Prima tappa: di fronte al ponte levatoio

Transcript

Prima tappa: di fronte al ponte levatoio
Visita del forte Nazional anticamente Forte reale
Monumento storico dal 1906
Benvenuti al Forte Nazionale.
Prima di cominciare la visita, vorremmo insistere sulla vostra sicurezza: data la particolare
configurazione dei luoghi, questo monumento può infatti presentare alcuni pericoli. Trattandosi di
un monumento storico vincolato, non è stata possibile la realizzazione di ringhiere perimetrali.
Vi preghiamo dunque di essere molto attenti, di non montare sui parapetti e di sorvegliare i più
giovani per evitare ogni tipo d'incidente.
Prima tappa: di fronte al ponte levatoio
Il Forte Nazionale è stato classificato monumento storico nel 1906 ed è proprietà privata dal 1927.
Il Forte ha portato nel corso dei secoli il nome di Forte Reale sotto il regno dei re di Francia, di
Forte dell’Islet durante la Rivoluzione e di Forte Imperiale all’epoca dell'Impero.
Alcune parole sulla rupe dell’Islet sopra la quale il Forte è stato costruito.
Fino al 1689, data della costruzione del Forte, la rupe si chiamava Islet.
Questo blocco roccioso all'epoca sembrava più imponente di oggi. Al suo vertice si innalzava un
faro detto il “ Pharillon ”, una sorta di lanterna in cui, nelle notti senza luna, si bruciavano materie
resinose per guidare la rotta delle navi.
Un faro simile veniva acceso alla punta del capo Fréhel che vi sarà indicato nel corso della visita.
La rupe dell’Islet era anche il luogo d'esecuzione dei condannati a morte della Signoria di SaintMalo.
I condannati recitavano la loro ultima preghiera ai piedi di un grande crocifisso denominato “la
croce degli Ardrès” o “degli Ardrillés”, prima di espiare i loro delitti con il fuoco.
Successivamente, nello stesso luogo, furono alzate le forche 1 per impiccare i criminali.
Alla fine del Seicento Luigi XIV prese coscienza dell'importanza strategica di Saint-Malo e incaricò
Sébastien Le Prestre de Vauban, il grande ingegnere militare, di accelerare ed intensificare i lavori
di difesa della città corsara. Sfruttando al massimo la topografia, Vauban trasformò ogni isoletta in
avamposto.
102 pezzi d'artiglieria serviti da 1300 cannonieri e moschettieri impedivano l'avvicinamento alla
cinta muraria.
Nel 1682 la rocca dell’Islet fu attribuita al demanio statale da una sentenza reale.
Cosi Vauban ne elaborò i piani di difesa che furono poi realizzati da Siméon de Garangeau,
architetto di Saint-Malo, che costruì anche le mura della città.
1
Forche: patiboli.
La costruzione del Forte ebbe inizio nel 1689 e aggiunse 23 cannoni supplementari alla difesa della
città corsara. Potrete, del resto, vedere nel corso della visita due copie di questi cannoni: sono
colubrine 2 .
Il loro tiro teso permetteva di aprire una via d'acqua nella nave nemica prima di sparare una palla di
mortaio di una dimensione più grande per farla affondare.
Come potete vedere, Vauban seppe ben adattare lo stile delle sue costruzioni al paesaggio naturale.
Così, su questo muro, potete ammirare il modo in cui la rupe è stata scolpita per realizzare un
collegamento perfetto tra la roccia e l’opera muraria.
Tutto attorno alle mura avete potuto osservare che le costruzioni formano un solo blocco
indistruttibile con la roccia.
La prima pianta conservata del Forte è datata 1691 e porta la firma di Garangeau (potete vedere la
sua riproduzione qui sul pannello).
Nel 1704 i lavori erano abbastanza avanzati per permettere a Vauban di far installare i mortai.
Il forte contava 14 cannoni l'anno successivo.
Dotato di 41 aperture o feritoie nel 1700, il forte è stato modificato molte volte fino al 1743.
Presenta un piccolo fronte d'entrata delimitato da due semibastioni e un contrafforte 3 verso
l’ormeggio della Fossa dei Normanni.
Di una superficie di circa 4.000 metri quadri, come vedete, è delimitato da questa seconda cinta
muraria che è di costruzione più recente rispetto alle mura di Vauban.
È stata infatti aggiunta nel 1849 per proteggere il Forte Imperiale non soltanto contro le offensive
dal mare, ma anche contro gli attacchi delle truppe di fanteria che il nemico poteva far sbarcare a
terra.
Camminando lungo questa prima cinta muraia, avrete osservato che le riseghe e le feritoie
permettono la difesa con il fucile di tutti gli accessi del Forte.
Qui vedete il bastione che assicura la difesa del Forte. Ora entreremo nella fortezza di Vauban. Vi
spiegherò al ritorno il meccanismo del ponte levatoio. Osservate al passaggio lo spessore della
pesante porta.
Seconda tappa: vicino al pozzo
Qui, sotto i nostri piedi, si trovano le cisterne del forte. Di una capacità di oltre 50.000 litri,
potevano soddisfare le necessità di una guarnigione importante.
Sono alimentate con l'acqua piovana raccolta da una grondaia di granito che vi mostrerò sull'altro
lato del corpo di guardia. Quest'acqua viene smaltita tramite un sistema di canalizzazioni e di filtri
su sabbia fino alle cisterne. Qui, l'apertura delle cisterne. (botola situata all'angolo sud orientale
vicino alle mura)
Da questa feritoia avete una vista particolarmente pittoresca sui bastioni di Saint-Malo e sul vecchio
castello della duchessa Anne.
È su questa spiaggia che, qua ndo era bambino, l'autore François-René de Châteaubriand (17681848), anch’egli di Saint-Malo, giocava con i suoi compagni scalando il frangiflutti e correndo
nell’acqua.
Racconta lui stesso nelle sue "Memorie dall’Oltretomba", che un giorno, essendo finito con i suoi
amici fra le onde, le anziane servitrici avevano dovuto tirarsi su le gonnelle per salvare quei giovani
imprudenti.
Chateaubriand è sepolto nell'isola del grande Bé che vedete qui a destra.
La sua tomba si trova di fronte al mare: una semp lice lapide sormontata da un pesante crocifisso di
granito.
2
3
Colubrina: artiglieria lunga e sottile usata anticamente.
Contrafforte: terrapieno e muro di sostegno attorno al corpo fortificato.
Dopo quest'evocazioni poetiche, ritorniamo ad episodi guerrieri ed epici più caratteristici del Forte
Nazionale.
È infatti ai piedi del Forte Imperiale, come si chiamava all'epoca -alcuni sostengono che può anche
essere precisamente su questa piattaforma-, che il famoso corsaro Robert Surcouf (1773-1827)
sostenne, solo contro dodici ufficiali prussiani, uno dei duelli più famosi della nostra storia.
Nell'anno 1815 dodici ufficiali prussiani del reggimento d'occupazione di Dinan erano a tavola in
una taverna di Saint-Malo dove Surcouf ed i suoi amici si trovavano.
Quest'ufficiali esprimevano opinioni provocatorie. Uno di loro pronunciò anche a voce alta delle
parole insultanti per la Francia. A quel punto Surcouf esplose dalla rabbia, prese una sedia e la
ruppe sulla testa dell'ufficiale prussiano. “Sono Surcouf, signori, e non è mia abitudine battermi
usando delle sedie". Allora Surcouf andò a cercare la sua sciabola e pregò i suoi due amici di
accompagnarlo come testimoni.
I dodici ufficiali prussiani accettarono la sfida di Surcouf e si recarono al forte.
Cosi ebbe luogo il più tremendo dei duelli durante il quale Surcouf fece soccombere uno alla volta i
suoi primi undici avversari.
Quando arrivò al dodicesimo, al primo colpo gli troncò il polso con un rapido mulinello della
sciabola e gli disse: "Io vi risparmierò Signore, perché mi serve un testimone."
Terza tappa: al centro del terrapieno
Qui, avete una vista sulla spiaggia del Sillon che si estende su 2 km e su tutto l'agglomerato di
Saint-Malo: Paramé, Courtoisville, Rochebonne e nell’insenatura Rothéneuf. Vedete anche la punta
della Varde, in passato area militare. Anche lì si ergeva un forte disegnato da Vauban.
Più lontano ci sono le isole Chausey da cui è stato estratto il granito per costruire il Forte e le ultime
mura di Saint-Malo, come anche il Monte Saint Michel.
Ora visiteremo i sotterranei del forte. Dovrete abituarvi all’oscurità.
Non c'è nessun pericolo, tranne un piccolo gradino in discesa all'entrata del deposito delle
munizioni.
Poi il suolo diventa roccioso.
Quarta tappa: il deposito delle munizioni
È qui che erano tenute le riserve di polvere e di munizioni. “Spazioso, no? Ma l’oscurità è totale”.
L'aerazione è perfetta grazie a due cunicoli. Qui potete vedere l'apertura del primo, che lascia
passare l'aria ma non la luce. Ed ecco il secondo verso est. Non c’è nessuna possibilità d’intrusione:
sotto i nostri piedi, c’è solo roccia. Le pareti, da 3 a 5 metri di spessore, sono di roccia e in
muratura.
Questa grata in ferro, decorata di fiori di giglio dell’epoca, è ovviamente sempre chiusa.
Infine, una pesante porta di cui vedrete i cardini uscendo. Ne immaginerete così lo spessore.
Potete capire la doppia valenza di questi cunicoli: un'aerazione permanente, necessaria per gli
uomini e per le munizioni, e nessuna possibilità di far entrare dall'esterno un arma o una torcia in
fiamme.
Fuori c’è anche un'altra porta che dà sulle scogliere anch’essa con una grata con i gigli. Si tratta
certamente di una trappola per il nemico che se avesse cercato di penetrare da lì si sarebbe
certamente arenato sugli scogli. C'era invece possibilità di accostarsi più in giù e far risalire merci e
munizioni grazie ad un paranco.
Ora potete girare liberamente. Vi ritroverò all'uscita del sotterraneo per proseguire la visita.
Quinta tappa: di fronte alla targa commemorativa
Ahimè, dobbiamo ora evocare le penose vicende dell'ultima guerra e le ore tragiche del mese
d'agosto 1944 durante le quali Saint-Malo, città martire, capitolò sotto le bombe e gli incendi.
Domenica 6 agosto 1944, all'inizio del pomeriggio, l'alta guglia traforata del campanile che vedete
dietro era appena stata distrutta, quando il Comando tedesco, temendo una rivolta, diede l'ordine di
portare tutti gli uomini di Saint-Malo all’interno del Forte Nazionale.
Il 7 agosto, all’alba, dopo avere obbligatoriamente lasciato in città donne e bambini, 380 abitanti di
Saint-Malo si diressero in una lunga fila verso il Forte dove vennero imprigionati dalle truppe
tedesche.
Cominciò così per loro una settimana d'attesa interminabile. I tedeschi sparavano sulle truppe
alleate dal grande Bé e dall'isola di Cézembre.
I prigionieri erano presi tra due fuochi.
Le granate non risparmiarono il Forte: mercoledì 9 agosto una scoppiò sul parapetto nord della
piattaforma.
Nove uomini rimasero uccisi sul colpo, altri diciotto vennero feriti. Altri due decessi seguiranno
nella notte nonostante le cure attente prodigate dal medico Lemarchand ed il conforto dato dal
curato di Paramé, l'Abate Groussard, anche loro internati nel Forte.
I morti saranno inumati sul posto. Venerdì 11 agosto in città la battaglia divenne più violenta.
Anche le vettovaglie erano esaurite.
Nel corso della notte di sabato 12 agosto 1944, un volontario coraggioso, Pierre Boué, lasciò il
Forte per andare ad informare gli americani della situazione dei prigionieri.
Pianterà una bandiera bianca sull’argine per far capire a coloro che erano rimasti dentro di essere
riuscito ad attraversare.
Domenica 13 agosto 1944: i prigionieri vennero raggiunti da 150 donne ed anziani. Lo spostamento
fu reso possibile verso sera grazie ad una tregua di un'ora.
La fine dell'incubo. Ahimè, in 18 del totale dei prigionieri non rividero mai i loro cari.
I loro nomi sono incisi nel posto preciso in cui, nella notte dal 9 al 10 agosto 1944, vennero falciati
dalle granate alleate. Queste granate distrussero parzialmente il Forte ed il corpo di guardia.
La costruzione che vedete ha soltanto quarantacinque anni.
È stata ricostruita secondo le piante disegnate da Vauban.
Vi propongo ora di fare un giro delle mura, poi vi racconterò ciò che è stato ai miei occhi uno degli
attacchi marittimi più spettacolari della nostra storia. Osservate al passaggio il posto di vedetta. Un
uomo era di guardia e avvisava gli altri in caso di pericolo.
Sesta tappa: dietro il corpo di guardia, sul terrapieno
Qui potete vedere la grondaia che raccoglie l'acqua che alimenta la cisterna di cui abbiamo già
parlato.
Osserviamo la baia cominciando con le fortificazioni di Vauban: il forte della Conchée, l'isola di
Cézembre, Fort Harbour, il piccolo Bé, il grande Bé, senza dimenticare la punta della Varde e i
bastioni di Saint-Malo.
La città corsara beneficiava inoltre di difese naturali.
Dal mare: le maree, le scogliere, le correnti e i venti. Da terra: le paludi.
Vedete in lontananza il capo Fréhel. Potete individuare il forte La Latte e l'isola degli Ebihiens.
È in questo contesto che si è tenuto uno degli eventi più famosi della storia della città corsara e che
vi racconto ora.
Dopo il disastro di La Hougue nel 1692 dove la flotta reale aveva perso ventidue navi al largo di
Barfleur, scesero in campo i corsari che partivano da Dunkerque, da Saint-Malo, da La Rochelle e
da Bordeaux.
La fortezza, protetta dalle sue isolette fortificate e dalla sua cinta imponente, era il "nido di vespe"
che gli inglesi temevano più e che sognavano di distruggere.
Il 26 novembre 1693, una flotta di trenta navi anglo-olandesi apparve al largo del capo Fréhel. Dopo
avere bombardato il forte La Latte e l'isola degli Ebihiens, questa flotta si diresse verso Saint-Malo
portando con sé una macchina infernale destinata a fare saltare la città corsara.
Per quasi due anni alcuni operai avevano lavorato, senza mai uscire dalla Torre di Londra, al
progetto di una nave misteriosa agli ordini del principe Guglielmo d’Orange.
Questa nave misurava 84 piedi di lunghezza, possedeva 3 ponti, aveva una stazza di 300 tonnellate
e poteva portare 23 cannoni. Per avvicinarsi meglio alla costa aveva un pescaggio di soli 7 piedi.
Le sue vele erano nere ed le fiancate riempite di polvere da sparo, di bombe e di mitraglie.
Su questa strana nave era concentrato tutto ciò che potesse ferire, uccidere, propagare un incendio e
il panico.
Il 29 novembre 1693, il forte della Conchée e l'isola di Cézembre caddero nelle mani del nemico il
cui obiettivo era adesso la presa del Forte Reale.
Mentre il Forte Reale sosteneva i bombardamenti della flotta nemica, la nave infernale si staccò
dello squadrone per puntare verso Saint-Malo. Ma mentre seguiva la linea delle rocce che vedete e
che vanno dal Forte reale al Forte della regina, un colpo violento di vento da ovest si abbatté sulla
nave e la fece precipitare sulle scogliere. Gli occupanti ebbero soltanto il tempo di mettere il fuoco
alle polveri. La nave esplose immediatamente dilaniandoli e proiettando sulla città pezzi di ferro e
di mitraglia.
Per la fortuna degli abitanti di Saint-Malo la nave era esplosa prima di raggiungere i bastioni.
Alla prima luce del giorno il relitto sconquassato della nave fantasma inglese giaceva sulla spiaggia,
come pure i corpi dei quaranta marinai del suo equipaggio: la macchina infernale britannica,
lanciata silenziosamente con il favore della notte contro la torre Bidouane e la sua polveriera, si era
infranta sulle scogliere mancando il suo obiettivo. Le vele delle navi nemiche erano sparite
all'orizzonte.
Nessuna vittima a Saint-Malo, eccetto un gatto randagio, dice la leggenda, che diede il suo nome
alla via del gatto che balla.
L'allarme fu grande, ma la protezione delle isole fortificate che circondano la cittadella ebbe modo
di provare la sua efficacia.
Il principe Guglielmo d’Orange aveva calcolato tutto. Il suo obiettivo era infatti quello di
raggiungere la torre Bidouane che serviva allora da polveriera a Saint-Malo.
La “macchina infernale” scagliata contro la polveriera, vi lascio immaginare!
Ma fortunatamente per noi, quel giorno si levò una tempesta e così Saint-Malo fu salvata da una
distruzione certa. Due anni più tardi, il 14 luglio 1695, gli inglesi ritornano ben decisi a concludere
l’opera. Una volta ancora i cannoni dei forti e dei bastioni li tennero lontani.
Prima di terminare la visita, vi spiegherò il meccanismo del Ponte levatoio.
Settima tappa: di fronte alla porta del ponte levatoio
Queste due pesanti ante sono chiuse da tre serrature.
In cima si trova la prima, oggi rimodernata, al centro la seconda che funziona ancora. La sua chiave
è un capolavoro di ferramenta. In basso, la terza serratura attualmente in restauro.
Nella parte superiore della porta due uncini di ferro permettono di bloccarla con una traversa mobile
il cui braccio articolato viene chiuso da una quarta serratura in restauro anche essa.
In quest'ampia scanalatura scendeva una pesante saracinesca che serviva di contrappeso al ponte
levatoio che, girando sul suo asse, di cui potete osservare i giunti in bronzo, si sollevava all'esterno
per bloccare la porta ed aumentare la sua difesa, mentre, attraverso questo movimento a bilico, nel
punto in cui siamo il pavimento sprofondava e si apriva una segreta proprio sotto i nostri piedi.
Il programma dei lavori prevede di restaurare e di rimettere questa saracinesca al suo posto fra due
anni.
È un sistema molto ingegnoso poiché può essere azionato da un uomo solo e in pochi secondi.
Del resto, il forte non è stato mai preso. Era ben protetto: il bastione, un canale, il ponte levatoio, la
porta, la saracinesca, la cella sotterranea e, in cima alla scala dove vi trovate, un centinaio di uomini
armati in attesa.
Per terminare questa visita richiamerò la vostra attenzione sulla portata dei lavori di restauro su
questo monumento, lavori ai quali le vostre visite contribuiscono per una buona parte.
Il ponte levatoio che fra poco supererete è un esempio dei lavori che vengono intrapresi ogni anno:
è una riproduzione fedele di quello originario di cui potrete vedere i resti in basso alla vostra
sinistra.
E’ stato costruito oltre trecento anni fa con tronchi di quercia centenaria che hanno richiesto un
lungo periodo d'essiccazione prima di essere tagliati, trattati ed assemblati.
La prossima tappa dei lavori consisterà nell’installare la nuova saracinesca.
Potrete anche osservare che il fronte d’entrata e il bastione sono stati smontati, ricostruiti e finiti a
calce secondo la tecnica tradizionale, proprio come altre parti dell’opera muraria che avete potuto
vedere durante tutta la vostra visita. Poco a poco è tutto il Forte che ritrova, pietra dopo pietra, il suo
aspetto d'origine.
La visita è terminata. Vi ringrazio per la vostra attenzione.