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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA
“TOR VERGATA”
MACROAREA DI LETTERE E FILOSOFIA
Corso di Laurea in Scienze della Comunicazione
Tesi di Laurea in
Informatica e Rappresentazione della
Conoscenza
L’ERA DELLA DIGITALIZZAZIONE:
Da una nuova forma di segregazione sociale ad
un probabile futuro senza memoria.
Relatore:
Chiar.mo Prof. Fabio M. Zanzotto
Laureando:
Matteo Piarulli
Anno Accademico
2014/2015
Quest'opera è stata rilasciata con licenza Creative
Commons. Attribuzione
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Per leggere una copia della licenza visita il sito
web: creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0/
2016 Matteo Piarulli
www.matteopiarulli.it/tesi
A mia madre, a mio padre e a mio fratello.
INDICE
Introduzione ............................................................ 1
Capitolo I
Comunicazione e trasmissione dei dati ................. 3
1.1 Dall’oralità alla scrittura ................................. 5
1.2 La diffusione della scrittura ............................ 9
1.3 La stampa a caratteri mobili .......................... 11
1.4 Il Sutra del Diamante .................................... 14
1.5 I nuovi mezzi di comunicazione ................... 15
Capitolo II
L’era della Digitalizzazione.................................. 18
2.1 La comunicazione e l’informatica ................ 23
2.2 Le TIC ........................................................... 24
2.2.1 Il “linguaggio” binario ........................... 25
2.3 Duttilità del digitale ...................................... 27
2.4 La rete ........................................................... 28
2.4.3 Protocolli e trasmissione ........................ 30
2.5 La Network Society ...................................... 32
2.6 Internet, un problema etico? ......................... 33
Capitolo III
Digital Divide: Una nuova segregazione ............. 36
3.1 Cos’è il digital divide? .................................. 39
3.2 Connessione, il vero problema? .................... 40
3.3 (S)Collegati a metà ........................................ 42
3.4 Le non possibilità .......................................... 43
3.4.1 Il genere come fattore di divisione ........ 44
3.4.2 Le competenze informatiche .................. 46
3.5 Il “Matthew effect” ....................................... 47
3.6 Le Agende Digitali e il gap ........................... 48
3.6.1 L’agenda digitale Europea ..................... 49
Capitolo IV
Quale memoria per il futuro? .............................. 52
4.1 Il “Backup” ................................................... 55
4.2 Desertificazione della memoria .................... 56
4.3 Il medioevo digitale ...................................... 57
4.4 Gli standard come soluzione ......................... 59
4.5 Data Recovery ............................................... 60
4.6 Una Selezione Naturale Digitale................... 62
4.7 Alcune ipotesi ............................................... 63
Conclusioni ............................................................ 67
Bibliografia ............................................................ 70
RINGRAZIAMENTI
Arrivare al giorno della laurea è una gioia difficile da
esprimere con parole. Sono felice di aver raggiunto questo
traguardo che va ad aggiungersi alle altre esperienze della
mia vita. Il lavoro profuso in queste pagine è dedicato a
mia madre, a mio padre e a mio fratello, le persone più
importanti della mia vita. Da sempre mi hanno sostenuto,
hanno spronato la mia curiosità e la mia voglia di
apprendere.
La mia vita e la mia carriera universitaria sono state
segnate dall'influenza dei miei genitori e dai loro
insegnamenti. Mio padre mi ha insegnato la perseveranza
e la tenacia, mia madre mi ha fatto capire l'importanza del
sacrificio e dell’umiltà, mio fratello maggiore mi dà la
sicurezza di avere sempre qualcuno alle spalle che mi
proteggere.
La mia esperienza di studi all'estero mi ha fatto sentire
cittadino europeo, ha rotto ogni pregiudizio culturale e ha
impresso e ha impresso nel mio animo una nuova
concezione della vita. Voglio ringraziare la mia seconda
famiglia, Dominik, Anita e Hubert perché grazie a loro
vivere in Germania è stato come sentirsi a casa.
Grazie ai lunghi discorsi avuti con Dominik e ai consigli
della mia amica e collega Maria mi sono impegnato nella
realizzazione di questa tesi.
Un ruolo chiave lo hanno avuto anche i professori del mio
corso di laurea. Attraverso le lezioni e gli esami nelle varie
materie sono riuscito ad incrementare le mie conoscenze.
Loro mi hanno anche insegnato il dono della critica e
dell’argomentazione.
Ringrazio il Chiar.mo Prof. Fabio Massimo Zanzotto per
la disponibilità dimostrata nei miei confronti, per avermi
fatto appassionare a questo argomento su cui vorrei
continuare le mie ricerche in futuro.
Nel mio percorso di vita, hanno avuto tantissima
importanza i miei amici, con loro sono riuscito a superare
momenti d’incertezza e di paure, ma soprattutto ho vissuto
momenti indimenticabili che resteranno impressi nella
memoria. Tra questi desidero ringraziare i miei amici e
parenti sparsi in tutto il mondo: Incoronata B., Marco,
Marialaura, Desy, Giovanna G., Miriam, Silvio, Ana,
Fidel, Davide, Regina, Tobias, Masha, L’Eclissi, Sabrina,
Miloš, Antonello, Rosy, Mariangela, Ilaria, Tommaso, Zio
Michele, Laura, Elisa, Alessandro, Elena, Vincenzo,
Pietro B., Francesca.
INTRODUZIONE
Tutti stiamo partecipando alla frettolosa corsa alla
digitalizzazione, tutto deve passare in formato digitale, dai
documenti della pubblica amministrazione a semplici
fotografie private. L’evoluzione tecnologica ha raggiunto
livelli di conoscenza molto alti ma ha portato con sé anche
tanti nuovi problemi. La nostra società è già stata colpita
da
una
nuova
disuguaglianza
sociale
che
nega
l’opportunità di progresso ma che non da nessuna certezza
sul futuro dei nostri dati.
Non tutti sono riusciti ad adeguarsi ai nuovi usi che
facciamo della tecnologia ed è proprio qui che nasce una
nuova segregazione sociale chiamata in gergo digital
divide. Oggi nella nostra società chi non utilizza un
computer è considerato un escluso.
Coloro invece che fanno parte dell’universo
digitale sfruttano gli strumenti informatici per comunicare
1
e diffondere dati e informazioni legate alla vita privata e
sociale, spesso senza preoccuparsi di archiviarli su
supporti in modo permanente per non perderne traccia e
accedervi in futuro.
2
Capitolo I
COMUNICAZIONE E TRASMISSIONE DEI DATI
Nel “Fedro” di Platone, Socrate diceva che la
scrittura era una minaccia per la cultura perché
a un libro non si possono fare domande.
A Socrate mancava Internet.
Luciano De Crescenzo
3
Nella sfera dei bisogni fondamentali dell’uomo
rientra a pieno titolo la comunicazione, necessaria per
instaurare qualsiasi tipo di relazione. Nel tempo il
desiderio di comunicare è aumentato e ciò ha comportato
di conseguenza profondi cambiamenti nelle modalità con
cui l’uomo conversa con gli altri.
L’uomo nel tempo ha avvertito anche l’esigenza di
lasciare traccia di ciò che comunicava, l’esigenza di
trasmettere1 nello spazio e nel tempo le nozioni, le
informazioni e i dati che possedeva, in modo da
raggiungere con la propria idea un numero sempre
maggiore di persone e per lasciare un’eredità intellettuale
e materiale che potesse superare il limite della propria vita
mortale.
Comunicazione orale, gestualità, segni grafici,
scrittura, libri, sms, chiamate e videochiamate, email,
ecc… sono strumenti utilizzati per fare comunicazione e
per trasmettere i contenuti delle comunicazioni.
1
Dal latino transmissio -onis, der. di transmissus, p. pass. di
transmittĕre, composto da trāns- "al di là" e a mĭttere "mandare”.
4
1.1 Dall’oralità alla scrittura
Prima della comparsa della scrittura, avvenuta nel
III millennio a. C., i gruppi di persone organizzati nelle
loro comunità si esprimevano mediante la voce, i gesti per
comunicare tra di loro, al fine di esprimere un pensiero,
una opinione, uno stato d’animo, scambiare informazioni.
L’oralità diveniva anche il mezzo per tramandare un’idea,
un sapere ai propri figli, nipoti oppure alle altre comunità.
Trasmettere nel tempo notizie, fatti, tradizioni ovvero
l’insieme di un’intera cultura avveniva attraverso l’oralità,
considerata il mezzo privilegiato per svolgere tale
funzione.
Per favorire il ricordo di ciò che si voleva
raccontare venivano utilizzate formule ripetitive e
mnemoniche in grado di allenare la memoria ed evitare
che le narrazioni potessero cambiare e garantirne
l’affidabilità. Tuttavia l’uso di tali formule, benché mirate
a potenziare i meccanismi della mente umana, erano
limitate al tempo dell’esistenza individuale di una persona.
Inoltre la tradizione orale non si poteva definire perfetta
perché le testimonianze potevano subire trasformazioni in
base a colui o a coloro che si assumevano il compito di
5
tramandare la storia. Il rapporto tra chi raccontava e chi
ascoltava era un rapporto diretto che presupponeva un
coinvolgimento maggiore e una presenza fisica necessaria
per la trasmissione del sapere e delle conoscenze.
Quando le comunità cominciarono ad ingrandirsi e
a divenire più complesse, crebbe anche la quantità di
informazioni da trasmettere e si rivelò l’impossibilità della
memoria umana di immagazzinare un numero illimitato di
nozioni. Le circostanze che portarono a un cambiamento
nella comunicazione si crearono intorno al III millennio a.
C. con il fiorire di due importanti civiltà: Sumeri2 ed
Egiziani. È in questo periodo che nacque la scrittura. Nel
3200 a. C. nella regione della Mesopotamia3 i Sumeri
svilupparono un tipo di scrittura chiamata “cuneiforme”
caratterizzata da particolari segni e incisioni eseguiti con
uno stilo su tavolette di argilla. Più o meno nello stesso
periodo, la civiltà egizia elaborò una scrittura basata su
2
I Sumeri sono la prima popolazione sedentaria al mondo vissuti tra
il 4000 e il 1700 a. C.
3
Regione pressoché corrispondente alle attuali zone del Medio
Oriente e dell’Asia Minore.
6
simboli che venivano incisi sulla pietra, i geroglifici 4.
Verso l’anno 1000 a. C. nacque invece l’alfabeto fenicio,
un sistema di scrittura semplice, con 22 lettere che
indicavano solo le consonanti. Grazie ai vari scambi
commerciali, i greci conobbero questo alfabeto e vi
aggiunsero le vocali rendendolo completo.
La comparsa di queste prime forme di scrittura
permise la registrazione e la conservazione di grandi
quantità di informazioni e determinò una rivoluzione nella
comunicazione e nella trasmissione delle conoscenze. Ciò
nonostante non ci fu una netta separazione tra oralità e
scrittura, la trasmissione del sapere attraverso la scrittura
non determinò la fine della tradizione orale perché
all’inizio la scrittura rimase un privilegio di pochi. Alla
tradizione orale venne affidata la diffusione dell'opera di
Omero e molti altri racconti epici subirono diverse
varianti, a seconda del contesto politico, sociale,
geografico nel quale venivano trascritti e divulgati.
4
Il termine geroglifico deriva dal latino hieroglyphicus, a sua volta
dal greco ἱερογλυφικός (hieroglyphikós) nella locuzione ἱερογλυφικά
[γράμματα] hieroglyphikà [gràmmata], "[segni] sacri incisi"
composta dall'aggettivo ἱερός hieròs, che significa "sacro", e il verbo
γλύφω glýphō, che significa "incidere".
7
Il maestro greco di filosofia Socrate si servì della
parola per comunicare il suo messaggio ai discepoli
ritenendo che un’idea fissata in uno scritto perdesse valore
e vitalità mentre Platone, il suo più famoso discepolo,
affidò proprio alla scrittura la trasmissione dei suoi
dialoghi. Ed è in uno di questi dialoghi che Platone fa
conoscere il pensiero del suo maestro:
Dunque chi crede di poter tramandare un’arte
affidandola all’alfabeto e chi a sua volta
l’accoglie supponendo che dallo scritto si
possa trarre qualcosa di preciso e di
permanente, deve esser pieno d’una grande
ingenuità, […] Perché vedi, o Fedro, la
scrittura è in una strana condizione, simile
veramente a quella della pittura. I prodotti cioè
della pittura ci stanno davanti come se
vivessero; ma se li interroghi, tengono un
maestoso silenzio. Nello stesso modo si
comportano le parole scritte: crederesti che
potessero parlare quasi che avessero in mente
qualcosa; ma se tu, volendo imparare, chiedi
loro qualcosa di ciò che dicono esse ti
manifestano una cosa sola e sempre la stessa.5
Ho preso in considerazione questo dialogo di
Platone ritenendolo un emblema di come un cambio
5
Discorso tra Socrate e Fedro (Platone, Opere, vol. 1, 1967)
8
culturale sia difficile da accettare anche quando viene
condiviso dalla maggior parte delle persone.
1.2 La diffusione della scrittura
Con
la
diffusione
dell’alfabeto
greco
e,
successivamente all’incontro tra greci e romani, lo
sviluppo
dell’alfabeto
latino
si
trasformarono
la
comunicazione e la trasmissione del sapere. La scrittura
diventò portatrice di una memoria permanente. La società
romana al tempo dei consoli e degli oratori fu una società
“dominata da un continuo bisogno di cultura scritta”6.
Di
qui
la
necessità
di
una
maggiore
alfabetizzazione degli individui per poter diffondere i testi
scritti e le idee, poiché la scrittura, a differenza dell’oralità,
implicava una divisione tra chi scriveva e chi non, tra chi
sapeva leggere e chi non ci riusciva. Nell’antica Roma la
crescente alfabetizzazione fu favorita dal fatto che si
parlava in latino e si scriveva in latino. Con l’arrivo dei
barbari che non parlavano latino, il disintegrarsi
dell’impero romano e la nascita del Cristianesimo cambiò
6
(Cavallo, 1997)
9
il panorama storico-culturale. Lingua scritta e lingua
parlata non coincisero più in molti casi, il latino divenne
lingua ufficiale delle comunità cristiane per diffondere i
vangeli e gli scritti religiosi e infine crebbe il numero delle
persone prive di alfabetizzazione. I centri culturali più
importanti divennero i monasteri dove operavano gli
amanuensi, monaci che passavano molte ore della giornata
a trascrivere e ricopiare i testi scritti in lingua latina.
Tra XII e XIII secolo la nascita del volgare e
l’introduzione in Europa della carta ebbero come
conseguenza la diffusione sociale della scrittura e crebbe
la percentuale numerica degli individui in grado di leggere
e scrivere. Ciò comportò un mutamento nelle forme di
trasmissione del sapere7 perché l’uso della carta al posto
della pergamena permise di fissare i testi e le conoscenze
su un supporto capace di durare più a lungo nel tempo e di
preservare e facilitare la conservazione della memoria di
un popolo8.
Lo studioso Havelock sostiene che l’invenzione della scrittura ha
modificato la memoria e i processi cognitivi dell’uomo (Havelock,
2006)
8
“La memoria scritta di una determinata area socioculturale è
costituita dall’intero patrimonio di tutte le testimonianze scritte”
(Petrucci, 2002)
7
10
1.3 La stampa a caratteri mobili
Nel 1455 il tedesco Johannes Gutenberg elaborò
una tecnica tipografica per copiare i caratteri alfabetici su
un foglio di carta. Tale tecnica si rivelò efficace perché
permetteva di riutilizzare i caratteri e per questo motivo si
diffuse rapidamente in tutta Europa.
Nacque così la
stampa a caratteri mobili. Il primo testo che Gutenberg
stampò con tale metodo fu la Bibbia. In soli tre anni, dal
1452 al 1455 vennero prodotte nella città di Mainz più di
180 esemplari del testo sacro di cui solo 48 copie
sopravvivono9. Due copie integre si trovano presso la
British Library e sono consultabili su Internet10 ad alta
risoluzione grazie al progetto Turning the Pages™.
La stampa si diffuse in breve tempo in quasi tutta
Europa. Man mano che gli anni passarono nuove tecniche
vennero scoperte e migliorate. Dopo la Germania, arrivò
l’Italia, Venezia divenne capitale dell’editoria e a Subiaco
fu ideato il “Maiuscolo”, un tipo di carattere che ancora
oggi utilizziamo. Nacquero nuove figure lavorative, si
9
(Treasures in full Gutenberg Bible, s.d.)
http://goo.gl/1dZCZD
10
11
determinò un innalzamento del tasso di alfabetizzazione. I
testi, di qualsiasi natura, potevano essere distribuiti in
modo più veloce, economico e in maggiore quantità. La
società entrò così in una nuova epoca dello sviluppo della
comunicazione umana e della trasmissione dei testi. Le
alte gerarchie politiche e religiose capirono la grande e
rivoluzionaria portata di questo nuovo mezzo di
riproduzione capace di diffondere in modo più capillare e
invasivo qualsiasi pensiero anche sconveniente per loro e
videro un nemico da combattere attraverso la limitazione
della libertà di stampa oppure con il controllo sui contenuti
da divulgare. Ciò provocò in alcuni casi una vera e propria
damnatio memoriae dei testi ritenuti pericolosi e di cui si
cercò di cancellarne la memoria.
Forme di negazione della libertà di stampa non si
verificarono solo in Occidente. La monarchia assoluta
dell’Impero Ottomano si oppose senza mezzi termini
all’uso di questa nuova invenzione. Nel 1538 a Istanbul
venne dato alle fiamme una copia del Corano stampato a
Venezia da Paganino e Alessandro Paganini, i due
tipografi condannati con l’amputazione della mano.
Un’analisi
molto
dettagliata e ricca di
12
preziose
informazioni su questo argomento è stata pubblicata da
Carlo Pannella nel suo libro: “Fuoco al Corano in nome di
Allah” che ho ritenuto opportuno citare in questo
paragrafo: “l’autocastrazione della civiltà islamica
basata su profondi dogmi religiosi che la motivavano nel
rifiuto dell’esegesi del Libro Sacro, nel rigetto più fermo
di ogni rapporto tra Fede e Ragione”.11 Un’altra
motivazione ancor più valida va ricercata nell’opposizione
al nuovo medium, la stampa, visto come l’essenza di una
modernità e di una trasformazione sociale che non si
conciliavano con la cultura islamica, profondamente
radicata in una tradizione non aperta ai cambiamenti.
Come accade ogni qualvolta ci si trova di fronte ad
una novità, le risposte possono essere positive o negative.
C’è chi si adatta subito alle trasformazioni, chi è scettico
ma curioso di avvicinarsi al nuovo e chi invece rifiuta a
priori ciò che non conosce. Dopo l’invenzione della
stampa, libro manoscritto e libro a stampa continuarono a
coesistere, come era già capitato con il passaggio
dall’oralità alla scrittura. Sostanzialmente quello che
11
(Panella, 2014)
13
differenziò i due tipi di libri fu la loro circolazione e
diffusione. Il manoscritto era disponibile in un numero
limitato di copie e di solito era richiesto da un privato per
ingrandire la propria biblioteca mentre il libro stampato
circolava contemporaneamente in centinaia di copie e
poteva essere a disposizione di un maggior numero di
persone, soprattutto di coloro che frequentavano le scuole
e le università.
La rivoluzione della stampa portò con sé la
consapevolezza che tempo e spazio sono assoggettabili
alle tecniche e agli strumenti che l’uomo riesce a inventare
e costruire per accrescere le proprie capacità e apportare
miglioramenti nella società in cui vive, a partire dalla
comunicazione e dalla trasmissione delle conoscenze
acquisite.
1.4 Il Sutra del Diamante
Il più antico documento stampato e conosciuto al
mondo risale all’868 e fu ritrovato nel 1907 in una grotta
a Dunhuang nella provincia del Gansu in Cina12. Si chiama
12
(Hopkirk, 2006)
14
il Sutra del Diamante ed è un rotolo stampato su fogli di
carta incollati tra di loro, lungo più di quattro metri e
mezzo e largo trenta centimetri. Questa copia riporta la
data di stampa risalente alla fine della dinastia Tang13, il
nome del committente, Wang Jie e un’illustrazione
raffigurante il Buddha in trono circondato da alcuni
assistenti e di fronte a lui una piccola figura che
s’inginocchia e prega. È presumibile che sia proprio Wang
Jee, il donatore che ha pagato per la stampa di questo libro
sacro. Nel Sutra del Diamante sono raccolti gli
insegnamenti del Buddhismo e alcune delle dottrine ZenBuddhiste. Il documento è conservato nella biblioteca
nazionale del Regno Unito (British Library) ed è
visionabile online nella lista dei libri virtuali (Turning the
Pages™)14.
1.5 I nuovi mezzi di comunicazione
Il desiderio di comunicare con un numero sempre
maggiore di persone, di semplificare il passaggio di
13
Il quindicesimo giorno del Quarto mese del Nono anno del periodo
Xiantong del sovrano Tang Yìzōng, corrispondente all'11 maggio 868
(DCCCLXVIII in numeri romani).
14
http://goo.gl/c6x8Ls
15
informazioni e conoscenze e di riorganizzare le forme di
trasmissione ha determinato nella società odierna la
nascita di nuovi mezzi di comunicazione. Computer,
cellulari, tablet, smartphone, Internet, pc sono, a partire
dagli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, i
protagonisti della nuova rivoluzione informatica.
Sono cambiate le regole della comunicazione
orale, sono stati modificati i processi di scrittura,
trasmissione e conservazione dei testi. Dall’oralità al libro
manoscritto, al libro a stampa e poi ai media digitali
abbiamo assistito a vari passaggi dei modi di comunicare:
dalla
fissità
alla
mobilità,
dalla
staticità
alla
multimedialità, dalla presenza fisica al virtuale, dalla
durata alla transitorietà. Multimediale, ipertestuale,
interattivo sono i nuovi termini usati per definire il
rapporto comunicativo.
La digitalizzazione si è imposta come sistema
dominante perché da un lato rende più economica la
produzione industriale delle informazioni e, allo stesso
tempo, espande i mercati e i confini della loro fruizione.
16
In una società culturale basata su mezzi di
comunicazione sempre più veloci e mutevoli, il problema
della conservazione della memoria sembra essere passato
in secondo piano. Bisogna impedire che ciò accada e
trovare soluzioni per preservare la nostra cultura e
tramandarla adattando di volta in volta le nuove scoperte
tecnologiche con i mezzi a disposizione dell’uomo.
17
Capitolo II
L’ERA DELLA DIGITALIZZAZIONE
Il computer non è una macchina intelligente che
aiuta le persone stupide, anzi è una macchina
stupida che funziona solo nelle mani
delle persone intelligenti.
Umberto Eco
18
L’era
che
stiamo
vivendo
è
fortemente
caratterizzata dalla tecnologia, il passaggio dall’analogico
al digitale è l’emblema della nostra società. La
comunicazione è mediata non più dalle gesta o dalla
tavoletta d’argilla ma da un hardware e da un software che
danno la possibilità agli individui di comunicare in tempo
reale tra di loro. Una società sempre più sviluppata ha
bisogno di una comunicazione all’avanguardia, che si
adatti alle nuove esigenze sociali e culturali di ogni
periodo storico.
Nasce così il binomio comunicazione-tecnologia
dove per tecnologia intendo l’uso costruttivo delle
scoperte scientifiche e delle conoscenze tecniche per la
pianificazione
strutturata
e
la
trasmissione
delle
informazioni. Le stesse tecnologie nate per uno scopo ben
preciso o con una particolare esigenza hanno il problema
di essere utilizzate per scopi non affini al ruolo a cui sono
destinate. Ed è proprio in questo senso che entra in gioco
l’uso che facciamo di ogni strumento tecnologico.
Quando Albert Einstein mise appunto il principio
di equivalenza massa-energia con la famosa equazione
19
E=mc2 prevista nella teoria della relatività ristretta, suggerì
anche in linea di principio la possibilità di trasformare
direttamente la materia in energia o viceversa, Einstein
non vide applicazioni pratiche di questa scoperta ma intuì
che il principio di equivalenza massa-energia poteva
spiegare il fenomeno della radioattività. Non poté certo
mai immaginare la possibilità ipotetica di costruire una
bomba atomica15. Questo dimostra che le stesse
tecnologie, nate per una particolare esigenza, non possono
non essere riadattate ad altri ed innumerevoli utilizzi e non
possono non condizionare eventi successivi.
Quando
parliamo
di
tecnologia
bisogna
considerare il rapporto tra l’esigenza a cui risponde un
prodotto e l’uso che ne viene fatto. Non bisogna
commettere l’errore di considerare questo legame di tipo
meccanicistico, ovvero quello di ridurre la complessità
15
Nel 1939 fu fondato il progetto Manhattan fortemente voluto dal
presidente Americano Roosevelt, che prevedeva un team di ricerca
esclusivo con lo scopo di creare la bomba atomica. Questo accadde
dopo che Einstein persuaso da Fermi e Szilard fu costretto a scrivere
una lettera al presidente Roosevelt per segnalare che c’era la
possibilità ipotetica di costruire una bomba utilizzando il principio
della fissione ed era probabile che il governo tedesco avesse già
disposto delle ricerche in materia. (United States Department of
Energy, 1999)
20
dell’evoluzione tecnologia alla sola relazione lineare
causa-effetto.
In aiuto a questa mia visione liquida16 della
tecnologia prendo in considerazione l’invenzione della
stampa a caratteri mobili. Nel momento in cui Gutenberg
inventò i caratteri mobili per la riproduzione dei libri, lo
scopo era quello di rendere più efficiente e decisamente
più veloce la produzione di una copia di un libro. Infatti,
in soli tre anni (1452-55) riuscì a produrre i primi 180
esemplari del primo libro a stampa della storia17, lo stesso
tempo che avrebbe impiegato un amanuense, per
trascriverne una sola copia. Pur presentando la Bibbia con
l’impego dei caratteri gotici medioevali come il lavoro di
un amanuense; senza titolo né numerazione delle pagine e
nessuna innovazione dal punto di vista grafico rispetto agli
antichi manoscritti. Il geniale orafo tedesco Gutenberg,
senza accorgersi, segnò un passaggio epocale di
16
Il termine liquido si riferisce alla labilità di qualsiasi costruzione
nella nostra epoca. Zygmunt Bauman, usa la metafora di modernità
liquida contrapposta alla solida proprio per indicare la vita sempre più
frenetica nella post-modernità.
17
(Stalignò, 2000)
21
straordinaria importanza per l’Umanità e per la diffusione
della cultura.
La tecnologia è determinante o condizionante?
Una certa tecnica viene prodotta all’interno di
una determinata cultura e una data società è
condizionata dalle proprie tecniche. […] Il
torchio di Gutenberg non ha determinato la
crisi della Riforma, lo sviluppo della scienza
moderna e neppure il sorgere degli ideali
illuministici e il peso crescente dell'opinione
pubblica nel Diciottesimo secolo, li ha solo
condizionati. Si è limitato a fornire una parte
indispensabile del contesto globale da cui sono
sorte queste forme culturali. Se, per una
filosofia intransigentemente meccanicista, un
effetto è determinato dalle sue cause e
potrebbe pertanto esserne dedotto, il semplice
buon senso suggerisce che i fenomeni culturali
e sociali non obbediscono a uno schema del
genere. La molteplicità dei fattori e dei
soggetti coinvolti impedisce il benché minimo
calcolo deterministico degli effetti. Inoltre,
tutti i fattori “oggettivi” in fondo non sono
altro che condizioni suscettibili di
interpretazione da parte di individui o gruppi
capaci d’invenzione radicale. […] Queste
tecnologie, […] sono arrivate da dove nessuna
‘istanza decisionale’ le attendeva.18
18
(Lévy, 1997)
22
La nascita delle Tecnologie dell’Informazione e
della Comunicazione (TIC) può essere considerata una
risposta al cambiamento repentino e ai nuovi sviluppi della
comunicazione.
2.1 La comunicazione e l’informatica
Il nostro secolo è caratterizzato da veloci
trasformazioni sociali, l’economia si è adattata al
dinamismo che caratterizza la società post industriale e la
comunicazione occupa una posizione di fondamentale
importanza. In una società partecipativa come la nostra, le
nuove tecnologie informatiche e la comunicazione a
distanza sono considerati i due pilastri fondamentali per lo
sviluppo delle attività umane. Nasce così la cosiddetta
società dell’informazione. Tale espressione, è stata usata
per la prima volta dal sociologo Daniel Bell nel 1973 per
identificare la “società post-industriale” ovvero la società
moderna che, giunta al culmine del processo di
industrializzazione e della produzione di beni materiali,
concentra i nuovi sforzi sulla produzione di beni
immateriali e servizi.
Secondo Daniel Bell, l’attuale
società dell’informazione è caratterizzata dal ruolo
23
primario della scienza dove si concentrano le conoscenze
teoriche, da classi più qualificate grazie alle tecnologie
dell’intelligenza, dal lavoro modificato a causa di una
nuova centralità della produzione di conoscenza e di
servizi, e dall’integrazione delle donne nel mondo del
lavoro. Alcune critiche a questa interpretazione della
nuova società, sono state mosse da Kumar che vede la
nostra società dell’informazione uno sviluppo storico della
cosiddetta terza rivoluzione industriale concretizzatosi in
un'enorme estensione della taylorizzazione del lavoro e
della società19.
2.2 Le TIC
La digitalizzazione è quel lavoro di traduzione di
qualsiasi informazione in codice binario. Qualsiasi cosa
misurabile, come il suono, il testo, le immagini e i filmati
può essere rappresentata in formato digitale, ovvero
tradotta in bit. I progressi della tecnologia hanno portato,
addirittura, alla nascita di un “naso elettronico”, era
impensabile fino a qualche anno fa poter misurare gli
odori, ma ad oggi è una realtà ben conosciuta. Tanto è
19
(Kumar, 1995)
24
vero, che il Sistema Olfattivo Artificiale (SOA) è già usato
in moltissimi laboratori di analisi.20
Digitalizzare significa quindi convertire nel
linguaggio matematico (binario) ciò che in precedenza era
analogico, materiale e visibile all’occhio umano. Per
leggere un file digitalizzato o born digital21 c’è bisogno di
una macchina (computer) che traduce dal linguaggio
matematico al linguaggio comprensibile all’uomo e
viceversa.
2.2.1 Il “linguaggio” binario
Il codice binario è un sistema di calcolo in base
due, a differenza del sistema decimale che utilizza i
numeri da 0 a 9, il codice binario utilizza 0 e 1. Si tratta
sostanzialmente di capacità di linguaggio diverse. L’uomo
Il sistema Olfattivo Artificiale (SOA) sono degli studi nell’ambito
della misurazione e digitalizzazione degli odori mediante l’uso di un
“naso elettronico” (Polo Tecnologico, 2005) Dal 2014 è in
sperimentazione presso il Policlinico gemelli di Roma il “naso
elettronico” che annusa e scopre precocemente i tumori. (Pappagallo,
2014)
21
Born digital significa “nato digitale”, cioè un dato che è nato
maniera digitale. Il contrario di “born digital” è il “Digital
reformatting” che consiste nel trasportare i dati originariamente
analogici in digitale.
20
25
sa contare in base dieci, la macchina ha capacità ridotte
rispetto all’uomo tanto che può contare solo in base due.
Lo 0 rappresenta il no e l’1 rappresenta il sì. Mediante
l’utilizzo di queste due cifre, la macchina è in grado di
elaborare non solo tutti i numeri possibili all’infinito, ma
anche di tradurre nei nostri linguaggi comunicativi ciò che
è stato programmato dal calcolatore. Il computer prima
riceve un dato lo converte nel suo linguaggio, il binario, e
poi lo traduce nel nostro, cosicché noi possiamo vedere e
comprendere immagini, video, suoni e testi.
La
trasformazione
della
comunicazione
da
analogica a digitale rappresenta un miglioramento delle
performance della comunicazione, infatti, digitalizzare
significa trasformare informazioni in serie di 1 e di 0 e
questo fa sì che il trattamento dell’informazione obbedisca
a delle regole matematiche inequivocabili dove la rapidità
e la precisione diventano per la prima volta le
caratteristiche principali che contraddistinguono la nuova
comunicazione. Si tratterebbe quindi di virtualizzazione
dell’informazione
dove
le operazioni
matematiche
vengono elaborate seguendo i teoremi matematici.
26
Tagliare, copiare e incollare su un documento word
sono riconducibili a calcoli aritmetici e logici che
avvengono in maniera simultanea nel momento in cui le
nostre dita cliccano sul mouse o sui tasti di una tastiera.
2.3 Duttilità del digitale
La grande versatilità della comunicazione in rete
ha stravolto la vita dell’uomo, il suo modo di lavorare, il
modo di educare, le sue passioni e il suo svago.
Un’informazione digitalizzata significa rapidità, duttilità e
convenienza applicabili in tutti i campi, in quello
economico ma soprattutto allo spazio fisico che un
documento digitale occupa. Pensiamo a una risma di fogli
bianchi A422 prendiamo in considerazione che ogni foglio
pesi 75 gr. Una risma è un’unità di conteggio della carta e
corrisponde a 500 fogli. Se moltiplichiamo 75 gr per 500
fogli avremo il risultato del peso totale di una risma di
fogli che è di 3,75 Kg. Provo a fare la stessa operazione
nel digitale, creo un documento word di una sola pagina
vuota e la dimensione del file corrisponde a 11,1 KB
22
Un foglio A4 ha le dimensioni di 210 x 297 mm che sono
regolamentate dalla normativa ISO 206 e dal DIN (Deutsches Institut
für Normung) Istituto tedesco per la standardizzazione.
27
(11.100 byte). Se utilizzassimo il nostro sistema di
elaborazione dati, possiamo facilmente calcolare le
dimensioni di un file a 500 pagine semplicemente
moltiplicando 11,1KB per 500 con il risultato di 55.500
KB (55.500.000byte) ma in realtà questo è un calcolo
sbagliato proprio perché il computer ha una struttura
“mentale” diversa dalla nostra cosicché un documento di
500 fogli bianchi corrisponde a 13,9 KB (14.270 bytes) e
non a 55.500 KB. Comparare qualcosa di reale (la risma)
con qualcosa di virtuale (i file) sembra davvero
impossibile perché uomo e computer non seguono gli
stessi procedimenti logico-matematici.
2.4 La rete
La vera rivoluzione della tecnologia non sono i
computer ma è la rete. I computer connessi a una rete
hanno una capacità comunicativa più avanzata, connettere
due o più computer tra di loro significa potenziare le
capacità di calcolo a disposizione. Una rete di computer
connessi tra di loro oppure connessi alla grande rete
mondiale (Internet) fa sì che una grande quantità di
28
informazioni possano essere modificate, elaborate, copiate
e condivise in qualsiasi luogo e tempo.
2.4.1 La grande rete: Internet
È definito come la “rete delle reti”, è un insieme di
reti di computer sparsi per il mondo ma collegati tra di
loro. A questa grande rete sono connessi miliardi di utenti
che si scambiano informazioni di tipo binario. La
particolarità è che nessuno ha provato a definire Internet
con altre parole, ma l’immensità della rete stessa e la sua
potenza fanno sì che Internet sia in possesso di tutti ma
non è di nessuno. Infatti, affinché Internet funzioni c’è
bisogno che le parti connesse mantengano in efficienza i
computer di proprietà. Secondo McLuhan, Internet è il
"prolungamento" all’esterno del nostro cervello o secondo
una definizione più fantascientifica, Internet sarebbe un
"cervello collettivo".
2.4.2 La storia di Internet
All’inizio di questo capitolo ho affermato come
una visione liquida della tecnologia potrebbe chiarire
anche i passaggi storici di alcuni invenzioni. Non cadere
29
nell’errore di considerare la tecnologia e l’evoluzione di
tipo meccanicistico significava dunque porre le basi per
interpretare la storia della nascita di Internet. Siamo negli
anni ’60, esattamente il 4 ottobre 1957 si sta vivendo il
successo scientifico dei sovietici che mettono in orbita il
primo Sputnik. Siamo in piena guerra fredda, il periodo in
cui la tecnologia raggiunge il massimo della follia, la
supremazia
delle
sperimentazioni
portano
al
rafforzamento delle armi di distruzione di massa, come la
bomba H, una potenza nucleare inaudita. Gli USA
lanciarono il loro programma spaziale che doveva portare
l’uomo sulla luna, mentre dall’altra, a livello militare,
predisposero un piano di difesa da un eventuale attacco
atomico da parte dell’Urss. Fu proprio in questo contesto
storico che il Pentagono mise appunto A.R.P.A.
(Advanced Research Projects Agency), un’agenzia per
progetti scientifici a livello avanzato a scopi militari. E fu
proprio lì che nel 1962 nacque l’idea di creare un sistema
di comunicazioni in grado di sopravvivere ad un attacco
nucleare basato sul sistema della trasmissione mediante
commutazione di pacchetto.
2.4.3 Protocolli e trasmissione
30
L’obiettivo era creare un sistema di navigazione
senza una centrale di controllo che poteva essere oggetto
di attacco e che se colpita poteva mettere fuori servizio le
comunicazioni necessarie per stabilire un attacco
offensivo. Ma il grande sviluppo di Internet si ebbe con
Vint Cerf, considerato il padre di Internet ora Evangelista
di Google, egli nel 1969 creò ARPANET, collegando al
nodo dell’Università di Los Angeles le tre Università
americani di Santa Barbara (California), di Stanford e
dell’Università dello Utah. Questo significò il passaggio
dalle cosiddette LAN (Local Area Network, rete locale) ad
una WAN (Wide Area Network, o rete su un’area vasta)
fino ad arrivare all’attuale dimensione mondiale. Nel 1973
Vinton Cerf, insieme al suo collega Robert Kahn, mise
appunto il protocollo di controllo trasmissione (TCP),
standard indispensabile per la comunicazione tra le reti di
computer. Successivamente viene aggiunto un protocollo
tra rete e rete (IP), realizzando in questo modo il protocollo
definitivo TCP/IP utilizzato ancora oggi. Grazie al World
Wide Web, messo appunto nel 1991 dal CERN di Ginevra,
oggi è possibile avere accesso a Internet attraverso l’uso
di un browser e utilizzare un sistema multimediale basato
31
sull’ipertesto. Una risorsa che ha permesso di poter
visionare informazioni a piacere, senza limiti o ordini.
2.5 La Network Society
Già negli anni ’60 si avvertì il bisogno di
consolidare una nuova società in cui il sistema produttivo
era legato alla potenza cognitiva e alla rapidità di
connessione. L’informazione diventa merce e strumento di
potere, le industrie culturali iniziano ad affermarsi in una
società sempre più globalizzata e interconnessa. Ma
l’informazione non era una novità in sé, “società
informate” erano anche quelle dell’impero Romano, anzi
furono proprio loro i pionieri dell’informazione. Le fitte
reti di collegamento in tutta Europa, le costruzioni delle
strade e le staffette di comunicazione rafforzarono
l’esercito romano. A questo punto la definizione di Società
dell’Informazione per indicare la società post-industriale
sembra non essere del tutto adeguato. Tra il passato e il
presente non è l’informazione la novità ma lo è il mezzo
con cui si realizza la comunicazione. Per questo motivo è
nata la Network Society, Dijk conia questa definizione a
favore di una società in cui i social network e le reti di
32
comunicazioni di massa creano strutture di portata
individuale, organizzativa e sociale.
2.6 Internet, un problema etico?
«Lo sconvolgimento che si verifica oggi nella
comunicazione presuppone, più che una
semplice
rivoluzione
tecnologica,
il
rimaneggiamento completo di ciò attraverso
cui l'umanità apprende il mondo che la
circonda, e ne verifica ed esprime la
percezione. La disponibilità costante di
immagini e di idee, così come la loro rapida
trasmissione, anche da un continente all'altro,
hanno delle conseguenze, positive e negative
insieme, sullo sviluppo psicologico, morale e
sociale delle persone, sulla struttura e sul
funzionamento delle società, sugli scambi fra
una cultura e l'altra, sulla percezione e la
trasmissione dei valori, sulle idee del mondo,
sulle ideologie e le convinzioni religiose».23
È forte la verità di queste parole, ci basterebbe
solamente guardarci intorno per capire che “la terra è un
globo ronzante di trasmissioni elettroniche, un pianeta
blaterante, annidato nel silenzio dello spazio.” Internet, e
i nuovi media portano con sé anche il rovescio della
medaglia. Posso essere utilizzati per il bene delle persone
23
(Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali, 22/02/2002)
33
e della società ma possono anche essere utilizzati per
sfruttare, manipolare, dominare e corrompere.
Pensare che la tecnologia sia un bene a prescindere
è un trabocchetto. Oggi, la tecnologia vive il disastro della
violazione della privacy, “vendiamo” dati senza ricevere
nulla in cambio. Se la rete dal suo canto ha creato un
insieme di regole per disciplinare il comportamento degli
utenti24, dall’altro lato della medaglia gli sviluppatori, le
multinazionali, le compagnie assicurative e le agenzie di
marketing stanno facendo razzia di dati personali per
incrementare il loro dominio nei mercati.
Un altro grande rischio è che la tecnologia prima
ha rimpiazzato gli operai con l’introduzione delle
macchine, oggi rimpiazza i cosiddetti colletti bianchi.
Agenti di viaggio, musicisti, fotografi, traduttori,
giornalisti, impiegati, autisti. Stanno diventando tutte
categorie a rischio. A parlarne è Jaron Lanie, uno dei più
importanti teorici del web:
24
La netiquette disciplina il comportamento da assumere su internet
nel rispetto degli utenti. Non è stabilito da nessuna legge ma si tratta
di una questione “morale”. Se l’utente non assume un comportamento
consono viene ‘espulso’ in gergo bannato.
34
«Per quanto mi faccia male dirlo, potremo
anche sopravvivere distruggendo solo la
classe media composta da musicisti,
giornalisti e fotografi. Ciò che non è
sostenibile è la distruzione di quella che lavora
nei trasporti, nella manifattura, nel settore
energetico, nell'educazione e nella sanità, oltre
che nel terziario. E una tale distruzione
accadrà, a meno che le idee dominanti
sull'economia dell'informazione non facciano
dei passi avanti.»25
Jaron, è stato il primo a remare contro l’idea
secondo
cui
Internet
e
benessere
economico
coinciderebbero per definizione.26 Senza dimenticare
questo punto di vista, nel capitolo successivo parlerò di
questo binomio e dell’effetto che ha sulla società.
25
(Lanier, La dignità ai tempi di Internet. Per un'economia digitale
equa, 2014)
26
(Lanier, You Are Not a Gadget: A Manifesto, 2011)
35
Capitolo III
DIGITAL DIVIDE: UNA NUOVA SEGREGAZIONE
Fornire un accesso al computer e a Internet a
tutti i bambini, ricchi e poveri, maschi e
femmine, di città e di campagna, può mitigare
quella forte discriminazione che oggi esiste fra
la qualità dell'istruzione accessibile
ai ricchi e ai poveri.
Muhammad Yunus
36
L’accesso a Internet è la condizione primaria della
nostra società. Avere accesso alla tecnologia e a Internet
non è solo una nuova politica ma un fabbisogno del
“nuovo” essere umano. Il Web gioca il ruolo primario
delle governance, delle propagande e dell’attivismo e
influenza le decisioni politiche, economiche e industriali.
I Social e i Media Digitali stanno cambiando gli usi e i
costumi di intere civiltà. Le nuove tecnologie informatiche
e la comunicazione a distanza sono considerati i due
pilastri fondamentali per lo sviluppo delle attività umane
del nostro secolo, ma nonostante questa grande
importanza c’è chi ancora non ha la possibilità di avere
accesso a questo nuovo cambiamento. Una nuova
segregazione sociale ha permesso la nascita degli
analfabeti funzionali27 o nello specifico chiamati anche
analfabeti digitali che manifestano un grave limite
nell’interazione
delle
TIC.
Nonostante
la
grande
importanza della tecnologia, di Internet e dei media più
27 L’analfabetismo è l’incapacità a usare in modo efficace le
competenze di base (lettura, scrittura e calcolo) e avere
un’autonomia nella società contemporanea, nel nostro Paese
tocca la quota del 47% (Analfabetismo di ritorno, 2012)
37
della metà del mondo non ha la possibilità per vari motivi
di accedere a Internet.
Le statistiche dell’Eurobarometro o di altre
organizzazioni come la Banca Mondiale non lasciano
spazio ad interpretazioni e mostrano il grande divario
digitale all’interno del vecchio continente. Il gap viene
analizzato seguendo alcuni criteri generali, come ad
esempio
confrontando
le
diverse
classi
sociali,
l’educazione, l’età e il sesso oppure analizzando dati
tecnici sulla possibilità e la velocità di connessione.
L’Europa nel 2010 presentava ancora un livello di
digitalizzazione molto basso e quindi poco competitivo
per il mercato mondiale. L’Italia, ancora oggi, è
venticinquesima per competenze digitali e rientra nel
gruppo
delle
“basse
prestazioni”.
L’obiettivo
da
raggiungere è l’accesso universale ai computer e alla
connessione a Internet. A quanto pare il digital divide è
ancora una grande sfida che l’Europa, i Governi e l’intera
umanità stanno cercando di affrontare.
38
3.1 Cos’è il digital divide?
Il digital divide è la differenza tra chi ha accesso
alla tecnologia rispetto a chi invece ne è escluso per vari
motivi. Le ragioni di questa nuova esclusione riguardano
principalmente l’aspetto culturale, l’accesso fisico, le
competenze digitali e altri fattori che verranno analizzati
in
questo
capitolo.
Come
ampliamente
descritto
precedentemente, l’uomo non può fare a meno di
comunicare, altrettanto non può fare a meno di comunicare
attraverso un “media” e quindi sembra impossibile non
partecipare al processo della digitalizzazione. Eppure,
anche se in apparenza sembra impossibile, si deve dare
atto a un numero elevato e preoccupante della popolazione
mondiale che non è nelle condizioni di accedere a Internet,
di avere un computer o di utilizzare uno smartphone.
Bisogna
innanzitutto
considerare
che
la
grande
rivoluzione tecnologica non ha investito l’intero pianeta e
questa considerazione è dovuta al fatto che spesso è più
facile generalizzare che individuare singoli casi. Per
questo motivo, alcune volte è presente un vizio di forma
che tende a confondere la reale portata dei cambiamenti in
atto nella nostra società. La rivoluzione digitale è un
39
fenomeno che ha colpito meno della metà della
popolazione mondiale, ma si è tentati a credere che questo
fenomeno sia di portate più vaste. Un altro reale problema
che si lega al vizio di forma è la facilità di confondere la
possibilità di accesso alla conoscenza e all’uso che si fa di
Internet.
3.2 Connessione, il vero problema?
La Banca Mondiale28, un organismo che lavora
affianco all’Organizzazione delle Nazioni Unite dal 1990,
ha iniziato a raccogliere e monitorare il numero di utenti
di Internet e alcuni dati sulle connessioni Internet per
Paese come parte del suo progetto di indicatori di
governance in tutto il mondo. La percentuale della
popolazione mondiale connessa ad Intenet nel 2014 risulta
essere del 40% ovvero quasi 3 miliardi di persone
collegate. In soli 14 anni la rivoluzione digitale ha
investito la maggior parte della popolazione, tanto che nel
2000 il numero degli utenti connessi risulta essere 394
28
La Banca Mondiale è la principale organizzazione internazionale
per il sostegno allo sviluppo e la riduzione della povertà. Fu istituita
nel 1945. All’interno ci sono varie istituzioni internazionali che
cooperano tra di loro come Agenzia specializzata delle Nazioni Unite.
(Ministero Degli Affari Esteri - Farnesina, 2016)
40
milioni. Questa grande “divisione” non sembra ancora
sufficiente per colmare il gap digitale, cosicché nel 2016 il
digital divide sembra essere un vero e proprio problema da
risolvere. Le Governance europee e nazionali hanno
messo appunto apposite Agende Digitali per individuare
soluzioni e ridurre i danni del Digital Divide. Per anni le
politiche sul digitale hanno ritenuto opportuno che la sola
possibilità di connessione a Internet potesse portare
benefici e ridurre il gap. Probabilmente ci si è accorti
troppo tardi che puntare alla possibilità di connessione non
significa ridurre il divario ma solo colmarlo dal punto di
vista tecnico. Una società connessa è sintomo di una
società sviluppata ma non è detto che questa lo sia solo
perché vi è la possibilità di accedere ad una fonte di sapere.
L’Asia con ben il 41% degli utenti web si aggiudica il
titolo di continente più connesso al mondo, seguita
dall’Europa con il 26% e il Nord America con il 14%. È
quindi importante ricordare che, nonostante gli impatti
enormi che Internet ha sulla vita di tutti i giorni, molte
persone (la percentuale maggiore) rimangono del tutto
scollegate o collegate a metà. Solo un terzo della
popolazione mondiale ha accesso a Internet e questi non
41
sono da considerare “inclusi” in una società sviluppata
come il vizio di forma ci potrebbe far credere.
3.3 (S)Collegati a metà
Un Paese non connesso è un sintomo29 e non una
malattia. Affermare che la non presenza di Internet o la
non possibilità di connettersi è un fatto che incrementa
l’isolamento di alcuni individui è riduttivo, e non è
possibile imputare all’accesso la causa principale del
digital divide. L’impossibilità di connettersi a Internet non
il motivo per cui è nata una nuova segregazione sociale. Il
termine digital divide ha causato più confusione che
chiarezza, ed è per questo motivo che ho ritenuto
opportuno usare la parola segregazione proprio perché
indica l’isolamento forzato o volontario di una persona dal
contatto con gli altri30, nel nostro caso in contatto
attraverso l’uso della rete. Si è collegati a metà quando si
ha la possibilità di connettersi ma altri fattori lo
Il termine sintomo viene fatto risalire al greco sýmptōma, il cui
significato è coincidenza, avvenimento fortuito, e a sympiptein che
significa "accadere" (da syn "insieme" e piptein "cadere").
29
30
(Coletti, s.d.)
42
impediscono come la motivazione, le conoscenze o la
mera paura della tecnologia.
3.4 Le non possibilità
Secondo una ricerca pubblicata nel 2008 da Jan
van Dijk gli esclusi non sono connessi per problemi
motivazionali31. Quando si parla di divario digitale gli
esclusi sono raggruppati sotto la grande categoria degli
“have-nots” di quelli che non hanno Internet, ma si
dimentica spesso degli “want-nots” quelli che non voglio
connettersi. Probabilmente negli ultimi vent’anni il
fenomeno della tecnofobia, del rifiuto di Internet e delle
macchine in generale è molto diminuito. In Europa, l’uso
dei computer e di Internet è fattore primario per non restare
marginalizzati ma ci sono ancora forti motivi che mettono
a freno l’uso di Internet e dei computer che possono così
raggrupparsi: il non bisogno e la non opportunità; la
mancanza di tempo oppure di piacere; rifiuto del medium;
mancanza di soldi; mancanza di conoscenze. I fattori che
spiegano questo tipo di rifiuti possono essere spiegati
attraverso motivi sociali, motivi culturali, mentali o di
31
(Dijk, 2008)
43
natura psicologica. Il gap europeo tra il nord, l’ovest e l’est
è considerato maggiore rispetto al gap tra il nord e sud
dell’Europa, ma questo può dipendere dalla disponibilità,
dai costi della tecnologia digitale nel Paese, dal livello
generale di alfabetizzazione ed educazione, dalle
conoscenze delle lingue, in particolate l’inglese, dal livello
di democrazia (libertà di espressione), dalla promozione
dell’informazione in generale o l’accesso all’informazione
e dall’attrazione alla tecnologia nella cultura. L’aspetto
culturale è di particolare rilievo e importanza perché è uno
dei fattori che spiega il motivo per cui il sud Europa è
meno connesso del nord. Nelle popolazioni del sud
Europa, è parte dello stile di vita spendere la maggior parte
del tempo al di fuori della propria abitazione o nelle strade
molto di più rispetto alle popolazioni del Nord Europa.
Qui le persone spendono la maggior parte del loro tempo
a casa e quindi vicino ad un computer.
3.4.1 Il genere come fattore di divisione
La discriminazione di genere ha tristemente
macchiato la storia dell’umanità. La lotta delle donne per
la parità al sesso maschile ha dato spiragli di giustizia e i
tanti successi hanno migliorato le condizioni disumane in
44
cui versavano le donne. Per fortuna, grazie al progresso e
alla civiltà oggi la donna è integrata nella società moderna.
I dati su gap di genere sono il risultato di una guerra quasi
millenaria
all’integrazione
e
alla
partecipazione
femminile.
La donna oggi deve vedere nella tecnologia il
riscatto di una storia di emarginazione molto profonda e
radicata. Nel paragrafo 2.1 La comunicazione e
l’informatica ho introdotto il fenomeno della tecnologia
quale motivo di integrazione da parte delle donne. I dati
confermano questa interpretazione ed evidenziano che
nella maggior parte dei paesi sviluppati il ritardo
femminile nell’accesso al web è un dato trascurabile. Già
dal 2004 l’Europa ebbe un risultato positivo, il gap tra
maschi e femmine risultava essere un po’ più accentuato
tra gli adulti ma molto più equo nella fascia dei giovani32.
Positivo perché la fascia dei giovani dai 16 ai 24 anni
registrati nel 2004 saranno gli adulti del futuro ed è
prevedibile che manterranno equo il gap di genere.
32
(Eurostat, 2004)
45
3.4.2 Le competenze informatiche
In Europa, come nel resto del mondo, la società
media non ha competenze professionali nel settore delle
TIC ed è molto diffuso l’analfabetismo digitale citato già
in precedenza. Le digital skills33sono suddivise in tre tipi:
le capacità di lavorare con l’hardware e il software, la
conoscenza dell’informazione e la capacità che ne deriva
nella ricerca e selezione della notizia e infine le abilità
strategiche, ovvero l’utilizzo del web per obiettivi
particolari, come la ricerca di ospedale nelle vicinanze o
per migliorare le proprie conoscenze.
Queste carenze escludono i cittadini dalla società e
dalla economia digitale e limitano l’effetto moltiplicatore
della produttività che deriverebbe dall’adozione delle TIC.
Avere queste conoscenze significa anche migliorare la
propria posizione nella società. Senza tecnici competenti
le TIC non possono contribuire alla crescita della società
e
incentivare
la
produttività
e
la
competitività
dell’economia. In un mondo in cui tutto è digitalizzato, a
mio malgrado, manca ancora l’istituzione di un
33
Competenze digitali (Steyaert, 2000)
46
insegnamento che si occupi della formazione nel campo
delle TIC e dia gli strumenti necessari ai cittadini per non
restare esclusi.
3.5 Il “Matthew effect”
«Perché a chiunque ha sarà dato e sarà
nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto
anche quello che ha.»34
Questo passo biblico presente nel vangelo di San
Matteo ha dato vita al fenomeno sociologico che nel 1968
Merton qualificò come: “Matthew Effect”. Anche la
tecnologia, integrata come abbiamo visto nella società,
non può prescindere dal fatto che vantaggi e svantaggi
presentano un effetto cumulativo. In molte analisi si è
riscontrato che coloro che appartengono a fasce di reddito
più o meno elevato, oppure si pregiano di un grado
d’istruzione hanno di conseguenza accesso alle TIC.
I
cittadini
che
avranno
una
maggiore
partecipazione nella vita sociale, politica, economica e
culturale del Paese tendono ad occupare posizioni più forti
e a beneficiare maggiormente dell’accesso e dell'utilizzo
34
(Vangelo di Matteo)
47
delle TIC, così le parti più deboli continueranno a
indebolirsi sempre più e a rimanere escluse.
Questa visione strumentalista non è assolutamente
difendibile anzi si può e si deve prendere in considerazione
Internet come lo strumento per migliorare e rafforzare
parte della società segregata. Meglio si utilizza questo
strumento, migliori saranno i risultati per raggiungere
questo scopo. Questa prospettiva, se realizzata potrebbe
ridurre il digital divide e migliorare le competenze
abbattendo la disuguaglianza in ogni misura.
3.6 Le Agende Digitali e il gap
Le politiche e le governance europee e nazionali
hanno già messo appunto le loro Agende Digitali volte a
rendere i mercati, le società e le politiche europee più
competitive in questi termini. I vantaggi che i governi
potrebbero raggiungere diminuendo il digital divide non si
traducono solo in termini di sviluppo, a cui si affianca una
sostanziale crescita generale, ma centra nel mirino i
mercati finanziari. Il settore delle TIC rappresenta un
48
valore di mercato di 660 miliardi di euro l’anno35 ma
contribuisce alla crescita complessiva della produttività di
in maniera straordinariamente maggiore. Tutti i mercati
hanno avuto una forte influenza dal settore delle TIC, 250
milioni di persone connesse ogni
giorno
hanno
radicalmente cambiato il modo di vivere, di lavorare e il
loro stile di vita. Le Governance sembrano essere molto
attente a questi cambiamenti tanto da incentivare e mettere
a disposizione contenuti e servizi interessanti in un
ambiente Internet interoperabile e senza confini.
3.6.1 L’agenda digitale Europea
L’agenda digitale europea nasce grazie al bisogno
di rendere il digitale ancora più condiviso e accessibile. Lo
scopo principale è l’inclusione sociale che porta vantaggi
socioeconomici sostenibili. Entro il 202036 l’Europa deve
raggiungere obiettivi ben precisi, l’agenda digitale è una
delle iniziative faro per stabilire il ruolo chiave delle
tecnologie dell’informazione e della comunicazione
35
36
(Commissione Europea, 2010)
(Commissione Europea, 2016)
49
(TIC). Il mercato digitale è il trampolino di lancio per
un’Europa più giusta e all’avanguardia.
La commissione europea ha paragonato lo
sviluppo di reti ad alta velocità alla rivoluzione che ha
portato l’energia elettrica e i trasporti avvenuta nello
scorso secolo. L’agenda digitale ha anche pubblicato
alcuni studi e dati preoccupanti sul divario digitale che
affligge l’Italia. Su 28 Stati Membri dell’Unione Europea
l’Italia è venticinquesima per competenze digitali e rientra
nel gruppo delle “basse prestazioni” ovvero, nella lista dei
Paesi al di sotto della media, come Bulgaria, Cipro,
Repubblica Ceca, Grecia, Croazia, Ungheria, Polonia,
Romania, Slovenia e Slovacchia. Insieme all’agenda, il
DESI37 (indice dell’economia e della società digitali) ha
tracciato il ritardo dell’Italia anche per quanto riguarda la
connettività; un
quarto
degli
italiani
non
ha
un
abbonamento a Internet e il 31% della popolazione non ha
mai utilizzato Internet. I benefici delle TIC sono limitati
da preoccupazioni inerenti la riservatezza e sicurezza e
della mancanza o carenza di accesso a Internet, usabilità
37
(Commissione Europea, 2016)
50
capacità adeguate o accessibilità per tutti. Ci sono seri
ostacoli come la frammentazione dei mercati digitali e
l’aumento della criminalità informatica, ma il più grande
limite della tecnologia è la carenza in materia di
definizione degli standard che non permette di affidarsi in
maniera del tutto tranquilla alla tecnologia che comporta
trasformazioni repentine di questa nostra società moderna.
51
Capitolo IV
QUALE MEMORIA PER IL FUTURO?
Internet è come un immenso magazzino
(di informazioni), ma non può costituire
di per sé la memoria.
Umberto Eco
52
Le tecnologie digitali hanno quasi sostituito la
carta. Grazie alla flessibilità, al basso costo e all’ingombro
zero, la storia del 2000 sta concludendo il suo primo
ventennio caratterizzato dall’uso dei computer, dalla
velocità in cui le informazioni viaggiano e dalla rottura
della concezione spazio-tempo che viene ridotta ai minimi
termini. Agli smartphone, ai tablet e ai computer ultra
sottili a velocità stratosferiche, entrati impetuosamente
nella vita dei privati, nelle industrie e negli uffici delle
pubbliche amministrazioni è affidato l’arduo compito di
immagazzinare informazioni, elaborarle e renderle
accessibili. Ma i nuovi supporti magnetici ed elettronici
riusciranno a svolgere questo compito così problematico?
La rivoluzione delle tecnologie digitali ha
cominciato a scavare un grosso buco nero nella memoria
dell’uomo. Basti pensare al filmino del matrimonio dei
nostri genitori registrato in analogico sul formato VHS,
che oggi nella maggior parte delle nostre case non può
essere più riprodotto. La velocità dell’innovazione ha
spazzato via il lettore VHS cosicché la maggior parte dei
nostri ricordi, della nostra memoria, è stata annientata in
pochissimo tempo.
53
Le foto della mia prima comunione sono ancora
conservate in un album che mi fu regalato proprio in
quell’occasione da un amico di famiglia fotografo. Avrà
avuto forse lungimiranza? Quelle, invece, del mio
18esimo compleanno furono scattate con la mia prima
macchinetta digitale38, salvate sul computer e masterizzate
su un floppy disk. Anch’io ebbi lungimiranza nel salvare
le foto su due supporti diversi ma forse non fu abbastanza;
nel giro di poco tempo il mio hard disk si ruppe e persi
oltre alle foto anche alcuni documenti. Il floppy-disk non
so che fine abbia fatto, ma nel caso in cui lo ritrovassi non
ho davvero idea delle condizioni in cui riversa, ma la cosa
ancor più complicata è che non ho nessun computer che
mi dia la possibilità di leggerlo ancora.
Non si tratta solo di dati personali o di documenti
non essenziali, questa esperienza è capitata a me come
singolo individuo privato, ma questo è da rapportare alle
pubbliche amministrazioni, agli ospedali, agli enti di
pubblica sicurezza, ai governi nazionali e organizzazioni
internazionali che si affidano ogni giorno al digitale per
38
Panasonic Lumix dmc ls3 compatta
54
creare e archiviare documenti di particolare rilievo e
importanza.
4.1 Il “Backup”
Siamo nati con l’idea che tutto ciò che è memoria
digitale può essere facilmente accessibile, sicuro e
permanente. Ci siamo illusi della facilità con cui salviamo
semplicemente con un click i nostri file, il backup ovvero
la copia di sicurezza che facciamo dei nostri dati ci dà
l’impressione di un’invulnerabilità e l’arrivo del cloud
computing39 ha favorito questa percezione tanto che
applicazioni, smartphone e computer sono oggi connessi
alle “nuvole digitali”. Ma la privacy gioca il ruolo
principale:
«la crescente tendenza a trasferire i propri dati
nelle cosiddette "nuvole digitali" senza più
archiviarli in supporti di memoria personali
crea una nuova vulnerabilità. Nella "cloud",
infatti, tutto passa da un sistema di
elaborazione di dati centralizzato. Che può
39
È una tecnologia che permette di archiviare la maggior parte dei
nostri file (dati) su server non di nostra proprietà. L’innovazione
consiste nel fatto che è un servizio online (anche gratuito) che offre la
possibilità di accedere ai dati e di modificarli anche senza una
connessione internet, e di salvarli prima sul dispositivo e
successivamente sul server predisposto non appena si presenti la
possibilità di una connessione a Internet.
55
essere sicuro e fruibile per un gran numero di
anni. Oppure vulnerabile, esposto a incidenti
tecnici, concepito con un orizzonte temporale
limitato. Noi non lo sappiamo: siamo
completamente nelle mani di chi gestisce il
servizio».40
La memoria dei nostri dispositivi non è infinita e
spesso siamo costretti a selezionare ciò che è importante
da ciò che necessario in una memoria a breve termine o a
eliminare quello che riteniamo frivolo. Ma il problema
della conservazione dei dati privati è nulla di fronte alla
problematica in cui riversa la conservazione del
patrimonio collettivo di intere civiltà.
4.2 Desertificazione della memoria
I risultati dei censimenti degli USA raccolti tra il
1960 e il 1980 sono andati in gran parte perduti, e secondo
il sito della National Archive, solo due macchine al mondo
erano in grado di leggere i dati di quel censimento
nazionale. Anche la Nasa ha avuto problemi del genere, i
dati della sonda Viking su Marte del 1976 sono persi per
sempre. Secondo alcuni studi scientifici pubblicati tra il
Nicholas Carr, studioso dell’impatto della Internet culture sulle
società contemporanee.
40
56
1991 e il 2011 i ricercatori non sono riusciti a recuperare
tantissime informazioni.41
Il problema della memoria non riguarda solo il
supporto dove viene salvato il dato ma il software e
l’hardware che servono per leggere tale supporto. La
rivista New Scientist racconta che la NASA ha vissuto già
vicende simili: aveva bisogno di recuperare dati della
Lunar Orbiter ma non avevano a disposizione i lettori dei
nastri che risalivano agli anni ’60. Fortuna fu che un ex
dipendente aveva nella sua cantina uno dei lettori utilizzati
a quei tempi, ma fu impresa ardua rimetterlo in funzione.
4.3 Il medioevo digitale
La paura e il pericolo di non avere più accesso ai
nostri dati sono i rischi che si pongono all’apice di questa
digitalizzazione. La sfera della privacy è messa a dura
prova e di questo gli internauti ne sono già a conoscenza,
ma ciò che del tutto ignorano è il rischio di una perdita
totale dei nostri dati. Il problema di natura tecnica sembra
preoccupare solo alcuni studiosi che paventano l’arrivo di
41
(Dusi, 2013)
57
un Medioevo digitale. Forse andremo incontro alla grande
amnesia della storia, in sostanza tutti nostri dati digitali per
diversi motivi andranno persi e chi in un futuro cercherà
informazioni sulla nostra società, si ritroverà di fronte a un
grande buco nero.
Secondo Jerome P. McDonough "con l'attuale stato
della tecnologia, i dati sono vulnerabili perché esposti alla
cancellazione, sia accidentale che voluta. Ciò di cui
abbiamo bisogno è un ambiente dove si abbia la possibilità
di accertarsi che i dati non debbano morire a causa di
incidenti, intenti malevoli o semplice trascuratezza". Il
professore dell'Università dell'Illinois avverte che ci sono
in circolazione qualcosa come 369 exabyte (369 seguito
da 18 zeri) di dati che potrebbero andare per sempre
perduti e potrebbe lasciare un futuro senza memoria.
Anche Vint Cerf, il padre di Internet citato nel
paragrafo sulla storia di Internet, ha dei seri dubbi sulla
capacità della tecnologia a mantenere in vita la nostra
memoria, egli ipotizza un futuro molto più catastrofico.
"Dietro di noi un deserto digitale, un altro medioevo.” Cerf
58
durante un convegno annuale della American Association
for the Advancement of Science, ha dichiarato:
“Pensando a 1000, 3000 anni nel futuro,
dobbiamo domandarci: come preserviamo
tutti i bit di cui avremo bisogno per
interpretare correttamente gli oggetti che
abbiamo creato? Senza neanche rendercene
conto, stiamo gettando tutti i nostri dati in
quello che rischia di diventare un buco nero
dell’informazione. Nei secoli a venire chi si
farà delle domande su di noi incontrerà delle
enormi difficoltà, dal momento in cui la
maggior parte di ciò che ci lasceremo dietro
potrebbe essere solo bit non interpretabili”.
In altri termini, sembrerebbe che il bit immortale
non esista, infatti Cerf parla di “bit rot” ovvero bit in
decadimento per indicare espressamente la putrefazione
dei bit.
4.4 Gli standard come soluzione
Una delle soluzioni al problema secondo Cerf
potrebbe essere “il ritorno” alla stampa: “Il mio consiglio
è: se ci sono foto a cui davvero tenete, createne delle copie
fisiche. Stampatele”.
59
La soluzione a questo grande rischio che incombe
sono la ricerca e l’utilizzo di standard univoci. Anche
secondo McDonough: "Utilizzare standard aperti è un
gran passo, ma non basta. Se vogliamo che questo
patrimonio informativo sopravviva, dobbiamo renderlo
indipendente da uno specifico supporto. I DVD
commerciali che usano schemi di protezione, ad esempio,
rendono impossibile trasferire il loro contenuto su altri
supporti. Così, quando il vecchio supporto morirà, tutte le
informazioni che contiene moriranno con esso".
4.5 Data Recovery
Se nel passato si producevano pochi dati di cui la
maggior parte, ancora oggi accessibili, visionabili e
leggibili, nell’epoca attuale si producono miliardi di dati e
solo una minima parte di essi in un futuro non prossimo
non saranno più accessibili, visionabili e leggibili. L’idea
che in un futuro gli storici che vorranno reperire
informazioni sulla nostra era non potranno farlo solo
perché alcuni dati salvati su supporti non più utilizzabili
oppure non più in commercio, non avvalla l’ipotesi di un
vuoto. Sono convinto che quello che sta avvenendo è una
60
Selezione Naturale Digitale, tantissimi dati andranno
persi, ma questo non potrà sviluppare un “buco nero” e
sarà un processo del tutto regolare, come successo in tutti
i passaggi da un medium all’altro.
Prendiamo in considerazione l’esempio di vita
reale di cui ho parlato all’inizio di questo capitolo. Le mie
foto andate perse per la rottura dell’hard disk e il mio
floppy disk non più leggibili da nessun computer presente
in casa. Nonostante sarebbero da considerare dati persi,
perdere quelle foto ovviamente non ha cambiato la mia
vita, ma averle oggi con me le renderebbe parte dei miei
ricordi. In verità, il rischio di perderle completamente è
tanto alto quanto quello di poterle recuperare.
La tecnologia ha fatto anche grandi passi nel
mondo dei data recovery. Se nel mio hard disk ci fossero
state informazioni talmente importanti da cambiare magari
le sorti della mia vita, avrei quantomeno provato a
recuperare tali informazioni.
61
La camera bianca42 è una delle soluzioni che si può
utilizzare per il recupero dei dati all’interno dei supporti di
memoria, hard disk, chiavette usb, CD-ROM, dvd, nastri
etc. Ma ci sono anche software a pagamento o gratuiti che
danno la possibilità di recuperare dati accidentalmente
cancellati o perlomeno inaccessibili. Secondo Kroll
Ontrack, azienda leader nel settore del recupero dati, più
del 90% dei casi trattati ha un esito positivo nel recupero
totale delle informazioni.43
4.6 Una Selezione Naturale Digitale
Se
invece
prendessimo
in
considerazione
l’esempio del VHS, qui viene applicata la tesi della
selezione naturale digitale. Il filmino del matrimonio dei
miei genitori registrato nel 1985 se davvero è un dato
importante per miei genitori o per me figlio cercherò in
tutti modi di salvaguardare quel dato e tradurlo man mano
negli anni nel formato più adatto e tecnologico. Infatti,
vista l’importanza del contenuto delle due videocassette
42
La camera bianca è un “laboratorio molto pulito” che ha delle
caratteristiche particolari, una di queste è la pressione atmosferica
controllata. In questo laboratorio è possibile assemblare dispositivi
come gli hard disk molto sensibili alle micro particelle di polvere.
43
(Kroll Ontrack, 2013)
62
VHS fu proprio mia madre agli inizi degli anni 2000 a
masterizzare una copia dvd-video del suo matrimonio.
4.7 Alcune ipotesi
I casi affrontati nel paragrafo precedente (come il
VHS o i floppy disk) fanno riferimento a situazioni in cui
interviene l’uomo a modificare o migliorare il supporto su
cui viene salvato un dato. Esistono tuttavia, situazioni che
non dipendono dall’agire umano, come le catastrofi o
semplicemente i blackout.
4.7.1 Catastrofi
Nel caso di una catastrofe che colpisse i server,
ovvero i computer connessi alla rete che danno la
possibilità di visualizzare informazioni su Internet, c’è da
ricordare che le società di servizi che detengono tali server
hanno le loro basi in punti diversi del pianeta. Per esempio
Google, l’azienda statunitense che si occupa di servizi
online detiene miliardi di dati della società sparsi nei centri
dati (data center) in giro per il mondo. Questa tecnica oltre
a migliorare la sicurezza dei dati, perché è raro che
potrebbe accadere una catastrofe di portata apocalittica in
63
più parti del mondo, permette di essere più sicuri nel caso
di danneggiamento di uno o più server. Inoltre, i miliardi
di dati salvati sono necessariamente presenti su più di un
server proprio perché le modifiche o la sostituzione di un
computer fanno parte della manutenzione ordinaria dei
data center. Google, inoltre, ha messo in mostra “Dove
batte il cuore di Internet”44 dove è possibile visionare la
posizione e le foto dei suoi data center.
4.7.2 L’energia elettrica
La percezione di un mondo senza energia elettrica
è una situazione concepibile, ma non ci appartiene più.
L’energia elettrica è indispensabile per l’intero pianeta.
Ma cosa succederebbe se non avessimo accesso a tale
energia anche solo per pochi minuti? Il professor Luciano
Floridi45 ipotizza che:
One important problem we shall face will
concern the availability of sufficient energy to
stay connected to the infosphere non-stop.46
44
http://goo.gl/Xw4YHV
Il Prof. Luciano Floridi è un filosofo italiano, Direttore di Ricerca e
Docente universitario di Filosofia ed Etica presso l’Università di
Oxford.
46
(Floridi, 2007)
45
64
Secondo il professor Floridi, un problema da
affrontare sarà quello della disponibilità dell’energia
elettrica che serve per restare connessi non stop alla
Infosfera. Il termine infosfera è stato introdotto proprio da
Floridi per indicare la globalità dello spazio delle
informazioni in cui ritroviamo sia il cyberspazio (Internet,
telefonia digitale, ecc.) sia i mass media classici
(biblioteche, archivi, emeroteche, ecc.).
La riduzione o l’assenza di energia elettrica è una
probabilità da non sottovalutare. Cosa accadrebbe se il
mondo restasse con poca energia elettrica a disposizione
per permette l’avviamento dei pc e la connessione a
Internet? Si potrebbe andare incontro ad un energetic
divide in cui l’energia a disposizione potrebbe avere un
costo così elevato da poter essere disponibile e usufruibile
solo per i più ricchi. Le conseguenze di una tale situazione
potrebbero riflettersi negli aspetti economici e finanziari
dell’intera società collettiva ma anche negli aspetti
individuali cioè ogni persona soffrirebbe di astinenza da
65
Internet.47 Se questo dovesse realmente accadere come
farebbe il mondo a lasciare traccia di sé? Credo che la
visione di un futuro senza memoria sia impossibile perché
allo scenario appena accennato è possibile dare una
risposta positiva. Gli studiosi, gli scienziati e l’intera
società hanno il compito di comprendere la realtà in cui
vivono e le problematiche che possono verificarsi e di
conseguenza cercare di compiere le scelte giuste e di
adottare le soluzioni più efficaci. Nel caso dell’energia
elettrica, le fonti rinnovabili o alternative sono una realtà
ben conosciuta e utilizzata che se ben incentivata dai
governi potrebbe eliminare del tutto i problemi legati a
episodi prolungati di blackout oppure a riduzione di
fornitura di energia elettrica.
Secondo una ricerca effettuata dall’Università del Maryland nel
2012 che ha “privato” di ogni mezzo di comunicazione mille giovani
per 24 ore; gran parte di essi (79%) non ha resistito dimostrando
sintomi simili all’astinenza (Susan Moeller, n. 39, v. XX, 2012,)
47
66
CONCLUSIONI
In questo lavoro ho voluto contestualizzare il
fenomeno della digitalizzazione e gli aspetti ad esso
collegati, come digital divide e memoria del futuro,
partendo dalle prime forme di comunicazione e
trasmissione usate dall’uomo.
Grazie allo sguardo al nostro passato e all’analisi
dei corsi e ricorsi storici risulta più efficace poter
commentare l’attualità con un occhio più critico. Per
esempio, il rifiuto della scrittura è facilmente paragonabile
alla tecnofobia. Questo confronto bilaterale ha permesso
di avanzare ipotesi futuristiche sull’evoluzione della
nostra società. Allarmisti come Vint Cerf e McDonough
paventano l’ipotesi di un medioevo digitale in cui i nostri
dati subiranno l’oblio della memoria e andranno persi per
sempre.
67
Sul fronte opposto c’è chi vede nella tecnologia
digitale l’apertura di straordinarie potenzialità. Ho voluto
analizzare entrambe le posizioni per poter esprimere la
mia idea a riguardo.
Se nel passato si producevano pochi dati di cui la
maggior parte ancora oggi accessibili, visionabili e
leggibili, nell’epoca attuale si producono miliardi di dati e
solo una minima parte di essi in un futuro non prossimo
non saranno più accessibili, visionabili e leggibili. L’idea
che in un futuro gli storici che vorranno reperire
informazioni sulla nostra era non potranno farlo solo
perché alcuni dati salvati su supporti non più utilizzabili
oppure non più in commercio, non avvalla l’ipotesi di un
vuoto.
Ho usato l’espressione “Selezione Naturale
Digitale” per indicare che tantissimi dati andranno persi,
ma questo non potrà sviluppare un “buco nero”. Ci sarà
un processo del tutto regolare perché ogni persona è libera
di selezionare i dati ritenuti più importanti, come abbiamo
visto per il VHS, e adottare di volta in volta soluzioni per
68
la conversione di quei dati in un supporto adeguato al
periodo e all’evoluzione tecnologica.
Alla fine di questo lavoro ho cercato di dimostrare
che la visione di un futuro senza memoria è impossibile, a
meno che non si verifichi un passaggio epocale in cui si
concepisca un nuovo modello di società. Pur prendendo in
considerazione situazioni concepibili, ma che non ci
appartengono più, come per esempio, la percezione di un
mondo senza energia elettrica, ho fornito prove storiche e
scientifiche in cui il passaggio dal vecchio al nuovo non
ha quasi mai rappresentato una perdita, ma la sostituzione
ha costituito un miglioramento delle performance e un
adattamento alle nuove esigenze.
Se la nostra società avesse il vero compimento non
sarebbe affatto una società effimera. Lo sviluppo
tecnologico non fallirà e le nuove tecnologie avranno la
capacità di conservare i nostri dati, proprio come un’antica
biblioteca conserva ancora i suoi volumi.
69
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