giovani, droghe e abuso di alcol

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giovani, droghe e abuso di alcol
GIOVANI, DROGHE E ABUSO DI ALCOL. COSA POSSIAMO FARE DAVVERO? Secondo incontro della Scuola per Genitori – dott. Riccardo Tumminia lunedì 21.02.2011, aula magna Itis E. Barsanti, Castelfranco Veneto Riccardo Tumminia è una bella novità per la Scuola per Genitori di Castelfranco Veneto. In primo luogo perché è un uomo delle forze dell'ordine: per 11 anni è stato capo della Squadra Mobile di Treviso e da qualche mese ricopre lo stesso incarico a Brescia. Dunque conosce bene il territorio ed è impegnato nella sua azione quotidiana a contatto con situazioni devianti, giovani a rischio, problemi di droga, sfruttamento sessuale, bullismo. Partecipa come relatore di questa quarta edizione della Scuola per Genitori a tre serate di approfondimento su altrettanti temi “nuovi” per la Scuola, o comunque trattati in modo nuovo, con un approccio esperienziale e concreto. Il primo, appunto, riguarda la droga e l'abuso di alcol tra i giovani. PREMESSA Questa sera rifletteremo e discuteremo assieme di un argomento quanto mai attuale, specie tra le nuove generazioni, cercando innanzitutto di offrire informazioni utili e indicazioni pratiche per riconoscere e gestire il problema della droga e dell'uso di alcol tra i giovani, oltre che presentare alcune brevi considerazioni sulle caratteristiche e il ruolo educativo degli adulti. Credo che quando il direttore scientifico Paolo Crepet ha deciso di chiamare questi momenti di incontro “Scuola per i Genitori” non avesse l'intenzione di proporre degli incontri accademici, con docenti inviati a dare “istruzioni” per svolgere il “mestiere più difficile del mondo”, quello appunto dei genitori. Piuttosto penso che volesse rappresentare un invito a comprendere davvero come “gli esami non finiscono mai” e non si smette mai di imparare, soprattutto in una società che si evolve in modo così repentino e complesso. In questo contesto, io porto la mia esperienza professionale di poliziotto, riletta alla luce di studi empirici degli ultimi anni. La metto a disposizione della collettività perché possa costituire spunto di riflessione, di condivisione ed anche di dibattito. Ciascuno di noi sa quanto sia difficile il rapporto genitori‐figli, quanto sia impegnativo crescere e diventare grandi, ma da questa sfida educativa verso le nuove generazioni noi adulti non possiamo sottrarci. CONOSCERE LE DROGHE Per poterci occupare di un problema, in questo caso dell'uso di droghe e dell'abuso di alcol tra i giovani, dobbiamo innanzitutto conoscerlo meglio. Come capo della Squadra Mobile – di fatto la struttura investigativa della polizia – ogni giorno mi confronto con questa realtà. Per lavoro, con i miei colleghi, svolgo tutte le indagini necessarie a contrastare il crimine: dal furto alla rapina, la violenza sessuale, il traffico di sostanze stupefacenti, omicidi, lesioni... Dunque, il mio ufficio è giornalmente frequentato da spacciatori, criminali, trafficanti, ma anche da giovani che fanno uso e smerciano droghe; e non è raro che, durante una chiacchierata, un interrogatorio o un'audizione, i ragazzi “si lascino andare” e comincino a raccontare la loro storia, le loro emozioni, le preoccupazioni. Dicono molto di più di quello che gli ispettori di polizia vogliono sapere, e si tratta sempre di una miniera di informazioni, materiale prezioso per riflettere su come vivono, come pensano, come agiscono. Ovviamente stiamo cominciando a ragionare questa sera su una piccola parte della società, quella che io – per lavoro – conosco meglio. Non mi azzardo nel modo più assoluto a pensare che il problema dello smercio o dell'uso di droga riguarda tutti i giovani... però non dobbiamo nemmeno commettere l'errore di pensare che queste situazioni appartengano solo al degrado sociale, alle fasce più marginali della popolazione. Innanzitutto le droghe sono veleni, sostanze tossiche che creano dipendenza. Vediamole insieme, accennando in breve alle loro caratteristiche. Alcol. Eliminiamo gli equivoci e i luoghi comuni. L'alcol è la droga più diffusa e meno costosa, facilmente reperibile sul mercato e socialmente accettata, tanto è vero che si vende. In particolare, a proposito di questa sostanza, io penso che dovremmo darci delle regole sociali: tutti conveniamo che un po' di vino, un po' di alcol non fanno male, ma il problema è non solo la capacità di “reggerlo” quanto piuttosto di diventarne dipendenti. E' importante essere chiari nei messaggi che comunichiamo ai giovani perché loro non capiscono le ambiguità; non possiamo aiutarli a comprendere tutte le questioni, le criticità, i rischi legati all'uso di droghe se noi per primi abbiamo le idee confuse e quello che diciamo non è coerente con quello che facciamo. Perciò, chiamiamo le cose con il loro nome e, poi, agiamo di conseguenza. Che tradotto significa: un conto è bere un bicchiere di vino, un altro è “scolarsi” tutta la bottiglia. In qualsiasi caso, dobbiamo essere consapevoli e far riflettere i nostri figli sul fatto che la prima e più diffusa droga è l'alcol. Già nella sua origine semantica è spiegato molto del motivo per cui se ne abusa: la parola alcol, di derivazione araba, porta con sè il concetto di “volere il meglio di una cosa”. Infatti, si assumono sostante alteranti perché si desidera sentirsi bene, anzi, sentirsi meglio. Nell'intervista de La Tribuna di questa mattina mi è stato chiesto cosa penso del giudice che ha condannato un barista reo di aver servito dell'alcol ad un minorenne. Io credo che, oltre ad aver causato un danno a quel ragazzo con il suo comportamento ambiguo, ha infranto la regola del bene sociale, che è il bene di tutti. Dobbiamo dire ai nostri giovani che bere alcolici e superalcolici – nella prassi ormai è diffusa l'abitudine fin dalle tarde ore del pomeriggio – non fa male solo perchè se poi si mettono al volante corrono moltissimi rischi, ma soprattutto perchè l'alcol è una sostanza tossica che crea dipendenza. Cannabinoidi. Sono droghe note come l'hashish e la marijuana. Si tratta di sostanze con il principio attivo del Thc – tetraidrocannabinolo. Dagli studi medici recenti è risultato evidente che rispetto a vent'anni fa, uno spinello contiene oggi un tasso di Thc fino a 20 volte superiore. Ovviamente questa situazione non è frutto del caso: le organizzazioni criminali hanno assoldato dei chimici proprio per trovare il modo di produrre droghe capaci di creare velocemente dipendenza, fin dalle prime assunzioni. Gli indizi più frequenti di chi assume cannabinoidi sono: aumento del battito cardiaco; diminuzione della capacità di coordinare i movimenti; equilibrio precario; euforia; brusco abbassamento della pressione arteriosa che qualche volta causa collassi (anche alla prima assunzione, quando il principio attivo è molto forte). I sintomi dell'astinenza sono anche peggiori di quelli manifestati dopo l'assunzione: irritabilità e ansietà; deterioramento delle capacità cognitive; minore attitudine a memorizzare le informazioni verbali; alterazione dello stato mentale a tal punto da far percepire la realtà come un sogno. Anche con queste sole informazioni, risulta evidente come distinguere oggi tra droghe leggere e droghe pesanti è anacronistico e, a mio avviso, di gravità inaudita, perchè tutte le droghe possono essere letali. In qualsiasi caso sono gravemente dannose. Cocaina e crack. Sono sostanze ormai molto note, fanno parte della categoria degli psicostimolanti che agiscono direttamente sul cervello. La cocaina è una polvere bianca, cristallina, di sapore amaro, capace di creare una forte dipendenza fin dalle prime assunzioni, specie di natura psicologica. Comunemente e storicamente considerata “la droga dei ricchi”, ora – anche per i costi contenuti – è di facile reperibilità e consumo per tutti. Il crack deriva da un processo chimico di bardatura, viene cioè filtrato in modo da togliere le impurità e farlo diventare puro dal 75% al 90%. Dunque è una droga molto potente, così chiamata dal rumore che produce quando viene fumata. I sintomi di chi assume cocaina o crack sono soprattutto: sudorazione eccessiva; pupille dilatate; loquacità; ipereccitabilità; tendenze alla megalomania e all'autoesaltazione. I danni: psicosi; depressione; attacchi di panico; ansia; allucinazioni tattili (ad esempio la sensazione di avere degli animaletti che corrono sottopelle). Eroina. E' un oppiaceo, deriva dal papavero attraverso un processo di acetilazione della morfina. Si tratta di un potente allucinogeno che genera false sensazioni di rilassatezza; vampate di calore; nell'immediato, chi assume eroina sente di essere estroverso ed euforico, ma poco dopo, questa droga procura sonnolenza e rallenta le funzioni respiratorie fino a creare collassi cardiocircolatori. In passato gli eroinomani si riconoscevano dall'andatura blanda; carie dentarie; pustole facciali. Veniva assunta per via endovenosa, mentre oggigiorno l'eroina si fuma. Sono gravissime le conseguenze mentali: perdita della memoria; depressione; insonnia; ansia. Ecstasy. E' un'altro stupefacente tristemente diffuso; si tratta di pastiglie, a volte colorate, altre volte con disegni stampati, composte da sostanze psicoattive molto eccitanti, di natura sintetica, stimolanti, dunque allucinogene. L'ecstasy è comunemente definita una “droga da sballo” perché viene utilizzata per il divertimento (in discoteca, nelle feste...). Produce confusione nelle immagini mentali, causa gravi difficoltà cognitive, perdita della memoria, fatica di comprensione. Metamfemine. Sono droghe interamente costruite in laboratorio, create con lo scopo di interagire con le sostanze alcoliche o le bevande diffuse tra i ragazzi (per esempio la coca cola, l'aranciata), per aumentarne l'effetto. LSD. Si trova in natura, è formata di sostanze alcaloidi allucinogene che si estraggono da funghi o piante rare; ormai di dominio pubblico è possibile reperirla con facilità. Queste dunque sono le droghe che più di altre si trovano sul mercato della nostra realtà territoriale. Ma come arrivano a contatto con i giovani? Ovviamente esistono organizzazioni criminali che si dedicano al traffico di sostanze stupefacenti, attraverso rotte che partono dal Sudamerica, dall'Afghanistan, dai paesi del Nord Europa…, cercando di garantirsi porzioni di mercato sia in termini di tipologia, sia di utilizzatori. Dal punto di vista del controllo sociale, ritengo che la nostra sia una legislazione all'avanguardia e che le forze di polizia stiano facendo un importante lavoro per porre un freno al dilagare del traffico, con risultati davvero confortanti; dal punto di vista investigativo, infatti, in termini numerici, registriamo aumenti di sequestri di sostanze e di arresti di criminali. Eppure tutto ciò non è, a ben guardare, confortante perché in realtà il numero di trafficanti e di spacciatori aumenta e dunque anche la disponibilità di stupefacenti. Non si tratta pertanto di un problema affidato per la sua risoluzione solo la polizia ‐ in termini di repressione o anche di prevenzione con le unità cinofile nelle scuole e la presenza delle forze dell'ordine nei luoghi di ritrovo dei giovani. So bene che in molti vorrebbero vedere un carabiniere davanti ad ogni discoteca, ad ogni bar frequentato dai ragazzi ma mi chiedo: “E' la soluzione giusta?” In altre parole: “Crediamo veramente che questa sia la strategia più intelligente per evitare che i nostri figli entrino a contatto con la droga?” IL CONSUMO: POLIASSUNTORI DI DROGHE CHE COSTANO SEMPRE MENO Mi occupo di narcotici da almeno vent'anni. La mia prima esperienza professionale è stata a Padova; arrivai una sera in novembre a Prato della Valle e la mia auto fu circondata di persone che sembravano quasi “fantasmi”; camminavano in modo molto difficoltoso. Mi hanno guardato, hanno capito che non ero uno spacciatore e se ne sono andati. Con questa immagine voglio dire che in passato esistevano delle “categorie” chiare e abbastanza definite di assuntori di sostanze: gli eroinomani che erano persone ai margini della città, che frequentavano i posti più degradati; i cocainomani invece appartenevano ad una classe sociale più alta, erano “ricchi”, professionisti, gente importante, dunque non si incontravano per strada con la droga in tasca. Oggi tutto è cambiato: le organizzatori criminali si sono fatte furbe, sono diventate “imprese” con regole ben precise soprattutto in termini di massimizzazione del profitto. Così hanno reso accessibile a chiunque ogni tipo di sostanza stupefacente, trasformando di fatto l'assuntore di droga in poliassuntore. Anche in passato la droga interessava i ragazzi che cominciavano a crescere, tuttavia non c'è dubbio che si era ben lontani dalle modalità e dalle caratteristiche dell'assunzione di sostanze stupefacenti degli adolescenti di oggi. Per essere molto chiari vi dico che, riferendoci alla nostra attualità, stiamo parlando di ragazzi che in commissariato, a verbale, dicono: “Ho 17 anni, faccio uso di sostanze stupefacenti da 4”. E proseguono: “La cocaina mi serve per affrontare un esame a scuola, quando mi trovo in difficoltà e allora ne sniffo una dose, giusto per tenermi su. Poi, siccome sono ipereccitato mi rilasso con una fumata di eroina. E al sabato sera, per togliere i freni inibitori, essere su di giri e prestante con la fidanzata, prendo un po' di ecstasy”. A noi sembra fantascienza? Eppure raccontano proprio così. Immaginate la sorpresa dei genitori, davanti ad un verbale di questo tipo. Prima reazione: “Non è possibile, mi sta raccontando fandonie!”. Seconda: “Mi cade il mondo addosso”. Terza: “A mio figlio ho sempre dato tutto!”. Il fatto che molti ragazzi siano poliassuntori è devastante, soprattutto per gli effetti che le sostanze producono in loro: hanno risultati insufficienti a scuola, seri problemi di comportamento, fatica nelle relazioni famigliari. Nella maggior parte dei casi non riescono a stare nelle regole basilari di un rapporto educativo di crescita e formazione con i genitori. Del resto, c'è anche da aggiungere che le organizzazioni criminali hanno, in maniera subdola, studiato dei sistemi per invogliare i ragazzi a fare usi di sostanze stupefacenti diversificati associando ogni tipo di droga ad un determinato specifico effetto. Inoltre, hanno resto le droghe accessibili a tutti dal punto di vista economico perché sono riuscite, per ogni singola dose, a moltiplicare gli effetti del principio attivo. In questo modo vendono porzioni minime, per tutte le tasche, ma che creano dipendenze altissime, specie di tipo psicologico, in tempi veloci. Cioè: se in passato la dipendenza psicologica era creata da una dose che costava 90 euro, adesso la stessa dipendenza la crea una mini dose che costa 10 euro. E chi non li ha questi soldi in tasca? Tra l'altro, le indagini di polizia dimostrano che spesso i ragazzi che fanno uso di sostanze stupefacenti in genere le spacciano per potersene garantire l'approvvigionamento; tant'è che il metodo più diffuso di smercio è quello in “conto vendita”: ricevo una partita di droga, non la pago subito, la vendo, con il ricavo compro la mia parte e investo ciò che mi rimane in altra droga. Prima di andare via da Treviso il mio ufficio è stato impegnato in una dolorosa ma importante attività investigativa in alcune scuole. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso che alcuni ragazzi di 17/18 anni avevano fatto una sorta di “colletta”, avevano cioè condiviso dei soldi per acquistare una partita di cocaina, l'avevano spacciata e i ricavi erano stati suddivisi in modo proporzionale a seconda di quanto denaro ciascuno aveva impegnato. Come una cooperativa! Questo emerge dalle indagini: intelligenze creative che, anziché essere orientate ad azioni positive, belle, costruttive, vengono indirizzate per operazioni da “imprenditori del crimine”. Nella stessa indagine avevamo anche scoperto che i ragazzi scambiavano informazioni sui prezzi delle dosi, sui luoghi in cui acquistarla, sulle quantità, via sms durante una assemblea scolastica organizzata per parlare del problema della droga nella nostra società. PERCHE' I RAGAZZI FANNO USO DI SOSTANZE STUPEFACENTI? Tutte le persone, gli adulti così come i giovani, rispondono a questa domanda nello stesso modo: “Voglio sentirmi meglio”, che tradotto significa “Voglio allontanare da me ciò che mi fa stare male”. Un dolore? Una frustrazione? Una paura? Se ci pensiamo è lo stesso approccio dell'assunzione di farmaci: se abbiamo un fastidio tendiamo a prendere una pastiglia, ma non ci interroghiamo sulle possibili cause, per andare ad intervenire con altre azioni, per esempio maggiore movimento fisico, riposo, sport, un'alimentazione più sana.... Nel mondo giovanile questo “male” si chiama apatia, noia, disagio esistenziale. I ragazzi ce lo dicono: “Non ho voglia di fare nulla”, “Vivo in modo passivo”, “Sono solo”, “Non sono felice”. Ci sono tante situazioni di anaffettività, relazioni con poco scambio emotivo (giusto per tornare su quella frase dei genitori ribadita energicamente: “Ma io a mio figlio ho dato tutto!”). Alcuni ragazzi dicono di “sentire un peso”, a volte lo collocano all'altezza dello stomaco, altre del petto; uno psicologo potrebbe riferire a lungo sui significati profondi di questa sensazione che coinvolge la sfera dei vissuti e delle emozioni più profonde. C'è poi la questione del gruppo dei pari: spesso rappresenta un incentivo per l'assunzione di droghe, una sorta di “comportamento condiviso” che crea aggregazione e riconoscimento dei diversi membri. Bisogna fare molta attenzione al rischio di non creare degli “alibi” per cui la responsabilità del singolo viene meno se condivisa nel gruppo. Quindi, si assume droga nell'erronea convinzione di risolvere in questo modo i propri problemi mentre in realtà essa rappresenta un sollievo solo temporaneo e tuttavia peggiorativo della situazione di disagio, proprio per quanto dicevamo prima in merito alla dipendenza psicologica. Alla luce di queste considerazioni, possiamo certamente sottolineare che sono numerosi i motivi per cui un adolescente inizia ad usare sostanze stupefacenti. Di fatto tutto ciò che lo fa stare male. UNA QUESTIONE DI SCELTE E DI VALORI Sono convinto che, per far fronte a tale situazione e trovare delle risposte, sia innanzitutto necessaria una riflessione approfondita che non può non tradursi poi in comportamenti personali, familiari, sociali coerenti. Per farvi solo un altro esempio, collegato anche al tema che affronteremo nel nostro prossimo incontro della Scuola per Genitori: troviamo spesso, nella nostra azione di polizia, ragazzi che hanno sostituito la parola “sesso” con la parola “amore”; abbiamo incontrato ragazzine (14/16 anni) che scambiano prestazioni sessuali per una dose di droga, con coetanei e, nei casi più gravi, con adulti. Adolescenti in possesso di molte informazioni tecniche, nozioni apprese nelle scuole ‐ dove si insegna l'uso degli anticoncezionali, le cautele per non contrarre l'Hiv o più semplicemente una gravidanza ‐, eppure assolutamente incapaci di gestire tutti gli aspetti emotivi ed affettivi legati alla sessualità e con una scarsissima consapevolezza profonda del proprio corpo. Voglio dire che è ovviamente necessario offrire ai ragazzi occasioni per informarsi sul “sesso sicuro” ma poi bisogna anche aiutarli nel ben più complesso percorso di riconoscimento delle proprie emozioni e dei propri vissuti, altrimenti non distinguono più una prestazione da un atto d'amore che diventa merce di scambio, dove i rapporti si consumano in dinamiche molto grezze senza alcun sentimento. E tutta questa partita non può essere delegata alla scuola perché è prima di tutto in famiglia che un bambino impara e vive le relazioni. CHE FARE? Cosa possiamo fare dunque se abbiamo il dubbio che i nostri figli si droghino? Per prima cosa BISOGNA ACCORGERSENE. Fare finta di non vedere, o non vedere davvero, è gravissimo. E per accorgersene è necessario innanzitutto conoscere gli indicatori (quelli che descrivevamo prima), e poi affidarsi agli specialisti. Mi preme sottolineare che ogni genitore ha in sé stesso la capacità di guardare a fondo i propri figli ed accorgersi se c'è qualcosa che non va e se fanno uso di sostanze. Ricordate sempre che il minimo comune denominatore è rappresentato dagli sbalzi umorali, repentini, ingiustificati; dall'inappetenza; dall'eccessiva irritabilità; dagli scarsi rendimenti scolastici; dalla fatica a mantenere l'attenzione. State tuttavia prudenti a non confondere situazioni di questo tipo con problemi di ordine emotivo dei ragazzi: magari sono stati lasciati dal fidanzato/a e dunque la droga non c'entra nulla. La seconda cosa da fare è NON VERGOGNARSI, non fuggire dal problema, nel caso questo si sia palesato. Insomma, non pensate “al buon nome della famiglia”. In Italia abbiamo un sistema sanitario misto, integrato tra pubblico e privato; i servizi di tossicodipendenza e le comunità terapeutiche sono veramente all'avanguardia. Si tratta di strutture capaci di aiutare i giovani che fanno uso di sostanze ad uscire dalle dipendenze e ricostruire la propria vita. Per inciso sappiate che, per quanto riguarda le conseguenze giuridiche, nel nostro paese assumere droghe non è un comportamento penalmente rilevante; è tuttavia vietato dal momento che sono previste sanzioni di natura amministrativa. E cosa possiamo fare per evitare l'uso di sostanze da parte dei nostri figli? Questo è il punto focale, il cuore del problema; ed è difficile trovare una formula che possa andare bene per ogni situazione. Indubbiamente lo slogan “non ti drogare perché di fa male” è riduttivo, banale, non sortisce in alcun modo conseguenze positive. I ragazzi potrebbero sempre dire: “Uso sostanze stupefacenti proprio perché voglio allontanare il male”. Senza contare che il divieto genera un fascino particolare per gli adolescenti... Io credo che il nostro compito, di genitori in primo luogo, sia innanzitutto quello di aiutarli a non scegliere mai di creare per sé un mondo artificiale, facendo uso di droghe. Il loro disagio esistenziale va riconosciuto, compreso e poi canalizzato perché si trasformi in crescita e futuro. Penso poi che ci siano delle cattive abitudini sociali acquisite ormai da tantissimo tempo ‐ per esempio l'eccessivo consumismo, la comunicazione attraverso l'ostentazione di oggetti – che portano i ragazzi a non avere fiducia in sé stessi, a non affrancarsi. Sono modelli culturali veicolati da numerosi programmi televisivi in cui il benessere è affrontato solo da una prospettiva di tipo economico e dove la dimensione “valoriale”, “spirituale”, è assolutamente assente. Ci sono adolescenti che ringraziano i nostri ispettori di polizia per averli semplicemente ascoltati; e magari sono stati denunciati o arrestati, eppure tornano a trovarci, forse perché in quel poco tempo trascorso assieme in Questura si è costruita una relazione. I ragazzi hanno bisogno di adulti di rifermento credibili; sono tremendi, senza alcun dubbio, ma hanno onestà intellettuale e noi non possiamo cedere in termini di autorevolezza e coerenza rispetto ai valori e ai messaggi che vogliamo comunicare loro. AUTENTICITA’ E IMPEGNO Pertanto, dobbiamo recuperare il gusto del tempo, quel tempo intelligente che serve a creare una dinamica relazionale costruttiva, in cui i ragazzi trovano il modo di dire le cose che non vanno, di condividerle con i genitori e cercare insieme soluzioni. In questa prospettiva anche la punizione ha senso, nella misura in cui il mondo degli adulti è sincero, vero, onesto. Il barista di cui parlavamo all'inizio non è credibile non solo perché ha violato la legge penale ‐ e dunque pagherà per questo ‐ ma ha disconosciuto un principio di etica sociale, in base al quale il bene comune va cercato e difeso sempre. Sono convinto che se riuscissimo a costruire modelli educativi seri ed autorevoli, a tutti i livelli, dall'insegnante al poliziotto, dal commesso al politico, allora forse i nostri ragazzi sarebbero meno smarriti, eviteremmo le scorciatoie per valorizzare una cultura che invece pone al centro il merito, il lavoro ed anche il sacrificio. Quando vado nelle scuole ad incontrare gli studenti e a confrontarmi con loro su questi temi, conosco già la domanda che mi metterà in difficoltà; le prime volte mi spaventava, ora sono abituato. Viene di solito da uno dei ragazzi seduti in ultima fila che mi guarda diritto negli occhi e mi sfida: “Lei, che rappresenta lo Stato, viene da noi a dire non dobbiamo drogarci perché ci fa male, perché non serve costruire una società valida,... ma se in Parlamento la maggioranza di chi legifera fa uso di sostanze stupefacenti? Come la mettiamo?”. Ed io rispondo: “Hai ragione”. C'è bisogno di essere coerenti, non si può abdicare a questo compito, perché se non si è credibili non si riesce ad educare. Finché chi scrive leggi per contrastare la droga si droga... Finché i genitori proibiscono ai figli di bere alcol e poi si ubriacano davanti a loro... Dove andiamo? I giovani non possono ricevere messaggi così ambigui perché è soprattutto in mancanza di guide e riferimenti sicuri che si avvicinano al mondo delle sostanze stupefacenti. FATICA, SERIETA’ E PASSIONE Dunque, la famiglia deve tornare ad essere un riferimento solido per i ragazzi; non conosco adolescenti drogati che frequentano organizzazioni di volontariato, od oratori... e se ci sono, rappresentano “l'eccezione che conferma la regola”. E la regola dice che coloro che – ad esempio ‐ fanno attività sportiva in modo sano ed intelligente, con passione, impegno, sacrificio, sono gli stessi che riusciranno sicuramente a vivere una vita consapevole, serena, fruttuosa. Fare fatica è necessario, vorrei dire quasi urgente per i nostri ragazzi: lo testimoniano coloro che sono inseriti nelle comunità di recupero e che raccontano di come lo sforzo fisico contribuisca ad aiutarli a stare meglio… Basta una salutare camminata in montagna. Molto educativa perché si sperimenta la fatica del cammino ma anche la gioia incommensurabile della vetta. Il vero problema è che nessuno di noi si ricorda più dell'ultima volta che ha fatto fatica, dell'ultima camminata in montagna... Ecco perché io dico che ci dobbiamo riappropriare del gusto del tempo da riservare ai nostri figli; per certi versi funziona proprio come un'impresa: bisogna dedicare IMPEGNO, RISORSE, ENERGIE. Così si comportano le organizzazioni criminali, a maggior ragione in questo modo dovremmo comportarci noi. Non possiamo nemmeno pensare di non investire le nostre RISORSE – e non intendo quelle economiche, ma piuttosto affettive, relazionali – nel DIALOGO con i nostri ragazzi. Tra gli strumenti migliori che possiamo avere: il tasto rosso del telecomando. All'inizio spegnere la televisione durante il pranzo in famiglia potrà sembrarvi molto azzardato, farete silenzio perchè non sarete abituati a parlare tra voi, vi ritroverete smarriti, ma dopo un po' vivrete l'esperienza più bella dell'ascolto vero e sincero dei vostri figli, di cosa accade nelle loro giornate, delle preoccupazioni e delle scoperte quotidiane. L'alternativa alla vostra presenza attiva per loro è internet, e lì i rischi che corrono sono davvero tanti, perché si tratta di uno strumento bellissimo e potente, ma anche infernale. Gli stessi social network ‐ se non diamo ai nostri giovani delle chiavi per usarli ed interpretarli ‐, rischiano davvero di essere confusi con la vita reale e allora il problema diventa che non distinguono più i rapporti autenticamente veri da quelli filtrati attraverso la rete. In internet, si possono incontrare terribili insidie, criminali pericolosi; oppure acquistare droga conoscendo in diversi paesi nel mondo coloro che riescono a farla arrivare direttamente a casa nostra come beni di consumo. Non dobbiamo allarmarci; tuttavia è nostro dovere conoscere queste tecnologie, non restare sprovveduti. Sopra ogni altra cosa dobbiamo ascoltare i nostri figli anche per aiutarli ad evitare strade peggiori che possono portare ad esperienze traumatiche come il carcere. Il loro percorso di maturazione passa attraverso piccole e grandi scelte, la maggior parte quotidiane, altre straordinarie, in qualsiasi caso maturate con responsabilità, a volte con fatica, ma nella dimensione più autentica della vita. In questo modo apprezzeranno i beni, le risorse, le possibilità. Ma se i ragazzi non provano la fatica? Guardate ai bambini: se ogni occasione è motivo di regalo, se anzi li copriamo di continui regali, tanto che non ne sono mai sazi, come potranno gustare la gioia di costruirsi con le proprie mani, di guadagnarsi ciò di cui hanno bisogno. In altre parole, di vivere sereni. L'eccessivo consumismo è l'eccessivo edonismo, cioè la ricerca di piacere forti e immediati, allontanano i ragazzi da una vita autentica. IL VALORE DEI VALORI Voglio aggiungere solo un'ultima cosa: oggigiorno dedichiamo moltissimo tempo alla cura del nostro corpo; non altrettanto ne investiamo per la mente, cioè per maturare e valorizzare la nostra dimensione spirituale, per riflettere a fondo sulle questioni etiche e di valore. E soprattutto non comunichiamo con i ragazzi rispetto a tutto questo. Eppure arriverà il momento in cui non saremo più noi a scegliere per loro ma loro per se stessi; e la dimensione spirituale è l'unica strada che ci eleva tutti dalla nostra corporeità, che ci rende veramente e profondamente uomini e donne liberi, nel rispetto di quello che siamo e verso il nostro prossimo. Ci sono buone palestre, e non sono a pagamento! Se non coltiviamo, per noi stessi prima di tutto, e per i nostri figli, questo impegno etico e questa dimensione spirituale, poi non ci possiamo lamentare se i giovani di oggi non hanno coraggio, non sono responsabili, non vivono da uomini liberi; e non possiamo pretendere che un poliziotto, un carabiniere o un finanziere presidino tutti i luoghi pubblici per tenere lontana la droga. Questa non è la strategia vincente. Certo, le forze dell'ordine devono fare il loro lavoro, la scuola deve essere preparata, ma la famiglia non abdichi al suo ruolo educativo, trovando le strategie che più le appartengono per imparare a gestire una società mercificata, dove tutto è ridotto ad oggetto di leggi economiche, con la complicità della televisione. Fate attenzione perché i bambini sono i più esposti alla pubblicità televisiva che, sempre di più, si rivolge a loro in via preferenziale, e gli adulti ‐ pieni di sensi di colpa da sanare verso i propri figli – non riescono a limitare i danni. Occorre non spostare sempre più in là il tempo delle scelte, perché quando ormai i giovani si sono formati, tutto diventa immensamente più complicato. ‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐‐
Al termine del suo intervento Riccardo Tumminia ha risposto ad alcune domande rivolte da persone in sala sui test venduti in farmacia per verificare l'uso di sostanze stupefacenti, sui comportamenti da tenere quando si viene a conoscenza che un compagno del proprio figlio si droga, sul confronto generazionale e lo sviluppo progressivo delle droghe, sulla legislazione attuale e le droghe furbe. In merito alla prima questione ha ribadito che indubbiamente si tratta di test affidabili e che tuttavia il vero problema riguarda il rapporto di fiducia tra genitori e figli. Lo strumento in sé è valido, ma va assolutamente tenuto presente che non può essere proposto senza una dinamica di relazione educativa tra l'adulto e l'adolescente, in una riflessione profonda e condivisa sulla fiducia e sulla stima reciproca. Alla seconda domanda il dott. Tumminia ha detto, amareggiato, che “nella maggior parte dei casi non si fa proprio nulla”. La società dovrebbe invece svolgere una funzione di controllo, costruttiva e non volta a mortificare o demonizzare. Di solito si sceglie di tacere per paura (di rompere relazioni di amicizia, o piuttosto di reazioni eccessive...), e tuttavia questo è – ad ogni livello – diseducativo. Accade anche con i docenti nelle scuole, quando convocano i genitori per informare che i figli fanno uso di sostanze e si sentono rispondere: “Io la denuncio, le non si può permettere tali accuse...”. Questi genitori non fanno il bene dei propri figli. Nella migliore delle ipotesi stanno solo provando a salvare la faccia. Invece bisogna avere il coraggio di prendere atto delle informazioni che ci arrivano ed approfondirle. Aprire gli occhi e diventare consapevoli è sempre meglio che fare come gli struzzi. Il terzo aspetto su cui i presenti in sala hanno chiesto una riflessione al relatore ha riguardato lo scarto generazionale tra giovani e anziani, un problema cruciale per i nostri tempi. Una volta, ha ribadito Tumminia, gli anziani erano considerati dei saggi, venivano ascoltati, tramandavano la memoria che è il patrimonio di una civiltà. Oggi non è drammaticamente più così e questo rappresenta un grave problema per la nostra società. Non riconoscere e testimoniare il loro valore è un perdita per tutti. Infine sull'ultima frontiera delle droghe, introdotte nel mercato sotto forma di “profumi” o “tisane” il relatore ha sottolineato la necessità di fare attenzione ad internet quale nuova modalità di accesso alle sostante stupefacenti.