La nascita della scrittura

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La nascita della scrittura
La nascita della scrittura
Jessica Lombardo
L’invenzione della scrittura è un avvenimento tra i più importanti della storia
umana ed ha luogo nell’ambito della società mesopotamica protourbana (IV
millennio a.C.), non come conseguenza di un impulso ideologico o spirituale
dell’uomo al pari dell’arte, ma con origini molto più concrete, poste nella realtà
economica, che necessita di un buon controllo burocratico.
I testi più antichi, stando alle documentazioni archeologiche, risalgono al livello
IV a dell’Eanna di Uruk, la principale struttura templare della città, e grossomodo
alla fase contemporanea della città di Susa.
Si tratta di documenti di natura economica, redatti per il buon mantenimento
della contabilità, su tavolette di argilla depurata dalla superficie convessa
preparata per l’incisione di segni pittografici, riproducenti cioè in forma stilizzata,
l’oggetto cui ci si vuole riferire, in combinazione con segni astratti riproducenti un
significato numerale.
La prima fase di questa storia evolutiva risale all’arco cronologico di IX – II
millennio, riguardo la quale, in un’area molto vasta, che va dalla valle del Nilo,
all’Anatolia, dal Mediterraneo alla valle dell’Indo, sono state rinvenute pedine di
forme svariate (dischi, cilindri, coni, sfere..) e di piccole dimensioni, per lo più in
argilla.
Uno studio sistematico ne ha chiarito la funzione: si tratta di contrassegni
contabili di un complesso pallottoliere, le cui forme hanno precisi corrispettivi nei
segni delle più antiche tavolette.
Ci troviamo davanti ad un sistema contabile elementare, in cui alcune pedine
rappresentano la qualità del bene di riferimento (tituli), mentre altre ne
rappresentano la quantità (calculi).
La fase successiva prevede che, onde evitare eventuali manipolazioni del calcolo,
le pedine in questione venissero racchiuse in un involucro di argilla, detto bulla ,
sul quale era impresso il sigillo dell’autorità emittente. Naturalmente questa
operazione risulta assai macchinosa se si considera che a ogni controllo la bulla
avrebbe dovuto essere aperta per verificarne il contenuto: è così che al sigillo di
autorità si accompagnano segni esplicativi delle pedine contenute all’interno della
bulla.
Presto si palesa l’inutilità di inserire le pedine nella bulla, essendo a questo punto
già esplicito il contenuto della registrazione: la bulla è sostituita dalla tavoletta ,
sulla quale sono raffigurati bidimensionalmente i segni convenzionali di un ormai
vasto repertorio, i pittogrammi.
Il passaggio al sistema grafico su supporto piano è fondamentale. La fase
ideogrammatica è caratterizzata dall’incisione di segni convenzionali che devono
essere letti applicando il suono con cui la lingua sumerica designava la realtà
degli oggetti indicati.
Tralasciando i particolari superflui e i raccordi curvilinei, il segno risulta
scomposto in una serie di tratti rettilinei, che incisi dallo stilo a punta triangolare
assume la forma tipica del cuneiforme.
I gruppi di segni acquistano un valore fonetico distintivo: è la fase decisiva, quella
del fonogramma.
I gruppi di cunei non si associano più soltanto al nome dell’oggetto che
rappresentano, ma come ovvia conseguenza iniziano a essere utilizzati
unicamente per la loro valenza fonetica, come in un odierno rebus: diventano
fonemi appunto, che esprimono non più una parola, ma una sillaba, e quindi
possono essere variamente composti per formare nuove parole e relazioni di
ordine grammaticale e sintattico.
La prima lingua espressa con questo metodo di scrittura è quella sumerica, ma
l’idea del fonogramma permetterà di sfruttare il medesimo repertorio di segni (cioè
il medesimo repertorio di “suoni”) per scrivere altre lingue semitiche a partire
dall’accadico, che nel tempo soppianteranno il numerico.