La valutazione nel processo di piano
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La valutazione nel processo di piano
XXVI Congresso nazionale INU "Il nuovo piano" Ancona, 17-19 aprile 2008 Piano locale La valutazione nel processo di piano Roberto Gerundo , [email protected] Marialuisa Petti, [email protected] Un Piano urbanistico comunale (Puc) deve garantire l’utilizzo organizzato, economico, attento del territorio, creando valore dalla differenziazione localizzativa. In questo processo è indispensabile tener conto delle esigenze sociali della comunità, perché obiettivo generale del piano è il benessere e lo sviluppo economico della collettività nella salvaguardia ambientale. Da ciò si comprende come il Puc sia un sistema dinamico, processuale, che deve essere continuamente verificato nei suoi effetti e nella sua coerenza. La procedura di formazione di un Puc passa attraverso una serie di fasi interrelate che guidano il decisore dalla definizione degli obiettivi e delle strategie fino alla fase di approvazione, di attuazione ed aggiornamento. Ciascuna di queste fasi dovrebbe essere sottoposta a valutazione di qualità, affinché il prodotto finale sia caratterizzato da giudizi di valore ottimali. Anche se non esiste una procedura di riferimento, i meccanismi di valutazione sono insiti nel processo di pianificazione, perché ogni previsione urbanistica è il risultato di scelte finalizzate al perseguimento degli obiettivi dichiarati. Dalla legge 1150 del 1942 si è assistito a valutazione esterne del piano, ossia legate a procedure di rispetto della normativa e di conformità a leggi e regolamenti, più che a una valutazione di qualità degli strumenti urbanistici. L’attenzione alla valutazione nei processi di piano è cresciuta con l’introduzione dell’obbligo di accompagnare il Puc con Valutazione ambientale strategica (Vas) e le relative forme di partecipazione, introdotte dalle politiche europee e sostenuta da molte leggi regionali. È comunque limitativo ritenere che il piano debba essere valutato solo rispetto alle questioni ambientali, quando gli aspetti della sostenibilità generale devono perseguire non solo la sostenibilità ambientale ma anche sociale ed economica. Fra l’altro, in generale la pianificazione urbanistica comunale, che è il risultato di scelte integrate sul territorio, determina fondamentalmente variazioni di rendita e quindi plusvalori fondiari più che disvalori ambientali. Si propone, dunque, di definire una procedura di valutazione di qualità delle fasi che caratterizzano il processo di piano, che risulta utile strumento di supporto al processo decisionale oltre che strumento di autovalutazione e di controllo dell’intero iter procedurale, necessario per correggerne l’impostazione, qualora vi siano delle carenze, e indirizzarlo verso gli obiettivi indicati, per la gestione ciclica dell’intero processo. In particolare, la fase di pianificazione (figura 1), consiste nella definizione del: - sistema della conoscenza (strutturale ed operativa); - sistema delle scelte strutturali; - sistema delle scelte operative. Il sistema delle scelte strutturali (che fa riferimento al piano strutturale) ha: - valenza ricognitiva perché attiene alla ricognizione dei vincoli e delle invarianti del territorio; - valenza strategica perché attiene alle strategie d’azione sostenibili, condivise, dinamiche e multidisciplinari. 1 Il sistema delle scelte programmatiche (che fa riferimento al piano operativo) comporta la costruzione del sistema della conoscenza operativa. Nell’ambito della definizione del sistema della conoscenza, è necessario costruire: - sistema della conoscenza strutturale: che consente di definire le scelte strutturali e attiene alla conoscenza ricognitiva degli aspetti quali vincoli e invarianti del territorio, degli elementi non modificabili e di lungo periodo; inoltre, attiene alla conoscenza strategica che orienta lo sviluppo di lungo periodo del territorio, in base all’individuazione dei punti di forza, di debolezza, le opportunità e le minacce per il territorio stesso; - sistema della conoscenza operativa: che consente di definire le scelte programmatiche e attiene alla costruzione di un tipo di conoscenza di dettaglio possibile mediante la costruzione dell’anagrafe del territorio, suoli e reti, le cui unità minime di riferimento sono gli edifici, i lotti, gli archi, i nodi. Inoltre, la conoscenza strutturale è la base di riferimento della conoscenza operativa che, a sua volta opera come controllo ciclico delle scelte strategiche. Essa, infatti, consente la validazione delle scelte e l’adeguamento delle scelte strategiche stesse. È possibile considerare tre scenari di riferimento ai fini delle valutazioni: - scenario di base: relativo all’analisi dello stato di fatto del territorio; - scenario di riferimento: relativo all’inquadramento normativo; - scenario di piano: relativo alle fasi di attuazione e gestione del piano. Per costruire lo scenario di base è necessario innovare i meccanismi di fare conoscenza del territorio. La struttura delle basi conoscitive deve essere adeguata per sostenere le scelte di pianificazione, dunque in grado di misurare e quantificare il territorio per esprimere i livelli di efficienza reali del territorio stesso. La costruzione dello scenario di riferimento implica la conoscenza di tutti quegli elementi sovraordinati, collaterali o che attengono alla organizzazione delle scelte previgenti, in corso di attuazione, programmate o già finanziate, riferite al territorio in esame. Dunque, lo scenario di riferimento può essere sia non facilmente modificabile qualora siano in corso l’attuazione di previsioni della precedente azione di pianificazione urbanistica, sia modificabile qualora si fa riferimento ai cosiddetti residui di piano, ossia le previsioni non ancora attuate. Per quanto riguarda lo scenario di piano è necessario costruire un piano di monitoraggio per la valutazione ex-post dell’attuazione delle previsioni e l’aggiornamento dello scenario di base. Per ogni scenario vanno costruiti rispettivamente indicatori di base, di riferimento e di piano, che siano chiari e semplici, economici, verificabili, implementati attraverso l’utilizzo di dati poveri, cioè già disponibili attraverso i soggetti che intervengono nel monitoraggio del territorio (Istat, Censis, Camere di commercio, agenzie regionali,…). La fase di definizione del sistema delle esigenze è trasversale e consiste nel delineare il quadro degli attori che hanno interesse ad essere coinvolti nel processo di piano e costruire un adeguato sistema di ascolto e partecipazione. Secondo le disposizione della Legge regionale Campania 16/2004, come altre leggi regionali, alle fasi preordinate all’adozione e all’approvazione degli strumenti urbanistici devono essere assicurate forme di pubblicità, di consultazione e di partecipazione alle scelte di pianificazione, inoltre, durante il procedimento di formazione del Puc, alla giunta comunale è fatto obbligo la consultazione delle organizzazioni sociali, culturali, economico-professionali, sindacali ed ambientaliste. La pubblicazione del piano e la possibilità di presentare osservazioni in ordine alla proposta di Puc, che eventualmente vengono recepite, possono essere considerate anch’esse meccanismi di partecipazione. Queste tradizionali forme di partecipazione, riconosciute a livello istituzionale, subentrano in momenti specifici del processo di piano, ovvero è possibile distinguere: - una partecipazione preordinata alla formazione del piano: durante la fase iniziale, precedente alle scelte localizzative; 2 - una partecipazione preordinata alla verifica del piano: a valle del processo di pianificazione, ossia dopo l’adozione, quando il piano è pubblicato ed è possibile presentare le osservazioni. Inoltre, qualora siano chiari i tempi e le modalità di partecipazione orientate alla Vas del Puc, è necessario integrare i meccanismi di partecipazione previsti per la formazione del piano e quelli più specificamente necessarie ai fini della Vas del Puc, che evidentemente saranno più orientate alle questioni ambientali. Si propone, quindi, la costruzione di una procedura che ricongiunge il meccanismo partecipativo che si mette in essere col piano a quello previsto nella procedura di Vas, e l’integrazione dei relativi aspetti che si protraggano fino alla fase attuazione e gestione del piano. La consultazione e la partecipazione alle scelte, sia relative alle questioni sociali ed economiche, che ambientali, va garantita soprattutto durante la costruzione degli indirizzi di politica urbanistica che rispetto alle scelte localizzative di dettaglio. Da ciò il ruolo fondamentale della componente strutturale del piano, risultato delle scelte strategiche e orientata: - all’insieme dei potenziali fruitori del territorio in quanto cittadini-utenti, imprenditori, rappresentanze organizzate di interessi economici; - al sistema degli enti locali, quali comuni geograficamente limitrofi o legati da intense relazioni di interdipendenza funzionale o spaziale, e degli enti sovraordinati, quali provincia, comunità montana, regione e Stato, nelle sue articolazioni territoriali, e degli enti economici ad esso collegati. L’insieme di tali soggetti ha interesse, per vari motivi, a conoscere le determinazioni strutturali di un ente locale nell’esercizio del governo del territorio, sia in termini di controllo che di collaborazione al perseguimento di obiettivi comuni. In particolare, possono rappresentare l’avvio di un confronto anticipativo finalizzato alla richiesta di un esplicito consenso sulle scelte di pianificazione in via di formulazione, da parte degli organismi istituzionalmente preposti all’esame degli strumenti urbanistici di competenza comunale. Figura 1 - Il processo di piano: momenti soggetti a valutazione di qualità 3