La droga non è più “roba” da emarginati. E divora i bravi ragazzi

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La droga non è più “roba” da emarginati. E divora i bravi ragazzi
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della settimana
La droga non è più
“roba” da emarginati.
E divora i bravi ragazzi
Oggi entra in famiglie insospettabili, attrae adolescenti dalla vita apparentemente
normale, ma che nel weekend si stonano mescolando alcol e micidiali cocktail di
stupefacenti. Convinti di tenere la situazione sotto controllo. Come funziona il giro
dello sballo? Che cosa possono fare i genitori? Ne parliamo con un’esperta
di Maria Tatsos
I dati allarmanti sui consumi
Quali sostanze utilizzano i ragazzi?
Secondo l’indagine del Dipartimento delle
politiche antidroga della Presidenza del
Consiglio, tra i ragazzi di età compresa fra i
15 e i 19 anni, la droga più diffusa è la
cannabis (21,5 percento nel 2013), seguita
da allucinogeni (2,13) e cocaina (2,05),
ecstasy (0,97), anfetamine (0,75). L’eroina
è all’ultimo posto (0,36). Da notare anche il
ricorso massiccio all’alcol (76,4), a volte
associato a droga. Tutte le percentuali sono
in leggera crescita rispetto al 2012.
Allargando il campo dai 15 ai 64 anni,
sempre secondo i dati del Dipartimento,
la droga più diffusa è la cocaina, assunta
da 1,5 milioni di italiani. In calo anche in
questa più ampia fascia di età l’eroina.
Secondo l’ultimo studio Ipsad del Cnr (dati
2012) sono cambiati i profili dei
consumatori tipo. Per quanto riguarda la
cocaina, non sono più gli yuppie degli
Anni ’80, ma utilizzatori occasionali di ogni
ceto e livello di istruzione. Dai manager
agli studenti, agli operai.
Anche per quanto riguarda l’eroina, è
mutato il consumatore. Secondo lo studio
Ipsad-Cnr non più un disagiato, ma un
utilizzatore “sporadico”, che associa l’eroina
ad altre sostanze, come cocaina o alcol.
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Un angelo all’inferno
A sinistra, Giancarlo Giannini, 71
anni, con Giorgia Würth, 34,
e, a destra, Laura Adriani, 19,
in due scene del film tv diretto
da Bruno Gaburro in onda il 5
marzo su Rai 2. Tratta il tema
delle dipendenze giovanili e di
come incidono sui rapporti
familiari.
S
i incomincia per fragilità. Per sentirsi più forti di fronte alle
difficoltà. Per non essere diversi dagli amici, per divertirsi.
E si finisce nel tunnel della tossicodipendenza, una trappola
spesso mortale, che ruba la vita. Dimenticate i tossici alla
Christiane F. (quella del libro e del film Noi, i ragazzi dello zoo
di Berlino), gli emarginati che si bucano. Oggi la droga è più subdola.
Si insinua anche fra i bravi ragazzi, in ambienti dove non te l’aspetti.
Come racconta il film tv Un angelo all’inferno. Ne parliamo con Laura
Carletti, responsabile dell’Area dipendenze e del Servizio accoglienza
e trattamento del Gruppo Abele di Torino.
Com’è cambiato il rapporto dei giovani con la droga?
«Oggi il consumo si è “normalizzato”. I ragazzi fanno la loro vita abituale,
di studio o di lavoro, e concentrano l’uso della droga in alcuni momenti,
come il weekend. È un “policonsumo”»: si comincia con l’alcol, poi si
utilizzano insieme altre sostanze: cocaina, ecstasy, ketamina, eroina».
Chi sono i ragazzi che usano queste sostanze?
«Sono giovani di tutte le classi sociali: studenti, operai, professionisti,
artigiani. C’è molta trasversalità. Si incomincia a 13-14 anni, ma a volte
anche prima. In passato, si arrivava alle sostanze stupefacenti perché ci
si sentiva emarginati. Oggi lo scopo primario è “ricreativo”.
Gli adolescenti vogliono divertirsi oltre ogni limite. Per i più giovani,
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storie
della settimana
In Un angelo
all’inferno, Laura
Adriani è Martina,
adolescente infelice
in una famiglia
“frantumata”.
la droga è anche un aiuto per sentirsi
più forti, per socializzare nel gruppo,
per resistere per ore ai rave party».
I ragazzi non si rendono conto dei
rischi che corrono?
«No. A loro sembra normale. Pensano
di poter controllare la situazione e non
si sentono tossici».
E i genitori, che ruolo hanno?
«Sono disorientati. Si accorgono che
qualcosa non va solo quando il figlio
salta la scuola e si isola, o quando
trovano le pasticche nella sua stanza.
Eppure, spesso sono persone con una
cultura medio-alta. A volte
commettono l’errore di minimizzare
quello che succede. Hanno fumato
anche loro gli spinelli o chiudono un
occhio se il ragazzino si avvicina
all’alcol. Ma fare gli amici con i figli è
sbagliato. Una canna o l’uso smodato
di alcol in loro presenza legittima
questo comportamento».
Magari fanno anche uso di
psicofarmaci.
«Sì, capita che i ragazzi vedano i
genitori assumere sonniferi o
antidepressivi. Mischiato con l’alcol,
un calmante sottratto al genitore si
tramuta in un eccitante».
Per procurarsi la droga, gli
adolescenti arrivano anche a rubare
in casa?
«Sì, può succedere. Un’altra fonte per
avere un po’ di denaro è il
microspaccio. Si vende qualche dose
agli amici facendo una piccola cresta.
Quando il ragazzino viene beccato, i
genitori spesso sono sorpresi. E
sottovalutano le implicazioni legali di
queste azioni».
Procurarsi stupefacenti oggi è facile?
«Per certi versi, sì. Non c’è più un
luogo dove andare per incontrare lo
spacciatore. I contatti si tengono con il
cellulare. È come un supermarket: si
trova di tutto. Anche per cinque, dieci
euro si può comprare una pasticca o
una dose di cocaina. Ma c’è sempre il
rischio di trovare una sostanza tagliata
male. Di solito, è il pusher a farsi vivo
se il ragazzo non si fa sentire per un
po’. Per questo motivo, consigliamo
sempre a chi vuole uscirne di cambiare
il numero del cellulare».
Dopo notti per locali e abbuffate
di più sostanze, i ragazzi vanno
comunque a scuola? E in questo
caso, i professori non si accorgono
che qualcosa non va?
«Sì, è evidente che succede qualcosa:
il rendimento scolastico crolla e a volte
l’adolescente non torna più tra i
banchi. Ma la comunicazione fra
genitori e professori non è facile.
C’è chi tace perché teme di essere
aggredito dal genitore che rifiuta di
vedere la realtà e difende il figlio a
spada tratta. Servirebbe una migliore
alleanza fra adulti, nell’interesse dei
ragazzi».
Cosa suggerisce ai genitori?
«Parlare di più con i ragazzi. I genitori
oggi sono presi da mille problemi,
a volte le famiglie sono smembrate.
Madri e padri hanno l’illusione che
i figli siano sempre piccoli, invece si
ritrovano di colpo degli estranei in
casa. La relazione va curata giorno
per giorno».
Sotto, Giancarlo Giannini e Roberto Farnesi, 44,
rispettivamente nel ruolo di Pietro e Marco.
Pietro ha avuto due figli da due donne diverse:
Marco e Martina, entrambi schiavi della droga.
Come scoprire se tuo figlio si droga
La regola numero uno
è osservare i ragazzi
con attenzione, per
poter notare differenze
nel comportamento o
nell’aspetto fisico.
Attenzione: i segnali che
indichiamo possono
dipendere da momenti
critici dell’adolescenza o
da altre cause come
anoressia o bulimia, ma
sono comunque
sintomi da valutare.
Dal punto di vista del
comportamento, ecco
i cambiamenti che
possono allarmarci:
- una generalizzata
diminuzione
dell’attenzione, più
evidente nello studio
- nervosismo,
irascibilità, tendenza a
reagire al minimo
stimolo e/o a isolarsi
- periodi di eccessivo
appetito alternati ad
altri in cui il ragazzo
mangia pochissimo
- le richieste di denaro,
ingiustificate,
aumentano
- l’adolescente trascorre
più ore del solito fuori
casa, senza spiegazioni
Per quanto riguarda
l’ aspetto fisico,
i segnali che
dovrebbero generare
dubbi sono:
- occhi arrossati
- sudorazione anomala
- svenimenti
- tachicardia.