Ricostruire esistenze ricostruendo comunità

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Ricostruire esistenze ricostruendo comunità
Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati
N. 44
Ricostruire esistenze ricostruendo comunità
Facilitare l'autonomia, chiave di tutte le soluzioni durevoli
Storie di programmi di sostentamento da Sudafrica, Indonesia, Thailandia, Kenya e Burundi
Settembre 2008
Messaggio del Direttore Internazionale
Preparare i rifugiati per il futuro
L'impegno per i rifugiati crea condizioni di vita sostenibili
Peter Balleis SJ
Costruire un futuro più luminoso, JRS Grandi Laghi
Fanny è diventata totalmente inerme quando è fuggita in
Sudafrica. Il dipendere in tutto e per tutto dalle NU e da
altre agenzie, il non essere in grado di guadagnarsi di che
vivere, l'essere priva di status giuridico e di protezione e
particolarmente vulnerabile perché donna - tutto ciò ha
significato perdere il controllo sulla propria esistenza; perdita sconvolgente che di fatto rappresenta l'esperienza dell'essere rifugiati. La cooperazione con il JRS le ha dato i
mezzi per guadagnarsi da vivere e prendersi cura dei suoi
figli. Fanny non ha soltanto ripreso il controllo della propria
esistenza, è stata messa in condizioni di servire gli altri
gestendo un asilo a Johannesburg.
suonato i famosi tamburi del paese per esprimere la gioia
di quanti erano tornati. Molti hanno riconosciuto il direttore del JRS Grandi Laghi, p. Tony Calleja SJ, che già era
stato il loro pastore quando erano rifugiati nei campi di
Kibondo, nella Tanzania occidentale. "Non ci hai dimenticato", è stato il commento toccante di uno di loro. Sì, il JRS
non dimentica i rifugiati e rimane loro accanto fino a quando non fanno ritorno a casa.
Rafforzare le capacità dei rifugiati significa in ultima
analisi potenziare la capacità del JRS di offrire
migliori servizi come organizzazione
Al loro rientro, le competenze e l'iniziativa acquisite da
coloro che hanno ricevuto una formazione durante il
tempo trascorso in esilio si dimostrano preziose. In Burundi
è stata una rivelazione vedere la gestione del progetto nelle
mani di rifugiati che avevano lavorato con il JRS come
catechisti e insegnati nei campi tanzanesi. Parimenti, quanti dei rimpatriati sono ora incaricati di progetti del JRS a
Nimule, Kajo, Keji, Yei e Labone nel Sudan meridionale,
erano un tempo insegnanti e coordinatori didattici del JRS
ad Adjumani, nell'Uganda settentrionale. Adesso sono fieri
di aiutare a impiantare i servizi di educazione primaria nel
proprio paese. Rafforzare le capacità dei rifugiati attraverso formazione, educazione e attività remunerative significa
in ultima analisi potenziare la capacità del JRS di offrire
migliori servizi come organizzazione.
"Dare potere a chi non ne ha" sembra uno slogan tipico
del linguaggio dello sviluppo, ma è una realtà concreta
per quelle donne come Fanny e molti altri rifugiati con cui
il JRS lavora in Indonesia, Thailandia, Kenya, Burundi e
altrove. Questo numero di Servir presenta una serie di attività di generazione di reddito che, grazie a formazione e
prestiti, danno alle persone l'opportunità di guadagnarsi
da vivere.
Il JRS rimane accanto ai rifugiati fino a quando non
fanno ritorno a casa
Come nel caso dei rifugiati burundesi che ritornano a casa
dalla Tanzania, ad essere rafforzati non sono solo i singoli
individui, ma intere comunità. Un progetto di sicurezza alimentare del JRS realizzato nel Burundi orientale ha interessato 11 000 famiglie. Capre e mucche sono diventate la
base della loro sussistenza. Con il moltiplicarsi degli animali, la vita riprende il suo corso. Negli anni a venire, queste persone non avranno più bisogno di dipendere da aiuti
esterni: avranno ripreso il controllo della propria esistenza
e saranno in grado di badare a se stessi. Lo scorso aprile,
quando il progetto è stato lanciato, alcuni musicisti hanno
Per il JRS, il vero significato della parola "potere" risiede
nella forza insita nel servire, come vuole il Vangelo di
Gesù. L'opposto quindi del "potere" esercitato dai "più
forti", che è causa di conflitti e toglie forza agli altri. Il JRS
si batte per restituire ai rifugiati il potere di gestire le proprie vite e servire le proprie famiglie e comunità, lavorando con esse per costruire un futuro di pace e dignità. ♦
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Sudafrica
Donne rifugiate aiutano altre donne a rafforzare le proprie capacità
Un asilo infantile: qualcosa di più di uno strumento educativo
Gerard Shavatu, direttore del JRS Sudafrica
L'educazione multiculturale, solida base per una società pacifica, JRS Sudafrica
nella protezione dei bambini. Di norma l'asilo è aperto dalle
6.30 del mattino alle 7.00 di sera, anche di sabato se necessario. Durante l'ondata di violenze è rimasto aperto fino alle
9.00 di sera. Comunque sia, non si tratta solo di una struttura assistenziale o di emergenza: vi si insegnano arti e
mestieri, si organizzano giochi adatti all'età dei bambini e,
cosa importante, si preparano alla scuola elementare quelli
di età compresa tra i cinque e i sei anni. Il JRS è tuttavia
attento a non creare dipendenza tra i rifugiati, facendosi
carico infatti solo di metà della retta dell'asilo e lasciando ai
genitori o agli affidatari l'onere dell'altra metà.
Prima di fuggire dalla devastante guerra civile in atto nel
suo paese, Fanny Nonda, rifugiata quarantenne della
Repubblica Democratica del Congo, era un'insegnante.
Sette anni dopo essere giunta in Sudafrica, nel febbraio del
2008, ha aperto il Divine Grace Crèche, asilo infantile nel
distretto finanziario di Pretoria.
Con il sostegno del JRS e dell'agenzia delle NU per i rifugiati (UNHCR), Fanny si avvale delle proprie competenze per
promuovere il rafforzamento delle capacità delle donne e
l'integrazione locale delle famiglie rifugiate. Il suo asilo
impiega cinque donne rifugiate e sudafricane con competenze nel settore, consente alle madri di lavorare o studiare
e fornisce a 50 bambini assistenza sicura in un ambiente stimolante. È in grado di mantenere se stessa e la propria famiglia, e di aiutare altre donne in condizioni di vulnerabilità.
Promuovere la diversità è uno dei modi per costruire
comunità pacifiche
Il successo dell'asilo dipende dagli sforzi coordinati di molti
operatori del JRS nei settori dell'educazione, dell'avviamento
all'autosufficienza e dell'assistenza sociale; dell'UNHCR; dei
vari ministeri e di altre agenzie, così come da input provenienti da diverse comunità di rifugiati. Il Divine Grace
Crèche, registrato presso il Ministero per lo Sviluppo Sociale,
viene anche visitato ogni tre mesi dagli ispettori del controllo qualità del Ministero della Sanità; è inoltre membro del
Pretoria Inner-City Pre-School Forum. Questi legami con la
società civile, le comunità, le autorità di governo e il mondo
economico consentono all'asilo di connettersi ad altre realtà
prescolastiche, promuovendo di fatto l'integrazione.
La maggior parte dei rifugiati, centinaia di migliaia, scelgono di vivere in un'area urbana importante, come Pretoria,
Johannesburg, Città del Capo o Durban, in cerca di sicurezza, di condizioni di vita accettabili e di integrazione nelle
comunità locali ospitanti. Fanny non è diversa da loro. Va
detto che la vita nelle aree urbane moderne è difficile. In
Sudafrica non ci sono campi, e i rifugiati e le loro famiglie
devono trovare da soli dove insediarsi. Donne, bambini,
anziani e malati cronici rifugiati si trovano spesso in situazioni molto più vulnerabili, ed è per loro più difficile adattarsi negli ambienti urbani. Oltre a ciò, nel Sudafrica urbano il tasso di criminalità è particolarmente alto. La recente
esplosione di violenze contro immigrati e rifugiati, così
come la criminalità cronica, mette in evidenza la vulnerabilità di questi gruppi.
Nel corso degli anni, il JRS ha spinto le autorità sudafricane
a porre in atto una politica e una legislazione che garantiscono accesso all'educazione a tutti i bambini e il diritto al
lavoro ai rifugiati, promuovendo inoltre la loro integrazione
nelle comunità locali. Nonostante queste misure abbiano
risentito della recente ondata di violenza xenofoba, il JRS
ritiene che la diversità etnica e culturale vissuta dai bambini
e dal personale dell'asilo sia uno dei modi per costruire la
pace tra le comunità e rafforzare le capacità delle donne. ♦
Nel corso delle violenze di matrice xenofoba scoppiate nel
maggio e giugno scorsi, che hanno causato la morte di 50
persone, il ferimento di altre 650 e lo sfollamento di 100 000
persone, l'asilo ha svolto un ruolo di cruciale importanza
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Indonesia
Fondi rotativi promuovono la solidarietà
Creare la fiducia, aiutare a superare il trauma
Melani Wulandari, coordinatrice dell'Advocacy ad Aceh, JRS Indonesia
Paulus Enggal, responsabile per l'Advocacy ad Aceh, JRS Indonesia
Il 26 dicembre 2004, il terremoto più violento degli ultimi 40 anni ha provocato uno tsunami che
ha devastato gran parte della costa sudorientale dell'Asia. La provincia indonesiana di Aceh ha
patito le perdite più pesanti - circa 130 000 persone hanno perso la vita, altre 500 000 circa sono
state sfollate e metà delle infrastrutture di Banda Aceh, il capoluogo della provincia, sono rimaste danneggiate.
Investire nelle donne beneficiando la comunità, Banda Aceh, Indonesia, Sanjay Gathia/JRS
Prima di questo disastro naturale, nel cuore di una guerra
tra gli insorti acehnesi che vogliono l'indipendenza e le
forze governative, il JRS aveva fornito fin dal 2001 assistenza di emergenza e servizi educativi sanitari e informali alle
popolazioni colpite dal conflitto. In questa nuova situazione di emergenza, i team del JRS si sono resi conto che le
donne prive di qualsiasi mezzo per procurarsi un reddito si
trovavano in circostanze particolarmente vulnerabili. Date
le loro responsabilità, esse erano in una posizione favorevole per intervenire sulle condizioni materiali e psicologiche
delle rispettive famiglie. In seguito a un'ulteriore inchiesta,
il JRS ha scoperto che molte di queste donne sapevano
cucire. Avevano bisogno di un lavoro per ricominciare a
vivere e superare il trauma subìto.
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Come primo passo, nel febbraio 2005 il JRS ha individuato 20 donne in grado di prendere parte a questo primo progetto di generazione di reddito. Dopo un colloquio tra il
JRS, le donne e le comunità colpite, si è deciso che il gruppo avrebbe realizzato le uniformi scolastiche per i bambini
IDP delle scuole del circondario. Il JRS ha fornito la formazione alle donne e i materiali e le attrezzature necessarie a
Indonesia
portare a termine l'opera. Il loro nuovo laboratorio è stato
istituito nella casa di una di esse, nel villaggio di Labui, nei
pressi di Banda Aceh, e per sei settimane hanno lavorato
senza interruzione, producendo 674 uniformi.
In un primo momento, le donne trovavano difficile
dare fiducia alle altre
Entusiasmato dal successo del progetto, il gruppo di sostegno alle donne dello tsunami, Semangat Baru, ha presentato al JRS una proposta di finanziamento volta ad ampliare le attività. Il gruppo, che conta 14 donne sfollate, desiderava espandersi in piccole attività di ristorazione e vendita al dettaglio. Conscio della loro capacità imprenditoriale, il JRS ha istituito un fondo sovvenzioni di circa 5000 dollari USA. In base a una valutazione fatta dal team del JRS,
il gruppo ha ottenuto una sovvenzione pari al 60% del
costo dei progetti, traendo il resto dai loro fondi personali.
Ogni membro ha inoltre contribuito con uno 0,5 percento
del costo del progetto, versandolo in un fondo sociale inteso ad aiutare i membri in stato di necessità.
Il team del JRS ha affrontato molti ostacoli nell'accompagnare le donne del Semangat Baru. Tuttavia, la cosa più
difficile è stata guadagnarne la fiducia. Quella di Aceh era
una società oppressa dal conflitto, e prima che lo tsunami
la colpisse, le donne lavoravano individualmente e non
collettivamente. È stato difficile per loro fidarsi delle altre.
Inoltre, lo tsunami è stata un'esperienza intensamente
drammatica. In un primo momento, le donne hanno avuto
difficoltà a discutere dei loro problemi apertamente.
Cionondimeno, il personale del JRS ha continuato a far
loro visita, fornendo sostegno personale e assistenza tecnica. Poco a poco, le donne del gruppo hanno cominciato
ad avere fiducia l'una nell'altra e nel JRS, diventando così
sempre più capaci di affrontare le difficoltà quotidiane connesse all'attività di gestione delle attività commerciali e a
quella di ricostruzione delle proprie esistenze. A metà del
2006, come segno del successo del Semangat Baru, altre
donne sono entrate in contatto con il gruppo intendendo
farne parte. Poco dopo, il gruppo è salito a 21 membri,
che hanno diversificato le loro attività.
I bambini, speranza di un domani pacifico, Aceh, Indonesia, Andrew
Galea Debono/JRS
nelle vicinanze, ma lo tsunami lo ha spazzato via insieme a
tutti i suoi averi. Ha quindi preso in prestito dal JRS 900
dollari USA per aprire una boutique. Gli affari vanno molto
bene e la signora guadagna tra i 20 e i 75 dollari USA al
mese, soprattutto nei periodi festivi come Eid ul-Fitr, che
segna la fine del mese santo musulmano di Ramadan.
Il fondo incoraggia ad avere fiducia in sé e fornisce
ai membri una rete di sicurezza
Mentre il personale del JRS stava parlando con la signora
Misnawati, la conversazione è stata interrotta da una
ragazza che voleva acquistare un rossetto. La signora glielo ha lasciato provare. Non è un problema, ha spiegato,
deve poter vedere come le sta. La ragazza lo ha comprato:
costava 50 centesimi. Il prodotto più costoso nella boutique è una crema idratante per il viso che costa poco più di
cinque dollari USA.
L'anno seguente, il JRS ha sostituito il sistema dei prestiti
con un fondo rotativo di circa 7500 dollari USA. I prestiti
rifusi sono stati aggiunti al fondo e resi disponibili per altri
membri, garantendo così la sostenibilità del fondo stesso.
Per dare più forza a queste piccole attività commerciali, il
JRS ha inoltre organizzato corsi di gestione commerciale e
finanziaria per le partecipanti al gruppo, e le ha incoraggiate a lavorare a stretto contatto con agenzie governative.
Oggi, due anni dopo, ha migliorato significativamente gli
standard di vita di oltre metà delle partecipanti al gruppo.
Membro affidabile del gruppo Semangat Baru, la signora
Misnawati non ha mai mancato di restituire una rata del
prestito. Con un prestito più alto, ha spiegato al personale
del JRS, potrebbe aggiornare la sua collezione e ampliare
l'attività. Se riceverà un altro prestito sarà grazie al fondo
rotativo. Questo tipo di fondo non solo aiuta gli IDP a
diventare autosufficienti, promuove bensì anche la solidarietà in seno al gruppo, visto che il successo di uno ricade
su tutti gli altri e crea una rete di sicurezza per coloro che
si trovano in difficoltà. Questo sistema consente davvero
alle donne IDP di ricominciare a vivere con dignità. ♦
Una di queste, la signora Misnawati, sposata con tre bambini, aveva uno dei punti vendita più grandi di un villaggio
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Thailandia
Promuovere migliori condizioni di vita contrasta la marginalizzazione
Investire nei rifugiati torna a beneficio delle comunità ospitanti
Sanjay Gathia, responsabile regionale per l'Advocacy del JRS Asia
Situato a circa un chilometro dal confine birmano, Krung Jor è un piccolo villaggio di etnia shan
nel distretto di Wiang Hang, dove l'attività economica è scarsa. La gente del luogo è impegnata
in agricoltura di sussistenza o lavora occasionalmente nei villaggi vicini o nella città di Chiang
Mai. Non lontano dal villaggio, 600 rifugiati di etnia shan vivono in un campo non ufficiale, conosciuto come campo Ban Krung Jor, sulle terre dei monaci buddisti del posto.
Piccoli prestiti rafforzano i legami comunitari, Chiang Mai, Thailandia, Sanjay Gathia/JRS
Il governo è preoccupato che il trattamento indulgente ricevuto dai rifugiati o la prospettiva del loro reinsediamento in
paesi terzi spinga altre centinaia di migliaia ad arrivare nel
paese. La Thailandia dà accoglienza solo a quei birmani
che fuggono il conflitto. Coloro che invece fuggono la persecuzione e altre violazioni dei diritti umani, come avviene
per gli Shan, sono generalmente tollerati grazie alla buona
volontà delle autorità.
le attività remunerative. Malgrado ció, questi servizi sono
spesso insufficienti e i rifugiati sono costretti a cercare
impiego fuori dai campi. Inoltre, le loro attività sono monitorate e limitate dalle locali autorità confinarie e militari, e
la loro libertà di movimento è ristretta alle immediate vicinanze. Quelli che vengono scoperti fuori dai campi rischiano la detenzione e la deportazione.
Non avendo ricevuto un'istruzione, Nang vuole
che i suoi figli abbiano maggiori opportunità
di quelle da lei avute
Gli sfollati ospitati nei campi lungo il confine, compresi
quelli che si trovano nel campo Ban Krung Jor, beneficiano
di misure di sicurezza, alloggio, cibo e accesso limitato
all'assistenza sanitaria. Nel 2005, le autorità hanno garantito ai bambini rifugiati il diritto a frequentare le scuole thailandesi e consentito ai rifugiati nei campi di avviare picco-
Nel 1999, il JRS ha cominciato a fornire servizi educativi su
base comunitaria a questa popolazione in circostanze di
estrema vulnerabilità. Nel tempo, il JRS ha ampliato i pro6
Thailandia
pri servizi fino a includere assistenza sanitaria e sostegno di
emergenza per gli orfani. In un primo momento, il JRS credeva che il sostegno fornito sarebbe stato a breve termine.
Divenuto però chiaro che al gruppo non sarebbe stato permesso di integrarsi nell'economia locale, né ci sarebbe stata
alcuna possibilità di ritornare in Birmania, si è reso conto
che bisognava fare qualcosa per aiutare la comunità a rendersi autonoma. Il personale si è quindi seduto al tavolo
con i rappresentanti della comunità per esaminare le possibili opzioni e stabilire progetti di generazione di reddito.
I rifugiati desiderano affittare terreni dai paesani
locali in cambio di una condivisione del raccolto
Parlando al personale del JRS, Sai Lang ha spiegato come
avessero lottato per trovare lavoro occasionale in un mercato già saturo, e coltivato un po' di verdura per sopravvivere. Avevano bisogno di guadagnare di più per poter integrare i proventi delle loro attività. Così, circa due anni fa,
la comunità ha deciso di istituire un progetto tessile. A
casa, la maggior parte delle donne shan tessevano abiti
per uso personale, cerimonie religiose e altre manifestazioni. Sebbene solo una donna nel campo sapesse tessere, le
altre dieci si dichiararono interessate a imparare. Così, con
l'assistenza del JRS, fu elaborato un programma formativo
e raccolti i fondi per acquistare un telaio.
Nang Lang, mamma trentacinquenne di due bambini con
genitori anziani a carico, è stata una delle beneficiarie.
Quando è arrivata in Thailandia, la vita per lei e la sua
famiglia era difficile, vivevano di carità. Quando la comunità ha istituito il progetto, non sapeva nulla di tessitura.
Incapace di lavorare nei campi, ha visto nel progetto l'unico modo di guadagnare del denaro per integrare il reddito familiare. Suo marito lavora saltuariamente. Durante le
stagioni di maggior lavoro guadagna quello che per lei è
un buon reddito, vale a dire 65 dollari USA al mese. È
abbastanza per mandare i bambini a scuola. Non avendo
ricevuto un'istruzione, Nang vuole che i suoi figli abbiano
maggiori opportunità di quelle da lei avute.
Gettare i semi per una comunità autosufficiente, Chiang Mai,
Thailandia, Sanjay Gathia/JRS
Nonostante il successo di questo progetto, la comunità ha
sentito l'importanza di diversificare le sue fonti di reddito e
ridurre la dipendenza dal mercato locale. L'aumento dei
prezzi del carburante e del cibo stava rendendo la vita difficile. Il JRS ha quindi erogato prestiti finanziari e materiali
a 40 famiglie che risiedono nei campi per l'avvio di piccole attività commerciali, come attività di produzione agricola e artigianale. Di recente, con l'assistenza del JRS, la
comunità ha anche cominciato a cercare terreni da prendere in affitto dai paesani locali in cambio di una condivisione del raccolto. La comunità ha in progetto di dedicare
i maggiori guadagni al fondo di comunità.
L'anno scorso, come è diventato chiaro che il progetto
aveva successo, il comitato del campo ha organizzato una
riunione in cui è stato chiesto alle tessitrici di contribuire a
un fondo di comunità. Dopo aver discusso la richiesta,
queste hanno deciso di contribuire con il 20 percento dei
loro guadagni da utilizzarsi per scopi sociali e religiosi. La
capacità di restituzione tipica di questo tipo di progetto ne
è il vero tratto distintivo. Dimostra la loro determinazione
a diventare autosufficienti come comunità. Dopo due
anni, sono 11 le rifugiate che si guadagnano da vivere
con questa attività e altre 16 lavorano nei periodi dell'anno di maggiore attività.
I rifugiati si rendono conto di dover cercare mercati per i
propri prodotti, e data la loro delicata situazione giuridica,
devono prestare attenzione a non infastidire la popolazione locale. Tutto sommato, però, la diversificazione e il
fondo offrono alla comunità un'autosufficienza sostenibile
pur in situazioni di difficoltà. ♦
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Kenya
Assistenza integrata in situazioni di emergenza
Il ruolo della società civile fa da puntello a soluzioni sostenibili
Irene Waweru, direttrice del Programma di sostegno alle parrocchie del JRS Kenya
Fin dal loro arrivo nei rispettivi paesi d'asilo, i rifugiati devono spesso affrontare una miriade di
decisioni - dove vivere, come sopravvivere, ecc. La maggior parte di loro ha perso quasi tutto ciò
che possedeva ed è costretta a passare gran parte del tempo alla ricerca di cibo e di altre cose
di prima necessità. Trovare un lavoro regolare è quasi impossibile. I rifugiati tendono a sopravvivere fruendo dell'assistenza delle ONG e degli amici, e svolgendo lavori di fortuna.
Rifugiato zimbabwano gestisce con successo un piccolo laboratorio di articoli di artigianato a Nairobi, Sara Pettinella/JRS
A Nairobi, la maggior parte dei rifugiati che desidera aprire attività in proprio scopre che le istituzioni di microcredito e le banche non sono interessate a concedere loro un
prestito. Non gli è possibile avere i rigidi requisiti richiesti
dal prestito e spesso non possiedono le garanzie collaterali. In questo contesto, nel 1993 il JRS ha istituito a Nairobi
il suo progetto di generazione di reddito, integrandolo in
quello di assistenza di emergenza.
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Il JRS è in grado di colmare la lacuna fornendo i prestiti
necessari sotto forma di finanziamenti, materiali, formazione e attrezzature. L'assistenza aiuta i rifugiati a darsi da fare,
utilizzare e sviluppare le proprie competenze e conoscenze,
e a guadagnarsi da vivere. Ad ogni modo, prima di prendere in considerazione la concessione di prestiti ai rifugiati, il JRS fornisce loro generi alimentari e di prima necessità così da consentirgli di insediarsi nel nuovo ambiente. Il
Kenya
JRS ritiene che se i rifugiati devono provvedere alle proprie
necessità di base in maniera dignitosa, è necessario fornire loro assistenza in modo da incoraggiare l'autosufficienza
anziché favorire la dipendenza a lungo termine.
I gruppi di sostegno monitorano la performance
delle attività commerciali dei rifugiati
e promuovono la restituzione dei prestiti
Dato il numero immenso di rifugiati che vivono in estrema
povertà, il JRS non è in grado di assisterli tutti. È costretto
a optare per quelli che si trovano in condizioni di massima
vulnerabilità, come ad esempio le donne single, i single
con famiglie numerose, i disabili, le famiglie numerose
prive di sostegno e i rifugiati affetti da HIV/AIDS.
Alice, rifugiata ugandese di 57 anni e madre single di 13
bambini, è un buon esempio di come il programma abbia
avuto un impatto positivo sulle esistenze dei rifugiati che
vivono a Nairobi. Aveva lottato per crescere la sua famiglia, e andava avanti con l'ausilio di amici e di aiuti alimentari ed economici concessi una tantum da varie agenzie di Nairobi. Alice era sarta di mestiere, ma non aveva il
denaro per acquistare una macchina per cucire. Per il tramite di agenzie internazionali, è stata messa in contatto
con il JRS cui chiedere un prestito.
Donna rifugiata ruandese a Nairobi, aiutata con un prestito a conquistare l'indipendenza economica, James Stapleton/JRS
accesso ai mercati locali, ma con i contatti presi e molta
determinazione è stata presto in grado di competere con
attività commerciali kenyane similari.
Dopo aver restituito con successo il primo prestito ricevuto,
le sono stati concessi quasi 400 dollari USA per acquistare
più materiali e una macchina per cucire di qualità migliore. Da quel momento, l'attività è migliorata e Alice è stata
in grado di sostenere la propria famiglia con maggiore
facilità. Ha proseguito la sua attività di sartoria, introducendo anche nuovi prodotti, come bambole africane, tovaglie
e grembiuli. Ha potuto così pagare la retta della scuola primaria e secondaria dei suoi figli.
L'approccio adottato dal JRS è pianificato in modo da assicurare che il progetto di generazione di reddito dia ai rifugiati i massimi benefici e che la rata da restituire sia alta.
I beneficiari vengono presentati da assistenti sociali e altre
agenzie che lavorano con i rifugiati. Vengono anche istituiti gruppi di sostegno per rifugiati che agiscono da gruppi di pressione monitorando con quali modalità i singoli
beneficiari portano avanti le attività commerciali e come
restituiscono il prestito.
Oggi, lo stile di vita di Alice è migliorato e lei sa di potersi
prendere cura della sua numerosa famiglia. Ha anche
diversificato la sua attività, producendo copriletti e diversi
tipi di borse di grande successo di vendita, ed è molto brava
nel proporre i prodotti che realizza di cui rifornisce non solo
il punto vendita JRS Mikono Craft, bensì anche altri negozi
nei dintorni di Nairobi. Alice è un esempio non soltanto per
i suoi bambini, ma anche per altri rifugiati. Propone un programma di apprendistato e forma altre persone, tra cui
anche kenyani, a produrre oggetti di artigianato.
Vengono quindi effettuate visite domiciliari al fine di determinare il livello di necessità e l'iniziativa dei singoli rifugiati. Dopo aver ricevuto numerose di queste visite, Alice ha
ottenuto assistenza di emergenza. L'idea è quella di stabilire un rapporto tra il JRS e i richiedenti prima di concedere
il prestito. Alice ha quindi fatto richiesta ed è stata invitata
a un colloquio. I suoi progetti per l'attività commerciale
sono stati valutati e lei è stata giudicata una donna motivata con un progetto commerciale fattibile.
A quel tempo, viveva in una piccola casa in un insediamento informale a Nairobi. Appena in grado di soddisfare
le necessità dei suoi 13 figli, era chiaramente in una situazione vulnerabile. In un primo momento le sono stati concessi in prestito 230 dollari USA per realizzare e vendere
borse patchwork. Inizialmente ha trovato difficile avere
Il progetto di generazione di reddito del JRS va oltre il sostegno alle famiglie rifugiate in situazioni di emergenza, facendo in modo che si affranchino economicamente in maniera stabile e aiutandole quindi a riconquistare speranza e
dignità. I rifugiati come Alice, che vengono sostenuti nel
processo verso l'autosufficienza, sono in grado di affrontare il futuro più positivamente, senza la preoccupazione quotidiana di dover far fronte alle necessità più elementari. ♦
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Burundi
Il rafforzamento delle comunità promuove la reintegrazione
dei rifugiati
Gettare i semi dell'autosufficienza
P. Pascal Niyonkuru, direttore del JRS Burundi
Il signor Bitama, rifugiato burundese, ha vissuto per 35 anni nel campo di Mishamo in Tanzania.
Era il 2007 quando alcuni dei suoi figli hanno visto per la prima volta il loro paese natale, ma la
loro terra era ancora occupata da un'altra famiglia. Molti dei 421 000 burundesi che hanno fatto
ritorno nel proprio paese hanno una storia simile da raccontare. In questo piccolo paese senza
sbocco sul mare, che conta circa 8,7 milioni di abitanti, la terra scarseggia. Il massiccio ritorno di
rifugiati verificatosi a partire dal marzo 2002 in una società fondata sull'agricoltura ha aumentato le tensioni che riguardano il possesso della terra. Recenti statistiche governative confermano
l'enormità di questo problema: le controversie legali in materia fondiaria rappresentano infatti
l'80% del totale.
Tornare a casa - dalle razioni alla coltivazione dei prodotti, Mark Raper SJ/JRS
A partire dall'indipendenza del Burundi nel 1962, le lotte
per la proprietà terriera e il potere sorte fra le élite politiche
hanno ripetutamente alimentato il conflitto etnico. Nel 1972,
l'escalation di questo conflitto ha costretto circa 300 00
burundesi a fuggire, soprattutto nella vicina Tanzania. Il
signor Bitama era uno di loro. La sua famiglia fu obbligata a cercare salvezza nel campo di Mishamo. Anni dopo,
cercò di tornare a casa, ma venne fermato dalle autorità
tanzanesi. Era il 1993, l'anno in cui il presidente Ndadaye
fu assassinato, scatenando una guerra civile protrattasi per
un decennio e che sarebbe costata la vita a 300 000 persone. Il signor Bitama fu obbligato a lasciare il campo.
Tutto quello che non aveva potuto portare con sé era stato
distrutto prima della partenza. Non solo era sfumata la
speranza di ritornare a casa, ma aveva dovuto ricominciare da zero. Passarono gli anni e molti altri burundesi arrivarono nei campi tanzanesi.
Con la firma dell'accordo di pace di Arusha nel 2000, ci fu
un barlume di speranza. Come il signor Bitama, molti altri
esiliati burundesi desideravano tornare a casa: "Fui tra i primi
a registrarmi e quindi uno dei primi burundesi rifugiati dal
1972 a tornare ufficialmente a casa", ha raccontato. Eppure
il permanere di un intermittente stato di insicurezza nel paese
ha impedito alla sua famiglia di fare ritorno fino al 2007.
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Come molte altre località orientali più o meno grandi vicine al confine con la Tanzania, la cittadina natale del
signor Bitama, Giharo, ha sofferto molto durante la guerra civile. Spesso le truppe governative e le forze ribelli saccheggiavano tutto ciò che la popolazione locale possedeva, ed è per questo che molti sono fuggiti. Oggi, quelli
che hanno fatto ritorno si trovano di fronte a un altro problema: la mancanza di terreni. Quando il signor Bitama è
tornato a casa, ha trovato la sua terra occupata da un
Burundi
Senza l'aiuto del JRS, molti dei rimpatriati dipenderebbero dagli aiuti della comunità internazionale, JRS Grandi Laghi
l'approccio del JRS cerca di far nascere un senso di possesso e di responsabilità nei confronti del processo, definito
principio della catena di solidarietà. Se una famiglia riceve
una mucca o una capra, deve poi a sua volta dare una
mucca o una capra a un'altra famiglia.
certo signor X che gli ha proposto di condividerla. Mentre
il caso attende il giudizio della Land Commission, alcuni
membri della numerosa famiglia del signor Bitama non
hanno altra scelta che vivere in un campo vicino, senza un
minimo appezzamento da coltivare.
Ai rimpatriati vengono forniti attrezzi agricoli e animali.
Anziché distribuire aiuti rischiando di creare dipendenza,
l'approccio del JRS cerca di far nascere un senso di possesso e di responsabilità nei confronti del processo, definito
principio della catena di solidarietà. Se una famiglia riceve
una mucca o una capra, deve poi a sua volta dare una
mucca o una capra a un'altra famiglia.
Lo sfruttamento eccessivo dei terreni ha aumentato
le tensioni intercomunitarie
Nel Burundi, l'agricoltura continua a essere la fonte principale di reddito. Il settore industriale e quello manifatturiero,
praticamente inesistenti, non sono in grado di assorbire
questa popolazione senza terra. L'eccessivo sfruttamento del
suolo ha portato all'erosione e quindi a tensioni tra la popolazione locale e i rimpatriati, insicurezza alimentare e impoverimento. Con l'arrivo di migliaia di famiglie che rientrano,
la pressione esercitata su una comunità già impoverita e
malnutrita è enorme. Avendo accompagnato e servito questi rifugiati in Tanzania per anni, e consapevole che poco è
stato fatto per invertire questo andamento, il JRS ha avviato
un progetto di sicurezza alimentare, prima a Gisuru nel
2007, e poi quest'anno a Giteranyi e a Giharo.
Per assicurare la riuscita del processo, il JRS ha aiutato i
beneficiari a istituire delle associazioni. In linea con le
regole e gli statuti di ciascuna associazione, i membri
eleggono un comitato direttivo. Ciascun comitato, sostenuto da veterinari del JRS, è responsabile delle condizioni di salute degli animali. L'anno scorso, il JRS ha distribuito a Gisuru 720 capre e 60 mucche da latte. Le mucche hanno già dato alla luce 25 vitellini per altre famiglie.
Quest'anno il programma si è espanso a Giteranyi e a
Giharo. Otto associazioni a Giteranyi e sei a Giharo riceveranno più di 350 capre ciascuna, insieme alla formazione e all'attrezzatura necessarie. Il successo del programma è dovuto alla disponibilità di personale competente, dagli agronomi ai veterinari. Dall'inizio del programma del JRS, le esistenze di molti di coloro che tornano nel proprio paese, e affrontano problemi simili a quelli del signor Bitama, sono drasticamente migliorate. Le
autorità locali sono incoraggiate dall'approccio adottato.
La notizia del successo conseguito dal programma si sta
diffondendo velocemente, e qui e là il JRS viene invitato
ad inaugurare programmi simili in altre cittadine. ♦
Fornendo assistenza per lo sviluppo di condizioni di vita
sostenibili nel mondo agricolo, il JRS incoraggia la reintegrazione pacifica di quanti tornano. Il primo passo è quello
di dare ai beneficiari una formazione nel campo delle metodologie di produzione alimentare sostenibile. Dopo averli
dissuasi dal praticare un eccessivo sfruttamento dei propri
terreni, viene loro insegnato come usare fertilizzanti rinnovabili e organici, aumentando così la fertilità del suolo.
Se una famiglia riceve un animale, deve poi darne
uno a un'altra famiglia
Ai rimpatriati vengono forniti attrezzi agricoli e animali.
Anziché distribuire aiuti rischiando di creare dipendenza,
11
Settembre 2008
J R S
Servir N. 44
Ricostruire esistenze ricostruendo comunità
Facilitare l'autonomia, chiave di tutte le soluzioni durevoli
Storie di programmi di sostentamento da Sudafrica, Indonesia,
Thailandia, Kenya e Burundi
How toaiutare
Come
help one
unaperson
persona
La missione del JRS è quella di accompagnare, servire e difendere i diritti dei rifugiati e degli sfollati,
specialmente coloro che sono dimenticati e la cui situazione non attira l’attenzione internazionale.
Lo facciamo attraverso i nostri progetti in più di 50 paesi in tutto il mondo, dando assistenza tramite
istruzione, assistenza medica, lavoro pastorale, formazione professionale, attività generatrici di reddito e molte altre attività e servizi ai rifugiati.
Il JRS può contare soprattutto su donazioni da parte di privati, di agenzie di sviluppo e organizzazioni ecclesiali.
Alcuni esempi di come vengono utilizzati i fondi del JRS:
Per assistere un rifugiato che vuole avviare una piccola attività nella provincia del
Darién, Panama
- €20 -
Per svolgere per un anno opera di advocacy per conto di un rifugiato nel campo di Kakuma,
Kenya
- €30 Per concedere un prestito a un rifugiato perché possa avviare una piccola attività a
Chiang Mai, Thailandia
- €100 Per fornire a una famiglia di rifugiati formazione e materiali per rendersi autosufficienti, Giharo,
Burundi
- €150 Per assistere materialmente per un anno un bambino separato che sta richiedendo
asilo a Pretoria, Sudafrica
- €550 -
Per concedere un prestito a una donna sfollata perché possa avviare un'attività a
Banda Aceh, Indonesia
- €780 -
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Foto di copertina
Sulla via dell'indipendenza,
Nairobi, JRS Kenya
Direttore:
Francesco De Luccia SJ
Direttore Responsabile:
Vittoria Prisciandaro
Produzione: Sara Pettinella
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in italiano, inglese,
spagnolo e francese.
Servir è pubblicato in marzo,
settembre e dicembre dal
Jesuit Refugee Service, creato da
P. Pedro Arrupe SJ nel 1980.
JRS Il JRS, un’organizzazione
cattolica internazionale, accompagna, serve e difende la causa dei
rifugiati e degli sfollati.
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