3 INCONTRO
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3 INCONTRO
L’età del Bronzo oltre le terramare percorso per le classi quarte della scuola primaria SINTESI DEL TERZO INCONTRO Le fonti scritte si sono rivelate, durante i primi due incontri, indispensabili per analizzare alcuni aspetti delle società vicino-orientali durante la tarda età del bronzo. Nel terzo incontro è stato quindi affrontato il tema della scrittura e del suo sviluppo diacronico, focalizzando l’analisi soprattutto sul sistema cuneiforme, che presenta rispetto al geroglifico egiziano una certa precocità di sviluppo. La prima fase che possiamo attribuire alla scrittura (sebbene alcuni vedano nei c.d. «gettoni» preistorici una forma di protoscrittura) risale alla metà del IV millennio a.C., con l’uso in Mesopotamia di inserire dei sassi, che gli archeologi chiamano calculi, in una palla d’argilla, detta bulla, successivamente essiccata. Lo scopo è quello di registrare informazioni numeriche: quante pecore, quanti bovini etc. La persona autorizzata, rompendo la bulla, verifica la corrispondenza delle informazioni registrate alla situazione reale. Si genera presto l’abitudine di Bulla e calculi, Mesopotamia IV millennio a.C.: notare sulla superficie, in basso, le impressioni circolari a riassumere in qualche modo il contenuto riassumere il numero di calculi contenuti. della bulla segnando sulla sua superficie, prima di essiccarla, i calculi contenuti. Ma in questo modo, evidentemente, la presenza dei calculi non è più necessaria. Infatti essi scompaiono presto dall’uso: la bulla, senza più nulla al suo interno, si appiattisce e registra le informazioni sulla sua superficie: è la nascita della tavoletta scritta. Siamo nel paese di Sumer alla fine del IV millennio a.C. Tavoletta, Mesopotamia, fine del IV millennio a.C. I segni che via via si sviluppano tendono col tempo a sostituire le linee curve con quelle diritte, per l’evidente maggior facilità di esecuzione di queste ultime su un materiale come l’argilla. Lo strumento utilizzato, uno stilo di legno con la punta triangolare, conferisce al segno scrittorio una caratteristica forma a cuneo, da cui il nome cuneiforme. Nasce presto anche un’importante forma di controllo e convalida delle informazioni scritte: il sigillo. A stampo o, più frequentemente, a cilindro, il sigillo contrassegnava la tavoletta con segno caratteristico di un determinato funzionario. Una volta cotta, l’impronta del sigillo costituiva così una sorta di firma certificata. A destra: tavoletta con busta impressa da sigillo. Sotto: sigillo cilindrico e sua impressione. I problemi che i Sumeri si trovano ad affrontare con il loro sistema di scrittura sono molteplici: segni diversi per parole che hanno significati diversi ma uno stesso suono, stessi segni per parole con suoni e significati diversi. Ma anche, naturalmente, la necessità di scrivere coniugazioni verbali, concetti astratti etc. Le soluzioni a tutti questi problemi generano un sistema piuttosto complesso. Alcuni segni sono pittogrammi (servono a scrivere ciò che rappresentano: il disegno di una testa per la parola «testa») o ideogrammi (per convenzione servono a scrivere qualcosa anche senza rappresentarlo direttamente: un cerchio con una croce dentro per la parola «pecora»), altri sono determinativi (servono a chiarire l’ambito di appartenenza della parola che precede: esistono determinativi per oggetti in legno, mestieri, divinità etc.), mentre alcuni sono usati per il loro valore fonetico nella costruzione di altre parole. In questo caso sono fonogrammi, e funzionano come un vero e proprio rebus . La parola URU(sopra) in sumerico significa città, ma è anche un determinativo: segnala che si ha a che fare con un nome di città. Nel vicino oriente esistono, naturalmente, anche altri sistemi di scrittura: le scritture usate dagli egizi, ad esempio. In Egitto i supporti per la scrittura sono per lo più (anche se non esclusivamente) due: la pietra ed il papiro, ed i sistemi di scrittura che lì si sviluppano risentono del materiale che utilizzano. Gli egizi scrivono utilizzando i caratteri della scrittura geroglifica e di quella ieratica. Possiamo tuttavia osservare che anche in Egitto i segni grafici si dividono in ideogrammi/pittogrammi, fonogrammi e determinativi, oltre ai complementi fonetici. A destra: iscrizione su pietra, geroglifico A sinistra: papiro, ieratico Per proseguire in una breve storia della scrittura è necessario ricordare alcuni avvenimenti che, all’inizio del XII secolo a.C., portano alla fine dell’età del bronzo. In particolare l’invasione dei «Popoli del Mare». Con questo nome vengono chiamati, nei testi egiziani ed hittiti, popolazioni differenti per lingua e costumi (alcuni identificati con certezza o quasi: Achei, Filistei) che sciamano lungo le coste delle attuali Turchia, Siria, Libano, Israele contribuendo a far crollare un intero sistema politico: l’impero hittita scompare, grandi città marinare come Ugarit sono distrutte. I Popoli del Mare vengono fermati alle frontiere dell’Egitto da Ramses III. Battaglia coi popoli del mare Tempio di Meninet Habu (Ramses III 1184-1152 a. C.). Colorazione virtuale dell’originale Rilevanti cambiamenti, la cui lenta gestazione inizia già molto prima della fine dell’età del bronzo, si hanno nel campo della scrittura. Tanto la scrittura cuneiforme quanto quella geroglifica sono scritture sillabiche: ad ogni segno corrisponde non una lettera ma una sillaba. Da qui l’elevato numero di segni da conoscere e quindi la complessità dell’apprendimento. Ci sono in entrambi i sistemi (soprattutto nel sistema geroglifico) le debite eccezioni: segni propriamente alfabetici. In sumerico, ad esempio, la parola È – casa – è scritta con un solo segno. Questo deve aver dato luogo ad osservazioni e riflessioni, soprattutto in ambiente extramesopotamico: ad Ugarit, sulla costa siriana, viene sviluppato alla fine dell’età del bronzo un vero e proprio alfabeto formato di segni cuneiformi, utilizzato per scrivere la lingua locale, l’ugaritico. La distruzione della città, ad opera dei Popoli del Mare, non permette ulteriori sviluppi. A destra: alfabeto ugaritico Anche in Egitto maturano esperienze simili: l’Egitto è sempre stato meta di lavoratori stranieri, soprattutto nomadi provenienti dal Sinai e dalla zona levantina meridionale. Queste persone hanno lasciato una traccia dei loro esperimenti scrittorii, nati dall’osservazione dei geroglifici che non potevano in nessun modo conoscere e utilizzare, in un’iscrizione su roccia a Wadi el-hol, vicino a Tebe. I segni utilizzati in questa iscrizione nascono dalla rielaborazione di segni cuneiformi ma sono serviti per scrivere una lingua completamente diversa dall’egiziano: una lingua semitica parlata proprio in quella zona levantina da cui provenivano i lavoratori stranieri. Anche qui il sistema usato è pienamente alfabetico: un suono, un segno. Siamo ancora lontani dalla fine dell’età del bronzo: siamo intorno al 2000 – 1900 a.C. Wadi el hol, Egitto. Iscrizione su roccia Queste esperienze hanno evidentemente una larga diffusione: sulla penisola del Sinai, in un territorio sfruttato dagli egiziani per le sue risorse minerarie, presso il tempio della dea egizia Hathor (non a caso legata nel mito al turchese) – sito di Serâbit elKhâdim – è stata ritrovata una statuetta di una sfinge che reca sulla base un’iscrizione alfabetica che svela anche qui una lingua semitica occidentale, ben differente dall’egiziano. Siamo poco più tardi dell’iscrizione di Wadi el-hol. Queste esperienze si concretizzeranno negli alfabeti proto-sinaitico e proto-cananaico, da cui trarranno ispirazione i fenici per l’elaborazione del loro proprio alfabeto, passato poi ai greci e da questi, tramite gli etruschi, ai romani. Sopra: sfinge di Serâbit elKhâdim A sinistra: Formazione dell’alfabeto: dal geroglifico (suono egiziano tra parentesi), al proto-sinaitico, al fenicio, all’ebraico e al greco. Per ultimo è stato mostrato ai ragazzi un grafico, per sottolineare la gradualità dei cambiamenti e la necessità di non considerare gli eventi storici in una prospettiva priva di profondità, ma valutarne lo sviluppo diacronico. Il grafico, infatti, mostra con quale gradualità l’uso del ferro al posto del bronzo si è diffuso nel vicino oriente a partire dal XII secolo, epoca dell’invasione dei popoli del mare e dell’inizio dell’età del ferro. Anche le scritture geroglifica e cuneiforme, sebbene via via affiancate da altre scritture alfabetiche, sono rimaste in uso ancora a lungo. Diffusione del ferro nel vicino oriente, in percentuale sui ritrovamenti di armi. In nero il ferro, tratteggiato il bronzo