scheda di sala - Teatro Comunale di Monfalcone

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scheda di sala - Teatro Comunale di Monfalcone
scrittura per tastiera all’organico strumentale d’archi più tipico
del concerto grosso e aggiungendo, dove necessario, rispetto
all’originaria versione del compositore napoletano alcuni tempi lenti
(12 Concertos in 7 parts... done from Two Books of Lessons for the
Harpsicord. Composed by Sigr. Domenico Scarlatti with addictional
Slow Movements From Manuscript Solo Pieces, recita l’edizione
londinese del 1744). Ne risulta un’opera equilibrata, piena di vitalità,
leggera ma non superficiale, formalmente fedele alla forma
concertistica condivisa e apprezzata dalla Londra dell’epoca.
È la più tarda delle opere in programma, datata 1780, quella che
chiude il concerto, e risale al periodo che Boccherini spende nel
piccolo borgo di Arenas di San Pedro, dove segue nell’esilio forzato
il suo protettore, l’Infante don Luigi di Borbone, qui relegato dal
regnante suo fratello. Boccherini si trova qui in una condizione
paradossalmente ideale per comporre e realizzare al meglio i propri
lavori. Le esigenze di corte sono poche, la libertà molta e valenti i
collaboratori e i musicisti che ha a disposizione per l’esecuzione
delle sue opere. Particolarmente valido è l’entourage dei musicisti
da camera, soprattutto degli archi, per i quali compone, tra le altre,
due delle pagine più belle del suo catalogo: la Sinfonia op. 35 n.3 e
il Quintettino in do maggiore in programma questa sera (G. 324),
che porta l’affascinante titolo de La Musica notturna di Madrid.
Nostalgia serena ma accorata, atmosfere che evocano la vita dei
quartieri e momenti di intimità lucida e intensa, immagini sonore
di danze, di preghiere, di feste e di strumenti popolari culminano
nell’allarme della Ritirata finale, che spinge tutti al rientro e alla
quiete. Ha una forma di Suite, questo quintetto, che accosta - come
delle danze - movimenti, ritmi e colori diversi e contrastanti, pur in
modo sequenziale e vivacemente armonioso.
Oggi La musica notturna di Madrid è una delle pagine boccheriniane
più acclamate ed eseguite. Mai avrebbe così supposto l’autore che
non avrebbe voluto farla pubblicare a Parigi, perché la riteneva
limitata e impossibile da comprendere al di fuori della cultura e
del territorio iberico.
Clara Giangaspero
Discografia
Lully
Les Concert des Nations/J. Savall - Alia Vox
Biber
Les Concert des Nations/J. - Alia Vox
Concentus Musicus Wien/N. Harnoncourt - Teldec
Corelli
La Petite Bande/S. Kuijken - Sony
English Concert/T. Pinnock - Archiv
Ensemble 415/C. Banchini - HM
Europa Galante/F. Biondi - Naïve
Marais
J. Savall - Alia Vox
Charles Avison
Brandenburg-Consort/R. Goodman - Hyperion
Cafè Zimmermann - Alpha
Luigi Boccherini
Les Concert des Nations/J. Savall - Alia Vox
Programma
LES GOÛTS RÉUNIS (1670-1780)
Prossimi concerti
Jean-Baptiste Lully (1632-1687)
Suite Le bourgeois gentilhomme (1670)
Marche pour la Cérémonie des Turcs
1r Air des Espagnols - 2ème Air des Espagnols
Gavotte - Canarie
L’Entrée des Scaramouches
Chaconne des Scaramouches
Giovedì 4 novembre 2010/’900&oltre
ENRICO BRONZI violoncello
FILIPPO GAMBA pianoforte
Schumann/Penderecki/B. A. Zimmermann/Bartók/Beethoven
Heinrich Ignaz Franz Biber (1644-1704)
Battalia à 10 (1673)
Das liederliche Schwärmen, Mars, die Schlacht, Undt
Lamento der Verwundten, mit Arien imitirt Und Baccho dedieirt
Sonata
Die liederliche Gesellschaft von allerley Humor
Presto - Der Mars - Presto
Aria - Die Schlacht
Lamento der Verwundten Musquetirer
Giovedì 25 novembre 2010/‘900&oltre
CORO POLIFONICO DI RUDA
FABIANA NORO direttore
Kedrov/Schubert/Hauptmann/Rossini/Saint-Saëns/Poulenc/
Thompson/Britten/Pärt/Bonato
LE CONCERT DES NATIONS
JORDI SAVALL
viola da gamba e direzione
LES GOÛTS RÉUNIS (1670-1780)
*****
Marin Marais (1656 - 1728)
Couplets des Folies d'Espagne (1701)
(da Pièces à 1 et 2 violes, Libro II)
per viola da gamba e basso continuo
Charles Avison (1709-1770)
Concerto IX in Seven Parts (1744)
done from the Harpsicord Lessons by Domenico Scarlatti
Largo - Con Spirito - Siciliana - Allegro
Comune di Monfalcone
Servizio Attività Culturali, Educative e Sportive
con il contributo di
Ministero per i Beni e le Attività CulturaliDirezione Generale per lo Spettacolo dal Vivo
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
in collaborazione con
Fazioli Pianoforti
Il giornale della musica
Assessore alla Cultura
Paola Benes
Direttore artistico
Filippo Juvarra
Il presente progetto è finanziato con il sostegno della Commissione
europea. L’autore è il solo responsabile di questa pubblicazione/
comunicazione e la Commissione declina ogni responsabilità sull’uso
che potrà essere fatto delle informazioni in essa contenute
Musica 2010-2011
Programma
Mercoledì 17 novembre 2010
QUARTETTO FAURÉ
Beethowen/Mendelssohn-Bartholdy/Schumann
Arcangelo Corelli (1653-1713)
Concerto IV in Re maggiore, op. VI (1712, stampa postuma 1714)
Adagio - Allegro
Adagio - Vivace
Allegro - Allegro
Luigi Boccherini (1743 - 1805)
La Musica notturna di Madrid, G. 324 (1780)
Le campane di l’Ave Maria
Il tamburo dei Soldati
Minuetto dei Ciechi “Con mala grazia”
Il Rosario Largo assai
Allegro
Largo come prima
Passa calle Allegro vivo
Il tamburo
Ritirata Maestoso
Teatro Comunale
di Monfalcone
Dirigente del Servizio
Giovanna D’Agostini
Informazioni
[email protected]
www.teatromonfalcone.it
Stampa a cura di
Mercoledì 20 ottobre 2010 ore 20.45
LE CONCERT DES NATIONS
JORDI SAVALL
viola da gamba e direzione
Enrico Onofri Violino I
Mauro Lopes Violino II
Alessandro Tampieri, Lorenzo Colitto, Paula Waisman Violini
Teresa Ceccato Violino e Viola da braccio
Angelo Bartoletti, Andrea Albertani Viola da braccio
Marco Ceccato, Antoine Ladrette Violoncelli
Xavier Puertas Violone
Rolf Lislevand Chitarra e tiorba
Pierre Hantaï Clavicembalo
Marc Clos Percussioni
LE CONCERT DES NATIONS, fondato nel 1989, è la formazione
più giovane tra quelle dirette dal Maestro Savall. È a Couperin che
il nome della formazione fa riferimento: les Nations, rappresenta
una riunione di stili e la premonizione di un’Europa artistica che
risale all’illuminismo.
Creata durante la preparazione del progetto Canticum ad Beatam
Virginem Mariam di Charpentier, questa formazione esegue un
repertorio orchestrale e sinfonico dal barocco fino al romanticismo
(1600-1850). Le Concert des Nations è la prima orchestra con queste
caratteristiche a raccogliere musicisti provenienti per la maggior
parte da paesi latini (spagnoli, ispano-americani, italiani, portoghesi,
francesi, senza escludere altre nazionalità), tutti altamente
specializzati nell’utilizzo di strumenti antichi. Lo spessore delle sue
incisioni e dei concerti realizzati nelle principali città e festival di
musica antica fa sì che Le Concert des Nations sia una delle migliori
orchestre con strumenti d’epoca, capace di affrontare un repertorio
eclettico che spazia dalla prima musica per orchestra (L’orchestre
de Luis XIII, 1600-1650) ai capolavori del Romanticismo, passando
per gli autori fondamentali del barocco e del classicismo.
Il desiderio di far conoscere un repertorio storico di alta qualità,
a partire da esecuzioni allo stesso tempo rigorose e innovative,
è l’obiettivo principale sin dalle prime incisioni dell’orchestra:
Charpentier, Bach, Haydn, Mozart, Händel, Marais, Arriaga,
Beethoven, Purcell, Dumanoir, Lully e von Biber. Fanno parte
delle ultime uscite opere di Bach, Vivaldi, Boccherini e Mozart,
incise per Alia Vox, l’etichetta esclusiva di Jordi Savall, che ha
ricevuto numerosi premi e riconoscimenti.
Con Una Cosa Rara di Martín e Soler Le Concert des Nations
ha debuttato nel repertorio operistico, esperienza che continua
con Orfeo di Monteverdi (la prima nel 1993, poi nuovamente
rappresentata nel 2001, 2002, 2007 al Teatro del Liceu di Barcellona, al
Teatro Real di Madrid, a Beaune, Vienna, Metz, Bruxelles, Bordeaux).
Nel 1995 Il Burbero di Buon Cuore, altra opera di Martín e Soler, fu
rappresentata a Montpellier e nel 2000 Celos aun del Ayre matan di
Hidalgo e testo di Calderón de la Barca fu rappresentata a Salamanca
e in versione concertistica a Barcellona e Vienna. Tra le sue ultime
produzioni vale la pena di citare Farnace di Vivaldi che ha debuttato
al Teatro de la Zarzuela di Madrid (2001) ed è stato poi rappresentato
a Bordeaux (2003), Vienna (2005), Parigi (2007) e inciso con Alia Vox.
Il già citato Orfeo di Monteverdi è uscito su DVD per la BBC/Opus Arte
(2002) come anche Die sieben letzten Worte unseres Erlösers am Kreuze
di Haydn in coproduzione con Element Productions e Alia Vox (2007).
JORDI SAVALL è una figura eccezionale nel panorama musicale attuale.
Per oltre 30 anni si è dedicato alla scoperta di tesori musicali
abbandonati: anni di ricerca e studio, sia come violista che come
direttore. A partire dal 1970 incide come solista o direttore i capolavori
del repertorio per viola da gamba, divenendo rapidamente uno dei più
grandi interpreti di questo strumento.
Con i tre gruppi musicali Hesperion XXI, La Capella Reial de Catalunya
e Le Concert des Nations, fondati insieme a Montserrat Figueras, Savall
esplora e crea un universo di emozioni e bellezza, restituendolo a
milioni di amanti della musica, facendo conoscere al mondo la viola da
gamba e le musiche dimenticate di diversi paesi e accreditandosi così
come uno dei principali difensori della musica antica.
Jordi Savall è senza dubbio una delle personalità musicali più eclettiche
della sua generazione. Le sue attività di concertista, insegnante,
ricercatore e creatore di progetti nuovi sia dal punto di vista musicale
che culturale ne fanno uno dei principali protagonisti dell'attuale
rivalutazione della musica storica. Con la sua partecipazione al film di
Alain Corneau Tutte le mattine del mondo (César per la migliore colonna
sonora), la sua intensa attività concertistica (140 concerti l’anno) e
discografica (sei incisioni ogni anno) e, più recentemente, con la
creazione della sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che la musica
antica non è necessariamente elitaria o minoritaria e che può interessare
anche un pubblico sempre più giovane e vasto.
Come molti altri musicisti, inizia gli studi all'età di 6 anni facendo pratica
in un coro di bambini della sua città natale, Igualada (Barcellona) e
studiando violoncello al Conservatorio di Barcellona dove si diploma
nel 1964. Nel 1965 intraprende come autodidatta lo studio della viola
da gamba e della musica antica, completando la sua formazione presso
la Schola Cantorum Basiliensis, dove nel 1973 succede al suo maestro
August Wenzinger e dove continua a tenere corsi di specializzazione.
Jordi Savall ha inciso più di 170 CD e ha ricevuto numerosi
riconoscimenti tra cui: Officier de l'Ordre des Arts et Lettres (1988), Croce
di Sant Jordi (1990), Musicista dell'anno da Le Monde de la Musique (1992)
e Solista dell'anno di Victoires de la Musique (1993), Medaglia d’Oro delle
Belle Arti (1998), Membro Onorario della Konzerthaus di Vienna (1999),
Victoires de la Musique alla carriera (2002), Dottore Honoris Causa
all’Università Cattolica di Louvain, Belgio (2000), all’Università di
Barcellona (2006) e all'Università di Evora (2007).
Le sue uscite discografiche hanno ricevuto diversi Midem Classical
Awards (1999, 2000, 2003, 2004, 2005, 2006 e 2008), e svariate nomine
ai Grammy Awards. Tra i suoi ultimi progetti ricordiamo i Libri-CD
Le Royaume Oublié. La Tragédie Cathare et la Croisade contre les
Albigeois e Dinastia Borja: Església i poder al Renaixement. Il libro-CD
Jerusalem. La Ville des deux Paix: La Paix céleste et la Paix terrestre,
ha ricevuto nel 2009 i premi Orphée d'Or de l'académie du disque
lyrique 2008, il Caecilia 2008 come migliore disco dell'anno scelto dalla
stampa e il Midem Classical Award 2010. Ha recentemente ricevuto
anche l’Händelpreis der Stadt Halle 2009 in Germania e il premio
Nacional de la Música Catalana del Consell Nacional de la Cultura
i de les Arts. Nel 2008 Savall è stato nominato dall’Unione Europea
“Ambasciatore per il dialogo interculturale” e “Artista per la pace”
all’interno del programma Ambasciatori di buona volontà dell’UNESCO.
Nel 2009 è stato nuovamente nominato “Ambasciatore del 2009 della
creatività e dell’innovazione” dall’Unione Europea.
Note al programma
"Sua Maestà m’ordinò di unirmi a Messieurs Molière e Lully per
comporre una pièce teatrale nella quale inserire qualcosa […] delle
maniere dei Turchi. Andai allora al Village d'Auteuil, dove Molière aveva
una bella casa, e fu lì che lavorammo insieme a quella pièce”.
Così racconta nelle sue memorie Laurent d’Arvieux, prima mercante,
poi console e diplomatico francese in viaggio nei paesi d’Oriente, tra i
maggiori testimoni delle culture araba e turca durante il regno del Re
Sole. Se il suo contributo è da attribuire all’originaria versione scenica
in commedia-balletto del Bourgeois Gentilhomme rappresentata per la
prima volta al Castello di Chambord il 14 ottobre 1670 (della quale il
d’Arvieux aveva curato i costumi), sicuramente le finezze e i richiami
alle turcherie e più in generale al gusto esotico - tanto tipiche della
letteratura musicale europea dell’epoca - risaltano anche nelle
atmosfere della Suite in programma questa sera, interamente costituita
dalle danze strumentali ricavate dalla partitura teatrale. Già nella
descrizione dei tempi si intuisce come Lully accolga l’intersezione delle
festose musiche francesi di corte con le diverse influenze ora del folclore
iberico, ora dell’ambiente orientale, restituendo una pagina
infinitamente brillante, luminosa, ricca, una tavolozza cromatica dalle
infinite sfaccettature. Pagina che rispecchia una lungimirante e
perentoria volontà di Luigi XIV (di cui Lully è il primo, fortunatissimo
rappresentante) che, più di ogni altro regnante nella storia, ha affidato
all’arte in generale - e alla musica e alla danza in particolare - il
privilegio di essere un’importante testimonianza, un significativo
simbolo dello sviluppo, della grandezza, della gloria del proprio regno.
E se ai “gusti riuniti”, parafrasando ancora Couperin, si riferisce il
programma del concerto, è nel clima della Salisburgo di fine secolo che
si aprono le atmosfere popolari de La Battalia, scritta da Heinrich Ignaz
Franz von Biber (violinista e compositore boemo di nascita,
salisburghese d’adozione) nel 1673 probabilmente per le celebrazioni di
corte del Carnevale. Il complesso titolo restituisce, con precisione quasi
drammaturgica, la sintesi dei momenti salienti della pagina: Battaglia.
La dissoluta truppa dei moschettieri, Marte, il combattimento ed il
lamento dei feriti, imitati con arie e dedicati a Bacco. I forti contrasti,
l’imprevedibilità delle dinamiche, l’introduzione di espedienti tecnici
del tutto desueti per l’epoca, fanno de La battalia un’opera difficilmente
connotabile e piena d’estro.
“Concerti Grossi con duoi Violini e Violoncello di concertino obbligati
e duoi altri Violini, Viola e Basso di Concerto Grosso ad arbitrio, che si
possono raddoppiare”: così cita il frontespizio dell’edizione dei 12
Concerti Grossi op. VI di Arcangelo Corelli, stampata ad Amsterdam da
Estienne Roger, uno dei principali editori musicali europei dell’epoca,
nel 1714, pochi mesi dopo la morte dell’autore. Al di là della complessa
ricostruzione della genesi dell’opera (è testimoniato che essa sia una
sorta di “summa” dello stile compositivo corelliano), ci troviamo di
fronte a un capolavoro assoluto che apre nuove vie alla musica
strumentale europea. I primi otto Concerti cosiddetti “da chiesa” e gli
ultimi quattro da Corelli stesso definiti “da Camera” - così è suddivisa
al suo interno l’op. VI - racchiudono una varietà e una vivacità
coloristica nuova, che trova la massima grandezza proprio nel gioco
continuo e inesauribile tra soli e tutti, tra concertino e grosso.
Ognuno dei Concerti ha una sua complessa articolazione interna,
diversa per il numero dei movimenti e per le scelte strumentali, di
ritmica e di dinamica. Nel caso del IV concerto in re maggiore, tra i
più estroversi e brillanti della serie, il brevissimo Adagio d’apertura
lascia voce al primo violino che instaura un dialogo, vivace e
virtuosistico nel fraseggio, con il secondo violino. Di tutt’altra natura
l’effetto del secondo Adagio, che trova la sua fonte espressiva nel
crescendo della massa sonora: la tensione continua è infatti creata
dall’intervento progressivo dei diversi strumenti, su un disegno
melodico semplicissimo e regolare. Sorprendente il passaggio al
Vivace successivo, che con un serrato ritmo in ¾ ha tutte le
caratteristiche dello Scherzo. Grazioso il dialogo tra i violini
nell’Allegro finale, che si estende via via a tutti gli strumenti, creando
un crescendo fondato sulla potenza del dialogo tra i diversi archi.
*****
La Folia era originariamente una vivace danza popolare in tre tempi,
di origine portoghese, di cui abbiamo numerose testimonianze già
a partire dalla fine del XV secolo nella penisola iberica. Le prime
strutture della Folia appaiono già nel celebre Cancionero de Palacio
d’inzio Cinquecento e la variabilità del basso e l’andamento
accattivante del tessuto ritmico di questa danza ne hanno consacrato
un grande e ininterrotto successo nei secoli successivi. Molti sono
stati, infatti, gli autori che hanno “giocato” con le variazioni su questo
tema: da Frescobaldi a Vivaldi, da Scarlatti a C.P.E. Bach, da Liszt a
Rachmaninov.
Marin Marais, musicqueur du roy dal 1676, poi violista di corte,
particolarmente apprezzato da Luigi XIV, e ancora direttore
dell’Académie Royale de Musique (l’attuale Opéra) è stato
influenzato tanto dallo stile italiano (soprattutto nell’espressività),
quanto dalla tradizione accademica francese (che privilegia le Suites
di danze). Nel caso di Folies d’Espagne, Marais utilizza lo schema
della “follia” partendo da “una pratica essenzialmente
improvvisatoria” - come sostiene lo stesso Savall - che nella
strutturata versione finale della partitura, datata 1701, “esprime
un contenuto strumentale di stupefacente varietà d’espressione e
d’esecuzione. È così che queste musiche estemporanee […], grazie
alla loro ispirazione fatta di spontaneità e di vitalità, prendono una
dimensione davvero senza tempo”.
Ed è ancora alla forma del Concerto, in una sua veste ponderata e
serena (ma non per questo poco fantasiosa) che è dedicata la sezione
della serata firmata da Charles Avison, organista e critico musicale
(oltre che compositore) di Newcastle, allievo di Geminiani.
È un’operazione complessa quella che Avison fa sulle partiture
scarlattiane per tastiera: oltre a trasporre l’ordito sonatistico scritto
da Scarlatti (assoluto pioniere in questo campo, per il rinnovo della
ricerca timbrica, per un nuovo uso degli equilibri armonici tonali,
per l’originalità degli espedienti melodici), Avison trasferisce nel
nuovo libro 12 composizioni in forma di concerto, adattate dalla