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! ! ! ! ! ! L’IPNOSI IN UNA PROSPETTIVA STORICA E MULTIDISCIPLINARE intervento presentato durante le giornate di studio “Stati di Coscienza” (6/7 FEBBRAIO 2015 a Roma) dal Dott. Ivano Ancora Psicologo, Psicoterapeuta, EMDR Practitioner, Ipnologo, Responsabile Scientifico e Membro Direttivo della sezione Regionale SIPNEI Piemonte ! 1. L’inquadramento terminologico del termine Ipnosi. ! 2. L’ Ipnosi come Stato Alterato di Coscienza. ! ! 3. L’approccio multidisciplinare 4. Breve analisi storica dell’utilizzo della Ipnosi in Psicoterapia ! 5. L’ipnosi in un’ottica PNEI. ! 6. APPENDICI ! ! ! ! ! ! !1 ! ! ! ! ! ! ! ! !2 ! 1. L’inquadramento terminologico del termine Ipnosi. ! A metà degli anni ’60, Stephen Black1, riferendosi al suo collega A. A. Mason, riferisce che quest’ultimo, dopo aver ottenuto notevoli successi, utilizzando l’ipnosi con soggetti allergici, abbandonò questo campo di ricerche perché non sapeva come giustificare i risultati. Da allora sono passati cinquanta anni e possiamo affermare che i successi ottenuti in ipnosi medica si sono sempre più generalizzati e consolidati2. Su un qualsiasi sotto-argomento relativo alla ipnosi medica, si potrebbe imbastire un convegno di tre giornate. Ma io per parlare di Ipnosi ho trenta minuti. Dal momento che questo è un convegno di Antropologia Medica, dovrò fare delle scelte, per cui ometterò di parlarvi della ricerca finalizzata alla verifica della efficacia della Ipnosi in Medicina e/o in Psicoterapia. Così come non mi soffermerò sulla analisi delle principali teorie psicologiche tese ad evidenziare i meccanismi di funzionamento dell’ipnosi. In questa sede, mi soffermerò sui seguenti punti: ⇨ Quali sono i principali punti di convergenza e di divergenza fra la Psicoterapia e l’Antropologia Medica circa l’Ipnosi? ⇨ Come si pone la Comunità Scientifica in senso lato nei confronti di quel complesso insieme di fenomeni cui ci riferiamo con il termine Ipnosi? In molti casi una disputa scientifica parte dalla incapacità di riconoscere che alcune parole-chiave, in realtà riconducono ad una molteplicità di glossari tecnici che, pur utilizzando lo stesso termine, si riferiscono a fenomeni fra loro incommensurabili o allo stesso fenomeno interpretato alla luce di paradigmi scientifici in competizione fra di loro. Solo in quest’ultimo caso si può parlare di proficua disputa scientifica in quanto il fenomeno preso in considerazione prevede una prima definizione comune che rimanda ad una successiva competizione sui processi esplicativi di tale fenomeno. Ipnosi è un termine che ha una precisa collocazione storica e culturale (H. F. Ellenberger 19803). Si ritiene che esso sia stato introdotto per la prima volta dal medico scozzese J. D. Braid (C. R. Hunter 20114), come termine alternativo a quello di “magnetismo animale”, coniato da Mesmer anni prima (H. F. Ellenberger, op. cit). Il superamento di quest’ultimo si era reso necessario dal momento che le principale metafore di riferimento, quelle del magnetismo e dell’attrazione gravitazionale fra i corpi, risultavano sempre meno giustificate. In quegl’anni furono approntate ben due commissioni ( in una presenziana anche Benjamin Franklin5). Queste, pur rilevando la fenomenologia dell’Ipnosi ed i suoi esiti, affermarono l’inconsistenza dei presupposti scientifici proposti da Mesmer. Il termine introdotto da Braid, ovvero Ipnosi, si rifà ad un’altra metafora che sfrutta alcune similitudini fra il sonno e lo stato di coscienza dopo induzione ipnotica, da molti successivamente chiamato trance 1 ! Stephen Black; Mind and Body; 1969; William Kimber and Co. 2 ! M. R. Nash & A. J. Barnier; The Oxford Handbook of Hypnosis; 2008; Oxford University Press. 3 ! H. F. Ellenberger; La scoperta dell’inconscio. Toria della psichiatria dinamica. 1980; Boringhieri. 4 ! C. R. Hunter; Mastering the power of Self-Hypnosis; 2011; Crown House Publishing. 5 ! Vedi nota 2 !3 ipnotica. Ma anche questo termine, sebbene venga tutt’ora utilizzato, presenta delle insormontabili problematicità su cui mi soffermerò brevemente. In qualsiasi modo lo si voglia definire lo stato di coscienza di una persona dopo una induzione ipnotica riuscita, non è in alcun modo sovrapponibile fenomenologicamente e psicofisiologicamente a nessuna delle quattro fasi del sonno descritte dalla neuropsicologia. A parziale giustificazione potremmo addurre una considerazione di tipo puramente descrittivo. Nel momento immediatamente successivo ad una induzione ipnotica positiva, la persona in questione manifesta sempre, inizialmente, le seguenti caratteristiche: ipotonia muscolare generalizzata e visus ceruleus. Ciò ha indotto Braid a sentirsi giustificato nell’utilizzare il termine hypnos, mutuandolo etimologicamente dal greco antico. Torniamo a noi ed al fatto che io sono uno psicologo-psicoterapeuta che parla ad un pubblico composto principalmente da antropologi. Quali potrebbero essere le affermazioni di partenza che potremmo condividere, quelle che i logicomatematici chiamerebbero assiomi? La prima potrebbe essere: ⇨ il termine Ipnosi indica un processo naturale di tipo psico-fisiologico, transculturale e storicamente rintracciabile in ogni epoca (ubiquità del fenomeno). Se l’affermazione di cui sopra è condivisibile ne consegue che l’occhio dello psicologo e quello dell’antropologo osserverebbero lo stesso fenomeno. A mio avviso le cose non stanno così. Il termine Ipnosi è presente in qualsiasi dizionario di psicologia. Qui di seguito riporto la definizione del Cambridge Dictionary of Psychology6) e dell’Oxford Dictionary of Psychology7. Cambridge => Hypnosis ⇨ ⇨ The process of inducing a state of hypersuggestibility in another person in which his or her experience, memory, and behavior are influenced by suggestion to a greater degree than in normal states. The state of hypersuggestibility. Oxford => Hypnosis Alterations in sensations, perceptions, thoughts, feelings, or behaviour brought about by suggestion, often (though controversially) interpreted as a trance-like altered state of consciousness characterized by heightened suggestibility, associated with such phenomena as suggested hallucinations, hypnotic analgesia, hypnotic amnesia, and hypnotic age regression. In questo caso l’autore sottolinea l’ambiguità fra il termine in oggetto e le trance-like altered state of consciousness. Inoltre sottolinea la conditio sine qua non data dalla suggestibility. Poi elenca tutta una serie di fenomeni associati alla Ipnosi. 6 ! D. Matsumoto; Cambridge Dictionary of Psychology; 2009; Cambridge University Press. 7 ! A. M. Colman; Oxford Dictionary of Psychology; 2003; Oxford University Press. !4 Nessuna delle due voci accenna al contesto storico-culturale in cui questo termine è nato. L’accenno alla etimologia greca, pur essendo corretto, non rimanda agli aspetti più ambigui e fuorvianti del termine che abbiamo precedentemente descritto seppur sommariamente. La definizione dell’ Oxford Dictionary of Psychology introduce il termine di trance in abbinamento con altered state of consciousness, la qual cosa, se non altro, stimola qualche considerazione. E’ opinione di chi scrive che il termine Ipnosi vada inserito nella più vasta categoria denominata con Stati Alterati di Coscienza.8 Prendiamo in considerazione, adesso fonti di tipo antropologico. Non c’è presenza del termine Ipnosi nei seguenti dizionari di antropologia da me consultati: Dictionary of Anthropology9 ⇨ Ipnosi: termine non rilevato ⇨ Ipnotic (prefisso): non rilevato Concise Dictionary of Social and Cultural Anthropology,10 ⇨ Hypnosis: termine non rilevato in assoluto ⇨ Hypno (prefisso): non rilevato in assoluto Encyclopedia of Shamanism,11 ⇨ ! Hypnosis: termine non rilevato come lemma principale. Se applichiamo il comando “trova:Hypnosis” o “trova:hypnotic” nei dizionari sopra citati otteniamo che il termine ipnosi compare solo nel terzo dizionario: Encyclopedia of Sciamanism, all’interno delle seguenti voci: ⇨ Hypnosis => vedi voce: Healing: vol. 1 pag. 48 Sebbene la biochimica del corpo non sia ancora ben conosciuta, sembra che i placebo, l’imagery, l’ipnosi ed il biofeeedback, siano tutti in grado di influenzare il sistema immunitario. L’imagery a seconda della immagine, può deprimere o stimolare il sistema immunitario e la saggezza propria del corpo per sapere come guarire12. ⇨ Hypnotic => vedi introduzione, The Shamans Trance; vol. 1 pag xxxiv Il termine trance è ampiamente utilizzato, spesso con connotazioni negative, e definito in maniera imprecisa. Nell’uso generalizzato, trance implica non consapevolezza ed una mancata capacità di dirigere i propri pensieri e le proprie azioni. La trance può indicare uno stato di animazione parzialmente soppressa o incapacità di funzionare, come nello stordimento o nello stupore all’interno del quale una persona è inconsapevole dell’ambiente ed incapace a rispondere agli stimoli. Seconde delle definizioni più estreme, spesso associate a stati spirituali o patologie mentali, la trance viene definita come uno stato ipnotico, catalettico o di semiaddormentamento, caratterizzato da un limitato contatto sensoriale e motorio con l’ambiente in concomitanza con una incapacità di 8 ! Di ciò parleremo più approfonditamente in seguito. 9 ! C. Seymour Smith; Dictionary of Anthropology; 1986; Mc Milland Press (trad. It., 1991; Sansoni Editore Firenze. 10 ! M. Morris; Concise Dictionary of Social and Cultural Anthropology; 2012; Wiley-Blackwell 11 ! C. Pratt; Encyclopaedia of Shamanism; 2007; The Rosen Publishing Group. 12 ! Ci torneremo più avanti nel capitolo “L’Ipnosi in un’ottica PNEI” !5 memorizzare l’esperienza stessa della trance, dopo essere rientrati nello stato di coscienza ordinario. Nessuna di queste definizioni della trance si applica allo sciamanesimo. ! Secondo la prima defizione il termine ipnosi è più o meno collegato al termine “trance” e quest’ultimo si riferisce alle “pratiche sciamaniche”. La seconda definizione nega questa possibilità con la perentoria affermazione sopra evidenziata in grassetto. Personalmente preferisco la prima. Ne consegue che, perseguendo l’intento di trovare gli elementi in comune e quelli divergenti, dovrò approfondire la conoscenza del fenomeno che in Antropologia viene definito con il termine Sciamanesimo. A tale scopo mi sono rifatto ai seguenti testi: ⇨ Michael Winkelman: Culture and Health: Applying Medical Anthropology.13 ⇨ Etzel Cardeña and Michael Winkelman, (Editors); Altering Consciousness: Multidisciplinary Perspectives.14 ⇨ Michael Winkelman; Shamanism: A Biopsychosocial Paradigm of Consciousness and Healing.15 ! L’ Ipnosi come Stato Alterato16 di Coscienza. 2. A questo punto proprorrei una prima operazione di chiarezza terminologica, sostituendo il termine storicamente connotato di “ipnosi” con quello di “trance simil-ipnotica”17. Winkelman introduce la categoria degli Shamanic States of Consciousness (SsoC), (Stati Sciamanici di Coscienza). Secondo questa proposta si potrebbe affermare che nella storia biopsicosociale dell’essere umano possiamo riconoscere la trance simil-ipnotica come fenomeno storicamente universale e crossculturale18. Problema risolto? Solo in parte. ! 13 M. Winkelman; Culture and Health: Applying Medical Anthropology; 2009; Jossey Bass ! 14 E. Cardeña & M. Winkelman, Editors; Altering Consciousness: Multidisciplinary Perspectives; 2011; Praeger. ! 15 M. Winkelman: Shamanism: A Biopsychosocial Paradigm of Consciousness and Healing; 2010; Praeger. ! Con Alterato in caratteri italici, intendo sottolineare il mio disaccordo sull’utilizzo di questo termine, pur ammettendo, come fa 16 C. T. Tart, che è il termine più utilizzato in letteratura scientifica. Se proprio debbo esprimermi, preferisco la frase “Alternate States of Consciousness (Stati Alternativi di Coscienza). Vedi C.T. Tart; A Systems Approach to Altered States of Consciousness; in In J. M. Davidson & R. J. Davidson (Eds); The Psychobiology of Consciousness; 1980; Plenum Press. 17 ! S. Krippner; Cross-cultural eccc; in J.W. Rhue, S. J. Lynn and I. Kirsch; “Handbook of Clinical Hypnosis”; 1993; American Psychological Association. In questo lavoro Krippner, riferendosi all’operato degli sciamani introduce i termini “Hypnotic-like procedures” e “Hypnotic-like” experiences. 18 ! Sebbene ciò non significhi universalmente diffuso all’interno di una singola popolazione. !6 Il mio interesse culturale verso lo studio dei miti e della psicologia stessa, mi vede circa quattordicenne, divorare un dizionario di mitologia19 alquanto completo ed affascinante. Alcuni anni più tardi, a seguito di altre letture20, mi imbatto nel mito di Lilith (la prima donna). Speranzoso di saperne di più, consulto il mio dizionario di mitologia e scopro che questa voce non è riportata. Piuttosto indispettito mi chiedo come mai una pubblicazione così vasta non mi descriva questo mito. Mi ci vuol poco per giungere ad una considerazione che molti descrivono con la metafora del pesce e del fatto che esso è l’ultimo ad accorgersi dell’acqua i cui nuota. Il mito di Lilith proviene dalla cultura Giudaica (anche se non viene citato nella Sacra Bibbia). La sua assenza nel mio dizionario, è dovuta ad un preciso pregiudizio culturale (a mio avviso). Quanto appartiene alla cultura Giudaico-Cristiana è ambito della Religione, il resto è Mito (anche se in quel dizionario è presente il Pantheon Induista e non mi risulta che l’Induismo sia una Religione morta! Cosa centra questo con la trance? Ripartiamo dalla trance descritta dal pesce antropologo, cosa notiamo? Secondo la Pratt, la trance viene collocata all’interno di esperienze del tipo placebos, imagery, hypnosis, and biofeedback come condizione in grado di influire sul sistema immunitario. Abbiamo, quindi, un uso della parola trance in senso causativo, ovvero, per ottenere determinati effetti (guarigione), bisogna che la persona sia in stato di trance. Ma è pur anche vero che, secondo Winkelman, la trance è uno stato di coscienza che lo sciamano tende attivamente a ricercare con vari mezzi per poter espletare la propria funzione sociale di “guaritore”. Inoltre, lo sciamano possiede un notevole livello di mastery non solo nell’utilizzare la trance per i propri scopi sociali, quanto di controllarne consapevolmente i meccanismi di entrata ed uscita. Un antropologo proveniente da Marte, allora si chiederebbe: Come mai in tante culture un guaritore fa di tutto per entrare in uno Stato Alterato di Coscienza, mentre in altre, altri guaritori (gli psicoterapeuti che usano l’ipnosi), fanno di tutto per portarci i loro assistiti? In che modo la trance dello sciamano si collega con la trance della persona da guarire? Ci torneremo più avanti. Continuiamo con l’operazione chiarezza terminologica. Non dimentichiamo che nella pratica psichiatrica con il termine trance otteniamo una ulteriore prospettiva fenomenologica, quella di uno Stato di Coscienza che, essendo sintomo di malattia psichica, questa volta meriterebbe veramente l’aggettivo di alterato. E siamo arrivati a tre pesci con le loro acque: l’Antropologo, lo Psicoterapeuta che usa l’ipnosi e lo Psichiatra, tutti abilitati a parlare di trance, ma con l’inconsapevole rischio di una Torre di Babele in cui la parola è la stessa, ma non la cornice paradigmatica di riferimento che ne determina il significato. Non crediate che sia finita qui. Altre dimensioni della umana ricerca di conoscenza hanno a che fare con la trance o con i cosiddetti Stati Alterati di Coscienza. Queste sono: ⇨ la religione, (per quanto concene le pratiche mistiche dal punto di vista di chi le mette in opera – trance come sinonimo di esperienza mistica); 19 ! C. D’Alessio; Dei e Miti; 1954; Labor. 20 ! Martyn Mystere; Bonelli Editore (fumetto) !7 ! ! 21 ! ⇨ la filosofia (penso alla Reverie di Gaston Bachelard)21. ⇨ le neuroscienze (ovvero qualsiasi disciplina che si occupi dello studio scientifico della coscienza) ⇨ la psicologia transpersonale ⇨ la parapsicologia ⇨ lo sport https://en.wikipedia.org/wiki/Bachelard !8 3. L’approccio multidisciplinare Diventa sempre più chiaro, a questo punto, la necessità di un approccio multidisciplinare. Possiamo fare chiarezza sugli Stati Alterati di Coscienza (SAC), riassumendo alcune posizioni tratte dalla Psicologia Transculturale e dalla Antropologia. Queste racchiudono all’interno della esperienza sciamanica (Sciamanic State of Consciousness) tre distinte tipologie di SAC: ⇨ la Soul Flight: Extroversive Mystical Experience, caratterizzata da “senso d’unione con tutto l’universo”. Simile alle Near Death Experiences (NDE)22. ⇨ La Meditative SoC Introversive Mystical Experience, caratterizzta dalla “consapevolezza del vuoto” in cui “tutte le sensazioni e concettualizzazioni, includendo il senso di sé, lo spazio e il tempo, lasciano il posto ad un senso di nulla”. ⇨ la Possession: caratterizzata da tremori, convulsioni ed amnesia. Si ritiene correlata ad una predisposizione a fenomenti simil-epilettici. Vari studi hanno evidenziato aspetti in comune e aspetti divergenti (al di là delle dovute differenze storico-culturali)23. 3.1. Le principali differenze fra gli SAC sciamanici 3.1.1. SAC e Sistemi Rappresentazionali Questo è un termine mutuato dalla Programmazione Psicolinguistica24. Con esso si intende che una persona è portata a privilegiare la rappresentazione della realtà enfatizzando un canale sensoriale rispetto agli altri. Secondo questa teoria vi sarebbero tre principali Sistemi di Rappresentazione, più un Misto o Non Definito. Questi sarebbero: il Visivo, l’Uditivo, il Cenestesico. Ne consegue la seguente classificazione: ! ⇨ la Soul Flight S. R. VISIVO ⇨ il Meditative SoC S. R. UDITIVO ⇨ la Possession S. R. CENESTESICO 3.1.2. I metodi di induzione Con ciò intendiamo sottolineare quali sono i principali percorsi esperienziali che producono i vari SAC dello sciamano, per coglierne le differenze. ⇨ la Soul Flight.: privilegia la sovrastimolazione o il cosiddetto bombardamento sensoriale. I principali sistemi di induzione sono: preparazione attraverso digiuno prolungato ed astinenza sessuale; prolungate danze, canti e ritmico sottofondo a base di tamburi, fino al collasso ed al cambiamento di Stato di Coscienza. Possibile anche infliggersi delle ferite. ! 22 Per il lettore interessato alle cosiddette Esperienze di Pre Morte, consiglio l’interessantissimo testo di E. Facco: Esperienze di Premorte; 2005; Edizioni Altravista. ! 23 Vedi nota 14. Bisogna aggiungere che, per definizione la dimensione fenomenologica degli SAC non è verbalizzabile. Tuttalpiù, come ogni umana esperienza, risulta metaforizzabile 24 ! C. G. Smith; The Original NLP Toolbox; 2006; http://www.healsa.co.za/course/NLP_Toolbox.pdf !9 ⇨ il Meditative SoC: anche qui si possono osservare canti e sottofondo ritmico, ma la principale divergenza sta nella focalizzazione dell’attenzione volta a produrre uno stato di deprivazione sensoriale. ⇨ la Possession: danze, canti e percussioni. 3.1.3. Sistema Nervoso Autonomo e fase induttiva. Un’altra dimensione tassonomica riguarda la porzione di Sistema Nervoso Autonomo che viene principalmente coinvolta nella fase induttiva. ⇨ ! 4. ! 5. ⇨ il Meditative SoC ⇨ la Possession Sistema Ergotropico (dominanza simpatica) Sistema Trofotropico (dominanza parasimpatica) Misto Variabili di tipo geo-culturale ⇨ la Soul Flight: tipica delle società di cacciatori-raccoglitori. ⇨ il Meditative SoC: tipica delle società dedite all’agricoltura. ⇨ la Possession in entrambe Variabili di tipo contestuale. ⇨ la Soul Flight: solitamente attuata in presenza degli altri membri della comunità, all’interno di riti colllettivi, preferibilmente notturni. ⇨ il Meditative SoC: ricercato in contesti che privilegiano la solitudine e la ricerca di contatti con la dimensione interiore della esperienza. ⇨ la Possession: prevede un rituale pubblico; solitamente lo sciamano dopo l’esperienza in cui viene posseduto da uno spirito, presenta una amnesia per l’episodio, per cui è necessario che qualcuno dall’esterno possa cogliere i messaggi. ! 6. la Soul Flight Note a commento Nonostante queste differenze possiamo notare, in riferimento all’Ipnosi quanto segue: ⇨ Sistemi Rappresentazionali: ogni soggetto ha il proprio canale sensoriale privilegiato, per cui risponderà meglio ad alcune tecniche di induzione, piuttosto che ad altre.25 ⇨ Metodi di induzione: Si utilizzano metodiche sia di tipo iperstimolatorio che di tipo FA26 (focalizzazione dell’Attenzione) che approcci del tipo “deprivazione sensoriale”27 (RESTRestricted Envirinment Stimulation). ⇨ SN Aut. e fase induttiva: come sopra 25 ! G. Regaldo; comunicazione personale 26 ! E. Facco; Meditazione e iponosi. Tra neuroscienze, filosofia e pregiudizio; 2014; Edizioni Altravista. 27 ! A. F. Barabasz e M. Barabasz; Clinical and Experimental Restricted Environmental Stimulation: New Developments and Perspectives; 1993; Springer-Verlag !10 ⇨ Variabili di tipo geo-culturale: tutte e tre le tipologie possono coesistere all’interno di singole culture ⇨ Variabili di tipo contestuale: L’Ipnosi, contrariamente a quanto si possa credere, riesce meglio in gruppo, specialmente all’interno di contesti ritualizzati. Se paragonassimo l’Ipnosi alla Meditative SoC, bisognerebbe aggiungere che un tale stato è piuttosto simile all’autoipnosi28. 3.2. Aspetti comuni fra gli SAC sciamanici Dopo aver preso in considerazione gli aspetti discordanti fra i tre principali Stati Sciamanici di Coscienza, passiamo a chiederci quali potrebbero essere gli elementi in comune. Secondo Winkelman29, ed il suo Integrative Mode of Consciousness, le varie procedure atte ad indurre un SAC nello sciamano, mirano a raggiungere: …special forms of knowing related to the processes dominated by our ancient reptilian and paleomammalian brains. These processes of consciousness make available a variety of prelanguage structures and processes of knowing, a rich symbolic information system preceding the language-based rational consciousness of modern humans.What characterizes the special nature of these forms of knowing involves the integration of these ancient levels of understanding into the processes of the frontal brain and our more advanced senses of self. This is a psychointegration of behavioral and emotional processes into our preeminently symbolic brain processes through elevation of the reconscious protosymbolic processes of the ancient reptilian and paleomammalian brains [pp 128-129] What is common to all of these SoC is the end state of parasympathetic dominance and the integrative brain wave patterns that are associated with them. Previc30 (2009) has proposed that these commonalities reflect direct and indirect activation of the dopamine system General effects of shamanic induction processes increase the availability of these neurotransmitters. Their net effects enhance the transmission of ascending information in the brain, typified in coherent theta wave discharges and the experience of a visual panorama, exemplified in dreaming, hallucinations, and visionary experience. ! [p. 151.] Se sottolineassimo gli aspetti in comune fra i cosiddetti SAC, potremmo avere una immagine ben descritta dal motto “tutte le strade portano a Roma”, dove Roma sta per quella forma integrata di coscienza (l’IMC di Winkelmann” che permette allo sciamano di svolgere il proprio ruolo di healer (guaritore) e come ho cercato di far notare nel precedente punto 3.1.6. Ma c’è un’altra considerazione che, secondo Winkelman31 merita di essere presa in considerazione, ovvero che: 28 ! Stato che, comunque, prevede un precedente iniziale esperienza con l’ipnotista. 29 ! Vedi nota 14. 30 ! F. H. Previc; The Dopaminergic Mind in Human Evolution and History; 2009; Cambridge University Press. 31 ! Vedi nota 14. !11 The differences in the SoC of the various contemplative and shamanistic traditions may call into question the idea of a single functional mode of consciousness underlying all SoC discussed here. Experientially distinct conditions that have distinct psychobiological characteristics and functionally different features may also qualify as separate modes of consciousness. If so, then we would need to propose a modification to the hypothesis of a generic IMC, the existence of several distinctive modes of altered consciousness within the shamanistic traditions. However, the hypothesis here is that they all share similarities related to the selective adaptive integration of consciousness that facilitates a variety of forms of healing. Testing this model of the IMC requires brain research that is integrated with experiential reports on a variety of meditative and shamanistic traditions. [pp. 181-182]. ! La comunità scientifica si sta ancora interrogando in merito. Una possibile posizione di sintesi potrebbe essere quella già intrinsecamente presente nella etimologia stessa della parola trance (passaggio). In quest’ottica la fase iniziale della trance ipnotica (o hypnotike-like trance secondo Krippner), sarebbe quella che E. Facco chiama l’Ipnosi neutra32, dopodichè il soggetto (sciamano o paziente o persona in autoipnosi che sia) può accedere alla proprie personali funziono latenti33. 3.3. L’Ipnosi, la coscienza e i suoi Stati 3.3.1. L’approccio modulare ed evolutivo alla coscienza Aiutiamoci con un linguaggio più visivo e diretto: quello della insiemistica. Più o meno siamo giunti a questo punto della trattazione: ! ! 32 ! Vedi nota 26. 33 ! Vedi tabella sule funzioni della coscienza secondo Tart riportata a pag. 12. !12 Questo è un disco di Newton che possiamo utilizzare per rappresentare graficamente il nostro argomento. Immaginiamo che l’area del cerchio rappresenti la Coscienza e i settori colorati i suoi diversi Stati discreti. Siamo in grado di sapere quanti e quali sono questi Stati? Qual’è il rapporto dinamico fra di loro? Se ci sono Stati Alterati, significa che ci sono uno o più stati cosiddetti Normali? Lungi dall’affermare che la Scienza abbia risolto la questione34, mi limito umilmente a proporre la posizione di alcuni Autori. Uno di questi è il già citato Enrico Facco che così scrive: Si può sinteticamente considerare la coscienza come una condizione di Fondo, una condizione di lavoro in cui sono presenti contenuti specifici: questi ultimi non sono la coscienza in sé ma solo le immagini, gli oggetti mentali di origine interna o esterna che appaiono nel fluire dell’esperienza. La coscienza non è inoltre materia di assenzapresenza, ma è una struttura dinamica complessa, dotata di diverse forme rappresentazionali e contenuti in un continuo traffico di informazioni con le attività preconsce e inconsce; questa configurazione rende necessario un metodo di studio in grado di integrare in un unico complesso armonico coscienza e inconscio e di combinare osservazioni di 1PP (Prima Persona) e 3PP.35 Altre considerazioni in merito all’approccio modulare alla coscienza potrebbero essere così riassunte: ⇨ La coscienza è il prodotto del funzionamento integrato di più moduli operanti in parallelo. (Gazzaniga 201136; Panksepp 201237). ⇨ I cambiamenti strutturali rispondono alle tempistiche evolutive di tipo darwiniano. (MacLean 199038). ⇨ Alcuni cambiamenti funzionali sono estremamente recenti ed osservabili con un approccio di tipo psico-archeologico (Jaynes 197639; Schumaker 201040). ⇨ Con il proseguire del tempo fra alcune strutture sociali (culture) si notano delle differenze nell’approccio cognitivo alla realtà (Nisbett 200341). 34 ! Secondo Winkelman il dibattito scientifico sulla coscienza sarebbe, applicando la teoria di Kuhn sulle rivoluzioni scientifiche ad un livello pre-paradigmatico. ! 35 E. Facco; op. cit. (nota 26); pag. 293. 1PP = Prima Persona. 3PP = Terza Persona. 36 ! M. S. Gazzaniga; Who’s in Charge? Free Will and the Science of the Brain; 2011 Harper e Collins. Trad It. Chi comanda? Scienza, mente e libero arbitri; 2014; Le Scienze. 37 ! J. Panksepp e L. Biven; The Archaeology of Mind; 2012; trad it.: L’Archeologia della Mente; 2014; Raffaello Cortina Editore. 38 ! P.D. MacLean; The Triune Brain in Evolution; 1990; 39 ! The Origin of consciousness in the Breackdown of the bicameral mind; 1976; trad. It.: Il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza, 1984. 40 ! J. F. Schumaker; The Corruption of Reality: A Unified Theory of Religion, Hypnosis and Psychopathology;1995; Prometheus Book. 41 ! R.E. Nisbett; The Geography of Thought: How Asians and Westerners Think Differently . . . and Why; trad. It. 20SISI: !13 ⇨ Nel novero delle culture si possono notare differenze in come queste si rapportano agli Stati di Coscienza42, variando da, come scrive Winkelman43: culture monofasiche in cui istituzionalmente si valorizzano solamente gli stati di veglia (waking consciousness), verso culture di “vuoto polifasico” in cui si incoraggia l’esplorazione delle varie fasi della coscienza oltre la realtà fenomenica. 3.3.2. La molteplicità degli Stati di Coscienza Grazie a quest’ultima considerazione possiamo scoprire in che acque nuotiamo. Se facciamo nostro un approccio monofasico, allora la trance ed i suoi prodotti può essere letta e definita come Stato Alterato di Coscienza. Se propendiamo per una prospettiva polifasica, allora la trance può essere: ⇨ Uno stato Modificato di Coscienza (attivamente ricercato dallo sciamano44). ⇨ Uno stato Non ordinario di Coscienza con caratteristiche di imprevedibilità ed inusualità (vedi intossicazioni, febbre alta, esperienze di pre-morte, ecc.). ⇨ Uno Stato Patologico di Coscienza, sintomo di sofferenza psichica il più delle volte legata alla presenza di uno o più traumi. ⇨ Uno Stato Dissociato che soggettivamente viene percepito nell’ hic et nunc di situazioni eccezzionali (dissociazione peritraumatica45). ⇨ Uno Stato Superiore di Coscienza che serve a raggiungere superiori mete di conoscenza scientifica e/o filosofica, non utilizzando la Coscienza Ordinaria (Winkelman 201046; Tart 201147). ⇨ Uno Stato Mistico-Estatico di Coscienza che serve per raggiungere sensazioni soggettive ineffabili di “Congiunzione con il Tutto / Dio , ecc.) Tutte queste definizioni possono ben rientrare, a mio avviso, in quella sovracategoria esperienziale che Facco chiama NOME (Non Ordinary Mental Expression)48. Di ciò parlerò più avanti. Ritengo che la prospettiva polifasica ci aiuti meglio a districarci nella questione.. Inoltre, sarei dell’idea che gli Stati cosiddetti Alterati di Coscienza siano meglio comprensibili attraverso un modello dissociativo della coscienza. 3.3.3. Il modello orizzontale della coscienza e la dissociazione. ! 42 C. T. Tart; A Systems Approach to Altered States of Consciousness; In J. M. Davidson & R. J. Davidson (Eds); The Psychobiology of Consciousness; 1980; Plenum Press. 43 ! Vedi nota 15; pag. 5. 44 ! Vedi Winkelmam 2010 e lo “Shamanic State of Consciousness” 45 ! http://undestandingdissociation.wordpress.com 46 ! Vedi Winkelmam 2010 e l’ “IMC, Integrative Mode of Consciousness”. 47 ! C. T. Tart; ESItending Our Knowledge of Consciousness; in: E. Cardena & M. Winkelman; “Altering Consciousness; 2011; Praeger. Benchè, ovviamente incongruo, nell’originale, Tart mantiene il termine Altered, sottolineando che, nella comunità scientifica è il termine comunemente accettato. 48 ! Vedi nota 26. !14 Prima di descrivere questo modello occorre precisare che il termine dissociazione è mutuato dal glossario psichiatrico e che per molteplici versi la realtà fenomenologica degli stati dissociativi può essere paragonata alla trance simil ipnotica-SAC. Per descrivere questo modello sarà necessario enumerare le principali funzioni che compongono la Coscienza. Mi rifarò al lavoro di Tart49 che prevede (almeno) le seguenti funzioni (Major Subsystems of Conscioussness)50: ! ⇨ Exteroception Esterocezione ⇨ Enteroception Introcezione ⇨ Input processing Elaborazione delle informazioni ⇨ Memory Memoria ⇨ Sense of Identity Senso di Identità ⇨ Evaluation Valutazione ⇨ Subconscious Subconscio ⇨ Emotions Emozioni ⇨ Space-time Sense ⇨ Motor Output Output motorio ⇨ Latent Functions Funzioni latenti Senso del tempo e dello spazio Sempre all’interno della prospettiva polifasica, è meglio riportare le considerazioni di Tart, allorquando evidenzia alcuni possibili errori quando si assume una prospettiva monofasica: Vi sono, in particolare, due assunti maggiori che operano in modo implicito, usati praticamente da tutte le persone, scienziati compresi, che ostacolano seriamente la nostra comprensione sia degli stati ordinari che di quelli alterati. Il primo assunto è che il nostro stato di coscienza ordinario sia qualcosa di “naturale”, che egli sia semplicemente il modo in cui solitamente la coscienza dovrebbe funzionare. […] Il secondo assunto, che scaturisce dal primo, è che il nostro stato di coscienza ordinario sia “normale”, cioè la “migliore” o “ottimale” organizzazione possibile della coscienza. La conseguenza è che tutti gli stati alterati vengono implicitamente considerati in un modo pregiudizievole alla stregua di qualcosa di inferiore o patologico51. ! Anni fa i centralini telefonici funzionavano con gli spinotti e attraverso il contatto assicurato da uno spinotto due persone potevano parlare usando una linea (non ascoltati dall’operatore). Immaginiamo un modello in cui: ⇨ L’operatore (Stato di Coscienza) assume il ruolo che nelle neuroscienze viene definito con il termine di Executive52. 49 ! C. T. Tart; citato in J. F. Schumaker 20SISI; op. cit. 50 ! In Psicologia Cognitiva si preferisce parlare di Moduli o Network. Vedi C. Martindale; Cognitive Psychology: A Neural-Network Approach; 1991; Brooks/Cole Publishing Company. 51 ! Vedi nota 42. 52 ! M. S. Gazzaniga; 2011; op. cit. !15 ⇨ Le caratteristiche dell’operatore non sono fisse o predeterminate, ma rispondono a criteri ampiamente dinamici (per. es.: stato metabolico dell’organismo; assetto motivazionale; qualità dei collegamenti fra i moduli, ecc.). ⇨ L’operatore è definito in relazione alle funzioni di coscienza cui può accedere. ⇨ Solo una minoranza dei collegamenti possibili sono di tipo conscio il resto è elaborazione inconscia. ⇨ L’operatore, normalmente, detiene la sensazione di soggettività e di intenzionalità. ⇨ L’operatore non è l’unico a poter elaborare informazioni complesse e innescare comportamenti. Ne consegue che la coscienza è di natura dinamica e cangiante e viene data dal ⇨ tipo e numero di moduli cui può accedere l’operatore ⇨ rapporto che l’operatore ha con altri moduli in grado di definire strategie complesse e linee di condotta (comportamenti). Chiameremo questi altri moduli Inconscio53. Contrariamente al Cogito Ergo Sum cartesiano in cui la coscienza si identifica con il pensiero verbale, possiamo adesso affermare con Schumaker che: […] dissociation theory involves a “horizontal” model of mind that does not equate consciousness with awareness54. […] it leaves open the possibility that there is such a thing as unconscious awareness, a prospect that requires us to reconsider the traditional view of the hunan mind as singular and unified55. Schumaker op. cit.; pag 42. 3.3.4. L’ubiquità dei cosiddetti Stati Alterati di Coscienza Un autore che rende giustizia alla ubiquità del fenomeno Ipnosi-trance-SAC è il sopra citato John F. Schumaker che nel suo libro “The corruption of reality: an unified theory of religion, hypnosis and psychopathology” afferma: ! At one stage, our brains reached what Whyte termed a “historical discontinuity”, a deverlopmental threshold wherein we became capable of recognizing and being negatively affected by, disorder. […] In my earlyer book Wings of Illusion, I have written a more detailed account of our passage across the “cerebral Rubicon”, an evolutionary milestone that ushered us into the realm of the irrational. Once we fell victim to the “collition of amplified consciousness and reality”, we found ourselves in a hybrid reality that rested on error, self–deception and bias. But here I wish to take this line of reasoning one step further by examining dissociation as the brain mechanism that makes it possible for us to create artificial order and thereby regulate reality in meaningful, albeit nonsensical ways. At that point, it will 53 ! Per il rapporto fra Operatore e Inconscio si veda S. Gilligan; Therapeutic Trances; 54 ! Vedi nota 40; pag. 42. 55 ! Ibidem. !16 become clear that religion, hypnosis and psychopathology are explainable according to the same brain mechanism and the same underlying patterns of motivations56. ! Schumaker pone in relazione i processi evolutivi che determinarono i meccanismi di sviluppo del cervello e delle sue funzioni con i principali prodotti indotti: i sistemi di credenza religiosa; i canoni di determinazione culturale della patologia psichica e la trance ipnotica. In Appendice A, B, C, e D riporto degli esempi di alcune possibili trance ipnotiche in relazione ai sottosistemi che compongono uno stato di coscienza. 3.3.5. Il Modello di Tart Ritengo piuttosto interessante proporvi questa rappresentazione grafica del modello di coscienza di C. T. Tart: ! La fig. 1 illustra un concetto che io chiamo lo spettro delle potenzialità umane. Per il semplice fatto di essere degli esseri umani, noi possediamo un certo tipo di corpo e di sistema nervoso che opera in accordo alle leggi fisiche che governano noi e l’ambiente. Quindi c’è un cospicuo (sebbene sicuramente non infinito) numero di potenzialità, migliaia di potenzialità che potrebbero essere sviluppate. Comunque, ognuno di noi è nato in una particolare cultura ed una cultura può essere considerata come un gruppo di persone che riconosce l’esistenza soltanto di alcune di queste potenzialità e che ha deciso che alcune di queste siano “buone” e da sviluppare, mentre altre siano “cattive” e siano, quindi, da scoraggiare. Allora la Cultura A della fig. 1. incoraggia lo sviluppo di certe potenzialità umane, e ne scoraggia altre. Una cultura differente, la Cultura B, all’interno dello spettro delle potenzialità, opera scelte differenti. Alcune si sovrappongono con quella della Cultura A, altre sono completamente differenti. Ogni cultura è portata a considerare l’altra come particolare, selvaggia, pittoresca o cattiva. Entrambe le culture sono ignare nei confronti di un elevato numero di potenzialità. Di quelle potenzialità o disconosciute per ignoranza o attivamente rifiutate da una certa cultura, alcune possono rimanere potenzialmente accessibili nella adultità, mentre altre scompaiono, come potenzialità, se non vengono coltivate dalla giovane età. 56 ! Ibidem; pag. 45. !17 … E’ importante distinguere la conspapevolezza di base (basic awareness) dagli specifici contenuti mentali, dal momento che sembra ci siano notevoli variazioni nel grado in cui le persone sperimentino la consapevolezza come distinta dai contenuti attraverso il continuum degli stati alterati.]57 Tart continua così il suo ragionamento: (vedi modello qui sotto) ! [… Le nostre capacità si viluppano, quindi, non in isolamento, ma sotto l’influsso di due tipi di fattori principali, ovvero, le pressioni culturali e i limiti imposti dalle leggi fisiche che governano il mondo con cui interagiamo. Possiamo riscontrare anche l’intervento di altri fattori dovuti al caso. Con pressioni culturali, intendiamo che, oltre alla dotazione primaria che chiamiamo consapevolezza di base, alcuni aspetti del potenziale umano vengono selezionati o per essere sviluppati o per essere inibiti. Il risultato finale di questo lungo percorso evolutivo consiste nel fatto che un numero esiguo delle nostre umane potenzialità innate, viene alla fine fissato in una forma relativamente stabile che si traduce nel “normale” stato di coscienza adulto, un caratteristico ed abituale schema di funzionamento mentale (e quindi comportamentale) che adatta l’individuo, in un modo o nell’altro, a sopravvivere all’interno della visione della realtà condivisa culturalmente,58 caratterizzata da quegli aspetti fisici e sociali della realtà che la cultura ha stabilito essere importanti. … L’inculturazione, comunque, fa sorgere un notevole numero di vincoli emotivi e cognitivi che permettono un ragionevole grado di conformità verso i valori della realtà condivisa culturalmente. 57 ! C. T. Tart; 1980, op. cit.; pp 245-247. Per fare un esempio consideriamo la relazione fra SAC e contenuto in una cultura di tipo dionisiaco (ricercata) o di tipo puritano (condannata). 58 ! Nell’originale: consensus reality of the culture. !18 … Dopo aver esaminato un cospicuo numero di sistemi di “percorsi di sviluppo spirituale” e di crescita psicologica, sono stato particolarmente colpito dal notare la comune enfasi posta nella abilità di concentrare la propria attenzione volontariamente, superando i condizionamenti culturali ed i blocchi emotivi.]59 ! ! 3.3.6. La proposta di E. Facco60 Quando avevo ormai quasi finito di scrivere questo mio intervento, ho avuto la piacevolissima notizia che era stato pubblicato l’ultimo libro di E. Facco, professore di Anestesiologia e Rianimazione presso l’Università di Padova, nonché docente dell’allora CIICS, Centro Italiano di Ipnosi Clinica e Sperimentale61. Grazie all’apporto di Facco posso proporre una posizione che a mio avviso fa chiarezza sulla disputa terminologica su cui ho cercato finora di raccapezzarmi. Benchè non citi Tart, il dott. Facco sottolinea con adeguata forza e chiarezza l’improponibilità del termine “Stato Alterato di Coscienza”, proponendo una nuova categoria euristica: quella dei NOME NonOrdinary Mental Expression. Lasciamo la parola al dott. Facco: L’ipnosi, come la meditazione, è stata inserita nella classificazione degli ASC (Boveroux et al., 2008; Vaitl et al., 2005). Secondo il personale punto di vista questa classificazione è questionabile, se non errata: come già discusso, sarebbe più corretto definire le facoltà della mente di natura fisiologica con il termine di NOME, per eliminare l’insinuazione di una condizione anormale o disfunzionale, in ogni caso un minus rispetto a quella della coscienza ordinaria, semanticamente implicita nel termine alterato62. ! ! 59 Ibidem; pag. 248. 60 ! Vedi nota 26. 61 ! Presso cui ho conseguito la specializzazione di Ipnosi Clinica. Adesso si chiama Istituto Franco Granone, CIICS. 62 ! Il lettore potrà notare le affinità fra la posizione di Facco appena riportata e quella di Tart riportata a pag. 12. !19 4. Breve analisi storica dell’utilizzo della Ipnosi in Psicoterapia Vorrei adesso approfondire il tema legato ai rapporti fra l’Ipnosi (o, come la chiamerebbe Stanley Krippner: la hypnotic-like trance) e la odierna psicoterapia. Nel suo pregevole lavoro “La scoperta dell’Inconscio”, Ellenberger63 riconosce il ruolo cardine della Ipnosi nel novero della Psichiatria Dinamica e ne sottolinea l’ancestrale presenza come pratica di guarigione sin dagli albori della Storia. Stephen Gilligan, nel suo libro Therapeutic Trances64 propone una interessante lettura storica del modo in cui, attraverso gli anni, la cultura occidentale si è posta nei confronti dell’Inconscio. Grosso modo Gilligan descrive tre fasi: 1. Nella prima, da Mesmer fino alla prima metà del secolo scorso, l’inconscio costituisce una barriera che occorre abbattere per poter accedere al materiale che custodisce gelosamente e che può permettere (secondo vari meccanismi d’azione) la guarigione del paziente. 2. La seconda fase viene identificata con l’approccio Ericksoniano all’Inconscio, secondo cui, anziché operare con una strategia di forza per scardinare le resistenze, è preferibile una strategia di aggiramento, per raggiungere gli obiettivi terapeutici prefissi. Già da questa fase, comunque, l’inconscio viene letto come risorsa. 3. La terza fase che Gilligan propone come nuovo paradigma si riassume nella sua metafora del Cavaliere e del Cavallo. ⇨ L’Inconscio (il Cavallo) è sempre e comunque una risorsa. ⇨ Senza la fattiva collaborazione dell’Inconscio non è possibile alcuna guarigione stabile. ⇨ La terapia consiste in un reciproco disvelamento ed in un dialogo collaborativo fra il Conscio del Paziente (il Cavaliere) ed il suo Inconscio (il Cavallo)65 Siamo finalmente giunti, probabilmente, in un luogo dove le nostre acque si mescolano fino a produrre una visione che definirei di Psicologia Clinica Transculturale. Se facciamo nostra la proposta di Gilligan, giungiamo a leggere la psicoterapia che utilizza la trance in un contesto creativo e collaborativo, come caratterizzata da un approccio liberale, non interpretativo, in cui il Terapeuta fa in modo che il Paziente entri in contatto con le Sue Risorse nella indiscussa fiducia che queste possano concorrere attivamente al processo di cambiamento-guarigione. Dopo aver così proposto il rapport fra Terapeuta e Paziente, passiamo adesso a prendere in considerazione la seguente citazione, tratta da Krippner66 che cita a sua volta P. T. Furst67: Furst utilizzò concetti non-Indiani (intesi come Nativi del Nord America. Nota mia) (per es. “auto-ipnosi”, “trance” e “meditazione”) che non potrebbero essere direttamente comparabili alle esperienze originali. Cionostante, egli procedette nel descrivere la libertà 63 ! Vedi nota 3. 64 ! S. Gilligan; Therapeutic Trances: The Cooperation Principle in Ericksonian Hypnotherapy; 1987; Brunner/Mazel 65 ! Considerando le più recenti ricerche sull’Inconscio, la sua autonomia e capacità di porsi degli obiettivi, ci sarebbe da chiedersi chi è il Cavallo e chi il Cavaliere! Vedi R. R. Hassin, J. S. Uleman e J. A Bargh (Eds); The New Unconscious; 2005; Oxford University Press. 66 ! S. Krippner; op. cit.; 67 ! P. T. Furst ecc !20 che veniva tipicamente concessa dagli sciamani del Nord America ai loro pazienti circa l’uso della “trance estatica” per determinare la loro propria relazione con le forze invisibili dell’universo. Le pratiche analoghe di tipo ipnotico così descritte potrebbero essere le varie procedure non direttive, permissive, in cui i pazienti ipnotizzati usano le loro proprie fantasie e immagini interne per raggiungere i loro obiettivi terapeutici. Ecco che adesso sento di nuotare nella stessa acqua degli antropologi, anzi, degli sciamani del Nord America descritti da Furst. Sono consapevole di aver lasciato ancora inevasa una fondamentale domanda: (vedi pag. 6.) In che modo la trance dello sciamano si collega con la trance della persona da guarire? Nell’ottica Occidentale il Terapeuta cerca di indurre l’Ipnosi nel suo paziente. Non si è mai neanche lontanamente teorizzato che dovesse anche egli entrarne per compiere il suo mandato. Nelle culture sciamaniche questo è un fattore necessario. Perché? Possiamo fare delle ipotesi. Lo sciamano è chiamato a svolgere il suo compito ed attraversa un periodo di noviziato estremamente duro e selettivo. Fra le molte prove che dovrà superare, alcune di per sé gli procureranno Stati Alterati di Coscienza che potrà utilizzare per incontrare il paziente all’interno del sua condizione neurofenomenologica. Questo è codificato dalla prassi. Ritengo, altresì, che per alcuni terapeuti nella nostra cultura, il rapport che riescono a raggiungere, possa essere paragonato ad una trance naturalistica non ufficialmente ricercata. In una sua intervista Levine68 descrive la nascita del suo approccio al trauma (la Somatic Experiencing), descrivendo se stesso in una situazione di stallo terapeutico con una paziente da anni sofferente e refrattaria a tutti i precedenti tipi di intervento. In un momento cruciale di blocco Levine ebbe una allucinazione! Vide una tigre dietro alla paziente e, di conseguenza, le chiese di sottrarsi all’attacco imminente. Ciò, oltre a sbloccare la paziente e a portarla alla guarigione nell’arco di circa 30 minuti, costituì una esperienza di tipo intuitivo su cui l’autore sviluppò il suo modello teorico e pratico di intervento. Se facessimo nostro il suggerimento di Tart69 e cominciassimo a parlare di Scienza con gli Stati di Coscienza (Non Ordinari), ci troveremmo di fronte a margini di creatività e di accesso alle nostre risorse enormemente maggiorati. ! ! 68 ! http://www.psychotherapy.net/interview/interview-peter-levine 69 ! Vedi nota 36. !21 5. L’pnosi in un’ottica PNEI. Quanto detto finora si adatta di più alle dinamiche dell’intervento psicoterapeutico. Considerando comunque che l’umana sofferenza è anche data da tutta una serie di malattie psicosomatiche è ora il caso di considerare brevemente i rapporti fra ipnosi-trance-stati alterati di coscienza con gli aspetti psicobiologici della guarigione. Mi rifarò specificamente ai lavori della Achterberg e coll.70, omettendo gli ultimi sviluppi ovvero quelli che riguardano l’ Intentional Healing. La Achterberg ha accuratamente studiato l’utilizzo della Imagery nei processi di guarigione. Oltre ad una preziosissima e articolata trattazione dell’argomento da un punto di vista storico-culturale, di notevole interesse sono anche i suoi lavori scientifici in cui elabora degli strumenti che utilizzano l’Imagery per lo studio approfondito delle caratteristiche psicologiche della personalità di coloro che lei definisce Exceptional Patients (Pazienti Eccezionali). Queste persone sono pazienti in cui è stata diagnosticata una diagnosi di cancro e che hanno di gran lunga superato le aspettative di sopravvivenza a suo tempo formulate dai medici curanti. Dai lavori della Achterberg sono scaturiti tutta una serie di protocolli in cui viene utilizzata la Guided Imagery come terapia complementare71. Una più attenta analisi di questi protocolli e, nella fattispecie, dei passi iniziali per indurre il rilassamento, fa sorgere una domanda: perché la Achterberg non ha mai utilizzato il termine di Ipnosi? A questa domanda potrebbe rispondere soltanto l’autrice che, purtroppo, ci ha lasciati nel 2013. La mia personale ipotesi è che il termine Ipnosi era portatore di quelle ambiguità cui ho fatto già riferimento intrinseche alla sua natura storica. Quali potrebbero essere i sentieri da percorrere per evidenziare le connessioni fra Ipnosi-Stati Alterati di Coscienza e PNEI? Un’ipotesi di minima è quella che vede alcuni particolari stati alterati di coscienza indotti avere la capacità di modificare alcune variabili biologiche legate allo stress, principalmente i livelli di cortisolo. Altre ipotesi più articolate, verificate in termini di efficacia, ma i cui processi sono tutt’ora oggetto di analisi sono quelle che vedono l’Ipnosi-Stati Alterati di Coscienza incidere anche su funzioni immunitarie molto più specifiche (per esempio globuli bianchi, neutrofili, ecc)72. Secondo la Achterberg il rpincipio fondamentale è dato da ⇨ Capacità intrinseche del paziente ⇨ Utilizzo della Imagery come linguaggio-risorsa che attraverso metafore diventa un modo di accedere, di innescare e sostenere i processi di autoguarigione. Quando apprendiamo dai lavori della Achterberg che la distribuzione statistica delle risorse vede un 20% di scarsamente dotati, un 60% di mediamente dotati ed un 20% di super dotati non possiamo non notare che queste sono le stessse cifre con cui si descrive la distribuzione della capacità che le persone hanno di entrare in trance ipnotica73. ! ! ! 70 J. Achterberg, G. F. Lawlis; Imagery and Disease; 1984; IPAT. J. Achterberg, B. Dossey, L. Kolkmeier; Rituals of Healing: Using Imagery for Health and Wellness; 1994; Bantam Books. ! 71 A. C. Bakke, M.Z. Purtzer, Patricia Newton; The effect of hypnotic-guided imagery on psychological well-being and immune function in patients with prior breast cancer; 2002; Journal of Psychosomatic Research 53 (2002) 1131– 1137. 72 ! E. Hall, C. Hall, P. Stradling and D. Young; Guided Imagery: Creative Interventions in Counselling & Psychotherapy; 2006; Sage Publications. 73 ! G. Regaldo 2011. Comunicazione personale. !22 ! ! ! ! !23 APPENDICE A Stato di trance immediatamente dopo induzione ipnotica riuscita74 Sottosistema di Tart Stato di attivazione: conscio Stato di attivazione: inconscio Esterocezione SI SI Introcezione SI SI Input Processing NO SI Memoria NO SI Identità / valori SI Appraisal / Valutazione NO SI Emozioni NO SI Senso Spazio / Tempo NO SI Input Motorio NO SI Consapevolezza relazionale (presenza ipnotista) SI SI Modulo intenzionalità (Io Agente) NO SI In più aggiungerei ! ! 74 ! Vedi Tart e la sua metodologica alle ricerche in cui si dava per scontato che bastasse la sola induzione per avere un soggetto in stato di trance. E’ importante non confondere questo stato con quello in cui al soggetto-indotto si chiede di produrre qualche “fenomeno”. !24 APPENDICE B: Stato di trance indotta a scopo analgesia Sottosistema di Tart Stato di attivazione: conscio Stato di attivazione: inconscio Esterocezione In relazione alla suggestione SI SI per gli stimoli pressori SI Introcezione NO per gli stimoli nocicettivi Input Processing NO SI Memoria NO SI Identità / valori NO SI Appraisal / Valutazione NO SI Emozioni NO SI Senso Spazio / Tempo NO SI Solo per assecondare l’operatore SI Consapevolezza relazionale (presenza ipnotista) SI SI Modulo intenzionalità (Io Agente) NO SI Input Motorio In più aggiungerei ! ! !25 APPENDICE C: Stato di trance indotta a scopo “teatrale” Sottosistema di Tart Stato di attivazione: conscio Stato di attivazione: inconscio Esterocezione In relazione alla suggestione SI Introcezione In relazione alla suggestione SI NS SI In relazione alla suggestione SI Apparentemente limitata SI NO SI Emozioni In relazione alla suggestione SI Senso Spazio / Tempo In relazione alla suggestione SI Solo per assecondare l’operatore SI Consapevolezza relazionale (presenza ipnotista) SI SI Modulo intenzionalità (Io Agente) NO SI Input Processing Memoria Identità / valori Appraisal / Valutazione Input Motorio In più aggiungerei ! ! !26 APPENDICE D: Stato di trance indotta a scopo psicoterapeutico Sottosistema di Tart Stato di attivazione: conscio Stato di attivazione: inconscio Esterocezione SI SI Introcezione SI SI Input Processing SI SI Memoria SI SI Identità / valori SI SI Appraisal / Valutazione SI SI Emozioni SI SI Senso Spazio / Tempo In relazione alle manovre terapeutiche SI Input Motorio In relazione alle manovre terapeutiche SI Consapevolezza relazionale (presenza ipnotista) SI SI Modulo intenzionalità (Io Agente) SI SI In più aggiungerei ! ! !27 APPENDICE E: Janis e G.75 Janis era una paziente di G. il cui comportamento rifletteva un eccesivo bisogno di approvazione, sebbene fosse connotato ad intermittenza, da susseguenti imprevedibili ed incontrollabili scoppi di rabbia. Una della procedure di G. era di tipo ipnotico, nella misura in cui ricorrendo all’immaginazione guidata, “permetteva” a Janis entrare in contatto con “il mondo superiore”, con quello “inferiore” o di “rientrare” in un sogno richiamato. In una seduta “attraverso il mondo superiore” Janis scoprì una se-stessa che descrisse come una bimba abbandonata (deserted child) e giunse ad una più profonda comprensione del suo bisogno di approvazione. In una seduta “attraverso il mondo inferiore”, Janis cominciò a dondolare e a flettersi come un serpente. Essendosi fatta l’idea di avere scoperto il suo “animale totemico” (power animal), Janis cominciò a ripetere questi movimenti ogni giorno, notando che i suoi accessi d’ira incontrollata cominciavano a diradarsi. Avendo trovato dei modi per riconsolidare l’autostima della sua “bimba” e modi per far esprimere il suo “animale totemico” nella sua esperienza quotidiana, Janis prese atto con gioia che le sue reazioni rabbiose erano terminate. In una seduta G. guidò Janis indietro in un sogno che aveva fatto in cui aveva preso suo marito a colpi di pistola perché non gli aveva fatto un regalo costoso. Attraverso la possibilità di immaginare se stessa entrare nalla propria rabbia (moving into her rage), Janis si trovò di fronte ad un tunnel oscuro alla fine del quale si trovò di fronte ad una bimba dalla faccia paonazza per via del suo pianto disperato. Nella sua fantasia, Janis prese in braccio questa bimba, la tenne saldamente e le asciugò le lacrime. Più tardi realizzò che la bimba altro non era che se stessa più giovane mentre provava una mancanza d’attenzione ancora in grado di ferirla. Il sogno costituiva una rappresentazione estrema delle sue aspettative di cura ed affetto da parte di suo marito; non importava quanto lui fosse in grado di dargli, non sarebbe mai stato abbastanza per placare i bisogni della bimba paonazza abbandonata che piange e si dispera. Janis capì che la sua disfunzionale immagine di essere “carina” (nice) aveva cominciato a mostrare le sue crepe e che gli scatti di ira incontrollata ne annunciavano la fine. Crogiolandosi nell’immagine del serpente, mimandone i movimenti, anziché ricorrere ai suoi accessi di collera, Janis potè accogliere con favore una parte di lei che non era necessariamente “carina” o “bisognosa di approvazione”, ma che risultava fondamentale per la sua vera e propria sopravvivenza.76 G. lavorò con Janis esplorando le sensazioni che si accompagnavano ai movimenti da serpente per determinare quali nuove immagini di sé stessero per venire alla luce. A causa della sua quasi immediata attrazione verso il suo “animale totemico”, Janis potè accettare la sua sensualità repressa, le sue capacità di auto protezione e la sua autenticità. La sua riscoperta della auto-accettazione e dell’auto-stima accompagnarono la riscoperta della gioia di vivere. In questo esempio le procedure di G. rispecchiano le scoperte di Frank & Frank (1991) i quali affermano che le procedure di trattamento efficaci si basano su una relazione emotivamente carica (emotionally charged) e confidente con la persona che aiuta in un contesto di cura; uno schema concettuale o mito che fornisca una 75 ! Tratto da S. Krippner; Cross-Clultural Perspectives; in: Handbook of Clinical Hypnosis; a cura di J. W. Ruhe, S. J. Lynn e I. Kirsch; 1993; American Psychological Association. (traduzione di Ivano Ancora) 76 ! Questa parola (nell’originale survival può dare adito a delle ambiguità. In clinica come strategie di sopravvivenza indichiamo le logiche che sottendono alla produzione di sintomi, non potendo accedere ad altre risorse. In questo caso, accogliere il “serpente” più che essere una strategia di mera sopravvivenza, sembra essere un percorso di autoaffermaziome. !28 plausibile spiegazione per i sintomi del paziente ed un rituale che li risolva. Un rituale che veda l’attiva partecipazione di entrambi, il paziente ed il curante e che entrambi credano sia un buon mezzo per combattere la demoralizzazione del paziente. Con l’aiuto di G. Janis intraprese dei rituali che rinnovarono la sua comprensione, confidenza e gioia per sé e per la sua vita. N.B. Agli addetti ai lavori (psicoterapeuti) non sfuggirà che questo tipo di percorso terapeutico abbia notevoli somiglianze con la Ego State Therapy77 e che G. possa significare George, Gordon, ecc. G. in questo caso sta per Graywolf (Lupo Grigio) sciamano che vive in Oregon, nato come Fred Swinney, ben conosciuto Stanley Krippner, autore di questo scritto. ! ! 77 ! J. G. Watkins; Ego States: Theory anf Therapy; 1997; W. W. Norton !29