Epap: arrivare a pensioni dignitose è un miraggio

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Epap: arrivare a pensioni dignitose è un miraggio
Anno 13 | 15 Aprile 2015 | [email protected]
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Epap: arrivare a pensioni dignitose è un
miraggio
L'aumento del contributo soggettivo non salverà il futuro dei professionisti. Per arrivare a un
tasso di sostituzione del 50% occorrerebbe un'aliquota del 26%
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Nel corso del 2012 è stato più volte ribadito dai vertici dell’EPAP, vedi anche sul sito comunicato del Presidente 6/12 - quale fosco scenario ci aspetta, in ambito
pensionistico, se non viene incrementata la percentuale del contributo
soggettivo che ciascuno di noi deve versare ogni anno alla cassa.
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Ormai, tutti noi, conosciamo un termine fino a ieri ignorato: “il tasso di sostituzione”
cioè il rapporto tra la pensione e il reddito dell'anno di pensionamento.
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Infatti, con il tasso di sostituzione è possibile calcolare la nostra pensione rispetto al
reddito dell'anno di pensionamento.
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un bilancio a quattro mesi circa
dalla sua introduzione
Sembra una cosa abbastanza complicata, ma se si ha la pazienza di fare due calcoli,
all’interno dell’area riservata agli iscritti sul sito dell’EPAP, alla voce “progetta la tua
pensione” è possibile alla fine visualizzare l’importo presunto della tanta agognata
pensione.
Tralasciando i pensieri che immediatamente scaturiscono relativamente
al diverso trattamento che hanno avuto coloro che sono già in pensione
con il sistema “retributivo” ossia in pensione con circa l’ 80% dell’ultimo
stipendio (senza peraltro tener conto dell’intera vita contributiva) rispetto a noi che
abbiamo il contributivo puro, appare con tutta la sua evidenza che se non
aumentiamo i montanti non avremo mai una pensione decorosa.
Rileggo la premessa a firma del Presidente Arcangelo Pirrello, all’interno dell’area
riservata agli iscritti sul sito dell’EPAP, alla voce “progetta la tua pensione” in cui si
dice che “Nell’attuale regime pensionistico contributivo retto dalla legge 335, la
pensione è “costruita” da ciascuno di noi”, e riflettendo su quanto riportato nel
comunicato del Presidente 6/12, cerco di capire quali scenari possano prospettarsi per
incrementare il montante.
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Purtroppo, con il sistema contributivo l’unico modo per raggiungere una
pensione dignitosa è quello di avere dei montanti individuali i più elevati
possibile, e questi si possono avere solo nei seguenti modi:
- aumentando la percentuale di contribuzione;
- aumentando la percentuale di rivalutazione;
- destinando una parte del contributo integrativo al montante;
- destinando parte del fondo di riserva ai montanti.
Provo ad ipotizzare i diversi scenari
1 ) Aumento della percentuale di contribuzione
Leggo quanto previsto dal “Regolamento per l’attuazione delle attività statutarie
dell'Ente di Previdenza ed Assistenza Pluricategoriale EPAP (d. lgs. n. 103/96; D.
Interministeriale 3/8/99)”
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al CAPO II – Contributi - Articolo 3 - Contributo soggettivo - comma 9:
“A decorrere dal 01.01.2006, gli iscritti possono corrispondere un contributo
soggettivo in misura superiore al 10%, scegliendo tra le seguenti aliquote contributive:
12% - 14% - 16% - 18% - x% (x = aliquota massima pari a quella tempo per tempo
vigente nella gestione speciale istituita ai sensi dell’art. 2, comma 26, della legge 8
agosto 1995 n. 335). L’iscritto deve segnalare annualmente all’Ente l’opzione prescelta,
contestualmente alla presentazione della dichiarazione del reddito professionale di cui
all’art. 9, comma 1. L’opzione ha validità per l’anno di presentazione della
dichiarazione: in caso di mancato esercizio dell’opzione, l’aliquota contributiva si
intende confermata al livello minimo obbligatorio del 10%. ….”.
Di fatto quindi già da diversi anni è possibile aumentare la propria percentuale di
contribuzione, ma leggendo i bilanci EPAP degli scorsi anni, si evince che questa
possibilità non viene seguita che da qualche centinaia di iscritti.
E’ possibile che la maggior parte dei professionisti, e dico professionisti ovvero
persone che ogni giorno si confrontano con il mercato e con i clienti in una situazione
congiunturale difficile, non abbiano capito il meccanismo del sistema contributivo? O
sarà che in questi anni si è avuta una sempre più marcata contrazione dei redditi e ci si
preoccupa maggiormente di arrivare a fine mese piuttosto che di un lontanissimo
futuro?
Considerando che il contributo soggettivo medio dichiarato all’EPAP nel 2011
(bilancio consuntivo EPAP 2011 pag. 69) dai Dottori Agronomi e Dottori Forestali è
pari a 1.811 euro, dai Geologi è pari a 2.000 euro e dai Chimici è pari a 2.942 euro,
appare evidente che i montanti individuali sono irrisori.
Anche incrementando al 15 % - 16% il contributo soggettivo, il montante individuale
per le prime due categorie sarebbe, per 35 anni di contribuzione, sempre inferiore ai
100.000,00 euro, mentre quello dei chimici si attesterebbe sui 110.000 euro.
Con questi montanti il concetto di pensione dignitosa è semplicemente ridicolo.
Personalmente ritengo che nella difficile situazione economica in cui i professionisti
operano, gli eventuali aumenti dei contributi debbano essere lasciati su base volontaria
al fine di evitare che per soddisfare i bisogni futuri non si riesca più a fronteggiare
quelli attuali.
Pertanto, a mio avviso oggi non sussistono le condizioni economiche per un aumento
della percentuale di contribuzione ed in ogni caso l’aumento proposto porterebbe a
risultati insoddisfacenti nel lungo periodo mentre nel breve periodo provocherebbe
delle notevoli difficoltà economiche agli iscritti.
2 ) Aumento della percentuale di rivalutazione
Ipotesi attualmente irrealizzabile.
Infatti, il già citato Regolamento EPAP all’articolo 12 - Pensione di vecchiaia - al
comma 6 riporta. “ Il tasso annuo di capitalizzazione dei contributi soggettivi, salvo
quanto previsto al comma 8, è pari alla media quinquennale del tasso annuo di
variazione nominale del PIL, appositamente calcolata dall’ISTAT, con riferimento al
quinquennio precedente all’anno da rivalutare, ai sensi dell’art. 1, comma 9, della legge
8 agosto 1995, n. 335 e s.m.i. .”
Quindi i contributi soggettivi, annualmente, vengono rivalutati secondo la procedura
prevista dall’Articolo 12. Negli ultimi 5 anni si sono avuti i seguenti tassi di
capitalizzazione:
Osservato che il PIL negli ultimi anni continua a scendere, la percentuale di
rivalutazione è destinata a contrarsi ulteriormente e, considerando l’aumento
dell’inflazione, il rendimento del montante è da ritenersi per i prossimi anni negativo.
Purtroppo, non è possibile contare neanche su un’eventuale modifica delle
metodologie di calcolo della percentuale di rivalutazione perché quanto previsto dal
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comma 8 dell’articolo 12 e cioè che
“Dopo il primo quinquennio di attività dell’Ente, sentiti i Ministeri vigilanti e nel
rispetto del quadro normativo di riferimento, i parametri per la determinazione del
montante e per il calcolo delle pensioni possono essere variati ed adeguati in sintonia al
reale andamento della gestione finanziaria e al complessivo assetto previdenziale
dell’Ente” non è mai stato richiesto.
Quindi il montante nei prossimi anni, in termini reali, è destinato a diminuire e non ad
aumentare non potendo contare su una rivalutazione superiore all’inflazione.
Tenendo presente che qualsiasi forma alternativa di investimento pluriennale consente
di avere dei rendimenti monetari più alti dell’aumento dell’inflazione, risulta,
attualmente, più conveniente trovare forme alternative di risparmio per gli eventuali
redditi non spesi.
3) Destinazione di una parte del contributo integrativo al montante
L’ipotesi di aumento di 2 punti percentuali del contributo integrativo, (dall’attuale 2%
al 4%) , soluzione proposta per favorire un incremento dei montanti, appare allo stato
alquanto incerta nei risultati visto che tutti i calcoli si basano su un aumento indistinto
del fatturato di tutti i professionisti senza tener conto della previsione della legge n°
133/2011, la cui applicazione non deve prevedere nuovi oneri a carico della finanza
pubblica e, pertanto, alla data attuale, non può essere applicata alle pubbliche
amministrazioni.
Inoltre, l’utilizzazione del contributo integrativo è già attuata dall’EPAP solo che il
contributo viene utilizzato non sui montanti ma per la copertura delle rivalutazioni di
legge, prevista annualmente per il fondo contributivo (bilancio consuntivo EPAP
2011).
Allo stato attuale, pertanto, l’incremento dal 2% al 4% del contributo integrativo non
potrà realizzare quanto previsto dai calcoli presentati dall’EPAP nelle diverse riunioni
negli Ordini professionali.
4) Destinazione di parte del fondo di riserva ai montanti
Questa ipotesi a mio avviso è quella che, se praticata, nel medio – lungo periodo
darebbe i migliori risultati e garantirebbe una efficace copertura economica sui
montanti.
Ma a quanto ammonta il fondo di riserva dell’EPAP per il 2011 (intendendo con tale
importo la somma degli avanzi dal 1998 ad oggi) ?
L’EPAP (bilancio consuntivo EPAP 2011) ha un fondo di riserva al 31/12/2011 pari ad
€ 11.473.096 (fondo di riserva 2011 € 9.128.432 + avanzo 2011 € 2.345.664).
Importo non molto elevato, poiché gran parte delle riserve sono state utilizzate in
passato per coprire i disavanzi di gestione 2008 – 2009.
In un recente articolo apparso su Italia Oggi vengono riportati i fondi di riserva (dal
1998 ad oggi) delle casse di previdenza costituite sulla base del d.lgs 103/1996, nonché
i patrimoni investiti ed i risultati ottenuti.
Più precisamente:
Analizzando i dati è possibile osservare che il rapporto tra patrimonio e fondo di
riserva è per le diverse categorie il seguente:
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Mentre il rapporto tra il risultato di gestione 2011 e il patrimonio è per le diverse
categorie il seguente:
I dati sopra riportati evidenziano come, attualmente, per la nostra cassa, il fondo di
riserva sia talmente modesto che non è ipotizzabile, a breve, un suo utilizzo, anche
parziale, per incrementare i montanti individuali degli iscritti.
L’analisi degli scenari sopra ipotizzati, unitamente alla difficile situazione economica in
cui i professionisti operano, agli attuali risultati di gestione ed ai bassi coefficienti di
rivalutazione che si prospettano per i prossimi anni, conduce a ritenere che non sia
oggi ipotizzabile alcun miglioramento, nel breve periodo, del tasso di sostituzione se
non con un forte aumento della percentuale del contributo soggettivo.
Basti pensare che per arrivare ad un tasso di sostituzione prossimo al 50 %
sarebbe necessario raggiungere un valore della percentuale del
contributo soggettivo pari al 26%, come si evince dall’utilizzo del programma di
calcolo “ progetta la tua pensione” il che equivale, oggi, a far chiudere la maggior parte
degli studi professionali.
di Roberto Accossu
pubblicato il 15 dicembre 2012 in Strettamente Tecnico > Legislazione
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[1] COMMENTI
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Tropea Saverio
22:04 | 18 dicembre 2012
Le riflessioni ben articolate del dott. Roberto Accossu oltre ad essere serie
le trovo preoccupanti specie per i giovani colleghi. Auspico qualche
risposta di chiarezza o di prospettiva migliore da parte della rappresentanza
degli Organi dell'Ente su questi aspetti, ma nutro dei dubbi che questo
avvenga.
Saverio Tropea
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Direzione e redazione: Loc. Termine Rosso, 222 - 5 7 028 Suv ereto
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