Intervento Procuratore Generale 2015

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Intervento Procuratore Generale 2015
Procura Generale della Repubblica
presso la Corte di Appello di Perugia
Intervento del Dott. Giovanni Galati
Procuratore Generale della Repubblica
presso la Corte di Appello di Perugia
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Inaugurazione dell’Anno Giudiziario 2015
Perugia, 24 gennaio 2015
Signor Presidente,
Ho ascoltato con attenzione la sua relazione e rinnovo,
anche quest’anno, il mio apprezzamento.
Mi unisco al saluto da Lei indirizzato a tutte le autorità
politiche, alle autorità civili, militari e religiose.
Saluto, inoltre, i rappresentanti delle Università di Perugia
ed i rappresentanti della stampa.
Rivolgo ancora il mio saluto a tutti i Magistrati del
Distretto, i quali, sempre in numero insufficiente,
continuano a svolgere il loro lavoro con meritoria
motivazione professionale e spirito di sacrificio.
Il mio pensiero si rivolge poi al personale amministrativo,
che, in costante riduzione, permette con il proprio impegno
di far funzionare la sempre più malandata macchina della
giustizia italiana.
Sono grato, inoltre, a tutte le Forze dell’Ordine, Carabinieri,
Polizia di Stato, Guardia di Finanza, al Corpo Forestale
dello Stato ed alla Polizia Provinciale, per la fattiva
collaborazione.
Rivolgo il mio saluto all’amico Avvocato Carlo Orlando,
che lascia la Presidenza del Consiglio dell’Ordine degli
Avvocati di Perugia per ricoprire il prestigioso incarico di
componente, per l’Umbria, del Consiglio Nazionale
Forense, dove sicuramente si farà distinguere per la sua
indubbia signorilità e per la sua profonda preparazione,
costituendo, quest’ultima, una dote indispensabile per l’alto
compito rimesso all’organo apicale degli avvocati italiani.
Ne sono ben consapevole, in quanto per quattro anni ho
rappresentato la Procura Generale della Corte di Cassazione
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nell’espletamento dell’attività giurisdizionale del Consiglio
Nazionale Forense.
In questi anni della mia presenza a Perugia, l’Avvocato
Orlando e l’Avvocatura Perugina, tramite l’Ordine, hanno
offerto sostegno continuo agli uffici giudiziari sia in termini
di aiuto finanziario per l’acquisto di attrezzature e sia in
termini di risorse umane(ultimamente sono state distaccate
due unità lavorative al Tribunale penale di Perugia).
E’ stato, inoltre, razionalizzato il sistema delle difese di
ufficio e, soprattutto, di recente sono stati sottoscritti
protocolli con la Magistratura per la gestione delle udienze
penali dibattimentali e del riesame.
Questo reale e fattivo contributo sicuramente ha portato
beneficio al funzionamento della giustizia perugina.
Parimenti devo ringraziare i Presidenti dei Consigli
dell’Ordine degli Avvocati di Terni e di Spoleto, i quali
hanno collaborato e continuano a collaborare nella nuova
organizzazione degli uffici giudiziari locali, resasi
necessaria dopo la riforma della geografia giudiziaria, che,
come tutte le riforme della Giustizia sbandierate in questi
anni, aveva l’obiettivo dichiarato di rendere la macchina più
veloce, mentre si è verificato l’opposto, producendo
ulteriori rallentamenti dei procedimenti, con procedure più
faticose per l’improvviso aumento del carico di lavoro su
organici già, in precedenza, insufficienti.
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Sulle ferie e sulle mancate riforme di legge
Si dimentica e si è italicamente dimenticato che dalla fine
degli anni sessanta a tutt’oggi la Magistratura italiana, con
l’ausilio delle Forze dell’Ordine, ha operato in maniera
determinante, anche con il sacrificio della vita da parte di
alcuni, per il rispetto della legge e per il mantenimento della
democrazia in Italia.
Voglio ricordare i processi contro il terrorismo rosso e nero
degli anni 70/80 e la sua sconfitta.
Voglio ricordare la scoperta dei responsabili dei numerosi
sequestri di persona dello stesso periodo con la conseguente
eliminazione di questo fenomeno criminale.
Voglio ricordare il primo maxi-processo alla mafia che
durò dal 10 febbraio 1986 al 30 gennaio 1992, frutto del
sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e che si
concluse con pesanti condanne(diciannove ergastoli e pene
detentive per un totale di 2665 anni di reclusione) quasi
tutte confermate in Cassazione(secondo una precisa ricerca
si è trattato del più grande ed importante processo penale
mai celebrato al mondo).
Voglio ricordare Tangentopoli, che ha azzerato tutta la
classe dirigente dell’epoca e voglio ricordare di seguito
quelle che possono chiamarsi le appendici, facendo
riferimento ai processi contro un ex pluri-Presidente del
Consiglio, prescritto per mafia; un altro ex Presidente del
Consiglio, condannato con sentenza definitiva ed affidato ai
servizi sociali; tre ex Ministri e vari Sottosegretari,
coinvolti in vicende giudiziarie con condanne definitive ed
alcuni colpiti da misure cautelari: tutti soggetti che,
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evidentemente, non mi sembra si siano distinti nel rispetto
dell’art. 54 della Costituzione, che impone ai cittadini, che
ricoprono cariche pubbliche, il dovere di adempierle con
disciplina ed onore.
Non sono da dimenticare poi gli amministratori corrotti,
scoperti in quasi tutte le regioni italiane, e per finire voglio
ricordare i procedimenti relativi alla ricostruzione
dell’Aquila, relativi al Monte dei Paschi di Siena, al MOSE,
all’EXPO, alla CARIGE e per ultimo l’intreccio politico
mafia e corruzione nella gestione del Comune di Roma.
La Magistratura ha sempre operato per bonificare(come più
volte ricordato dal Presidente Napolitano) la rilevante parte
marcia della società, per cui ripeto con orgoglio: se lo Stato
democratico ha tenuto e continua a tenere lo deve alla
Magistratura ed alle Forze dell’Ordine.
Su questo però c’è poca attenzione, quasi fastidio, in quanto
il potere politico è ben cosciente di essersi distinto, in questi
anni, esclusivamente per la sua assenza, con la conseguente
supplenza del potere giudiziario, che ha tenuto sempre fede
al suo impegno, anche se continuamente oggetto di critiche
ed attacchi ingiustificati.
Due, comunque, sono gli odierni argomenti che hanno
preoccupato e preoccupano il Legislatore: le ferie e la
responsabilità civile dei Magistrati, senza prestare la
doverosa attenzione alle vere riforme legislative che
inciderebbero positivamente sul funzionamento della
Giustizia.
Si richiede maggior senso di responsabilità da parte del
Legislatore, che eviti di farci assistere al perpetuarsi del
rinvio di riforme assolutamente necessarie, nel penoso
gareggiare in Parlamento con esternazioni quotidiane, con
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annunci senza sviluppo e con vuoti esercizi retorici senza
approdare ad alcuna conclusione.
Riducendo le ferie di quindici giorni, si è voluto
rappresentare i Magistrati come nulla facenti e lo si è fatto
intervenendo anche con battute spiritose di contenuto
offensivo.
Quando si assumono tali atteggiamenti insolenti si
dimentica che la Giustizia è un’istituzione, una garanzia, un
bene comune, in cui ogni cittadino deve avere fiducia.
Deridere ed offendere i Magistrati, seguendo un solco già
tracciato, per delegittimare la Magistratura ed il potere
giudiziario, porta esclusivamente alla perdita del valore
delle regole.
Il rapporto CEPEJ(Commisione Europèen pour l’Efficacitè
de la Justice, organo del Consiglio d’Europa) ha indicato
che i Magistrati italiani sono i più produttivi di tutti.
Orbene noi produciamo il doppio dei colleghi francesi ed il
quadruplo dei tedeschi.
I fascicoli arretrati, tuttavia, si accumulano a milioni sia al
penale che al civile. Questa è la conseguenza, non perché si
lavora poco, ma perché si trattano troppi processi.
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Soffermandomi esclusivamente sul settore penale, le leggi
in vigore puniscono moltissime condotte che dovrebbero
essere sanzionate in sede amministrativa.
Si rende necessaria una depenalizzazione massiccia, che
costruisca un diritto penale minimo e, ripeto, punisca con
sanzioni amministrative la gran parte delle violazioni.
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In base ad un’approfondita ricerca, le figure di reato, con
una seria depenalizzazione, si ridurrebbero di oltre la metà.
Bisognerebbe ispirarsi alla “Carta de Logu” di Eleonora
D’Arborea, risalente al XIV secolo ed in vigore fino al
1826.
In essa si precisava testualmente “vogliamo ed ordiniamo
che al fine di limitare le spese ai sudditi ed ai litiganti, circa
vertenze e liti che non superano i cento soldi, sia vietato
appellarsi a Noi o ad altri funzionari regi” ed ove si
proponesse
comunque
l’appello,
si
evidenziava
testualmente che “l’appello inoltrato non deve essere
accettato e la sentenza pronunciata deve considerarsi
definitiva”.
Per le bagatelle bastava ed avanzava.
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Nel nostro sistema, inoltre, bisogna cambiare le norme che
rendono conveniente il giudizio e, quindi, in primo luogo
quelle sulla prescrizione.
In Italia sono centoventimila i processi che ogni anno si
estinguono per il decorso del tempo.
La prescrizione è stata correttamente definita da Gianluigi
Pellegrino: “una spugna prè-à-porter per lavare via le
responsabilità più ingombranti e con esse l’obbligo di
rendiconto verso la Giustizia ed il Paese”.
Il sistema italiano sulla prescrizione è unico in Europa,
tant’è che più volte se n’è chiesta dall’OCSE e dal
Consiglio d’Europa la modifica, perché, se la Giustizia non
riesce a concludere il suo lavoro in un tempo accettabile, il
processo muore.
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La prescrizione è la spinta primaria che rende conveniente
delinquere e, per tale ragione, dovrebbe smettere di
decorrere dopo il rinvio a giudizio.
Ciò, a mio sommesso avviso, costituirebbe l’unico mezzo
efficace a contrastare, nel processo, l’utilizzo di tutti gli
espedienti dilatori e pretestuosi, oggi abbondantemente
offerti dal codice di procedura penale.
Di riformare la prescrizione si parla da molto tempo e si
rinnova il richiamo in occasione di fatti clamorosi, come il
caso ETERNIT, tuttavia, il progetto di legge governativo,
che contiene macchinosi sistemi per rimettere in moto la
prescrizione, rischia di non essere un soluzione adeguata
che non risolverebbe i problemi, ma spingerebbe verso
nuove tecniche dilatorie.
La vicenda prescrizione è il segno di uno scollamento più
grande.
Tutta la Giustizia penale ha bisogno di una nuova strategia
e deve essere pensata nel suo insieme.
Occorre modificare il sistema giudiziario penale ed il suo
pessimo funzionamento, tenendo conto in primo luogo delle
varie fasi in cui si aggomitola.
Abbiamo tre gradi di giudizio: Tribunale, Corte di Appello
e Corte di Cassazione, che diventano cinque se si tiene
conto dell’udienza preliminare e del Tribunale della
Libertà. Aumentano ancora, potendosi ricorrere più volte di
seguito davanti al Tribunale della Libertà.
Infine, davanti alla Cassazione si può ricorrere su
tutto(dall’abbaiare dei cani alla temporizzazione dei
semafori) ed ottenere il rinvio alla Corte di Appello e
perfino al Tribunale.
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Una riforma seria dovrebbe, pertanto, soffermarsi anche
sulla necessità di una riduzione del processo, che è molto
lungo, rappresentandosi soprattutto l’indispensabilità di
interventi incisivi sulle impugnazioni e, soprattutto, sul
giudizio di legittimità.
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Sulla responsabilità civile dei Magistrati
Per la riforma della legge 177 del 1988, sulla responsabilità
civile dei Magistrati, intesa come responsabilità diretta, si
continua ad affermare falsamente che sia stata richiesta
dall’Europa, ma non esiste nessun obbligo in tal senso
verso l’Unione Europea.
Il Consiglio d’Europa, con la raccomandazione del
Comitato dei Ministri agli Stati membri sui Giudici n. 12
del 2010, adottata dal Comitato dei Ministri il 17.11.2010,
ha tassativamente escluso l’ammissibilità di qualsiasi forma
di responsabilità civile diretta dei Magistrati,
puntualizzando che è soltanto lo Stato, che ha risarcito il
danno, legittimato a richiedere che sia accertata la
responsabilità civile del Giudice.
Si vuole poi riformare l’art. 2 della legge introducendo la
responsabilità per “travisamento del fatto o delle prove”
non rendendosi conto, forse, che ciò significa violare
l’indipendenza del giudizio.
Infine l’abolizione della procedura di ammissibilità della
domanda(il cd “filtro”) con la possibilità della citazione
diretta del giudice in giudizio diventerà un modo per
bloccare il processo.
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E difatti il Magistrato citato in giudizio avrà l’obbligo di
astenersi, con il conseguente trasferimento del processo ad
un altro Magistrato, che a sua volta potrà essere citato
anch’egli per danni e cosi via con i tempi che si
allungheranno a dismisura.
Si tratta di conseguenze nefaste, che, purtroppo,
autorizzano a pensare che senza soluzione di continuità
prosegue l’attuazione del programma di delegittimazione
della Magistratura.
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Sull’attività della Procura Generale
Il compito primario della Procura Generale è quello di
svolgere attività di vigilanza, ma questo trova tutt'ora un
limite nella mancanza di un intervento legislativo, o quanto
meno di una indicazione precisa da parte del Consiglio
Superiore della Magistratura, sul contenuto dell'articolo 6
del Decreto Legislativo 106/2006.
Orbene, la norma indicata richiama il potere di vigilanza
del Procuratore Generale presso la Corte di Appello al fine
di verificare il corretto e uniforme esercizio dell'azione
penale ed il rispetto delle norme sul giusto processo.
Proprio per questo già con la risoluzione (urgente) del 5
luglio 2006 (e sono passati ben 9 anni!) il Consiglio
Superiore della Magistratura sottolineava come fosse
necessario procedere ad una attenta analisi dei
provvedimenti organizzativi dei Procuratori, per valutare la
congruità e la razionalità degli assetti organizzativi degli
uffici, (sopratutto) per regolare gli effetti derivanti
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dall'introduzione della disciplina prevista dall’art. 6 del
D.L.vo 106/2006. Tuttavia sul contenuto relativo ai poteri
del Procuratore Generale il Consiglio Superiore della
Magistratura non dava alcun indirizzo, e tutt’ora persistono
le difficoltà nella sua applicazione pratica. Ciò rende
indispensabile un nuovo intervento sul punto da parte del
Consiglio Superiore della Magistratura, per assicurare
effettivamente l'esercizio del potere che tale norma
attribuisce ai Procuratori Generali.
Questo Procuratore Generale, per realizzare quanto disposto
dal dettato legislativo, ha richiesto ai Procuratori della
Repubblica (che hanno aderito principalmente per lo spirito
di collaborazione che contraddistingue i titolari degli uffici
del Distretto di Perugia), di “normalizzare”, nel pieno
rispetto dell’art. 127 disp. att. c.p.p., il flusso di informative
sull'inizio e sullo svolgimento dei procedimenti penali in
fase di indagine preliminare, nonché quelli il cui termine sia
scaduto e sulle (eventuali) disfunzioni organizzative degli
uffici.
Il risultato di tale iniziativa appare allo stato apprezzabile
anche se per una maggiore incisività (specie nell'ottica di
una riorganizzazione orientata alle Best Practices degli
uffici giudiziari) occorrerebbe affiancare alla buona volontà
e alla collaborazione la costanza nel tempo.
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Sulle Best practices degli uffici giudiziari
Proprio per innovare e sviluppare, in modo apprezzabile, il
“servizio giustizia” nelle sue risorse e potenzialità, la
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Procura Generale ha aderito e fattivamente partecipato al
progetto- finanziato dal Fondo Sociale Europeo 20072013- riguardante la “Riorganizzazione dei processi
lavorativi e di ottimizzazione delle risorse degli uffici
giudiziari della Regione Umbria” ossia le cd. Best
Practices.
L’attuazione delle Best Practices permetterà l'aumento
qualitativo dei servizi della giustizia civile e penale,
contemperato con la riduzione dei costi di funzionamento
dell'organizzazione giudiziaria, e la capacità di informare e
comunicare ai cittadini i risultati e l'uso delle risorse messe
a disposizione ( nell'ottica di una responsabilità sociale
degli uffici giudiziari costituzionalmente orientata alla
efficienza amministrativa).
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Sul processo telematico
La consapevolezza che occorre cercare soluzioni che
coinvolgano le diverse professionalità impegnate in ambito
giudiziario, ha portato all’introduzione del Processo
Telematico sia in ambito civile che in ambito penale
considerandolo come uno dei possibili rimedi attuali del
processo, specialmente se lo sviluppo informatico sarà
accompagnato dal cambiamento culturale degli operatori
del diritto.
Con il processo telematico, che ha inizialmente comportato
un certo “sconcerto” tra gli addetti (sia giudici che operatori
di cancelleria e anche tra gli avvocati non pronti a questo
passaggio “epocale”), si è avuta e si avrà una maggiore
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efficienza del “sistema giustizia”, formato da una pluralità
di attori necessari (cancellieri, avvocati e giudici).
Orbene, il processo telematico non può e non deve
certamente essere inteso come palliativo delle croniche
malattie di cui è affetta la giustizia italiana, ma può essere
visto come modus operandi per un cambiamento
efficientistico sull’esempio di paesi europei come
l’Inghilterra o la Francia dove il suo uso sistematico aiuta la
“macchina statale” ad ottimizzare i tempi.
Invero, la curiosità ( ma dovremmo chiamarla necessità) di
un confronto con i sistemi giudiziari di altri paesi europei, è
stata (da sempre) oggetto del Centro Internazionale
Magistrati “Luigi Severini”, una perla della nostra città, che
nella sua pluriennale storia ha messo a confronto realtà
diverse, culture e metodi operativi diversi, con uno sguardo
attento e (positivamente) critico al nostro sistema
giudiziario.
Proprio nello spirito costruttivo che ha sempre
contraddistinto il Centro Luigi Severini, si terrà nel mese di
aprile un incontro internazionale di studi, aperto a tutti gli
operatori del diritto, avente come tema “L’afficientamento
del servizio giustizia”, tema non scelto casualmente perché
la giustizia deve (efficientemente) essere al servizio di tutti
coloro che le si rivolgono.
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Sull’attività giudiziaria del Distretto
Ritengo doveroso rivolgere (anche quest'anno) un profondo
ringraziamento ai Magistrati e a tutto il personale del mio
Ufficio per l'impegno (appassionato e costruttivo) e la
grande professionalità profusi, nonché per la fattiva
collaborazione che ogni giorno dimostrano. Altresì, non
posso non manifestare considerazione e apprezzamento per
i Procuratori e i Magistrati delle Procure del Distretto, che
hanno dato prova di rispettoso servizio e osservanza della
legge nello svolgimento del loro lavoro. E, da ultimo, non
posso esimermi dal ringraziare il personale amministrativo,
dirigenti, funzionari e impiegati che pur nelle difficoltà note
ai più ( e mi riferisco alla cronica mancanza di personale
amministrativo di cancelleria che da diciassette anni attende
un concorso) adempie il proprio dovere, in un sistema che
rischia la paralisi, per rendere funzionante la macchina della
giustizia a Perugia e in tutto il Distretto della Corte
d'Appello.
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Sulla Procura della Repubblica di Perugia
Un particolare elogio per le modalità di gestione del carico
di lavoro e gli ottimi risultati raggiunti (ottimizzando le
risorse sia umane che materiali a disposizione) va fatto alla
Procura della Repubblica di Perugia, sotto la direzione della
dr. Antonella Duchini, Procuratore della Repubblica
Aggiunto.
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Tale ufficio, avvalendosi di criteri organizzativi già
ampiamente rodati, ha ulteriormente ridotto la pendenza dei
procedimenti.
Orbene, dai dati statistici allegati alla relazione del
Procuratore, risulta una ulteriore riduzione del 9% delle
pendenze
Aggiunto,
percentuale,
che
se
letta
complessivamente con quella dei procedimenti “lavorati,”
ma non formalmente finiti, (ovvero per i quali sia stato
emesso avviso di conclusione delle indagini preliminari o
sia stata richiesta al Tribunale la data di prima udienza di
trattazione con rito monocratico), fa emergere una
situazione “effettiva” praticamente vicina allo zero.
Per quanto riguarda, invece, il pregevole lavoro svolto dalla
DDA locale non solo si è registrata una riduzione delle
pendenze pari al 13% , ma emerge, da una complessiva
valutazione dei procedimenti di sua competenza, il
conseguimento di ottimi risultati nel perseguire le
organizzazioni di tipo mafioso (in particolare la 'ndragheta
e la camorra), bloccandone immediatamente l’operatività
ed il conseguente sviluppo.
E difatti con l'operazione “Quarto Passo” si è bloccato un
pericoloso gruppo ‘ndranghetistico, che si accingeva ad
infiltrarsi nella buona economia di questa regione.
Invero, con un lavoro investigativo ben fatto e con la
collaborazione delle vittime che hanno denunciato quanto
loro accaduto, riponendo fiducia nella giustizia e negli
uomini che la servono, è stato smantellata un’associazione
per delinquere di stampo mafioso, composta da calabresi,
affiliati alla cosca Farao Marincola di Cirò, dediti
all’estorsione, alla truffa, all’usura ed alla prostituzione.
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Concludendo è evidente che gli encomiabili risultati
illustrati sono stati raggiunti solo con l'ottima
organizzazione dell'Ufficio, condivisa dai Magistrati e dal
personale, che, anche per il futuro, invitiamo a continuare
sulla strada tracciata.
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Sulla Procura della Repubblica presso il Tribunale
per i Minorenni
Gli elogi espressi precedentemente, vanno estesi anche al
lavoro svolto dalla Procura Minorile, che seppur investita
anch'essa dalle difficoltà dovute alla mancanza di
personale, ha definito, grazie alle ottime capacità
organizzative del Procuratore, dr. Giovanni Rossi, ed al
valido apporto fornito dal Sostituto Procuratore, dr.
Flaminio Monteleone , tutti i procedimenti pendenti iniziali
e il 65% di quelli sopravvenuti.
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Sulla Procura della Repubblica di Terni
Ritengo ottimo il lavoro svolto dal Procuratore della
Repubblica di Terni, dr. Cesare Martellino, per aver ridotto,
in maniera rilevante, a seguito di una completa
riorganizzazione dell’Ufficio, l'arretrato formatosi sotto la
precedente gestione che, fra l’altro, si era disinteressata sia
del settore delle esecuzioni penali che di quello inerente la
liquidazione delle spese della giustizia.
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Tale situazione aveva determinato la richiesta da parte della
Procura Generale di una ispezione mirata, che ha accertato
in particolare l'abbandono dei suindicati settori.
Una task- force operativa costituita dal Procuratore ha
permesso il celere smaltimento di gran parte dell'arretrato.
Quanto alla criminalità, in particolare quella organizzata,
contrariamente alle gratuite, e per questo infondate,
affermazioni fatte da un Magistrato in occasione di un
incontro, tenutosi in un liceo cittadino, appare doveroso
ricordare come, nel territorio ternano, la Prefettura e le
Forze dell'Ordine, in costante e proficuo rapporto con la
Procura, non sono state mai assenti, ma hanno sempre
operato incisivamente al primo apparire di possibili
infiltrazioni. Infatti, l'attenzione è sempre stata alta,
avviando anche accertamenti preventivi prima del
prefigurarsi di ipotesi di reato.
A questo punto è quanto mai necessario ricordare le parole
del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che,
in occasione del suo ultimo messaggio al Consiglio
Superiore della Magistratura ha invitato i Magistrati a non
tenere comportamenti “impropriamente protagonistici” ma
di improntare i loro comportamenti a discrezione, misura ed
equilibrio.
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Sulla Procura dela Repubblica di Spoleto
Nel rivolgere il mio saluto, le mie congratulazioni e gli
auguri al nuovo Procuratore della Repubblica di Spoleto,
dr. Alessandro Cannevale, che non si è ancora insediato,
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desidero manifestare il mio apprezzamento nei confronti dei
colleghi della Procura ed in particolare dell’attuale
Procuratore f.f., dr. Gennaro Iannarone per l'impegno con il
quale, da quando si è insediato, è riuscito a risolvere gran
parte dei numerosi problemi, sebbene sfornito inizialmente
del contributo di Magistrati ed, ancora attualmente, di
personale amministrativo.
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Sul Decreto Legge n° 90/2014
Per concludere, vorrei richiamare la vostra attenzione sul
Decreto Legge n° 90/2014, con il quale si è deciso il
pensionamento anticipato dei Magistrati, che hanno
ottenuto la proroga del servizio fino a settantacinque anni.
L’attuazione del Decreto comporterà che lasceranno
l’ufficio la maggior parte dei Presidenti di Corte di Appello
e dei Procuratori Generali, circa quaranta Presidenti di
Sezione della Corte di Cassazione ed altri trecento
Magistrati che hanno superato il settantesimo anno di età.
Non credo che il Consiglio Superiore della Magistratura in
meno di un anno potrà coprire i posti, quando per il posto di
Procuratore della Repubblica di Perugia si è superato l’anno
dalla vacanza. Il dr.. Luigi De Ficchy, al quale vanno le mie
congratulazioni ed i miei auguri, è stato difatti nominato dal
plenum mercoledì scorso.
Un graduale esodo avrebbe permesso di evitare i danni che
sicuramente si produrranno.
Vi è da aggiungere che all’organico mancano altri 1300
Magistrati.
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Sarebbe stato meglio che venissero banditi i concorsi( che
durano in media tre anni e con il tirocinio si raggiungono i
cinque anni prima dell’attribuzione delle funzioni) piuttosto
che pensare all’età pensionabile, che non appare certo di
immediata necessità e rende incomprensibile l’urgenza del
decreto legge.
Ma forse è consentito, a questo punto, pensare che si voglia
proseguire nell’attuazione del programma dell’ultimo
ventennio, votato a rendere difficile, se non quasi
impossibile, il corretto funzionamento della giustizia.
Noi Magistrati, tuttavia, proseguiremo per la nostra strada,
convinti del valore del detto aristotelico, secondo cui “la
giustizia è la virtù più efficace, e né la stella della sera, né
quella del mattino sono così meravigliose, e citando il
proverbio diciamo: nella giustizia ogni virtù si raccoglie in
una sola. Ed è una virtù perfetta al più alto grado perché chi
la possiede è in grado di usare la virtù anche verso gli altri e
non soltanto verso se stesso”.
Vi ringrazio per l’attenzione.
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