Longaretti, attore che conquista Arte e poesia nel docufilm di Nacci
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Longaretti, attore che conquista Arte e poesia nel docufilm di Nacci
L’ECO DI BERGAMO 42 Cultura e Spettacoli GIOVEDÌ 22 SETTEMBRE 2016 Oggi la presentazione raccolta Longaretti, attore che conquista Una di scritti che racconta Arte e poesia nel docufilm di Nacci il pittore Il 100° compleanno. Fino al 26 sarà proiettato alla Carrara: ieri la prima tra gli applausi Il regista: l’artista si è messo in gioco creativamente. La direttrice Daffra: legato all’Accademia ANDREA FRAMBROSI La bellezza del gesto: quello, magnifico, della mano di Trento Longaretti che schizza a matita degli splendidi disegni dedicati agli amici più intimi; ma anche quello, più impalpabile ma non meno importante, del regista che fissa sul supporto video quelle immagini. Gesti che diventano suoni di una sinfonia armonica di volti, parole, sentimenti, affetti che costituiscono l’immateriale trama su cui si fonda il film di Alberto Nacci dedicato ai cento anni che il pittore bergamasco Trento Longaretti festeggerà il 27 settembre, intitolato «Trento Longaretti – Il Concerto» presentato ieri sera all’Accademia Carrara, alla presenza di Longaretti e Nacci. Dopo questa prima proiezione, salutata dagli applausi molto calorosi del pubblico, il film verrà proposto nelle giornate di oggi, sabato, domenica e lunedì (ore 17,30, nella sala dei Servizi educativi dell’Accademia Carrara – ingresso gratuito senza prenotazione fino all’esaurimento dei 40 posti disponibili). Tutto esaurito invece per la serata di domani. Le proiezioni costituiscono un preludio alla mostra che, a partire da martedì 27 settembre, giorno del 100° compleanno di Longaretti, sarà allestita al Museo Bernareggi. Perché proiettare il film in uno dei luoghi più alti, se non il più alto della cultura bergamasca? Lo ha spiegato bene Emanuela Daffra, direttrice dell’Accademia Carrara, presentando ieri la proiezione. Intanto perché Longaretti vi ha insegnato per 25 anni e poi perché, ha sottolineato Emanuela Daffra, «possiamo considerare, con una metafora musicale, nell’orchestra delle voci culturali della città, l’Accademia Carrara come il primo violino di quell’orchestra dalle molte voci. Insieme alle altre e non contro». Come vedere questo film? Sicuramente in prospettiva, come ha sottolineato ancora la direttrice Daffra: «Alla fine vediamo questa figura, quella del pittore, che si staglia nel rettangolo di lu- Emanuela Daffra, direttrice dell’Accademia Carrara, alla presentazione del docufilm. Al centro, Longaretti e Nacci FOTO YURI COLLEONI Longaretti nel docufilm di Nacci ce dell’ingresso dell’Accademia: varca una soglia luminosa, non volto al passato ma verso il futuro, un futuro forte e bello. La sua pittura pudica e controllata è il frutto di una semplicità studiata». «Molto profondo, acuto, completo e importante», così Longaretti ha definito il film a cui Nacci aveva cominciato a pensare un paio di anni fa. «Mi vogliono tutti bene – ha detto ancora Longaretti – anche se magari non me lo merito: cento anni e tanta gente che mi vuole bene, non posso che ringraziare tutti di cuore». «Non ho mai pensato di fare un lavoro celebrativo – ha spiegato Alberto Nacci –, al contrario ho voluto realizzare il film insieme a Trento Longaretti. Insieme abbiamo scritto il soggetto, insieme abbiamo scelto i protagonisti, sempre attenti al percorso storico-artistico che va dall’arte antica a quella moderna a quella contemporanea. Trento è stato come un medium, protagonista sia nella vita che nell’arte. Vorrei che questo film non si esaurisse nell’occasione dei festeggiamenti ma che restasse attuale anche per i prossimi cento anni». Il pittore si è rivelato un bravissimo attore, capace anche di fare un passo indietro per fare spazio alle voci degli altri, lasciando parlare «il volto dell’arte». «Si è messo in gioco creativamente – ha detto Nacci –, mosso dalla curiosità di imparare». «La vita è sogno», diceva Calderon de la Barca: il lavoro di Nacci e Longaretti si pone in quella dimensione onirica entro la quale il tempo e lo spazio fluttuano incrociandosi e scambiandosi di posto, e se il «sonno della ragione genera mostri», il sogno della ragione genera capolavori. UNA PROPOSTA Ci vorrebbe davvero un concerto in suo onore el film di Alberto Nacci Trento Longaretti immagina che Bergamo per i suoi cent’anni abbia organizzato un concerto in suo onore. E con grande «gioia» si mette a invitare una per una le persone a cui tiene di più. La musica - non solo nei suoi quadri, pieni di violini e violoncelli- è sempre stata importante, nonappenaunelementodecorativoperquestoartista,chedipingeascoltandola:èuningrediente quasi fisico della sua pittura. Alla fine del film il concerto N Padre Dall’Oglio: un ponte tra cristiani e musulmani L’incontro La testimonianza del giornalista Domenico Quirico nella chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore «Caro signor Femminis, sono molto emozionato all’idea d’avere una rubrica. Infatti ero molto geloso di chi ha un sacco di tribune per prendersela con l’Islam». Nel 2006 padre Paolo Dall’Oglio si rivolgeva così a R+pcC89XhKxP6ShughlvxImW+tyRbZKrtu7DK+1JrTg= Stefano Femminis, allora direttore della rivista «Popoli», accettando la proposta di una collaborazione giornalistica incentrata sulla sua esperienza di cristiano in una terra a maggioranza musulmana, la Siria. Di padre Dall’Oglio, il rifondatore della comunità monastica di Mar Musa, non si hanno più notizie certe dal 29 luglio 2013: in quella data, sarebbe stato sequestrato da un gruppo di jihadisti mentre era impegnato in trattative per ottenere la liberazione di ostaggi. Al gesuita romano era dedicato un incontro della rassegna «Molte fedi sotto lo stesso cielo», intitolato «Padre Paolo Dall’Oglio costruttore di ponti e di dialogo tra fedi e culture»: lunedì sera, nella chiesa di San Giorgio ad Almenno San Salvatore, un pubblico numeroso ha potuto ascoltare le testimonianze dello stesso Femminis e del giornalista de «La Stampa» Domenico Quirico, lui pure Domenico Quirico FOTO COLLEONI per il centenario si rivela per quelloche è: un sogno. Moltobello. Che certamente il pittore aveva/ha in cuore. In effetti, non era una cattiva idea. Anzi, professore, doveva venirci in mente prima - ha ragione lei. È giusto che una città ogni tanto si fermi a celebrare quello che è stata e che è, e un artista di valore è sempre un segnale che, magari nascostamente, negli anni, nella testardaggine del suo lavoro, dice qualcosa dinoi. E cent’anninon sicompiono spesso. Perché, allora, non cercare di accontentare Longaretti e di organizzare questo concerto? Una città di alto livello musicale come Bergamo, casa di ottimi musicisti e di operatori culturali dalle agende piene di numeri di telefono che arrivano ovunque in Italia, e anche all’estero, non potrebbe organizzarlo, anche in questi pochi giorni? Noi crediamo di sì. C. D. vittima di un sequestro in Siria, sempre nel 2013. Soffermandosi sul desiderio di padre Dall’Oglio di favorire relazioni di amicizia tra cristiani e musulmani (ma anche sul giudizio positivo che egli dava della rivoluzione iniziata in Siria contro il regime di al-Assad, in un periodo in cui questo movimento non era ancora stato «fagocitato» dall’Isis), Femminis ha detto che «a padre Paolo si potrebbe applicare quanto affermava in una sua omelia il cardinale Carlo Maria Martini: intercedere – egli spiegava – non vuol dire solo “pregare per qualcuno”; etimologicamente significa “fare un passo in mezzo”, porsi tra due parti in conflitto, operando per una riconciliazione». Quirico ha quin- Com’era Longaretti professore, e direttore dell’Accademia Carrara di Belle Arti? Come si inserì nel clima culturale della Bergamo dagli anni Cinquanta ai Settanta? Di e su Longaretti, in vista del centesimo compleanno, si è detto e scritto di tutto. Ma il numero speciale, appena uscito, de «La Rivista di Bergamo» a lui dedicato, indaga e porta luce su aspetti spesso meno noti, affidandosi a testimonianze specifiche e specificamente qualificate. Questi «Scritti in onore di Trento Longaretti», per i cent’anni del Maestro, saranno presentati oggi, ore 17.30, presso la Sala Traini del Credito Bergamasco (via San Francesco d’Assisi, 8 – Bergamo). Interverranno, accanto al festeggiato, Angelo Piazzoli, segretario generale Fondazione Creberg, e Fernando Noris, direttore de «La Rivista di Bergamo». Il Longaretti professore è introdotto, per così dire, da chi gli fu, a sua volta, docente: la raccolta si apre con la riproduzione di un articolo del 1956, apparso sulla stessa «Rivista», di Aldo Carpi, che ebbe allievo Longaretti a Brera: «Da quando vinse la cattedra di pittura alla Carrara», scrive fra l’altro Carpi, «Longaretti è entrato nella categoria dei maestri». E ci è rimasto. Da un suo insegnante ai suoi allievi: come l’architetto Gian Maria Labaa («Longaretti all’Accademia Carrara»), che ha avuto modo di sperimentare direttamente i metodi didattici dell’artista: “Sarà il pittore-professore-direttore che per un quarto di secolo –dal ’53 al ’78svolgerà con riconosciuta autorità la sua funzione, assecondando una prassi ove è la specificità dell’azione artistica a predominare sulle letture storico-ideologiche». Anche «L’allievo di pochi mesi», il più giovane collega Francesco Coter, ha dato il suo contributo saggistico e di ricordi. Il «rapporto umano e artistico con Treviglio», ancora, è illustrato dal concittadino e giornalista Amanzio Possenti. Altri saggi, non meno utili a illustrare puntuali aspetti della vita e dell’opera del maestro, sono di Antonia Abbattista Finocchiaro, Stefania Burnelli, Attilio Pizzigoni, M. Cristina Rodeschini, Giuliano Zanchi. Come di prassi nei volumi editi da Grafica & Arte, anche qui «magna pars» è la qualità/quantità di immagini e riproduzioni: opere del maestro, ma anche foto, che ritraggono Longaretti dagli anni Cinquanta ad oggi. VINCENZO GUERCIO di preso in esame i motivi dell’affermazione dell’ideologia jihadista in Siria e in Iraq. «Le violenze e gli orrori perpetrati dall’Isis – ha detto – non possono essere spiegati in una chiave vagamente psicoanalitica, come se i terroristi conferissero una veste religiosa alle loro frustrazioni e rivendicazioni personali. Nelle schiere del Califfato entrano “foreign fighters” di condizioni sociali diversissime, provenienti dall’Inghilterra come dalla Cecenia: la ragione di questo potere di attrazione è che i jihadisti adottano una visione del mondo schematica, “totalitaria”, per cui i “puri” farebbero la volontà di Dio sterminando chi puro ai loro occhi non è». Giulio Brotti