Latte, yogurt, frutta secca I «distributori» di salute
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Latte, yogurt, frutta secca I «distributori» di salute
Codice cliente: 8727381 CRONACHE Corriere della Sera Domenica 24 Luglio 2016 19 # Latte, yogurt, frutta secca I «distributori» di salute Tre deputati del Partito democratico hanno presentato una proposta di legge per contrastare l’obesità infantile in Italia L’obiettivo è inserire nell’alimentazione maggiori quantità di verdura, frutta e prodotti integrali a scapito di merendine e patatine fritte e altri cibi «spazzatura» La lista dei cibi da evitare sarà stilata insieme dai ministeri di Agricoltura, Salute e Istruzione La proposta di legge è stata assegnata alla commissione Affari sociali di Montecitorio e sarà incardinata a ottobre Niente più dolci e patatine Pronta una legge per bandire dalle macchinette a scuola le merendine ipercaloriche: «Una black list degli snack» S top alle merendine e alle patatine fritte, sì allo yogurt, al latte, alla frutta e alla verdura fresca, ai biscotti integrali con la marmellata biologica. È l’obiettivo di una proposta di legge presentata da tre parlamentari del Pd per dire basta al junk food a scuola, e chiedere che venga introdotto per la prima volta l’obbligo per gli esercenti dei distributori automatici di rifornire le «macchinette» a scuola di alimenti sani, freschi e naturali. Ed evitare «alimenti e bevande contenenti un elevato apporto di acidi grassi saturi, acridi grassi trans, zuccheri semplici aggiunti, sodio, nitriti e nitrati utilizzati come additivi, dolcificanti, teina, caffeina, taurina», come si legge nel testo della proposta firmata da Umberto D’Ottavio, Massimo Fiorio e Luigi Dallai. Ma come verrà stilata la black list delle sostanze da evitare per gli studenti? «Sarà un tavolo interministeriale, tra Salute, Agricoltura e Iscrizione, a decidere», spiega Fiorio. «Oltre ai prodotti freschi, ci sono tanti snack, come la frutta secca, che possono essere inseriti, e sono una fonte di calorie e grassi buoni per i ragazzi». La proposta di legge è stata assegnata alla commissione Affari sociali, e sarà incardinata a ottobre. Perché L’intervista La parola JUNK FOOD Il termine meglio conosciuto in italiano come «cibo spazzatura» è stato utilizzato per la prima volta nel 1950 da Michael F. Jacobson. Per il nutrizionista americano «spazzatura» sono tutte quelle sostanze con basso valore nutrizionale e ricchezza di grassi o zuccheri. Come hamburger, hot dog, patate fritte e bibite. L’uso prolungato di alimenti «spazzatura» potrebbe favorire l’insorgenza di obesità, diabete e alcuni tipi di cancro. All’Istituto Scripps , in Florida, hanno dimostrato che il junk food agisce sui recettori della dopamina (e dunque sull’organismo) come le droghe. © RIPRODUZIONE RISERVATA una legge? Ad allarmare i deputati sono stati i dati (ministero della Salute, Iss, Miur) sull’alimentazione dei bambini e dei ragazzi italiani: il sovrappeso è molto più diffuso che negli altri Paesi europei, con fasce di età — come quel- Il ministro Giannini favorevole: «L’educazione alla salute deve entrare nel curriculum» ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI L’iniziativa scuola, dove è più facile ingurgitare calorie «cattive» comprando qualcosa con pochi spiccioli al distributore. «Sappiamo che i venditori di distributori automatici stanno già storcendo il naso, perché poi dovranno adeguare loro la distribuzione — spiega Fiorio —. Ma gradualmente troveremo, con l’accordo di tutti, il modo migliore per dare una pausa sana ai nostri ragazzi». In questa ottica, fondamentale sarà la collaborazione con le aziende agricole. Niente più bibitone gassate e tortine farcite dunque? «L’esclusione non è mai una cosa positiva — dice Dallai —. L’obiettivo è che i ragazzi arrivino a scegliere liberamente i cibi per loro migliori. E anche tenere in conto gli interessi immediati di chi lavora nella distribuzione. Ma la prospettiva è di ridurre in maniera significativa la possibilità di procurarsi questi cibi, che non sono i più adatti». E infatti la proposta di legge si esten- L’allarme Per i dati ministeriali il 25% degli scolari tra gli 8 e i 10 anni è ritenuto sovrappeso la tra 8 e 10 anni — dove la percentuale di ragazzini «in carne» arriva al 25%. «E il 43-44% dei genitori — spiega Fiorio — non collega il comportamento alimentare con lo stato di salute. Per questo meglio intervenire dalla de anche ad «altri luoghi pubblici frequentati soprattutto da minori». Soddisfatta la ministra dell’Istruzione Stefania Giannini, che dà «pieno sostegno» alle iniziative parlamentari che integrano «la più ampia politica del governo: inserire nel curriculum degli studenti l’educazione alla salute». Una priorità, per Giannini, che ha infatti voluto inserirla anche nella riforma della Buona scuola: «Dagli aspetti alimentari a quelli motori, alla promozione dello stile di vita italiano che ci caratterizza nel mondo ed è parte integrante della nostra identità, la scuola deve esserne la prima testimone». Valentina Santarpia © RIPRODUZIONE RISERVATA «La lettera a mio figlio di 10 anni per cacciarlo di squadra» Era iscritto a una scuola di calcio: gli hanno annunciato che non rientra più nei piani del mister «Inviamo la presente per comunicarti che non rientri più nei quadri tecnici della nostra società in vista della stagione sportiva 2016/2017. Nel ringraziarti dell’impegno profuso a favore dei colori bianconeri, ti salutiamo cordialmente». La formula è pari pari il congedo degli allenatori di serie A; ma il destinatario è un bambino di dieci anni, un «pulcino», come si dice nel gergo del calcio. Non contenta di allenatori che invitano i baby calciatori «ad attaccare lo spazio», di genitori che inveiscono contro gli avversari come capi ultrà, la galleria degli orrori del pallone si fregia di questo ulteriore episodio che arriva da Parma, il «pulcino» scartato perché non rientra nei piani del mister. «Non ci volevo credere» spiega la madre del protagonista involontario della vicenda, uno scolaro che si appresta a iniziare la quinta elementare e che ha denunciato il fattaccio alla Gazzetta di Parma. Signora, sognavate la serie A per vostro figlio? «Per carità. Crediamo al va- La vicenda Con il termine «pulcini» si intendono nel mondo del calcio i giocatori che hanno una età compresa tra gli 8 e gli 11 anni. Giocano su un campo più piccolo rispetto a quello a undici Un «pulcino» dello «Juventus club Parma», una scuola calcio, è stato allontanato con una lettera spedita a casa in cui era scritto che il bambino «non rientra più nei piani tecnici della società» Benservito La lettera spedita al baby calciatore lore educativo dello sport tanto che oltre al calcio, mio figlio pratica judo. Avevamo scelto quella scuola calcio perché ci era stata descritta come molto seria, perché portava il marchio della Juventus ed era intitolata a Gaetano Scirea, un simbolo di lealtà e impegno». L’episodio era stato preceduto da qualche avvisaglia? «Il bambino non ha mai saltato un allenamento che piovesse o nevicasse lui era sempre là. Nella seconda parte del campionato aveva pure giocato come portiere perché il titolare si era infortunato. Però qualche genitore si era lamentato perché il figlio restava in panchina e il presidente aveva risposto “decide l’allenatore”. Il commento Il diritto al gioco dei nostri «pulcini» di Paolo Di Stefano U na lettera con il formulario tipico del licenziamento aziendale: Lessico d’impresa. Fatto sta che l’impresa è una squadra di calcio per ragazzini. Già sarebbe un colpo contro l’orgoglio di un adulto, figurarsi se viene rivolta a un «pulcino» di dieci anni che nella sua squadra ha gli amici con cui ha passato ore di gioco. Il pianto era il minimo che ci si poteva aspettare, anche se non è previsto dal rigido codice dirigenziale. Il passo successivo è stata la lettera dei genitori, feriti quanto e forse più del bambino, che hanno pensato di rendere noto l’episodio. Parlando di «macelleria sociale», e anche in questo caso perdendo un po’ il controllo delle parole. La replica societaria cela tra le righe il vero nodo della faccenda: la qualità della prestazione. Legittima la selezione, ma resta incomprensibile come una dirigenza che pretenda di trattare con i «pulcini», oltre a possedere le necessarie competenze tecnico-tattiche e amministrative, non sia dotata di un livello minimo di psicologia e di comunicazione adeguato all’età. È l’idea pervasiva di un mondoazienda che ci contiene tutti, piccoli e grandi, dalla nascita alla morte, senza sfumature intermedie e senza neppure la capacità di distinguere tra la sfera del piacere infantile e quella del lavoro adulto (diventato spesso, quello sì, «macelleria sociale»). © RIPRODUZIONE RISERVATA Con atleti di 10 anni? E il diritto al gioco stabilito anche dall’Unicef che fine fa?». E infatti ecco arrivare per posta il benservito. Cosa è successo quella mattina? «La società aveva comunicato una scrematura dei tesserati. La lettera era indirizzata a mio figlio in persona. Lui la apre e scoppia a piangere. Questa è macelleria sociale». La vostra prima reazione? «Ho mandato una mail alla sede della Juve a Torino: mi hanno risposto in due ore scusandosi e dicendo che la scuola di Parma usa in modo abusivo il loro nome. Ma adesso mio figlio continua a chiedermi se potrà tornare a giocare con i suoi amici e io non so cosa rispondergli». Pot re b b e r a cco n t a r g l i l’aneddoto riferito dal presidente del Genoa ed ex Como o Preziosi: gli spedirono un quattordicenne per un provino. Per i tecnici era scarso. Il ragazzino era Lionel Messi. Non sempre i grandi sanno usare la testa e il cuore. Claudio Del Frate © RIPRODUZIONE RISERVATA