La spada nella roccia

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La spada nella roccia
“La spada nella roccia” 1
1. DOVE, QUANDO, PERCHE' ....
C’era una volta una spada nella roccia da qualche parte… c’era
una volta in un lontano paese….
E’ l’avvio classico delle fiabe, che hanno la funzione di portarci in
quel lontano paese e di quello raccontarci una storia specifica,
qualcosa in particolare su quel paese speciale.
In questo specifico caso, nel solito tempo che è adesso, e nel solito
paese che è qui, dentro di noi, il paese interiore, la favola ci vuole
raccontare del processo di auto realizzazione, del quando e del
come.
Illustrazione 1: Spsada
nella roccia, San Galgano
Il film comincia dicendo del tempo e del luogo.
Nel senso letterale, il luogo è l’Inghilterra, ed il tempo quello della costituzione del Regno Unito. 2
Si tratta storicamente di quando Guglielmo il Conquistatore mise mano alla spada e fece muovere
le cose, fece uscire il mondo dal medioevo, diciamo, e di come avvenne tutto ciò.
Non si tratta di cose di poco conto. Si tratta dell’uscita dal periodo buio, dal Kali Yuga, l’epoca del
ferro, pesante, dogmatica, divisa, per entrare nell’epoca dell’energia, il Dwapara Yuga.3
Si tratta di come avvenne che furono allora gettate le basi per il futuro avvento della nuova era,
(quella che alcuni erroneamente chiamano l’era dell’acquario), in cui siamo quasi già entrati. Si
tratta del seme del futuro, delle fondamenta del nuovo mondo.
E la nostra storia inizia storicamente in Inghilterra.4
Questo sviluppo si svolgerà tra Inghilterra e Francia, tra cavalieri dell’alto medioevo e del basso
medioevo, tra crociate in terra santa e templari e massoni, tra il gotico e poi il Rinascimento, e poi
tanto altro ancora fino ai nostri giorni e oltre, che non possiamo in questa sede trattare e tanto meno
approfondire.5 Cominciamo quindi .
2. CHI, COSA: LA SPADA nella ROCCIA
Ma cambiamo livello; la favola parla di noi, dice sempre il favolatore...de te fabula narratur....
vediamo gli aspetti simbolici presentati.
Cominciamo col chiederci cosa ci facesse questa benedetta spada conficcata nella roccia?
1 Favola raccontata ed analizzata per come è stata trasposta nell'omonimo film, da Walt Disney.
2 United Kingdom, UK è la denominazione dell'Inghilterra.
3 Il computo delle ere che stiamo seguendo è quello secondo le considerazioni della scienza astrologica vedica
riveduta e corretta da un Maestro contemporaneo, Sri Yukteswar, il Maestro del più noto suo principale discepolo,
Paramahamsa Yogananda.
4 Ma perché l’Inghilterra? Basti pensare che è stata l’ Inghilterra la nazione che fonderà e dara’ la lingua agli Stati Uniti
di America, nazione che avrà una importante parte nel futuro del mondo.
Sarà l’inglese che diverrà l’esperanto del 2000, la lingua internazionale che parliamo oggi tutti, anche
nell’oriente indiano. Infatti sarà proprio guarda caso quella Inghilterra che colonizzerà la grande terra dell’India,
consentendo quel matrimonio tra Oriente ed Occidente che potrebbe in futuro salvare il mondo unendo spiritualità e
avanzamento tecnologico, matrimonio non completato ma in corso di consumazione.
5 Il film tratta e riprende quindi il tema trattato da un altro maestro, Dante, nella Divina Commedia, questa volta più
tardi e in un altro paese, l’Italia. (Che si tratti dello stesso Maestro?).
Dall’Italica terra d’altronde, con Roma, eravamo partiti con il cristianesimo che poi ritroviamo alla base della
spiritualità della tavola rotonda e della tematica medioevale del sangue di Cristo, della cerca del Graal. Quindi altra e
diversa è la funzione di questo altro Maestro, forse sempre Merlino…; altra e la stessa, aiutare l’evoluzione della
famiglia umana, ristretta nella oscurità di questo oscuro tempo, che ancora un po’ ci affanna, e che tutti speriamo
passerà presto.
Certamente qualcuno ce la aveva messa tempo addietro. In altre parole, era una cosa che veniva dal
passato.
Magari da una vita precedente, che ce la aveva messa un cavaliere. Un cavaliere, certo, quindi
qualcuno che apparteneva perlomeno alla casta dei guerrieri, uno capace di cavalcare, di dominare
la natura istintuale, il quale in punto di morte aveva forse lasciato questo compito aperto per il
futuro....
Una spada lasciata lì, per qualcuno che la avrebbe dovuta estrarre.
Sembra già chiaro che quel qualcuno sarà un qualcuno che dovrà proseguire la “cerca”,
raggiungere la meta, la coscienza del Graal, la Coscienza Cristica.
Comincia ad affacciarsi una ipotesi: ma che per caso quel qualcuno potremmo essere anche
noi.....? Forse che potrebbe riferirsi a noi la favola..... forse che siamo noi quel cavaliere, noi che
abbiamo il lascito, il compito.....noi, che possiamo o meno riconoscere, raccogliere questa eredita’
dal passato...?
Il compito di estrarre, fare rivivere, rianimare, l’anima. L'anima lasciata come in una tomba di
cristallo, in un corpo vile, estrarre la spada e farla splendere per governare il nostro mondo
personale.
Tuttavia non è concesso a chiunque, ci dice la favola, di estrarre quella nostra spada interiore; è
necessario che siamo noi stessi a farlo, nessun altro può farlo al posto nostro. E solo quando è
giunto il tempo giusto per farlo.6
La spada:
La spada è collocata dentro di noi. Il luogo è il corpo sottile, più precisamente nell’ambito del corpo
sottile è il canale centrale, Shushumna;
Questo simbolo è universale, ed in tutti i tempi è stato rappresentato in numerose e analoghe
modalità, che rivelano una identità intrinseca.
Come corrente in generale, è stata rappresentata dal fiume della vita, ad esempio il Giordano,
simbolo di battesimo e della rinascita; o come albero, albero della vita, nell’Eden, o come albero di
Natale. Come sostegno e struttura, ad esempio come bastone ermetico, simbolo del farmaco,
simbolo di potere guaritore salvatore; come strumento di salvezza, ad esempio nel simbolo della
lancia nel Parsifal, o come scettro, pastorale, o come bacchetta magica. La spada si estende da un
inizio ad una fine, come nel simbolismo di un cammino ascensionale, come salita al monte.
Ma soprattutto come Via, come Percorso, come “il Cammin di nostra vita”.
I termini Via, percorso, indicano un movimento, uno scorrere, una corrente, che segue specifiche
stazioni..ed allora nel simbolismo speso è presente una direzione, un attraversare tappe e sequenze
ordinate, come una scala che ascende, una scalda Giacobbe, che sale al cielo, al cielo interiore,
lungo i sette chakra, fino alla corona.
Questo percorso è stato rappresentato quindi anche come fuoco, ad esempio quello presente nel
chakra centrale, il cuore fiammeggiante di Gesù, o come fuoco che discende dal cielo, come la
fiamma sacra della pentecoste, o ancora presente nel candelabro.
Le stazioni anziché il loro collegamento sono sottolineate maggiormente in alcuni simboli come
settenario sacro, sempre a proposito del candelabro, come nel simbolismo dei sette nani, delle sette
note, i sette pianeti e i sette cieli, etc. etc.
La spada quindi secondo questa lettura simbolica rappresenta la luce, il corpo di luce, il corpo
6 Ricordo un paziente che venne da me con una storia singolare. Finalmente in pensione, egli amava fare delle
passeggiate sui monti. Un giorno, durante una di queste passeggiate, proprio in cima a un monte, sotto ad una quercia,
egli intravvide un oggetto metallico sporgere dal terreno vicino a una radice. Lavorando ad estrarre l'oggetto
misterioso, venne fuori che si trattava di una spada antica, della lunghezza di circa mezzo metro, risalente
probabilmente al periodo romano. Non potè godere a lungo del ritrovamento, poiché la sovrintendenza alle belle arti cui
la sottopose per valutarla la sequestrò subito.
Nel tentativo di riaverla, che durò anni, nel dramma che circondava questo strano ritrovamento, sviluppò un
esaurimento nervoso. Ormai anziano, questo percorso di sofferenza interiore e di malattia finì per portarlo ad una
profonda trasformazione, che insieme cercammo di attraversare.
La spada fu ritrovata e non ritrovata, ma la sua trasformazione rimase con lui.
astrale, il potere dell’anima. La spada incarna il comando, la coscienza, che si ritrova
imprigionata, inclusa nel corpo grossolano di carne che vestiamo.
Esaminando l'aspetto simbolico, la roccia sarà a questo punto il contenitore, il sarcofago, la teca, la
prigione, il supporto, il sostegno di questa spada. Una teca preziosa in quanto ostende e conserva
il suo prezioso contenuto, ma al contempo nega ad esso piena espressione e richiede un lavoro di
estrazione, di trasformazione, un impegno, un pegno, un eroismo, un sacrificio.
La favola ci dice che solo il predestinato, l’eletto, il futuro re potrà estrarla; egli infatti ha
costitutivamente, per diritto divino, la qualifica che si richiede: colui che possiede solarità, che ha
il destino di farlo, una necessità, l'azione non nasce dalla prepotenza dell'ego, o dal sotterfugio, o
dal caso. Solo quando queste condizioni si attualizzano, realizzano, tutto accadrà....Il predestinato
per quella spada siamo noi stessi, perché si tratta della nostra spada interiore; o melgio, quella parte
solare di noi stessi, il Sé superiore, superiore per nascita.
Il principe è la parte principale e solare, che non ricorda più la sua nascita, adottata qui sulla terra, e
che deve fare u percorso di risveglio, simile a quello della bella addormentata nel bosco, della bella
coscienza che dorme nel bosco della vita, Maya.
Ma accadrà cosa? L’estrazione della spada dalla roccia rappresenta l’auto realizzazione di se’ stessi,
il comando sul potere interiore dell'energia personale.
Il tempo:
Dal punto di vista simbolico, il tempo non è quello storico dei secoli passati. Infatti, la spada, nel
senso di comando e potere, viene portata ad essere attiva come una bacchetta magica solo in un
certo tempo, quando l’eroe è pronto, quando il tempo è giusto, il tempo opportuno: Kairos, non
Chronos. La vita è adesso. Nella favola si sta parlando al presente.
E questo tempo presente non è solo individuale ma anche collettivo; era tempo per l’Inghilterra che
questa spada venisse estratta: e questo vale sia ai tempi della Tavola Rotonda, così come ai tempi
nostri…
La spada viene ritrovata, si rende visibili, percepibile, viene estratta nel tempo specifico di ciascuno
di noi, quando arriva il momento di essere eroi, di essere noi stessi, di auto realizzarci, di estrarre
il nostro potenziale dormiente.
3. COME: il Maestro
La favola racconta soprattutto il procedimento, il metodo
per realizzare questa opera di risveglio.
Tradizionalmente, quando il discepolo è pronto il Maestro
compare. Ed infatti la favola inizia con Merlino. Il film
infatti parla soprattutto di Merlino, dall'inizio alla fine.7
Merlino compare all’inizio del film ed è anche la ultima
figura che vedremo nel film. Egli è impegnato ad estrarre
“acqua” dal “pozzo”; come dire: è occupato ad estrarre una
”spada” da una “roccia”.
E Merlino dice, in questo avvio: “ che tempi difficili, che
guazzabuglio medioevale!”, dice insomma quanto sia
difficile in questo medioevo, in questo kali yuga, storico
(collettivo) e della coscienza (individuale) potere estrarre
Illustrazione 2: Mago Merlino, dl
questa acqua, che infatti nel film tende a precipitare sempre
film di Walt Disney,da
verso il basso, di quanti impedimenti ci siano . Disney
johnmaynard.files.wordpress.com/.../merlino.gif
7 Non dimentichiamo che il film che stiamo analizzando è il prodotto di un uomo speciale, Walt Disney,:
probabilmente un saggio, certamente un massone, forse un maestro, o almeno un valido aiutante proprio del
protagonista, di Merlino…
presenta una catena di ferro pesante, una “catena infernale”, che si avvolge attorno alla sua
caviglia)che impedisce i movimenti del mago, l'opera dei maestri in questa fase del mondo, azione
che è rivolta ad aiutare l’umanità lungo il cammino dell’auto realizzazione.
Il film dunque inizia con la figura del Maestro. Egli è impegnato in un’opera individuale e
collettiva, che riguarda il “sollevamento”, diciamo, dell’acqua dal pozzo: acqua di vita, per
dissetare l’umanità tramortita ed assetata della linfa vitale che viene dal pozzo eterno, da Dio.
Merlino darà moltissimi insegnamenti al discepolo; gli insegnerà la Scienza Sacra; questo è il
metodo.
All’inizio del film, merlino sta attendendo l'arrivo del discepolo, perché ormai è tempo. Egli sa che
è giunto il momento, come si dice, che Semola arriverà. Lo sa per veggenza, e basta, nonostante le
proteste ed i dubbi di Anacleto, il gufo istruito che rappresenta la mente logica. In effetti, si direbbe
che è proprio Merlino che richiama il discepolo in qualche modo nella sua capanna nel bosco...egli
comparirà solo nel momento di massima caduta del discepolo, quando perso nel bosco cade dalle
nuvole nella casa del bosco dove vive il Mago.8
Questo avviene quando il momento è giusto, quando è il momento ed egli ha il coraggio di
cercare di prendere la freccia.
L’incontro avviene quasi per caso ma è sempre programmato (“Quando il discepolo è pronto, il
Maestro compare”), previsto, necessario; si deve superare un gradino, una specie di ritrosia, di
difficoltà, allora si riesce ad accedere a questo incontro.
Un’altra caduta simile ci sarà più avanti nel film: dal camino di Maga Mago’(discesa verticale agli
inferi), e di nuovo sarà Merlino che interverrà, questa volta per vincere e superare il Male in
persona, che non verrà eliminato ma solo rimesso al suo posto .
Quindi qui il salvatore, il Maestro, si fa trovare al centro della selva oscura, dell’impero del
male (“In basso loco…”); il male è il signore del campo, impera qui ma non domina, visto che Artù
sarà intoccabile per il lupo. Ed è qui che si trovano i maestri, venuti per salvare l'umanità, scesi
quaggiù a soffrire le pene dell'inferno per noi, per sacrificare la propria vita per tutti. E quaggiù
stiamo anche noi, ciascuno un cristo in croce, che soffre le sue pene per migliorare o poco o tanto
la situazione, per dare una mano a se' e agli altri, per portare una goccia di luce sulla terra.
4. LA FRECCIA
Semola si perde nel bosco cercando di recuperare la freccia, che rappresenta la forza. Egli si offre
di svolgere tale ricerca per conto del fratello; si trattava infatti della freccia di Caio, che
rappresenta l'uomo comune, come dire uno qualsiasi di noi, stupido e prepotente e sciocco, che usa
questa forza per fare del male, un male che Semola cerca di evitare. Il nostro eroe in erba quindi si
propone di salvare la forza dell'uomo comune, e così facendo riuscirà ad estrarre a forza propria da
dentro di sé.
La freccia rappresenta la forza in orizzontale, che ferisce-uccide la natura. Essa è nascosta e
perduta all'interno della natura del bosco, è stata perduta nella selva oscura, dove risiede il male, il
lupo.
La freccia rappresenta quindi la nostra kundalini , la nostra forza vitale, che dorme e non si
sveglia, non si alza verso l'alto, e che con l’aiuto del Maestro va reindirizzata, raddrizzata, fatta
verticale.
8 Similmente a un Virgilio, che compare davanti a Dante nel momento del pericolo. “Mentre ch’io rovinava in basso
loco/dinanzi agli occhi mi si fu offerto/ un che per lungo silenzio parea fioco”. Sempre molto significativo è il momento
dell’incontro del Maestro. Egli sceglie noi, non noi lui: Gesù, il Maestro, dice: “Io sono la Via…”.... basti pensare a
Matteo con Gesù, ai discepoli di Emmaus in cammino, a Yogananda con Sri Yukteswar nella “Autobiogafia di uno
Yoghi”, Ananda Edizioni, 2010.
La freccia quindi va intesa come energia, come mezzo, strumento; ma anche come fine, come
meta. La freccia già prefigura la spada, ma vola in orizzontale.
Sarà in occasione del tentativo di recuperarla che Artù incontrerà il Maestro, cadendo dentro la sua
sfera di azione, come previsto.
5. ARTU'9
Il nostro protagonista è chiamato semola. In Inglese …..
L'appellativo si riferisce ai capelli d'oro del fanciullo, un fanciullo solare, n bimbo divino; anche
Giasone, e gli eroi solari in genere, avevano biondi capelli, ad indicare la apertura potenziale o in
atto del settimo chakra; ad indicare che è il settimo chakra che guida l'operazione, la coscienza
trascendente, che da all'aureola, all'aura la colorazione caratteristica del metallo più nobile, della
raffinazione ultima della terra interiore.
Ma la semola non è l'oro, è ancora il frutto ella terra madre, che ancora non si è unita al principio
superiore, i principe azzurro, non c'è ancora il ponte tra il cielo e la terra.
Semola ha infatti alcune caratteristiche che lo distinguono dagli altri essere mani, ha uno spirito
particolare.10
Una prima caratteristica è la condizione di figlio adottivo.
Tutti i grandi, da Mosè a Gesù, tutte le vicende dove il trascendente governa il processo, da Edipo a
Pinocchio, indicano il genitore, il Pater, il seme che da la vita nel divino, e quindi fanno recedere
la paternità terrestre a mera condizione di allevamento, la conoscenza a maieutica e non
insegnamento. Il padre adottivo, putativo, che per buon cuore adotta non ha la stessa qualifica del
figlio, che per eredità, per genetica, per trasmissione diretta porta un senso di estraneità con sé. E
l'estraneo, lo straniero, colui che viene da lontano, da di la dei monti e del mare, è sacro. E' ospite,
viandante, pellegrino, passante. Non si fermerà da noi, ci lascerà solo il dono della sua presenza. In
certe popolazioni all'ospite si facevano regali, per sdebitarsi del dono dalla sua venuta.
Semola è Intoccabile; innanzitutto perché protetto dal Maestro, ma anche per un motivo
fondamentale: egli non è carne per i denti del lupo. E se all'inizio egli è servitore di tutti, alla fine
tutti si inchineranno dinanzi a lui, e Caio stesso, ottuso e presuntuoso come viene presentato, non
avrà difficoltà a farlo.
Nel ciclo della tavola rotonda11 Artù è figlio della forza nascente dell'Inghilterra, Re Pendragon,
fortissimo ma privo di saggezza, e della più bella, Igraine, la bellissima ma priva di potere.
Tuttavia, forse il vero padre putativo è lo stesso stesso mago Merlino in fondo, poiché coi suoi
sortilegi, incantesimi, consente tale nascita nel momento giusto. 12Si tratta di avere un re per il
regno che sta nascendo, il regno che unificherà il caos guazzabuglio medioevale, che porterà agli
stati uniti di Inghilterra e imporrà per la prima volta nuovamente, in vista della successiva prossima
uscita dal Kali Yuga, il principio della concordia stabile.
6. LE PROVE DI ARTU
9 Il termine Artù, da Arturo, deriva dalla stella del grande carro Arthurus, che sta sul dorso della grande orsa; in termini
astronomici , vediamo che questa posizione va a corrispondere al muladhara chakra dell'orsa, dove si trova tutta la
forza.
10 Ad esempio, Merlino lo interpella “Tu vuoi essere tutto muscoli e niente cervello?”, come gli altri......
Tu non sei fatto come gli altri, gli dice in pratica Merlino, tu sei un essere cosciente, non un animale, riconosci
te stesso.E, più avanti, parlando con Anacleto, il gufo istruito, Merlino dice di Artù che “è uno “spiritaccio, che
quando fa una cosa la fa con tutto sé stesso…”.
11 Raccontato per esempio da Chretien de Troyes.
12Paraltro merlino stesso in questo ciclo della tavola rotonda è detto essere “fanciullo senza padre”, oppure nato dal
diavolo e da una vergine.... Sul personaggio di Merlino sono state composte nei secoli centinaia di opere, per ricordare
solo alcuni dei primi autori : Geoffrey de Monmouth, Chretien de Troyes, Robert de Boron...la figura di Merlino si
avvicina a tratti a quella dell'Anticristo...
-Una volta avuto il permesso di educare Semola, ( ci deve essere un permesso, oltre che del
discepolo, delle forze cui è temporaneamente affidato il discepolo) , essendosi installato nel castello
(anche se con una accoglienza non troppo ospitale da parte del padre adottivo) Merlino inizia
subito il suo lavoro di educatore.
-Terra
Il viaggio educativo prende le mosse dalla condizione di partenza del discepolo; Semola, e così
anche tutti quelli che lo circondano, è bloccato dalle esigenze materiali di servizio e sussistenza, e
se anche per qualche merito il padre putativo potesse acquisire diritti di nobiltà sarebbe sempre
una nobiltà non congenita a lui.
In effetti potremmo dire che siamo sotto il regno di Saturno, oscuro, pesante, sotto il regno dei
tempi duri e difficili. Saturno, dio del tempo, della materialità, dall’elemento terra, che deve
essere purificato dall'ombra che lo opprime.
Semola all'inizio del film viene promosso ad sta assistente di Caio, il fratellastro privo di doti
nobiliari, che si sforza, poco e male, di progredire, e per questo viene istruito nell'arte della
cavalleria. Semola scudiero di un non cavaliere.
Tuttavia il nostro eroe non è uno scudiero, e Caio non è un vero cavaliere; non è questa la loro
vera natura, le cose cosi’ non vanno. Nel mondo materiale le cose sono al rovescio, sono bloccate,
e Merlino inizia a correggere.
Sotto il regno di un Saturno non solarizzato, privo di luce, una materia prima primordiale, in
questo mondo-elemento saturnino troviamo prove e paure psicologiche e spirituali ataviche.
Una prima prova riguarda il fronteggiare e dominare la paura della morte, della perdita, che
risiede anche come istinto di sopravvivenza nel primo chakra, Muladhara chakra, il chakra di
Saturno; è sempre questa la forza che blocca prima e ritarda poi Semola dal procedere nell’auto
riconoscimento, nella auto realizzazione, nell'iniziare il viaggio. Saturno infatti è anche il signore
del tempo; ed è nel tempo materiale e sotto Saturno che si costituisce il fondamento materiale delle
cose, dell'uomo, la struttura ossea, l'organizzazione di ogni cosa. Saturno è fondamento della
identità, della vita, della struttura umana.
Quindi questa è la prima prova, vivere questa condizione e poi uscirne.
Ma come accade che le cose si mettano in movimento?
Il passaggio verso qualcosa di più evoluto avviene grazie al sorgere in questa condizione di
stagnazione ed oppressione del desiderio di salire più in alto, di espandersi; tutto nasce dal
riconoscimento da parte di Semola di desiderare di essere e di vivere qualcosa di più. Questo
costituisce il fattore primo che consente a Merlino di agire. 13
Merlino infatti non sta con le mani in mano; egli sollecita il ragazzo, lo va a trovare, gli fa delle
domande, lo ascolta. E' questo il metodo con il quale Merlino aiuta Artù a ricordarsi del bisogno
di liberazione, di regalità. Il metodo consiste nel fargli esprimere il desiderio di essere altro, cioè
di prendere coscienza potremmo dire.14
E Merlino riuscirà ad andare oltre il mondo materiale dell’elemento terra, del primo chakra,
Saturno, la necessità materiale, facendo intervenire la magia; sostituirà Artù, con un artifizio
magico, liberandolo cosi da quei compiti, incombenze quotidiane, come pulire, servire, lavare i
piatti etc, nel quale molti esseri sono ancora bloccati. La magia farà andare avanti comunque
quelle cose, ma il mago in cambio si prenderà il tempo di Artù.
- Acqua
Sarà il desiderio di espandersi oltre la condizione di oppressione e contrazione caratteristica di
Saturno che poterà Semola a cercare uno spazio più libero, fluido, fecondo, nuove avventure e
nuove conoscenze. Merlino lo introduce all'elemento dell'acqua, e così inizia la ascesa della scala
13 Forse similmente al momento della nostra reincarnazione, quando l’anima sceglie di fare esperienza dei desideri
non esauriti, utilizza questo metodo, il desiderio, per ridiscendere, per partecipare.
14 Perché “i sogni sono desideri/chiusi in fondo al cuor….”
interiore, proseguendo nell'apprendimento della scienza sacra.
Merlino conduce Semola vicino ad uno stagno, dove dopo avere assecondato il suo desiderio di
divenire un pesce, lo trasformerà in un abitante dell'acqua.
Così facendo potrà insegnargli le basi della realtà di quel mondo intermedio; anche quel mondo
infatti ha un sotto e un sopra, nel quale bisogna imparare a muoversi, a nuotare. Egli si
trasformerà in un analogo del discepolo, un pesce anziano, per attraversare le stesse situazioni
insieme e poterlo guidare ed istruire.
Possiamo dire che Merlino lo introduce, lo inizia appunto.
Il film e questa vicenda tratta di una iniziazione, ed in particolare a questo livello si tratta di una
iniziazione al mondo astrale. Si tratta più precisamente di uno specifico livello all’interno del
mondo astrale, di un astrale inferiore diciamo cosi, collegato all’elemento dell’acqua.
Le paure e le pulsioni psicologiche di base che incontriamo qui non sono più solo quelle della paura
di morire, ma sono relative anche alla paura di vivere, di acquisire, esistere, evolvere, godere di
questo sviluppo. Questioni tipiche del secondo chakra relativo alla sessualità, riproduzione, al
piacere di espandersi nel mondo che vediamo, di viaggiare....
-Fuoco
Mente siamo ancora nello stagno, tuttavia, si iniziano anche a fare i conti con le forze della
aggressività e della autoaffermazione, relative al dominio del terzo chakra, Manipura chakra,
governato da Marte. Sono queste le facoltà necessarie per potere vincere, sopravvivere, in quel
mondo.
Quindi Semola inizia ad imparare qualcosa dell’elemento fuoco, pur essendo ancora nello stagno
d'acqua dove sta compiendo il suo apprendistato; ad esempio quando Anacleto, in un impeto di
aiuto-amore lo salva dal luccio.
Infatti con l'intervento di forze attive e volontarie si comincia a tornare in su, ed a dominare
l’elemento fuoco.
Ritornato ragazzo, Semola ritorna con Merlino alla base; finisce di nuovo in baso, si profilano
all'orizzonte il torneo dove Caio andrà a partecipare con Semola come scudiero, ed il sogno di Artu
di salire n alto risorge; sarà questa volta il trampolino per una trasformazione in scoiattolo, un
animale che è in grado di arrampicarsi fino alla vetta delle cose della terra.
Nel bosco, (la natura che si eleva verso il cielo nell'elemento aria verso il fuoco – luce del Sole),
Artù – Semola si confronta col mondo delle passioni amorose. Qui vediamo meglio altre
componenti dell’elemento fuoco e del terzo chakra, la passione.
La passione amorosa degli scoiattoli coinvolge anche Merlino, trasformatosi nuovamente in un
analogo del discepolo e disposto ad attraversare insieme a lui le stesse prove.
Si tratta di istinti animali meno freddi di quelli aggressivi e di potere dei pesci, ma sempre di
animali poco ragionevoli si tratta, di istintualità non sottoposta a ragione.
Nella prima parte della sequenza degli scoiattoli , sono maggiormente attivate le istanze del
secondo e terzo chakra.
Gli scoiattoli vogliono ad ogni costo concupire e trattenere i due nel mondo dell’amore e del
possesso.
-Aria
Nella seconda parte della sequenza degli scoiattoli, ci confrontiamo con desideri ed aspetti affettivi
e psicologici da riferirsi più al quarto chakra, ed all'elemento dell’aria.
Infatti, quando ci troviamo di più in confronto col lupo-male, si manifesta maggiormente un livello
di coscienza elevato, che si esprime come scelta, coraggio, presa di coscienza delle differenze, e
stiamo allora forse parlando non solo dei chakra sin qui considerati ma anche di livelli più alti di
energia, quali quelli del quarto e quinto chakra, affettività e discriminazione.
La scoiattolina che salva Semola scoiattolo dal lupo compie persino atti eroici, quali sfidare il lupo
molto più grosso di lei, per salvare il suo amato, ed impiega anche l'astuzia oltre che l'affettività, la
discriminazione, che rimane però ancorata alla sua scelta emozionale; l'attivazione del quinto
chakra non è intensa ancora.
Come dire che a livello personale a questo livello evolutivo la coscienza è in grado di compiere
sacrifici, per amore, ma si tratta di un livello in cui non esiste ancora la piena comprensione che
l’orizzonte dell’amore può addivenire a ben altra ampiezza, una volta che si incammina sulla via
dell’auto realizzazione. Pur mantenendo e conservando come acquisite le capacità sviluppate sino
ad allora, siamo ancora su un piano che rimane al di sotto del livello spirituale più elevato, e il
discepolo deve procedere e spiritualizzare assai di più di quanto non abbia fatto sin qui, dovrà
imparare a rendere meno istintuale, meno animale, meno possessivo il suo rapporto con l’altro, in
questo caso la compagna, e con l'amore, in finale con Dio.
Così continua il cammino dell’anima e il cammino di Artù, che infatti prosegue col Maestro, e
saluta allontanandosi con rammarico la scoiattolina, che egli abbandona a piangere in cima ad un
ramo d’albero.
Ramo che cresce dal basso, un ramo, peraltro, secco di albero.
Un commento di Merlino a questo punto del film ci notifica la posizione del regista: la forza
dell'amore passionale è probabilmente la forza che più eleva sulla terra. L’amore, come lo
esprimeva teneramente e coraggiosamente e con totale dedizione la scoiattolina, è la forza più
grande che esista sulla terra.
Tuttavia non siamo ancora in cielo, è solo una cima d'albero e manca qualcosa di fondamentale
ancora perché si voli.
Ed Artù, un po' a malincuore, segue il Maestro che procede oltre. Artù non sceglie di rimanere, si
disdice, lui deve volare più oltre.
Il mondo del bosco e degli scoiattoli certo è più aereo, c’è più aria, l’elemento aria del chakra del
cuore. Ma è aria della terra, è il punto più alto della terra interiore nostra.
A questo punto possiamo dare uno sguardo panoramico al percorso fatto.
-Tutta la vicenda prende avvio a partire dal primo chakra, Muladhara, Saturno, quello della
terra, in cui si collocano il padre adottivo, Caio, e tutto il mondo circostante, il medioevo del Kali
Yuga. Superato questo,
-Si prosegue nel mondo sottile visitando e apprendendo-purificando il secondo chakra, quello
dell’elemento acqua, Svadistana, Giove, dove si incontrano i desideri aggressivi del luccio, che
vuole mangiare e sopraffare, istinti animali molto primitivi, e fortissimi; qui si giunge a dominare
l’elemento acqua.
-Nel terzo chakra, Manipura, di Marte, si fanno i conti coll’elemento fuoco, il potere della forza,
che esiste nella aggressività del luccio ma anche ed ancora nella vitalità fisico affettiva degli
scoiattoli. Qui si iniziano a sentire affetti e desideri più elevati, tipici dell'elemento successivo.
- Nel quarto chakra, di Venere, Anahata,ci spostiamo verso il regno dell’aria, superando la pura
passionalità istintuale ed aprendoci all’amore anche disinteressato, si rimane in un ambito ancora
personale, ancora non divino completamente,
ancora un po’ animale.
Artù non si ferma a questo punto del percorso.
Il suo amore non si nega al rapporto di affetto
personale, ma aderisce ad un amore impersonale e
generale, per la sua evoluzione, e l’unico
rappresentante di questo amore cui si riferisce e
con cui desidera rimanere è Merlino, il Maestro,
perché è lui stesso l’incarnazione di questo amore
universale.
Ed è proprio Merlino che sancisce questa linea di
demarcazione, che si disdice da queste foie
passionali amorose. Egli ammette che sì, questa è
Illustrazione 3: I quattro elementi, da
forse la forza più grande sulla terra; ma non la
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forza più grande in assoluto.
Così, arrivati al quarto chakra,risulta necessario cambiare punto di vista : si dovrà ammettere che
non è più la terra, dalla quale cui si proviene, che ci può portare più in alto.
Oltre questo livello massimo raggiungibile via terra, si procede solamente grazie ad altre forze, che
discendono dal cielo. Sarà il cielo, che discende sin qui, a raccogliere solamente coloro che qui
siano giunti elevandosi con tutto sé stessi oltre il piano delle passioni personali.
Grazie all'intervento di queste forze, l'amore diviene più sottile e sacro, quello dell’amore cristico
universale, superando l'egoismo i possesso il potere.
La matrice del viaggio viene dall’alto, come dice Virgilio a Dante: dobbiamo andare perché Maria,
e Beatrice ti chiamano, … 15
Proseguiamo dunque con le sequenze del film. A questo punto Merlino decide, per rispondere alle
critiche di Anacleto, che Semola avrebbe bisogno di lezioni di volo, e che forse quell'uccello
poteva ben essere il più adatto ad istruire il discepolo.
Si vede qui una prima retrazione di merlino dall'essere l'insegnante unico e principale. Da adesso in
poi Semola che si sta avvicinando sempre di più ai livelli di maestro necessariamente deve essere
lasciato più da solo anche se sotto supervisione per interiorizzare le capacità superiori di coscienza
che lo caratterizzeranno.
-Siamo quindi giunti al quinto chakra, Visudda, il chakra di Mercurio, caratterizzato
dall’elemento etere, o Akash.
Per procedere verso il cielo occorrono quindi certamente tutte le capacità sin qui acquisite, le
energie di amore e di coraggio del quarto chakra ma anche tutte le precedenti, ormai acquisite e
padroneggiate.
Occorre inoltre acquisire una conoscenza dapprima intellettuale del mondo, conoscenza che
Anacleto ha, essendo un gufo “altamente istruito”.16 Tale conoscenza libresca egli dona a Semola
nella fase iniziale del suo insegnamento. Gli insegnerà a scrivere, lasciare una memoria... a fare
meglio, a curare i dettagli con acerba critica (come fanno quelli della vergine, governati da
mercurio....).
Non sarà tuttavia questa la conoscenza che servirà al nostro eroe a vincere le sue prove.
Occorrerà infine la conoscenza effettiva del mondo mentale, che gli esseri che volano hanno, e
che lui ha essendo un pennuto: lui insegnerà a Semola-Artù come si fa a volare davvero.
-Sesto chakra ed ombre.
E’ a questo punto del film che Semola incontra il falco.
Il falco rappresenta una forza maligna distruttiva , il diavolo, il male, che insegue attivamente il
nostro eroe.
Avevamo incontrato il male sotto forma di selva oscura, di oblio, sonno, perdizione, quando Artù
si credeva un nessuno, un semola qualsiasi.
Poi lo avevamo incontrato come contrasto, prova, in ciascuna delle prove dei chakra precedenti.
Ad esempio, nel mondo acquatico la figura del luccio assume un aspetto demonico.
Tuttavia la figura del falco appare diversa, e diverso l'esito dell'incontro.
Trasformato in uccello, Semola-Artù gode la meraviglia di essere liberato dalle vie dell aterra; poco
dopo viene messo alla prova più fortemente che nelle prove precedenti.
L'incontro col falco infatti è un incontro con il male acuto e intelligente e feroce della mente;
15 Così, nel simbolismo della Messa Cattolica, c’è un punto di svolta, quando il prete fa alzare i fedeli e dice: “in alto i
vostri cuori “, e i fedeli rispondono: “sono rivolti al signore”. Qui, se siamo un po’ attenti ai movimenti interni della
nostra energia nei nostri chakra, possiamo sentire quanto ancor oggi persino fedeli cosi’ infedeli quali siamo spesso
noi subiscano l’influsso benefico, l’azione del procedimento rituale con il quale l’energia viene rivolta verso l’alto,
verso il sesto e settimo centro. Ecco che allora oltre alle forze più alte della terra cominciano ad intervenire le forze più
basse del cielo.
16 Questo può significare che ha una istruzione molto vasta ed elevata; ma potrebbe anche significare che ha una
istruzione impartita dall'alto, da Merlino ad esempio
difficile sfuggire al potere nero del falco predatore. Semola inizialmente non trova altra via che
fuggire, cosa consigliata anche da Anacleto.
Dopo tanta ascesa verticale, la fuga termina, o potremmo meglio dire conduce, ad una discesa
verticale nell’antro del male, conduce a Maga Magò.
Maga Magò è la personificazione del male, della maligna volontà di distruggere la luce, del potere
nero con i suoi sortilegi, la parte di noi che si oppone alla luce.
Nella corrispondenza con i chakra, il sesto chakra è costituito da due poli; quello anteriore,
governato dal pianeta – stella Sole, corrisponde al terzo occhio; le impurità a questo livello
corrispondono ad un ostacolo alla luce dello spirito, al peccato di superbia, al dire Io anziché Dio è
l'autore. Il sesto chakra posteriore corrisponde al pianeta Luna, allo specchio del Sole; la Luna in
forma di Luna piena (piena di luce) è la sua argentea sposa, ma nel suo variare per divenire Luna
nuova la Luna è oscura, priva di luce...qui l'oscurità nello specchio della vista corrisponde al
peccato di invidia, di non vedere bene, di avere un mal-occhio.
Vincere la prova, la notte, e divenire Sole, Maestro, è quindi la prova suprema. A questo punto
Merlino sa che il discepolo deve auto riconoscersi, e non essere riconosciuto dal Maestro. Così,
sdegnato della identificazione del re Artù-Semola con un semplice scudiero, si allontana
fuggendo nel futuro, ritornando da dove era venuto, presumibilmente. Ritornerà dal futuro solo
dopo la fine della vicenda che porta Artù ad essere re, l'estrazione della spada dalla roccia.
Qui Semola avrà veramente bisogno di Merlino, e della sua Magia.
7. LA MAGIA
Gli insegnamenti di Merlino, abbiamo visto, consistono nella trasmissione della scienza sacra, e
talvolta - solo a scopo pedagogico, precisa il Maestro - utilizza anche la magia.
-La Magia di Merlino talvolta si esprime ed è evidente anche nella semplice emanazione della sua
persona (la zuccheriera che obbedisce, la poltrona che si avvicina, oppure quando mette i libri
nella borsa per traslocare), come dei Siddhi (poteri) che egli abitualmente non usa
intenzionalmente.
-A volte la magia è utile per liberarsi di alcune incombenze del mondo troppo materiale, che ci
impegnano e rallentano, e non ci consentono di seguire adeguatamente gli insegnamenti spirituali:
cosi, per potere fare la lezione, Merlino solleva Semola dalla incombenza dei lavori in cucina
usando la magia per fare sì che i piatti si lavino da soli.
Il messaggio qui implicito potrebbe essere tradotto così: il Maestro ci aiuta comunque nelle nostre
incombenze quotidiane, nei nostri compiti, che sono poca cosa rispetto all’ascolto ed alla pratica
dell’insegnamento che ci dona.
Cosi’ anche Gesù dice “Cercate prima le cose di Dio, e tutto il resto vi verrà donato in sovrappiù”.
-Altre volte invece la magia viene utilizzata per stupire, per convincere, per educare insomma.
Merlino dice infatti: la mia magia ha scopi principalmente educativi.
Educativo per esempio è la creazione della piccola tempesta di neve in casa, piccolo deterrente o
minaccia ad uso aggressivo dei poteri magici, minaccia molto bonaria invero; tempesta creata per
convincere il padre adottivo di Semola. O ancora, educativo è scomparire quando costui non crede
alle sue parole, non rispetta al figura del Maestro che si pone al di sopra dell’insegnamento normale
che lui gli avrebbe dato; cosi’ egli deve stupire ed intimorire…(me ne sono andato e non me ne
sono andato, cosi’ non saprete mai se quando me ne vado sono andato via davvero…).
Assai più educativo è scomparire tuttavia al momento in cui Semola deve imparare da solo a
divenire re, ad estrarre la spada, ad auto legittimarsi; così Merlino si ritira nel futuro.
Infine, Merlino usa la magia potentemente ma sempre senza aggressività per sconfiggere il male
non dentro il singolo uomo, ma come entità in sé e per sé, come realtà diciamo così obiettiva:
Satana, la Strega, Maga Magò. La grande illusionista, Maya.
8. MAGA MAGO'
Per analizzare la figura di Maga Magò, cominciamo col dire che adesso ci confrontiamo con una
maga, ossia la femmina del mago; il corrispettivo del mago Merlino, la sua ombra.
I due infatti si conoscono bene: lei lo odia, lui non la rifiuta, ma non la approva.
Una maga o un mago è qualcuno che cpossiede la conoscenza della trasformazione, sa i segreti
della natura, è uno yogi, 17ossia un qualcuno che ha realizzato la unione con la legge che trascende
e contiene gli opposti e che quindi può operare con il suo potere in essa.
Merlino è un mago bianco, Magò è una maga nera.
Merlino è animato da un buon volere, gode della felicità e realizzazione dell'uomo, Magò è
posseduta, poiché la sceglie, dalla volontà di male, dalla cattiva volontà, gode della sofferenza e
prigionia dell'uomo.
Merlino e Magò sono la rappresentazione esterna delle forze che liberano ed imprigionano l'uomo,
del lato chiaro ed oscuro di Dio, che rimane al di là del bene e del male pur giostrando tra questi
due poli in contrasto uno con l'altro, polarità dotate di principi, strumenti, logiche diverse. 18
E come nel simbolo del Tao, una giostra con l'altra assumendo parti dell'altro ad ogni estremo,
Merlino si contagia con Magò e scende alla magia nera, Magò viene contagiata da Merlino, deve a
malincuore darla vinta alla verità di Merlino, si ammala e deve poi guarire mantenendo sempre
però la sua avversione alla luce ed alla verità.
Maga Magò è un personaggio essenziale nel film; non si poteva tirare fuori la spada nella roccia
senza vincere Magò ostacolo roccioso, Magò buio e lupo del bosco, Magò Luccio dello stagno,
Magò falco nero ed infine Magò Magò.19
L'incontro con Magò illumina sul male in generale, e non solo a livello dell'individuo; si scontrano
due principii, non solo due campioni delle due fazioni; si ha a che fare con il male non solo
individuale ma archetipico, collettivo.
Magò vive nel bosco tanto quanto Merlino, è potente quasi come Merlino.
É meno potente di Merlino solo nella gerarchia; lo equilibria da sempre e per sempre. Il principio
non sarà mai sconfitto, ma potrà sempre essere sotto- messo. Si dice “Il male è il trono del bene”.20
Inizialmente, Magò sciorina le sue trasformazioni, che non messe in atto a scopo educativo, bensì a
scopo intimidatorio, per spaventare, con l'illusione. Qui Maya non è scala per uscire dalla illusione
stessa, è vincolo e prigione, labirinto ed incubo per l'anima nel bosco.21 In seguito smette di giocare
e diviene più determinata a distruggere il discepolo.
Ed è a questo punto che ricompare Merlino, che attraversa le barriere protettive di Magò e,
spalancata la porta della stanza, interviene per salvarlo.
Per risolvere la questione se la palla- Semola debba essere dei bianchi o dei neri, (palla al centro) si
scenderà a singolar tenzone. Si giocherà una partita tra le due parti partite, e la partita sarà una
partita di magia; solo Merlino rispetterà le regole, perché tipico del male è comportarsi male
appunto.
Una regola è: “niente draghi”. Cerchiamo di capire meglio questo punto
La battaglia tra i due inizia con una serie di trasformazioni magiche, dove Magò assume la forma
di animali sempre più potenti e o pericolosi e crudeli; si trasforma continuamente per adattarsi al
bisogno di prevalere.
17 La radice yug, da cui giogo, giunzione da iunctus, significa unito; mag, da cui magma, forse anche magnus, ossia
grande ma anche maggiore, significa ancora unito; e, come sappiamo, “l'unione fa la forza”.Come si vede mago e
yogi hanno derivazione di significato simile.
18 Le forze fuori di noi Disney le chiama Merlino e Magò, dentro di noi sono Il sé e l'Ego.
19Per questa serie di travestimenti, vedi Dante, dove parla della Lupa, principio ostacolante del male: “Molti son gli
animali a cui si ammoglia...”, Inf 1.
20 Non prevalebunt, non vinceranno, dice la scrittura dei malvagi e delle forze del male,
21Ramakrishna, un grande santo e Maestro illuminato dell'India del secolo scorso, diceva che Maya è come una
serratura; se tu giri la chiave da una parte, la porta si apre, e lei ti fa uscire; ma se giri la chiave dalla parte contraria, la
porta si rinserra e ti chiude sempre di più dentro.
L'analisi delle molteplici trasformazioni in animali di varia grandezza e potenza ed il loro
simbolismo ci porterebbe troppo lontano e nel dettaglio. Basti dire qui che si tratta di animali
sempre più impossibili da vincere. Giunti alla temuta identificazione col drago da parte di Magò,
che fa vedere la sua reale natura e potenza, Merlino smette di proporsi come potenza contraria.
Il drago evidentemente non si può vincere con qualcosa di più forte.
Il drago è l'energia stessa. Non c'è qualcosa di più grande e potente del drago, come sa bene Magò;
ed è più forte di lei, lei vuole essere la più forte a qualsiasi costo, in altre parole, il male sa di essere
il principe di questo mondo. Ma non è superiore a tutto. 22
Il drago è tutta la forza della matrice, invincibile, ma non indomabile.....è una differenza che sembra
minore ed invece è fondamentale.
Non si tratta infatti di uccidere la tigre come in un safari con fucili sempre più grossi, ma di
domare, di cavalcare la tigre; si tratta di vincere il principio di opposizione con cui si era
identificata, e non la forza del principio stesso.
Una volta vinta la tenzone, Merlino scherza sulla cattiva cera di Magò, su quanto sia brutta, e le
consiglia un po' di luce solare, che lei ovviamente rifiuta.
Anche questo incontro con Magò risulta educativo, per Semola, e protettivo del suo percorso
insidiato dalla propria ignoranza, ma anche dal necessario incontro con il proprio fondo oscuro, il
proprio nadir per potere ascendere allo zenith.
La Nekya, la discesa agli inferi che ricordavamo prima, è a questo punto il compimento dell’opera.
Ora il discepolo è pronto ad affrontare la prova da solo.
Ma Merlino è sempre vicino... almeno inizialmente, ma poi ?
A questo punto il film prende una altra rotta, giunge ad una svolta.
Ormai siamo pronti ad altro, sono state tutte superate insieme al Maestro, con lo sforzo e con
l'angoscia e con il coraggio del discepolo, e con l'aiuto di Dio e del Maestro....
Le prove sono finite.
Ora sarà Artù che deve vincere la giostra, il torneo, sarà Caio che però non ha la spada del potere,
quella ce l'ha Artù...
9. TRASMUTAZIONE: ESTRARRE LA SPADA
-Scomparsa di Merlino e scoperta del potere interiore; questo coincide con l’estrazione della
spada dalla roccia.
Tale scoperta del potere e della luce interiore, questa acquisizione di regalità attraverso la spada
magice, il fatto di potere impugnare, di avere in pugno tale potere, costituisce il perno di tutto il
film.
Soffermiamoci sul momento cruciale di tale trasformazione, la trasmutazione interiore di Artù. La
Nekya si colloca qui, quando Artù è solo, nel suo Getsemani.
La trasmutazione interiore accade, si realizza, nel momento un qualcosa si trasforma a livello della
identità profonda. Il miracolo coincide con la sostituzione dell'io con il Sé. Non si tratta di un
evento esterno.
Solo in seguito a questo essersi costituito qualcosa, tale modificazione essenziale viene poi
riconosciuta. Ecco che allora si manifestano segni, diviene naturale ostendere, mostrare.23
Il giovane Artù, che era prima della trasmutazione ancora identificato con un trovatello, con un
orfano di padre, adottato dal mondo, dopo l'evento non è più tale: egli adesso è figlio del padre
Sole, è il fanciullo solare, il re del mondo, che regna tra di noi per la superiorità innata che
manifesta. Ciascuno dei presenti riconosce questa realtà: il paese si inginocchia dinanzi a lui.
Dapprima il padre adottivo, e subito dopo spontaneamente anche il reticente Caio, si inchinano
22 La dinamica è simile a quella della regina madre in Biancaneve, che viene vinta da Biancaneve bella come la luce
del giorno.
23 Beatrice per Dante è discesa tra gli uomini “a miracol mostrare”.
dinanzi a lui e riconoscono tale trasmutazione, tale superiorità, adesso.
-A questo punto che il padre adottivo enuncia la verità sulla nascita di Semola.
Il padre adottivo ricorda davanti a tutti come la nascita del fanciullo fosse una nascita straordinaria,
frutto di luce e tenebre, un prodigio, un mistero, una sintesi, un ponte, un parto simbolico di
Merlino.
Ecco : fu Merlino l’incantatore a preparare tutto ciò.
Merlino è il regista, la coscienza guida, del salvataggio in tenerissima eta’ del principe, colui che
vegliava su di lui, colui che al momento giusto propose ed attuò le iniziazioni successive,
l'artefice di tutto. Tuttavia, anche Artù era necessario, e il suo buon volere, e tutti i personaggi con
lui, e tutti noi con loro; erano stati gli attori stessi, infatti, che avevano poi realizzato questo
sogno del mago, che avevano scelto, che c'erano stati.
E Merlino era stato perno fondamentale per la realizzazione della storia sia nell'intervenire in un
determinato momento della vicenda, sia nel sua scomparire a questo punto del percorso, per far
posto al discepolo nel suo divenire re e maestro.
Sappiamo infatti che quando il discepolo è pronto per iniziare il cammino della trasformazione il
maestro compare.
Ma ora comprendiamo anche che quando il cammino si realizza e giunge al compimento, quando
il discepolo diviene egli stesso Maestro, il Maestro esteriore deve scomparire.
-Così, a questo punto del film, Merlino se ne va. Dopo averlo accompagnato in ogni modo, nelle
piccole e nelle grandi cose, dimostrando un atteggiamento tollerante, materno, educativo e paziente,
Merlino assume un atteggiamento di intolleranza, di distacco, di ritiro proprio quando ci stiamo
avvicinando all'evento centrale del film, l'estrazione della spada.
Il punto cruciale dove Merlino si distingue con forza da Artù e lòo mette di fronte ad un bivio è
quello relativo alla identità del discepolo. Artù deve giungere ad auto riconoscersi superiore.
Merlino dice, con il suo comportamento, che è assolutamente necessario per procedere oltre in
questo percorso, che il discepolo e non il mastro riconoscono la natura superiore che è risvegliata
dentro di noi. Per consentire questo riconoscimento, il maestro qui deve scomparire.
Sara’ necessario che Semola- Artù si trovi veramente da solo.
Senza questa notte oscura dell’anima, senza questa perdita di ogni aiuto esteriore, egli non potrà
conquistare in autonomia il potere totale interiore.24 Questa è la premessa per estrarre la spada.
In altre parole, estrarre la spada e divenire superiore sono la stessa ed unica cosa.
A questo punto del film, ma questo è vero anche in tutte le tradizioni sapienziali, doveva
intervenire un salto. Per riconoscere la coscienza superiore in noi, dobbiamo fare il passaggio di
auto riconoscimento: adesso il Maestro , il Re, sei tu, ti sei ritrovato come entità divina, hai ritrovato
la tua coscienza cristica, il Maestro, dentro di te.... eri tu il Maestro, e non lo sapevi. 25
10. ANACLETO
E’ quindi in questa occasione che Semola rimane da solo.26
24 Nella Divina Commedia il Maestro scompare, se ne va , quando arrivano al paradiso terrestre, ossia quando i
chakra sono purificati. Successivamente la guida diviene Beatrice, la verità rivelata, che egli infatti incontra a questo
punto.
25 Ancora una volta ritroviamo valida la legge fondamentale che ciò che è inconscio è proiettato. Questo è vero anche
per un percorso psicoterapeutico, dove il risveglio della coscienza del paziente dall'illusione della nevrosi attiva la sua
ricerca di un a guida esteriore, che lo aiuterà a riconoscersi come capace di curare e guarire se stesso e lasciare alla
fine il suo dottore esterno.
26 Veramente anche col luccio e poi con il lupo nel bosco degli scoiattoli o inseguito dal falco, o nell'antro di Maga
Magò Semola pesce e Semola scoiattolo o Semola uccellino aveva avuto momenti di caduta e di prova senza
protezione, ma Merlino poi era sempre vicino. Anacleto però era sempre a tiro. Questa è la prima volta che Merlino
sceglie di non esserci.
Da solo con Anacleto. E i due si interrogano: “Quando, Oh! Quando tornerà il Maestro? “
“Chi lo sa, chi ne sa niente”, dice tristemente Anacleto.
Lui che dovrebbe sapere tutto, ma che spesso non sa l'essenziale.
E' giunto il tempo ormai di fare alcune riflessioni sulla figura di Anacleto.
Anacleto è il gufo che accompagna Merlino ovunque, appollaiato sul suo cappello a putna
decorato dalle mille stelle, simbolo del settimo chakra. Anacleto tace o raramente commenta le
azioni del mago in maniera potremmo dire sempre critica.
Merlino affiderà ad Anacleto alcuni momenti della istruzione del discepolo; a leggere e scrivere, ad
esempio, cose libresche; in seguito, Anacleto insegnerà a Semola i rudimenti del volo. Infatti il
gufo è un pennuto, e sa volare - come sostiene - meglio di Merlino, che pennuto non è.
Tuttavia Anacleto non vola molto alto, e non ha molto potere sulle questioni fondamentali, sul
dominio del cielo e della terr come si vedrà quando i due incontrano il falco nero che cala dall'alto.
Anacleto quindi risulta un essere vicino al mago, amico e critico; il suo intervento risulta talvolta
utile, raramente anche prezioso, mai indispensabile. Solamente per concessione del Mago Anacleto
ha un qualche spazio, ha qualche voce in capitolo come si dice, e Merlino ne approfitta subito per
recedere sullo sfondo della scena.
Anacleto rappresenta la mente pensate razionale e discriminativa, talvolta utile; essa analizza
criticamente le situazioni, ma deve stare molto vicino al cappello del Mago, alla luce di stelle dei
chakra superiori, per funzionare bene. Li' abitualmente infatti la mente Anacleto tace, senza mai
perdere la sua natura dualistica, pessimistica, di uccello notturno, di uccello del malaugurio,
diabolico.
Tuttavia è un buon diavolo, ed in questo senso Merlino lo accoglie con sé, non disdegna i suoi
servizi ogni tanto. Infatti, Anacleto significa letteralmente “ colui che non è diviso”, l’indiviso;
così anche il termine individuo. Non diviso da che, da chi? Dal suo signore, sembra; forse
rappresenta quella parte della mente che non si separa? Non se ne va mai da Merlino.
Anacleto è la mente colta, un essere che vola, al servizio di Merlino, una funzione che però
concretamente può dare istruzione, forse è un angelo non ribelle, o indica un buon uso dell’angelo
ribelle, diverso dal luccio e dal lupo, (infatti Anacleto salverà Artù dal luccio nello stagno).
Anacleto è una controparte di Merlino, che permette di operare, di “fare” alcune cose nel mondo. In
questo mondo materiale infatti è bene stare qualche volta anche coi piedi per terra, guardare bene,
come si dice, con cento occhi.....La mente analitica consente di vedere nel dettaglio e di realizzare le
cose.
Merlino per sua natura invece è “più di là che di qua”, è quasi sempre in un altro mondo, non si
rende bene conto; invece Anacleto si rende conto benissimo, e sta sopra al cappello di Merlino,
sulla sua testa. Anacleto è una funzione che Merlino usa, e che non appare troppo contenta di farsi
comandare, e tuttavia ci deve stare, “altrimenti ti trasformo in uomo!..”, lo minaccia il Maestro.
Questa minaccia sembra superare ogni resistenza del gufo: la cosa più inaccettabile per lui sarebbe
divenire uomo. Anacleto vuole restare fuori dal progetto trasmutazione, come se nel suo copione
fosse scritto così. Una dannazione eterna la sua natura, cui lui desidera attenersi.... un male
necessario la mente, un male che collabora con il bene superiore....lo vedremo meglio con Magò. 27
11. DIVENIRE RE, “RE”- alizzarsi, divenire “REALE”.
Rimasto solo, nella fase finale del percorso Semola giunge alla fine del travaglio.
In questa fase finale avviene l’estrazione della spada, l’acclamazione a Re di Artù da parte di alcuni
cavalieri, la vittoria sulla fazione che si oppone, per giungere alla unificazione del paese, alla
restaurazione della pace sulla terra...... tutte azioni nel mondo di qua che spettano ad Artù.
27 Anacleto collabora in maniera sintonica con Merlino, mentre altre figure portatrici d'ombra, come il lupo oppure il
luccio, pur cooperando al progetto di crescita dell'uomo, si presentano assai più scissi dal mago, meno
intenzionalmente cooperativi.
Per questo si era preparato, a questo era chiamato, a questo Artù non si nega più. Ora egli stato
consacrato re in realtà, e non solo in ispirito. Ha dominato la propria natura inferiore, ha vinto
l'oscurità e il male dentro di sé.
Artù però non è veramente solo; anche se Merlino se ne è andato, per poi d’altronde ritornare, egli
verrà protetto ed accompagnato da quello che c’era dietro a Merlino: la luce superiore.
Ecco, quando Artù estrae la spada, si manifesta, si accende la luce dall’alto (cioè dal cielo, dai
chakra superiori); un mistero si accende, una presenza trascendente si manifesta intorno al giovane
Re, al predestinato, all’Eroe. 28
La luce fa le veci di Merlino: questa guida dal cielo sostituisce il Maestro in terra.
Accompagnato da questa altra protezione, così, quella del Sé superiore ed interiore, grazie a questa
sola, Artù diviene Re, diviene Maestro di sé stesso e di tutti quindi.
Diviene quello che poteva essere, diviene quello che doveva divenire, diviene il suo futuro,
diviene, non rimane ciò che era, il suo passato.
Questo principio del divenire ha implicazioni profonde per ciascuno di noi.
E Merlino infatti questo gli indicava : Merlino si sposta nel futuro, lo precede li’. Merlino fugge nel
futuro, dal quale ritornerà in seguito. Una domanda si impone a questo punto: “Ma, a pensarci
bene, Merlino come c'era finito nel medioevo? Da dove veniva, questo Merlino?”
Veniva dal futuro, certamente: i Maestri ci parlano dal futuro! 29
-E se noi diveniamo ciò che saremo nel futuro, se il futuro diviene presente, significa che abbiamo
sconfitto il tempo. A questo punto del film stiamo considerando la funzione dei chakra superiori,
quella di ricollegarci all'eterno: il luogo da dove si inizia ad uscire dal tempo, la porta del cielo, è il
sesto chakra, Ajna chakra, il chakra della coscienza cristica.
Come ricorderemo, il sesto chakra è costituito da un polo posteriore, rappresentato in astrologia
dalla Luna, lo specchio, e da un polo anteriore, rappresentato dal Sole.
Il Sole come sappiamo circola infatti nel nostro cosmo, rimanendo tuttavia uguale a sé stesso. Ili
Sole – luce cambia nel tempo solo quando rispecchiato dalle altre stelle, la Luna per prima, la
sua argentea sposa, ma anche dagli altri specchi, Mercurio, Venere etc; tuttavia, egli rimane sempre
ugualmente luminoso in essenza, immutabile, eterno.
E’ questo il chakra che mette in contatto con il Maestro interiore. Quindi non più un Merlino
esteriore, ma il Cristo interiore, la coscienza cristica che esiste in ciascuno di noi, il Krishna
interiore.
-Dalla porta del cielo, Ajna chakra, che rappresenta la coscienza cristica, il figlio, sarà possibile
andare poi oltre, verso il Settimo chakra, Sahasrara chakra, il Padre.
Qui siamo del tutto al di là del il circuito del tempo e dello spazio,( il settimo giorno si riposò),
28 Come la voce celeste al momento del battesimo di Gesù disse: “Questo è il figlio in cui mi sono compiaciuto”. Solo
dopo la morte di Gesù, lo Spirito Santo scenderà sugli apostoli.
29 E Merlino gli indica anche la via, proprio con quello che sembra una sottrazione di aiuto: fugge nel futuro, in una
altra era, nel 2000, un guazzabuglio moderno.
Il messaggio contenuto in questo passaggio è il seguente: il tempo esteriore può cambiare, ma se non cambiano le
coscienze, se non divengono quelle che potranno diventare, non usciremo dal caos.
Egli indica quindi ad Artù come vincere la prova: facendo evolvere la sua coscienza, spostandosi nel futuro,
divenendo un uomo dell’epoca dell’oro anche in un’epoca di oscurità come il Kali Yuga. Gli indica la via indicata
anche dal Kryia yoga, la via eterna ed interiore di evoluzione al di là del tempo.
Ecco che è qui che il giovane eroe, Heroe (cioé devoto di Hera, la Grande divina Madre) diviene più che un semplice
mortale, un semidio (Heracle), e riesce grazie al Cielo (interiore) ad estrarre senza sforzo la spada dalla roccia, a
divenire Re del paese (interiore ed esteriore).
E proprio ad Honolulu, Hawai, fugge Merlino: è pur vero che si tratta di uno stato lontano dagli altri stati degli Usa, e
che può essere una scelta solo simbolica e casuale, per un Walt Disney americano....Ma è anche vero che per noi è un
posto in mezzo all’oceano, una specie di isola che non c’è di Peter Pan, è dall’altra parte del mondo, in un altro
mondo, insomma in un altro livello del mondo, non nel mondo che vediamo, materiale, forse il mondo astrale, o il
causale, ma certamente di più l’atmico.
siamo troppo oltre, e così ci fermeremo.
12. CONCLUSIONE
Merlino è la prima figura che compare sulla scena; con questo si vuole significare che di lui si
parla, che egli è l’artefice di tutto, il protagonista, e non Semola-Artù, che rappresenta il discepolo,
ossia ciascuno di noi.
Merlino, il Maestro, come Il Signore in forma di persona umana, che ci salva e ci accompagna alla
salvazione insieme, è colui che in effetti ha il potere di realizzare l’Opera . “Tutto il potere viene
da Dio”, recita il proverbio.
Tuttavia, nel film Merlino è anche l’ultima figura che compare, quella con cui si chiude il film.
Come governerà Artù? Egli non si pone il problema. Sa che non può evitarlo, sfuggire; egli deve
solo stare seduto sul trono.
Come dire che chiunque realizzi l’apertura dl settimo chakra deve solo stare seduto lì, come dire
ai piedi di loto del maestro. Il Buddha sempre siede sopra un loto- trono aperto, non si sposta, siede
istallato nella illuminazione.
Nel film, Artù non riesce bene a sostenere (a “reggere”, appunto) la corona, cioè l’apertura del
settimo chakra. Questa corona che ora ha sulla testa esiste aperta ed attiva, edi inclinandosi verso
terra ripetutamente gli copre gli occhi e gli impedisce di vedere il mondo esteriore.
Merlino adesso è ritornato e sta accanto al nuovo re; mentre conversano, corregge ripetutamente
tale disturbo, ed ogni volta rialza la corona la riallinea verticalmente, così che Artù possa poterla
tenere in quella posizione senza perdere la vista.
Merlino quindi qui esplicita la sua funzione finale, in rappresentanza di tutti i maestri: egli ritorna
sempre, ritorna dal discepolo che ha vinto, e lo aiuta, aiuta l’umanità intera, a mantenere allineati i
chakra superiori con luce universale, col Signore Onnipotente.
La longissima via descritta nel film della auto realizzazione, per ciascuno di noi, tratta quindi del
“cammino di nostra vita”.
Tratta della vicenda di tornare a Dio, da coLui, che è fuori, dentro ed ovunque. E tuttavia noi non
lo troviamo, siamo ciechi, siamo sordi, ed allora questa ricerca, la Cerca, del suo Sangue, della sua
Coppa, della comunione con lui, è così difficile, lunga, una meta così lontana….
Tuttavia, se noi abbiamo un forte desiderio di ritornare, di trovare, riconoscendo la nostra vera
natura, questo “ritrovarsi” può divenire invece la cosa più semplice del mondo, un “gioco di
bambini”. In effetti Artù non poteva non divenire re, poiché lo era già in origine, e solamente un
suo rifiuto avrebbe impedito i passaggi descritti … il suo posto nella luce era già libero per lui.
E ciascuno di noi similmente è già con Lui, noi eravamo già in Lui, già Lui era in noi; esisteva già
la comunione, la auto realizzazione. Ma il sonno della coscienza, della bella addormentata nel
bosco, non ci consente di percepire, sentire, vedere, che Lui è cosi’ vicino, cosi’ disponibile….
Quel che tanto cerchiamo nelle tante cose del mondo, in tanta gente, non era lontana....
Artù alla fine comprende come ciascuno di noi che quel potere, quella gioia, quella essenza, Lui, in
fondo eravamo noi; eravamo noi quella meta, la meta di questa Divina Commedia.
E tutto questo lo ritroviamo, lo riconosciamo grazie a Merlino, al Maestro, che ci accompagna e ci
conforta, che sostiene la trasmutazione.
E tuttavia Merlino, il mago ha messo in scena questo percorso illusorio, che era in fondo allora
tutto un sogno, una allucinazione; era un incantesimo....
E tutto questo, lo vediamo meglio ora, era tutta colpa di Merlino.
Vediamo cosi’ come anche Maga Magò non sia che l’ombra del salvatore; Merlino e Magò, insieme
sono la maya che ci illude e trattiene, e quella che ci libera; la forma della via, che ci istruisce e fa
crescere in fede e volontà e conoscenza, e che ci libera dalla selva oscura al momento in cui siamo
pronti
Abbiamo così visto come Walt Disney ci rappresenti per la liberazione dell'uomo una progressione
dal più pesante al più leggero, dal primo al settimo chakra ….
Ripercorrendo con la memoria il film, sorridiamo: “Che bel film!”, questo di Walt Disney, questo
della vita! Con morte e rinascita, con cadute e salvataggi, con lieto fine!
E’ proprio bellissimo, e infatti piace a tutti, grandi e piccini!
Prima di concludere, vorrei fare alcune osservazioni su W.Disney e sul mezzo che ha utilizzato per
comunicare con noi, il cartone animato al cinema.
Possiamo osservare che in tutti i suoi films questo genio dell'arte cinematografica mette in scena
esperienze, gioiose o di terrore, che ci accompagnano lungo la partecipazione a questi cartoni
animati e animanti coerenti e convergenti con il suo messaggio di introdurci e farci sperimentare
queste cose dell'altro mondo. Il regista infatti non ci consegna un messaggio solo mentale; non ci
propone informazioni, racconti che rimangono statici. Al contrario vediamo rappresentate
animazioni, storie che raccontando si animano, e che ti animano, ti cambiano, ti fanno provare
emozioni, sogni, ti fanno ricordare, ti invitano a proiettarti nel futuro, nell'infinito e
nell'impossibile.....
Ora dobbiamo osservare che il fatto che si tratti di animazioni animanti fa parte integrante del
processo, del metodo prescelto. Il cartone animato in sé porta le caratteristiche di essere qualcosa di
poco materiale (cartone) che non sottostà alle regole della fisica e della gravità come il mondo
materiale. Infatti nei cartoni la gente vola, si trasforma, le cose sono più semplici e colorate; se ci
pensiamo solo un momento, queste sono tutte caratteristiche del mondo astrale.
Gli altri films di W. Disney cha hanno questo ruolo educativi, introduttivo al mondo astrale, “roba
dell'altro mondo”, proprio, ed ai quali mi riferivo poco fa, sono ad esempio:
Biancaneve, (che tratta dei chakra e della trasformazione dell'ombra),
-Peter Pan, (che riguarda il luogo, l'isola che non c'è),
-la Bella addormentata nel bosco, ( che illustra il risveglio della bella coscienza addormentata
nella selva oscura),
-ed ancora Pinocchio (che analizza come si giunge a nascere, ad animare un corpo creato e fittizio,
simile ad un vero uomo ma ancora mosso da fili, pulsioni, forze estranee a lui),
-Alice nel paese delle meraviglie (dal testo di L. Carroll)...
e molti altri.
-Anche i popolarissimi personaggi di Paperino (Donald Duck) e di Topolino (Mickey mouse)
riprendono la vita quotidiana dell'america di quegli anni in chiave di sentimenti, lotta al male,
creatività, facendo sognare e sorridere , accompagnando e aiutando l'uomo qualunque, noi....
Si può ben dire che Disney non era solo molto, ma molto dotato di talenti. Era qualcosa di più.
Si può dire che era uno che la sapeva molto, molto lunga, e forse anche per questo aveva tutti questi
talenti. Era uno che aveva capito il mistero, anche se nessuno glielo aveva spiegato.
Ma noi, noi a cui viene spiegato così bene, in modo così bello, noi: perché non capiamo?