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“ “ Come salvarlo da noi stessi
DIARIO
VENERDÌ 1 GIUGNO 2007
È in edicola
LA REPUBBLICA 43
È in edicola
DI
DI
I MALI DELL’AMBIENTE E GLI ERRORI DELL’UOMO
In un ventennio
la Terra si è
modificata più
di quanto
è già accaduto
in passato
trascorso qualche anno da
quando, in una torrida mattina di fine luglio del 2003,
trovai mio padre, come assopito,
sulla sua poltrona. Aveva 89 anni.
È avvenuto a Mont-de-Marsan,
nel Sud-ovest della Francia, dove
ero andato a fargli visita. Non si
parlava ancora della canicola e ancor meno delle morti “eccedenti”,
ma da alcuni giorni le temperature superavano i 36°C, e la siccità,
insieme alla calura, imperversava
da numerose settimane. Era il 23
luglio. Una data per me importante, in un primo tempo per motivi
esclusivamente personali. In seguito, però, mi fece sorgere numerose domande, in particolar modo
dopo la grande ondata di caldo
dell’agosto 2003 e le inondazioni
del dicembre dello stesso anno nel
Sud-est della Francia.
Durante le esequie ebbi un breve scambio di parole con un addetto delle pompe funebri. Gli
chiesi qualcosa a proposito delle
morti eccedenti, problema che,
qualche settimana dopo, sarebbe
stato per molto tempo al centro
della scena mediatica. Avevo appena scritto un libro sulla natura e
l’importanza dei mutamenti climatici nella storia della Terra e
delle società umane: conoscevo i
rischi sanitari di canicole o inverni troppo rigidi. Quell’uomo mi rispose – riporto le sue testuali parole di cui conservo ancora oggi un
vivo ricordo: «In questo periodo,
ci sono più morti del solito a Montde-Marsan».
Sul momento, sicuramente a
causa delle circostanze, non prestai particolare attenzione a quella frase, che mi tornò però in mente dopo che scoppiò il dramma
dell’agosto 2003, con la sequela di
esitazioni e menzogne da parte
delle autorità pubbliche, mentre
negli ospedali e negli enti sanitari
i medici del pronto soccorso, le infermiere e il personale ausiliario,
oberati, sfiniti e privi di mezzi, non
riuscivano a evitare i circa 15.000
morti in più rispetto ai periodi
considerati «normali». Ripensando quindi a quel 23 luglio, mi sono
chiesto se fosse possibile che l’allora ministro della Salute fosse ancora all’oscuro, quando l’11 agosto intervenne al telegiornale delle 20 su Tf1, di ciò che qualunque
impiegato delle pompe funebri
sapeva da più di tre settimane. È
quanto lasciano pensare le sue
rassicuranti dichiarazioni di quel
giorno.
Ad ogni modo, a partire dalla fine di agosto e dopo quella ecatombe, i francesi cominciarono a
interessarsi con maggiore attenzione ai mutamenti climatici. Le
due tempeste che avevano devastato la Francia il 26 e il 28 dicembre 1999 avevano iniziato a preoccuparli. Ma la catastrofe dell’agosto 2003, e in seguito le inondazioni nel dipartimento del Gard a dicembre, scatenarono interrogazioni molto serie e persistenti
riguardo all’evoluzione del clima
sul nostro pianeta.
Le discussioni radiofoniche e
televisive, le conferenze, i dibattiti, gli interventi nelle scuole e gli
scambi con i colleghi hanno fatto
emergere una serie di domande ricorrenti. Innanzitutto, ed è tra l’altro spesso la prima che mi viene
posta, la gente si chiede se «tutto
ciò ricomincerà», se ci si può
aspettare, in un prossimo futuro,
Una mutazione
che ha coinvolto
il clima
e ci espone
a una crisi forse
irreversibile
È
Una tavola dell’800 dal Dictionnaire
Universel d’Histoire Naturelle di d’Orbigny
PIANETA
Come salvarlo da noi stessi
PASCAL ACOT
CARLO PETRINI
“
IL TERMINE Pianeta deriva dal
greco planetes, che vuol dire
“errante, vagante”. Ma i pianeti,
nel descrivere le loro orbite intorno al sole, seguono delle rotte. Quelli che sembrano vagare a caso sono gli abitanti del pianeta Terra appartenenti alla specie Homo sapiens. Se una cosa ci ha insegnato la globalizzazione è
la percezione che questo pianeta è la casa di tutti, la nostra casa comune. Che siamo qui, tutti insieme e che
ogni essere vivente (l’Homo sapiens, gli insetti, i microbi, le sementi e i pachidermi) vivono nell’interdipendenza più totale. Questa casa, quello che i Greci chiamavano oikos è comune ed esige comportamenti rispettosi
di tutti. Dal termine oikos deriva la parola “economia”
(Oikos+Nomea, amministrazione della casa) e la parola
ecologia (formata da Oikos+Logos, pensiero razionale).
L’economia come l’abbiamo gestita finora ha messo in
pericolo l’ecologia. Il nostro pianeta, la nostra casa
comune è stata amministrata in modo da sovvertire
le regole del pensiero razionale che la dovevano guidare. O ritroviamo la rotta, o perderemo il Pianeta.
PIANETA
oltre i cinque giorni? Entriamo qui
in complicate questioni scientifiche che è tuttavia possibile formulare più semplicemente: perché i
climi cambiano? Come funzionano i meccanismi climatici? Abbiamo compreso appieno la circolazione generale dell’atmosfera e
quella degli oceani?
Durante le mie ricerche ho scoperto con stupore alcune zone
d’ombra piuttosto preoccupanti
per quanto riguarda l’informazione della gente sui mutamenti cli-
matici. Su un sito internet di
Météo-France dedicato all’argomento, si può leggere la classica
affermazione seguente: «Tutte le
stazioni meteorologiche del mondo hanno registrato dall’inizio del
XX secolo un lento aumento della
temperatura (da +0,5° a +0,7° a
partire dal 1860). Contemporaneamente, si assiste al regresso e
in alcuni casi alla scomparsa dei
ghiacciai dei Pirenei e delle Alpi».
Sarebbe stato interessante segnalare che, fino al 2000, le medie an-
Per gli arretrati rivolgiti al tuo edicolante di fiducia.
scientifici. Molti si chiedono se era
possibile prevedere la canicola del
2003 o limitarne gli effetti. Gli incendi delle foreste preoccupano
in ugual misura le popolazioni minacciate, principalmente quelle
del Sud dell’Europa: esiste un nesso con il mutamento climatico?
Quesiti che ne fanno sorgere altri, più complessi. Com’è possibile prevedere un riscaldamento
massimo fra circa settantamila
anni quando le previsioni del tempo non sono veramente affidabili
*Oltre al prezzo del quotidiano.
che aumenti la frequenza di periodi di canicola, di tempeste, e più in
generale di “catastrofi” climatiche. Parallelamente, ci si interroga sulle relazioni che potrebbero
esistere fra le tempeste del 1999, le
catastrofi del 2003 (canicole e
inondazioni in Europa), gli uragani del 2004 (Ivan e Jane) e del 2005
(Katrina) nel Golfo del Messico e il
riscaldamento climatico. Nonostante le apparenze, si tratta di una
questione controversa persino
nei più importanti ambienti
Il numero di giugno con CD è in edicola
a 5,90*€ con Il Sole 24 ORE.
nuali delle temperature massime
giornaliere registrate nel nostro
paese per tutto il XX secolo indicavano invece un raffreddamento
generale di 1,2°C! Una serie di correzioni ha successivamente portato a quei dati che indicano adesso il riscaldamento in questione…
Ciò non cambia nulla alla realtà,
ma le informazioni sono state date in modo piuttosto maldestro!
Tanto più che non si tratta affatto
di un segreto, e che il lavoro di revisione dei dati è stato effettuato
alla luce del sole, su basi statistiche. Tuttavia il pubblico, di qualunque tipo esso sia e indipendentemente dal mezzo di comunicazione, ha diritto a essere informato dal servizio scelto. Anche ammesso che in cinquant’anni l’ambiente
delle
stazioni
meteorologiche sia cambiato, e
che l’urbanizzazione o la distruzione delle siepi vive per la ricomposizione fondiaria abbiano modificato le condizioni iniziali, fornendo ormai parametri non più
paragonabili in valore assoluto a
quelli dei decenni precedenti.
Tuttavia, nel caso in oggetto, si
tratta davvero di una spettacolare
inversione! Perché non parlarne
tranquillamente?
Il tema dell’influenza delle attività umane sull’attuale riscaldamento climatico pone dunque oggi importanti problemi scientifici
e suscita numerose controversie.
Contrariamente a un’idea diffusa
da molti climatologi, non è stata
ancora raggiunta una piena unanimità scientifica sull’argomento.
Sarebbe meglio non eludere questa difficoltà, facendo il punto sulla questione dell’«effetto serra» e
dell’eventuale ruolo delle società
umane sulla sua intensificazione
durante l’ultimo secolo.
Tutte queste domande portano
a interrogarsi sulla pertinenza dell’idea di “catastrofe climatica”: e
se il riscaldamento del pianeta,
annunciato dai climatologi come
un evento gravissimo e ineluttabile, fosse prima di tutto una catastrofe sociale e politica? L’uragano
Katrina e i suoi effetti devastanti
sono significativi a tale proposito:
la forza della perturbazione non
spiega l’essenza del problema.
Non spiega, per esempio, la mancanza di solidità degli edifici, delle
infrastrutture urbane e di alcune
dighe nel Sud-est degli Stati Uniti,
dopo tanti allarmi, tanti cicloni,
tante inondazioni, tante distruzioni e tante morti, avvenute ogni
anno, o quasi, nel corso degli ultimi due secoli. Non spiega perché i
cittadini di colore, poveri, così numerosi nel paese più ricco del
mondo, siano stati di gran lunga i
più colpiti; così come non spiega i
saccheggi e le violenze delle bande armate nel paese modello del
“liberismo” economico tanto decantato dagli editorialisti delle
emittenti radiofoniche europee.
Da questo punto di vista, facendo
un paragone, la dignità e la solidarietà delle popolazioni nel Sud-est
asiatico colpite dallo tsunami ci
danno una lezione sulla quale dovremmo riflettere. Scopo del libro
è capire perché le catastrofi climatiche sono prima di tutto disastri
sociali, e per quale ragione esse sono anche – come tutte le catastrofi «naturali» – spietati indici dell’indifferenza di quelle che i giornalisti chiamano ironicamente le
“élites”.
Repubblica Nazionale
“
44 LA REPUBBLICA
LE TAPPE
VENERDÌ 1 GIUGNO 2007
DIARIO
L’ERA INDUSTRIALE XVIII-XX SEC.
Nasce la civiltà delle macchine: scorie,
inquinamento, deforestazione e danni
ambientali costituiranno l’altra faccia del
progresso della tecnica. Cresce il tasso di
anidride carbonica nell’atmosfera
IL RISCHIO NUCLEARE 1963-1986
Nel 1963, Usa, Urss e Gran Bretagna
firmano l’abolizione dei test nucleari
nell’atmosfera. L’incidente nella centrale
di Chernobyl, il 26 aprile 1986, riaccende
la paura della catastrofe nucleare
L’EFFETTO SERRA ANNI ’80-OGGI
Nel 1988, un rapporto Nasa denuncia il
surriscaldamento del pianeta e l’effetto
serra. A Kyoto, 160 paesi, esclusi Usa e
Australia, firmano il protocollo per ridurre i
gas serra, in vigore dal 16 febbraio 2005
DALLA TECNOLOGIA ALLA POLITICA: I MODI PER RISPONDERE ALLA CRISI GLOBALE DELL’AMBIENTE
I NOSTRI COMPITI
PER MADRE TERRA
AL GORE
(segue dalla prima pagina)
I LIBRI
GUY
DEBORD
Il pianeta
malato
Nottetempo
2007
GIANFRANCO
BOLOGNA (A
CURA DI)
State of The
World 2007
Edizioni
Ambiente
2007
AL GORE
Una scomoda
verità. Come
salvare la terra
dal
riscaldamento
globale Rizzoli
2006
TIM
FLANNERY
I signori del
clima
Corbaccio
2006
ELIZABETH
KOLBERT
Cronache da
una
catastrofe
Nuovi Mondi
Media 2006
DENNIS
MEADOWS,
DONELLA
MEADOWS,
JORGEN
RANDERS
I nuovi limiti
dello sviluppo
Mondadori
2006
FRED
PEARCE
Un pianeta
senz’acqua
Il Saggiatore
2006
FRANZ J.
BROSWIM
MER
Ecocidio
Carocci 2005
JEREMY
RIFKIN
Entropia
Baldini
Castoldi Dalai
2005
Ecocidio
Mondadori
2002
FABRIZIO
FABBRI
Le foreste
ferite
Jaca Book
2004
ressoché tutti ormai comprendono benissimo che
l’uso di combustibili fossili (quali carbone, petrolio e
gas) ispessisce il velo normalmente sottile dell’atmosfera
che circonda il pianeta e che
così intrappola molto più calore solare vicino alla superficie
della Terra. I livelli anomali di
riscaldamento atmosferico
che ne conseguono destabilizzano drasticamente l’equilibrio climatico esistito durante
tutta la storia dell’umanità.
In altre parole, noi abbiamo
radicalmente alterato il rapporto fondamentale tra esseri
umani e Terra. Ciò è imputabile a una combinazione di fattori diversi. Primo: in un solo secolo la popolazione umana sul
pianeta è quadruplicata. Erano
occorse diecimila generazioni
prima che la popolazione
mondiale raggiungesse i due
miliardi, soglia raggiunta
quando è nata la mia generazione – quella dei baby boomers. Adesso, nell’arco di una
sola vita – la nostra – la popolazione mondiale sta passando
da due a nove miliardi di individui (proiezione dei prossimi
45 anni). Abbiamo già superato
la soglia dei 6,5 miliardi di persone.
Secondo: la potenza delle
nuove tecnologie oggi disponibili ha moltiplicato di migliaia
di volte l’impatto che ciascun
individuo può avere sul mondo
naturale. Le nostre vecchie abitudini, un tempo in massima
parte positive, adesso sono
perseguite con tale accentuata
intensità che siamo diventati
un po’ come il proverbiale “elefante in una cristalleria”.
Terzo: l’insolita attenzione
che riponiamo pensando sul
breve periodo e perseguendo
una gratificazione immediata
– non solo come individui, ma,
cosa più importante, nelle modalità di intervento dei mercati, delle economie nazionali e
delle agende politiche – ha portato a un’esclusione sistematica delle conseguenze sul lungo
periodo dalle nostre decisioni
e dalle politiche che adottiamo.
Le conseguenze di questo
rapporto radicalmente nuovo
tra esseri umani e Terra sono
devastanti: oggi non si parla
neanche più tanto di rapporto,
quanto di scontro. La comunità scientifica ci ha ormai
sommersi di documentazioni
di vario tipo a riprova dei terribili cambiamenti che stiamo
arrecando al pianeta. È un po’
la loro versione di chi grida le
proprie verità dalla sommità
dei tetti.
Nell’edizione originale del
1992 di questo libro, avevo riportato le informazioni desunte da una carota di ghiaccio risalente a 160.000 anni fa che dimostrava che i livelli di anidride carbonica nell’atmosfera
terrestre non erano mai stati
più alti di quelli che avevamo al
momento. Nella riedizione del
libro del 2000, ho utilizzato i
dati di un’altra analisi condotta su una carota glaciale, risalente a 420.000 anni fa, dalla
quale si perveniva alle medesi-
P
do sulla Terra degli ultimi due
me conclusioni. Adesso, dalle
millenni. L’Accademia ha forpagine di questo libro, potrete
nito consigli all’Amministraconstatare che gli attuali livelli
zione Bush su questioni chiave
di CO2 sono i più alti mai regirelative ai principi fondamenstrati in ben 650.000 anni! Al
tali del sistema climatico.
pari delle altre prove e docu• L’U.S. Global Change Rementazioni fornite, questo dasearch Program ha pubblicato
to conduce esattamente alla
nel 2000 il suo National Assesstessa conclusione presentata
sment, nel quale illustra, per la
nel libro di quindici anni fa. Soprima volta, gli impatti regiolo che oggi le prove sono molto
nali che avrà il cambiamento
più schiaccianti.
climatico in termini di geograDal 1992 a oggi quattro prefia e di settori cruciali (quali l’astigiosi organismi scientifici
gricoltura, la salute degli esseri
hanno redatto nuovi compenumani, e le foredi di studi che riportano un
ste) qui negli Stanumero sbati Uniti.
lorditivo di
• Nel 2004, è
dati e hanno
stato pubblicato
creato il più
l’Arctic Climate
forte conImpacts Assessenso immasment, nel quale
ginabile su
si illustra in che
queste quemodo le tempestioni per amrature artiche
monire i polisiano aumentici che devotante a un ritmo
no prendere
quasi doppio rile decisioni:
spetto a quelle
• Il Panel
del resto del
Intergovermondo, in gran
nativo sul
parte perché la
cambiamenneve artica e il
to del clima,
ghiaccio che riformato da olflettono la luce
tre duemila
del Sole si stantra i più illustri
IL PIANETA
no sciogliendo,
esperti del
Illustrazione
per
lasciando dietro
mondo, ha re“Viaggio al centro
di sé terra scura e
datto due vodella
Terra”
superfici di ocealuminosi rapdi
Verne;
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centro
no, che a loro volporti
che
Al
Gore;
in
alto
il
Polo
ta assorbono
giungono alla
maggiormente il
conclusione
calore del Sole e
che gli esseri
riscaldano sempre più la regioumani stanno avendo un forte
ne. L’Assessment è altresì giunimpatto sul clima terrestre e
to alla conclusione che la riduche le terribili conseguenze di
zione dei ghiacciai marini diciò sono percepibili già oggi.
minuirà drasticamente l’habiGli scienziati inoltre illustrano
tat marino degli orsi polari, delnei dettagli le conseguenze inle foche dei ghiacci e di qualche
finitamente peggiori che
uccello marino, innescando
avranno luogo in futuro se non
l’estinzione di alcune specie.
si farà nulla per porre rimedio
Oltre a questi studi principaalla crisi del clima.
li, sono stati pubblicati altri do• L’Accademia Nazionale
cumenti che come tessere di
delle Scienze, il sistema aureo
un mosaico hanno contribuito
della ricerca statunitense, ha
a formare un quadro più precipubblicato numerosi studi, tra
so della situazione. Tra questi
i quali uno del 2006 che sostiericordiamo:
ne che “probabilmente” stia• Uno studio del 2005 pubblimo vivendo il periodo più cal-
ULRICH BECK
La società
del rischio
1986
Ridotto ad una formula:
la povertà è gerarchica,
lo smog è democratico.
Con l’espansione dei rischi
della modernizzazione,
con i pericoli
per natura, salute,
alimentazione ecc.,
le differenze e gli steccati
sociali si
ridimensionano
cato su Nature ha stabilito che i
livelli crescenti di anidride carbonica riducono i livelli di pH
negli oceani, con la conseguenza che l’acqua diventa
sempre più acida. Se questo ciclo dovesse continuare, alcuni
organismi marini fondamentali quali i coralli e alcuni
plankton (che costituiscono il
primo anello della catena alimentare oceanica), andranno
incontro a problemi nel mantenere e costruire i loro scheletri di carbonato di calcio. I risultati di questo studio indicano che queste condizioni potrebbero svilupparsi entro
qualche decennio, e non tra
qualche secolo come si è creduto in precedenza.
• Numerosi studi pubblicati
su Science e un articolo pubblicato di recente sia su Nature sia
su Geophysical Research Letters
conferma l’emergente consenso della comunità climatica
sul fatto che il cambiamento
del clima sta riscaldando le acque degli oceani, esacerbando
di conseguenza l’energia distruttiva degli uragani.
• Uno studio del luglio 2006
pubblicato su Geophysical Research Letters riferisce che i
ghiacciai alpini in Europa potrebbero sparire quasi del tutto
entro questo stesso secolo.
• Infine, dato forse più allarmante di tutti, la Nasa ha registrato alcune immagini dai satelliti dalle quali si può notare
che la coltre di ghiaccio della
Groenlandia è molto più instabile di quanto si supponesse finora. I ricercatori di Harvard
hanno raccolte le prove di terremoti verificatisi nel ghiaccio
che hanno fatto registrate
scosse tra i 4,0 e i 5,0 gradi della
scala Richter. Ciò si somma al
collasso di parti di ghiaccio vaste quanto Rhode Island che si
sono staccate dalle penisola
antartica, dando vita a ulteriori preoccupazioni per la stabilità dello strato di ghiaccio dell’Antartico Occidentale. Se dovessimo destabilizzare e lasciar sciogliere la coltre di
ghiaccio alta tremila metri che
ricopre la Groenlandia o una
parte dell’altrettanto enorme
massa di ghiaccio dell’Antartico Occidentale, in entrambi i
casi il livello delle acque oceaniche salirebbe in tutto il mondo di oltre sei metri.
Pare quasi assurdo, ma potremmo mettere in moto questi cambiamenti nell’arco di
tempo della vita dei nostri figli
e dei nostri nipoti. A meno di
intervenire tempestivamente
e in modo deciso, secondo alcuni illustri esperti scienziati,
in mancanza di un radicale
cambiamento per tagliare l’inquinamento che provoca il riscaldamento globale, ci ritroveremo entro i prossimi dieci
anni in grave pericolo e rischieremo di superare il punto di
non ritorno.
Nel 1992 e nel 2000, mi sentii
pieno di speranze e con l’intensa sensazione che stessimo
davvero trovando la volontà di
risolvere la crisi del clima. Al
contrario, abbiamo effettuato
un’inversione di rotta. Il presidente Bush continua a ripetere
che ancora non sappiamo con
certezza se la crisi del clima sia
ITALO CALVINO
La Terra era
ricoperta da fango
impastato di
proliferazioni verdi
e di organismi
sguscianti
Ti con zero
1967
ANTHONY GIDDENS
I disastri ecologici,
l’inarrestabile
crescita demografica
e altre potenziali
catastrofi creano un
orizzonte di pericoli
Le conseguenze della
modernità 1990
Repubblica Nazionale
VENERDÌ 1 GIUGNO 2007
LA REPUBBLICA 45
DIARIO
OGGI
Negli Usa, i temi ambientali conquistano la
campagna elettorale. Dopo l’Oscar per il
film An Inconvenient Truth sui rischi del
riscaldamento globale, Al Gore sferra in un
libro il suo attacco all’America di Bush
GLI AUTORI
Il testo di Pascal Acot è l’introduzione al volume Catastrofi climatiche e disastri sociali, in uscita per
l’editore Donzelli. Il testo di Al Gore è tratto dall’introduzione alla
seconda edizione del suo libro
Earth in balance.
Pascal Acot è uno studioso di temi ambientali che ha già pubblicato Storia del clima, sempre da
Donzelli. Al Gore è stato vicepresidente degli Stati Uniti dal 1993 al
2001 e da tempo si è dedicato alla
causa ecologica.
GUY DEBORD
Una società sempre
più malata, ma
sempre più potente,
ha ricreato il mondo
come scenario della
sua malattia
Il pianeta malato
1971
GUIDO CERONETTI
La teoria ambientale
ha fascino; il bene
che può fare, data la
tendenza universale,
e la chiusura del
potere, è però limitato
La carta è stanca
2000
imputabile all’uomo o avvenga
spontaneamente, e pertanto
non ha preso praticamente alcun provvedimento per risolvere il problema. Ma c’è di peggio: insieme al vicepresidente
Cheney, Bush ha avviato la nazione nella direzione opposta.
Ciò che mi risulta difficile da
comprendere, in particolare,
sono i provvedimenti adottati
dall’Amministrazione Bush
nei suoi primi cento giorni in
carica, quelli che hanno per così dire dato il “la” al resto del
mandato di questa Amministrazione in questo ambito.
Prima di tutto il presidente ha
fatto marcia indietro e ha revocato la sua promessa fatta in
campagna elettorale di controllare l’anidride carbonica
alla stregua di un inquinante.
In seguito, poco più di quindici
giorni dopo – per l’esattezza il
28 marzo 2001 – l’allora Amministratore dell’Epa (Ente per la
protezione ambientale) Whitman ha annunciato che gli Stati Uniti non avevano alcun ulteriore interesse nei negoziati
per il Protocollo di Kyoto.
A quel punto gli Stati Uniti
hanno deciso di togliere il loro
sostegno a Bob Watson, che da
anni presiedeva l’ Intergovernmental Panel on Climate
Change. Gli hanno tolto la presidenza a favore di un candidato maggiormente vicino all’industria. Le loro ragioni di fondo
per questa incredibile inversione di rotta non sono state del
tutto chiarite se non più avanti,
quando grazie a un Freedom of
Information Act Request, il National Resources Defense Council ha ottenuto un memorandum faxato dalla sede di Washington della ExxonMobil al
Council on Environmental
Quality della Casa Bianca in
data 6 febbraio 2001. In quel
memorandum era illustrato un
vero e proprio piano di intervento. L’ExxonMobil esigeva la
destituzione di Watson con
queste parole: «Watson può essere rimosso adesso, su richiesta degli Stati Uniti?». Nel documento si suggeriva altresì il
licenziamento di altri funzionari che avevano lavorato all’
U.S. National Assessment on
Climate Change, tra i quali
comparivano anche Rosina
Bierbaum e Mike MacCracken.
Anche costoro lasciarono uno
dopo l’altra il pannello di
esperti. Nello stesso memorandum, inoltre, l’ExxonMobil
proponeva il nome di Harlan
Watson per il posto di negoziatore capo per le questioni climatiche presso il Dipartimento di Stato, e questo “suggerimento” è stato anch’esso accolto dall’Amministrazione.
Watson era colui che nelle vesti
di rappresentante degli Stati
Uniti aveva silurato gli ultimi
sforzi internazionali volti a potenziare la guerra al riscaldamento globale.
In seguito sono apparsi altri
rapporti che legavano ExxonMobil e l’Amministrazione Bush: per esempio, Philip Cooney
è stato nominato segretario generale per il Consiglio della Casa Bianca sulla Qualità dell’ambiente. Prima di entrare a
far parte dell’Amministrazione
Bush, Cooney era stato un lob-
bista dell’ American Petroleum
Institute (un gruppo lobbistico
dell’industria petrolifera). Nel
giugno 2005 dopo l’imbarazzante scoperta del suo sabotaggio a discapito dell’integrità
scientifica, attuato per conto
dell’industria petrolifera, Cooney ha rassegnato le proprie dimissioni dalla Casa Bianca di
Bush ed è stato immediatamente assunto da ExxonMobil.
Triste a dirsi, il trend
esemplificato dalla nomina
di Cooney è onnipresente e
prassi ordinaria dell’attuale
Amministrazione. Il 18 febbraio 2004, oltre sessanta illustri scienziati – tra i quali
premi Nobel, famosi esperti di medicina, ex direttori di
agenzie federali, cattedratici e presidi di facoltà – avevano firmato una dichiarazione nella quale esprimevano le loro vive preoccupazioni per l’uso scorretto
della scienza da parte della
Casa Bianca di Bush. Gradualmente, nell’elenco dei
firmatari sono comparse le
firme di 49 premi Nobel, 63
insigniti della Medaglia Nazionale per le Scienze, e 175
membri delle Accademie
nazionali.
La Bibbia dice: «Laddove
non vi è visione, il popolo
muore». Noi dobbiamo
avere una visione affrancata da vincoli, frutto delle migliori ricerche scientifiche,
affinché i nostri leader possano prendere le decisioni
migliori per la Terra e i suoi
abitanti».
I cinesi scrivono la parola
“crisi” con due caratteri: il
primo è il simbolo del pericolo, il secondo quello
dell’opportunità. Questa è
la nostra opportunità per
migliorare, per far fronte a
questa crisi con successo,
per vedere la verità delle attuali circostanze, per tracciare la nostra strada verso
un mondo migliore.
La crisi del clima costituisce
un’opportunità unica per
JEAN BAUDRILLARD
Il pianeta reale, che si
presume condannato, è
sacrificato in anticipo al
suo clone miniaturizzato,
climatizzato, destinato a
vincere la morte attraverso
la simulazione totale. Un
tempo erano i morti che si
imbalsamavano, oggi
vengono imbalsamati i vivi
L’illusione
della fine
1992
sperimentare quello che poche generazioni nell’arco della Storia hanno avuto il privilegio di conoscere: una missione generazionale, l’euforia di
un obiettivo morale irresistibile, una causa comune e unificante, e il brivido di essere
costretti dalle circostanze a
mettere in disparte le meschinerie e i conflitti che così
spesso ostacolano l’incessante bisogno umano di trascendenza.
In questo momento è difficile immaginare di poter
tagliare le emissioni globali
di sostanze inquinanti che
provocano il riscaldamento
del clima dal 70 all’80 per
cento, e che le strade possano presto riempirsi di veicoli elettrici ibridi e ricaricabili e che edifici verdi possano generare energia al
punto da poterla rivendere
alle società stesse che erogano l’elettricità. Forse è
difficile in questo momento
comprendere appieno il
potenziale dell’idrogeno,
immaginare una rete superelettrica intelligente, concepire che nuovi biocombustibili possano far funzionare i nostri mezzi di trasporto o di poter utilizzare
macchine e apparecchiature elettriche efficientissime
da un punto di vista energetico, come pure avere accesso alle più nuove tecnologie e tecniche di produzione. Tutto ciò ci è nuovo,
ma già oggi esistono realtà
concrete di quasi tutte queste tecnologie, o esisteranno in un immediato futuro.
Le nuove tecnologie di mercato sono per noi difficili da
comprendere tanto quanto
Internet lo era per chi lavorava negli anni Ottanta.
In passato ci siamo imbattuti e abbiamo accettato
altre grandi sfide. Abbiamo
dichiarato la nostra libertà e
l’abbiamo conquistata,
dando vita a un nuovo Paese. Abbiamo concepito una
nuova forma di governo.
Abbiamo affrancato gli
schiavi. Abbiamo dato alle
donne il diritto di votare.
Abbiamo curato la poliomielite e contribuito a sradicare il vaiolo. Abbiamo
messo piede sulla Luna. Abbiamo abbattuto il comunismo e contribuito a porre fine all’apartheid.
In passato abbiamo già risolto una crisi globale ambientale, il buco nello strato
di ozono, perché Repubblicani e Democratici, nazioni
ricche e nazioni povere, uomini d’affari e scienziati si
sono uniti per trovare una
soluzione.
Adesso non possiamo attendere oltre per porre fine
a questa crisi. Disponiamo
di tutti gli strumenti necessari, a eccezione forse di
uno solo: ciò che ci manca è
la volontà politica necessaria a influenzare realmente
un cambiamento. Ma grazie a Dio, in una democrazia
qual è la nostra, la volontà
politica è una risorsa rinnovabile.
Traduzione di Anna Bissanti
I LIBRI
VANDANA
SHIVA
Le guerre
dell’acqua
Feltrinelli
2006
Terra madre
Utet 2004
PETER
SINGER
One World,
Einaudi 2003
ULRICH
BECK
Un mondo a
rischio
Einaudi 2003
La società
del rischio
Carocci
2000
PIETRO
GRECO
ANTONIO
POLLIO
SALIMBENI
Lo sviluppo
insostenibile.
Bruno
Mondadori
2003
GÉRARD
LAMBERT
La febbre
della terra.
Inchiesta
sulla salute
del pianeta
Dedalo 2002
BRUNA DE
MARCHI
LUIGI
PELLIZZONI
DANIELE
UNGARO
Il rischio
ambientale
il Mulino 2001
NILES
ELDREDGE
La vita in
bilico. Il
pianeta terra
sull’orlo
dell’estinzione
Einaudi 2000
SANDRO
PIGNATTI,
BRUNO
TREZZA
Assalto
al pianeta
Bollati
Boringhieri
2000
SERGE
LATOUCHE
La
megamacchina
Bollati
Boringhieri
1995
Repubblica Nazionale