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Foglio di
informazione
professionale
N.33
25 marzo 1997
USTIONI: DAL PRIMO SOCCORSO AL TRATTAMENTO
L’ustione è un danno cutaneo conseguente al contatto con agenti solidi, liquidi o gassosi aventi temperatura superiore a
quella corporea, oppure con sostanze chimiche, corrente elettrica, fiamma o radiazioni. Il tipo e il calore specifico
dell’agente ustionante, il tempo di esposizione, la sede corporea del contatto e l’età del soggetto condizionano la
gravità del danno. Lesioni di uguale intensità (primo grado) sono provocate dal contatto per 6 ore con temperature di
45°C, per 2 minuti a 51°C, per un solo secondo a 60°C. Il contatto di un solo secondo con un corpo alla temperatura di
65°C è sufficiente a determinare una ustione di secondo grado. In genere le ustioni da liquidi sono più estes e, quelle da
solidi (es. marmitta di motorino) localizzate ma più profonde. Il danno consiste in una reazione infiammatoria, con
vasodilatazione e aumento della permeabilità con fuoriuscita di plasma verso gli spazi extracellulari, seguita da
trombosi dei vasi dermici e necrosi coagulativa che può interessare in maniera parziale o completa l’epidermide e, nei
casi più gravi, il derma e il sottocute.
Valutazione dell’ustione
Indipendentemente dalla causa, la gravità di una ustione viene valutata considerandone la profondità, l’estensione e la
sede colpita. La profondità dell’ustione viene tradizionalmente classificata per gradi.
Classificazione delle ustioni Aspetto
Sintomi associati
Riparazione
1° grado
Eritema rosso vivo
Dolore e bruciore
Alcuni giorni, senza
cicatrici
2° grado
superficiale
Flittene su fondo rosso vivo
Dolore e bruciore
1-2 settimane, senza
cicatrici
2° grado
profondo
Flittene su fondo rosa pallido Dolore scarso o assente
2-3 settimane, senza
cicatrici
3° grado
Escara biancastra o brunastra Dolore assente
Svariate settimane, con
cicatrici
Nelle ustioni di 1° grado è interessata solo l’epidermide. Le ustioni di 2° grado possono interessare l’epidermide e il
derma superficiale (ustioni di 2° grado superficiali) o il derma superficiale e profondo (ustioni di 2° grado profonde). Le
flittene sono bolle a contenuto sieroso derivanti dallo scollamento dermo -epidermico caratteristiche delle ustioni di 2°
grado. Se non intervengono fenomeni infettivi, le ustioni di 2° grado guariscono senza cicatrici. Nelle ustioni di 3°
grado il derma è interessato a tutto spessore. La superficie ha colorito biancastro o bruno, se si è verificata la
carbonizzazione dei tessuti, la consistenza è dura e il dolore è assente per la completa distruzione dei recettori nervosi.
La guarigione richiede tempi lunghi e la produzione di tessuto di granulazione eccessivo comporta esiti cicatriziali
permanenti (cheloidi).
L’estensione dell’ustione rappresenta un parametro di grande importanza prognostica. Un’ustione di 3° grado ma di
piccole dimensioni non rappresenta un pericolo per la vita. Al contrario un’ustione di 2° grado molto estesa può avere
una prognosi severa. Per valutare l’estensione di un’ustione, in un adulto, si fa ricorso alla cosiddetta “regola del 9 di
Wallace”, secondo la quale la testa equivale al 9% della superficie corporea, un arto superiore al 9%, un arto inferiore
al 18%, il tronco anteriore e posteriore ciascuno al 18%. Nel bambino questa regola non vale in quanto la testa
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rappresenta una proporzione maggiore dell’intera superficie ed il tronco una proporzione inferiore. Altra regola
empirica è quella che considera il palmo della mano di un individuo corrispondente a circa 1% della sua intera
superficie corporea. Sono considerate ustioni “importanti”, da trattare in regime di ricovero ospedaliero, le ustioni di 3°
grado con estensione superiore al 2% o le ustioni di 1°-2° grado che interessano più del 15% della superficie corporea
nell’adulto e 10% nel bambino. Importante è anche valutare la zona colpita dall’ustione, soprattutto se interessa
articolazioni o aree cutanee soggette a stiramento o parti delicate: le lesioni di 2° o 3° grado che colpiscono il viso, gli
occhi, le orecchie e i genitali richiedono sempre una valutazione specialistica. Senza tener conto della loro estensione,
sono pure considerate ustioni “importanti” tutte le lesioni da caustici e da folgorazione.
“Piccole ustioni” possono essere definite come le ustioni di limitata profondità (1° e 2° grado superficiale) e di limitata
estensione (< 1%) che possono essere oggetto di automedicazione.
Cosa fare
1. Il primo soccorso ha come obiettivo quello di raffreddare e detergere la zona ustionata. L’immersione prolungata
in acqua fredda riduce l’edema, diminuendo l’estensione del danno ed allevia il dolore. Eventuali indumenti vanno
rimossi delicatamente. In caso di lesioni da caustici, la rimozione degli indumenti e di ogni traccia della sostanza
responsabile delle lesioni deve precedere il lavaggio in acqua corrente che ha come obiettivo quello di diluire il
caustico. Il lavaggio deve essere protratto per almeno 10 minuti. Nelle ustioni da acido solforico e acido muriatico,
l’irrigazione con acqua fredda può aumentare l’entità dei sintomi. Vanno evitati tentativi di neutralizzare il pH con
l’applicazione di soluzioni acquose di acidi o di basi che possono dar luogo a reazioni esotermiche e aggravare il
danno tessutale. Le ustioni chimiche possono apparire inizialmente come un modesto impallidimento del colore
cutaneo ed evolvere verso fenomeni necrotici solo dopo numerose ore. Dopo il lavaggio si può procedere alla
valutazione dell’entità del danno orientando il tipo di trattamento in base alla gravità delle ustioni.
2. Ustioni di 1° grado: impacchi ripetuti con acqua fredda possono servire a ridurre il dolore che, qualora
particolarmente disturbante, può essere alleviato dall’applicazione di una crema anestetica (es. Foille Plus),
tenendo presente il rischio di possibili sensibilizzazioni da contatto. Se il dolore è molto intenso si può far ricorso
ad un farmaco antiinfiammatorio non steroideo con attività analgesica come l’aspirina, l’ibuprofene (es. Moment)
o il diclofenac (es. Novapirina) oppure al paracetamolo (es. Tachipirina) per via orale. Per lenire bruciore e prurito
residui alla dolorabilità locale può essere impiegato un corticosteroide locale a bassa potenza come l’idrocortisone
(es. Lenirit, Lanacort), sulla cute senza soluzione di continuità e per un breve periodo di tempo.
3. Ustioni di 2° grado superficiale : devono essere deterse e disinfettate con una soluzione antisettica a base di
clorexidina (Neoxidil), cloro (es. Amuchina al 10%) o povidone iodio (es. Betadine). Sconsigliate le tinture, le
soluzioni di acido borico o l’alcool denaturato.
Le bolle vanno bucate con un ago sterile, facendo defluire il liquido e mantenendo in sede il tetto
della bolla. Dopo alcuni giorni il tetto scollato può essere rimosso delicatamente.
La lesione va quindi medicata con garza grassa (es. Non-AD) e fasciata con garza di cotone in spessore
sufficiente ad assorbire i liquidi di drenaggio. In virtù dei loro eccipienti, Fitostimoline e Connettivina possono
essere considerate a tutti gli effetti delle garze grasse; dei principi attivi in esse contenuti, estratto di Triticum
vulgare e acido jaluronico, non è documentato nessun effetto coadiuvante dei processi riparativi tessutali. All’inizio
la medicazione va rinnovata ogni giorno, sempre disinfettando accuratamente e rilevando l’andamento della
lesione; in seguito ogni 3-4 giorni sino a guarigione. Una volta garantita la detersione accurata della lesione, il
ruolo degli antibiotici topici è incerto e controverso; qualora si renda necessaria un’azione antibatterica prolungata,
come nel caso di ustioni estese o clinicamente più gravi o trascurate il farmaco più comunemente impiegato è la
sulfadiazina d’argento in crema (Sofargen, con ricetta medica).
Per ustioni di 2° grado profonde o in caso di sospetta infezione o tempi di guarigione allungati è indicato il ricorso
al medico ed è consigliabile una profilassi antitetanica con immunoglobulina specifica o con una dose di richiamo
di anatossina.
Bibliografia
Baxter CR. Emergency treatment of burn injury. Ann Emerg Med 1988; 17: 1305-15; Davies JWL. Prompt cooling of burned areas: a
review of benefits and the effector mechanisms. Burns 1983; 9: 1-6; Deitch EA. The management of burns. N Engl J Med 1990; 323:
1249-53; Davies DM. Burns. Br Med J 1985; 290:991.
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