Chiedetemi com`era Milano

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Chiedetemi com`era Milano
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Corriere della Sera Sabato 10 Novembre 2012
MI
WEEKEND A FIN DI BENE
Cultura
&Tempo libero
Dai giochi del Fai ai capi sportivi del Progetto Itaca
Un fine settimana di vendite benefiche
superscontate. A iniziare dalla moda
sportiva al temporary per Progetto
Itaca in via Asti 17, ore 10-18:
caldissimi piumini Woolrich per lui e lei,
linea invernale Fred Perry, giacche Gant,
borse DafDesign. Vintage? In Porta
Romana, all’Istituto Cimabue, via San
Calimero 4, ore 9.30-20: la onlus Anna
Biagi Rubini ha scovato capi firmati anni
’60-’80: tailleur Chanel, giacche Armani,
camicie Yves Saint Laurent, vestiti
Ferragamo e Alberta Ferretti. Il regno
dei più piccoli si trova invece a Villa
Necchi Campiglio (foto), via Mozart 14,
ore 10-18, dove, oggi e domani, si tiene
una vendita per il Fai di giochi in legno
e passatempi didattici, libri e
abbigliamento under 10. In più
laboratori per bambini. Per chi è a
caccia di anticipazioni per i regali di
Natale, c’è l’eclettico mercato della
Società San Vincenzo ospitato nei saloni
del Circolo Filologico, via Clerici 10, ore
10-19: abbigliamento e accessori per
uomo, donna e bambino, biancheria per
la casa, coperte di cashmere, ceramiche,
gioielli. Tutte le vendite sono aperte
anche domani. (Marta Ghezzi)
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Tra cinema e teatro
Personaggi Un libro, l’infanzia, il presente, il futuro
Giacomo Poretti si mette a nudo (senza nostalgia)
Giacomo Poretti (nella foto di
Duilio Piaggesi), 56 anni, fa parte
del celebre trio comico Aldo,
Giovanni e Giacomo. Lanciati in tv
dalla Gialappa («Mai dire gol»), i tre
attori hanno avuto grande
successo al cinema e in teatro. Il
nuovo spettacolo «Ammutta
muddiga» debutterà a Pavia il 30
novembre per poi arrivare a
Milano a febbraio 2013. Giacomo è
sposato con Daniela Cristofori con
cui ha un figlio, Emanuele, di 6 anni
Chiedetemi
com’era Milano
«Una Spoon River lombarda
dove non c’è posto per i grattacieli»
S
ì, è proprio lui, il 33,33% del celebre Trio, quel Giacomo (Poretti) bambino che sorride un po’
malinconico sulla copertina della prima prova d’autore «Alto come un vaso di gerani» (Mondadori), mentre
sul retro c’è il Giacomo che conosciamo con baffi, pizzetto e nodo scappino. Ma, udite e stupite, il delicato volume di recherche di una provincia
dell’Alto milanese perduta, non contiene nulla che riguardi teatro, film,
carriera: «Per quella c’è tempo, stavolta mi sono messo a nudo». Intende che, dividendo il tempo morale e
materiale in quattro stagioni, l’uomo
e non l’attore guarda in flash back al
suo personale passato inserendolo
con sincerità su quinte di provincia
rassicurante, la natìa Villa Cortese,
Biografia
S’intitola «Alto come un
vaso di gerani»
(Mondadori) il primo
libro scritto da Giacomo
Poretti (sotto la
copertina). Si tratta di
una biografia semiseria
in cui il comico racconta
non solo la sua vita, ma
anche un mondo che
non c’è più. Quello della
provincia lombarda
dove è nato e cresciuto
❜❜
In questa città ci sono
più semafori che
alberi, più happy hour
che librerie, più
discoteche che licei
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presso Legnano, con oratorio e campo di calcio, bar con le bocce, garage.
E la sicurezza, se il prete diceva una
buona parola, di un posto fisso alla
Franco Tosi, dove lavoravano i Legnanesi di Musazzi, la colonia estiva.
Per esser chiaro, Giacomo parte
con una dedica al figlio di 6 anni,
Emanuele, e spiega: «A quattro mesi
dalla sua nascita ho sentito di dover
scrivere un diario per lui, preparandomi al giorno in cui me l’avrebbe
chiesto». Ma poi l’iter del dubbio per
l’azzardo della proposta letteraria. In-
(è originario di Villa
Cortese, nei pressi di
Legnano), i riti, gli
incontri, i luoghi: «Mi
manca quel mondo di
semplicità dove il 98%
delle persone erano
operai e contadini. Poi
c’erano il dottore.
l’ingegnere. I rapporti, e
la vita, erano più
omogenei»
fine accetta con la clausola che non
sarà la storia del Trio, ma uno Spoon
River lombardo (c’è una scena proprio al cimitero del paese) e citazioni
di film e libri: Giacomo, nato nel
1956 piangendo per un’ora, è un fan
delle cose belle ovunque si annidino.
E se Woody Allen quando gli chiedono della morte dice «sono contrario», Giacomo ha un senso di accettazione che lo inserisce nella ruota del
mondo, consapevolezza che gli viene dopo la lunga e felice stagione dell’adolescenza. Ma quel mondo che
descrivi siamo sicuri che esiste? «No,
siamo sicuri che non c’è più e non volevo l’operazione nostalgia. Sentivo
solo il dovere di una testimonianza:
nella mia avventura terrestre mi è capitato per tre decenni di vivere in un
luogo così». Ma la sua avventura terrestre prevede anche momenti di ilarità come l’intervista
a un atomo di carbonio che sembra già uno sketch pronto e l’irresistibile schizzo sociologico
di Milano «città dove ci sono
più semafori che alberi, più discoteche che licei classici, più
happy hour che librerie; ma i
telefonini sono pari con le automobili, due per ogni milanese». A questa città dove le code si fanno solo nei negozi di Montenapoleone o alla Caritas, come si fa a
non voler bene? «Io ci ho trovato lavoro, amore e un figlio, so che è una
città faticosa, dove si scappa nei
weekend, ma che dà opportunità, vedi il teatro».
A questo proposito, il Trio contribuirà, tornando sul palco degli Arcimboldi da metà febbraio a tutto
marzo (con debutto al Fraschini di
Pavia il 30 novembre) con lo show
«Ammutta muddiga, che in siciliano
significa "spingi mollichina", datti
con amici a verniciare di rosso la bandiera del monumento ai Caduti, poi
prontamente ridipinta. Confessione
piena. Tranquillo, sarà caduto in prescrizione. Ma c’è anche una lettera al
sindaco delle anime, a Sua Eminenza, molto diversa dal genere Eminenz della Littizzetto. Lei aveva tutte
le caratteristiche del Legnanese doc,
anche il buon cuore socialista della
vecchia compagnia operaia: come
mai non ci entrò? «Li adoravo, a casa
nel mangiadischi cantavano solo loro e infatti mi presentai all’audizione
ma Musazzi mi guardò, misurò e disse: "Vidaremm". Che oggi si traduce:
"Le faremo sapere"».
Oggi cosa le manca di più di questo angolo felice spazzato via dall’omologazione del peggior consumi-
❜❜
Feci un provino per i
Legnanesi. Musazzi mi
guardò, mi misurò e
disse: "Vidaremm".
Cioè "Le faremo sapere"
❜❜
Aldo e Giovanni? Hanno letto
quello che ho scritto. Niente
complimenti, ma una mano
sulla spalla e il cuore gonfio
di commozione
da fare. L’alternativa milanese era "disciules" ma abbiamo fatto le primarie sul titolo e ha vinto il siculo». I
suoi compagni hanno letto il libro?
«Lo hanno letto: noi siamo schivi dai
complimenti, basta una mano appoggiata sulla spalla e il cuore gonfio di
commozione e questo l’ho sentito».
Si scoprono tante cose del Giacomo tranquillo padre di famiglia, che
però la notte del 24 aprile 1975 andò
smo? «Mi manca quel mondo di semplicità dove il 98% erano operai e contadini poi c’erano il dottore, l’ingegnere, suo figlio e c’era omogeneità
di vita e di rapporti. Una facilità e felicità di contatti e rapporti che a Milano ora non c’è più e mi fa soffrire perché non mi piace la vita verticale dei
grattacieli ma quella orizzontale dove suoni a casa di un amico e vai a
trovarlo anche senza mail o messaggino».
Latte Fresco Carnini:
solo latte lombardo
il sapore della freschezza
ura:
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Maurizio Porro
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