Vanity Fair 00

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Vanity Fair 00
VANITY COPERTINA
È PROPRIO LUI, SIMONE PETRALLI, L’UOMO DI CUI TUTTI HANNO SENTITO PARLARE E CHE TUTTI CONOSCONO
(ANCHE SE POCHI SANNO CHI SIA).
Poche settimane prima della Hobbiton, Simone Petralli organizzava le vacanze negli Stati Uniti. Il giorno della
partenza, all’alba, percorreva in corsa leggera i 14 km che lo separano dall’aeroporto, con nulla se non il suo
piccolo zainetto contenente una tenda canadese da otto posti separati, dodici scatole di fiammiferi, sei pentole
fonde e cinque padelle, dodici paia di pantaloni e ventiquattro camicie hawaiane, settanta canottiere da
tamarro, qundici magliette da fighetto, un kajak, 32 Kg di barrette energetiche, sei occhiali di riserva, il suo fido
orsacchiotto di peluche, il pigiama a fiori, scarponcini da montagna, scarponcini da arrampicata, stivali da
pesca, canna, retino, rete, nassa, esche vive, la sua inseparabile cintura di pitone (vivo), un kit di sopravvivenza
con Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion e la History of Middle-Earth, bussola, sestante, binocolo, telescopio
astronomico, microscopio elettronico, una scorta di fumetti sconci, dodici scatole di cartucce per la penna
stilografica e, sul fondo, la sua fida copia di The Road to Middle-Earth,. Sfoggiando il suo unico bagaglio a mano
(occhialetti ultraleggeri per fare il figo con le hostess), Simone Petralli raggiungeva infine il Galileo Galilei, ma
presa coscienza del suo aspetto provinciale si dirigeva quindi a passo di corsa verso la più consona Malpensa,
mettendosi in fila per il check in. Si rendeva quindi conto di aver dimenticato i documenti nella sua fida copia di
The Road to Middle-Earth quando, la sera prima, stava spiegando, alla stradale che lo aveva fermato per un
controllo, il difficile passaggio di traduzione al secondo capoverso del capitolo tre. Lesto come una faina,
estraeva quindi il volume dal suo piccolo zainetto, riponendo poi la tenda canadese da otto posti separati, le
dodici scatole di fiammiferi, le sei pentole fonde e le cinque padelle, le dodici paia di pantaloni e le ventiquattro
camicie hawaiane, le settanta canottiere da tamarro, le qundici magliette da fighetto, il kajak, i 32 Kg di barrette
energetiche, i sei occhiali di riserva, , il suo fido orsacchiotto di peluche, il pigiama a fiori, gli scarponcini da
montagna, gli scarponcini da arrampicata, gli stivali da pesca, la canna, il retino, la rete, la nassa, le esche vive,
la sua inseparabile cintura di pitone (vivo), il suo kit di sopravvivenza con Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion e la
History of Middle-Earth, la bussola, il sestante, il binocolo, il telescopio astronomico, il microscopio elettronico, la
scorta di fumetti sconci e le dodici scatole di cartucce per la penna stilografica. Attratta dal suo proverbiale
fascino (nonché dalla tenda canadese) la signora dietro di lui gettava un occhio sul libro che Simone Petralli
teneva in mano insieme ai documenti ed era impossibile per lei non riconoscerlo. “Ma tu sei Simone Petralli! –
esclamava. L’intero aeroporto si voltava verso un unico punto, sommergendo in un istante Simone Petralli di rosse
copie di La Via per la Terra di Mezzo da far autografare. Ragazzi sollevavano le maniche delle loro camicie per
mostrare il loro tatuaggio “Vorrei provare a tradurne alcuni passi” traslitterato in rune, ragazze si sollevavano la
maglietta. Assorbito da questo ormai per lui consueto bagno di folla ma mai distratto, Simone Petralli notava
allora un losco individuo con la faccia da responsabile editoriale Bompiani che si dirigeva proprio verso il suo
imbarco, approfittando dell’assenza della security e delle hostess, con vistosi candelotti di dinamite che
sporgevano dalle tasche della giacca. Simone Petralli si lanciava così all’inseguimento, non tanto per la propria
salvezza quanto per quella della giovane donna incinta che aveva prenotato il posto proprio accanto al suo. Il
responsabile Bompiani, sentitosi ormai scoperto nel proprio piano, si gettava in una fuga disperata, scansando gli
addetti della security e tentando invano di seminare Simone Petralli finché, sentitosi in trappola, non afferrava
una hostess puntandole sotto la gola un candelotto di dinamite. Lesto, Simone Petralli si toglieva dalle spalle il
piccolo zainetto, estraeva con una mano l’orsacchiotto di peluche e con l’altra lanciava lo zaino con precisione
in viso all’attentat ore, che sfondava la
vetrata dietro di sé e precipitava nello
spazio sgombro di sotto con la tenda
canadese da otto posti separati, le
dodici scatole di fiammiferi, le sei
pentole fonde e le cinque padelle, le
dodici paia di pantaloni e le
ventiquattro camicie hawaiane, le
settanta canottiere da tamarro, le
qundici magliette da fighetto, il kajak, i
32 Kg di barrette energetiche, i sei
occhiali di riserva, il pigiama a fiori, gli
scarponcini
da
montagna,
gli
scarponcini da arrampicata, gli stivali
da pesca, la canna, il retino, la rete, la
nassa, le
esche vive,
la sua
inseparabile cintura di pitone (vivo), il
suo kit di sopravvivenza con Il Signore
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degli Anelli, Il Silmarillion e la History of Middle-Earth, la bussola, il sestante, il binocolo, il telescopio astronomico, il
microscopio elettronico, la scorta di fumetti sconci le dodici scatole di cartucce per la penna stilografica e,
purtroppo, The Road to Middle-Earth. Rapido, Simone Petralli giungeva a prendere tra le braccia la hostess prima
che potesse cadere anch’ella di sotto e si gettava a terra con lei, mentre di sotto esplodeva il responsabile
Bompiani con i suoi candelotti di dinamite e, soprattutto, con la tenda canadese da otto posti separati, le dodici
scatole di fiammiferi, le sei pentole fonde e le cinque padelle, le dodici paia di pantaloni e le ventiquattro
camicie hawaiane, le settanta canottiere da tamarro, le qundici magliette da fighetto, il kajak, i 32 Kg di barrette
energetiche, i sei occhiali di riserva, il pigiama a fiori, gli scarponcini da montagna, gli scarponcini da
arrampicata, gli stivali da pesca, la canna, il retino, la rete, la nassa, le esche vive, la sua inseparabile cintura di
pitone (vivo), il suo kit di sopravvivenza con Il Signore degli Anelli, Il Silmarillion e la History of Middle-Earth, la
bussola, il sestante, il binocolo, il telescopio astronomico, il microscopio elettronico, la scorta di fumetti sconci le
dodici scatole di cartucce per la penna stilografica e, purtroppo, The Road to Middle-Earth. Pagine di Shippey si
innalzarono verso il cielo in una nuvola che oscurò il sole: mentre la hostess sveniva, Simone Petralli stringeva il suo
orsacchiotto e spendeva due lacrime per le esche vive (prima) ed il pitone della cintura, ma si dirigeva poi lesto
verso il proprio imbarco, con nulla se non il suo orsacchiotto di peluche e un paio di occhialetti ultraleggeri per
fare il figo con le hostess.
Atterrato sul suolo americano, Simone Petralli rifiutava immediatamente l’ipotesi di rallentare il proprio gruppo di
escursione per andare a ricomprare la tenda canadese da otto posti separati, le dodici scatole di fiammiferi, le
sei pentole fonde e le cinque padelle, le dodici paia di pantaloni e le ventiquattro camicie hawaiane, le settanta
canottiere da tamarro, le qundici magliette da fighetto, il kajak, i 32 Kg di barrette energetiche, i sei occhiali di
riserva, il pigiama a fiori, gli scarponcini da montagna, gli scarponcini da arrampicata, gli stivali da pesca, la
canna, il retino, la rete, la nassa, le esche vive, una nuova cintura di pitone (vivo), il suo kit di sopravvivenza con Il
Signore degli Anelli, Il Silmarillion e la History of Middle-Earth, la bussola, il sestante, il binocolo, il telescopio
astronomico, il microscopio elettronico, la scorta di fumetti sconci le dodici scatole di cartucce per la penna
stilografica e una copia di The Road to Middle-Earth, soprattutto non ricordandosi precisamente colore e motivo
delle ventiquattro camicie hawaiane e proseguiva la propria escursione con null’altro se non gli occhialetti
ultraleggeri e l’orsacchiotto di peluche. Mille e mille volte salvava la vita ai propri compagni di viaggio e mille e
mille volte ci provava con le compagne ottenendo sempre e solo una richiesta di farsi autografare la propria
copia di La Via per la Terra di Mezzo. Faceva a testate con le capre nel Glacier National Park quando sentiva un
suono strano provenire dal fiume presso la Upper Yosemite Fall, poche miglia distante, abbandonando quindi la
propria contendente nella gara e lanciandosi a passo di corsa verso il proprio presentimento. Solo pochi istanti
dopo giungeva di fronte al raggelante spettacolo di una grande folla riunita presso il fiume in cui, ormai prossimo
alla grande cascata, annaspava un bambino. Senza pensare ai propri occhialetti ultraleggeri e preoccupandosi
solo di deporre l’orsacchiotto, Simone Petralli si tuffava nelle gelide acque e riusciva ad afferrare il bambino
proprio mentre la corrente li scagliava nel vuoto. Con un agile salto carpiato ed uno scattante colpo di reni,
Simone Petralli si avvitava in un salto mortale all’indietro allungando un braccio per afferrare una radice
sporgente dalle acque della cascata. Appoggiandosi ad essa, riusciva quindi a darsi lo slancio per atterrare sulla
riva e restituire il bimbo alle braccia riconoscenti della madre. Solo più tardi, dopo aver terminato di autografare
copie di La Via per la Terra di Mezzo al pubblico americano ed aver recuperato l’orsacchiotto di peluche, si
rendeva conto di aver perso i propri occhialetti da figo durante il secondo salto carpiato. Infine, nel parco di
Yellowstone, avvertiva il terrore nelle vibrazioni dell’aria ed abbandonava i propri compagni di escursione per
lanciarsi in una corsa disperata nella foresta, senza nemmeno i propri occhialetti ultraleggeri per fare il figo e con
solo il suo orsacchiotto di peluche: non passava molto prima che un urlo agghiacciante risuonasse tra gli alberi.
Lanciandosi dalla rupe cui era giunto, Simone Petralli afferrava a mani nude (dopo aver posato a terra
l’orsacchiotto di peluche) il grande orso grizzly che si stava avventando contro un’inerme fanciulla e lo lanciava
lontano. Mentre l’orso grizzly tentava di strappare a Simone Petralli il braccio, Simone Petralli vibrava nella sua
direzione una sonora testata, declamando ad alta voce la prefazione di Shippey all’edizione italiana di La Via
per la Terra di Mezzo e mandandolo a tappeto. Con il braccio rotto nello scontro, Simone Petralli sollevava quindi
tra le braccia la fanciulla e, dopo averle autografato una copia di La Via per la Terra di Mezzo ed aver
recuperato il proprio orsacchiotto di peluche, la portava in salvo.
Al proprio ritorno sul patrio suolo, trovava una medaglia al valore per gli eroici atti compiuti all’aeroporto prima
della partenza, ma la metteva all’asta su eBay e devolveva il ricavato per le cure mediche dell’orso steso a
Yellowstone (tenendo solo qualche centesimo per comprarsi un meraviglioso cappello a macchie verde muffa).
Si dirigeva quindi alla XIII Hobbiton, dov e veniva accolto con tutti gli onori.
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