L`omelia padre Raimondo, il testo
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L`omelia padre Raimondo, il testo
1 In questo Vangelo vediamo Gesù, di nuovo sul lago di Tiberiade, alle prese con le forze della natura. Avevamo già visto altre volte come Gesù aveva esercitato il suo potere- oltre che sulle malattie che guariva e sugli spiriti immondi che scacciava- anche sugli elementi scatenati della natura, quando ordinava ai venti e al mare in burrasca di placarsi, e questi obbedivano e subito ritornava la bonaccia. Anche oggi lo vediamo sul lago agitato dalle onde a causa del vento contrario. Il lago in ambiente semitico, significava anche il caos, le forze scatenate della natura da domare e le forze oscure che ne facevano ribollire le acque. Ma anche questa volta Gesù dimostra di conoscere il linguaggio della natura e appena salito sulla barca, il vento cessa. Ma prima, oltre al vento atmosferico, si era scatenato il vento del dubbio e della paura dei discepoli che, vedendolo camminare sulle acque, si misero a gridare :"E' un fantasma". E continuano ad aver paura anche dopo che il Signore li rassicura dicendo loro: "Coraggio sono io, non abbiate paura". È una voce rassicurante, sentita tante volte. Eppure la loro paura è più forte; e il dubbio persiste. Pietro, a nome di tutti, chiede una prova: "Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque". Pietro vuole avere la certezza che la persona che cammina sul mare sia Gesù, facendo anche lui le stesse cose. Gesù dice a Pietro: "Vieni!". All'invito del Signore riesce effettivamente a camminare per un po' sulle acque, ma poi il peso della paura e del dubbio lo fa di nuovo sprofondare e il Signore deve acciuffarlo per i capelli e tirarlo su. Il dubbio e la paura, ancora ben radicati nel suo cuore. A questo punto, davvero disperato, Pietro grida: "Signore, salvami!". Due sole parole, gridate forse in modo scomposto, ma piene di speranza. E "Gesù stese la mano, lo afferrò e disse: uomo di poca fede, perché hai dubitato?". L'esperienza di Pietro, che chiede di camminare anche lui sulle acque, per poi spaventarsi - ossia l'impossibile per l'uomo, che diviene facile solo per chi ha forte fede - mette a nudo la nostra debolezza e mancanza di fiducia ed abbandono totale in Dio. Tutti possiamo sentirci vicini a Pietro, riconoscerci nei suoi dubbi, nelle sue incertezze e nelle sue paure. Anche noi, proprio come gli apostoli sulla barca, possiamo lasciarci paralizzare dalla paura, che ci impedisce di vedere quanto Cristo ci sia vicino. Quante volte anche noi siamo sballottati dai flutti della vita e la nostra barchetta tenta di galleggiare sul mare in tempesta, cercando di non lasciarsi sommergere dalle preoccupazioni, o di colare a picco sotto il peso della paura! E quante volte capita anche a noi come a Pietro di iniziare ad affondare, pur sapendo che il Signore è vicino. Se avessimo fede come un granello di senape, non sussisterebbe nessuna distanza e nessuna montagna potrebbe più separarci da Lui. La montagna più grande da abbattere è quella della nostra incredulità! Noi credenti siamo agitati dalle onde della nostra vita.I problemi della vita sono tanti: affettivi, a quelli economici. Purtroppo, tutti questi problemi facciamo fatica ad affidarli a Gesù. Il problema è che in quella barca Gesù non c'è. Senza Gesù, la Chiesa rischia sempre di essere sopraffata 2 dalle onde del mare di questa vita. Solo quando arriverà Gesù, rinfrancato dalla preghiera con il Padre, la situazione cambierà. La nostra fede non è un riparo comodo, una garanzia contro le tempeste, cioè contro le avversità, le angosce, le sofferenze della vita, ci immerge, anzi, senza scampo, nel cuore della storia, e quindi delle tempeste. seguire Gesù non significa essere liberi dalle angosce, tristezze e sofferenze della vita. Il Signore, dunque, ci offre un coraggio della fede: "Sono io, non avere paura!" e ci invita a riflettere sulle nostre paure. Anzi, noi vorremmo che lui garantisca le nostre sicurezze, magari impedendo alla tempesta di scatenarsi sulla nostra barca, liberandoci preventivamente da ogni pericolo e paura. Cari confratelli, le prove della vita arrivano per tutti. E Dio si avvicina sempre con la sua presenza liberatrice ascoltando il grido e il clamore di chi soffre, di chi è ammalato, emarginato, escluso. Dio è presente in mezzo a noi, vivo, attuante con la sua bontà gratuita che consola, illumina, da forza. Di questo, però, ci rendiamo conto solo con gli occhi della fede. É la fede che ci fa vedere la presenza liberatrice di Dio. É quello che è successo al profeta Elia. Si aspettava che Dio si facesse presente con qualcosa di forte, visibile, impressionante. Solo la fede purificata gli permette incontrare Dio nella brezza leggera che soffia in una situazione così dura come quella che sta vivendo. É l'esperienza di molti cristiani del Medio Oriente che in questi anni oscuri passati hanno incontrato la presenza del Signore nella quotidianità della vita, negli occhi impauriti dei figli che bisognava proteggere, nella mano amica di chi offriva qualche piccolo conforto, nella fede profonda nel Dio della Vita. Ma anche, è l’esperienza di molti cristiani alle volte ci sono sentiti abbandonati da mondo, da voi, lasciati soli a lottare contro l’integralismo islamico. Alle volte ci sono sentiti che Dio è lontano, assente, muto. Di fronte a tutto ciò, è umano chiedersi dov’è Dio, soprattutto di fronte ad una guerra come quella che stiamo vivendo in Siria, anche se situazioni di tensione non mancano nemmeno in altre zone mediorientali. I cristiani in Siria sono esposti agli attacchi dei ribelli islamisti. Questi ultimi hanno spazzato via Maaloula, una storica città cristiana in cui gli abitanti parlano l'aramaico, la lingua di Gesù. Due vescovi, numerosi preti, dodici religiose sono stati rapiti e liberati di recente: Tanti cristiani sono stati torturati e trucidati, oppure sono spariti senza lasciare alcuna traccia. Chiese distrutte, le statue distrutte, delle copie della Bibbia bruciate, dei dipinti distrutti con i coltelli e dei volti delle statue di santi sfigurati con gli scalpelli. Colpi di mortaio hanno danneggiato le scuole cristiane e musulmane, provocando la morte di tanti bambini. La ricerca di un futuro migliore, la paura dell’intolleranza religiosa e la fuga dai conflitti regionali sta portando i cristiani ad abbandonare le loro case. Molti medici specialisti, sotto minaccia, sono stati costretti ad andare fuori dalla Siria, e che sono obbligati a partire perché hanno paura di essere rapiti o uccisi. I cristiani ricchi sono scappati nei Paesi vicini oppure in Europa, la classe media è sparita, e la classe povera è diventata più misera, tanto che non ha più 3 da mangiare nonostante gli sforzi delle aiuti che prevengono dalle chiese che distribuiscono generi alimentari una volta al mese. Nelle grandi città la corrente elettrica manca per diverse ore ogni giorno, se non del tutto; il gasolio è razionato. Tutto ciò crea enormi disagi alla popolazione. Ci manca l’acqua e se c’è, è di pessima qualità. Ad Aleppo i religiosi hanno scavato dei pozzi dentro le chiese e distribuiamo l’acqua ai civili, sia ai cristiani che ai musulmani. Non c’è lavoro. La gente è diventata più povera. Tutto è caro. Le famiglie non possono più comprare cibo e non si vede carne nelle cucine. Oggi si ha davvero bisogno di tutto, dal cibo alle medicine. Lo scenario dei cristiani è quello della sofferenza In nome della verità, noi dobbiamo sottolineare che i cristiani non sono le sole vittime di questa violenza e di questa ferocia, ma anche i musulmani laici, sono parimenti attaccati e uccisi nel medesimo caos. Anche loro sono costretti a lasciare le loro case a causa delle loro convinzioni religiose". Oggi il progetto non è solamente la persecuzione dei cristiani, ma anche creare conflitti tra i musulmeni stessi, tra i sunniti e sciiti. Notiamo bene le divisioni tra i musulmani di diversi confessional, e credo che il terreno è già preparato per tale divisione. Certamente, i cristiani sono vittime del conflitto tra i musulmani. I frati della Custodia di Terra Santa, fedeli alla loro missione, sono rimasti in Siria, con i poveri e gli ultimi, per dare tutta l’assistenza necessaria e, grazie al grande aiuto giunto dai benefattori, sostengono ogni giorno i più bisognosi. A nord di Siria, noi abbiamo tre villaggi missionari francescani, Ghassanieh e Yacoubie, e Kenay. A Ghassanieh, i cristiani ortodossi e latini, sono stati mandati via dalle loro case e anche le chiese sono state prese dagli estremisti e non sappiamo cosa stia succedendo. A Yacoubie e Kenay, i cristiani sono rimasti, con l’aiuto dei nostri frati. Gli i due frati vivono una realtà drammatica, sin dall’inizio dei problemi nella zona della missione. I gruppi di ribelli, hanno cercato in questi mese di prendere le case dei cristiani, perfino il convento delle suore Francescane, dato che è distrutto e vuoto. Padre Hanna Jallouf, parroco di Kenay, ha intervenuto ed è riuscito a far allontanare i ribelli dal convento. Il parroco, padre Hanna offre, a causa di povertà e scarsità di cibo e acqua, roba da mangiare e bere per sopravvivere, padre Hanna stesso ogni giorno, a rischio della vita, passa da un posto all’altro, attraversando molti blocchi di controllo, alla ricerca del necessario e a malapena riesce a sfamare tutta questa gente, grazie agli aiuti che gli vengono dalla beneficenza. Certamente, ci sono altri esperienze anche di altri ordini religiosi e di sacerdoti e religiosi che di fanno di tutto per alleviare le sofferenze e il dolore della povera gente. Abbiamo avuto alcuni sacerdoti in Siria durante questi anni di bombardamenti e violenze, hanno testimoniato la loro fede Questa è la missione della Chiesa, di incoraggare i cristiani a rimanere nello loro case. Dovunque, dobbiamo costruire ponti con tutti, per diffondere una cultura di pace e dialogo, rinforzando l'appartenenza alla patria ed eliminando la discordia, seminando la speranza con molto coraggio!. Perché crediamo che la presenza dei cristiani nel Medio oriente, in Palestina, 4 Siria, Libano, Iraq ed Egitto è essenziale, dobbiamo incoraggiarli a mantenere la loro presenza storica e a non fuggire. Dobbiamo incoraggiarli per continuare a portare la loro testimonianza nei loro rispettivi Paesi. Questo obiettivo importante è stato sottolineato da Papa Francesco nel corso dell'udienza con i Patriarchi delle Chiese orientali in Vaticano, il 21 novembre 2013, quando ha dichiarato che la Chiesa cattolica "non accetterà mai un Medio oriente senza cristiani". Certamente, il Signore non ci lascierà affondare nel mare, manderà un raggio di Pasqua sui nostri giorni. Il Signore Gesù ci viene incontrarci e non punta il dito per accusarci per la nostra debole fede, ma tende la mano per afferrare la nostra, e tramutare la paura in abbraccio. Abbiamo fiducia che il nostro paese si raddrizzerà, si ricostruirà, reagirà e tornerà ancora più forte di prima, con l’aiuto del Signore. Don Emilio, ti ringrazio, perché il tuo cuore è esclusivamente bontà, perché tu vuoi sempre far del bene e aiutare i poveri i tuoi figli. E quando ti chiediemo, tu non dai mai una pietra al posto del pane. Lei non può rimanere indifferente quando il poveri sono tristi, ma gli porti conforto e aiuto. Lei prova la gioia nel rallegrarli. Infine, vorrei ringraziare i bambini di questa parrocchia e le loro famiglie, per la vostra generosità e affetto, avete mostrato che siamo un’unica famiglia, ci avete aiuto materialmente specialmente per i bambini. Grazie a voi che siamo riusciti, a fornirli, vestiti, materie scolastiche, e giocatoli, e biscotti. Abbiamo tanto da fare nel futuro, tanti bambini, dovranno essere recuperati e aiutati a superare i gravi problemi psicologici, dovuti alle terribili esperienze alle quali sono sottoposti. Tanti bambini hanno urgente bisogno di cibo, cure. Noi vogliamo salvarli.