Latte, yogurt, frutta secca I «distributori» di salute

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Latte, yogurt, frutta secca I «distributori» di salute
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CRONACHE
Corriere della Sera Domenica 24 Luglio 2016
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#
Latte, yogurt, frutta secca
I «distributori» di salute
 Tre deputati
del Partito
democratico
hanno
presentato
una proposta
di legge
per contrastare
l’obesità
infantile
in Italia
 L’obiettivo
è inserire
nell’alimentazione maggiori
quantità di
verdura,
frutta e
prodotti
integrali
a scapito
di merendine
e patatine fritte
e altri cibi
«spazzatura»
 La lista dei
cibi da evitare
sarà stilata
insieme
dai ministeri
di Agricoltura,
Salute
e Istruzione
 La proposta
di legge è stata
assegnata alla
commissione
Affari sociali di
Montecitorio
e sarà
incardinata
a ottobre
Niente più dolci e patatine
Pronta una legge per bandire
dalle macchinette a scuola
le merendine ipercaloriche:
«Una black list degli snack»
S
top alle merendine e
alle patatine fritte, sì
allo yogurt, al latte, alla frutta e alla verdura
fresca, ai biscotti integrali con la marmellata biologica. È l’obiettivo di una proposta di legge presentata da
tre parlamentari del Pd per dire basta al junk food a scuola,
e chiedere che venga introdotto per la prima volta l’obbligo
per gli esercenti dei distributori automatici di rifornire le
«macchinette» a scuola di alimenti sani, freschi e naturali.
Ed evitare «alimenti e bevande contenenti un elevato apporto di acidi grassi saturi,
acridi grassi trans, zuccheri
semplici aggiunti, sodio, nitriti e nitrati utilizzati come
additivi, dolcificanti, teina,
caffeina, taurina», come si
legge nel testo della proposta
firmata da Umberto D’Ottavio,
Massimo Fiorio e Luigi Dallai.
Ma come verrà stilata la
black list delle sostanze da
evitare per gli studenti? «Sarà
un tavolo interministeriale,
tra Salute, Agricoltura e Iscrizione, a decidere», spiega Fiorio. «Oltre ai prodotti freschi,
ci sono tanti snack, come la
frutta secca, che possono essere inseriti, e sono una fonte
di calorie e grassi buoni per i
ragazzi». La proposta di legge
è stata assegnata alla commissione Affari sociali, e sarà incardinata a ottobre. Perché
L’intervista

La parola
JUNK FOOD
Il termine meglio
conosciuto in italiano
come «cibo spazzatura» è
stato utilizzato per la prima
volta nel 1950 da Michael
F. Jacobson. Per il
nutrizionista americano
«spazzatura» sono tutte
quelle sostanze con basso
valore nutrizionale e
ricchezza di grassi o
zuccheri. Come
hamburger, hot dog,
patate fritte e bibite. L’uso
prolungato di alimenti
«spazzatura» potrebbe
favorire l’insorgenza di
obesità, diabete e alcuni
tipi di cancro. All’Istituto
Scripps , in Florida, hanno
dimostrato che il junk food
agisce sui recettori della
dopamina (e dunque
sull’organismo) come le
droghe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
una legge? Ad allarmare i deputati sono stati i dati (ministero della Salute, Iss, Miur)
sull’alimentazione dei bambini e dei ragazzi italiani: il sovrappeso è molto più diffuso
che negli altri Paesi europei,
con fasce di età — come quel-
Il ministro
Giannini favorevole:
«L’educazione alla
salute deve entrare
nel curriculum»
ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI
L’iniziativa
scuola, dove è più facile ingurgitare calorie «cattive» comprando qualcosa con pochi
spiccioli al distributore. «Sappiamo che i venditori di distributori automatici stanno già
storcendo il naso, perché poi
dovranno adeguare loro la distribuzione — spiega Fiorio
—. Ma gradualmente troveremo, con l’accordo di tutti, il
modo migliore per dare una
pausa sana ai nostri ragazzi».
In questa ottica, fondamentale sarà la collaborazione con
le aziende agricole.
Niente più bibitone gassate
e tortine farcite dunque?
«L’esclusione non è mai una
cosa positiva — dice Dallai —.
L’obiettivo è che i ragazzi arrivino a scegliere liberamente i
cibi per loro migliori. E anche
tenere in conto gli interessi
immediati di chi lavora nella
distribuzione. Ma la prospettiva è di ridurre in maniera significativa la possibilità di
procurarsi questi cibi, che
non sono i più adatti». E infatti la proposta di legge si esten-
L’allarme
Per i dati ministeriali
il 25% degli scolari
tra gli 8 e i 10 anni è
ritenuto sovrappeso
la tra 8 e 10 anni — dove la
percentuale di ragazzini «in
carne» arriva al 25%.
«E il 43-44% dei genitori —
spiega Fiorio — non collega il
comportamento alimentare
con lo stato di salute. Per questo meglio intervenire dalla
de anche ad «altri luoghi pubblici frequentati soprattutto
da minori».
Soddisfatta la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini,
che dà «pieno sostegno» alle
iniziative parlamentari che integrano «la più ampia politica
del governo: inserire nel curriculum degli studenti l’educazione alla salute». Una priorità, per Giannini, che ha infatti voluto inserirla anche
nella riforma della Buona
scuola: «Dagli aspetti alimentari a quelli motori, alla promozione dello stile di vita italiano che ci caratterizza nel
mondo ed è parte integrante
della nostra identità, la scuola
deve esserne la prima testimone».
Valentina Santarpia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«La lettera a mio figlio di 10 anni per cacciarlo di squadra»
Era iscritto a una scuola di calcio: gli hanno annunciato che non rientra più nei piani del mister
«Inviamo la presente per
comunicarti che non rientri
più nei quadri tecnici della nostra società in vista della stagione sportiva 2016/2017. Nel
ringraziarti dell’impegno profuso a favore dei colori bianconeri, ti salutiamo cordialmente». La formula è pari pari il
congedo degli allenatori di serie A; ma il destinatario è un
bambino di dieci anni, un
«pulcino», come si dice nel
gergo del calcio. Non contenta
di allenatori che invitano i baby calciatori «ad attaccare lo
spazio», di genitori che inveiscono contro gli avversari come capi ultrà, la galleria degli
orrori del pallone si fregia di
questo ulteriore episodio che
arriva da Parma, il «pulcino»
scartato perché non rientra
nei piani del mister.
«Non ci volevo credere»
spiega la madre del protagonista involontario della vicenda,
uno scolaro che si appresta a
iniziare la quinta elementare e
che ha denunciato il fattaccio
alla Gazzetta di Parma.
Signora, sognavate la serie
A per vostro figlio?
«Per carità. Crediamo al va-
La vicenda
 Con il
termine
«pulcini» si
intendono nel
mondo del
calcio i
giocatori che
hanno una età
compresa tra
gli 8 e gli 11
anni. Giocano
su un campo
più piccolo
rispetto a
quello a undici
 Un «pulcino»
dello «Juventus
club Parma»,
una scuola
calcio, è stato
allontanato con
una lettera
spedita a casa
in cui era
scritto che il
bambino «non
rientra più nei
piani tecnici
della società»
Benservito La lettera spedita al baby calciatore
lore educativo dello sport tanto che oltre al calcio, mio figlio
pratica judo. Avevamo scelto
quella scuola calcio perché ci
era stata descritta come molto
seria, perché portava il marchio della Juventus ed era intitolata a Gaetano Scirea, un
simbolo di lealtà e impegno».
L’episodio era stato preceduto da qualche avvisaglia?
«Il bambino non ha mai saltato un allenamento che piovesse o nevicasse lui era sempre là. Nella seconda parte del
campionato aveva pure giocato come portiere perché il titolare si era infortunato. Però
qualche genitore si era lamentato perché il figlio restava in
panchina e il presidente aveva
risposto “decide l’allenatore”.
 Il commento
Il diritto al gioco dei nostri «pulcini»
di Paolo Di Stefano
U
na lettera con il formulario
tipico del licenziamento
aziendale: Lessico d’impresa.
Fatto sta che l’impresa è una squadra di calcio per ragazzini. Già sarebbe un colpo contro l’orgoglio di
un adulto, figurarsi se viene rivolta a
un «pulcino» di dieci anni che nella
sua squadra ha gli amici con cui ha
passato ore di gioco. Il pianto era il
minimo che ci si poteva aspettare,
anche se non è previsto dal rigido
codice dirigenziale. Il passo successivo è stata la lettera dei genitori,
feriti quanto e forse più del bambino, che hanno pensato di rendere
noto l’episodio. Parlando di «macelleria sociale», e anche in questo
caso perdendo un po’ il controllo
delle parole. La replica societaria
cela tra le righe il vero nodo della
faccenda: la qualità della prestazione. Legittima la selezione, ma resta
incomprensibile come una dirigenza che pretenda di trattare con i
«pulcini», oltre a possedere le necessarie competenze tecnico-tattiche e amministrative, non sia dotata
di un livello minimo di psicologia e
di comunicazione adeguato all’età. È
l’idea pervasiva di un mondoazienda che ci contiene tutti, piccoli
e grandi, dalla nascita alla morte,
senza sfumature intermedie e senza
neppure la capacità di distinguere
tra la sfera del piacere infantile e
quella del lavoro adulto (diventato
spesso, quello sì, «macelleria
sociale»).
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Con atleti di 10 anni? E il diritto
al gioco stabilito anche dall’Unicef che fine fa?».
E infatti ecco arrivare per
posta il benservito. Cosa è
successo quella mattina?
«La società aveva comunicato una scrematura dei tesserati. La lettera era indirizzata a
mio figlio in persona. Lui la
apre e scoppia a piangere.
Questa è macelleria sociale».
La vostra prima reazione?
«Ho mandato una mail alla
sede della Juve a Torino: mi
hanno risposto in due ore scusandosi e dicendo che la scuola di Parma usa in modo abusivo il loro nome. Ma adesso
mio figlio continua a chiedermi se potrà tornare a giocare
con i suoi amici e io non so cosa rispondergli».
Pot re b b e r a cco n t a r g l i
l’aneddoto riferito dal presidente del Genoa ed ex Como o
Preziosi: gli spedirono un
quattordicenne per un provino. Per i tecnici era scarso. Il
ragazzino era Lionel Messi.
Non sempre i grandi sanno
usare la testa e il cuore.
Claudio Del Frate
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