Le generazioni ei loro linguaggi

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Le generazioni ei loro linguaggi
l'università degli studenti
Le generazioni e i loro linguaggi
L’
Salvo Torre
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affermazione sociale di nuovi linguaggi avviene, in genere, con l’affermazione di differenti
interpretazioni del mondo, nelle fasi in cui si
esprimono conflitti connessi con l’esistenza di nuove
culture. Il linguaggio è uno dei luoghi in cui si determinano i conflitti, in modo evidente quando nascono nuovi
metodi e nuove tecnologie di comunicazione. Nella
società europea del Novecento i conflitti sorti intorno
ai linguaggi hanno scandito i processi di ricambio generazionale. Le nuove generazioni sono state portatrici di nuove articolazioni del linguaggio e attraverso
questo filtro hanno letto il mondo e si sono confrontate con le conoscenze sociali.
Nel rapporto tra nuove generazioni e strutture deputate alla trasmissione del sapere, il conflitto intorno
ai linguaggi è spesso il luogo di attrito più evidente. Il
problema della relazione tra le nuove generazioni e i
sistemi di istruzione si pone così proprio sul piano
dell’assimilazione dei nuovi linguaggi da parte delle strutture di istruzione di alto livello. Da un lato perché su
questo piano si presentano in genere le difficoltà nella
comunicazione delle conoscenze da parte delle strutture di istruzione; dall’altro perché le risposte che strutture come l’università hanno dato ai processi di trasformazione hanno caratterizzato i conflitti generazionali. Più che di uno scontro tra vecchie e nuove interpretazioni, la cui esistenza dal punto di vista dell’analisi storica è dubbia, si tratta di un processo non lineare
di trasformazione del sapere.
L’introduzione dei nuovi linguaggi mette in crisi i
vecchi metri comunicativi e diventa oggetto di dispute
intellettuali. Il lettore di Critica e verità di Roland
Barthes, ad es., si trova a distanza di alcuni decenni di
fronte a quello che può essere considerato un caso
esemplare di questi processi.
l'università degli studenti
«La polemica che, circa due anni or sono, ha posto
uno di fronte all’altro un professore della Sorbonne e
l’autore di questo scritto – e di cui è traccia il presente
libro – è stata dunque un fenomeno regolare o con
maggiore esattezza regolatore: tendeva infatti ad assicurare, da parte dell’istituzione universitaria, una protezione vitale contro i linguaggi nuovi che rischiano
periodicamente di sconvolgere il sistema delle lezioni,
delle esercitazioni e degli esami [… ]».
Critica e verità, trad. it., Torino, Einaudi, 1969; l’ediz.
originale è del ’66).
All’origine di Critica e verità c’era una disputa
antiaccademica che traeva origine da differenti interpretazioni del senso e del ruolo della critica. Quel dibattito sembra non aver quasi lasciato traccia, schiacciato dal radicale conflitto che stava per investire le
università occidentali e dall’affermazione progressiva
delle nuove formule interpretative dei prodotti letterari.
Barthes scrisse la prefazione alla traduzione italiana nel 1968 e l’anno successivo l’editore Einaudi pubblicò la traduzione del pamphlet. Per ammissione dello
stesso autore, era troppo tardi perché il libretto potesse rappresentare una critica all’impostazione ufficiale
degli studi letterari, che già cambiava. Probabilmente
era troppo tardi anche per farlo diventare un canale di
dialogo con le nuove generazioni politiche che stavano
in quegli anni esprimendo critiche radicali all’interno
dei movimenti antisistemici. Non si trattava solo della
fortuna personale delle tesi di Barthes, ma anche della
capacità di incidere sul dibattito di nuove generazioni
che sostenevano una battaglia radicale nei confronti
dell’idea e della funzione dell’università. Quella polemica dimostrava, infatti, le difficoltà dell’università ad
affrontare le trasformazioni che pure erano state oggetto della maggior parte dell’attività di ricerca sulla
società di quegli anni.
Prendendo spunto da questo esempio, si può affermare che le università sono state, nel Novecento,
uno dei luoghi privilegiati dell’espressione dei conflitti
generazionali, ma allo stesso tempo luogo di affermazione di nuove culture e spesso di risoluzione degli
stessi conflitti. Il fenomeno della successione sta assumendo adesso una dimensione differente, perché da
qualche anno si è presentato di nuovo alle strutture di
istruzione europee il problema dell’ingresso consistente
di nuove generazioni di studenti. Operando una sintesi
grossolana, si possono connotare queste generazioni
per una differente definizione dei concetti di spazio e
di tempo, per il privilegio accordato a nuove modalità
di apprendimento, per le differenti prospettive che la
società offre oggi loro al compimento degli studi. Si
tratta di una situazione nuova, che riporta il problema
dell’assimilazione dei nuovi linguaggi al centro dei problemi delle strutture di istruzione.
Le università sono ancora luogo di formazione sociale, quindi anche di contenimento dei conflitti. Di
fronte all’espressione dinamica di nuovi linguaggi, l’intero sistema europeo di istruzione ha compreso da
Roland Barthes
pochissimo tempo di non essersi posto il problema del
ricambio, che non si è presentato sotto l’aspetto della
relazione tra produzione culturale e funzione sociale
dei propri prodotti; non sotto l’aspetto della trasmissione di interesse ai filoni interpretativi di lungo respiro che ha prodotto; non sotto l’aspetto del mutamento
del linguaggio scientifico come capacità di comunicare diffusamente i risultati delle ricerche.
L’introduzione dei sistemi di scrittura multimediale, ancora limitata e quasi sempre sperimentale, ha rappresentato finora solo un livello di mediazione con i
nuovi linguaggi emergenti. Le università europee corrono il rischio, in sintesi, di non garantire una reale
capacità di lettura dei processi sociali alle nuove generazioni. Ciò, in un momento in cui le richieste delle
nuove generazioni politiche sembrano andare nella direzione opposta. Un connotato essenziale appare, in
tale quadro, la visione policentrica della storia mondiale, che emerge nei dibattiti e nell’espressione delle nuove
rivendicazioni dei movimenti antisistemici, così come
nella scelta delle forme di protesta adottate. Lo stesso
processo è avvenuto nel campo dell’economia. In questo caso, il dibattito riguarda la ricerca di un’analisi
delle trasformazioni internazionali o l’elaborazione di
progetti di sviluppo.
Lontane dal rendersi conto di avere esse stesse
prodotto parte essenziale di questa novità, le strutture
di istruzione europee hanno recepito il conflitto emergente solo sotto l’aspetto della possibilità che le letture
innovative vengano poste in discussione. Al momento
queste interpretazioni appaiono del tutto minoritarie.
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