Il nodo è sciolto: le primarie si faranno

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Il nodo è sciolto: le primarie si faranno
Spending review
Studenti contro i tagli
Censurato per Wayne
Mano pesante del governo
sulla sanità: spariranno
settemila posti letto.
Via 14.043 unità in eccesso
per gli “acuti” ma previsto
l’aumento per la riabilitazione.
A Roma le proteste si allargano
a macchia d’olio tra cortei,
occupazioni e flash mob.
Contestata anche la “didattica
essenziale”, sorta di sciopero
bianco degli insegnanti.
La critica cinematografica nei
giornali dell’ultrasinistra degli
anni Settanta in un libro scritto
da Steve Della Casa, che
all’epoca vi militava. Il regista
più sottovalutato? Elio Petri.
pagina 4
Désirée Ragazzi
pagina 6
Maurizio Cabona
LA FRASE DEL GIORNO
CON IL PDL
«Lo studio obbligatorio
dell’inno di Mameli e
la giornata dell’Unità
nazionale hanno un
grande valore storico»
d’Italia
Maurizio Gasparri
ANNO LX N.243
SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA
mercoledì
venerdì 9/11/2012
31/10/11 1 EURO
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Pdl Confronto aperto all’ufficio di presidenza, poi si trova la sintesi: via libera al voto. Decise le regole
Il nodo è sciolto: le primarie si faranno
Berlusconi: totale condivisione di idee con Alfano, tentano di farci apparire uno contro l’altro ma non è mai accaduto
Giornali
Disco verde
in commissione
Giustizia
a Palazzo
Madama
al testo Berselli
in materia
di diffamazione
onvocato per ratificare le regole delle
primarie, l’ufficio di presidenza del Pdl
di ieri è diventato l’occasione per un
dibattito in cui si sono confrontate quelle che
sembravano due visioni diverse sul futuro e
sul da farsi. Due visioni portate una da Silvio
Berlusconi e una da Angelino Alfano. I toni
emersi dalle indiscrezioni che via via trapelavano dalla riunione avevano fatto pensare a
uno show down, ma poi lo stesso ex premier
ha chiarito che il suo era stato «solo uno sfogo
per esprimere delle perplessità» sulle primarie, che considera «non salvifiche», «una condizione necessaria, ma non sufficiente», ma
sulle quali «occorre comunque andare avanti», perché – ha aggiunto ancora il Cavaliere –
ha ragione Alfano: ora serve decidere. E alla fine una decisione è stata presa: le primarie si
faranno, l’ufficio di presidenza ha approvato
il regolamento definitivo e restano in sospeso
solo alcuni dettagli. Berlusconi si è rimesso alla volontà del partito, chiarendo anche di essere pronto: «Ditemi che devo fare sono una
risorsa a vostra disposizione».
C
Valeria Gelsi
pagina 8
Notte di fuoco Passano le misure chieste dalla troika
Una nuova stangata.
E Atene si infiamma
tene sta bruciando mentre
il Parlamento approva la
nuova “stangata”. È piazza
Syntagma ancora una volta il teatro dell’ennesima tragedia greca.
La mezzanotte di mercoledì è
passata da alcuni minuti, quando il Parlamento, nel corso di
quella che è stata una delle più
tempestose riunioni degli ultimi
10 anni, ha votato sì, pur con una
minoranza risicata, al cruciale
pacchetto di austerity promesso
alla troika ( Bce, Ue e Fmi) per ottenere un’altra tranche di aiuti da
31,5 miliardi di euro. Non è bastata una città messa ancora una
A
pagina 2
Casini fa il direttore d’orchestra,
ma non ha né violinisti né voti
Francesco Signoretta
iaggia sul 5-6 per cento al massimo, frutto più
che altro dello zoccolo duro democristiano
old style. Non dice una parola sulle scelte del
suo partito – o la sua lista, chiamatela come volete
– in merito alle alleanze, visto che a livello locale
sbarca ora su una sponda e ora sull’altra, «a seconda
dei candidati», dice lui. Quando gli si chiedono
chiarimenti non li dà, però pretende di decidere cosa devono fare gli altri, quelli che paradossalmente
hanno il triplo dei suoi voti. Casini non si smentisce, “macchia” ogni mossa con la pretesa di essere il
direttore d’orchestra. Ha fatto da coro al tecnopremier, si sente uno dei grandi artefici dell’arrivo dei
tecnici a Palazzo Chigi e quindi in diritto a dettar legge. «È chiaro – ha detto – che un governo di larga
coalizione non c’entra con certe persone, che si sono autoescluse e non sarebbero coinvolgibili, avendo un giorno sì e l’altro pure criticato Monti». In primis, c’è da capire perché l’obiettivo dovrebbe essere
la larga coalizione, che non è certo un sogno diffuso
nella politica italiana (anche se è sempre stato il sogno dell’Udc). Poi gli si dovrebbe ricordare che il dissenso è il sale della democrazia, perché altrimenti ci
sarebbe il pensiero unico. E se un parlamentare non
è d’accordo con Monti ha tutto il diritto di dirlo senza finire nelle liste di proscrizione, con Casini che
mostra il cartellino rosso e decide chi può e chi non
può candidarsi nelle liste (degli altri). Poi la chicca
finale: «Potrei fare il ministro in un governo che facesse il bene del Paese». Non si sa quale sia questo
governo. Si sa solo che lui vuole fare il ministro, dopo essersi illuso d’aver fatto il direttore d’orchestra.
V
volta a ferro e fuoco come nel
febbraio scorso a fermare il Parlamento. Non sono bastati gli
scioperi in tutti i settori iniziati da
lunedì. Fuori dal Palazzo il primo atto della tragedia era iniziato già dalle sei del pomeriggio di
mercoledì con scene di guerriglia
urbana, almeno 100mila persone in piazza, lanci di molotov, lacrimogeni e, per la prima volta, i
cannoni ad acqua della polizia
contro i dimostranti. Gli idranti
cominciano a sparare il getto ad
altezza d’uomo.
Antonella Ambrosioni
pagina 5
L’inno di Mameli entra in classe
Istituita per legge la “Giornata della Bandiera”
che si celebrerà ogni 17 marzo.
Diventa obbligatorio, dalle elementari al liceo,
l’insegnamento e l’approfondimento
storico dell’Inno.
Paola Frassinetti (Pdl), prima firmataria
del provvedimento: «Dallo studio
del Risorgimento una lezione
d’identità nazionale»
PAGINA 3 Gloria Sabatini
Le primarie
passo avanti
indispensabile
Marcello de Angelis
i è piaciuto l’Alfano
che ieri si è mostrato
all’altezza del suo
ruolo di segretario di partito.
Le primarie vanno fatte. E
non solo perché altrimenti
chi le ha proposte e
annunciate perderebbe la
faccia. In politica è meglio
rischiare di fare una cosa che
non risolve, piuttosto che
restare immobili come un
coniglio in mezzo alla strada
ipnotizzato dai fari. In quel
caso si sa già come va a
finire: un coniglio
spiaccicato; un partito che si
spegne a poco a poco come
una candela. Continuiamo a
ritenere che peggio del 15
per cento non si può
arrivare e che c’è un gran
numero di ex elettori del
centrodestra che si
rimobiliterebbe se solo gli si
desse un segnale chiaro. E
un obiettivo. Qualcosa da
dire, da fare. Insomma, non
ci si può aspettare che si
manifesti un consenso
attorno a un ectoplasma.
Non ci si può aspettare di
avere un seguito se si sta
immobili, aspettando che ti
crolli la casa sulla testa. Ieri,
a metà del vertice del Pdl,
tutte le testate on-line già
titolavano che c’era un
spaccatura tra Berlusconi e
Alfano. Poi, dinanzi alle
smentite del Cav, hanno
continuato la narrazione
aggiungendo una resa di
Berlusconi alle pretese di
Alfano. Sembra che a
nessuno appaia ammissibile
che all’interno del Pdl
possano accadere cose
normali e cioè che uno
presenta delle perplessità –
magari corroborate da
sondaggi – e poi si discute e
si arriva insieme a una
decisione. Ammetterlo
farebbe sembrare il Pdl un
partito mediamente serio. Il
che è il contrario di quello
che sostiene da sempre tutta
la stampa italiana. Certo,
noi abbiamo qualcosa che
non ha nessun altro: il solito
idiota che fa trapelare frasi
smozzicate di Berlusconi a
qualche sua amichetta della
stampa, così il giorno dopo
ci troviamo bei virgolettati
fuori contesto sulle prime
pagine...
C
La pecorella smarrita La parlamentare (all’Udc dopo il “doloroso divorzio” dal Cav) rispunta con una dichiarazione
Guarda un po’ chi si rivede in giro: Gabriella Carlucci. Sì, proprio lei...
Girolamo Fragalà
oh, chi si rivede. Improvvisamente, come un fulmine a ciel
sereno, piomba nelle agenzie di
stampa una dichiarazione di Gabriella Carlucci. Sì, proprio lei, la
showgirl parlamentare che – con
una scena da avanspettacolo – abbandonò Berlusconi dopo avergli dichiarato eterno amore politico, a poche ore dalla caduta del governo, per
poi tuffarsi tra le braccia dell’Udc.
Diventò subito il simbolo dell’ingratitudine, bersagliata su facebook,
T
presa di mira dai vignettisti e dai
blog, anche perché non seppe spiegare il “travaglio interno” che la portò
al gesto eclatante. Un gesto che le costò un bel “quoque tu” e il paragone
con la pugnalata di Bruto a Cesare.
Il tempo, lei pensa, rimargina le ferite e forse per questo ha trovato il coraggio di parlare di nuovo, preoccupata dall’iter troppo lento del disegno
di legge sui restauratori. Non si ricordano altre inziative storiche della
Carlucci tranne le dimissioni «per
disgusto» da sindaco di Margherita
di Savoia, le foto apparse su “Vip” al
ritorno da una partita di tennis e
quella in bikini sulla spiaggia (sempre a Margherita di Savoia) per il
tuffo collettivo con gli assessori, necessario per «tranquillizzare i villeggianti sulla balneabilità della costa».
Tutto fa spettacolo, per la Carlucci.
Forse rimpiange i tempi di “Buona
domenica” e di Mediaset, probabilmente lì si trovava a suo agio, non
era costretta a ballare con l’Udc e
non aveva bisogno dei tuffi collettivi
e dei restauratori per far parlare di
sé. E soprattutto non aveva sulla coscienza il voltafaccia.
SEQUESTRATI DA 265 GIORNI
2 Secolo
I legali «Diede giudizi personali»
Unipol, il Cav
ricusa il giudice
della sentenza
Mediaset
primo piano
a difesa di Silvio Berlusconi ha
presentato istanza di ricusazione nei confronti uno dei tre
giudici del processo Unipol, che ha
al centro la famosa telefonata intercettata tra Fassino e Consorte, in cui
l’esponente del Pd, a proposito della scalata Bnl, disse «abbiamo una
banca». Berlusconi è imputato per
concorso in rivelazione del segreto
d’ufficio, con l’accusa, sempre rifiu-
L
tata, di aver avuto un ruolo nella divulgazione di quella telefonata. I
suoi difensori hanno ricusato il giudice Maria Teresa Guadagnino, perché nel processo Mediaset ha espresso in sentenza giudizi sulla personalità dell’ex premier. In particolare, gli
avvocati Niccolò Ghedini e Piero
Longo contestano al giudice i passaggi delle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni nei quali si
parla della «particolare capacità a delinquere» di Berlusconi e della sua
«immensa disponibilità economica
all’estero».
Ieri in aula nel corso del processo,
che è nella fase dei testimoni della
difesa, l’avvocato Longo è intervenuto chiedendo in prima battuta al giudice Guadagnino di «astenersi» e
quindi, in sostanza, di rinunciare a
far parte del collegio, facendosi so-
stituire. Il collegio, presieduto da
Oscar Magi, però non ha accolto l’invito all’astensione presentato dalla
difesa e per questo l’avvocato Longo
è andato poi a depositare l’istanza di
ricusazione alla cancelleria della
Corte d’Appello.
Ora della questione si occuperà la
quinta sezione della Corte d’Appello
che dovrà nei prossimi giorni valutare se l’istanza è ammissibile o meno.
9/11/2012
venerdì
Se verrà dichiarata ammissibile, la
Corte d’Appello fisserà un’udienza
per la discussione nel merito. Il processo comunque potrà proseguire
(la prossima udienza è fissata per
giovedì) e dovrà fermarsi solo prima
della sentenza, se non sarà ancora arrivata la decisione sulla ricusazione.
Il verdetto in questo processo potrebbe arrivare nei primi mesi del
prossimo anno.
GIANPIERO SAMORÌ
Retroscena?
Indicato dai retroscenisti
come il potenziale candidato
di Berlusconi, ieri,
l’imprenditore Gianpiero
Samorì, fondatore dei
“Moderati rivoluzionari”, ha
spiegato che «non ho
nessuna intenzione di
candidarmi finché non saprò
come saranno e se si
faranno le primarie». «L’unica
cosa certa – ha aggiunto – è
che ho creato
un’associazione radicata sul
territorio per dare un
programma alla formazione
moderata. Prima di decidere
di scendere in campo ci deve
essere il campo». «Non ho
parlato con Berlusconi» di
un’eventuale candidatura, ha
poi precisato ai microfoni di
Tgcom24, spiegando che
«con lui mi sono visto due o
tre volte in vita mia».
Bondi ci riprova
«Chiedo
l’azzeramento di tutti
i vertici». Anche
durante l’ufficio di
presidenza del Pdl a
Palazzo Grazioli,
Sandro Bondi è
tornato a chiedere
all’intero gruppo
dirigente di via
dell’Umiltà di fare un
passo indietro e
rimettere gli incarichi
interni per favorire
«quel ricambio e
rilancio del partito
invocato da tempo e
da più parti».
Centrodestra L’ex premier e il segretario portano visioni diverse all’ufficio di presidenza, poi si trova la sintesi
Il Pdl ha deciso: avanti con le primarie
Berlusconi si «sfoga», chiarisce i suoi dubbi e parla della necessità di uno «choc», ma alla fine decide col partito: via libera al voto
sia o saremo barzellettati e io non ci sto».
Dichiarazione che nella versione trapelata
onvocato per ratificare le regole era passata con la parola «barzellettieri»,
delle primarie, l’ufficio di presi- che aveva fatto pensare a un’allusione, o
denza del Pdl di ieri è diventato meglio a una frecciata, all’ex premier. Un
l’occasione per un dibattito in cui si sono equivoco che poi è stato chiarito con la
confrontate quelle che sembravano due rettifica del Pdl.
visioni diverse sul futuro e sul da farsi. «Se non facciamo le primarie allora facDue visioni portate una da Silvio Berlu- ciamo pure la rivoluzione con il rinnovasconi e una da Angelino Alfano. I toni mento dei gruppi dirigenti e dei rami del
emersi dalle indiscrezioni che via via tra- Parlamento, perché è da qui che parte la
pelavano dalla riunione avevano fatto rivoluzione. Altrimenti – ha proseguito
pensare a uno show down, ma poi lo stes- Alfano – andiamo avanti con le primarie,
so ex premier ha chiarito che il suo era sta- ben vengano, così magari verranno fuori
to «solo uno sfogo per esprimere delle le varie distinzioni». Le primarie restavaperplessità» sulle
no la prima scelta
primarie, che condel segretario del
sidera «non salvifi- Berlusconi: «Serve una grande
partito, che di fronche», «una condi- rivoluzione all’interno del partito. te all’ufficio di prezione necessaria, Ci vuole un grande choc»
sidenza aveva anma non sufficienche chiarito di essete», ma sulle quali «occorre comunque an- re pronto ad assumersene personalmente
dare avanti», perché – ha aggiunto ancora «la responsabilità», perché «farle è una
il Cavaliere – ha ragione Alfano: ora serve questione di serietà». «Io accetto la sfida
decidere. E alla fine una decisione è stata delle primarie altrimenti qual è l’alternapresa: le primarie si faranno, l’ufficio di tiva? Forse – ha chiesto Alfano – qualche
presidenza ha approvato il regolamento gelataio o ex presidente di Confindustria,
definitivo e restano in sospeso solo alcu- che nei sondaggi va peggio di noi? Finora
ni dettagli.
un Berlusconi del ’94 non è venuto fuori,
«L’indecisionismo ci uccide. Non siamo allora scegliamolo tra di noi a meno che
né con Monti né contro Monti. Ci dicono non ci sia una scelta che riguarda persoche non abbiamo una linea politica, se nalmente Berlusconi e sulla quale c’è la
vogliamo accentuare tutto questo, allora è clausola di sempre».
utile non prendere una decisone nemme- Tutto l’intervento è stato, di fatto, una reno oggi», aveva detto Alfano nel corso del- plica a quello «sfogo» con cui Berlusconi
la riunione a Palazzo Grazioli, aggiun- aveva aperto la riunione e che era venuto
gendo che «io sono per andare avanti. O dopo una rinnovata attestazione di stima
si prende una decisione qualunque essa da parte del segretario, il quale aveva ri-
Valeria Gelsi
C
Lo slogan
Pdl contro
Renzi
«Per Firenze lo
slogan dovrebbe
essere ‘il meglio
non verrà’, perché
un sindaco eletto
dai cittadini si
occupa della sua
città dalla mattina
alla sera, invece
abbiamo un
sindaco che da
anni pensa ad
altro». Così, in
una nota,
Gabriele
Toccafondi
deputato e
coordinatore
cittadino del Pdl
a Firenze,
commenta
l’annuncio del
titolo del
prossimo
appuntamento
alla Leopolda
annunciato da
Renzi con lo
slogan copiato da
Obama: ‘Il meglio
deve ancora
venire’.
cordato che «il partito è sempre accanto al sconi si è comunque rimesso alla volontà
del partito, chiarendo anche di essere
suo presidente in qualsiasi decisione».
Ma Berlusconi, all’incontro, non si è pre- pronto a fare la sua parte, a fare quanto gli
sentato con decisioni già prese, si è pre- venisse chiesto. «Ditemi che devo fare sosentato piuttosto con una lista di criticità no una risorsa a vostra disposizione», ha
da affrontare, rimandando comunque tut- concluso l’ex premier, chiarendo che «sote le scelte definitive al partito. «Serve una no d’accordo con Alfano sulla necessità di
grande rivoluzione all’interno del partito, uscire oggi con una decisione».
cambiando tutto e non solo il nome per Su questa necessità si è trovato d’accordo
recuperare i nostri elettori. Ci vuole un anche il partito. «Non è possibile tracgrande choc», è stato l’avvertimento del cheggiare, rischiamo – è stato il commenCavaliere, che un attimo prima aveva co- to di Roberto Formigoni – di essere sepolmunque rivendicato la bontà del lavoro ti dal ridicolo. Se Berlusconi conferma il
svolto dal Pdl e l’orgoglio per «la nostra passo indietro, la strada sono le primarie.
storia». Ma come realizzare questo «gran- Approviamo il regolamento e partiamo.
Questo è il modo
de choc»? Non atper non trasformatraverso le primarie
che, in prima battu- Alfano: «L’indecisionismo ci uccide. re la possibile sconfitta in disfatta».
ta come a sfogo ter- O si prende una decisione o
minato, Berlusconi saremo barzellettati e io non ci sto» Anche per il vicepresidente dei deha definito «non
salvifiche». L’ipotesi, allora, è stata quella putati, Osvaldo Napoli, «ha ragione e radi «volti nuovi e protagonisti nuovi». Di gione da vendere il segretario Angelino Al«un Silvio Berlusconi del ’94», ha detto fano: senza una decisione chiara sulle pril’ex premier, facendo pensare alla ricerca marie il partito è destinato a morire». Nadi una personalità esterna, che però non poli, inoltre, ha voluto chiarire che ciò che
convince Alfano, come il segretario ha è trapelato dell’ufficio di presidenza «non
ha colto il senso della riunione e ha finito
chiarito nella sua replica.
C’erano, sullo sfondo, i sondaggi negati- per distorcerne il significato più autentivi, che Berlusconi ha spiegato di aver com- co: l’interesse che accomuna Berlusconi e
missionato tanto sulle primarie quanto Alfano a rilanciare il Pdl». Interesse intorsui possibili candidati. C’era, anche, il ti- no al quale, alla fine, è stata fatta sintesi,
more che «questi convegni in ogni pro- con la decisione di svolgere le primarie.
vincia porteranno solo allo scoperto le Che si faranno non solo a livello nazionostre faide interne, quelle che – ha detto nale, ma anche a Roma e nel Lazio, come
il Cavaliere – hanno schifato i nostri elet- ha spiegato a fine ufficio di presidenza
Gianni Alemanno. « riunione – ha chiotori».
Detto ciò, esaurito lo sfogo, però, Berlu- sato il sindaco di Roma – è andata bene».
Lombardia Ennesimo botta e risposta Formigoni-Lega
Albertini: è ufficiale,
sono candidato
ttacchi, repliche e, infine, tentativi di riportare
il dibattito a toni più sereni. La giornata di ieri ha confermato che in Lombardia tra
Pdl e Lega la tensione resta alta, ma si cerca ancora un punto di mediazione. A dare il la
alle polemiche era stato Roberto Formigoni, con un webeditoriale di Forcaffè su youtube. «Ha sbagliato, è stata impaziente e non ha rispettato i
patti: per la Lega i patti sono
scritti sull’acqua. Se avesse
aspettato, nel 2015 avremmo
potuto darle la presidenza di
Regione Lombardia, a patto
che restituisse al Pdl le candidature di Veneto e Piemonte»,
ha detto il governatore, rilanciando la candidatura di Ga-
A
briele Albertini (che ieri l’ha
ufficializzata in un’intervista a
Tgcom24) e invitando il Carroccio a «non fare la zitella acida». Di lì a poco Umberto Bossi, assicurando che «vinciamo
noi», ha replicato che «Formigoni è l’immagine di un sistema che sta cambiando». Roberto Maroni ha invitato il governatore a preoccuparsi dei
problemi del Pdl e Matteo Salvini ha lanciato una sorta di
sondaggio su facebook e twitter.
Albertini ha spiegato che la sua
candidatura «ricalca l’esperienza di governo al Comune di
Milano raccontata nel libro
‘L’onestà al potere’» e «non è
una candidatura che nasce all’interno del Pdl, ho ancora la
tessera ma non frequento il
partito».
Sull’eventualità delle primarie,
Albertini evidenzia di non essere nella condizione di farle.
«Non perché sia contro - dice ma perché nel caso che ci riguarda la candidatura nasce
dal collegamento con movimenti legati al territorio come
quello di Giannino e Montezemolo. Il tentativo in Lom-
bardia è quello di unire il Ppe
per offrire alla Regione un governo credibile fatto di persone credibili. Se io fossi il candidato del Pdl non potrei tenere insieme le altre componenti
ispirate al cosiddetto centro. Le
cose stanno insieme se c’è un
fulcro di garanzia. Se ognuno
viaggia sulla sua scialuppa il
mare non lo si può affrontare».
E ancora, Albertini ha illustra-
Gabriele Albertini
ha ufficializzato la sua
candidatura alla Regione
Lombardia. L’ex sindaco
di Milano piace a Formigoni,
ma crea problemi con la Lega
to i punti salienti del suo programma: «Ci impegneremo
nella costituzione di una macroregione del Nord con Piemonte e Veneto perché si possa concorrere con altri scenari
europei simili. Opereremo sia
in sede di liberalizzazione che
gestione: San Raffaele e Maugeri sono fondazioni, occorre
invece che vengano trasformate in società per azioni con bilanci certificati. Con le fondazioni i bilanci possono essere
opachi e così c’è stata la possibilità di malversazione».
Il passo avanti di Albertini ha
indispettito Roberto Maroni:
«Noi siamo al governo della
Regione Lombardia dal 2000 e
abbiamo condiviso le scelte
operative. Io voglio vedere se ci
sono le condizioni per proseguire questa collaborazione: è
chiaro che non posso accettare
un ‘prendere o lasciare’, che si
chieda alla Lega di accodarsi».
Sulla candidatura solitaria di
Maroni «deciderà lunedì il
consiglio federale».
Alleanze Il Pd apre a Pannella?
Da che parte stanno
i Radicali? Ceccanti
e D’Alia: parliamone...
on chi stanno stavolta i
radicali? Sullo sfondo
della diatriba che in
queste ore investe il Pd in materia di alleanze, se Bersani deve confermare lo strano feeling con Nichi Vendola o allentare per guardare al centro
di Casini, si affaccia un nuovo
quesito: il partito di Pannella
può interessare a largo del Nazareno?
«La domanda andrebbe rivolta ai cinque candidati alle primarie, visto che è stata fatta
una parziale alleanza, quella
che ha elaborato la Carta di
Intenti. Le chiavi di queste
possibili aperture stanno nelle mani dei candidati alle primarie, e saranno loro a dire».
Sono le parole del senatore
del Pd Stefano Ceccanti, intervistato ieri da Radio Radicale
proprio sull’argomento. Nessuna preclusione a priori.
«L’esperienza di questi anni di
convivenza comune nel gruppo parlamentare consentirà di
valutare», ha aggiunto Ceccanti. «Di certo non si può escludere a priori un’alleanza, visto
che si è scelto di fare un primo
nucleo dell’alleanza con Vendola, il quale mi sembra condivida di meno la linea scelta
dal Pd, almeno rispetto al governo Monti. E dunque non si
capirebbe perché escludere
pregiudizialmente anche i radicali. La distanza che c’è tra Pd
e Vendola a me sembra certamente superiore da quella che
c’è tra Pd e Radicali». Ma Bersani potrebbe non pensarla così.
Giampiero D’Alia dell’Udc è
ancora più esplicito e guarda
con favore a possibile alleanze
con largo di Torre Argentina.
«La convergenza con altre forze politiche, radicali compresi,
va verificata, a partire dai programmi concreti di governo.
Questo si fa partendo dai contenuti, da ciò che si vuole fare,
dai valori che si rappresentano», spiega il capogruppo centrista al Senato, «oggi i cittadini considerano e premiano i
progetti di alleanza che sono
coerenti». Confermando la distanza siderale con il segretario
di Sel, che si candida alla premiership del centrosinistra,
D’Alia precisa: «A noi sembra
strano poter fare un’alleanza
con chi, come Vendola, contesta in radice l’azione del governo Monti, e che ha proposto
un referendum per far tornare
l’articolo 18. Diverso il caso di
forze responsabili che appoggiano il governo». I radicali sono avvisati.
C
9/11/2012
venerdì
primo piano
Secolo
Incandidabilità: decreto
prima delle elezioni
L’Inno? Tutte
le materie
interessate
Renzi: chi paga
gli sms di Bersani?
De Magistris e i partigiani
della liberazione
D’Alema: M5S partito
poco democratico
L’obiettivo del governo è quello
di varare il decreto legislativo
sull’incandidabilità «in tempo
utile perché sia efficace in vista
delle prossime elezioni». È
quanto sottolinea un comunicato
congiunto dei ministri
dell’Interno, della Giustizia e
della Pubblica amministrazione.
Per la senatrice Pd
Garavaglia «in tutte le
materie si può parlare
dell’inno,
ma è importante che
esista nel curriculum
scolastico. Gli altri
Stati hanno fatto sì che
esso fosse inserito».
«Chi ha pagato i messaggi
inviati agli iscritti del Pd con
l’intestazione ‘Bersani 2013’? E
quanto hanno speso?». A
chiederlo è Lino Paganelli,
delegato di Matteo Renzi al
coordinamento nazionale
riferendosi a messaggi ricevuti
in questi giorni dagli iscritti Pd.
«Non nascerà nessun partito,
ma sto lavorando per creare un
luogo più ampio di non
allineati». Così il sindaco di
Napoli Luigi de Magistris a
margine di un’assemblea di
iscritti all’Idv. «Sono - ha
aggiunto - i partigiani per la
liberazione».
Quello che sta avvenendo nel
Movimento Cinque Stelle, con
accesi dibattiti e scontri interni,
«non mi stupisce. Quello che
avviene segue le logiche
tipiche di un partito, ma di un
partito poco democratico». Lo
sostiene Massimo D’Alema, che
ne ha parlato a Bologna.
IN BREVE
I commenti
1
«È parte
integrante della
nostra storia»,
ha detto
Ignazio
La Russa
2
«L’identità
diventa
strumento
di formazione»,
ha dichiarato
Giorgia Meloni
3
«Il 17 marzo
non sarà un
giorno di ferie
ma di studio», ha
detto Maurizio
Gasparri
Diffamazione ora torna in Aula
Un successo
Una bella
notizia in mezzo
a tanta
desolazione.
A chi dice
“c’è altro
a cui pensare”,
rispondo
che non
possiamo
votare solo
interventi
economici
Senato È legge la proposta di Paola Frassinetti sull’inno nazionale a scuola. Tutti d’accordo tranne il Carroccio
Sui banchi arriva
l’inno di Mameli
Poi c’è la giornata del Tricolore?
La celebrazione del 17 marzo è
stata proposta dalla collega Coscia del Pd per sensibilizzare i ragazzi nel giorno dell’Unità d’Italia. Per non perdere le tracce e
l’entusiasmo della grande festa
per i 150 anni che ha affollato i
teatri e le piazze.
no: tuttavia l’assoluzione di Errani sul caso Terremerse non è
un’assoluzione del sistema politico che fa riferimento al presidente della Regione Emilia-Romagna», sostiene Galeazzo Bignami, consigliere regionale Pdl,
e ha aggiunto:
«Non dimentichiamo che il suo
ex capo di gabinetto Solaroli è
indagato per truffa aggravata, la
sua dirigente Zoia Veronesi che
pare facesse da segretaria di Bersani pagata coi soldi della Regione, l’ex capogruppo del partito di maggioranza è indagato
per peculato come un Fiorito
qualsiasi, il suo ex vicepresidente Delbono ha patteggiato per
peculato, mentre il fratello è stato rinviato a giudizio per aver
preso un milione dalla Regione
di cui lui è presidente. O era a
conoscenza di quello che capitava attorno a lui ed allora è colpevole; o lui non sapeva cosa facevano i suoi collaboratori e allora è un incapace. Comunque
ha fallito».
Quella di Terremerse resta una
vicenda «poco chiara», attacca
Giovanni Favia, consigliere regionale in Emilia Romagna per
il Movimento 5 Stelle che accusa: «L’avvocato dice che in caso
di condanna si sarebbe dimesso? Strano che non l’abbia detto
prima e che, anzi, il Pd l’avesse
negato a ranghi serrati». Favia si
chiede anche chi abbia scritto la
relazione inviata dalla Regione
in procura a Bologna per spiegare la correttezza dell’operato dell’amministrazione nella vicenda
del finanziamento alla coop
presieduta dal fratello del presidente. Relazione che poi ha finito per mettere nei guai Errani e i
funzionari, finiti indagati per falso ideologico. Dopo aver ribadito il rispetto della sentenza, Favia ha aggiunto però di faticare
«a credere che Errani non abbia
letto quelle poche righe, essenziali, della relazione che consegnò, in cui c’era un falso sulle
uniche informazioni davvero
importanti della relazione».
che perché fanno riferimento a
tutta la storia d’Italia. Da Scipione
l’Africano ai Vespri siciliani, alla
battaglia di Legnano passando
per Ferruccio a Firenze. È un inno
ricco e articolato che offre molti
spunti storici e critici. La stessa figura di Mameli è esemplare, un
giovanissimo di famiglia ricchissima che si arruola volontario,
continua a combattere con una
gamba in cancrena fino a morire
in battaglia. E poi mi sorprende
che si oppongano all’unica canzone in Italia che cita Alberto da
Giussano...
PROTESTE IN AULA
a una voce molto tonica,
di chi ha portato a casa
un piccolo grande successo. A un’ora dall’approvazione
nell’aula del Senato del ddl che
promuove l’insegnamento dell’Inno di Mameli a scuola, Paola
Frassinetti, prima firmataria della
proposta passata a giugno alla
Camera, risponde al telefono
soddisfatta. «Finalmente è legge,
una buona notizia in mezzo a
tanta desolazione per le sorti della politica». In«Non c’è Paese
sieme
al mondo che definisca
viene
istituita
antistorico e retorico
anche la
il proprio inno»
Giornata
dell’Unità della Costituzione dell’Inno e della Bandiera (il 17 marzo), sulla scia delle celebrazioni
per il centocinquantesimo dell’unità.
H
Come si insegna un inno?
Nell’ambito delle ore di “cittadinanza e Costituzione” che sostituiscono la vecchia Educazione
civica, dalle elementari fino al liceo, sono previsti percorsi didattici che, a partire dal testo del nostro inno, affrontino il tema del
Risorgimento, dell’identità nazionale e promuovano i valori della
cittadinanza. In pochi lo conoscono, tutti si fermano alla prima
strofa. E in pochi sanno che cosa
significa “dell’elmo di Scipio s’è
cinta la testa”.
E invece?
Deve essere insegnato e imparato
a memoria, a chi ne contesta l’obbligatorietà rispondo che è
un’obiezione vuota, perché se
nessuno lo sa, penso anche alle
La Lega si sfila
«È una legge antistorica»
L’Inno di Mameli non doveva passare
secondo i duri e puri del Carroccio che
ieri si sono esibiti in una roboante
protesta parlamentare. Il provvedimento
che istituisce l’insegnamento dell’inno
nazionale nelle scuole e è stato
contestato fino all’ultimo dagli
esponenti leghisti. Nell’Aula di Palazzo
Madama – che ha dato il via libera
definitivo – sono intervenuti in massa
per di no e hanno annunciato il voto
contrario alla legge, già approvata alla
Camera a giugno. Dopo l’annuncio del
Carroccio del voto contrario a un
provvedimento considerato «retorico» e
«antistorico», molti dei 24 senatori della
Lega hanno parlato in dissenso per
continuare a criticare la legge,
annunciando la non partecipazione alle
votazioni. Ma la presidente di turno,
Rosy Mauro, ha dato solo un minuto per
senatore. Tanto è bastato per
surriscaldare il clima dei pasdaran che
hanno proseguito a contestare la
presidenza anche dopo che il
provvedimento è stato approvato con il
voto favorevole di tutti gli altri gruppi.
Antistorico e retorico l’inno nazionale?
Achille Serra, intervenendo in Aula, ha
duramente attaccato la posizione del
partito di Maroni. «Senatori del
Parlamento italiano, magari ex ministri,
non possono affermare di non sentirsi
italiani. È vergognoso». Rivolgendosi ai
colleghi che si sono opposti al
provvedimento, l’ex prefetto di Roma ha
invitato a non confondere «il
federalismo americano con
l’insofferenza che taluni provano per una
parte del Paese». Lo spirito unitario, che
caratterizza l’America come tutte le
democrazie degne di questo nome,
viene continuamente minato da chi
ancora grida “Roma ladrona”.
Ancora esiste un popolo d’Italia
che si stringe a coorte nel nome
della nazione?
La guerra contro l’Austria appartiene al passato, ma di fronte alla
globalizzazione che sfibra la nostra identità è determinante ritrovare la compattezza di una comunità, il senso dell’appartenenza comune, stringersi a coorte insomma. E poi vorrei rispondere a
chi lamenta che “con tante cose
importanti da fare, c’è ben altro a
cui pensare” dicendo che l’iter di
questo provvedimento è stato veloce, senza alcune resistenze si sarebbe potuto approvare in un’ora.
L’Aula
del
Senato
ha
concluso
l’iter
polemiche che prendono spunto
dalla manifestazioni sportive,
vuol dire che insegnarlo diventa
necessario.
La Lega, che ha votato contro, lo
definisce “antistorico” e “retorico”...
Ma come si fa a dire una cosa del
genere? Sfido a trovare un solo
paese al mondo che giudica antistorico il proprio inno nazionale.
È pura demagogia che, tra l’altro,
non fa bene al Carroccio.
Perché il popolo leghista non
condivide la crociata anti-Mameli?
Forse lo zoccolo duro è d’accordo, ma con certi temi non va da
nessuna parte. Molti tra i militanti leghisti si staranno domandando se il rinnovato progetto di cui
parla Maroni porterà a una nuova fase. Non credo a un’involuzione in senso secessionista, però
certe posizioni sono germi di retroguardia. E non si può neanche
dire che le parole siano antistori-
L’inchiesta Abusi nella concessione di fondi a una coop
Terremerse, Errani assolto
Il Pdl: il sistema resta marcio
asco Errani è stato assolto
perché il fatto non sussiste
dall’accusa di falsità ideologica in atti pubblici per la vicenda di Terremerse. L’inchiesta
oggi finita con le assoluzioni per
Vasco Errani e i due funzionari
della Regone Filomena Terzini e
Valtiero Mazzotti, era nata dopo
un articolo dell’ottobre 2009 del
quotidiano ‘Il Giornale’, che aveva ipotizzato abusi e irregolarità
nella concessione del finanziamento regionale da un milione
per la costruzione di una cantina vinicola a Imola da parte della Coop Terremerse. Dopo l’articolo Vasco Errani mandò in Procura una relazione per dimostrare la regolarità delle pratica
del finanziamento alla Coop, allora presieduta dal
fratello. Alla fine, sulla base di
V
L’esposto
Il presidente
dell’Emilia Romagna
Vasco Errani
quella relazione la Procura lo ha
indagato, con i due dirigenti della Regione. In pratica l’accusa era
di aver occultato informazioni, a
proposito delle modalità con
cui il fratello aveva ricevuto il finanziamento. Per gli investigatori lo scopo era occultare che
l’intervento per il quale Terremerse aveva richiesto il contri-
buto non era stato completato
entro il termine previsto.
«Il presidente Errani è una persona molto lineare: un’eventuale condanna – ha detto il suo
difensore Alessandro Gamberini – avrebbe provocato inevitabilmente le sue dimissioni».
«Non sarebbe rimasto al suo
posto in caso di condanna – ha
aggiunto – anche se si fosse trattato di una condanna dal punto di vista sanzionatorio abbastanza modesta, vista la richiesta del Pm. Ma come tale avrebbe messo una macchia sulla sua
onorabilità che non gli avrebbe
consentito di continuare il suo
mandato».
«Le sentenze non si commenta-
Gioenzo Renzi: i cittadini
giudichino se è credibile
«L’assoluzione di Errani non mi
stupisce, in Emilia-Romagna
sono cose che possono
succedere. Da parte mia resta
il fatto che nel 2009 presentai
una mozione con la quale
chiedevo che venisse revocato
il contributo di un milione di
euro alla cooperativa
Terremerse, all’epoca guidata
dal fratello di Vasco Errani, in
quanto dai documenti in mio
possesso vi erano delle
irregolarità. Poi fu la Guardia di
Finanza a chiedere la revoca
del contributo». Lo scrive in
una nota Gioenzo Renzi, ex
consigliere regionale di An e
firmatario dell’esposto sulla
vicenda. «Siano, perciò, i
cittadini a giudicare, alla luce
di tutta questa vicenda, se
Errani possa essere ancora
credibile».
Semaforo verde
della comissione
al testo di Berselli
a commissione Giustizia
del Senato ha approvato il
ddl sulla diffamazione
nella versione rivista e corretta
di Filippo Berselli, presidente
della commissione. Hanno votato contro solo Api e Lega. Un
passo avanti importante dopo i
continui rimpalli tra aula e
commissione. «Sono molto
soddisfatto, il mio testo è passato senza modifiche. I dieci
emendamenti che erano stati
presentati al provvedimento
sono stati ritirati e molto probabilmente verranno ripresentati per l’Aula», ha commentato
il senatore del Pdl autore della
riscrittura del provvedimento
che è stato asciugato in due soli articoli. Nel ddl, così come
modificato da Berselli, resta un
nodo che preoccupa non poco
direttori e grafici di giornali: la
possibilità che la rettifica non
abbia limiti di spazio.
Nella versione di Berselli, infatti, nella parte in cui si parla della modalità con cui debba venire pubblicata la rettifica, si
tolgono le parole «purchè contenute entro i limiti di 30 righe»
per sostituirle con la frase «con
lo stesso rilievo e nella medesima collocazione» della notizia
giudicata diffamante. Aggiungendo poi che le rettifiche dovranno essere pubblicate «senza commento» e nella loro interezza. Il deputato del Pd Vincenzo Vita sul punto si è riservato di presentare delle proposte di modifiche per martedì
quando il testo dovrà tornare
all’esame dell’Aula del Senato.
Chi, dopo essere stato condannato per il delitto della diffamazione, riporta nei due anni
successivi una nuova condanna
per il medesimo delitto può essere sottoposto, tenuto conto
della gravità dei fatti, alla pena
accessoria dell’interdizione dalla professione giornalistica da
uno a sei mesi. Pena che aumenta sino a un anno se si torna a “delinquere”. Con questo
emendamento, Francesco Rutelli punta a reintrodurre la pena accessoria dell’interdizione.
argomento spinoso che invece
era stato eliminato nel nuovo
testo.
Alla versione ‘light’ del provvedimento sono stati presentate
in tutto 10 proposte di modifica di cui 3 dell’Api, 5 dell’Idv e
2 di Vincenzo Vita. In un altro
dei suoi emendamenti, Rutelli
propone che la rettifica venga
inserita anche negli archivi digitali dei giornali.
«È la narrazione della nostra identità eppure nessuno lo conosce...
La protesta dei leghisti non fa bene neanche a loro. Pura demagogia»
Gloria Sabatini
3
Non ha rallentato altri provvedimenti in calendario?
No. Poi, secondo questo ragionamento, si dovrebbero approvare
solo gli interventi economici.
L
4 Secolo
primo piano
Domenica convention con Tarzia
l nostro obiettivo è di essere
il movimento dei movimenti, a fronte della crisi
epocale dei partiti». Lo ha affermato Silvano Moffa, capogruppo di
Popolo e Territorio alla Camera,
presentando il programma politico
che, insieme a Olimpia Tarzia del
Per (Politica Etica e Responsabilità), illustrerà domenica presso
l’hotel Parco Tirreno a Roma.
«I
Moffa lancia
il movimento
“Costruiamo
il futuro”
Il deputato di Popolo e territorio,
presidente della commissione Lavoro a Montecitorio, lancia ‘Punto
e a capo. Costruiamo il futuro’, con
lo scopo, ha spiegato, di uscire dalle «posizioni confuse all’interno
del centrodestra e del centrosinistra
che disamorano il nostro Paese nei
confronti della politica». «Il ‘montismo’ - ha aggiunto - è una categoria economica ed è ormai necessa-
rio che la politica torni ad indirizzare mondo economico e finanziario». Il progetto politico del partito,
che presenterà liste alle prossime
amministrative del Lazio, non viene anticipato; non mancano però
riferimenti all’intenzione di attuare una riforma del lavoro parallela
a una vera riforma sociale e promuovere la creatività e genialità italiana che rischia di essere appanna-
ta dalla crisi economica. «Si vuole
ripartire dall’uomo», ha detto Tarzia, che conferma la disponibilità
del movimento ad accogliere
chiunque ne condivida gli ideali.
“Costruiamo il futuro” lancerà una
serie di proposte programmatiche
che potranno in prospettiva confluire in una nuova opzione politica.
Dunque una convention per aiuta-
9/11/2012
venerdì
re il centrodestra a «uscire dallo
stato di confusione nel quale si trova e che allontana gli elettori». «La
rottamazione della politica - ha
detto ancora Moffa - è solo uno slogan e non una soluzione perché allontana i cittadini dalla politica e
dalle istituzioni. Bisogna invece ricreare le condizioni per la governabilità senza lasciare una prateria
aperta a Beppe Grillo».
Spending review
«Noi riteniamo
le preferenze
pericolose
e vorremmo
i collegi
uninominali»
«Le regole si
fanno tutti
insieme, senza
pretendere di
avere il diritto
di veto»
Gaetano Quagliariello
«NO AI FAZIOSI»
Anna Finocchiaro
Hanno detto
«NIENTE PREFERENZE»
Il governo cancella
settemila posti letto
negli ospedali italiani
«Solo 30 giorni di tempo»
«Il presidente Schifani aveva
giurato che il Senato era pronto
a lavorare anche ad agosto, anche il sabato e la domenica pur
di approvare la legge elettorale.
Era luglio. Ancora una volta, invece, la commissione Affari costituzionali - che doveva lavorare anche in notturna - per la seconda settimana rinvia alla settimana successiva», polemizza
il deputato pd Roberto Giachetti, da tempo in sciopero della
fame, sottolineando che mancano solo 30 giorni di lavoro effettivo del Parlamento prima
che scadano i tempi per una
modifica.
di 7.389 unità la stima
dei posti letto che saranno tagliati nelle strutture ospedaliere italiane in attuazione della spending review. È quanto si legge in una
nota del ministero della Salute che chiarisce che le Regioni
che già si trovano sotto la percentuale di 3,7 posti per mille abitanti avranno la facoltà
di aumentarli fino a questo
tetto. Via 14.043 posti letto in
eccesso per gli acuti ma aumento di quelli per la riabilitazione e la lungodegenza di
6635 unità. È l’effetto che si
otterà applicando i criteri per
la riorganizzazione della rete
ospedaliera previsti dalla
spending review, che indica
come media complessiva da
raggiungere 3,7 posti letto per
mille abitanti, di cui 0,7 per i
post-acuti (dalla media attuale di 3,82 per mille abitanti
del primo tipo e 0,59 per i
post-scuti). I letti diventeranno in totale 224.318.I calcoli
per il taglio o la riorganizzazione dei posti letto, si spiega
nella nota del ministero, «si
basano sulla popolazione generale di ogni Regione pesata
e corretta in base alla percentuale di anziani e ai flussi di
mobilità ospedaliera tra Regioni. Il correttivo tiene conto
del fatto che alcune regioni
registrano una mobilità attiva, in quanto i propri ospedali attraggono pazienti residenti altrove». In cinque regioni
(Lombardia, Provincia autonoma di Trento, Emilia Romagna, Lazio e Molise) si riscontrerà una diminuzione
dei posti letto di entrambe le
tipologie, mentre l’Umbria è
l’unica regione che potrà aumentare i posti letto in entrambe le tipologie e in Piemonte diminuiranno i posti
per post-acuti e potranno aumentare quelli per acuti. Le
regioni rimanenti (Valle d’Aosta, Provincia autonoma di
Bolzano, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Liguria, Toscana,
Marche, Abruzzo, Campania,
Puglia, Basilicata, Calabria,
Sicilia e Sardegna) al contrario - conclude la nota - potranno aumentare i posti per
post-acuti e dovranno diminuire quelli per acuti. In sei di
queste Regioni (Liguria, Toscana, Abruzzo, Campagna,
Puglia e Sicilia) il numero dei
posti letto, per effetto del gioco dei saldi, potrà complessivamente aumentare.
riale. Ho già comunicato ai miei
avvocati di essere a completa disposizione della magistratura,
nella quale ripongo totale fiducia da sempre così come da
sempre sono un convinto sostenitore del principio della presunzione di innocenza. Sono
assolutamente sereno sulla correttezza del mio operato e sono
certo che sarà dimostrata la mia
totale estraneità ad ogni illecito».
«È tuttavia inevitabile - aggiunge
- che questo episodio si incroci
con il mio ruolo di coordinatore nazionale di Italia Futura. Le
idee, i progetti e le persone della
nostra associazione sono un capitale di novità di cui essere orgogliosi e che dovrà contribuire
all’apertura di una nuova stagione del paese. In questi mesi straordinari di lavoro sul territorio,
di incontri con migliaia di voi,
di confronto su progetti e idee
per il paese abbiamo dato corpo
ad un’idea diversa e nuova di
impegno politico, che rappresenta oggi l’unica vera novità costruttiva presente in Italia. Sono
convinto che i comportamenti
individuali debbano essere all’altezza delle nostre ambizioni
di rinnovamento. Su questo, soprattutto, saremo valutati. E per
questo, naturalmente, rimarrò
un entusiasta attivista del nostro
movimento».
È
Senato Tutto rinviato a martedì, ma c’è uno spiraglio
Come votare,
accordo vicino
e tempi stretti
Trenta giorni per la legge elettorale, il Pd esce
dall’arroccamento e trova la disponibilità
del Pdl: «Ma non accettiamo i veti a priori»
Antonio Marras
utto rinviato alla settimana prossima sulla legge
elettorale, con la ghigliottina di trenta giorni di tempo
massimo a disposizione per trovare un accordo soddisfacente.
Sul tavolo resta il “lodo D’Alimonte” ma, dopo una riunione
fiume a Palazzo Grazioli - che
aveva toccato anche il tema del
sistema di voto – mercoledì sera
è saltata la seduta prevista in
Commissione Affari Costituzionali del Senato per cercare
un accordo realmente allargato
a tutti. Un rinvio “tecnico” a
martedì prossimo per consentire ai partiti di limare un eventuale accordo. In linea di massima ci sarebbe già un’intesa sull’abbassamento della soglia del
premio in aula dal 42,5% al
40%. Dovrebbe poi arrivare, in
commissione, qualora ci fosse
accordo, sotto forma di emendamento del relatore Lucio Malan il “premietto” intorno al
10% per il primo partito in caso
nessuno vinca il premio di
maggioranza del 12,5%. La situazione a quel punto si sbloccherebbe e ci sarebbero più
T
A destra
il
professor
Roberto
D’Alimonte
chance che la riforma vada in
porto. Una riforma che, a quel
punto, avrebbe quel tasso di
condivisione più volte chiesto
anche dal presidente della Repubblica che, si racconta in ambienti parlamentari, potrebbe a
breve fare una nuova dichiarazione pubblica in questa chiave.
Prove d’intesa con l’Udc
«Faremo di tutto per trovare un
punto di intesa sulla legge elettorale. Noi non lavoriamo per
dividere, ma per unire sulla legge elettorale. Un accordo ci sarà,
perchè nessuno può assumersi
la responsabilità di non farlo.
Chi si sottrae, vuol dire che vuol
tenersi il Porcellum. Ma allora
lo dica chiaramente», ha ribadito ieri il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Ma anche il Pd,
dopo un iniziale arroccamento,
lancia segnali: «Col Pdl stiamo
discutendo dell’ipotesi di una
legge elettorale una soglia al
40% per raggiungere un premio
di maggioranza che porti al
54% dei seggi o, se nessuno arriva alla soglia, un 10% al primo
partito, «e ci attendiamo che
nel corso delle prossime ore si
giunga ad un incontro per poter
Il presidente della Commissione Carlo Vizzini
«Ma non lavoriamo per il pareggio»
«Faremo tutto tranne che una legge per il
pareggio». Dopo aver scritto sul blog di Grillo per rassicurarlo sul fatto che la nuova legge elettorale non sarà contro il Movimento
Cinque Stelle, il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato, Carlo
Vizzini, ha escluso che le forse politiche
puntino all’equilibrio, per favorire un Monti
bis. «C’è una contraddizione nel Pdl che
non ha mai fatto le primarie e
decide di farle nel momento in
cui si sta propugnando una
legge che non vedrà un candidato che si può designare come presidente del Consiglio»
visto che la soglia per il premio
di maggioranza è «troppo alta». «Se ci saranno queste regole - ha evidenziato - bisognerà fare un negoziato tra forze politiche
che si sono presentate con programmi diversi, si perderà tempo e questo non va bene per i mercati. Si voterà con le preferenze
che sono il frutto avvelenato del bubbone
che si sta verificando nelle regioni». «Quando invece - ha concluso - avremmo bisogno
di aggregare e di sapere, come accade in
America ma anche in Africa, la sera delle elezioni chi ha vinto».
Candidata In corsa per le Politiche
Rinvio a giudizio «Mi faccio da parte, sarò un semplice attivista»
Democrazia, amore, natura:
è tornata Cicciolina...
Italia Futura, si dimette
il coordinatore Vecchioni
Democrazia, Natura, Amore: è questo, in
sintesi, il programma di Dna, l’ultimo partito inventato da Ilona Staller, al secolo Cicciolina, pronta a ricandidarsi a Montecitorio
dopo esserci già stata dall’86 al ‘92 eletta nelle liste radicali. L’ex parlamentare ha tenuto
una conferenza stampa ad Isola Farnese, vicino Roma, dove vive assieme al suo compagno Luca Di Carlo, l’avvocato assurto alle
cronache gossippare estive per la notizia, poi
smentita, che Nicole Minetti era in procinto
di fare un film hard con lui come partner. Il
penalista e l’ex pornostar condivideranno la
gestione del nuovo soggetto politico. «Dual
president» è infatti lo slogan stampato sui
manifesti. Il programma di Dna è fitto di
proposte più facili da annunciare che da realizzare: salario garantito per i giovani, eliminazione delle auto blu e dei privilegi della
casta; buon funzionamento della giustizia e
sicurezza sociale per tutti. Fin qui tutto normale. Ma quando si entra nei dettagli su alcuni temi cari a Staller, si scopre che il matrimonio gay e lesbico, ovviamente rivendicato, si potrebbe tenere non solo davanti al
sindaco ma anche in chiesa.
pochi giorni dalla convention che terrà a battesimo il nuovo centro di
Montezemolo sulla fondazione
Italia Futura si abbatte un terremoto che non sarà di buon auspicio per l’operazione politica
che ha in mente il presidente
della Ferrari. Il coordinatore nazionale Federico Vecchioni, rinviato a giudizio con l’accusa di
truffa nell’ambito di un’indagine della procura di Grosseto, ha
deciso di dimettersi.
«Ritengo - dice Vecchioni - che il
profilo di novità di Italia Futura
e la discontinuità con le abitudini della vecchia politica non
possano essere messe in alcun
modo in discussione. Proprio
per questo ho deciso di dimettermi dall’incarico e di non concorrere ad alcuna carica politica
A
definire i termini dell’accordo»,
ha detto la presidente dei senatori Anna Finocchiaro. Ma resta
il modo delle preferenze, che la
maggioranza del Pdl ritiene imprescindibili e che invece il Pd
non vede di buon occhio: «Sulle preferenze dentro tutti i gruppi parlamentari si scontrano le
buone ragioni di chi, come noi,
ritiene le preferenze pericolose
e vorrebbe i collegi e le ragioni
di chi ritiene possa essere uno
degli strumenti per scegliere la
rappresentanza. Io spero che le
nostre ragioni, che sono quelle
dell’Italia, possano prevalere»,
ha spiegato ancora la Finocchiaro.
Il Pdl dice no ai veti del Pd
«Noi abbiamo sempre ricercato
un accordo. Le regole si fanno
tutti insieme ma non bisogna
nemmeno pretendere di avere il
diritto di veto sulla riforma», ha
spiegato ieri il vice capogruppo
del Pdl al Senato, Gaetano Quagliariello. Ora, ha aggiunto, «lo
schema è quello di un premio
che serve per governare e che
porta, dunque, oltre il 50%, se
non c’è questa condizione non
c’è più un premio di governabi-
lità ma un premio di aggregazione. Questo - ha detto ancora
- è lo schema possibile, sulle soglie bisogna ragionare ma nessuno può pretendere di imporre la propria posizione». Nessuno «può dire o così o Pomì».
Quagliariello difende anche
l’accelerazione che c’è stata in
commissione con il voto di Pdl,
Lega e Udc sulla soglia al
42,5%, «è anche grazie a questo
- dice - che ora si sta discutendo».
CAMPO DE’ FIORI A ROMA
Giordano Bruno
Una cancellata proteggerà la
statua, ma il Pd protesta...
Il consiglio municipale del
centro storico (I Municipio) ha
approvato un ordine del
giorno per dotare la statua di Giordano
Bruno di una cancellata di protezione.
«Una richiesta – spiegano i cosiglieri Pdl
Stefano Tozzi e Marco Veloccia – più volte
sollecitata dalle associazioni dei residenti
del centro storico e dalla questura centrale
volta a tutelare un bene monumentale e
ad impedire che sia oggetto di bivacchi
continui». Il Pd ne ha fatto però una
questione ideologica accusando il Pdl (e
l’Idv che ha votato la proposta) di voler
ricnhiudere «nuovamente» il filosofo
«simbolo di libertà».
Federico
Vecchioni
e istituzionale fino a che questa
vicenda non sarà completamente chiarita».
«Ho appreso in questi giorni scrive Vecchioni sul sito di Italia
Futura - di essere stato rinviato a
giudizio per una vicenda relativa alla mia attività imprendito-
9/11/2012
venerdì
primo piano
Secolo
5
La Germania
non ride
Atene brucia In una notte drammatica in Parlamento passano le misure di austerity chieste dalla troika
Grecia all’ultimo sangue: ma non basta
L’Ue plaude ai tagli da 13,5 miliardi. Ma la Germania frena e mette in dubbio il versamento della nuova tranche di aiuti in tempi brevi
Antonella Ambrosioni
tene sta bruciando mentre il Parlamento approva la nuova “stangata”. È
piazza Syntagma ancora una volta il
teatro dell’ennesima tragedia greca. La mezzanotte di mercoledì è passata da alcuni minuti, quando il Parlamento, nel corso di quella che è stata una delle più tempestose riunioni degli ultimi 10 anni, ha votato sì, pur
con una minoranza risicata, al cruciale pacchetto di austerity promesso alla troika ( Bce,
Ue
e
Fmi) per
Guerriglia urbana, scioperi e caos ottenere
dopo la stangata. Domenica altro un’altra
tranche
voto cruciale sul bilancio, poi
di aiuti
la parola passerà all’Eurogruppo
da 31,5
miliardi di euro. Non è bastata una città messa ancora una volta a ferro e fuoco come nel
febbraio scorso a fermare il Parlamento. Non
sono bastati gli scioperi in tutti i settori iniziati
da lunedì.
A
Battaglia a piazza Syntagma
Fuori dal Palazzo il primo atto della tragedia
era iniziato già dalle sei del pomeriggio di
mercoledì con scene di guerriglia urbana, almeno 100 mila persone in piazza, lanci di
molotov, lacrimogeni e, per la prima volta, i
cannoni ad acqua della polizia contro i dimostranti. Gli idranti cominciano a sparare il
getto ad altezza d’uomo. I sibili dei lacrimogeni si moltiplicano. Tempo un’ora e piazza
Syntagma si è trovata immersa in un’ enorme
nuvola bianca. L’aria è irrespirabile e se la cava solo chi ha le maschere antigas. Ormai le
Facciamo
sindacato
Impoverendo
il ceto medio
non si produce
reddito e sviluppo
vendono dovunque in strada, ad Atene. Poi
ha iniziato a piovere.
Il governo è uscito ferito perché dopo la votazione ha perso sette parlamentari. Evangelos Venizelos, il leader del partito socialista
Pasok che sostiene il governo di coalizione
del premier Antonis Samaras, ha infatti espulso dal partito sei deputati perché non hanno
rispettato la linea indicata dal Pasok, mentre
per lo stesso motivo Samaras ha espulso un
parlamentare dal suo partito, Nea Dimokratia. Ma ad essere feriti di più sono i greci. Il
Paese era già da due giorni paralizzato da uno
sciopero generale convocato dai due maggiori sindacati greci (Gsee ed Adedy).
Altre misure “lacrime e sangue”
Il pacchetto di tagli da 13,5 miliardi, che rappresenta la nuova Finanziaria greca di medio
termine (2013-2016), abolisce tutti i bonus
extra per pensionati e dipendenti statali, introduce nuovi tagli sino al 25% alle pensioni
e allo stesso tempo riduce sino al 27% i cosiddetti «stipendi speciali» (polizia, magistratura, forze armate, personale medico degli ospedali statali, docenti universitari, diplomatici) fino al 27%, mentre spiana la
strada per il licenziamento di 2.000 statali e
l’abolizione della previdenza sociale fornita dallo Stato che sarà sostituita da indennità collegate al reddito. In base al pacchetto,
le pensioni del settore privato saranno ridotte sino al 25% mentre sarà pure innalzata di due anni (da 65 a 67) l’età pensionabile, saranno aboliti i bonus extra per i pensionati statali, e saranno pure abolite le pensioni dei parlamentari e delle autorità comunali che saranno eletti d’ora in poi. Il di-
Giovanni Centrella*
ltre alla competenza, bisogna
O
riconoscere al ministro Fornero
uno stile impeccabile anche quando
dà notizie nefaste o comunica
moniti che nascondono una
minaccia. Il nostro ministro del
Lavoro ama esprimere pensieri
scomodi, che ci hanno lasciati più
di qualche volta allibiti. Entrando “a
gamba tesa”, come si direbbe in
gergo calcistico, nell’accordo sulla
produttività chiesto da Monti a
sindacati e imprese, il ministro
Fornero ha sostanzialmente dettato
alcune linee difficili da digerire per i
lavoratori e per chi come l’Ugl vuole
favorire l’intesa: dovranno entrare
nell’accordo, ed essere poi sancite
da un decreto, il “depotenziamento
degli automatismi” contrattuali
compresa la “rinuncia”
all’indicizzazione dei salari
all’aumento dei prezzi. Ecco uscire
dal cilindro del governo un nuovo
“paletto” che si aggiunge al
segno di legge prevede cambiamenti nelle
prima rigide relazioni di lavoro nel settore
pubblico e consentirà il licenziamento o il
trasferimento in altri posti dei dipendenti
statali il cui ente sia stato abolito.
Disoccupati
Nuovo
record
Secondo i dati
Elstat, sono oggi
1,27 milioni i greci
senza lavoro, il
38% in più
rispetto allo
stesso periodo
dell’anno scorso.
È questo il 39/mo
mese consecutivo
con il tasso di
disoccupazione
nel Paese che
aumenta ed ha
ormai superato il
doppio della
media europea. Il
fenomeno è come
sempre più
diffuso nella
fascia più
giovane. Tra
coloro che hanno
tra i 15 e i 24 anni
di età la
disoccupazione è
al 58%.
Nell’agosto del
2008 i giovani
della stessa età
disoccupati erano
il 20%.
maggior o minor peso della
contrattazione aziendale rispetto a
quella nazionale, all’utilizzo
effettivo dell’apprendistato, di orari
flessibili, alla modifica delle
mansioni, per conquistare a
beneficio di lavoratori e imprese il
vantaggio fiscale contenuto nella
Legge di Stabilità, pari a 1,6 miliardi
di euro. Che in parole più semplici
si traduce in una detassazione di
premi ed incentivi dati dalle aziende
a fronte di un aumento del lavoro e
della produzione. Quelle aziende
che – e non sono poi così tante –
funzionano a pieno regime. Perché
per le altre, in crisi o immerse nelle
sabbie mobili di un settore
stagnante, non c’è altro. Lo
sappiamo, la coperta è corta; lo
abbiamo sentito dire tante volte in
questo travagliato e sorprendente
dibattito in Parlamento sulla Legge
di Stabilità. Ma c’è una crisi che
continua a mordere e continua a
farlo a discapito delle stesse
persone, se non si metterà mano
La protesta prosegue
Una scure sta per abbattersi sul Paese e la protesta non si ferma. Ieri ancora un giorno di
pesanti disagi per gli abitanti di Atene a causa
dello sciopero di 24 ore indetto dai dipendenti dell’azienda dei trasporti pubblici che
fermeranno treni urbani, metropolitana, autobus e tram. Il caos è totale. Anche i dipendenti della compagnia elettrica ellenica (Deh)
hanno continuato la loro protesta iniziata lunedì scorso con una serie di scioperi ripetuti
di 48 ore. Un gruppo di dimostranti ha occupato gli uffici centrali della compagnia chiedendo alla Direzione di non aumentare le
bollette della corrente e ai parlamentari di
non approvare il bilancio dello Stato per il
2013 il cui voto è previsto per domenica sera
in Parlamento. Scene di ordinaria disperazione in una Grecia sfiancata da cinque anni di
recessione, con una disoccupazione da record
e paralizzata da scioperi continui. Tutto questo mentre da Bruxelles e Berlino arriva il
plauso alle misure di austerity. «Sono un importante passo nella giusta direzione», ma un
altro voto altrettanto «cruciale» è atteso per
domenica prossima, poi lunedì la parola passerà all’Eurogruppo, ha detto Simon O’Connor, portavoce del Commissario Ue agli affari economici, Olli Rehn. Con l’approvazione
dei due provvedimenti da parte del Parlamento di Atene sul tavolo, i ministri delle Finanze dei 17 Paesi dell’eurozona cercheran-
con coraggio a misure che spostino
l’asse dell’attenzione e dei sacrifici
sui ceti alti. Non siamo dei pazzi né
dei visionari, c’è un Presidente degli
Stati Uniti che ha vinto il suo
secondo mandato proprio
mettendo l’accento sui problemi e
sugli interessi del ceto medio e
sulla necessità di includere tutti, o
meglio di non lasciare indietro
nessuno, nella corsa verso il
progresso e verso lo sviluppo che
piace tanto ai cittadini americani,
non meno agli italiani. Si dirà che è
solo una farsa, che sarà una
promessa non mantenuta, ma
intanto è con questa promessa che
Obama si è riaggiudicato una delle
“poltrone” più potenti e scomode
del mondo, pur avendo deluso
molte aspettative e a fronte di
giganteschi problemi economici,
quali il debito pubblico e la
disoccupazione. Ora non
pretendiamo di ascoltare dal
presidente Monti e dal ministro
Fornero lo stesso appassionato, e
no di trovare un’intesa politica su altri due
«elementi chiave» del dossier Grecia: la fissazione del livello di sostenibilità del debito
greco e le necessità finanziarie del Paese. «Speriamo di poter concludere i lavori nei prossimi giorni», ha detto O’Connor.
Altre incognite
Di diverso avvio il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Shaouble, secondo il quale
non è in vista «per le prossime settimane» un
accordo tra Ue-Bce-Fmi e Grecia sul versamento di una nuova tranche di aiuti. Altre incognite che rendono ancor più drammatici
gli sforzi a cui saranno sottoposti i greci.
«Un passo molto importante per il Paese» è
stato compiuto secondo il presidente della
Bce, Mario Draghi, che aggiunge che la Bce
considera i finanziamenti alla Grecia «temporanei, sono di emergenza ma non finanziamenti di Stato».
Anche la locomotiva
tedesca comincia a
subire gli effetti della
crisi e rallenta la sua
corsa pur
mantenendo una
velocità di crociera,
un più 0,8%. Questo,
in sintesi, lo scenario
delineato dalle
previsioni
economiche di
autunno rese note
dalla Commissione
europea. Stime che
portano a un drastico
taglio delle
prospettive di
crescita per la
stragrande
maggioranza dei
Paesi dell’Eurozona,
Francia e Spagna in
testa, e allontanato al
2014 la speranza di
rivedere una ripresa.
«Navighiamo ancora
in acque agitate», ha
commentato il
commissario per gli
affari economici e
monetari Olli Rehn.
Nel 2013 il Pil
crescerà di un misero
0,1% e solo nel 2014
si dovrebbe arrivare a
un più 1,4%.
Determinante il peso
del “rallentamento”
tedesco. In primavera
la Commissione
aveva stimato per il
2013 un aumento del
Pil della Germania
dell’1,7%. Oggi in
questa casella
compare un assai più
modesto 0,8%, meno
della metà rispetto
allo scorso maggio.
Un dato che non ha
però sorpreso il
presidente della Bce
Mario Draghi,
secondo il quale si
tratta di un effetto
inevitabile per
un’economia «aperta
e integrata» come
quella tedesca.
«Ora cominciano le difficoltà»
«Non possiamo concedere un rifinanziamento monetario alla Grecia, la Bce non può
fare più nulla», ha continuato Draghi. Il premier greco Samaras dal canto suo è convinto
che la Grecia «stia voltando pagina, anche se
il ministro delle Finanze, Yannis Stournaras,
più pragmaticamente ha detto invece che ora
«cominciano le difficoltà», lasciando intendere che non sarà facile mettere in atto le misure e invitando l’Europa a fare «il suo dovere» come è stato chiesto ai greci di «fare il proprio». Insomma, questa nuova stangata potrebbe non bastare ancora. E domenica notte
si replica: all’ordine del giorno il voto sul bilancio dello stato.
sicuramente retorico, discorso che
Obama ha rivolto ai suoi elettori,
agli Usa e a tutto il mondo. Quello
che vorremmo si capisse nelle
stanze del Palazzo, nelle menti di
chi ci governa e che ci governerà, è
che continuando ad impoverire il
ceto medio-basso senza oltre tutto
“regalare” un sogno, quanto meno
una meta, si allontano le possibilità
di crescita. Se l’Italia si trova nelle
condizioni che conosciamo, non è
solo per la crisi globale, ma per le
basse e miopi prospettive che negli
ultimi 15 anni si è data. A
cominciare dalla moderazione
salariale, che aggiunta ad un
inadeguato livello di investimenti in
ricerca e sviluppo, nell’innovazione,
nella formazione, nelle infrastrutture
materiali e immateriali, nella
sicurezza, ci ha reso tutti più poveri
e più arretrati e incapaci di creare
maggiore ricchezza. Abbassando
ancora di più gli standard di vita e
le regole, forse riusciremo a essere
più appetibili per gli investitori
italiani ed esteri, ma in assenza di
innovazione della nostra industria,
rischiamo di darci un’altra zappata
sui piedi da soli e di continuare a
discendere, piuttosto che a salire. È
questa, insieme al patto sulla
produttività, l’altro tratto di strada
da aggiungere, per la quale l’Ugl si
è sempre battuta e continuerà a
farlo. Sono parole di un Presidente
degli Stati Uniti, non di un
sindacalista italiano: «Io credo che
possiamo costruire sul progresso
che abbiamo ottenuto e continuare
a lottare per nuovi lavori e nuove
opportunità e nuove certezze per la
middle class». Teniamolo a mente
questo progetto, perché è un
progetto, o un sogno, proclamato
negli Stai Uniti ma che è stato già
realizzato in Europa. E che in
Europa, così come in Italia, può e
deve essere nuovamente
ricostruito, ridando una speranza e
non bacchettando continuamente
sulle mani tutti.
*Segretario Generale Ugl
attualità politica
6 Secolo
Dalla Finanza Base in Svizzera
Sgominato
traffico illecito
dietro le vetrine
dei “compro oro”
litz della Guardia di Finanza nei
“compro oro”: i militari di Arezzo e Napoli hanno eseguito ieri
in tutta Italia oltre 250 perquisizioni sequestrando beni per 163 milioni a
un’associazione per delinquere, con
vertice in Svizzera, implicata nel riciclaggio, ricettazione, frode fiscale ed
esercizio abusivo del commercio di oro.
Secondo quanto ricostruito dalle indagini, solo nell’ultimo anno l’organizza-
B
zione ha gestito e scambiato 4.500 chili d’oro e undicimila d’argento. L’associazione aveva il vertice in Svizzera e
bracci operativi nei distretti orafi di
Arezzo, Marcianise (Caserta) e Valenza
Po (Alessandria). È qui che agivano per
la raccolta dell’oro gli agenti intermediari, a loro volta in contatto con una
fitta rete di negozi «compro oro» ed
operatori del settore che erano alla base
della filiera dei traffici. Tutte le forniture
del prezioso metallo, ha ricostruito la
Gdf, avvenivano in nero, al di fuori dei
circuiti ufficiali e mediante scambi di
oro contro denaro contante in banconote di grosso taglio, trasportate da corrieri insospettabili usando autovetture
appositamente modificate con doppifondi. Nel corso delle indagini è stata
anche sequestrata una villa a Monte
San Savino (Arezzo), che l’organizzazione utilizzava come base operativa,
protetta e vigilata, tanto da essere ribattezzata «Fort Knox». Cinque interventi
negli ultimi mesi avevano permesso di
sequestrare oltre 63 chili di oro in lamine e verghe, più di 20 di oreficeria usata,
e oltre 450 di argento in grani. L’inchiesta è condotta dai pm della Procura di
Arezzo ed è stata eseguita dal Nucleo di
polizia tributaria della Guardia di Finanza aretina e si è poi estesa ad altri comandi provinciali. Complessivamente
9/11/2012
venerdì
risultano indagate oltre 100 persone.
L’inchiesta da Arezzo si è poi diramata
in altre 10 regioni italiane, tra cui la
Campania, a Napoli in particolar modo, il Lazio, la Lombardia, la Puglia e la
Sicilia. Il Parlamento da tempo sta lavorando a nuove regole nel settore, per
tutelare chi vende e per non abbassare
la guardia sul fronte del riciclaggio: un
registro delle attività, un borsino on line, la tracciabilità dei preziosi.
Roma Le proteste si allargano a macchia d’olio tra cortei, occupazioni e flash mob
Studenti in piazza contro i tagli del governo
Contestata anche la “didattica essenziale”, sorta di sciopero bianco degli insegnanti: «Invece di occuparci dell’aumento delle ore dovremmo interessarci della loro qualità»
Désirée Ragazzi
n piazza contro il governo
Monti che con i tagli indiscriminati sta mettendo in
ginocchio la scuola. Le proteste
si estendono a macchia d’olio.
In molti contestano anche i prof
che, per dire “no” all’aumento di
sei ore di lezione non retribuite
(peraltro il provvedimento è stato già bocciato dalla commissione Cultura della Camera e ora è
all’esame della commissione Bilancio), attuano una forma di
sciopero bianco definita “didattica essenziale”: vanno in classe,
ma non procedono col programma, non fanno verifiche,
impiegano le ore a spiegare agli
alunni le loro ragioni e fanno assemblee. E gli scrutinii rischiano
di saltare. Il mondo studentesco
è variegato: molti appoggiano le
richieste degli insegnanti, altri si
dissociano. Ieri circa tremila studenti di Roma nord hanno animato una manifestazione che
ha attraversato la Cassia e corso
Francia per poi terminare a ponte Milvio dove si è svolta un’assemblea. Oggi è prevista un’altra
manifestazione tra le strade dell’Eur, mentre domani il Coordinamento scuole di Roma ha
convocato un corteo a piazza
della Repubblica. Da una manifestazione all’altra è stato occupato l’istituto tecnico industriale
“Herzt”. E c’è stato anche un
flash mob organizzato da insegnanti e alunni del liceo Cavour:
i manifestanti, per circa dieci minuti, si sono seduti sulle strisce
pedonali in via dei Fori Imperiali ed hanno improvvisato una
mini assemblea, bloccando temporaneamente la circolazione.
«Oggi (ieri, ndr) c’erano i rappresentanti e gli studenti di molte scuole di Roma nord – spiega
Fabio Di Martino – come Bachelet, Gassman, Fermi, De Sanctis,
Azzarita, Farnesina, Bernini e Lucrezio. Anche il Blocco Studentesco ha partecipato alla protesta. Questa giornata, come quelle che l’hanno preceduta e quelle che verranno – conclude Di
Martino – rientra nelle mobilitazioni studentesche contro il governo Monti».
Da Milano a Napoli gli studenti
di centrodestra sotto la sigla del
Movimento Studentesco Nazionale si mobilitano e occupano
gli istituti. «Invece di preoccuparci delle ore degli insegnanti –
spiega Gianfranco Manco, presidente nazionale del Msn – dovremmo occuparci della qualità
Ecco cosa prevede
l’ex ddl Aprea:
più autonomia
e partner privati
I
I
delle ore. Ce lo chiede l’Europa,
l’Italia è uno dei pochi Paesi che
non ha una selezione meritocratica e qualitativa della classe docente. Il grande buco della scuola italiana è dato dall’incapacità
della classe docente di spiegare
agli studenti il mondo in cui vivono e si limita al piccolo nozionismo. Noi vorremmo una
scuola che ci insegna a pensare
globale e agire locale». Gianfranco Manco spiega anche le motivazioni che inizialmente aveva-
IL TESTO CONTESTATO
I LIMITI DEI PROF
Nella nuova
bozza approvata
il 10 ottobre sono
state recepite
alcune richieste
degli studenti
La classe
docente oggi
si limita
ad insegnare
il piccolo
nozionismo
no spinto il movimento ad essere critico nei confronti di quello
che era stato bollato “ddl Aprea”.
«Volevamo arginare – dice – l’intromissione da parte di soggetti
economici privati nella gestione
della scuola sia quella organizzativa che quella didattica perché il nostro obiettivo è quello di
fare comunità con tutti i soggetti territoriali. E con grande piacere questa esigenza è stata recuperata nella nuova bozza della Camera che è stata approvata lo
Gianfranco Manco
I pareri
Valentina Aprea
Il corteo
cui hanno
partecipato
tremila studenti
degli istituti
di Roma nord
ieri mattina
a corso Francia
scorso 10 ottobre. Avevamo
chiesto anche la pariteticità degli
organi collegiali nei Consigli
d’Istituto. Il problema di questo
ddl è che accentua l’autonomia
della scuola, che rappresenta forse uno dei problemi cronici di
cui soffre la nostra istruzione. Infatti, così verrebbe a mancare
una linea d’indirizzo nazionale.
Nessuno – puntualizza – disconosce il ruolo degli insegnanti,
ma molti si delegittimano da soli».
CONCORSO A CATTEDRE
321mila domande
L’età media è di 38 anni,
in Campania più partecipanti
Sono “una carica” di
321.210mila, a fronte degli
11.542mila posti disponibili, i
candidati al concorso a
cattedre. Martedì alle ore 14
hanno chiuso i termini del
bando e il ministero
dell’Istruzione ieri ha reso
noti i dati relativi alle
domande di partecipazione.
La maggior parte delle
domande arriva da donne e
non iscritti alle graduatorie
ad esaurimento. E l’età
media dei candidati è di 38,4
anni. Circa la metà delle
domande di partecipazione
al concorso riguarda posti
disponibili nel sud: sono
164.827, il 51,3%. Considerati
gli ordini di scuola, le
domande si distribuiscono in
modo omogeneo.
Allarme scuola I tagli sono di 500 milioni per il 2012 e di 1,2 miliardi per il 2013
Le Province ora minacciano
di spegnere i riscaldamenti
Antonio Pannullo
INCHIESTA TRA GLI STUDENTI
naugura la sua nuova presidenza all’Upi (Unione delle
Province d’Italia) con una provocazione che sembra tanto una
minaccia: «Le Province italiane decideranno a breve la chiusura dei
riscaldamenti nelle scuole e l’aumento delle vacanze per gli studenti», ha affermato infatti il nuovo presidente Antonio Saitta, spiegando che l’iniziativa «prende le
mosse per protestare contro i tagli
di 500 milioni decisi con la spending review. Il governo è ingrato e
decisioni come queste debbono
essere ben spiegate agli studenti e
ai loro genitori» ha aggiunto Saitta, che è presidente della Provincia
di Torino. «Bisogna spiegare che il
governo non ha il coraggio di fare
Materie ostiche
I
l 10 ottobre è passata alla
Camera la riforma degli
organi di governo degli
istituti scolastici, il cosiddetto
disegno di legge Aprea, dal
nome dell’ormai ex deputata
Pdl Valentina, diventata poi
assessore in Lombardia, che
aveva presentato un primo
testo nel 2008, poi
profondamente modificato. Il
sì alla riforma della
governance scolastica è
arrivato in commissione
Cultura alla Camera, in sede
deliberante. Non ci sarà
dunque bisogno del passaggio
in aula: il testo va al Senato. La
legge ha ricevuto 24 voti a
favore, 4 contrari (da Idv e
Lega) e c’è stata l’astensione di
Fli. Il ddl ha avuto il parere
favorevole del governo.
Diverse le novità: le scuole, per
la prima volta, avranno statuti
autonomi, avranno nuclei di
autovalutazione interni e
potranno avere partner
pubblico-privati per potersi
sostenere economicamente.
Ma non potranno costituirsi in
fondazioni. Nel testo si parte
dagli statuti: alle istituzioni
scolastiche «è riconosciuta
autonomia statutaria». Gli
organi di governo delle
istituzioni scolastiche
promuovono «il patto
educativo tra scuola, studenti,
famiglia e comunità locale»
con particolare attenzione al
«diritto all’apprendimento e
alla partecipazione degli
alunni alla vita della scuola».
Arriva il nuovo Consiglio
dell’autonomia scolastica che
sostituirà il vecchio Consiglio
di istituto o circolo. Il
Consiglio dell’autonomia
adotta il Piano dell’Offerta
Formativa (Pof), redige lo
statuto, approva il bilancio,
designa i componenti del
nucleo di valutazione. Dura in
carica tre anni. I suoi membri
vanno da 9 a 13. Ne fanno
parte, oltre al preside, docenti,
studenti (per le superiori),
genitori e membri del
personale Ata. C’è poi il
Consiglio dei docenti.
È la matematica la più odiata
seguita dal latino
Qual è la materia più odiata dagli
studenti? Nella gara delle materie meno
amate il primo premio lo vince la
matematica che, in un’inchiesta realizzata
dalla redazione di Studenti.it, a cui
hanno partecipato più di 1.500 studenti,
è stata scelta dal 38% degli intervistati.
Al secondo posto, ma con percentuali
ben più basse, si trova il latino, odioso
per il 16% degli studenti, seguito da
italiano (9%), lingua straniera e tecnica a
pari merito con un 5%, ed infine greco,
diritto ed economia a pari merito con il
4% delle preferenze. Un restante 9%
avrebbe scelto altre materie.
una spending review su se stesso e
che, tra l’altro, siamo pronti anche
a interrompere i lavori di manutenzione nelle scuole. E quando
qualche procuratore della Repubblica, come accade nella provincia
di Torino con il bravo Guariniello,
ci dirà che i lavori debbono essere
terminati, noi opporremo un netto rifiuto, visto che le risorse non
ci sono più». E annuncia battaglia:
di questo «informeremo il Consi-
glio superiore della magistratura e
al vicepresidente Michele Vietti
chiederemo se dobbiamo rispettare i programmi per il controllo
delle scuole o se invece dobbiamo
dare retta ai tagli imposti dal governo con la spending review.
Stessa richiesta - ha aggiunto - la
faremo alla Corte dei Conti, anche
relativamente ai numerosissimi
decreti ingiuntivi che stanno arrivando agli enti da parte delle im-
Altra minaccia del
presidente dell’Upi:
aumentare i giorni
di vacanza
Edoardo Melmeluzzi e Danilo
Bencardino, del Movimento
Studentesco Nazionale Roma
appoggiamo
la
protesta
dell’Hertz: «L’occupazione ricorda ai tanti, che ci vogliono passivi e sempre accondiscendenti,
che la pazienza degli studenti ha
un limite. Il nostro movimento
nelle scorse settimane, tra volantinaggi e flash mob, ha ribadito
il concetto: “Ci vogliono senza
sogni e aspirazioni, ma noi siamo ribelli armati di speranza”,
messaggio diretto ai tecnici che
stanno aumentando le tasse delle nostre famiglie, senza prevedere alcuna via di sviluppo per la
nostra nazione. E la scuola? Non
si possono più accettare tagli sul
nostro futuro, soprattutto mentre aumentano i costi per l’accesso alla scuola e all’università».
Conclude Manco: «La nostra
non è una generazione perduta
come il presidente Monti ama ripetere, ma una generazione in
perdita perché paga colpe e responsabilità dei suoi predecessori».
prese, che ammontano nel complesso a circa 2,8 miliardi». Altre
azioni analoghe, ha annunciato il
neopresidente dell’Upi, dovranno
essere prese dal prossimo ufficio
di presidenza dell’organizzazione
per quanto riguarda l’espletamento di altri servizi, come i centri per
l’impiego, che molto probabilmente verranno chiusi».
Dopo questa “intemerata” ha risposto il governo: «Al neopresidente dell’Upi, Antonio Saitta,
faccio i complimenti per il nuovo incarico e soprattutto gli auguro di avere un comportamento più consono all’Istituzione
che rappresenta», ha detto il ministro per la Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi
replicando a Saitta che, rivolgendosi alla platea degli amministratori delle Province convenuti per la sua elezione, ha invocato un’iniziativa comune e li ha
esortati «ad aprire uno scontro
con gli organi dello Stato».
I tagli sono di 500 milioni per il
2012 e di 1,2 miliardi per il 2013.
Per il consigliere del Pdl alla Pro-
vincia di Roma Federico Iadicicco,
«il clima delle Province è oggi
molto pesante. C’è un quadro di
confusione causato dal governo, i
cui tagli indiscriminati sono sfruttati demagogicamente dalla stampa per darla in pasto all’opinione
pubblica, senza che sia fatta una
seria analisi sul dove e come tagliare...». Della stessa opinione la
congliera provinciale meneghina
Roberta Capotosti, che dell’Upi fa
parte per le Pari opportunità, secondo la quale «è chiaro che quella di Saitta sui riscaldamenti è stata una forzatura per attirare l’attenzione sul problema, ma è altrettanto vero che i problemi ci sono e come. Dal governo sono venuti provvedimenti demagogici prosegue la battagliera Capotosti e anticostituzionali. Ma la sostanza è che c’è una generale confusione, una novità ogni settimana, che
non rendono chiari né il progetto
né il percorso». Infine Tommaso
Villa, consigliere regionale del Pdl
in Toscana, reputa «inopportune»
le parole di Saitta, perché «gli studenti non devono rimetterci».
9/11/2012
venerdì
lettere
L’accoppiata Pd-Udc
è stata un fallimento
Se possiamo trarre qualche
considerazione del voto
siciliano è che il 53% degli
aventi diritto al voto non si è
presentato alle urne. Quindi gli
schieramenti e i programmi
sbandierati in questa
campagna elettorale non
hanno fatto breccia
nell’elettorato della nostra
maggiore isola. La novità era
l’accoppiata Pd-Udc che
avrebbe dovuto richiamare sia
elettori progressisti sia
moderati ed è stata invece un
fallimento se si pensa che il Pd
ha perso metà dei suoi
potenziali elettori e l’attrattiva
dell’Udc sull’elettorato
moderato è stata insignificante.
Enrico Campagnari
La grande delusione
delle presidenziali Usa
Secolo
[email protected],[email protected],[email protected]
IL PDL NEGLI ENTI LOCALI
Mugnai: Elba in rivolta sulla sanità, la commissione incontri i sindaci
«La commissione Sanità ascolti i sindaci
dell’Isola d’Elba – che ieri hanno protestato sul tetto dell’ospedale di Portoferraio –
già nella prossima seduta disponibile,
quella del 15 novembre prossimo»: lo ha
chiesto ieri, in apertura della sessione dei
lavori della commissione IV, il suo vicepresidente Stefano Mugnai (Pdl). Da sempre Mugnai vigila con attenzione e preoccupazione sul depauperamento nemmeno troppo strisciante cui la sanità elbana è
soggetta un colpo dopo l’altro. «E’ ben presente nella memoria di tutti noi – afferma
Mugnai – la manifestazione dei cittadini
elbani in occasione della visita all’Elba della commissione Sanità del Consiglio regionale, così come sono ben presenti le
promesse fatte dall’allora assessore alla Sanità. Ebbene, le dimissioni del sindaco Pd
di Portoferraio in segno di protesta contro
la Regione dimostrano di quanto si sia al-
Solo gli inviati della Rai si sono
appassionati per queste
squallide elezioni americane:
sembrava quasi che stessero in
vacanza, naturalmente tutti
pro-Obama. Più di sei mesi e
due miliardi di dollari
bruciati, per una sfida tra due
personaggi ben meno popolari
delle loro rispettive e
mediatiche consorti. Col
sorriso rifatto e stampato sulle
gote. Con tutto quel money si
potevano salvare milioni di
bambini in Africa, invece
d’azzuffarsi a lungo per una
semplice aliquota fiscale.Così
nella società dove padroneggia
zato il livello di malessere in quel territorio. Colpa della serie di
promesse che la Regione negli anni e nei mesi non ha mai mantenuto, tradendo la fiducia che il territorio le aveva accordato. Ma
l’Elba non è l’unico caso, perché la Giunta regionale di centrosinistra ha via via utilizzato la medesima condotta della politica dei
proclami mai seguita dai fatti su tutti i territori della Toscana. E i
numerosi focolai di disagio e malcontento sono tutti destinati a
esplodere, soprattutto in vista dei nuovi tagli che, anziché fornire risposte, creeranno giocoforza nuovi bisogni». Certo che all’Elba la
catena degli impegni rimasti inevasi è lunga parecchio: scomparsi
i fondi per l’insularità, organico degli anestesisti mai rimpolpato e
niente attivazione della guardia anestesiologica per 24 ore, radiologia ridotta all’osso, tagli non concordati alla guardia medica e al
numero di prelievi a domicilio, potenziamenti mai realizzati su
punto nascita, prestazioni ambulatoriali e riabilitative. Altrove però non è meglio: «Riforma del 118? Annunciata a più riprese e mai
realizzata, salvo riparlarne ora sulla spinta della spending review e
solo per tagliare servizio. Mantenimento dei servizi nei territori disagiati? L’Elba dimostra quanto poco seguito sia stato dato a quell’impegno, ma anche in montagna non va meglio e nulla si sa sul
futuro dei piccoli ospedali e dei loro pronto soccorso».
Hollywood guarda caso ha
vinto ancora Obama che
prometteva di cambiare il
mondo a chiacchiere.Mentre di
Romney lsi ricorderà soltanto
la sedia vuota e l’endorsement
di Clint Eastwood.
Luigi Cardarelli
Quale sarà mai
il miracolo di Obama?
Obama si è riconfermato, e
non mi sorprenderei se
qualcuno ascrivesse il merito ai
democratici italiani che fino a
ieri conoscevano solo il russo.
Mi domando però cosa possa
risolvere Obama...
Stefano Marocci
Anche per noi il meglio
«deve ancora venire»?
«Il meglio deve ancora venire»,
dice Obama, mentre in Europa
molti affermano «La vera crisi
ancora deve venire»: è questa la
differenza tra vecchio e nuovo
continente? Spero proprio di
no, altrimenti si metterebbe in
gioco la consistenza stessa
dell’impianto politico europeo
che non può, oltretutto, essere
comandato solo da realtà
economiche. Forse la differenza
la fa proprio l’essenza delle due
Costituzioni, che nel caso
europeo andrebbe fatta come si
deve come è stato chiesto a
gran voce da una lunga
petizione popolare, che ha
interessato molte personalità
note trasversali, ma è stata
abbondantemente dimenticata.
Bruno Russo
Le gaffe della Fornero
fanno sempre scalpore
Ecco l’ultima bordata della
Fornero. L’agricoltura rende
giovani. Finalmente da quella
bocca spuntano parole sagge
ampiamente confermate
dall’aspetto di quella specie di
ministro. Se ha quel look ci
deve essere certamente stato un
deficit di familiarità con la terra
coltivata da parte sua. Se avesse
avuto maggiore dimestichezza
con le zolle coltivate il mondo
avrebbe avuto due braccia in
più per combattere la fame.
Non se la prenda con i
giornalisti se quando parla la
stampa ci monta sopra un
caso. La signora Fornero
impersona alla perfezione il
ruolo del parafulmine
fantozziano. Le gaffe cadono a
ripetizione su di lei a
ripetizione. Riuscirebbe a fare
scalpore anche se pronunciate
davanti a una sala deserta, forse
anche solo pensate.
Marco Tolengo
La democrazia
stelle e strisce
Come invidio la democrazia
americana che scaturisce dal
popolo sovrano dove il
vincitore ha il rispetto dello
sconfitto, esattamente il
contrario di quanto avviene da
noi dove chi deve governare
non è deciso dalle urne ma
dalle segreterie dei partiti o
dall’alto, e chi perde inizia
subito a lavorare non per il
bene della nazione ma per la
poltrona, tutti uniti sotto la
bandiera a stelle e strisce loro,
tutti divisi noi, come li invidio
gli americani dove vince e
governa il più votato, proprio
come in Italia.
Enzo Bernasconi
APPUNTAMENTI
Torna la mostra mercato
di ArtePadova
Padova
Oggi, venerdì 9, alle 18
A Padova Fiere, sarà
inaugurata ArtePadova, la
mostra mercato dell’arte
moderna e contemporanea.
La rassegna andrà avanti fino
al 12 e ad arricchirne la
proposta culturale tornerà
anche un fitto calendario di
dibattiti, incontri e art-talks,
con artisti, galleristi, curatori,
collezionisti, critici e
giornalisti.
Il libro “Tutte le volte
che ce l’abbiamo fatta”
Roma
Oggi, venerdì 9, alle 19
www.staserasigioca.it.
La Settimana
del gioco in scatola
Roma
Domani, sabato 10, alle 16
Al Museo explora, in via
Flaminia 82, un intero
pomeriggio di gioco darà il
via alla seconda Settimana
del Gioco in Scatola. Oltre
alla Capitale, sono tante le
città che nei successivi otto
giorni organizzeranno eventi
di gioco sul proprio territorio
con l’obiettivo di far tornare
grandi e piccoli ad
appropriarsi del tempo
libero. Info:
Presso la sede della
Fondazione Italia
protagonista, in via delle
Paste 111, si terrà la
presentazione del corso di
formazione “La Destra,
l’Europa e la Libertà: dal XX
secolo ai giorni nostri.
Aspetti politici giuridici
economici e sociali”. Saranno
presenti, oltre a Maurizio
Gasparri e Ignazio La Russa,
numerosi docenti del corso.
Incontro con Alemanno
in vista delle elezioni
Roma
Domenica 11, alle 10
Al Teatro Brancaccio si terrà
l’incontro “Non possiamo più
attendere”, promosso da
Rete attiva per Roma, sulle
elezioni di Roma e del Lazio.
Interverrà Gianni Alemanno.
A Roma Incontra,
“Italia, che cinema!”
Al via il seminario
di Italia protagonista
Roma
Lunedì 12, alle 18.30
Roma
Lunedì 12, alle 12
All’auditorium dell’Ara Pacis,
in via di Ripetta 190,
nell’ambito del ciclo “Roma
incontra”, si terrà il dibattito
“Italia, che cinema!”, che
prende spunto dallo
svolgimento del Festival del
cinema di Roma per capire il
rapporto tra gli italiani e il
cinema, per verificare lo stato
di salute della nostra
industria cinematografica, ma
soprattutto per vedere come
i film descrivono il Belpaese
in crisi.
“La grande illusione”
all’Archivio centrale
Roma
Mercoledì 14, alle 18.30
Alla biblioteca Rispoli, in
piazza Grazioli 4, si terrà la
presentazione del libro di
Mario Sechi “Tutte le volte
che ce l’abbiamo fatta”
(Mondadori, 2012). Con
l’autore interverrà Simonetta
Bartolini.
Presso l’Archivio Centrale di
Stato si terrà il vernissage
della mostra “La grande
illusione: spazio-tempo e
persistenza della memoria”,
che presenta l’archeorealismo
di Evan De Vilde e la popcinetica di Nello Petrucci.
L’esposizione, curata da
Daphne Museum Art, sarà
visitabile fino al 2 dicembre.
Una “Giornata
del Secolo d’Italia”
“Sempre con gli italiani,
mai con la sinistra”
Montecassiano (Mc)
Oggi, venerdì 9, alle 20
Milano
Sabato 17, alle 10.30
All’Hotel Recina, in via Alcide
de Gasperi 32/F, si svolgerà
una “Giornata del Secolo
d’Italia”, con riflessioni su
“Un forte movimento per un
vero rinnovamento e
l’alternativa al vecchio e
nuovo centrosinistra”.
Interverranno Marcello De
Angelis, Carlo Ciccioli,
Remigio Ceroni, Francesco
Acquaroli, Francesco Massi,
Erminio Marinelli, Mario
Lattanzi, Pierfrancesco
Castiglioni, Fabio Pistarelli,
Franco Capponi, Salvatore
Piscitelli e Filippo
Saltamartini. È prevista una
cena. Per prenotare:
338.8388527
In piazzale Città di
Lombardia, il Pdl milanese e
l’associazione Italia
protagonista organizzano una
giornata di confronto politico
dal titolo “Sempre con gli
italiani, mai con la sinistra.
La politica pulita e per
passione”. I lavori si
apriranno con i saluti dei
coordinatori regionali e
proseguiranno con dibattiti e
approfondimenti. Alle 12.30
interverrà Angelino Alfano.
Dopo la pausa pranzo, si
riprenderà alle 15 e si
concluderà alle 18 con la
tavola rotonda “Il Pdl che
vogliamo”, moderata da
Paolo Del Debbio.
IL PAKISTAN PRESENTA “ARMI PER LA PACE”
na bella delegata “prova” un
micidiale lanciagranate (Rocket
U
propelled grenade) al Salone
Internazionale della Difesa e
d’Italia
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
Seminari (Ideas) “Armi per la pace”,
a Karachi, in Pakistan, in corso in
questi giorni. Il Pakistan mostra i
suoi prodotti per la difesa, con la
partecipazione di operatori del
settore internazionali e produttori di
armi, nonché decine di funzionari
provenienti da oltre 35 Paesi.
Quotidiano di Alleanza Nazionale
GIORNALE MURALE
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
N. 16225 DEL 23/2/76
Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921
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Tipografie:
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Roma
Monza Stampa srl
Via Buonarroti, 153
Monza
PRESENTATO IL CARTELLONE
Gregory Porter
esordirà
a Umbria Jazz
mbria Jazz Winter
numero venti si
svolgerà ad Orvieto
dal 28 dicembre al primo
gennaio. Dopo le
anticipazioni di alcune
settimane fa il festival ha
svelato ieri il cartellone
completo, presenti il
direttore artistico Carlo
Pagnotta ed il sindaco,
Antonio Concina. Non
sono mancate le code
polemiche, dopo il taglio
del contributo ministeriale
al festival umbro, anche se
il sindaco è sembrato
possibilista circa un
contributo straordinario.
La formula della
manifestazione invernale di
Umbria Jazz non cambia,
con i due momenti centrali
che restano i cenoni per
vivere a suon di jazz il
passaggio dal 2012 al 2013
ed il concerto gospel in
duomo il pomeriggio di
Capodanno. Nel
programma figurano molte
voci, a partire da Gregory
Porter, al suo esordio ad
Umbria Jazz e resident artist
per l’intera durata della
manifestazione. Poi ci sono
la cantante di Chicago Dee
Alexander, apprezzata e
conosciuta dal pubblico
umbro; Eric Mingus, il
figlio del grande Charles,
con i Quintorigo in un
progetto dedicato a Jimi
Hendrix; Gino Paoli
accompagnato dal solo
Danilo Rea al pianoforte; la
brasiliana Paula
Morelenbaum con il suo
Cello Samba Trio; Kurt
Elling, vocalista molto
elegante che si inserisce
nella grande tradizione del
crooner. Tra gli altri, la
giovane ma già affermata
star del pianoforte Jonathan
Batiste, ultimo rampollo di
una gloriosa famiglia di
musicisti di New Orleans; il
percussionista Pedrito
Martinez, lanciato in Italia
nell’ultima edizione estiva
di Umbria Jazz a Perugia; il
trio di Giovanni Guidi; la
Nu Joy Band di Gegè
Telesforo; il supergruppo
italiano guidato da
Giovanni Tommaso con
Pietro Tonolo, Flavio
Boltro, Danilo Rea e
Roberto Gatto; il Nashville
Gospel Superchoir di Bobby
Jones. La serata conclusiva,
in collaborazione con
Musica Jazz e il Top Jazz
2012, presenterà i musicisti
vincitori del referendum
indetto annualmente dalla
storica rivista jazz italiana.
Non mancheranno i Funk
Off, una sorta di istituzione
di Umbria Jazz estate ed
inverno, che ricoprono
ormai da anni il ruolo della
marching band.
U
Direttore Politico Marcello De Angelis
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
Conc. Pubblicità:
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delle navi, 30
00196 Roma
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fax 06/32609641
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(Conv. in L.27/02/2004 n.46)
art. 1 comma 1 DCB Roma
La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla Legge
7 agosto 1990 n. 250
8 Secolo
9/11/2012
venerdì
Cultura
«Censurato da Lotta Continua per John Wayne»
DUE CONCERTI DEI KISS
I Kiss saranno in Italia per due
concerti nell’ambito del loro tour
2013: il 18 giugno a Villa Manin
(Codroipo, Udine) e il 20 giugno
al Forum di Assago (Milano).
CADUTA DEL MURO ONLINE
In occasione del 23mo
anniversario che ricorre oggi,
Google apre una nuova serie di
mostre virtuali dal titolo “La
fine della cortina di ferro”.
CINEMA: OTTOBRE DI CRISI
Dopo la fiammata settembrina il
cinema si trova di nuovo a fare i
conti con una flessione degli
ingressi (-4,9%) e degli incassi
(-1,8%) rispetto all’ottobre 2011.
MODA ITALIANA A MOSCA
Si è aperta a Mosca «Nation of
Fashion», grande mostra-evento
che presenta il meglio della
moda Made in Italy ai russi,
madrina Maria Grazia Cucinotta.
La critica cinematografica nei giornali dell’ultrasinistra degli anni Settanta in un libro di Della Casa, un ex “gruppettaro”
perché era scritto al Pci. In realtà un sognatore e un
grande talento visivo».
Maurizio Cabona
el 1975 “Rollerball” di Norman Jewison
annunciò la globalizzazione; ma già nel 1972
“Sbatti il mostro in prima pagina” di Marco
Bellocchio aveva annunciato a me il futuro personale.
Infatti, a interpretare l’assassino e l’assassinata in quel
film, dove un quotidiano milanese gonfiava come
delitto politico un delitto sessuale, erano Massimo
Patrone e Silvia Kramar, che diverranno miei amici.
La
Come la Kramar, poi, avrei lavorato per un quotidiano
locandina milanese la cui testata, “Il Giornale”, ricalcava quella
di “Sbatti ideata da Bellocchio (nella realtà “Il Giornale” ideato
il mostro da Indro Montanelli uscirà solo nel 1974). Quanto a
in prima
Bellocchio, il suo cammino avrebbe incrociato il mio
pagina”,
di critico a ogni Festival del cinema: a Cannes ero
simbolo, giurato quando concorreva nel “Certain regard” il
secondo
suo “Il regista di matrimoni”... Dunque come
Della
sottrarmi alla curiosità per “Sbatti Bellocchio in
Casa,
sesta pagina. Il cinema nei giornali della sinistra
di un
extraparlamentare 1968-76”, curato da Steve Della
cinema
Casa e Paolo Manera (Donzelli, pp. 227, euro
impegnato 18)? Ex direttore del Torino Film Festival,
conduttore di Hollywood Party su Radio3, Della
discusso
Casa è un Tex dell’ultrasinistra. «Mi sono
dal
pubblico
politicizzato – racconta – al liceo Cavour di
di elezione Torino, militando nel Psiup (Partito Socialista
Italiano d’Unità Proletaria), un milione e mezzo
di voti nel 1968, cinquecentomila nel 1972
(tanto che da allora l’acronimo Psiup significò
Partito Scomparso In Un Pomeriggio, ndr).
Passai così – continua Della Casa – a Lotta
Continua. Ero piuttosto serio e molto
impegnato: per
fortuna mi piaceva
anche il cinema.
«Quale fu il regista più
sottovalutato? Elio Petri. Così, già allora, ho
diversificato, come
Il Pci lo trattava male,
si dice oggi».
N
Un altro sottovalutato?
«Dario Argento, trattato come
un macellaio, mentre faceva i
suoi film migliori».
E il film più sopravvalutato qual è
stato?
«“Bronte” di Florestano Vancini.
Non era un brutto film ma, siccome
si guardava solo al contenuto, lo si è
visto come un manifesto della rivolta
del proletariato meridionale. E non
era così».
Un film unanimemente apprezzato,
sempre in quegli ambienti?
«“Sugarland express” di Steven
Spielberg piacque al pubblico e lo
meritava. Peccato che la sinistra
stroncasse i film di Sam Peckinpah,
un grande che, per fortuna, piaceva al
pubblico».
Nel 1975 esce “Rollerball”. Viene dopo
“Alphaville” di Jean-Luc Godard (1966).
Opere diversissime, ma più chiaroveggenti di “Arancia meccanica” di Stanley
Kubrick (1972). Film che affascinano i
rari critici neofascisti, ma sono quasi
ignorati dai molti critici d’ultrasinistra...
«Sulla società
industriale le
«Sulla società industriale
critiche da
destra erano
le critiche da destra erano
più articolate di più articolate di alcune
alcune posizioni
posizioni di sinistra»
di sinistra.
L’industrialismo ha attraversato anche la
sinistra extraparlamentare, che se ne è
liberata solo dopo, quando si è lottato
contro il nucleare. Prima l’equazione era
“più fabbriche, più occupazione”, ovvero
meno esercito industriale di riserva e
proletariato più forte. I due film citati sono
anti-industriali, “Arancia meccanica”
(sopravvalutato, concordo) direi di no».
gli ultras l’odiavano»
Della Casa, perché il 1968 è terminato nel
1984?
«Perché l’informazione, prima di allora, era così imbalsamata che chiunque sarebbe stato un
innovatore. In particolare lo è stato chi autoproduceva informazione. Stare nel movimento creava molti eccessi, ma anche un’apertura
e conoscenze mancanti alle generazioni precedenti. Ciò vale specie per chi, come me, veniva dalla borghesia piemontese. Mio nonno, che era molto sveglio, non aveva mai visto un quartiere popolare. Se sai le cose, poi
le racconti meglio».
Lei elegge “Sbatti il mostro in prima pagina” di
Bellocchio a simbolo di un cinema impegnato
discusso dal pubblico di elezione. 40 anni dopo, il cinema italiano è come certa musica anglosassone: prigioniera del ricordo di Beatles e
Rolling Stones?
«Forse sì. Ma preferisco i Beatles ai Rolling Stones.
E mi piacevano molto anche altri gruppi. Il film
più impegnato di allora mi pare “Vamos a matar,
companeros” di Sergio Corbucci (1970). Anche se
Bellocchio mi piace molto».
Le rudezze della stampa estremista di allora sono oneste, se paragonate ai soffietti della stampa borghese odierna.
«Sono oneste nel senso che non
erano pagate da nessuno. Ma hanno
dato il là a una critica che preferisce
la stroncatura senza appello alla
dialettica con chi fa qualcosa
(cinema, teatro, musica,
letteratura...). I soffietti non mi
piacciono, ma nemmeno mi piace
chi pensa che una stroncatura sia
una catarsi culturale. Sono figli di
chi, allora, parlava di film come
fosse stato pubblico ministero del
tribunale del popolo. Che (per
fortuna) non esisteva».
Militante di Lotta Continua, lei ne seguiva le indicazioni cinematografiche o quelle di altri fogli
d’ultrasinistra?
«Neanche per idea. Nel 1974 avevo aperto un
cineclub e passavo le giornate tra i cancelli della
fabbrica, dove facevo militanza politica, e il Movie
Club, dove proiettavo senza problemi Sacha Guitry
(accusato di collaborazionismo nella Francia
occupata) e John Wayne, mio attore preferito. Ho
scritto su Lotta Continua, ma non di cinema.
L’unica volta che ho mandato un pezzo di cinema è
stato nel 1979, quando morì John Wayne. Non è
stato pubblicato, perché “non potevo santificare
l’emblema dell’imperialismo”. Non ho mai più
voluto scrivere nulla».
Chi è stato il regista più sottovalutato dall’ultrasinistra?
«Elio Petri. Il Pci lo trattava male
perché spirito libero; gli
extraparlamentari l’odiavano
Si apre oggi il Festival del film internazionale L’attrice scelta da Muller coma madrina
AUDITORIUM
Pandolfi: per me una sfida, Roma è la mia città
laudia Pandolfi è la madrina della settima edizione del Festival internazionale del film di Roma che
si apre stamani. La proposta di
Muller («un direttore giusto, mi
piacciono le scelte che fa») l’ha
lasciata, all’inizio senza parole,
«ma ho detto sì perché questa è
la mia città ed è una sfida, non
l’ho mai fatto prima». I festival,
vissuti da attrice, invece, li trova
«frenetici, e a volte possono rivelarsi un’arma a doppio taglio,
ma restano fondamentali per far
conoscere un film». Vestirà elegante, abiti «creati da Armani»
ispirati a immagini un po’ eterne di donna al cinema. «Non
volevo essere solo una bella statuina da vestire, ma dare anche
esteticamente al mio ruolo
un’immagine che avesse un senso. Un po’ come fosse una parte
C
da interpretare», spiega l’attrice
poco prima di iniziare una nuova giornata sul set della seconda
stagione di “Il tredicesimo apostolo”. La fiction diretta da Alexis Sweet per Canale 5, con
Claudio Gioè, tra giallo e paranormale, che ha ottenuto grandi ascolti nell’inverno di quest’anno, la terrà impegnata nella capitale fino a febbraio. Poi
«tornerò al cinema, ma vorrei
anche mettermi alla prova con il
teatro, in un testo contemporaneo».
Come vede il fatto che in sala
nell’ultimo periodo, per il cinema italiano, sembrino funzionare solo commedie? «Il sistema Italia sta vivendo un momento di difficoltà, l’economia
non funziona e tutto questo si è
ripercosso anche sull’industria
cinematografica, che scricchio-
la. Noi comunque abbiamo
grandi autori, riusciamo a fare le
cose molto bene. La commedia
è un genere che ha contribuito a
rendere grande il nostro cinema, il pubblico lo ama perché
permette di non pensare ai propri problemi, però andrebbe
proposto con più sfumature di
racconto, ora si pensa soprattutto all’effetto della battuta».
La star americana Sean Penn sarà protagonista della chiusura
del festival: non con un film ma
come fondatore della J/P Haitian Relief Organization impegnata nella ricostruzione di Haiti dopo il terremoto del gennaio 2010 cui sarà dedicato un
evento charity per la raccolta
fondi. Promossa da Desiree Colapietro Petrini, sabato 17 nel
teatro 10 di Cinecittà ci sarà una
cena a scopo benefico, con
Otto sale
Claudia
Pandolfi
madrina
di
questa
settima
edizione
un’asta di oggetti condotta da
Fabio Volo. Un anno dopo
l’evento di beneficienza organizzato in memoria di Audrey
Hepburn per Unicef il nuovo
galà è in occasione della serata
conclusiva del festival e, oltre a
Penn, vedrà la partecipazione
del direttore artistico Marco
Muller, accompagnato dai vincitori di quest’anno. La cena di
beneficienza, organizzata con
Cinecittà Studios e supportata
da Giorgio Armani (che aveva
dato il sostegno anche a Cannes
in un’analoga serata pro Haiti),
si svolgerà anche grazie al contributo dei tre volte premi Oscar
Interessata anche
via Veneto
La settima
edizione del
Festival
Internazionale del
Film di Roma si
apre oggi (fino al
17 novembre)
all’auditorium
Parco della
Musica a Roma. Il
pubblico avrà a
disposizione otto
sale. La
programmazione
coinvolgerà
anche l’area di via
Veneto, mentre la
Casa del Cinema
a Villa Borghese
sarà il quartier
generale di New
Cinema Network.
Dante Ferretti e Francesca Lo
Schiavo, autori della scenografia
del Teatro 10. All’evento sono
attesi oltre trecentocinquanta
ospiti.
Infine, sino al 17 novembre la
Galleria Alberto Sordi, a piazza
Colonna a Roma, ospita una
mostra fotografica sui film più
belli prodotti dalla Universal
Pictures, dal titolo “20 grandi
immagini che raccontano 100
anni di storia del Cinema”. Ad
organizzarla, in occasione del
100/o anniversario della major,
sono proprio la Universal Pictures Italia-divisione Home Video
e la Studio Universal (Mediaset
Premium sul Dtt). Da “Il gobbo
di Notre Dame” del 1925, il più
celebre film muto dell’epoca, a
“Biancaneve e il cacciatore”, il
film fantasy più acclamato del
2012, passando attraverso “Gli
uccelli” del grande maestro del
brivido Alfred Hitchcock, “Lo
Squalo” ed “E.T.” di Steven
Spielberg, “Scarface”, “I blues
brothers” e “Il gladiatore”.