Export, l`artigianato ligure salva la bilancia commerciale

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Export, l`artigianato ligure salva la bilancia commerciale
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46 .Economia Nord-Ovest
STAMPA
.LA
MARTEDÌ 5 GENNAIO 2016
Agricoltura
Un passaporto
per le piante
aromatiche
«Dal 21 dicembre è scattato l’obbligo da
parte dell’ Unione Europea di dotarsi
della certificazione fitosanitaria, il
passaporto che accompagna la pianta
durante la commercializzazione, previa
iscrizione al registro unico regionale dei
produttori, per le imprese agricole che
coltivano piante aromatiche. Pertanto
invito tutte le aziende produttrici, non
ancora iscritte, a provvedere alla
registrazione»: è l’annuncio dato in questi
giorni dall’assessore regionale
all’Agricoltura Stefano Mai.
Il termine pianta aromatica indica
piante contenenti sostanze di odore
gradevole (aromi), ricche di oli essenziali.
Molte piante aromatiche hanno anche
proprietà medicinali e officinali, e
generalmente vengono utilizzate: in
cucina, come spezie per insaporire i cibi o
prolungare la conservabilità di alcune
pietanze; in erboristeria, fresche o più
frequentemente essiccate per la
preparazione di infusi o bevande
dissetanti; industrialmente, per la
preparazione di liquori o amari; in
profumeria, per la preparazione
artigianale di profumi, pomate e creme;
nelle industrie chimiche, per l’estrazione
delle essenze destinate alle industrie
alimentari, cosmetiche e farmaceutiche;
più semplicemente possono essere usate
per abbellire giardini e terrazzi, data la
varietà dei loro colori e profumi. Tipici
della Liguria, ad esempio, basilico e
lavanda. Ma si coltivano anche alloro,
coriandolo, dragoncello, elicriso, erba
cipollina, issopo, lippia, maggiorana,
melissa, menta, origano, prezzemolo,
rosmarino, rucola, ruta, salvia, santolina,
santoreggia, stevia, timo.
«La Regione è pronta a implementare
il numero degli ispettori sanitari, preposti
ai controlli in azienda, per velocizzare le
pratiche, venire incontro nel più breve
tempo possibile alle richieste e poter
consentire alle aziende liguri produttrici,
principalmente localizzate nella piana di
Albenga, di poter commercializzare i
propri prodotti». La coltivazione di piante
in vaso nella piana di Albenga,
tradizionalmente dedicata all’orticoltura,
è il frutto di una riconversione attuata
negli ultimi 30 anni: ad oggi si contano
quasi 1.200 aziende impegnate nel
settore.
«Abbiamo elaborato un progetto per
aumentare il numero degli ispettori
sanitari sul territorio e stiamo valutando
anche il coinvolgimento del personale in
forza ad alcuni enti strumentali della
regione come l’Istituto regionale di
floricultura. L’obiettivo è dare risposte
celeri ed efficaci alle imprese che
dovranno dotarsi del passaporto»,
[ALE.PIE.]
conclude l’assessore.
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Analisi
MIRIANA REBAUDO
GENOVA
n dato negativo solo in
apparenza, quello del
calo (meno 5,3%) dell’export totale della Liguria
registrato nei primi nove mesi
del 2015 e giunto dopo un 2014
in salute, vista la crescita
complessiva del 10,2%.
La contrazione, infatti, è
meno grave di quanto può apparire ad una prima lettura;
questo perché se depuriamo i
dati dalla cantieristica navale,
l’export ligure risulta sostanzialmente stabile nel periodo
da gennaio a settembre 2015,
registrando una diminuzione
solo dell 0,25 per cento, come
fanno rilevare dall’ufficio studi dell’Alce, l’Associazione ligure del commercio estero.
«Un’analisi approfondita
dei dati Istat evidenzia come il
calo dell’export ligure sia in
gran parte attribuibile a un
crollo delle esportazioni connesse ai mezzi di trasporto, in
particolar modo alla cantieristica navale. Le commesse navali rappresentano una componente particolarmente volatile nel tempo, essendo spesso pluriennali e di elevato ammontare» è la precisazione di
Riccardo Braggio, presidente
di Alce.
Stando infatti a studi recenti, compiuti dalla stessa
Alce insieme all’Università di
Genova, esistono tre indicatori in grado di identificare la
reale apertura di un territorio
al mercato estero e se per la
Liguria sono in calo sia il grado di penetrazione dell’importazione (cioè la capacità di
soddisfare il fabbisogno interno), pari al 22,3%, sia la propensione all’export, 17,6%, risulta invece in forte crescita
invece l’indicatore principale
e cioè il grado di apertura al
commercio estero del tessuto
manifatturiero, schizzato al
19,1% (ricordiamo che nel 2010
il valore era fermo al 16%). Si
tratta dell’indicatore che registra l’apertura del manifatturiero ligure all’estero e quindi
la minore dipendenza di questo settore dal mercato interno ma è importante soprattutto perché proprio in base a
questo dato verranno definiti
in Europa i prossimi Programmi operativi regionali.
Un dato in crescita, dunque,
ma che deve ancora raggiungere il valore medio nazionale,
pari al 21,1%.
Il panorama ligure degli in-
U
Traino
Il grado di
apertura al
commercio
estero del
tessuto manifatturiero
è salito al
19,1% (nel
2010 era
fermo al 16%)
Studio di Alce e Università di Genova
Export, l’artigianato ligure
salva la bilancia commerciale
Crollano le commesse navali, boom di affari con l’Africa
ANSA
vestimenti esteri diretti risulta
vivace: sono 261 le imprese liguri che investono all’estero
(11.342 quelle italiane) mentre
sono 631 le imprese straniere
partecipate da realtà imprenditoriali liguri, con 14 mila addetti
all’estero: di queste il 40% hanno sede in Europa, il 20% in
America, segno che gli investitori liguri preferiscono i Paesi
più vicini a casa.
Sul fronte opposto, si contano 226 imprese liguri partecipate da realtà straniere, un valore in crescita del 6%. È però
significativo il forte calo (-17%)
degli addetti impiegati in queste realtà che oggi sono 10.400.
Per la maggior parte si tratta di
imprese attive nel commercio,
manifatturiero, logistica e trasporti, nell’89% dei casi controllate da socio estero con sede
-5,3%
È il calo dell’export totale
registrato nei
primi 9 mesi
del 2015
a fronte di
una crescita
complessiva
del 10,2%
in Europa o Nord America.
Ben il 21% delle imprese liguri ha come riferimento il mercato estero con 5.554 esportatori, il 2,6% del totale in Italia,
in crescita dell’1,4%. E risulta
in aumento anche il valore in
euro delle esportazioni di ciascun operatore ligure (+16%),
pari a 1 milione e 188 mila euro.
Negli anni è mutata la geografia dei Paesi verso i quali la Liguria esporta, prevalentemente, macchinari e apparecchi,
prodotti chimici, trasporti (navale) e alimentari. In particolare, l’Europa si è ridotta negli
ultimi 5 anni, mentre a crescere è l’Africa ( nel 2012 il vecchio
continente rappresentava il
62% della quota delle esportazioni liguri, oggi è sceso al
43%). L’Africa pesa oggi per il
24%, mentre 5 anni fa contava
solo per il 5%. Chiudono la cornice Asia e America, verso le
quali le merci liguri viaggiano
rispettivamente, per il 19% e il
10%. Non è un caso che proprio
tre Paesi africani siano tra i
primi cinque partner principali della Liguria: Algeria (9%),
Tunisia ed Egitto (entrambi al
4%), insieme a Francia (10%) e
Germania (8%).
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