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il Mattino della domenica 23 agosto 2015
primo piano
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Dopo le recenti dichiarazioni del Ministro dell’Economia Schneider-Ammann
PAGINA A CURA DI
NICOLA PEDROLI
A Berna iniziano a vedere
la disoccupazione?
“Ci sarà un forte aumento della disoccupazione in Svizzera a causa del
Franco forte, ma non ondate di tagli
agli impieghi”. Con queste parole Johann Schneider-Amman si è espresso
domenica scorsa sulla Schweiz am
Sonnttag. “Che il Consigliere federale abbia scoperto l’acqua calda? ”,
potreste chiedervi in molti.
V’è da sottolineare come l’ondata di
disoccupazione investa meno la nostra Nazione rispetto agli altri Paesi
del Vecchio continente. Il fenomeno
però è percepito da parecchi lavoratori e… disoccupati. Soprattutto di
certi settori. E molti giovani. Senza
contare poi le persone in Assistenza
(che sono sempre di più), come conseguenza al termine delle indennità e
“scaricati” dagli Uffici regionali di
Sergio Montorfani,
Capo Sez. del lavoro Ticino
Il tasso resta
comunque
basso...
Disoccupuazione
in aumento.
Tutta (e solo)
colpa del Franco
svizzero?
Il tasso di disoccupazione medio
in Svizzera è in
crescita già dal
2011.
Il tasso in Svizzera di disoccupazione è definito sempre da Schneider-Amman "debole". È così
anche in Ticino?
Credo che “debole” sia da intendersi “basso”. Se così fosse, ritengo
che in relazione alle al-tre nazioni
europee ciò è vero sia per la Svizzera che per il Ticino.
Le cifre ricordiamo possono essere falsate dal fatto che dopo il
periodo di disoccupazione non si
contano più quali senza lavoro le
persone in assistenza. Anche in
questo settore le cifre non sono
poche...
Le cifre non sono falsate: ogni statistica misura un fenomeno secondo
determinati criteri. I dati della
SECO (Segreteria di Stato sull’economia) sulla disoccupazione misurano i disoccupati iscritti agli URC
(Uffici regionali di collocamento).
Fra di essi figurano anche le persone in assistenza che decidono di
rimanere iscritti per il collocamento. Chi non vuole essere iscritto
ovviamente non può essere conteggiato in questa statistica, ma un’altra statistica dell’Ufficio federale di
statistica della Confederazione (la
statistica RIFOS) conteggia i disoccupati secondo i criteri ILO (criteri
dell’Ufficio internazionale del lavoro che permettono un confronto
tra le nazioni). L’ultimo dato pubblicato nei giorni scorsi parla di un
tasso del 4,2% in Svizzera e del
6,2% in Ticino.
collocamento di riferimento.
Schneider-Amman, dunque, teme un
aumento della disoccupazione per il
motivo citato. Il Ministro dell’Economia ha fatto sapere la sua intenzione
di sostenere l’aiuto alle PMI che operano per l’esportazione. Ma cosa sono
le PMI? Possiamo riassumerlo così:
si tratta delle piccole e medie imprese. Aziende le cui dimensioni rientrano entro certi limiti occupazionali
e finanziari prefissati. Un paio di
mesi fa il Ministro aveva sollecitato
la Commissione per l’innovazione e
la tecnologia affinché dispensasse
queste ultime di una parte dei costi da
assumere in caso di domande di sostegno. “Ora prevediamo un aumento
dei finanziamenti per la Commissione
che si occupa di elargire i fondi”, ha
dichiarato Schneider-Ammann. Così
facendo ritiene di aiutare nel modo
più diretto ed efficace le aziende che
soffrono le conseguenze del tasso di
cambio abbandonato dalla Banca nazionale. Una goccia d’acqua in un
bicchiere. Il Ministro infatti – e velatamente – ha lasciato intendere quale
conseguenza diretta, che sarà difficile
poter mantenere il debole tasso di disoccupazione attualmente al 3,1% in
Svizzera. Ha quindi annunciato che
nei prossimi mesi, in certi settori, si
registreranno licenziamenti. “Ma non
bisogna aspettarsi grandi ondate di
tagli occupazionali” ha evidenziato.
Un altro suo auspicio è quello che il
nostro Paese non debba seguire
l’esempio di altri come Francia e
Gran Bretagna, laddove non esiste
più che il settore dei servizi (p.es.
nelle vendite, nell’industria alberghiera e della ristorazione, negli uffici, nella costruzione stradale e in
altri rami professionali). “Se così
fosse non potremo più dare a tutte le
persone prospettive di lavoro”, ha
evidenziato.
Qualche cifra
A giugno i disoccupati registrati in Ticino erano 5.243, (-82 rispetto al
mese precedente) e più o meno la
cifra media dei senza lavoro nel Canton e su tutto l’arco dell’anno. Il tasso
di disoccupazione era del 3,3% (invariato rispetto al mese precedente) e le
persone in cerca di un impiego erano
8.594, 197 in meno rispetto al mese
precedente. Mediamente, poi, sono
tra le 100 e le 200 le persone che
esauriscono mensilmente il diritto
alle indennità di disoccupazione
LADI. Sul sito internet “Frontalieri
Verbania”, un sito internet di informazione per gli italiani che giornalmente si spostano in Svizzera a
lavorare, troviamo poi le informa-
zioni riprese dalla SECO (Segretariato di stato dell’economia) sui dati
nazionali che evidenziano come
sempre a fine giugno 2015 erano registrati in Svizzera 133.256 disoccupati (-3.093 rispetto a maggio) con
un tasso nazionale del 3,1%. Da nostre informazioni sempre in quel periodo nei distretti Luganese e
Locarnese si è registrata una riduzione del tasso di disoccupazione.
Le regioni del Cantone che maggiormente hanno un andamento contrario (quindi quelli più colpiti e con
un tasso superiore rispetto a quello
cantonale) sono: il Bellinzonese e la
Riviera (-4%), il Mendrisiotto
(3,5%) e la Leventina (-3,5%).
Roberta Pantani Tettamanti, Consigliera nazionale LdT
La tardiva scoperta dopo le nostre battaglie
Disoccupuazione in aumento.
Tutta (e solo) colpa del Franco
svizzero?
La situazione del mercato del lavoro in Svizzera è preoccupante e le
prospettive future non sono certo
delle migliori. Il Franco svizzero
forte e l’abbandono della soglia minima con l’Euro hanno dato il colpo
di grazia ad un mercato del lavoro
che era già in affanno. Le ragioni?
Numerose: una perdita di competitività, la globalizzazione, i costi di
produzione troppo alti rispetto ad
altri Paesi. Ma la situazione era già
conosciuta da qualche anno e forse
occorreva prendere qualche provvedimento prima.
Schneider-Amman prospetta un
aumento della disoccupazione,
senza tagli agli impieghi. Un suo
parere a quest’affermazione…
Se non ci saranno tagli agli impieghi, come dice Schneider-Amman,
di sicuro saranno posti di lavoro
che non verranno creati. Questo
aspetto è molto preoccupante. Significa che in Svizzera non ci sono
più opportunità né possibilità di
creare ricchezza e nuovi impieghi.
Non mi pare una prospettiva tanto
edificante.
Le cifre, ricordiamo, possono essere falsate dalle persone che non
hanno più il diritto alla Disoccupazione e sono in Assistenza. Questi soggetti, infatti, non risultano
quali senza lavoro nelle statistiche
dei disoccupati…
cile da gestire e da controllare.
Le cifre sulla disoccupazione purtroppo sono falsate dal momento in
cui è entrata in vigore la revisione
della LADi, ossia dal 1.4.2011. Le
persone che fino a quel momento
avevano diritto a 18 mesi di prestazioni di disoccupazione, si sono ritrovate ad averne solo 12. Di
conseguenza si “scivola” silenziosamente nell’Assistenza. Se pensiamo ai costi sociali di
quest’ultimo settore, esplosi negli
ultimi anni a carico dei Cantoni e
dei Comuni, la situazione non si
può definire sotto controllo. La realtà è che oggi molte persone si ritrovano escluse da un mondo del
lavoro che le considera senza esperienza a 30 anni e troppo vecchi a
50. Se non si prendono delle contromisure, rischia di scoppiare un bub-
bone sociale con gravi conseguenze.
Non è tardiva questa “scoperta” da
parte del Ministro dell’Economia,
su una realtà già presente da tempo
soprattutto a Sud delle Alpi?
Mi sembra colui che si accorge che
“dopo 3 fette, era polenta”, cioè
scopre un’ovvietà. Ed è pure Consigliere federale! I segnali erano
chiari sin da tempo. Il Canton Ticino aveva continuato a manifestare con evidenza le sue difficoltà
e le conseguenze che avrebbe patito una volta entrata in pieno vigore la libera circolazione delle
persone. Nessuno però ha voluto
ascoltarlo e nessuno ha cercato di
mettere dei paletti ad una situazione che oggi, purtroppo, è diffi-
Il Canton Ticino vive una realtà
diversa rispetto agli altri Cantoni
svizzeri. Roberta Pantani come si
è mossa e come prevede di mantenere informati i colleghi di Palazzo federale su questa tematica?
È vero: la nostra è una realtà diversa, difficile anche da far comprendere ai concittadini del Nord
delle Alpi e che vedono il nostro
Cantone solo come un luogo dove
andare in vacanza qualche giorno.
Le misure accompagnatorie, da me
sempre sostenute, non sono sufficienti per contrastare le storture del
sistema. Contratti normali di lavoro
in settori particolarmente a rischio
dumping sono già stati introdotti.
Ciò che occorre fare è introdurre
una clausola preferenziale sul mercato del lavoro a favore dei residenti e incentivi per le aziende che
li assumono. Il voto del 9 febbraio
2014 è lì a testimoniarlo: i ticinesi
vogliono essere salvaguardati, vogliono proteggere il loro posto di
lavoro e non essere sostituiti da
personale frontaliero. Il progetto di
Polizia del lavoro va esattamente in
questo senso: occorre combattere
gli abusi e il lavoro nero. Senza
controlli, purtroppo, la situazione è
quella che è. Quello che cerchiamo
di fare noi Deputati è mantenere
l’attenzione sul problema e sensibilizzare i colleghi d’Oltralpe sulla situazione particolare del nostro
Cantone: non è sempre facile, ma
siamo a Berna per questo.