionamento di uno stelo retto. NB: In generale la curvatura è rappresentata da una curvatura diafisaria con una marcata concavità posteriore non compensata da una curvatura prossimale con concavità anteriore. 14 Cemento Analizzare interamente il mantello di cemento. La valutazione delle difficoltà di rimuovere il cemento non deve essere limitata solamente alla presenza o meno del tappo distale, ma anche dello spessore del cemento, analizzando la qualità dell’osso corticale delle pareti. 1 – Nessuna difficultà Nessun tappo o, se presente, ⬍4 cm e buone corticali. Conclusioni Una pianificazione radiografica pre-operatoria, come qui descritta, aiuta nella scelta della strategia chirurgica al fine di evitare un peggioramento delle lesioni ossee e di facilitare il raggiungimento degli obiettivi richiesti dal concetto di press-fit: • ottenere un ampia superficie di contatto osso-impianto, che significa la necessità di valutare le estensioni dei difetti e la presenza di ogni curvatura del femore, per evitare un contatto a tre punti dell’impianto; • assicurare una stabilità perfetta della protesi, che dipende in gran parte della tecnica chirurgica ma implica anche una buona valutazione della geometria del canale midollare; • evitare un irrigidimento del femore. Questo obiettivo dipende in gran parte dal design dell’impianto, ma anche dalla possibilità di ottenere una fissazione prossimale o diafisaria corta, che è subordinata dal morfotipo, dall’estensione dei difetti ossei, dalla qualità dell’osso corticale e dalla morfologia del canale midollare. 2 – Presenza di difficoltà Tappo ⬎4 cm anche se l’osso corticale è di buona qualità o cemento spesso o tappo ⬍4 cm con corticale fragile. Se il cemento è spesso e ben aderente alle corticali fragili su entrambi lati, il rischio di una falsa via è elevato. Lo stesso vale anche se la porzione distale dello stelo è fuori asse frontalmente o sagittalmente. 15 Planning pre-operatorio Pianificazione di una strategia chirurgica La pianificazione di una strategia chirurgica consiste nella scelta iniziale di un approccio al femore che permetta di superare i vari ostacoli identificati durante l’analisi radiografica, senza ignorare gli obiettivi richiesti dal concetto di press-fit. La zona del femore dove si ricercherà la stabilità primaria dell’impianto dipende da questa scelta. Approccio femorale E’ possibile optare sia per una via endo-femorale sia per un flap femorale (via transfemorale). La scelta dipenderà dalla qualità dell’osso corticale e, soprattutto, dalla presenza o meno di una curvatura del femore, ricordando che le deviazioni in varo sono frequenti nei casi di mobilizzazione dell’impianto. NB: La difficoltà di rimuovere il cemento influenza in un secondo tempo la scelta d’approccio fatta. Ricordare: Per l’osso corticale tenere in considerazione il granuloma ma anche la presenza o meno di zone di stress-sheilding ed il grado di osteoporosi. Area di fissazione (contatto osso-impianto) • Se si è scelto l’approccio endo-femorale, l’obiettivo è una fissazione in regione meta-diafisaria o diafisaria prossimale. • Se si è scelto un flap femorale, la fissazione può essere solamente diafisaria, a livello dell’istmo del femore. Può essere una fissazione diafisaria breve o diafisaria lunga (il contatto osso-impianto può essere rispettivamente da 4 a 5 cm o dal 5 a 8 cm). NB: La scelta dell’estensione del contatto osso-impianto dipenderà della geometria del canale midollare, che a sua volta dipende dal grado d’osteoporosi ( canale midollare conico o cilindrico). Si deve optare per la fissazione corta quando possibile. Le varie opzioni La combinazione dei quattro parametri utilizzati nell’analisi radiologica, insieme alla loro classificazione binaria (curvature del femore e difficoltà nella rimozione del cemento) o alla loro classificazione in quattro stadi (difetti ossei e grado d iosteoporosi), da come risultato l’identificazione di 6 principali strategie chirurgiche: L’opzione 1 (approccio endo-femorale e fissazione prossimale) e le opzioni 3 e 5 (flap femorale e fissazione diafisaria) sono le scelte principali. Le opzioni 2 e 4 sono intermedie, dove la scelta tra l’approccio endo-femorale e il flap femorale è in discussione. L’opzione 6 è una scelta speciale ed è indicata solamente per un piccolo gruppo di pazienti. In ogni caso, va evidenziata separatamente poiché in questi casi la scelta di uno stelo press-fit potrebbe essere controindicata. 17 Analisi radiografiche Morfotipo Grado di osteoporosi Sintesi Difetti ossei Cemento Fase 1 No Fasi Opzioni strategiche Opzione 1. Situazione favorevole: femore diritto sul piano frontale e lievemente curvo su quello sagittale. Assenza di deficit ossei o esclusivamente localizzati alla zona 1 e/o 7 (nessun difetto nella zona 2 e/o &). L’unico ostacolo potrebbe essere la rimozione del cemento spesso aderrente a corticali sottili (osteoporosi di stadio 3). Si 1 – Eccellente Fase 2 1 Piano Sagittale: femore diritto e lievemente curvo Piano forntale femore diritto 1 No 2 – Buona Si 3 – Mediocre Fase 3 No Si No Si No Piano frontale sagittale o femore curvo 2 2 Curvatura accentuata (curavatura diafisaria accentuata) Fasi Femore curvo Opzione 3. Questa situazione è caratterizzata da difetti che portano a debolezza di una o di entrambi le corticali con lesioni in zone 3 e/o 5. Spesso è un granuloma, ma a volte sono lesioni da stress-sheilding o similari (protesi cementata e femore osteoporotico) o provocate dall’usura meccanica (erosione delle corticali a causa di una mobilità anomala nell’interfaccia protesi-cemento). Fasi 4 Fase 1 18 Opzione 2. Opzione intermedia caratterizzata da un femore diritto sul piano frontale con deficit ossei nella zona 2 e/o 6, spesso associati a deficit ossei in zona 1 e/o 7, ma assenza di lesione a livello delle zone 3 e 5. In questo caso valutare la difficoltà da un lato per la rimozione del cemento, dall’altro l’estensione dei difetti in zona 2 e/o 6. Si Fase 2 No 1 – Eccellente Si 2 – Buona Fase 3 No Opzione 4. Situazione intermedia per la presenza di una lieve curvatura del femore sul piano frontale. In questo caso, valutare attentamente le difficoltà per la rimozione del cemento: tappo, mantello di cemento spesso aderente a corticali sottili (osteoporosi di stadio 3). Se la curvatura sul piano frontale è accentuata, eseguire un flap femorale. Opzione 5. Situazione caratterizzata da una curvatura del femore su entrambi i piani, frontale e sagittale, sempre associata ad altri ostacoli che nel migliore dei casi sono difetti ossei di stadio 2, ma frequentemente osteoporosi stadio 3 e/o difficoltà nella rimozione del cemento. N.B. Una curvatura sul piano frontale deve essere sempre tenuta in considerazione, qualunque sia la sua estensione. Mentre sul piano sagittale, con femore diritto su quello frontale, devono essere tenute in considerazione solo le curvature pronunciate. Si 3 – Mediocre Fase 4 No Si Stage 4 Bad Fase 1 a 4 Si o No Opzione 6. Situazione particolare caratterizzata da una marcata osteoporosi (stadio 4) con corticali molto sottili e canale midollare cilindrico laro. In questo caso, l’utilizzo di una protesi a press-fit dovrebbe essere attentamente valutato per i rischi di stree-sheilding elevati dovendo utilizzare protesi lunghe di grande diametro. Strategia: via di accesso, tipi di fissazione ed impianti Via di accesso femorale Approccio endo-femorale con, se necessario, una finestra per la rimozione del cemento (apertura larga della porzione postero-laterale del grande trocantere). Se il grande trocantere è fragile a causa della presenza di un granuloma, si consiglia di eseguire una trocanterotomia lasciando intatta l’inserzionedel muscolo vasto laterale (trocanterotomia digastrica). Tipi di fissazione ed impianti Fissazione prossimale: contatto osso-impianto metafiso-diafisaria, per una lunghezza di 2-3 cm. Evitare una fissazione diafisaria troppo serrata, soprattutto in presenza di osteoporosi; aggiungere osso, se necessario, nel canale fmorale. Se la fissazione prossimale non è affidabile, cercare di ottenere una fissazione diafisaria corta (più o meno una fissazione globale). Impianti: componente distale corta L. 120 o 140 mm e componente prossimale a beccuccio. Non si consiglia lutilizzo di una componente distale lunga 200 mm in questo caso. 2 Possibili scelte in presenza o meno di difficoltà per l’estrazione del cemento: – Approccio endo-femorale: . il tipo di fissazione dipende solo dall’estensione dei deficit ossei se non sono preseti particolari difficoltà per la rimozione del cemento: fissazione prossimale se i deficit ossei sono minimi in zona 2 e/o 6 (da utilizzare in accesso di osteoporosi ±) o fissazione diafisaria se sono presenti deficit ossei in zona 2 e/o 6 (opzione possibile in assenza di osteoporosi). Fare riferimento all’opzione 1. – Flap femorale: in presenza di difficoltà nella rimozione di cemento scegliere sempre una fissazione diafisaria, a seconda del grado di osteoporosi. Fare riferimento all’opzione 3. Il flap femorale evita il danneggiamento ulteriore delle lesioni ossee e permette una buona rimozione di cemento. Si tratta di un flap semicircolare laterale che generalmente non richiede anche un’osteotomia della corticale mediale, se il femore è diritto sul piano frontale e lievemente curvo su quello sagittale. Il flap femorale rende sempre necessaria una fissazione diafisaria. – Fissazione corta, con contatto osso-impianto da 4-5 cm se la corticale è buona ed il canale midollare è conico. In questo caso utilizzare una componente distale da 140 mm associata ad una componente prossimale cilindrica se l’altezza è superiore a 7.5 mm o se il femore è stretto. – Fissazione lunga, con un contatto osso-impianto di 5-8 cm se il canale è cilindrico o a seuito del morfotipo del paziente (pazienti alti). In questi casi utilizzare una componente distale da 200 mm generalmente in associazione con una componente prossimale cilindrica (raramente si utilizza la componente distale da 260 mm). 2 Possibili opzioni in base alla presenzo od assenza di difficoltà nella rimozione del cemento: – Approccio endofemorale: non vi sono difficoltà nella rimozione del cemento, ricercare una fissazione prossimale. Si rimanda all’opzione 1. – Flap femorale: sono presenti difficoltà nella rimozione del cemento, scegliere sempre una fissazione diafisaria. Si rimanda all’opzione 5. NB. Presenza di un tappo di cemento e scelta di una fissazione prossimale (osteoporosi): può essere scelto un approccio endo-femorale con l’apertura di una finestra. In alcuni casi una trocanterotomia potrebbe essere una alternativa. ad un flap femorale. Flap femorale in ogni caso, poiché sono presenti almeno due ostacoli che interferiscono con il posizionamento di uno stelo retto a press-fit e deve essere tenuta in considerazione anche la curvatura del femore sul piano frontale, anche se minima. L’esecuzione di un flap femorale evita il posizionamento in varo dello stelo con una contatto a tre-punti sul piano frontale (caratteristica degli steli retti) e facilita la rimozione del cemento se le corticali sono molto fragili per la presenza di granulomi od osteoporosi. In questa situazione associare un flap laterale con una osteotomia della corticale mediale per migliorare il contatto osso-impianto (se marcatamente varo) e per evitare un contatto a tre-punti sul piano sagittale (se presente una marcata curvatura sul questo piano), in particolare con gli steli lunghi. NB. In presenza di una marcata curvatura sul piano sagittale, eseguire prima il flap laterale e solo successivamente l’osteotomia della corticale mediale, ricordandosi che non sempre è necessaria se si utilizzano steli corti. Un flap femorale è sempre associato necessariamente ad una fissazione diafisaria: – Fissazione corta, con contatto osso-impianto da 4-5 cm se la corticale è buona ed il canale midollare è conico. In questo caso utilizzare una componente distale da 140 mm associata ad una componete prossimale cilindrica se l’altezza è superiore a 7.5 cm o se il femore è stretto. – Fissazione lunga, con un contatto osso-impianto di 5-8 cm se il canale femorale è cilindrico o a seguito del morfotipo del paziente (pazienti alti). In questi casi utilizzare una componente distale da 200 mm generalmente in associazione con una componente prossimale cilindrica (raramente si utilizza la componente distale da 260 mm). L’exeter e il “doppio mantello”, descritto da M. Kerboul, MD sono entrambe due opzioni possibili. In alcuni casi è possibile posizionare uno stelo a press-fit, ricercando sempre una fissazione prossimale e evitando quella distale. La via di accesso al femore deve essere quella endo-femorale od una trocanterotomia con aggiunta di osso nel canale midollare. 19 Planning pre-operatorio Preparazione di un progetto pre-operatorio Quando è indicato un flap femorale, il progetto pre-operatorio può essere preparato seguendo i successivi 5 passi: Il disegno devo essere fatto su una radiografia antero-posteriore sufficientemente lunga che mostri una lunghezza di femore sufficiente da evitare errori di assialità ( circa 15 – 20 cm al di sotto dell’apice dello stelo mobilizzato). 1. Tracciare il contorno del femore Tracciare il contorno del femore, evidenziando le zone dei difetti, la porzione distale dello stelo mobilizzato ed il tappo di cemento, se presente. Segnare il centro di rotazione della protesi mobilizzata. Ricordare: Se il femore è diritto sul piano frontale, la curvatura sul piano sagittale deve essere tenuta in considerazione solo se molto accentuata. CR 2. Tracciare l’asse del femore Asse midollare: Centrare attentamente il lucido di uno stelo lungo (da 200 o 260 mm della componente distale) sulla regione diafisaria, tracciare l’asse centro-midollare e valutarne la posizione a livello della porzione prossimale del femore, all’altezza del piccolo trocantere ed all’apice del grande trocantere. Questo è un passo molto importante nella preparazione del progetto pre-operatorio, poiché permette di valutare meglio l’estensione della curvatura del femore se presente. La curvatura è spesso più evidente nel disegno che sulla radiografia. Ricordare: le deviazioni in varo del femore sono frequenti nei casi di mobilizzazione dell’impianto. Asse del centro di rotazione: Tracciare una linea perpendicolare all’asse centro-midollare all’altezza dell’apice del grande trocantere. In linea di principio, il centro di rotazione dell’articolazione negli impianti di revisioni deve giacere su questo asse. 0cm P3 P2.5 CR P2 3. Determinare la lunghezza del flap Posizionare il lucido sull’asse centromidollare, in modo da far coincidere l’apice del grande trocantere con il centro di rotazione dello stelo di revisione (scegliendo una componente prossimale di taglia media). Determinare la lunghezza del flap che permetta di superare gli ostacoli (curvature femorali) e che allo stesso tempo rispetti l’istmo del femore. Tracciare la parte terminale del flap. WL P1 CH-6341 Baar, Switzer land Ref. No.06. 00506.000 5cm 1999 by Orthop edics Ltd., 10cm 15cm 20cm R1 D2 25cm Scale 1.15:1 30cm 20 Ora è possibile determinare ogni differenza di lunghezza dell’arto che deve essere corretta. In ogni caso, è un valore puramente indicativo, poiché durante gli interventi di revisione, il rispetto dei parametri convenzionali per determinare la lunghezza dell’arto inferiore ( grado di subsidenza della protesi) non è una regola assoluta. R2 D2 D2 = ∅16 mm Lengths: R1 = 140 mm R2 = 200 mm R3 = 260 mm Cone 12/1 4 = S, = M, =L R3 D2 La lunghezza media del flap è di 15 cm ± 2 cm e dovrebbe sempre rispettare l’istmo del femore. Evitare di fare il flap troppo lungo con il solo scopo di rimuovere un tappo di cemento distale molto lungo. E’ possibile fare flap più corti (10 a 12 cm) nei femori displasici o nei pazienti bassi. 4. Scegliere la lunghezza dell’impianto Questo implica la scelta della lunghezza della superficie di contatto osso-impianto. Quando possibile, è meglio scegliere una componente distale corta (140mm), preferibilmente con un contatto osso-impianto della lunghezza di 40-50 mm. Tracciare i contorni della componente prossimale (in particolare la spalla dell’impianto ed il centro di rotazione) e anche l’apice della possibile componente distale. In genere è possibile determinare la lunghezza della componente distale. Comunque, le altre misurazioni fornite dai lucidi (lunghezza della componente prossimale e diametro della componente distale) sono solo indicative e molto spesso le scelte fatte intra-opertoriamente sono diverse da quelle fatte durante il planning pre-operatorio. 2 cm 40 to 50 mm CR 15 cm 5. Verificare la lunghezza del flap femorale e la profondità di penetrazione dell’impianto. Per determinare la lunghezza del flap è necessario misurare la distanza tra l’apice del grande trocantere e la parte distale del flap. La profondità di penetrazione dello stelo viene misurata a partire dalla parte distale del flap, tenendo in considerazione la spalla dell’impianto come riferimento in situ. Se la distanza tra il centro di rotazione dello stelo e la spalla dell’impianto in situ è di circa 20mm e la lunghezza del flap è nota, è possibile determinare se l’impianto è nella posizione corretta. La distanza tra la spalla dello stelo da revisione e la parte distale del flap femorale deve essere uguale alla lunghezza del flap meno 20mm. CR NB: La distanza tra il centro di rotazione e la spalla dell’impianto è di solo 10 mm nella componente prossimale da 55 mm di altezza. Questo è un marker di riferimento molto importante da considerare dato che, durante l’intervento chirurgico l’apice del gran trocantere non potrà essere utlizzato come riferimento per la valutazione della profondità di penetrazione dell’impianto. poiché il flap femorale è ribaltato Solo la parte distale del flap può servire come riferimento per valutare l’affondamento dello stelo da revisione. La profondità di penetrazione calcolata in base ai lucidi è solamente indicativa e la decisione finale è sempre fatta durante la seduta operatoria, dopo di aver eseguito varie prove di riduzione. NB: Quando vi sono degli accorciamenti significativi, è preferibile evitare di ripristinare la normometria degli arti inferiori. Conclusioni La realizzazione del progetto pre-operatorio è semplice se si ha a disposizione la documentazione necessaria, in particolare una radiografia del femore sul piano frontale di sufficiente lunghezza. Molto spesso questo permette di individuare una minima curvatura frontale che altrimenti non viene individuata facilmente fino a quando non viene tracciato l’asse centro-midollare. Da ultimo, la lunghezza del flap è l’unica misura che il chirurgo deve sempre ricordare durante l’intervento e la misura finale dell’impianto viene sempre determinata intra-operatoriamente. 21 Tecnica chirurgica Considerazioni generali • Prudenza e perseveranza sono essenziali mentre si acquisisce esperienza. Qualsiasi chirurgo mentre utilizza un nuovo impianto ha bisogno inevitabilmente di una fase di apprendimento, al di là della scelta protesica fatta. Questa è una buona ragione per non cambiare concetto troppo spesso. • Ogni filosofia impone una propria tecnica chirurgica. Il chirurgo deve conoscere i fondamenti della filosofia prima di metterli in pratica. • Un errore di tecnica spesso porta ad un immediato fallimento dell’impianto. Dopo aver preso la decisione di utilizzare un impianto non cementato, la tecnica chirurgica deve essere seguita rigorosamente. • I due scopi principali da raggiungere sono il risparmio del bone stock esistente e il garantire una perfetta stabilità primaria dell’impianto. Il risparmio del bone stock dipende innanzitutto dall’approccio femorale scelto e riteniamo sia meglio non cambiare strategia durante l’intervento chirurgico. Per assicurare una stabilità primaria, con il concetto di press-fit, è sempre meglio ricercare i principi consigliati da Morscher, e, cioè, ottenere una buona superficie di contatto ossoimpianto e assicurarsi che la protesi La tecnica chirurgica varierà in funzione all’approccio scelto per il femore: flap femorale (opzione 1) o approccio endofemorale (opzione 2). Prima di descrivere queste due tecniche, in ogni caso, un paio di considerazioni generali devono essere fatte. Le considerazioni sono: utilizzo razionale degli impianti ed applicazione del concetto press-fit; preparazione della superficie di contatto osso-impianto e garanzia di una stabilità perfetta della protesi. NB: Le due tecniche operatorie sono presentate in modo da poter essere studiate separatamente; ciò spiega alcune ripetizioni. sia saldamente stabilizzata in sito senza rendere il femore troppo rigido. 22 Tecnica Chirurgica Utilizzo razionale dell’impianto Preparazione della superficie di contatto osso-impianto Preparazione del femore con raspe Verifica dell'effettiva fissazione dell'impianto in sede Opzione 1: Flap femorale Opzione 2: Approccio endo-femorale Trattamento post-operatorio Casi studio 23 24 25 26 28 34 41 42 Tecnica chirurgica Utilizzo razionale dell’impianto Come regola generale, evitare di utilizzare una componente prossimale lunga (95 o 105mm) in combinazione con una componente distale corta (lunghezza 120 o 140mm). Quando è necessaria una componente prossimale lunga, si consiglia di sceglierla “cilindrica”. La componente distale da 260 mm viene raramente utilizzata. Lunghezza della componente distale 120 mm 140 mm 200 mm Lunghezza della componente prossimale Lunghezza totale 55 65 75 85 175 mm 185 mm 195 mm 205 mm Approccio endo-femorale e fissazione in regione metafisiaria e diafisaria In questo caso, la porzione della componente distale che “lavora” è l’area conica prossimale (di lunghezza di 45 mm). Scegliere la componente prossimale che nella maggior parte dei casi sarà a “beccuccio”, anche se è possibile utilizzarne una “cililindrica”. 95 105 215 mm 225 mm E’ preferibile scegliere una componente distale di 140 mm con una componente prossimale più corta. 55 65 75 85 95 195 mm 205 mm 215 mm 225 mm 235 mm Fissazione diafisaria corta nell’approccio endo-femorale o dopo una finestra femorale In questo caso, la parte della componente distale che “lavora” è l’area conica distale (altezza 100 mm) Scegliere una componente prossimale a forma di “riempitiva” o “cilindrica”. Questo impianto può essere utilizzato anche per una fissazione prossimale in un approccio endo-femorale, ed in particolare quando una finestra femorale deve essere bypassata. 105 245 mm Da evitare, se possibile, e, se necessario, scegliere una componente distale da 200 mm. 55 65 75 85 95 105 255 mm 265 mm 275 mm 285 mm 295 mm 305 mm Fissazione diafisaria lunga con finestra femorale In questo caso, la parte della componente distale sottoposta a “lavoro” è l’area conica (altezza 120 mm), ricordando che le componenti da 200 mm hanno sempre un’area intermedia cilindrica che non adatta alla fissazione. Se necessaria una componente alta, scegliere la componente prossimale di tipo “cilindrico”. Nota bene: Le componente distale da 260 mm viene raramente utilizzate, per lo più nel trattamento delle complicanze con lesione ossee multiple. In questi casi viene utilizzata come chiodo endomidollare. 40 to 50 mm 50 to 80 mm 23 Tecnica chirurgica Preparazione della superficie di contatto osso-impianto Ottenere una superficie di contatto osso-impianto è l’obiettivo principale quando si sceglie il concetto di press-fit per assicurare la stabilità primaria di un impianto non cementato. Questa preparazione, eseguita tramite gli alesatori (frese) e raspe, dipende dall’area del femore in cui si ricerca la stabilità primaria. Preparazione del femore utilizzando gli alesatori (frese) Se è necessaria una fissazione diafisaria, il femore deve essere preparato con gli alesatori (frese), che hanno il compito di dare una forma conica al canale midollare. Per ottenere un superficie come contato osso-impianto, devono essere eseguite tre regole: Rimanere vicino all’area di fissazione Se l’area di press-fit è situata nella zona diafisaria prossimale, può essere possibile la preparazione con l’approccio endo-femorale. Se invece l’area press-fit è a livello dell’istmo del femore, è consigliabile eseguire un flap femorale. E’ difficile preparare una superficie di contatto rimanendo ad una certa distanza dalla zona in questione. Il tentativo di preparare una superficie di contatto a livello dell’istmo femorale tramite l’approccio endo-femorale è spesso rischioso! Alesare un segmento diritto del femore Il ruolo degli alesatori (frese) è dare una forma conica al canale midollare e sono efficaci solo se si ha la certezza di lavorare su un segmento del femore diritto. Gli alesatori (frese) non possono correggere la curvatura del femore! Alesare un segmento corto del femore E’ più facile preparare un segmento del femore “conico” se l’estensione di questa area non è troppo grande. Attenzione! Le misure degli alesatori (frese) (diametro e lunghezza) sono solo indicative nella scelta definitiva dell’impianto, che deve essere sempre fatta utilizzando una protesi di prova. 24 Sarebbe una illusione credere che il canale midollare possa essere preparato in forma conica per una lunghezza superiore a 8-10cm! 40 to 50 mm Preparazione del femore utilizzando le raspe E’ possibile preparare la superficie di contatto osso-impianto con le raspe solo se è stato scelto l’approccio endo-femorale e se l’area di stabilità primaria è situata nella zona metafiso-diafisaria del femore (negli interventi di revisione è raramente possibile ottenere una fissazione nella zona metafisaria). In questo caso è utile sfruttare il vantaggio offerto dalla modularità delle raspe per ottenere una preparazione in due fasi del canale midollare. Preparazione dell’area metafisodiafisaria (superficie di contatto osso-impianto) • Nella prima fase, ricercare l’area di stabilità primaria utilizzando la parte distale della raspa. Impattarla tramite l’impattatore cilindrico graduato, che permetterà anche di determinare l’altezza della componente prossimale da utilizzare nella seconda fase. • Si consiglia di utilizzare la raspa distale di lunghezza di 120 mm, ma è anche possibile utilizzare la raspa di lunghezza di 140 mm: diametri da 14 a 18 mm. Preparazione dell’area metafisiaria (scelta dell’impianto) • Assemblare le due componenti delle raspe: la parte distale, utilizzata nella prima fase, con la parte prossimale, la cui la sua misura è stata previamente determinata nella fase precedente. • Impattare la raspa assemblata fino a quando la profondità di penetrazione corrisponde a quella rilevata nella prima fase; a questo punto è garantito un perfetto contatto osso-impianto nella zona metafiso-diafisaria. 105 95 85 75 65 55 105 95 85 75 65 Negli interventi di revisione è sempre difficile determinare in anteprima la posizione dell’area di stabilità primaria. Una raspa modulare facilità una preparazione selettiva della superficie contatto-osseo impianto. Le componenti distali di lunghezza di 200 mm non dovrebbero essere impiegate in questa fase. 65 In questa fase operativa, la raspa prossimale riempitiva (spout) dovrebbe essere la prima scelta, ma può essere anche usata la parte prossimale cilindrica. La raspa assemblata può rimanere bloccata nella zona metafisaria aria. In questo caso, non esiste una superficie di contatto ampia, ma solamente dei punti di contatto, che spesso non sono sufficienti a garantire una stabilità primaria. 25 Tecnica chirurgica Verifica dell'effettiva fissazione dell'impianto Questa è una fase delicata della chirurgia. Oltre alla necessità di avere una percezione esatta dell’area dove l’impianto dovrà essere posizionato, è anche necessario seguire tre regole per assicurare una buona fissazione dell’impianto. Questa caratteristica, comune a tutti gli steli conici, spiega che uno stelo lungo ha sempre un’area cilindrica non idonea per la stabilizzazione. Contrariamente, gli steli corti (del diametro da 14 a 18 mm) sono conici su tutta la lunghezza, ed è un buon motivo per preferire questo tipo di impianto quando possibile. Nota bene: nello stelo di lunghezza da 120 mm, solamente la porzione conica prossimale della lunghezza di 45 è disponibile per stabilizzare l’impianto in sede. 100 mm 120 mm Utilizzare la parte conica dell’impianto Negli steli della stessa lunghezza, l’area conica è situata distalmente con un’altezza costante. L’altezza dell’area conica è di 120 mm per una componente distale di 200 mm e di 100 mm per una componente distale di 140 mm. NB. E' importante enfatizzare che la componente distale di 140 mm (diametri da 14 a 18 mm) possiede una ulteriore parte prossimale con la stessa conicità di 9 °. Questo significa che l'impianto ha una zona conica oltre la sua lunghezza nominale. Questa caratteristica non è applicata agli steli di diametro superiore ai 20 mm, a causa del diametro della componente prossimale fisso a 18 mm. Lasciare una superficie conica di ancoraggio di riserva Lasciare una superficie conica di ancoraggio di riserva significa assicurarsi che l’impianto sia posizionato nel modo corretto (contatto ossoimpianto) con la parte distale dell’area conica. Perché una parte dell’area d’ancoraggio conica deve essere tenuta di riserva? Se l’impianto viene posizionato utilizzando la parte prossimale dell’area conica, ci sarà il rischio di instabilità a seguito da un cedimento secondario dell’impianto. NB: Quando si sceglie uno stelo che ha una lunghezza di 200 o 260 mm, l’area di fissazione si trasferisce all’area cilindrica, che non è adatta ad una ri-stabilizzazione dell’impianto. Al contrario, se vi è un’area conica di ancoraggio di riserva, la ri-stabilizzazione sarebbe possibile e la sua qualità sarebbe migliore. Come si può ottenere un’area conica d’ancoraggio di riserva, se questa non è stato ottenuta precedentemente? Per ottenere un’area conica d’ancoraggio di riserva è necessario aumentare il diametro dell’impianto senza incrementare il diametro del canale midollare. 26 La possibilità di una superficie conica di ancoraggio di riserva deve essere presa in considerazione quando viene fatta la preparazione del femore con le frese (fissazione diafisaria). E’ difficile sapere se vi sarà una superficie conica se non si ha una precisa conoscenza dell’area del femore dove si ricercherà la fissazione. Questa è una buona ragione per eseguire un flap femorale quando si intende eseguire una fissazione nell’istmo del femore. ∅ 16 ∅ 18 Se è stato scelto uno stelo monoblocco, la conseguenza di questa scelta potrebbe essere un allungamento della gamba e questo può causare una differenza di lunghezza degli arti inferiori. Un sistema modulare offre un vero vantaggio per evitare questi inconvenienti. Modularità e riserva della zona di ancoraggio conica Con un sistema modulare è facile incrementare il diametro dell’impianto (mantenendo un’area conica di riserva) senza causare una differenza di lunghezza degli arti inferiori. Il chirurgo ha due scelte: • Se viene scelto uno stelo corto (lunghezza 140 mm), aumentare il suo diametro e correggere l’allungamento dell’arto inferiore utilizzando una componente prossimale di altezza diversa. • Se viene scelto uno stelo più lungo (lunghezza 200 mm), sostituirlo con uno stelo di diametro più grande (+2 mm) e più corto (lunghezza 140 mm). NB: Questi 2 impianti hanno un’area d’ancoraggio simile, che rimane distale per lo stelo corto, offrendo un’area conica di ancoraggio di riserva. Tanto più la componente distale è corta, tanto più facilmente può essere corretta la metria degli arti inferiori utilizzando le componenti prossimali. L 200 mm ∅ 16 mm L 140 mm ∅ 18 mm Similar anchorage area Completare l’impianto protesico in due tempi La protesi di prova e l’impianto definitivo non sempre si stabilizzano alla stessa altezza! Impiantando la protesi in due tempi utilizzando una parte prossimale di prova, facilita la scelta dell’altezza della componente prossimale dopo aver posizionato la componente distale definitiva. La taglia definitiva dell’impianto non deve essere determinata con le frese ma con le protesi di prova. Inoltre, per scegliere uno stelo che mantenga un’area di ancoraggio di riserva senza causare una dismetria degli arti inferiori, la protesi di prova dovrà essere anche essa modulare. Un sistema modulare permette di scegliere più facilmente uno stelo corto, che è sempre preferibile. Posizionando uno stelo non cementato con delle alette longitudinali taglienti si mette a rischio la stabilità dell’impianto se si cerca di pareggiare la dismetria degli arti inferiori! Riepilogo: Assicurare una buona fissazione significa garantire una stabilità primaria dell’impianto. Un press-fit efficace non dipende dall’altezza della superficie di contatto osso-impianto ma come l’impianto viene posizionato e stabilizzato. Questo è una fase complicata dell’intervento e difficile se non si dispone di un sistema modulare quando sceglie l’impianto e durante il posizionamento dell’impianto definitivo. 27 Tecnica chirurgica Opzione 1: Finestra femorale Durante gli interventi chirurgici di revisone, l’esecuzione di una femorotomia eseguendo una finestra femorale è il modo migliore per evitare incidenti durante l’intervento e garantisce una perfetta stabilità primaria, che, in questo caso, è sempre in regione diafisaria. Obiettivi principali Tutte e due le vie di accesso chirurgico, anterolaterale e posteriolaterali, possono essere eseguite. Si consiglia, comunque, di scegliere una via d’accesso posterolaterale se si è programmato una finestra femorale laterale. Quando si sceglie la protesi, sfruttare il vantaggio offerto dalla modularità della protesi di prova e quando possibile, posizionare uno stelo corto con un superficie di contatto osso-impianto di 4-5 cm. In tutti i casi, eseguire un flap femorale peduncolato con il muscolo vasto laterale, in associazione, se necessario, ad un’osteotomia della corticale mediale durante o alla fine dell’intervento. L’impianto definitivo viene effettuato in due fasi. L’assemblaggio della componente prossimale viene fatta in situ dopo aver posizionato la componente distale definitiva. Esecuzione del flap femorale Eseguire un flap femorale peduncolato di 15 + 2 cm. di lunghezza. Per proteggere l’istmo del femore, dove si deve ricercare la stabilità primaria, evitare di fare un flap troppo stretto nell’area diafisaria od un flap troppo lungo con l’unico obiettivo di rimuovere il tappo di cemento distale. La finestra femorale può essere eseguita in due modi: Dopo lussazione protesi e rimozione impianto. Eseguire delle osteotomie dell’osso corticale utilizzando una sega oscillante, dalla corticale laterale verso la corticale mediale attraverso il canale midollare, dopo aver tagliato la parte distale del flap. Protesi non lussata ed impianto in sede. I tagli posteriori e distali dell’osteotomia saranno eseguiti con una sega oscillante, mentre l’osteotomia anteriore con uno scalpello da osso, al di sotto del muscolo vasto laterale. Prima di sollevare il flap, è necessario liberarlo da tutti i punti di aggancio: cemento nella zona distale e prossimale (grande trocantere), osteotomie incomplete (tagli anteriori e distali angolati), aderenze al livello della cavità articolare (superficie interna dei muscoli glutei). 28 Questa tecnica è molto attraente; è comunque preferibile evitarla se l’articolazione è diventata molto rigida e se l’osso corticale è molto fragile (rischio di frattura durante la lussazione). Un’osteotomia anteriore incompleta è quasi sempre la causa delle difficoltà quando si cerca di sollevare il flap. In questo caso, dopo aver liberato l’articolazione, è possibile sollevare ed inclinare il flap in modo tale da poter procedere con il taglio anteriore, che di solito è collocato nel “posto” giusto, se l’osteotomia anteriore è stata eseguita correttamente ad entrambe le estremità. Rimozione di un tappo di cemento Per prima cosa, eseguire un foro nel tappo con una punta da 6 mm, dopo essersi accertati di averlo centrato correttamente. Prima di rimuovere il cemento, assicurare una perfetta esposizione del femore prossimale, liberandolo dalle aderenze cicatriziali e capsulari. Rimuovere il tappo di cemento aver rimosso tutto il cemento prossimale e intermedio. Successivamente, dopo aver verificato di non aver fatto una falsa via, ingrandire l’apertura fino a circa 11 mm, tale da poter permettere il passaggio di una curette larga per l’estrazione del cemento. Non c’è nessun bisogno di aumentare il diametro del canale midollare a meno che non sia molto stretto (l’alesaggio minimo richiesto è di 12-13 mm). Misurazione della larghezza del canale midollare e verifica dell’asse laterale • Per prima cosa, utilizzare una fresa cilindrica per eliminare qualsiasi restringimento nella parte distale della protesi e misurare il canale midollare. • Dopodichè, verificare se la curvatura sagittale (corticale anteriore) rappresenta un ostacolo nell’affondamemnto della fresa lungo l’asse della diafisi. Per fare questo, utilizzare una fresa conica lunga con un diametro più piccolo del diametro del canale midollare. Esempio opposto: Per un flap lungo 15 cm, l’apice del grande trocantere corrisponderà al segno 200–65. Questo punto di riferimento corrisponde ad un impianto che ha lo stesso diametro della fresa in sede e lungo 265 mm, come, per esempio, una componente distale lunga 200 mm (numero 2) accoppiata ad una componente prossimale alta 65 mm. 15 cm Alesaggio del femore (preparazione conica del canale midollare) Incrementare progressivamente il diametro delle frese e valutare la profondità di penetrazione allineando il riferimento sul manipolo con l’apice grande trocantere ed il centro di rotazione dell’impianto. Se l’osso corticale anteriore rappresenta un ostacolo, è preferibile in questa fase dell’intervento eseguire un’osteotomia della corticale mediale, in particolare se è fragile. 200-105 200-95 200-85 200-75 200-65 200-55 140-105 140-95 140-85 140-75 140-65 140-55 Per calcolare la profondità di affondamento con l’aiuto di un righello sterile, l’apice del grande trocantere viene rilevato alla distanza che corrisponde alla lunghezza del flap dall’estremo distale del flap stesso. Evitare di trovarsi nella situazione in cui è necessario utilizzare una componente distale di 260 mm (apice del grande trocantere nel settore 3). In questo caso, aumentare il diametro delle frese in modo che raggiungano il settore 2, che corrisponde ad una componente distale di 200 mm. Ricordarsi che le misure delle frese forniscono solo una semplice indicazione per determinare l’impianto definitivo. 29 Selezione della componente distale Attenzione! In pratica, la componente distale (che garantisce la stabilità primaria) e l’altezza della componente prossimale (che ripristina la lunghezza dell’arto inferiore) sono scelte contemporaneamente durante il corso dell’intervento. Comunque, per fornire ulteriori spiegazioni, queste due fasi dell’intervento saranno descritte di seguito separatamente. Assemblare le due parti della protesi di prova in base ai riferimenti ottenuti precedentemente con le frese, posizionarle impattandole delicatamente in sede con il martello. Dopo aver posizionato la protesi di prova, valutare e confrontare la posizione dell’area conica dell’impianto con la superficie di ancoraggio (area di contatto osso-impianto). Il chirurgo può trovarsi di fronte a queste due situazioni: La presenza di una superficie conica di ancoraggio di riserva In questo caso, la stabilità primaria è assicurata dalla parte distale dell’area conica dell’impianto. La linea prossimale di demarcazione della superficie conica di lavoro dello stelo è chiaramente visibile (da 4 a 5 cm) al di sopra dell’estremità distale del flap. L’assenza di una superficie conica di ancoraggio di riserva In questo caso, la stabilità primaria viene assicurata dalla parte prossimale dell’area conica. La linea prossimale di demarcazione della superficie conica di lavoro dello stelo è situata all’altezza o appena sotto la parte distale del flap femorale. • Se la componente distale ha una lunghezza di 200 mm, sarà necessario sostituirla con una componente distale di 140 mm di diametro maggiore di 2 mm, senza ulteriori alesaggi. • Se la componente distale ha una lunghezza di 140 mm, sarà necessario solamente aumentare il diametro dell’impianto. 30 Se si è scelto un approccio endo-femorale, è molto difficile, se non impossibile, valutare e confrontare la posizione dell’area conica dell’impianto con l’area d’ancoraggio nel femore, se questa è a livello dell’istmo. 75 Quando si ottiene la stabilità primaria a livello dell’istmo del femore, l’esecuzione del flap femorale facilita la verifica. La necessità di valutare correttamente la posizione dell’area conica dell’impianto è una buona ragione per non fare un flap femorale troppo corto! 65 75 Nota bene: Per ottenere una superficie conica di ancoraggio di riserva è necessario aumentare il diametro dell’impianto senza incrementare il diametro del canale midollare. La sostituzione di uno stelo da 200 mm (senza una zona di ancoraggio di riserva) con uno stelo più corto e più largo è una decisione che il chirurgo dovrà occasionalmente prendere (queste due tipologie di impianto hanno una superficie d’ancoraggio simile). Selezione della componente prossimale In questa fase dell’intervento è necessario determinare l’altezza della componente prossimale, evitando di scegliere le componenti di taglia estrema (55 o 105 mm), cosi da poter avere maggiori opzioni di scelta quando si posiziona lo stelo definitivo. Attenzione! Durante la chirurgia di revisione, l’utilizzo dei classici punti di riferimento (apice del grande trocantere-centro di rotazione della testa, misura del collo M) per calcolare la lunghezza corretta dell’arto inferiore, non è una regola assoluta. E’ sempre utile eseguire varie prove prima di fare una scelta definitiva. Il chirurgo può trovarsi di fronte ad una di queste tre situazioni: La scelta giusta è stata presa La lunghezza dell’arto inferiore è stata ripristinata utilizzando una componente prossimale di taglia intermedia e la riduzione può essere eseguita senza alcuna difficoltà. NB: Per calcolare la profondità di penetrazione, misurare la distanza tra la spalla della protesi di prova e la parte distale del flap (questa distanza corrisponde alla lunghezza del flap meno 2 cm, mentre con la componente prossimale di taglia 55 corrisponde alla lunghezza del flap meno 1 cm). Componente prossimale da 55 mm (corta) Sarà necessario scegliere una componente prossimale più alta (65 o 75). In quasi tutti i casi, sarà necessario alesare maggiormente il canale femorale per aumentare la profondità di penetrazione della componente distale, manovra che può essere eseguita senza alcun rischio se esiste una sufficiente riserva di area conica di ancoraggio. Questa situazione può accadere quando l’anca è ancora sufficientemente mobile e quando l’accorciamento dell’arto inferiore non è particolarmente significativo. 2 cm 75 55 75 Se fosse stata scelta una componente distale da 140 mm, è possibile diminuire il diametro senza alcun rischio, dato che l’impianto ha un’area conica prossimale che può sopperire la funzione dell’area distale nell’eventualità di un significativo cedimento. Lo stesso non può essere detto per le componenti distali da 200 mm, dato che queste hanno un’area intermedia cilindrica che non è adatta per l’effetto a cuneo. NB: Se fosse necessario aumentare l’altezza della componente prossimale e contemporaneamente diminuire la larghezza dell’arto inferiore in base ai classici punti di riferimento (difficoltà di riduzione a causa di una notevole rigidità dell’articolazione), è possibile ridurre il diametro della componente distale. 31 Componente prossimale da 105 (alta) Sarà necessario diminuire il grado di penetrazione della componente distale in modo da poter utilizzare una componente prossimale più corta. Se la componente distale è lunga 140 mm, sarà necessario incrementare il suo diametro senza cambiarne la lunghezza. Lo stesso vale per la componente lunga 200 mm. In entrambi i casi, non deve essere eseguito un ulteriore alesaggio. 105 85 Se la componente distale è lunga 200 mm, è generalmente preferibile ridurne la lunghezza mentre si incrementa il suo diametro, se necessario fino a +4 mm. In questo caso si renderebbe necessaria un’ulteriore alesatura del canale. Posizionamento dell’impianto definitivo in due fasi L’impianto definitivo viene impiantato in due fasi utilizzando una componente prossimale di prova fornita per questo utilizzo e può essere utilizzata solo se è stato eseguito un flap femorale. Componente distale • Dopo aver assemblato la componente prossimale di prova alla componente distale definitiva, impattare la componente distale definitiva. • Impattare la componente distale e allo stesso tempo controllare la profondità di penetrazione con un riferimento. Attendere pochi secondi e ricontrollare l'affondamento. • Utilizzare la componente prossimale di prova e controllare la versione Componente prossimale Pulire accuratamente il cono morse, posizionare a mano la componente prossimale definitiva con l’antiversione necessaria. Stringere l’assemblaggio con la chiave e avvitare la vite conica. Eseguire la riduzione e scegliere la lunghezza della testa. A seconda della qualità dell’osso corticale, è possibile una differenza di penetrazione di ±5 mm confronto rispetto alla protesi di prova (una penetrazione delle alette in un osso corticale osteoporotico può causare una differenza di 10 mm o più). Si consiglia di tenere la maniglia della chiave molto saldamente durante l’assemblaggio della componente prossimale. NB: Vedere Appendice 1 per la tecnica di assemblaggio. 40° R/L 40° +40° –40° 32 Importante Nell’assemblaggio della componente prossimale sulla componente distale non deve essere utilizzato il martello. E’ di estrema importanza seguire attentamente le procedure di assemblaggio. Incidenti 1) Cricche-fratture nella diafisi femorale A volte può accadere che si provochi una fessura all’altezza di uno dei due angoli della parte distale del flap, se quest’ultimo non è stato terminato con due fori da trapano. 2) L’impianto è troppo alto Questo può succedere se non è stata eseguita correttamente la procedura chirurgica durante la selezione dell’impianto. 1) Rimuovere l’impianto dalla sua sede, ridurre la crepa con uno o più cerchiaggi del femore e successivamente impattare l’impianto, verificando costantemente che la cricca rimanga chiusa. 2) Rimuovere la componente prossimale e sostituirla con una più bassa o rimuovere completamente l’impianto dalla sede ed eseguire un ulteriore alesaggio. 3) Rimuovere l’impianto dalla sua sede, correggere l’orientamento e riposizionarlo in sede. 3) Instabilità dell’impianto durante l’assemblaggio Questo incidente accade se la chiave dello stelo non viene tenuta saldamente durante l’assemblaggio della componente prossimale. Riposizionamento del flap femorale in sede Se il femore è diritto sul piano frontale e leggermente curvo nel piano sagittale, una buona preparazione della superficie endomidollare del flap sarà sufficiente per ridurre gli spazi. Se il femore è curvo, è spesso necessario eseguire una osteotomia della corticale mediale in modo tale da ristabilire un buon contatto osso-impianto. Mentre si riposiziona il flap in sede, gli ostacoli, che possono rendere difficile un buon contatto a livello dei tagli osteotomici sono spesso localizzati all’altezza del grande trocantere (corticalizazzione del osso spongioso) e nella parte distale del flap (ossificazione endo-midollari). L’osteosintesi del flap viene completata con due o più cerchiaggi. Se il grande trocantere fosse diventato fragile, utilizzare il cerchiaggio prossimale per eseguire un supporto laterale. Difetti ossei e gaps del flap femorale possono essere ignorati se non sono troppo significativi. Se invece sono più estesi, si suggerisce di aggiungere dell’osso autologo cortico-spongioso. 33 Tecnica chirurgica Opzione 2: Approccio endo-femorale Questa tecnica non è la più utilizzata. Dovrebbe essere presa in considerazione quando il femore è diritto sul piano frontale e non eccessivamente curvo sul piano sagittale. In questa situazione l’obbiettivo è ottenere una fissazione nella regione metafiso-diafisaria o nella zona diafisaria prossimale. Obiettivi principali Eseguire una buona esposizione del femore. Non è possibile preparare una corretta cavità midollare se il femore rimane profondamente aderente alla cavità articolare. Aprire il grande trocantere ampiamente per assicurarsi di essere in asse con la diafisi femorale ed per evitare di posizionare l’impianto in varo. Il cemento deve essere sempre rimosso completamente. Una perfetta veduta del canale midollare è necessaria per questa fase dell’intervento, e una femorotomia con una finestra femorale può essere indicata. Vie di accesso chirurgiche Via postero-laterale Posizionare il paziente in decubito laterale. Fare un’incisione della cute centrata sul grande trocantere leggermente curva posteriormente a livello del bacino. Incisione la fascia lata ed il muscolo grande gluteo lungo le fibre muscolari. Identificare e retrarre il bordo posteriore del muscolo medio gluteo prima di effettuare una capusolotomia posteriore, sezionando i tendini del piramidale, otturatore e gemelli a livello dell’osso. Liberare prossimalmente il femore in modo tale da assicurarne una perfetta esposizione. 34 Al momento della selezione degli impianti: l’obbiettivo deve essere di garantire una fissazione nell’area metafiso-diafisaria del femore. Se questo non fosse possibile, provare ad ottenere una fissazione diafisaria corta. In questo caso, utilizzare una componente distale da 120 o 140 mm. NB: Non è mai consigliabile impiantare una componente distale da 200 mm se è stato scelto l’approccio endofemorale. Lo stelo definitivo è posizionato in una sola fase dopo aver assemblato i due componenti della protesi al di fuori del femore. Immobilizzare il bacino posteriormente con un supporto sacrale e anteriormente con un supporto pubico, assicurandosi che i vasi femorali non vengano compressi. Mantenere l’arto inferiore in una posizione orizzontale con un sostegno che possa essere rimosso facilmente. Potrà essere necessario fare un’incisione attraverso lo spazio crurale e l’estensione aponeurotica del muscolo grande gluteo. Prima di espiantare la protesi, è spesso necessario aprire il grande trocantere. Via antero-laterale Posizionare il paziente in decubito supino. Fare un’incisione della cute centrata sul grande trocantere e leggermente curva anteriormente e prossimalmente a livello pelvico. Eseguire un’incisione transglutea e del vasto laterale a livello della porzione digastrica. Dopo aver rimosso la protesi, liberare la porzione prossimale del femore, sezionando il tendine piramidale e la capsula posteriore a livello dell’osso, per assicurare una buona esposizione del femore. Approccio femorale Apertura del grande trocantere Se viene scelto l’approccio endofemorale, sarà necessaria una apertura maggiore nel grande trocantere nella zona laterale e posteriore. Questa fase dell’intervento viene eseguita con l’utilizzo di una sgorbia e uno scalpello cavo dato che l’osso è frequentemente corticalizzato e sclerotico in questa zona del femore. Finestra femorale Se è stato scelto l’approccio endo-femorale, una finestra femorale può essere indicata per rimuovere il tappo di cemento. La finestra può essere laterale o antero.laterale e se l’osso corticale è spesso, sarà fatta a forma di cuneo, per facilitare il riposizionamento senza osteosintesi. Immobilizzare la pelvi con un supporto posizionato sull’anca contro-laterale. L’anca che dovrà essere operata deve sporgere leggermente dal tavolo operatorio. Evitare di fare una incisione transglutea troppo anteriore rispetto alla zona di continuità anatomica tra il muscolo medio gluteo e il vasto laterale. Ricordarsi che il punto di penetrazione dello strumentario è a livello della fossa troncanterica. Completare l’apertura del grande trocantere con l’aiuto della fresa conica mentre si prepara il canale midollare (vedere “Preparazione del femore e corretta scelta dell’impianto”). La finestra femorale facilita un buon centramento degli strumenti utilizzati per estrarre il tappo di cemento (vedere sotto). 35 Trocanterotomia Si suggerisce di eseguire una trocanterotomia digastrica per mantenere l’inserzione del muscolo vasto laterale. Quando è indicata una trocanterotomia, questa combina sia l’approccio articolare sia quello femorale. Rimozione del cemento Questa fase della chirurgia è spesso lunga e laboriosa ed anche l’utilizzo di un estrattore meccanico per il cemento non previene una via falsa se il femore è curvo. Nell’area intermedia: Rimuovere il cemento rompendolo pezzo per pezzo, controllando attentamente l’interfaccia osso-cemento. Tappo di cemento: Trapanare un foro nel tappo utilizzando una punta da trapano da 6 mm, poi ingrandire il foro fino a 10 o 11 mm per poter passare la curette per estrarre il cemento. 36 Attenzione ai frammenti residui del cemento, dato che possono portare ad una fresatura fuori asse ed a una via falsa. Procedere con la rimozione del tappo di cemento dopo la completa rimozione del cemento intermedio. Se lo stelo femorale fosse fuori asse, attenzione di non seguire la falsa via. Preparazione del femore e corretta scelta dell’impianto Preparare il femore e aggiustare l’apertura del grande trocantere. Preparare il femore con una fresa cilindrica e aggiustare l’apertura del grande trocantere con una fresa conica di diametro inferiore al canale midollare. Raggiunta la fissazione prossimale è necessario calibrare il canale con un alesatore cilindrico di almeno 12 mm di diametro. Una fresa conica lunga permetterà di verificare l’allineamento del femore prossimale alla diafisi femorale. Dopo questa prima fase dell’intervento, mirare ad ottenere una fissazione nell’area metafiso-diafisaria o, se questo non fosse possibile, optare per ottenere una fissazione diafisaria corta. Fissazione metafiso-diafisaria La preparazione del femore sarà realizzata con l’utilizzo una raspa che verrà utilizzata anche come protesi di prova. Si suggerisce di eseguire una preparazione del femore in due fasi. • Nella prima fase, impattare la raspa distale di lunghezza da 120 mm tramite un manico cilindrico graduato, fino ad ottenere una buona stabilità primaria. Valutare la profondità di penetrazione in modo da scegliere la componente prossimale della raspa. • Nella seconda fase, assemblare le due componenti delle raspa e impattare la raspa completa fino al livello determinato precedentemente nella prima fase. Riduzioni di prova: vedere sotto. 105 95 85 75 65 55 65 Se fosse difficoltoso impattare la raspa assemblata, è possibile eseguire una preparazione separata della metafisi con la raspa prossimale senza l’utilizzo della componente distale. E’ possibile garantire una fissazione nell’area metafiso-diafisaria con una componente distale della lunghezza da 140 mm, indicata quando deve essere eseguita una finestra femorale per rimuovere il tappo di cemento. Per questo tipo di ancoraggio è generalmente utilizzato il componente prossimale riempitivo, ma può essere impiantato anche il componente cilindrico. 37 Fissazione diafisaria Se non è possibile assicurare una stabilità nell’area metafiso-diafisaria, è necessario optare per una fissazione difisaria. In questo caso, la preparazione del diafisi femorale è fatta con gli alesatori, ed è quindi necessario incrementare il diametro degli alesatori fino a giungere al settore 1, che corrisponde alla componente distale di lunghezza da 140 mm. L’impianto viene poi scelto utilizzando la raspa, che in ogni caso si utilizzerà funge solo da protesi di prova. 140-105 140-95 140-85 140-75 140-65 140-55 75 Esempio opposto: Il segno di riferimento 140 -75 significa una componente distale dello stesso diametro dell’alesatore e di lunghezza da 140 mm (valore 140) accoppiata ad una componente prossimale di altezza 75. Nota bene: le dimensioni misurate con gli alesatori sono solo indicative. Riduzione di prova: Durante la chirurgia di revisione, l’utilizzo dei classici punti di riferimento (apice del grande trocantere – centro di rotazione della testa, lunghezza del collo M) per valutare la corretta lunghezza dell’arto inferiore non sempre è una regola assoluta. Si suggerisce di effettuare varie prove di riduzione prima di prendere una decisione finale e di sfruttare la modularità dell’impianto (potrebbe essere necessario cambiare l’altezza della componente prossimale). Le prove di riduzione devono essere fatte utilizzando una testa femorale con una lunghezza del collo M in modo da poter mantenere una certa variabilità durante dopo il posizionamento dello stelo definitivo. Posizionamento della protesi definitiva Se è stato scelto l’approccio endo-femorale, le due componenti della protesi vengono assemblate fuori dal femore. Se la preparazione del femore è stata eseguita correttamente, l’impianto sarà impattato in sede da una altezza di 3-4 cm dopo averlo introdotto manualmente nel canale midollare. Dopo aver assemblato le due componenti della protesi, inserire l’impianto con la corretta antiversione con l’aiuto dell’impattatore agganciato alla componente prossimale. Continuare ad impattare fino a sentire un suono corticale. Aspettare vari secondi e ricontrollare che l’impianto sia in sede. Eseguire una riduzione di prova ed scegliere la lunghezza finale della testa. 38 Non correggere l’antiversione dell’impianto mentre si impatta. L’aggiunta di osso nel canale midollare permette di controllare e limitare l’affondamento dello stelo. In aggiunta, aumenta la stabilità dell’impianto. Importante Non utilizzare il martello per assemblare la componente prossimale con la componente distale. E’ fondamentale seguire accuratamente le procedure di assemblaggio. Incidenti Durante la preparazione del femore possono accadere degli incidenti e di solito consistono nell’errata impattazione delle raspe. Una apertura laterale o posteriore insufficiente del grande trocantere può causare un malposizionamento della raspa e qualsiasi tentativo di correggere il posizionamento utilizzando solo la forza può causare una frattura del grande trocantere o, se questo non accade, una posizione vara dell’impianto. Lo stesso incidente può avvenire anche quando non si è tenuta in considerazione una curvatura vara del femore. Un femore stretto sul piano sagittale nella regione prossimale può essere un ostacolo alla penetrazione della raspa o causare una antiversione eccessiva. In questo caso è spesso necessaria un’ulteriore alesatura. Lo stesso si esegue se il femore è stretto nella regione diafisaria. Nella regione prossimale, utilizzare una fresa cilindrica di diametro da 16 a 18 mm, mantenendo il contatto con l’osso corticale laterale. Nella regione diafisaria, aumentare il diametro interno del canale midollare a 12 mm. Chiusura dell’articolazione Via antero-laterale: Reinserire il muscolo digastrico anteriore utilizzando punti transossei. Via postero-laterale: Quando possibile, riattaccare la muscolatura pelvi-trocanterica e la capsula posteriore. E’ consigliato effettuare un’ulteriore stabilizzazione con un cerchiaggio alla base del grande trocantere. Trocanterotomia digastica: Stabilizzare con un cerchiaggio laterale e posteriore il femore prossimale. Se è una trocanterotomia tradizionale creare un montaggio con 3 fili in metallo e uno stabilizzatore laterale. 39 Trattamento post-operatorio Si consiglia che le indicazioni date al paziente per il periodo post-operatorio siano semplici e pragmatiche. E’ possibile distinguere due situazioni differenti: La protesi è stabile, fissata perfettamente in sede nel femore con osso corticale ad elevate resistenza meccanica e con forma conica del canale midollare. In questa situazione, il carico è consentito fin dall’inizio, utilizzando stampelle ad avambraccio che hanno un doppio ruolo: diminuire il carico sull’anca e evitare movimenti incorretti fino alla guarigione completa dei tessuti molli. La fisioterapia immediata è solo funzionale e mira ad insegnare al paziente quali movimenti devono essere evitati per non avere stress rotazionali sulla protesi, in particolare quando si alza dalla posizione seduta o mentre sale e scende dalle scale. Il paziente subirà una visita di controllo, che include un controllo radiologico, due mesi dopo l’intervento. Da questo momento sarà possibile prescrivere una fisioterapia più attiva. L’utilizzo di ogni ausilio esterno verrà progressivamente abbandonato in funzione del recupero della forza muscolare, con la consapevolezza che, generalmente parlando, non ci dovrà essere nessuna premura nel cessare l’utilizzo delle stampelle. La protesi non viene giudicata stabile, dato che il chirurgo ha qualche dubbio sulla qualità della stabilità dell’impianto. Qualsiasi sia la motivazione per questo dubbio, si consiglia di essere cauti e di non autorizzare nemmeno un carico parziale per un periodo di almeno 6-8 settimane. Durante questo periodo di scarico, è preferibile tenere il paziente sotto osservazione e, se ricoverato in un centro specializzato, specificare che non venga sottoposto a terapia fisica attiva durante questo periodo. Al termine di questo periodo e dopo una radiografia di controllo, il carico può essere autorizzato. All’inizio questo dovrebbe essere un processo graduale anche se, in pratica, è quasi sempre completo ed immediato. NB: Si consiglia questo comportamento di cautela in particolare nelle prime esperienze con l'impianto. Inoltre, si deve ricordare che ogni paziente è unico e che il periodo di scarico potrebbe essere abbreviato a circa 4 settimane. 41 Casi campione (Flap Femorale) Paziente maschio di 65 anni, protesi totale di anca sinistra (15 anni). Mobilizzazione con granuloma +. Femore corticalizzato (nessuna osteoporosi). Deviazione in varo del femore prossimale. Flap laterale con osteotomia corticale mediale peduncolata, stelo da revisione PFM con fissazione diafisaria corta e cotile non cementato St. Nabor. Flap con gap + e difetto di corticale mediale. Risultato dopo 49 mesi: rigenerazione ossea molto buona e perfetta osteointegrazione. (paziente del Dr. P. Schuster) Paziente maschio di 52 anni. Protesi totale di anca destra non cementato nel 1990 (10 anni) su anca displasica. Distruzione significativa dell’osso a causa di granulomi. Deformazione in valgo del femore (non molto frequente). Flap laterale, fissazione diafisaria corta, nessun innesto osseo. Risultati dopo 3 anni: rigenerazione ossea perfetta (minimo difetto corticale laterale) ed ottima osteointegrazione. 42 Casi campione (Approccio endo-femorale) Paziente donna di 71 anni, protesi totale di anca destra nel 1982 (14 anni). Modesta mobilizzazione ma con granuloma corticale mediale e stelo in varo. Femore diritto e osteoporotico±. Revisione eseguita tramite via endo-femorale : fissazione prossimale con innesto osso endomidollare e cerchiaggio del femore prossimale. Nessuna fissazione diafisaria Risultati dopo 5 anni e 9 mesi: modesta atrofia del femore prossimale ma senza modificazioni significative dell’osso corticale, buona osteointegrazione prossimale. Paziente donna di 66 anni. Protesi totale di anca destra, mobilizazione asettica precoce. Buona conservazione del bone stock, femore diritto sul piano frontale e leggermente curvo sul piano sagittale, tappo di cemento. Approccio endofemorale con finestra per rimuovere il cemento distale. Fissazione nell’area metafiso-diafisaria. Risultati dopo 23 mesi: buona osteointegrazione e nessuna modifica nell’osso corticale. 43 Conclusioni Cosa fare! • Avere delle radiografie disponibili prima dell’intervento, in modo da poter eseguire un accurata analisi radiologica che faciliterà la scelta dell'approccio femorale corretto da eseguire, ricordando tutti i requisiti che richiede il concetto di press-fit. • Non esitare a scegliere un approccio femorale con flap laterale peduncolato. Questo è una tecnica eccellente per assicurare una revisione semplice e un press-fit efficace. • Rimuovere tutto il cemento senza peggiorare ulteriormente le lesioni ossee. Questo richiede una perfetta visione del canale endomidollare. • Proseguire nella preparazione dell’area dell’impianto con raspe ed alesatori quando si ha la certezza di lavorare su un segmento diritto del femore e dopo aver rimosso tutti ostacoli endocanalari. 44 • Se è stato scelto un approccio endomidollare, è necessario creare una grande apertura nel grande trocantere. Inoltre, la fissazione diafisaria sarà l’obiettivo solo se la fissazione prossimale nell’area metafiso-diafisaria non sarà possibile. – Per prima cosa è necessario preparare l’area che accoglierà l’impianto utilizzando le raspe: se dovesse rendersi necessaria la fissazione diafisaria, dovranno essere utilizzati gli alesatori. – La selezione dell’impianto, tramite l’utilizzo delle raspe che fungono da protesi di prova, è una fase di grande importanza dell’intervento ed implica lo sfruttamento della modularità dell’impianto. L’impianto definitivo sarà scelto dopo aver eseguito varie prove di riduzione e si consiglia di mantenere un certo margine di sicurezza delle teste modulari eseguendo le prove di riduzione con una testa taglia M. – Lo stelo definitivo viene impiantato in una singola fase, dopo aver assemblato le due componenti della protesi fuori dal femore. Se la profondità di penetrazione della protesi definitiva non corrisponde esattamente a quella della protesi di prova, allora la lunghezza del collo della testa può essere modificato per compensare l’off-set. • Se si è scelto il flap femorale, la fissazione deve essere necessariamente diafisaria. In questa situazione, gli alesatori vengono utilizzati per dare al canale midollare una forma conica e non per la selezione dell’impianto, che avverrà sempre con le protesi di prova. – Per assicurare una stabilità primaria è necessario utilizzare l’area d’ancoraggio conica quando si posiziona l’impianto in sede. Con uno stelo press-fit, si suggerisce sempre di dare priorità al diametro dell’impianto invece che alla lunghezza. – Durante la scelta dell’impianto, si consiglia di evitare di scegliere una componente prossimale di taglia estrema (taglie 55 o 105), conservando un buon margine di flessibilità durante l’inserimento dell’impianto definitivo, che avverrà sempre in due fasi. • Una volta eseguito il flap femorale, quest’ultimo dovrà essere ricollocato in sede con cautela, in particolare se la fissazione nella regione diafisaria è un caso limite; se il grande trocantere è fragile, è necessario eseguire un cerchiaggio con un supporto laterale. • Durante il trattamento post-operatorio, è importante che il paziente abbia chiare tutte le indicazioni. Se il carico completo fosse rischioso o non possibile, è preferibile tenere il paziente sotto osservazione durante questo periodo di scarico. Cosa non fare! • Non iniziare un intervento senza aver eseguito un’analisi radiologica che potrebbe mettere in evidenza alcuni importanti ostacoli nell’inserimento di uno stelo retto a press-fit, in particolare la presenza di un femore curvo. • Non pensare di rimuovere tutto il cemento senza danneggiare ulteriormente le lesioni ossee, se il tessuto corticale è fragile a causa dello stress-shielding o dell’osteoporosi. In questa situazione, esiste la probabilità di non poter rimuovere tutto il cemento. • Non insistere nell’impiantare uno stelo retto in un femore curvo utilizzando la via endofemorale, quando è necessario invece un flap femorale; o, analogamente, credere di poter raddrizzare la curvatura femorale con l’utilizzo degli alesatori conici durante la preparazione del femore. • Non puntare ad ottenere un press-fit diafisario con uno stelo lungo solamente attraverso un approccio endofemorale: questo è sempre rischioso, se non impossibile. La qualità del press-fit non dipende dalla lunghezza dell’impianto ma come viene incastrato in sede. E’ sempre più semplice garantire una buona fissazione con un impianto corto e di diametro maggiore, più vicino all’area di ancoraggio. • Non selezionare un impianto in base ai parametri ottenuti dagli alesatori, dato che questo porta frequentemente a scegliere un impianto più lungo del necessario. • Non dimenticare di mantenere un margine di sicurezza mentre si sceglie l’altezza della componente prossimale o la lunghezza del collo della testa femorale. Questo potrebbe portare ad un affondamento insufficiente durante il posizionamento dell’impianto definitivo. • Non scegliere di posizionare lo stelo in due fasi dopo aver scelto la via endofemorale. • Non impattare la protesi di prova o lo stelo definitivo con colpi troppo forti, senza verificare il suo avanzamento, o continuare ad impattare a tutti costi anche quando l’avanzamento si è arrestato. Questo può determinare una frattura o un incarceramento dell’impianto. • Non congedare il paziente fino a quando non gli è permesso di caricare l'articolazione. 45 Appendice 1 Assemblaggio delle due componenti dell’impianto L’assemblaggio delle due componenti dell’impianto dello stelo Revitan Straight è realizzato con una chiave dinamometrica che fornisce una forza di avvitamento costante. Viene eseguito in maniera differente in base alla scelta di strategia presa dal chirurgo. Un assemblaggio in una fase (extrafemorale) se l’approccio scelto è quello endo-femorale oppure un assemblaggio intra-femorale in due fasi se è stato eseguito un flap femorale. Principi di funzionamento e consigli per l’utilizzo della chiave dinamometrica. Il principio di funzionamento della chiave dinamometrica si basa su una lama che taglia 2 pins di polietilene il cui diametro è stato determinato dopo aver eseguito prove in cui la forza necessaria per tagliarlo è pari a 10 Nm. Grazie al nuovo sistema basato sulla resistenza dei pins di polietilene, la chiave dinamometrica non deve di essere ricalibrata e offre un livello di sicurezza decisamente superiore. U 1 Caricamento della chiave dinamometrica. – Rimuovere il coperchio (a) della chiave dinamometrica (fig. 5, 6 e 7). – Scartare il caricatore (b). Il caricatore in polietilene contiene 6 pins. U 1 b a 2 Posizionare i pins nelle sedi della chiave dinamometrica e ruotare il caricatore per liberare i pins. 2 3 3 Rimuovere il caricatore vuoto. 4 6 U 6 Girare il coperchio in posizione “Open”. U 5 Dopo l’utilizzo, aprire il coperchio premendo sul bottone. 5 Con un caricatore, un serraggio di circa 10 Nm può essere applicato per tre volte. In condizioni normali, questo potrebbe essere sufficiente per impiantare lo stelo. Se dovessero servire ulteriori serraggi, la chiave dinamometrica deve essere ricaricata con un nuovo caricatore (disponibile separatamente). NB: Il caricatore viene confezionato con ogni componente prossimale dell’impianto. I caricatori non devono essere nè impiantati ne risterilizzati. NB: Per una corretta sterilizzazione della chiave dinamometrica assicurarsi che non vi siano pin o particelle rimaste nelle fessure. U 4 Rimettere il coperchio sulla chiave (posizione “Close”) e bloccarlo (posizione “Lock”). N.B.: La chiave dinamometrica è utilizzato anche per avvitare e svitare la vite di sicurezza per il posizionamento e l’estrazione dell’impianto stesso. 7 7 Rimuovere il coperchio ed estrarre tutt i pins dalle sedi. 47 Appendice 1 Assemblaggio dello stelo in una fase (extrafemorale) 1. Posizionamento della componente prossimale definitiva Prima di iniziare l’assemblaggio delle due componenti dell’impianto, posizionare a mano la componente prossimale sul cono morse della componente distale e posizionarla con la desiderata antiversione. Questo passo deve essere fatto prima che qualsiasi forza di assemblaggio venga applicata allo stelo. Una volta scelta l’antiversione, premere le due componenti a mano per renderle più stabili prima di continuare con l’assemblaggio. 2. Avvitare il tensionatore dello stelo Avvitare la boccola del tensionatore nel filetto del cono morse. Per avvitare il tensionatore, tenerlo in mano in modo da far sporgere la parte filettata della boccola. In alternativa, la boccola può essere rimossa dal tensionatore, avvitata direttamente al cono morse e successivamente reinserita nel tensionatore. Avvitare a mano la vite del tensionatore. 40° R/L 40° +40° –40° 3. Assemblaggio delle due componenti protesiche Tenere saldamente il tensionatore e stringere le due componenti utilizzando la chiave dimanometrica. In questa fase è consigliato avere assistenza. Inoltre non utilizzare il porta-stelo per reggere l’impianto per tenere sotto controllo l’antiversione. 48 4. Avvitare la vite conica Infine avvitare la vite conica alla parte filettata del cono morse utilizzando l’apposito strumentario e stringendola con la chiave dinamometrica. Durante il serraggio l’impianto è collocato nel porta-stelo per avere un più facile controllo delle forze di rotazione. Appendice 1 Assemblaggio dello stelo in due fasi (intrafemorale) 1. Assemblaggio della parte prossimale di prova e impianto della componente distale definitiva Dopo aver incastrato la componente distale definitiva, possono essere effettuate ulteriori prove di riduzione, cambiando le taglie della parte prossimale di prova e variando la sua antiversione (fino a ±30°). 2. Posizionamento della componente prossimale definitiva Prima di iniziare l’assemblaggio delle due componenti dell’impianto, pulire accuratamente il cono Morse, posizionare a mano la componente prossimale sul cono Morse della componente distale e fissare l’antiversione della componente prossimale desiderata. Questo passo deve essere fatto prima che qualsiasi forza d’assemblaggio venga esercitata sullo stelo. Una volta stabilita l’antiversione, premere le due componenti insieme a mano per dare più stabilità prima di continuare con l’assemblaggio. 40° R/L 40° +40° –40° 30° 0 30° 3. Avvitare il tensionatore dello stelo Avvitare la boccola del tensionatore nel filetto del cono Morse. Per avvitare il tensionatore, tenerlo in mano in modo da far sporgere la parte filettata della boccola. In alternativa, la boccola può essere rimossa dal tensionatore, avvitata direttamente al cono Morse e successivamente reinserita nel tensionatore. Avvitare a mano la vite del tensionatore. 4. Assemblaggio della componente prossimale definitiva e della vite conica Tenere fermamente il porta-stelo e avvitare le due componenti con la chiave dinamometrica. In questa fase è consigliato avere assistenza. Finalmente la vite conica viene avvitata alla zona filettata del cono Morse con l’aiuto dello strumentario apposito e della chiave dinamometrica. Mentre si stringe la vite conica, neutralizzare le forze di torsione causate dalla chiave dinamometrica esercitando una forza in direzione opposta con la mano o con gli appositi manipoli posizionati sopra il collo dell’impianto. 49 Appendice 2 Rimozione dello stelo Revitan Straight La possibilità di estrazione deve essere possibile per tutti gli impianti. Benché questa affermazione sia vera, è tuttavia difficile renderla possibile. In particolare, uno stelo non cementato può essere molto impegnativo da estrarre quando non è mobilizzato. Nel sistema Revitan Straight, lo sviluppo degli strumentari per disassemblaggio per le componenti prossimali permettono di superare alcuni svantaggi, rendendo più semplice la rimozione delle componenti. D’altra parte, l’estrazione della componente distale è spesso impegnativa specialmente se ha una buona osteointegrazione o uno stelo lungo. Indicazioni La rimozione dello stelo Revitan Straight può coinvolgere la parte prossimale o l’intero impianto. Rimozione della parte prossimale La parte distale dell’impianto è stabile, ma è necessario rimuovere la parte prossimale in modo tale da: • Permettere l’accesso articolare per pulire la cavità (sepsi) o per poter lavorare sul cotile (sostituzione o posizionamento di un inserto antilussante). • Sostituire la componente prossimale con una più alta a causa di un affondamento dell’impianto. Meno di frequente per modificare l’antiversione (lussazione ricorrente). Rimozione di entrambe le componenti Si possono presentare due situazioni differenti: • Vi è una mobilizzazione con una innaturale mobilità dello stelo: in questo caso la rimozione dello stelo non presenta problemi di rilievo. Lo stelo può essere rimosso completamente utilizzando un semplice estrattore. • Lo stelo non è mobilizzato ma è necessario rimuoverlo per poter eseguire un pulizia del canale midollare (sepsi) o per un affondamento che non può essere compensato dalla sostituzione della sola componente prossimale. In questa situazione, l’impianto deve essere rimosso in due fasi: rimozione della componente prossimale e successiva rimozione della componente distale. 50 Esempio: mobilizzazione endoprotesi; revisione con stelo PFM e cotile St. Nabor. Radiografia di controllo a 6 mesi: significativo affondamento dello stelo. Estensione della trocanterotomia e sostituzione della componente prossimale con una componente più alta e collo della testina extra lungo. La componente distale, che non mostra segni di mobilizzazione, è stata lasciata in sede. Esempio: Revisione di stelo PFM e cotile a doppia mobilità per mobilizzazione (radiografia dopo 3 anni). Revisione, pseudartrosi del grande trocantere: rimozione semplice, monoblocco, dello stelo (componente distale, da 200 mm di lunghezza) sostituito con uno stelo più corto di diametro più grande. Revisione della coppa bipolare con cotile non cementato St. Nabor. Via di accesso femorale Via endofemorale. Se lo stelo è mobilizzato la via di accesso endofemorale è possibile solamente se vengono rimossi tutti gli ostacoli presenti a livello del grande trocantere. Trocanterotomia estesa. Se si deve rimuovere solo la componete prossimale, l’accesso all’articolazione è consigliato tramite una trocanterotomia estesa della corticale laterale fino a livello della zona di accoppiamento delle due componenti. Se fosse necessario rimuovere entrambe le componenti (prossimale e distale), al di la della mobilizzazione, sono possibili due soluzioni: Scegliendo la via endofemorale è necessaria un’apertura più laterale e posteriore a livello del grande trocantere. Eseguire una trocanterotomia digastrica che preserva l’inserzione del vasto laterale alla base del grande trocantere. La creazione di un flap femorale è sempre una possibilità valida e si deve rammentare che, se lo stelo non è mobilizzato, rende più facile la rimozione degli steli corti. • Flap laterale. Se lo stelo è corto (lunghezza della componente distale di 140 mm) creare un flap laterale di lunghezza tra i 15 ed i 20 cm. • Trocanterotomia estesa oppure flap e diafisectomia longitudinale parziale. Se lo stelo fosse lungo (lunghezza della componente distale di 200 mm), dopo aver eseguito una trocanterotomia estesa od un flap, utilizzare una sega oscillante per fare una diafisectomia longitudinale parziale. 51 Appendix 2 Rimozione della componente prossimale Il disassemblaggio dello stelo Revitan Straight viene eseguito seguendo lo stesso processo utilizzato negli steli di prima generazione (PFM-R) con la sola differenza che lo strumentario differisce in alcuni punti per la presenza del filetto a livello della spalla. Per disassemblare la componente prossimale della protesi di prima generazione [PFM-R (REF: 21.16.09-XX, 20.16.XX-XX, 01.0007X.XXX)] sono necessari numerosi strumenti che sono disponibili in cassette separate. Strumentari per il disassemblaggio a c b 1 La chiave dinamometrica è in posizione “Lock”. 3 Avvitare la boccola di disassemblaggio (REF 01.00409.816) sulla componente distale utilizzando l’apposito strumentario (REF 01.00409.815). 4 Avvitare lo strumento per il disassemblaggio (REF 01.00409.801) nel filetto della spalla della componente prossimale. 5 L’asta filettata con il manico a T (REF 01.00409.803) viene avvitato allo strumento di disassemblaggio. Ruotando con forza il manico, la boccola viene avvitata e la componente distale viene spinta; la medesima forza viene esercitata dallo strumento disassemblatore in modo opposto sulla componente prossimale. 6 Disaccopiamento della componente prossimale. 52 1 2 a) Strumento per il disassemblaggio (REF 01.00409.801). b) Asta filettata per lo strumento di disassemblaggio (REF 01.00409.803). c) Boccola di disassemblaggio (REF 01.00409.816). 2 Rimuovere la vite conica con la chiave dinamometrica. Importante: TI filetti degli strumenti di disassemblaggio vanno trattati con dei prodotti idrosolubili adatti agli strumenti da sala operatoria che devono essere sterilizzati (vedi il Manuale per la Cura degli Strumenti 97-5000-170-00). Comunque è d'obbligo trattare gli strumenti con soluzione di Ring prima dell'uso. 3 NB. Proteggere il cono Morse se non si ha intenzione di rimuovere la componente distale. 4 5 6 7 7 Rimozione della doccola di disasseblamggio con lo strumentario. Rimozione della componente distale La rimozione della componente distale può essere fatta solo dopo aver rimosso la componente prossimale. Si esegue utilizzando lo strumentario apposito (01.00079.011) per l’estrazione che viene avvitato a livello del cono Morse ed ad una massa battente (01.00129.190). Questo permette di esercitare dei colpi lungo l’asse della componente distale. Se la componente distale non viene estratta con poche martellate della massa battente, devono essere valutate ulteriori soluzioni, come osteotomie longitudinali, l’esecuzione di un flap femorale o di una finestra o l’utilizzo di uno scalpello sottile introdotto lungo lo stelo per facilitare l’estrazione della componente distale. Avvitare lo strumento per l’estrazione (01.00079.011) sul cono Morse. Estrazione della componete distale con la massa battente. 53 Impianti Revitan® Straight – PFM da revisione di Seconda Generazione Proximales Teil, konisch1 Componente prossimale, riempitivi 1 Partie proximale, tulipée1 Protasul ®-100 Cono 12/14 Non cementata Proximales Teil, zylindrisch1 Componente prossimale, cilindrica 1 Partie proximale, cylindrique1 Distales Teil, gerade Componente distale, retta Partie distale, droite Protasul ®-100 Cono12/14 Non cementata Protasul ®-100 Protasul ®-21 WF Non cementata L mm REF L mm REF 55 65 75 85 95 105 01.00401.055 01.00401.065 01.00401.075 01.00401.085 01.00401.095 01.00401.105 55 65 75 85 95 105 01.00402.055 01.00402.065 01.00402.075 01.00402.085 01.00402.095 01.00402.105 Auf Anfrage Su richiesta Sur demande 1 1 1 Mit Abscherstiften und Ladehilfe verpackt Imbustata con il caricatore di pins Emballée avec chargeur de broches sécables Konusmutter, steril Dado conica, sterile Ecrou conique, stérile REF 01.00405.000 * Auf Anfrage * Su richiesta * Sur demande 54 L [ mm L mm REF 14 120 01.00405.014 14 16 18 20 22 24 140 140 140 140 140 140 01.00405.114 01.00405.116 01.00405.118 01.00405.120 01.00405.122 01.00405.124* 14 16 18 20 22 24 26 28 200 200 200 200 200 200 200 200 01.00405.214 01.00405.216 01.00405.218 01.00405.220 01.00405.222 01.00405.224 01.00405.226* 01.00405.228* 16 18 20 22 24 26 28 260 260 260 260 260 260 260 01.00405.316 01.00405.318 01.00405.320 01.00405.322 01.00405.324 01.00405.326* 01.00405.328* Revitan® Straight – Basic Instruments PFM-Revision of the Second Generation Sieb Basisinstrumente (komplett) Cassetta per lo strumentario (completa) Plateau pour instruments de base (complet) REF ZS 01.00408.100 Handmarkraumbohrer Alesatore a mano Sieb Basisinstrumente (leer) Alésoir à main Cassetta per lo strumentario (vuota) Plateau pour instruments de base (vide) Griff für modulare Raspeln Manico per le raspe modulari Poignée pour râpes modulaires REF REF 79.10.46 70.00.94 Langer Querstab Asta lunga Barre longue REF 01.00408.101 Einsatz zu Sieb Basisinstrumente (leer) Separatore della cassetta (vuoto) Insert pour plateau pour instruments de base (vide) REF 70.00.01 Handgriff mit Schnellkupplung Manico ad innesto rapido Poignée à verrouillage rapide REF REF 01.00408.102 75.00.25 Mutter zu Manipulierteil Dado per la componente prossimale di prova Ecrou pour pièce d’essai Standard-Siebdeckel, grau Coperchio cassetta standard, grigio Couvercle standard pour plateau, gris REF REF 01.00029.031 01.00079.001 Steckschlüssel 3,5 mm Chiave esagonale 3,5 mm Clé à embout hexagonal 3,5 mm REF 79.15.84 Schlüssel zu Mutter Chiave per la vite Clé pour écrou REF 01.00079.002 55 Strumentario Base stelo Revitan® Straight – PFM da revisione di Seconda Generazione Griff zu Schaftspanner Manipolo per il tensionatore dello stelo Poignée pour tendeur Gegenhalter Manico per controressistenza Manche de retenue REF REF 01.00409.804 01.00409.809 Gewindehülse für Demontageinstrument Boccola filettata per lo strumento disassemblatore Manchon fileté pour instrument de démontage Massstab, 30 cm Centimetro, 30 cm Réglette, 30 cm REF 75.11.30 REF 01.00409.816 Gewindestange zu Schaftspanner Asta filettata per il tensionatore dello stelo Tige filetée pour tendeur REF 01.00409.805 Setzinstrument für Konusmutter Strumentario per il posizionamento del dado conico Instrument de pose pour écrou conique Gewindestange für REF Demontageinstrument 79.15.82 Asta filettata per lo strumentario disassemblatore Tige filetée pour instrument de démontage REF 01.00409.803 Mutter zu Schaftspanner Dado per il tensionatore dello stelo Ecrou pour tendeur Einschläger Impattatore Impacteur REF REF 01.00409.806 01.00409.800 Manipulierkugelkopf Testina di prova Tête d’essai Grösse/Size/Taille [ mm REF S M L XL 28 28 28 28 01.01559.128 01.01559.228 01.01559.328 01.01559.428 S M L XL 32 32 32 32 01.01559.132 01.01559.232 01.01559.332 01.01559.432 S M L XL 36 36 36 36 01.01559.136* 01.01559.236* 01.01559.336* 01.01559.436* Führungshülse für Hohlfräser proximal Guida per gli alesatori prossimali Manchon de guidage pour fraise creuse proximale REF 01.00409.802 Drehmomentschlüssel Chiave dinamometrica Clé dynamométrique à barillet Demontageinstrument Strumentario disassemblatore Instrument de démontage REF REF 01.00409.808 01.00409.801 Setzinstrument Demontagehülse Posizionatore della boccola di assemblagio Porte douille de démontage REF 01.00409.815 Extraktionsinstrument für distales Teil Estrattore per la componente distale Pièce de démontage pour partie distale Haltegriff für Schaft Porta-stelo Manche de maintien pour tige REF 01.00079.011 REF 01.00409.807 * Auf Anfrage * Su richiesta * Sur demande 56 Strumentario Base stelo Revitan® Straight – PFM da revisione di Seconda Generazione Auf Anfrage Su richiesta Sur demande Abscherstifte mit Ladehilfe, steril Caricatore di pins, sterile Chargeur de broches sécables, stéril IMT-Raspeladapter Adattatore raspa IMT Barre pour râpe avec IMT REF REF 01.00409.810 01.00409.813 Einschlaginstrument distal Impattatore distale Impacteur distal IMT-Raspeladapter proximal Adattatore raspa prossimale IMT Connexion pour râpe avec IMT REF REF 01.00409.811 01.00049.083 Hohlfräser proximal Alesatore prossimale Fraise creuse proximale REF 01.00409.812 57 Strumentario Base stelo Revitan® Straight – PFM da revisione di Seconda Generazione Sieb für Instrumente proximal konisch (komplett) Cassetta strumentario della componente prossimale riempitiva (complete) Plateau pour instruments proximaux tulipés (complet) Raspel proximal konisch Raspa prossimale riempitiva REF ZS 01.00408.300 Râpe proximale tulipée Sieb für Instrumente proximal konisch (leer) Cassetta strumentario della componente prossimale riempitiva (complete) Plateau pour instruments proximaux tulipés (vide) Grösse/Size/Taille REF 55 65 75 85 95 105 01.00409.155 01.00409.165 01.00409.175 01.00409.185 01.00409.195 01.00409.105 Sieb für Instrumente proximal zylindrisch (komplett) Cassetta strumentario della componente prossimale cilindrica (completa) Plateau pour instruments proximaux cylindriques (complet) Raspel proximal zylindrisch Raspa prossimale cilindrica REF ZS 01.00408.200 Râpe proximale cylindrique Grösse/Size/Taille 55 Sieb für Instrumente 65 proximal zylindrisch (leer) Cassetta strumentario della componente 75 85 prossimale cilindrica (vuota) 95 Plateau pour instruments 105 proximaux cylindriques (vide) REF REF 01.00408.301 01.00408.201 Kleiner Siebdeckel, grau Coperchio cassetta piccola, grigio Petit couvercle pour plateau, gris Kleiner Siebdeckel, grau Coperchio cassetta piccola, grigio Petit couvercle pour plateau, gri s REF 01.00029.032 58 REF 01.00409.255 01.00409.265 01.00409.275 01.00409.285 01.00409.295 01.00409.205 REF Manipulierteil proximal konisch Componente prossimale di prova riempitiva Pièce d’essai proximale tulipée Grösse/Size/Taille REF 55 65 75 85 95 105 01.00409.156 01.00409.166 01.00409.176 01.00409.186 01.00409.196 01.00409.106 01.00029.032 * Auf Anfrage * Su richiesta * Sur demande Manipulierteil proximal zylindrisch Componente prossimale di prova cilindrica Pièce d’essai proximale cylindrique Grösse/Size/Taille REF 55 65 75 85 95 105 01.00409.256 01.00409.266 01.00409.276 01.00409.286 01.00409.296 01.00409.206 Strumentario Base stelo Revitan® Straight – PFM da revisione di Seconda Generazione Sieb distal gerade (komplett) Cassetta della componente distale (completa) Plateau distal droit (complet) REF ZS 01.00408.500 Handreibahle distal gerade Alesatore conico della componente Sieb distal gerade (leer) Cassetta della componente distale retta retta (vuota) Alésoir conique droit Plateau distal droit (vide) [ mm REF REF 01.00408.501 Standard-Siebdeckel, grau Coperchio cassetta standard, grigio Couvercle standard pour plateau, gris REF 01.00029.031 Raspeladapter mit Längenmarkierung Adattatore della raspa con scala graduata Barre graduée pour râpe REF 01.00409.501 01.00409.014 01.00409.016 * 01.00409.018 01.00409.020 01.00409.022 01.00409.024 01.00409.026* 01.00409.028* Raspel distal gerade Raspa distale retta Râpe distale droite 14 16 18 20 22 24 26 28 [ mm L mm REF 14 120 01.00409.502 Revisionsführungsteil Guida distale retta Guide distal droit [ mm L mm REF 14 16 18 20 22 24 140 140 140 140 140 140 01.00409.512 01.00409.513 01.00409.514 01.00409.515 01.00409.516 01.00409.517* 14 16 18 20 22 24 26 28 200 200 200 200 200 200 200 200 01.00409.522 01.00409.523 01.00409.524 01.00409.525 01.00409.526 01.00409.527 01.00409.528* 01.00409.529* 16 18 20 22 24 26 28 260 260 260 260 260 260 260 01.00409.533 01.00409.534 01.00409.535 01.00409.536 01.00409.537 01.00409.538* 01.00409.539* * Auf Anfrage * Su richiesta * Sur demande 59 Il presente documento è indirizzato esclusivamente a personale medico e non è destinato a personale non specializzato. Le informazioni sui prodotti e/o procedimenti menzionati in questo documento sono di natura generale e non rappresentano e non costituiscano un consiglio o una raccomandazione medica. Dal momento che queste informazioni non costituiscono in alcun caso risposte diagnostiche o terapeutiche sul singolo caso medico in questione, ciascun paziente deve essere esaminato e consigliato singolarmente e questo documento non sostituisce la necessità di tale esame e consiglio, nell’intero o nella singola parte. Le informazioni contenute nel presente opuscolo sono state elaborate e messe insieme da esperti medici e collaboratori qualificati della Zimmer. Le informazioni contenute sono accurate al meglio delle conoscenze degli esperti medici e collaboratori della Zimmer coinvolti in questo documento. 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