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IAB ITALIA
Rassegna Stampa del 21/10/2014
La proprietà intellettuale degli articoli è delle fonti (quotidiani o altro) specificate all'inizio degli stessi; ogni riproduzione totale o
parziale del loro contenuto per fini che esulano da un utilizzo di Rassegna Stampa è compiuta sotto la responsabilità di chi la esegue;
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INDICE
IAB ITALIA
21/10/2014 Bloomberg Businessweek
(H)ELLO
10
ADVERTISING ONLINE
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Le notizie di Sky in chiaro sul digitale "Ma non riduciamo l'offerta a pagamento"
13
21/10/2014 ItaliaOggi
Popcorn Time, incubo delle major
15
21/10/2014 ItaliaOggi
Servizi cloud a misura di pmi con Nuvola Store
16
21/10/2014 Brand News Today
L'e-shopping deve essere più smart. Perché molti comprano, ma ancor più si
informano
17
21/10/2014 Brand News Today
Lionsgate e Google creano una web serie per Hunger Games
19
21/10/2014 Brand News Today
Le gare in corso e i nuovi incarichi
20
21/10/2014 Brand News Today
alimentari
21
21/10/2014 Brand News Today
YouTube superato da Facebook negli Usa per numero di video visti. Grazie all'autoplay un miliardo di views in più
22
21/10/2014 DailyMedia
Beretta on air per i Cubetti con Italia Brand Group 9
23
21/10/2014 DailyNet
Gold 5 presenta la sua squadra
24
21/10/2014 DailyNet
Style Piccoli entra nel sistema Sfera e si apre al digitale
25
21/10/2014 DailyNet
Eni Sos Casa protagonista con display e pre roll
26
21/10/2014 DailyNet
Le ricerche per l'Asia di Skyscanner volano grazie all'intesa con Rai13
27
21/10/2014 DailyNet
Editoria Corriere delle Comunicazioni, si rinnova dopo 10 anni e diventa Cor.Com
28
21/10/2014 DailyNet
Marchi Beretta, un autunno fatto di Cubetti tra food blog e social network
29
21/10/2014 Pubblicom Now
Formata la squadra della concessionaria Gold 5
30
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Economia digitale pigliatutto Così si rivoluziona il mondo IT
31
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
«Con Facebook la banca diventa più social»
32
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Nasce una nuova professione Da installatore a smart installer
33
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Digitale chiave di volta per crescere
34
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Smart city e smart utility: a Cremona si discute di futuro intelligente per cittadini e
imprese
36
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Da Impact in arrivo sette milioni per le neo imprese del mobile
37
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Non solo banda larga Al digitale serve di più
38
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Banda larga a prova di futuro Dal governo il primo passo ma adesso i decreti
attuativi
39
20/10/2014 Corriere delle Comunicazioni
Banda ultralarga, pochi fondi Ue Partita a due Regioni-governo
41
21/10/2014 Pubblicita Italia
L'INTERRUTTORE DELL'IMMAGINAZIONE / THE SWITCH OF IMAGINATION
43
21/10/2014 Pubblicita Italia
LA CREATIVITÀ PER LORENZO MARINI È UN'IDEA FISSA § LORENZO MARINI AND
OBSESSION FOR CREATIVITY
47
21/10/2014 Pubblicita Italia
BACK TO THE FUTURE
49
21/10/2014 Pubblicita Italia
ACQUA GROUP VEDE DIGITAL DA QUI ALL'ETERNITÀ § ACQUA GROUP SEES
DIGITAL FROM HERE TO ETERNITY
51
21/10/2014 Pubblicita Italia
CONNEXIA: LA CAPACITA DI EMOZIONARE COME VERO DELTA DIFFERENZIALE §
CONNEXIA: THE ABILITY TO INSPIRE WILL MAKE THE REAL DIFFERENCE
53
21/10/2014 Pubblicita Italia
IL SENSO DI COMUNICARE DA ZERO § ZERO'IN COMMUNICATION
55
20/10/2014 360com
Le tendenze dell'ecommerce secondo Microsoft Advertising
57
20/10/2014 ADV Express
Arriva eni sos casa, la polizza contro i piccoli guasti domestici. Campagna di
TBWA\Italia
58
20/10/2014 ADV Express
Gold 5 presenta la sua squadra: alla guida Bernardo Notarangelo, responsabile
operativo
59
20/10/2014 ADV Express
Due concorsi e una campagna multimediale per i Cubetti Beretta. Firmano Italia
Brand Group e Imille
60
20/10/2014 ADV Express
La Bottega di Olivia&Marino sceglie Facebook per la campagna #Aperisfizio con Elio.
Firma We are Social
61
20/10/2014 Engage.it
Gold 5: definita la squadra che guiderà la concessionaria di video display advertising
63
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Iva ridotta al 4 per cento sui lavori nelle case Il rischio dei rilievi Ue
65
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La vetrina web del Paese, occasione persa
67
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Le Regioni protestano, ma lo Stato taglia di più
69
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
E il patto segreto franco tedesco non decolla Sì di Berlino agli investimenti (senza i
suoi soldi)
70
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
La difesa di Artini: non sarò io il prossimo espulso
72
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Caso marò, nessuna ipotesi di scambio
73
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
L'embargo a Mosca e la fila degli istituti di Pechino e Berna
74
21/10/2014 Corriere della Sera - Nazionale
Il Mezzogiorno riparte dai diritti dei migranti
75
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Il match Bce-mercato
76
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Vocazione maggioritaria
77
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Esame Ue, ipotesi di scambio
78
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Scommettere sull'inflazione ai tempi della deflazione
80
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Incognite sul futuro dell'auto
81
21/10/2014 Il Sole 24 Ore
Stess test, la Borsa guarda a Mps Faro Consob sulla speculazione
82
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Barroso insiste: "Tagliate 8 miliardi"
84
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Il premier punta al 51%. Le simulazioni del voto anticipato
86
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"Matteo fa quel che non fece D'Alema i nostri elettori votano tutti per lui"
88
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"L'acchiappatutto non mi piace dobbiamo stare con chi lavora"
89
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Berlusconi valuta la svolta "Accetto l'azzardo di Matteo se mi assicura che non si
vota"
90
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Base in rivolta, cresce la voglia di scissione Pizzarotti: "Inaccettabile il reato di
opinione"
91
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"Anche questa cacciata è suicida come la mia Beppe non decide più"
93
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"Ho pianto per la rabbia non sono Wonder Woman pagavo solo i collaboratori"
94
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
"Il virus risveglia paure ancestrali Ma medici e fondi possono fermarlo"
95
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Il Btp Italia "tirchio" non scalda il popolo dei risparmiatori solo con l'inflazione
diventerà attraente
97
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Mps torna nella bufera la Borsa teme i test Bce "Voci senza riscontro"
98
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
A Siena i derivati fanno ancora danni Rischio nuovo salasso da 600 milioni
99
21/10/2014 La Repubblica - Nazionale
Alitalia-Etihad via al piano Expo "Ok Ue a fine anno"
100
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
"Gli italiani? Non sono razzisti ma in ansia per lo stato sociale"
101
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
"Stop a chi non fa almeno 500 parti" Ma 133 reparti sfuggono alla chiusura
103
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
"Legge di stabilità, giusta la direzione Sulla spending review si può fare di più"
105
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
D'Urso: "Matteo? È uguale a Berlusconi Ora vorrei Napolitano"
107
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
Italicum, Matteo apre un doppio fronte
108
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
Legge elettorale, il premier accelera "Premio soltanto al partito"
109
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
Banche, una settimana di passione
110
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
Ma Pep ha già un piano: andare allo United da vincitore
112
21/10/2014 La Stampa - Nazionale
Moratti il picconatore "Se l'Inter non migliora Mazzarri è nei guai"
113
21/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Tra Ue e Italia la distanza sul deficit è di tre miliardi
114
21/10/2014 Il Messaggero - Nazionale
Italicum, il premio alla lista piace alla sinistra ma irrita FI
116
21/10/2014 Il Giornale - Nazionale
Il Cav contesta il premier in tv «Solo io ho tagliato le tasse»
118
21/10/2014 Il Giornale - Nazionale
Grillo è quel che è Ma non c'è bisogno di sfotterlo troppo
120
21/10/2014 Il Giornale - Nazionale
Le scelte di certi magistrati sono davvero poco deontologiche
121
21/10/2014 Il Manifesto - Nazionale
«L'Occidente abbandoni il suo concetto di superiorità»
122
21/10/2014 Libero - Nazionale
«Il problema turco è l'odio per Assad»
124
21/10/2014 ItaliaOggi
Manca un vera proposta di destra
125
21/10/2014 ItaliaOggi
Bonus ricerca&innovazione, Renzi ha fatto meno di Letta
127
21/10/2014 ItaliaOggi
Del Vecchio soffre anche in Salmoiraghi
128
21/10/2014 MF - Nazionale
Sanzioni a Mosca? Paga Roma
129
21/10/2014 MF - Nazionale
OPERAZIONE DISCLOSURE, A QUALCUNO GIOVERÀ
130
21/10/2014 MF - Nazionale
DANIELI CON PRUDENZA, LA BORSA CON DECISIONE
131
21/10/2014 MF - Nazionale
Alcuni dettagli da chiarire sulla voluntary: come impiegare i capitali che
rientreranno?
132
21/10/2014 MF - Nazionale
Manovra senza aumento di tasse? È falso
133
21/10/2014 Financial Times
Doubts remain over Bolloré's intentions for Havas
134
21/10/2014 The Guardian
It costs $10,000 to get from A to B. Even if B is the seabed
135
21/10/2014 The Times
Why investors' wobbles should alarm us all
137
21/10/2014 Le Monde
M. Renzi favorable à un contrat d'union civile pour les gays
139
21/10/2014 Le Monde
Migrer, absolument
140
21/10/2014 Le Monde
Le rêve déçu de Babacar Diagne
141
21/10/2014 Le Monde
« Mare Nostrum », le dilemme de Bruxelles
143
21/10/2014 Le Monde
L'Albanie, eldorado des Italiens
145
21/10/2014 Wall Street Journal
Economy Minister Pier Carlo Padoan on Italy's ' upside surprises'
146
21/10/2014 Wall Street Journal
Heard: Greek and Italian banks are stressed
147
21/10/2014 Wall Street Journal
BSkyB Plans to Own at Least 69% of Sky Deutschland
148
21/10/2014 Wall Street Journal
Engineering Firms Receive Takeover Bids
149
IAB ITALIA
1 articolo
21/10/2014
Bloomberg Businessweek - N.43 - 20 ottobre 2014
Pag. 63
(H)ELLO
Paul Budnitz is thefounder ofEllo, thè new anti-ad, pro-porn social network for allyour most pretentious friends
By Lois Parshley
Paul Budnitz paces his bicycle shop in blue sneakers. The 47-year-old cofounder of Elio speaks into a
headset to a reporter, one of many interviews since his new social network went virai in late September. "The
way to think about Elio iis there are absolutely no advertisements, no data mining," he says. "And there never
will be." Todd Berger, a partner in Elio and one of its primary designers, listens as Budnitz ticks off his talking
points, sinking into a tangerine couch. "S-'s crazy," Berger says. "It's been wild." The Elio office, in a
renovated loft in Burlington, Vt. with shiny bicycles and Apple products perched ing desks. Upstairs, espresso
makers purr with Counter Culture Coffee grinds, and bespectacled tech bros hunch over laptops. The
entryway is painted with a quote from Hunter S. Thompson: "Wow! What a ride!" Elio launched in beta mode
on Aug. 7, and by thè last week in September, thè team was receiving 50,000 requests per hour to join.
"Right now we're throwing thè coolest party on thè Internet," says Berger, swinging his leather boots up onto
a stool shaped like a robotic rabbit. Ello's been referred to as thè anti-Facebook; on thè site's About page it's
described as a "simple, beautiful, and ad-free social network created by a small group of artists Tìff Chow I
and designers." "Game designer + producer + ^ Elio is invitef only-you bave to 1,118 foiiowers Kl either be
asked to join by one of its existing members or send in a request. Lucian Fòhr, another partner, explains this
philosophy: "We don't want every person in thè world to be on it, so we don't have to design for thè lowest
common denominator." Invites are selling on EBay for $100. If you do manage to wrangle one, you're taken to
a stripped-down white page where content is divided into Friends (thè people you follow) and Noise
(everyone else). As on Tumblr, users can post pictures or text; video and audio capacity is coming soon.
Unlike Facebook, Elio doesn't require members to use their real names-Facebook angered some in thè drag
queen community when it implemented that policy in late September. (The dictum has since been amended
to allow people to use stage names.) "We embrace thè LGTBQ community," Budnitz says, "including their
adult-oriented content needs." Elio allows porn but asks members to flag it as "not safe for work" as a
courtesy. Ali thè featured profiles on Elio seem to be high-end designers or children's book illustrators, and
thè popular feeds are filled with Pop Art references and quirky photographs of common objects in strange
places. If Facebook is a massive state university filled with your loudest and most obnoxious friends, Elio is a
small liberai arts college overrun with snobbish pseudointellectuals. When Budnitz finally hangs up and sits
down, he launches into Ello's origin story: No one thè founders knew liked Facebook or Twitter; they wanted a
space where creative people could collaborate and share ideas without worrying about privacy; they hated
invasive ads; they thought they could do it better. So Budnitz banged out a manifesto. Right now, "you are thè
product that's bought and sold," it reads. "You are not a product." Mission statements are supposed to sound
radicai, but Budnitz says he's actually a big fan of capitalism. He previously founded a number of companies,
including a high-end toy and accessory business, Kidrobot, as well as a clothing line that once sold a
collectible pair of Levi's for $35,000. So far Elio has raised $435,000, ali from FreshTracks Capital, a venture
firm focused on New England businesses. Budnitz has gotten flak online for accepting outsiders' money.
"FreshTracks Capital is my neighbor," he says. FreshTracks' other investments include Vermont Teddy Bear
and Budnitz's own bike company, Budnitz Bicycles. "Cairn [Cross, FreshTracks' cofounder] rode over to hang
out with us yesterday on his motorcycle and brought over homemade beer," Budnitz says. "He wears
suspenders and is just a rad dude, and they're totally with thè pian." Berger chimes in, "Everyone's with thè
pian." The pian is to turn Elio into a profitable, sustainable company and not just thè hot new social network of
thè month. The business uses . a freemium model, meaning thè basic platform is free and features can be
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 21/10/2014
10
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ETC
21/10/2014
Bloomberg Businessweek - N.43 - 20 ottobre 2014
Pag. 63
IAB ITALIA - Rassegna Stampa 21/10/2014
11
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added for a small fee-just as users buy apps for their iPhone. "Those who know us know we're not in it for a
quick flip," says FreshTracks' Cross. Budnitz says Elio will accept additional financing only from backers with
similar values. "I have every investor in thè world in my inbox. Someone today offered to fly us out in a private
jet to talk, and we said we're just too busy." Although it's stridently anti-ad, Elio is happy to have brands join
thè network. Speaker maker Sonos was among thè first to hop on, after Budnitz Bicycles. "The challenge
we've created for brands is to find a way to communicate," Berger says. "It's an opportunity to find a new way
to advertise. If Pepsi can find a way to create coment that people appreciate, more power to them." But Ello's
utility for big brands isn't readily apparent. "Most startup sites are too niche to provide truly meaningful metrics
for major brand marketers," says Randall Rothenberg, president and chief executive officer of thè Interactive
Advertising Bureau, a New Yorkbased trade group focused on online advertising. "It can certainly make sense
to engagé in R&D experiments with them, but your conclusions will purely be seat-of-the-pants." Sonos, for
example, has already decided to abandon thè platform. "Despite having our initial request approved," a
company spokesperson says, "we're not going to participate in this forum." Elio is venturing where others
have tried and failed before. Diaspora, an opensource privacyoriented platform started by New York
University students in 2010, raised $200,000 in crowdfunding. Despite months of hype about thè "Facebook
killer," a bug-plagued alpha launch fizzled into a now largely defunct operation. Gary Vaynerchuk, a social
media expert, says thè problem with new networks is that "people don't care that you're selling their data. We
want ads that are targeted, way more than you think," he says. "Once they stop being ads and start being
content, it actually brings you value." Elio, he says, will be a tough sell. When Vaynerchuk asked people on
his YouTube channel if they'd be willing to pay a nominai fee to use Elio, only 2 out of 214 commenters said
yes. "I hope thè rapid growth doesn't change thè community," Budnitz says. "It's a little crazy right now." Two
employees are tasked with fulltime defense, as thè company faces hackers; on Sept. 28 thè site was down for
about half an hour after an attack. "Yesterday," Berger says, "a company actually held a hackathon to hack
us. We wrote them a note saying, 'Come on! We're just seven guys sitting in a bike office.'" It may not matter.
In thè two months of its existence, Elio has already ridden thè hype wave from tomorrow's next big thing to
today's punch line. On Oct. 8, thè humor website Funny or Die put up a mocking video in which a guy is
rejected by Elio and then walks despondently into thè sea. "That's enough, social media," thè screen reads.
Then it cuts to black. Q
"I'm wearing a mask that I made out of yarn, using a plastic net produce bag as a tempiate for thè
weave pattern."
"This morning I went to my very first surfing lesson. My instructor taught me how to read thè ocean."
Michael Andor Brodeur "I write about culture, technology, and poetns for thè Boston Globe. When I'm not
recovering from a hernia, I write about weightlifting and food at Forkliftr" 1,036 followers
"Just got off thè phone with an analyst specializing in 'social listening' and 'computational
anthropology.' Everything is so damn fascinating and simple at thè same time. Brain exploding."
Paul Budnitz "Elìo/Budnitz Bicycles/Kidrobot" 22,090 followers
"I create beautiful things that change thè world."
Foto: Babe Elliott Baker "Designer, director, animator, creator of brands, experimental artist, electronic music
producer, plant-based eater, stay-at-home father and freelancer based in San Diego" 2,464 foiiowers
ADVERTISING ONLINE
37 articoli
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:556325, tiratura:710716)
Le notizie di Sky in chiaro sul digitale "Ma non riduciamo l'offerta a
pagamento"
e. l.
MILANO. Sky si prepara a portare dalla pay-tv al digitale terrestre in chiaro i suoi canali di informazione. Il
network italiano di Rupert Murdoch ha però ribadito ieri che la sua strategia «è focalizzata sul core business»
del satellite, ragion per cui non è previsto (SkyNews24 a parte) «il lancio di un pacchetto di canali gratuiti in
chiaro». Mossa che romperebbe la fragile pax televisiva raggiunta negli ultimi anni tra Mediaset e la
controllata di News Corp.
Qualcosa, a dire il vero, si muove, visto che lo stesso ad di Sky Italia Andrea Zappia ammette «la possibilità
del trasloco alla televisione gratuita» (tempi e modi sarebbero ancora da definire) dei canali di notizie del
gruppo. Santa Giulia però getta acqua sul fuoco: «La presenza di Sky sulla televisione free continuerà a
essere garantita da Cielo - scrive in una nota - il canale in chiaro che nel mese di settembre ha toccato
l'1,35% di share medio e che nel corso del 2014 è il canale nativo digitale cresciuto maggiormente rispetto
allo stesso periodo del 2013: +74%». Nessuno di stupisce, comunque delle fibrillazioni del settore tv in Italia.
La crisi economica e quella degli spot hanno messo in seria difficoltà i conti dei due grandi player del settoree
della Rai.I tagli ai costi sono ormai stati fatti quasi tutti.
E in attesa che ripartano pil e spot, il Biscione e le reti satellitari di Murdoch si stanno preparando da tempo
ad affrontare la competizione di Netflix & C. («Netflix non ci preoccupa» è però il mantra di Zappia) che dopo
aver sbancato l'etere americano si stanno preparando alla conquista dell'Europa.
Sky e Mediaset, non a caso, hanno già iniziato a diversificare i loro business. Anche a costo di
cannibalizzare un po' di audience e di ricavi delle loro attività principali. Cologno ha lanciato Infiniti, un
supercatalogo di 5mila film da acquistare online più ricco di quello di Netflix. E per un attimo - quando con Al
Jazeera sperava di mettere le mani sia sui diritti della Serie A che su quelli della Champions - aveva
accarezzato l'idea di sbarcare sul satellite. Sky, come già fa BSkyBa Londra, ha un listino che oltre a un po' di
digitale terrestre gratuito (mai spinto davvero commercialmente proprio per non fare le scarpe al satellite)
prevede già la vendita online di trasmissioni e film.
La velocità dei cambiamenti tecnologici e la convergenza tra media e tlc sta rimescolando le carte del mondo
delle tv in una partita dove le armia disposizione sono due (il controllo dei diritti sui grandi eventi e la banda
per distribuirli) e l'obiettivo finale è il cliente cui vendere il prodotto. Una situazione fluida in cui tutti stanno
imparando obtorto collo a fare di tutto. In vista, dicono in molti, di un'offerta finale unica in cui si acquisteranno
telefonia, tv e banda per navigare su internet. British Telecom ha sfidato Murdoch comprando i diritti del
calcio inglese. Telefonica (forse anche per salvare Prisa causa moral suasion del Governo di Madrid) ha
comprato a peso d'oro Digital+e una quota di Mediaset Premium. Sky ha stretto un accordo commerciale con
Telecom Italia - «è la nostra scommessa per il futuro assieme a Sky online» per Zappia - mentre il Biscione
continua a sognare un accordo con l'azienda guidata da Marco Patuano, magari sempre su Premium, per
ammortizzare i soldi (1,1 miliardi) pagati per vincere l'asta Champions del triennio 2015-2018e "salvare" i
diritti della Serie A. Un salasso importante in un momento difficile per la pubblicità tv in Italia, specie per il
Biscione che ha già fatti quasi tutti i tagli ai costi fattibili. Il futuro dell'etere (in campo ci sono pure Amazon,
Apple e Google)è ancora tutto da scrivere. Ma nel timore di perdere il treno giusto tutti, dal satellite al digitale,
dallo streaming alla pay, stanno imparando a fare tutto. I PERSONAGGI RUPERT MURDOCH Sky ha già
lanciato in Italia (oltre Cielo sul digitale) un servizio di streaming online delle sue trasmissioni e ha un'intesa
con Telecom FEDELE CONFALONIERI Mediaset ha già predisposto con Infiniti una buona piattaforma antiNetflix e sta cercando soci per Premium MARCO PATUANO Telecom Italia ha già un accordo commerciale
con Sky e nelle scorse settimane avrebbe esaminato il dossier della pay-tv Mediaset Servizi media,
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 21/10/2014
13
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
La televisione
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:556325, tiratura:710716)
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 21/10/2014
14
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
andamento degli ascolti tv Fonte Elaborazioni autorita' su dati auditel Rai Mediaset Sky + altri 1993 1997
2001 2005 2009 2013 L'audience PER SAPERNE DI PIÙ www.sky.it www.alitalia.it
21/10/2014
ItaliaOggi
Pag. 4
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Popcorn Time, incubo delle major
Negli Usa 1,4 mln di utenti, in Francia sono 350 mila
MARCO A. CAPISANI
Dimenticate Netflix, il nuovo incubo dell'industria televisiva e cinematografica si chiama Popcorn Time. Da
alcuni ribattezzato il «Netflix pirata» perché permette di vedere film e serie tv tanto quanto la società di
streaming americana ma senza pagare. Né per la visione online né tantomeno per tutelare i diritti d'autore.
Popcorn Time è nato la scorsa primavera, creato da un team di informatici argentini, ed è un software che
permette l'accesso a un catalogo di migliaia di titoli sia per il piccolo sia per il grande schermo. Il servizio non
solo ha già coinvolto 1,4 milioni di utenti negli Stati Uniti ma si sta diffondendo anche in Europa. In Francia,
per esempio, l'hanno installato in 350 mila. Negli Usa le autorità si sono già mosse per bloccare Popcorn
Time, ma il campanellino d'allarme è scattato anche in Francia e Belgio, tra gli altri. In America, in particolare,
per arginare il nuovo software si è attivata addirittura la Motion picture association of America, la lobby
dell'industria del cinema che l'ha accusato di «violazione massiccia» del copyright. In Europa, invece, a livello
istituzionale è la transalpina Haute autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur l'
internet (Hadopi, Autorità per la diffusione e la protezione delle opere d'ingegno e del loro diritto d'autore) che
sta studiando le mosse da prendere. Al momento, Popcorn Time ha dovuto cambiare ripetutamente indirizzo
internet per sfuggire agli oscuramenti delle istituzioni, ma oggi è disponibile su popcorntime. io e informazioni
sul servizio si trovano facilmente anche sulla pagina Facebook Time 4 Popcorn. La caccia del resto né si
ferma né arriva a risultati certi perché Popcorn continua ad allargare la platea dei suoi fan. Il motivo? Perché
il software presenta agli utenti non solo cataloghi di titoli simili a quelli di Net ix o Hbo (la tv via cavo a
pagamento americana che di recente si è lanciata nello streaming su internet per rincorrere Netflix) ma ha
confezionato pure una serie di servizi accessori degni di una piattaforma a pagamento. Intanto, basta una
dozzina di secondi per installarlo e, una volta fatto, fi lm e serie tv sono accompagnati da schede descrittive
dettagliate per scegliere cosa vedere, si possono poi vedere titoli anche in alta defi nizione e non c'è
differenza alcuna se lo si installa da pc, smartphone o tablet. Che funzionino su sistema operativo Apple o
Android poco importa. In aggiunta, l'installazione passa attraverso un altro software, quello di Bit Torrent, e
non ci sono dunque server centrali da chiudere defi nitivamente (come è successo in passato nel caso di
Megaupload), di conseguenza il servizio continua a esistere. Tantomeno sono conosciuti i nomi degli
informatici che hanno creato Popcorn Time o dei manager che lo gestiscono. Infi ne, onde evitare che il
software venga davvero soppresso dalle autorità, il suo codice è stato condiviso con la comunità di fan e
molte versioni alternative sono state già create e diffuse viralmente. Di queste ultime, in particolare, alcune
sono state perfezionate per assicurare la connessione degli utenti in modo da non venir riconosciuti. Infi ne
non va trascurato il fatto che, ogniqualvolta che il servizio viene bandito da un'Autorità nazionale,
immediatamente Popcorn Time benefi cia di una nuova ondata di pubblicità e s'impenna il numero di ricerche
su Google per conoscerlo. © Riproduzione riservata
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 21/10/2014
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Cresce il nuovo servizio di streaming totalmente gratuito (e illegale) per vedere fi lm e serie tv
21/10/2014
ItaliaOggi
Pag. 53
(diffusione:88538, tiratura:156000)
Carlo Brustia
Nuvola Store è il nuovo cloud marketplace di servizi digitali che permette alle piccole e medie imprese di
scegliere, acquistare e gestire in modo semplice e immediato le più avanzate soluzioni ICT, accrescendo la
propria efficienza e produttività. Il portale, realizzato grazie alle competenze specifiche di Telecom Italia
Digital Solutions (TIDS), società del Gruppo, offre un'ampia gamma di soluzioni che comprendono la suite di
produttività Microsoft Office 365, servizi di cloud Storage, messaggistica, hosting, Pec, domini internet,
soluzioni per la creazione e la gestione del proprio sito web, anche in versione ottimizzata per l'accesso in
mobilità, sicurezza. «Con Nuvola Store puntiamo a dare ulteriore impulso all'adozione di servizi Ict da parte
delle piccole e medie imprese, permettendo al cliente di trarre il massimo beneficio dalla convergenza tra
connettività di nuova generazione fissa e mobile e IT, ulteriore elemento distintivo della nostra offerta di cloud
computing), dichiara Enrico Trovati, responsabile marketing business di Telecom Italia, «l'iniziativa
rappresenta anche un'importante opportunità di sviluppo per l'intero settore dell'Information Technology, in
quanto offre la possibilità alle aziende più qualificate di mettere a disposizione le proprie soluzioni di
eccellenza attraverso il marketplace, ampliandone la gamma di servizi grazie a un ecosistema di partnership
che vede il Gruppo Telecom Italia punto di riferimento per la crescita e l'innovazione tecnologica». Nuvola
Store (www.nuvolastore.it) propone soluzioni su misura per le esigenze di professionisti, negozi, start-up, web
agency, ristoranti e hotel, studi legali e commercialisti. Il portale è rivolto a tutte le imprese e offre condizioni p
a r t i c o l a r m e n te vantaggiose ai clienti che attivano collegamenti broadband fissi o mobili di Telecom
Italia, grazie alla possibilità di usufruire di un innovativo sistema di crediti per l'acquisto dei servizi cloud
prescelti. Inoltre il pagamento delle soluzioni acquistate può essere effettuato direttamente sul conto Telecom
Italia oppure attraverso carta di credito. Il marketplace di Nuvola Store permette di offrire anche soluzioni di
terze parti attraverso un programma di partnership diversificate. È previsto infatti l'ulteriore arricchimento della
gamma di soluzioni informatiche personalizzate per le esigenze specifiche del mercato delle Pmi, grazie
anche a leader internazionali dell'Ii come Microsoft, cosi come da piccole aziende capaci di sviluppare
soluzioni innovative. Il portale propone tre diversi programmi di partnership (Cloud Distributor, Cloud Referrai
e Partner IT IS) differenziati per competenze e obiettivi, attraverso i quali le aziende interessate potranno
sviluppare il mercato in forte crescita del Cloud insieme al gruppo Telecom Italia, (riproduzione riservata)
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Servizi cloud a misura di pmi con Nuvola Store
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 1
Geometry Global ha analizzato con lo studio 'Connected Shopper' come il digitale viene incorporato nelle
abitudini di consumo in una vasta gamma di categorie in 12 paesi. Anche l'Italia che vanta una quota
importante di utenti 'avanzati'. A pag. 5 e 6 Se è vero che 90% di chi usa internet finisce prima o poi per fare
qualche acquisto online, rimangono una infinita serie di variabili che influenzano i comportamenti di consumo.
Non c'è dubbio che il panorama sia 100% multicanale, ma quale sia l'uso che le persone fanno dei diversi
canali dipende del contesto in cui vivono, delle categorie merceologiche e così via. Geometry Global si è
proposta con lo studio 'Connected Shopper' di analizzare come il digitale viene incorporato nelle abitudini di
consumo in una vasta gamma di categorie rivelando, ad esempio, che solo il 7% degli utenti acquista
abitualmente online, mentre il 65% usa internet più per informarsi e scegliere prima di acquistare.
Un'evidenza che suggerisce quindi ai brand di guardare oltre lo shopping online e di considerare il ruolo che i
canali digitali ricoprono prima, durante e dopo l'acquisto. L'analisi, la prima di una serie, è stata condotta in 12
paesi tra i quali l'Italia e vuole identificare driver e barriere riguardo al ruolo del digitale nel processo
d'acquisto. L'istituto di ricerca è TNS, il campione 9.486 interviste online, 770 per paese. IL 19% DEL TEMPO
PASSATO ONLINE PER GLI ACQUISTI Tra i 12 paesi analizzati l'Italia è terz'ultima con 3,26 ore al giorno,
davanti a Francia e Germania, per tempo passato online per motivi personali. Delle quattro ore che in media il
campione passa online, il 19% è connesso allo shopping: il 10% per cercare informazioni sui prodotti e
l'acquisto vero e proprio, il 9% per cercare offerte e promozioni. E' anche interessante vedere come nei paesi
dove la penetrazione di internet è più bassa si registrino le punte più alte di coloro che si definiscono utenti
'avanzati': tra i sei tipi umani isolati da Geometry Global, in Italia ad esempio i 'Future Forwards' - utenti
multitasking e multidevice, alla costante ricerca di novità - sono la maggioranza con una quota del 23,9%,
seguiti dagli 'Explorers' (22,3%), utenti avanzati, curiosi, che hanno appena iniziato a comprender come trarre
valore dall'esperienza online. Oltre la metà degli utenti italiani, il 55%, vuole avere accesso alla rete sempre e
dovunque. SI USA SOPRATTUTTO IL COMPUTER FISSO O PORTATILE Ma veniamo agli acquisti: Il 59%
fa tra 1 e 3 acquisti online al mese, la media italiana è 2,45. Il device più utilizzato, come un po' dappertutto, è
il computer portatile (76%), seguito dal PC desktop (59%), smartphone (54%) e tablet (27%). Appare chiaro il
fatto che ogni device viene utilizzato per differenti funzioni: computer desktop e laptop vengono usati per
cercare informazioni e offerte, gestire le incombenze e commissioni, e sono il luogo dove matura la decisione
d'acquisto (e dove i siti ufficiali rivestono sempre un ruolo chiave, seguito dai siti indipendenti che parlano del
brand), mentre gli ambiti di informazione, socializzazione e divertimento sono appannaggio di smartphone e
tablet. SPREAD RICERCHE/ACQUISTI SUGGERISCE STRATEGIE E' interessante vedere come per alcune
categorie, ad esempio food and beverage, la ricerca di informazioni sia piuttosto limitata anche se sono tra le
categorie più acquistate online: secondo l'agenzia, questi brand dovrebbero offrire promozioni, loyalty clubs,
condizioni di pagamento privilegiate. All'opposto le marche che mostrano uno 'spread negativo' tra ricerche e
acquisti - auto, immobili, arredamento, prodotti tecnologici - dovrebbero concentrarsi sull'offerta di
informazioni e recensioni, soprattutto da voci indipendenti. SEGUE NELLA PROSSIMA PAGINA SEGUE
DALLA PRECEDENTE Geometry Global studia il digitale incorporato nelle abitudini di consumo NEL
NEGOZIO FISICO IL 66% DI CHI ACQUISTA ONLINE Soprattutto, il 66% del campione dichiara di visitare i
negozi fisici prima di finalizzare un acquisto: la maggior parte per vedere il prodotto dal vivo, verificare i prezzi
e magari cercare offerte più convenienti offline. Lo showrooming impera pressoché ovunque, parallelamente
al dato che vede tra i paesi con minore penetrazione di internet la maggiore concentrazione di utenti avanzati.
In Italia lo fa il 60% del campione, per confrontare i prezzi (30%), cercare ulteriori informazioni (24%) e
fotografare il prodotto (19%). SI CHIEDE PRIVACY, FACILITA' DI ACQUISTO E SERVIZIO Mentre la fiducia
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
L'e-shopping deve essere più smart. Perché molti comprano, ma ancor più
si informano
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 1
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nei pagamenti online va crescendo, la maggior preoccupazione delle persone è che le aziende non facciano
un uso corretto dei dati raccolti . Solo due su cinque persone si sentono sufficientemente in controllo dei
propri dati e solo il 26% è disposto a cedere sulla privacy, al fine di godere di una migliore esperienza di
acquisto online. La grande maggioranza (75%) degli acquirenti in tutto il mondo si aspetta che le aziende
siano responsabili della gestione sicura dei loro dati. A fianco della privacy, la facilità di acquisto è la seconda
grande richiesta: spesso il percorso è macchinoso e frustrante, tanto che i brand e i retailers dovrebbero
vedere quest'area che un'opportunità per allargare in modo considerevole il parco clienti online. Quanto alla
pubblicità, la rilevanza è la chiave: offrire ai clienti le informazioni che cercano quando ne hanno bisogno,
anche se gli annunci tarati sulle ricerche fatte online non sono guardati ovunque con simpatia: in Italia le
gradisce il 49%, e il 61% delle persone ritiene importante che la marca rispetti la privacy, come gli spazi e le
informazioni personali. Su mobile, due consumatori su cinque non badano molto alle offerte che arrivano su
mobile. Più che altro il mobile viene visto come una risorsa che aiuta a comprare meglio, più facilmente e in
modo conveniente. Una sorta di personal shopper con promozioni geolocalizzate e app personalizzate, che
aiuti e basta, si integri in modo fluido nell'esperienza e non faccia differenza se il prodotto è comprato online o
offline. Infine, il customer service: Il 66% chiede politiche di reso flessibili, 61% un aiuto per trovare i migliori
prezzi, e il 53% vuole che i problemi vengano risolti. Il tutto con un approccio umano e personale, dove i
social media possono provare tutto il loro valore. Un approccio che i brand migliori non dovrebbero esitare ad
estendere a ogni loro manifestazione, dai negozi fisici al supporto telefonico fino alle app mobile.
Foto: Gli utenti 'avanzati' sono la maggioranza nei paesi dove la penetrazion di internet è più bassa
Foto: Perchè si usa il mobile nei negozi?
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 1
Lionsgate e Google creano una web serie per Hunger Games
Per la serie Art, Copy & Code, questa settimana la miniserie racconterà le eccellenze del mondo immaginario
nel quale si svolge la saga A pag. 14 Ogni giorno, per tutta questa settimana, la testimonianza di alcuni dei
migliori cittadini di Panem permetterà ai fan della saga Hunger Games di conoscere qualcosa in più su come
funziona l'inquietante mondo ideato da Suzanne Collins. Si tratta una miniserie creata da Lionsgate in
collaborazione con Google e YouTube nel quadro del progetto Art, Copy & Code, volto a spingere al
massimo le potenzialità creative dell'advertising online, creando contenuti che divertano, vengano condivisi e
ricordati. La campagna anticipa l'arrivo nelle sale cinematografiche, il 20 novembre, del film 'The Hunger
Games: Mockingjay Part 1'. La miniserie si chiama 'District Voices' e racconta come funziona la nazione
immaginaria dove si svolge la vicenda, raccontata per voce dei suoi cittadini più creativi (e leali). La prima
puntata è dedicata alla moda (una delle caratteristiche più interessanti di questo mondo) raccontata da
un'esperta tessitrice dell'8° distretto. Oggi è la volta di Shane Fazen del distretto 2 che spiega come i
'pacificatori' vengono addestrati. Si passa poi alla produzione di energia, dei dolci e a come funzionano i
veicoli dei pacificatori.
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ENTERTAINMENT
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 1
Le gare in corso e i nuovi incarichi
Alle pagg. 16 e 17 CLIENTE INCARICO AGENZIE Aim (Aziende Industriali Municipali Vicenza) creatività
progetti di comunicazione in definizione Alitalia creatività in definizione Alto Adige Sudtirol creatività e media
in definizione Alto Adige Marketing servizi pubblicitari e di marketing nei Paesi Bassi in definizione Alto Adige
Marketing servizi pubblicitari e di marketing in Belgio in definizione Ama Roma campagna btl e activation per
nuovo sistema di raccolta diff. in definizione Apfel Sud Ouest comunicazione europea in definizione Asos
media in Europa in definizione Associazione Nazionale fra le banche popolari campagna istituzionale in
definizione Bentley creatività paneuropea in definizione Bmw Group Italia creatività per Mini, Bmw e Bmw
Motorrad Bcube, Serviceplan, Humans, Leagas, Jwt, M&C Saatchi Bmw Motorrad attività digital globale in
definizione Bose media globale in definizione Carismi campagna di riposizionamento Dlv Bbdo e altre due
agenzie Carlsberg creatività globale di Tuborg in definizione Carrefour attività media in Italia Carat, GroupM,
Starcom, UM Coca Cola creatività paneuropea di Fanta in definizione Comune di Lecce comunicazione del
POIn in definizione Comune di Milano supporto redazionale al portale turismo in definizione Diageo creatività
globale di Smirnoff in definizione Ente Nazionale del Turismo Tunisino adv in Europa in definizione Ente
Nazionale del Turismo Tunisino realizzazione stand per fiere in definizione Epson creatività europea in
definizione Epson attività sui social media in definizione Expert creatività e digital in definizione Farchioni
strategie corporate per l'estero 3 agenzie Ferrero campagna per Bready Pubbliregia, Providence Ferrovie
dello Stato organizzazione eventi in definizione Fonti di Vinadio campagna per Sant'Anna Bio Bottle in
definizione GlaxoSmithKline pr globali in definizione Glen Grant creatività globale in definizione Ing Direct
creatività Leo B., Ogilvy, Grey United, M&C Saatchi, Havas Ismea campagna di comunicazione
unconventional in definizione Jack Daniel's media globale in definizione Lamborghini comunicazione per la
nuova Aventador stv Ddb, McCann e un'altra agenzia Lavazza campagna internazionale Leo Burnett, stv
Ddb, Y&R Leisure Spin gestione media per il lancio in Italia di Jackpotjoy Starcom, Media Club Nestlè media
in Italia Maxus (uscente) e altre agenzie Netflix creatività paneuropea in definizione Parco dei Monti Picentini
due bandi per pubblicità ed eventi in definizione Parmalat creatività per Santal Saatchi&Saatchi e altre sigle
Poste Italiane attività di below the line in definizione Qatar Airways media europeo in definizione Reckitt
Benckiser attività digital in Europa in definizione Regione Abruzzo campagna e attività d'informazione ai
cittadini in definizione continua nella prossima pagina CLIENTE INCARICO AGENZIE Regione Liguria
campagna per la promozione dei vini sui mercati esteri in definizione Regione Lombardia (Arca)
comunicazione ed eventi in definizione Regione Lombardia (Arca) pianificazione media e acquisto spazi
MEC, Omd, Media Italia, OC&M, Pomilio Blumm, Starcom Regione Sicilia campagne di sensibilizzazione in
materia di salute in definizione Regione Toscana ufficio stampa e digital pr per Expo 2015 in definizione
Rovagnati creatività per GranBiscotto McCann, Y&R, Publicis, Tbwa Sagat/Aeroporto di Torino
comunicazione in definizione Sial Servizi comunicazione turismo naturalistico domande entro il 27 ottobre
Sial Servizi comunicazione turismo religioso domande entro il 27 ottobre SMG - Alto Adige Marketing rp e
consulenza in comunicazione in definizione Sony Mobile creatività globale in definizione Telefonica media
globale in definizione Tiffany media globale in definizione Trenitalia campagne pubblicitarie sulle Frecce in
definizione UniCredit nuovo prodotto Jwt, Y&R, M&C Saatchi, Independent Ideas, FCB Unilever attività digital
globali in definizione Vertu global crm in definizione VI.P creatività adv Mela Val Venosta Milk Adv e Cooee
Italia Le nuove gare Variazioni in corso d'opera
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NEW BUSINESS
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 9
alimentari
Il Consorzio MelaPiù amplia la gamma e rinnova la comunicazione. Nuovo sito, campagna stampa e tv
Il progetto è stata curato dall'agenzia bolognese Will Be Creative coordinata da SGMarketing Dopo venti anni
di valorizzazione della sola varietà Fuji , il Consorzio MelaPiù estende il brand alla Fujion. La nuova mela
bicolore amplia la gamma d'offerta e il target del brand MelaPiù. L'ampliamento dell'offerta ha costituito la
spinta a rinnovare la comunicazione del brand; dal 15 ottobre è on line il sito completamente rinnovato nella
grafica e nei contenuti http://www.melapiu.com/ e dalla fine del mese sarà on air la nuova pagina adv sulle
principali riviste femminili e sui supplementi di Repubblica. Anche i materiali pos hanno subito un restyling,
presentando la storica Fuji e la nuova varietà Fujion nel loro contesto produttivo, che ricorda chiaramente
l'ambiente di pianura. Claim della nuova campagna è "chi ama le mele, vuole solo MelaPiù", mentre il pay-off
- "MelaPiù, una bella differenza" - sottolinea la differenza tra le mele brandizzate MelaPiù e le altre mele, ma
anche tra la Fuji e la Fujion MelaPiù: gusto più deciso per la prima varietà, più equilibrato per la seconda,
sempre però all'insegna della dolcezza e della croccantezza. Il restyling della comunicazione MelaPiù è stato
curato dall'agenzia bolognese Will be Creative coordinata da SGMarketing che dal 1994 si occupa della
consulenza strategica, della progettazione e del coordinamento del piano promo-pubblicitario MelaPiù e della
sua pianificazione media. La nuova comunicazione MelaPiù viaggerà anche sui social, presso le redazioni
B2C con l'attività di media relation e ufficio stampa curate da Aries 'on the road' con un tour guidato da
Magn3t Italia che dalla seconda metà di novembre per due settimane consecutive porterà le due mele in sei
città del Nord Italia, appena dopo la campagna tv su La7 con lo spot da 7'' "MelaPiù, la più ricercata da chi
ama le mele!".
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STAMPA TV WEB ROADSHOW TALIA BRANDIDENTITY
21/10/2014
Brand News Today
Pag. 15
YouTube superato da Facebook negli Usa per numero di video visti.
Grazie all'auto-play un miliardo di views in più
Il re dei video online, YouTube, è stato superato da Facebook per numero di filmati visti in Usa. Ad agosto,
secondo i dati rivelati da comScore al sito statunitense beet.tv, il social avrebbe totalizzato un miliardo di
visualizzazioni in più, da pc, rispetto al network di Google. Sulla cifra incide la funzione 'auto-play' introdotta
da Facebook meno di un anno fa, che fa partire la riproduzione dei video in modo automatico sul social
network, senza audio e senza che l'utente debba cliccare. La popolarità di YouTube negli Stati Uniti
sembrerebbe ancora intatta. Sempre secondo comScore, infatti, ad agosto i siti di Google hanno registrato
quasi 160 milioni di utenti unici che hanno guardato video su computer e dispositivi mobili, contro i 108 milioni
di Facebook. La crescita della societa' di Mark Zuckerberg, tuttavia, è notevole: le visualizzazioni da maggio a
luglio sono aumentate del 50%, e il mese scorso ha raggiunto il traguardo di un miliardo di video visti al
giorno dai suoi utenti. E la volontà di monetizzare i filmati non manca. A luglio Facebook ha infatti acquisito,
per una cifra stimata in 400 milioni di dollari, la società di video advertising LiveRail, che stando ai dati di
comScore raggiunge il 46,8% della popolazione Usa.
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media USA DIGITAL
21/10/2014
DailyMedia
Pag. 2
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Beretta on air per i Cubetti con Italia Brand Group 9 ingrediente vincente dell'autunno? ll Salumificio Fratelli
Beretta non ha dubbi e punta sui Cubetti, i salumi della migliore tradizione italiana dalla forma pratica e
sfiziosa che "aiutano" in cucina, protagonisti di due concorsi consumer e di una campagna pubblicitaria che in
maniera integrata e sinergica coinvolgerà stampa, tv, radio, food blog e social network. Le due gamme dei
Cubetti Beretta, i classici di Pancetta affumicata e dolce, il Guanciale Stick, e le new entry della linea
salutistica Semplici Piaceri, i Cubetti con il 30% di grassi in meno di Pancetta dolce e affumicata, sono
protagoniste di una doppia operazione: il concorso on pack "Qualità Beretta. Ricetta Vincente" e il web
contest "Sfide a cubetti", in collaborazione con il network di Alice e i più seguiti food blogger italiani. I due
concorsi sono veicolati attraverso una strategia di comunicazione cross mediale che spazierà dall'adv
tradizionale su stampa e radio, a telepromozioni e product placement, per finire con il web e i canali social di
Beretta e dei partner. Il concorso "Qualità Beretta. Ricetta Vincente" premierà fino al 6 dicembre gli acquirenti
dei Cubetti Beretta. Bisogna cercare il codice all'interno della confezione e verificarlo sulla pagina Facebook
del gruppo o attraverso il numero di telefono dedicato per scoprire se si è fra i vincitori di 2 set di pentole
Ballarini o di un utile robot da cucina Kenwood. Inoltre si potrà partecipare all'estrazione finale di un buono da
10.000 euro per l'acquisto di una cucina Scavolini. Il concorso è supportato da una campagna ì che prevede:
un long-video da 90'' nel corso del talent show "The Chef ", da ottobre sulle reti Mediaset (Canale 5 e La5),
oltre che in alcune rubriche in prime time; spot radio on air sulle principali emittenti nazionali per tre settimane
a partire dal 19 ottobre; una presenza stampa per tre mesi sui periodici del gruppo Cairo (DiPiù, Diva e
Donna, F e DiPiù Cucina) oltre che su Alice Magazine e La Cucina Italiana. I Cubetti Beretta saranno poi
l'"arma" speciale del contest tra food blogger "Sfide a cubetti", un progetto multimediale che avrà come
partner Alice, il canale dedicato alla passione per la cucina visibile sul canale 221 del digitale terrestre, e il
relativo magazine Alice Cucina. Il contest sarà lanciato in contemporanea sul canale Alice: qui ogni settimana
le partecipanti presenteranno la propria ricetta durante la trasmissione "Casa Alice" fino a una puntata finale
in cui una giuria di esperti eleggerà i tre vincitori. La creatività e il coordinamento di tutte le attività del
progetto sono a cura di Italia Brand Group, la pianificazione mezzi è gestita dalla sua divisione Media by
Design; le attività Social e web sono state invece ideate e guidate dall'agenzia Imille, mentre il concorso è
stato realizzato con la collaborazione dei partners Ballarini, De' Longhi e Scavolini tramite il coo r d i n a m e n
to dell'agenzia di co-marketing InAction.
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Beretta on air per i Cubetti con Italia Brand Group 9
21/10/2014
DailyNet
Pag. 1
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Gold 5 presenta la sua squadra
bernardo notarangelo è responsabile operativo, andrea cugnasca responsabile commerciale mentre federico
besnate è responsabile marketing gold 5 presenta la squadra di manager che guiderà la sua crescita sul
mercato. a coordinare il team della concessionaria costituita a luglio da banzai, italiaonline, manzoni,
mediamond e rcs è bernardo notarangelo che ricopre l'incarico di responsabile operativo di gold 5.
notarangelo ha maturato una solida esperienza di oltre 25 anni nel settore della comunicazione, ricoprendo
incarichi di responsabilità in importanti gruppi tra i quali fininvest, rai, matrix e sole 24 ore. ad andrea
cugnasca è affidato il ruolo di responsabile commerciale. cugnasca può vantare una notevole conoscenza del
mercato pubblicitario sia digitale sia televisivo, maturata in oltre 25 anni di esperienza in publitalia, telepiù
pubblicità, matrix, msn, italiaonline. opererà a diretto riporto del responsabile operativo bernardo notarangelo
e dell'amministratore delegato andrea santagata. a completare il team arriverà a novembre da fox federico
besnate con il ruolo di responsabile marketing. besnate vanta una solida esperienza in aziende di
comunicazione quali starcom e, da ultimo, fox broadcasting. «la nostra è la prima concessionaria italiana di
video display advertising. non è quindi un caso che il team manageriale abbia ricoperto ruoli di punta sia nell'
advertising televisivo che in quello digitale - ha dichiarato andrea santagata, ad di gold 5 -. l'offerta di gold 5
vuole essere forte, semplice e di qualità. gold 5 è da oggi in campo per proporre le sue soluzioni di video
advertising digitale che offrono all'investitore pubblicitario una reach ineguagliata e un contesto
qualitativamente di eccellenza nel panorama italiano».
Foto: da sinistra, bernardo notarangelo, andrea cugnasca e federico besnate
Foto: dall'alto al basso: bernardo notarangelo, andrea cugnasca e federico besnate
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Concessionarie
21/10/2014
DailyNet
Pag. 1
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Style Piccoli entra nel sistema Sfera e si apre al digitale
7a sei anni dalla nascita, il periodico accede al contenitore dna family e punta subito sui social. dal 2015 ci
sarà anche un portale sei anni dal primo vagito: era il 2008 e rcs portava in edicola, nato da un brand
prettamente maschile, style piccoli. «non potevamo sospettare di essere di fronte al principio della più grande
crisi attraversata dal moderno mondo occidentale - ha dichiarato il direttore editoriale carlo montanaro -. e
infatti gli inizi non sono stati agevoli. poi, il progressivo avanzamento e la lenta affermazione. oggi possiamo
dire di essere fieri di aver costruito un giornale soprattutto divertente, da sfogliare, leggere e vivere». e
ovviamente non dedito al mero conteggio degli allori conquistati nel frattempo. era necessario un ulteriore
passo. e' arrivato: style piccoli entra a far parte del sistema sfera, gruppo editoriale di rcs attivo nel settore
infanzia e conseguentemente del contenitore digitale dna family network. la prima conseguenza è quella di
aprirsi definitivamente alla condivisione con l'utenza e quindi al social. «la nuova dimensione non tradirà la
continuità editoriale, la formula che ha riscosso fin qui successo, come ci racconta il mercato, semmai la
renderà più completa». l'ingresso nella realtà di dna family network regalerà subito dei vantaggi ben
evidenziati dai numeri: 80.000 utenti unici al giorno, 9,5 milioni di visualizzazioni mensili, un data base di
2.400.000 persone; di questi ultimi, style possiede 400.000 nominativi, di cui 380.000 hanno già dato il
consenso per essere raggiunti via mail. chiara bidoli, web offering manager di sfera, spiega le prossime
mosse della testata: «dal numero di novembre saremo su tutti i social, e quindi pinterest, facebook,
instagram, google +, twitter. e attraverso dna family network avremo un nostro canale Youtube su cui
costruiremo inediti progetti come, per esempio, dei video casting, non popolati solo da bambini modelli ma
anche da volti freschi, "normali". l'approdo su video ci consentirà inoltre una più profonda spinta verso
l'internazionalizzazione del prodotto». a spalleggiare chiara bidoli, carlo rossetti, amministratore di dna family
network, che aggiunge: «il nostro contenitore ha circa venti canali, tra i quali coccole sonore, coccole golose,
Qui mamma, music room e ora style piccoli». e come sarà gestita la raccolta pubblicitaria: «e' stato siglato un
accordo che prevede la gestione degli introiti adv tra le parti in gioco». prossimi step? «la costruzione del sito,
nei primi mesi del 2015, e un'app», conclude chiara bidoli. <
Foto: chiara bidoli
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Editoria
21/10/2014
DailyNet
Pag. 1
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Eni Sos Casa protagonista con display e pre roll
la comunicazione, firmata da tbwa\italia e zenithoptimedia, è online dal 12 ottobre su siti di news e generalisti
arriva eni sos casa a scongiurare i danni causati da piccoli e inevitabili disguidi domestici: si tratta di una vera
e propria polizza. a firmare la campagna tbwa\ italia. anche la nuova comunicazione dell'agenzia si distingue
per l'utilizzo del format "street art" e per la collaborazione della street artist miss nais. la creatività vede quindi
il cane a sei zampe camminare per la città, portando il nuovo servizio ai consumatori, e i muri della città sono
la tela su cui l'artista ha rappresentato gli aspetti peculiari del prodotto offerto. eni dimostra così di voler offrire
ai suoi clienti, oltre a gas e luce, anche servizi aggiuntivi che semplifichino la gestione della casa, come una
polizza assicurativa contro i piccoli guasti domestici. la pianificazione web, curata da zenithoptimedia, è
partita in concomitanza con quella tv e includerà formati display e pre roll, veicolati sui principali siti di news,
tra cui lastampa.it, corriere. it, repubblica.it, ilsole24ore. com e ilfattoquotidiano.it, e portali generalisti; tra
questi, Virgilio, libero, msn, rai e mediaset. la campagna, dal claim "eni gas e luce. la soluzione più semplice",
è on air dal 12 ottobre.
Foto: claudio descalzi
Foto: lo spot del cane a sei zampe è online dal 12 ottobre
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Campagne
21/10/2014
DailyNet
Pag. 1
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Le ricerche per l'Asia di Skyscanner volano grazie all'intesa con Rai13
le query verso il continente crescono del 55% scoppia la febbre asiatica tra i viaggiatori italiani. no, non
stiamo parlando della malattia, ma delle mete più selezionate dai turisti del belpaese. su skyscanner, infatti, è
stato registrato un aumento del del 55% delle ricerche voli verso l'asia (indonesia, malaysia, myanmar,
singapore e thailandia). «anche se indubbiamente concorrono numerosi fattori all'aumento di interesse da
parte degli italiani verso le destinazioni asiatiche - dichiara filippo de matteis, marketing manager per l'italia di
skyscanner - questo + 55% ci dà comunque delle indicazioni interessanti. le bellissime puntate di pechino
express, con cui abbiamo una partnership online, ispirano, attraverso la conoscenza e l'approfondimento
televisivo, il desiderio di viaggi verso i paesi asiatici toccati dal programma». skyscanner infatti ha
recentemente stretto una partnership online con rai per il programma "pechino express" - il reality di viaggio e
avventura in onda su rai 2. la terza edizione di pechino express - ai confini dell'asia, condotta da costantino
della gherardesca, in onda dal 7 settembre scorso, vede infatti 8 coppie percorrere l'asia. grazie alla
partnership con pechino express, skyscanner mette a disposizione di tutte le persone interessate a viaggiare
le sue conoscenze sui viaggi in oriente, attraverso: propri contenuti editoriali, attività social e motore di ricerca
skyscanner.
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Accordi/2
21/10/2014
DailyNet
Pag. 10
(diffusione:15000, tiratura:15000)
La testata quindicinale cambia nome, grafica e contenuti. Il quotidiano Corcom, invece, vedrà a giorni un
nuovo sito
F.L.
A dieci anni dal primo numero, il corriere delle comunicazioni cambia nome e grafica per avvicinare l'identità
del prodotto quindicinale al quotidiano online corcom. da questa settimana, infatti, il giornale, disponibile in
versione cartacea e mobile, si chiamerà cor.com. la rivoluzione non coinvolgerà solo grafica e nome, ma
anche i contenuti. «la testata è da dieci anni un punto di riferimento per il mondo dell'ict e adesso intende
porsi anche come un giornale che approfondisca l'economia digitale in senso lato», commenta gildo
campesato, direttore responsabile di corriere delle comunicazioni. la scelta del cambiamento va inserita in un
contesto più ampio di rinnovamento dei brand. «abbiamo voluto unificare le testate», continua campesato. a
giorni sarà online, infatti, www.corcom.it, il sito del quotidiano che conta 90.000 abbonati alla newsletter, e
che includerà i numeri di cor.com, disponibile anche in versione cartacea o mobile, in modalità pdf. «con
cor.com e gli altri nostri prodotti editoriali elettronici vogliamo raccontare e supportare la trasformazione
dell'italia determinata dalla rivoluzione dell'economia digitale - conclude campesato -. la stessa qualità e lo
stesso impegno del corriere delle comunicazioni applicati a un mondo sempre più complesso e
interconnesso. che va veloce. come cor.com, dalla pronuncia molto più rapida della nostra vecchia testata».
Foto: gildo campesato
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Editoria Corriere delle Comunicazioni, si rinnova dopo 10 anni e diventa
Cor.Com
21/10/2014
DailyNet
Pag. 13
(diffusione:15000, tiratura:15000)
Veri e propri contest realizzati in partnership con Alice e curati a livello digitale da Imille
autunno tra i fornelli e ll salumificio fratelli beretta ha in mano l'ingrediente che potrebbe fare la differenza: i
cubetti, protagonisti di due concorsi consumer e di una campagna che coinvolgerà anche il digitale, tra food
blog e social network. un vero e proprio contest coinvolgerà i food blogger in "sfide a cubetti", un progetto
multimediale che avrà come partner alice e il relativo magazine alice cucina. a supporto è nata la facebook
tab beretta, che ospite rà la sfida settimanale e raccoglierà tutte le ricette delle blogger. il contest verrà
lanciato in contemporanea sul canale tv alice: qui ogni settimana le partecipanti presenteranno la propria
ricetta durante la trasmissione "casa alice". le attività social e web sono state ideate e guidate dall'agenzia
imille, mentre il concorso è stato realizzato con la collaborazione dei partners ballarini, de' longhi e scavolini
tramite il coordinamento dell'agenzia di co-marketing inaction.
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Marchi Beretta, un autunno fatto di Cubetti tra food blog e social network
21/10/2014
Pubblicom Now
Pag. 1
Formata la squadra della concessionaria Gold 5
Gold 5, la concessionaria pubblicitaria di video display advertising, costituita a luglio 2014 da A. Manzoni &
C., Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e RCS MediaGroup, presenta la squadra di manager che guiderà
la sua crescita sul mercato. A coordinare il team sarà Bernardo Notarangelo, che ricopre l'incarico di
responsabile operativo. pagina 13 Gold 5, la concessionaria pubblicitaria di video display advertising
costituita a luglio 2014 da A. Manzoni & C., Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e RCS MediaGroup,
presenta la squadra di manager che guiderà la sua crescita sul mercato. A coordinare il team sarà Bernardo
Notarangelo che ricopre l'incarico di responsabile operativo di Gold 5. Notarangelo ha maturato una solida
esperienza di oltre 25 anni nel settore della comunicazione, ricoprendo incarichi di responsabilità in importanti
gruppi tra i quali Fininvest, Rai, Matrix e Sole 24 Ore. Ad Andrea Cugnasca è invece affidato il ruolo di
responsabile commerciale. Cugnasca può vantare una notevole conoscenza del mercato pubblicitario sia
digitale che televisivo, maturata in oltre 25 anni di esperienza in Publitalia, Telepiù Pubblicità, Matrix, MSN,
Italiaonline. Opererà a diretto riporto del responsabile operativo Bernardo Notarangelo e dell'amministratore
delegato Andrea Santagata. A completare il team, infine, arriverà a novembre da Fox Federico Besnate con il
ruolo di responsabile marketing. Besnate vanta una solida esperienza in aziende di comunicazione quali
Starcom e, da ultimo, Fox Broadcasting. «La nostra è la prima concessionaria italiana di video display
advertising - dichiara Andrea Santagata, amministratore delegato di Gold 5. - Non è quindi un caso che il
team manageriale abbia ricoperto ruoli di punta sia nell'advertising televisivo che in quello digitale. L'offerta di
Gold 5 vuole essere forte, semplice e di qualità. La nostra concessionaria è da oggi in campo per proporre le
sue soluzioni di video advertising digitale che offrono all'investitore pub blicitario una reach ineguagliata e un
contesto qualitativamente di eccellenza nel panorama italiano». Bernardo Notarangelo Andrea Cugnasca
Federico Besnate
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digital
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 12
(diffusione:23000)
Economia digitale pigliatutto Così si rivoluziona il mondo IT
Gartner: l' Internet of Things detonatore della trasformazione dei processi industriali Entro il 2017 sarà di oltre
il 50% la spesa tecnologica effettuata al di fuori delle organizzazioni IT tradizionali
PatriziaLicata
La spesa IT mondiale supererà i 3.900 miliardi di dollari nel 2015, un incremento del 3,9% rispetto al 2014, e
buona parte di questa spesa sarà trainata dalla "economia industriale digitale". Si legge nell'ultima nota di
ricerca di Gartner . L'impatto che la digital business economy sta avendo sull'industria IT è dirompente, scrive
Gartner. Dal 2013, 650 milioni di nuovi oggetti fisici sono entrati nel mondo online. Le stampanti 3D sono
diventate un mercato miliardario; il 10% delle automobili è connesso; il numero di chief data ocer e chief
digital ocer nelle aziende è raddoppiato. "Nel 2015, tutte queste cose raddoppieran no di nuovo", prevede la
società di ricerche. Peter Sondergaard , senior vice president e global head of Research di Gartner, spiega
che queste forze sismiche in atto stanno creando dei cambiamenti permanenti, strutturali. Gartner definisce
"digital business" un nuovo modo di strutturare le imprese e le attività che unisce il mondo fisico e quello
virtuale, modificando il modo in cui processi e industrie funzionano tramite la Internet of Things. "Quest'anno
le aziende spenderanno più 40 miliardi di dollari nel progettare, implementare e gestire l'Internet delle cose dice Sondergaard -. Ogni elemento delle attrezzature IT, qualunque componente di valore, avrà un sensore
embedded. Questo vuol dire che le grandi aziende con molti asset avranno più di mezzo milione di oggetti
con potenziali indirizzi Ip nel 2020". Ma un altro cambiamento fondamentale è in corso: ogni divisione
aziendale si trasforma, nel digital business, in una "startup tecnologica". E intanto la spesa IT cambia
direzione, va verso le attività digitali con l'obiettivo di avvicinare le imprese al cliente finale. "Il 38% della
spesa IT si dirige già fuori dell'IT, e una grossa fetta è nel digitale", osserva Sondergaard. "Entro il 2017, sarà
più del 50%. Le startup digitali sono già dentro la vostra azienda, nel marketing, nelle risorse umane, nella
logistica e nelle vendite. Le vostre business unit stanno funzionando come startup tecnologiche". Gartner
stima che il 50% di tutto il personale prepo sto alle vendite di tecnologia già vende ai vari rami aziendali, non
ai dipartimenti IT. L'IT da parte sua sta diventando bi-modale, il che permette di colmare il digital divide tra
quello che l'IT fornisce e quello di cui l'azienda ha bisogno. Si fonderanno così la modalità "1", tradizionale, in
cui ai sistemi IT si richiede di essere adabili, prevedibili e sicuri, e la modalità "2" che mette l'accento su agilità
e velocità, per permettere alle aziende e alle attività di cambiare in qualunque momento. Ancora, gli smart
robot appariranno non solo nelle industrie, ma negli uci e nelle case, e le smart car renderanno automatico il
processo di decision making. Perciò i robot avranno un impatto non solo sui posti di lavoro nelle fabbriche,
dove potranno svolgere alcune delle mansioni dell'uomo, ma anche sui posti di lavoro basati su compiti più
complessi legati a competenze concettuali. In generale il digital business avrà un forte impatto sul mondo del
lavoro. Nel 2018, le aziende digitali avranno bisogno del 50% in meno di lavoratori nei processi di business.
Al tempo stesso, le aziende digitali creeranno il 500% in più di posti di lavoro per specialisti digitali. Quali le
competenze più richieste? Oggi sono quelle nel mobile, nella user experience, nelle scienze dei dati, risponde
Gartner, ma fra tre anni si richiederanno esperti in smart car, in robotica, in analisi automatica delle
informazioni e anche etica. Poi, di qui a sette anni, ci sarà bisogno di nuove figure professionali e i "lavori
digitali" più richiesti saranno quelli dello specialista di integrazione, di architetto del digital business, di
analista del quadro regolatorio ed esperti di rischio. "Le nuove startup digitali che si sono formate nelle
divisioni aziendali hanno fame di analisti di dati, sviluppatori di software e persone capaci di gestire l'oerta
cloud e li stanno assumen do a ritmi senza precedenti", conclude Sondergaard. "Forse stanno già testando le
macchine smart e cercano know-how tecnologico specifico che spesso il dipartimento IT non ha. Serve
assumere ora i talenti per rendere l'azienda digitale di qui al 2020. Tutta l'azienda deve diventare digitale, non
solo il ramo tecnologico".
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IL RAPPORTO
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 14
(diffusione:23000)
«Con Facebook la banca diventa più social»
doris Messina, Banca Sella: «Il digitale crea nuove opportunità di lavoro» Mobile in crescita I nostri correntisti
sui canali da remoto si aggirano già a quota 270mila
Ha bruciato tutti sul tempo, Banca Sella. Il piccolo gruppo non quotato in borsa è stato il primo a dare la
possibilità ai clienti di eettuare bonifici attraverso Facebook. Ma guai a parlare di specchietto per le allodole.
Secondo Doris Messina , responsabile area marketing e commerciale di Banca Sella, il futuro per le banche
sarà sempre più social e soprattutto "mobile", con l'utilizzo massiccio della tecnologia smartphone. Uno
sviluppo che potrebbe portare con sé anche posti di lavoro so prattutto nei centri di assistenza alla clientela. "I
nostri correntisti su canali remoti - rivela Messina sono intorno ai 270mila". Bonifici via Facebook. Solo
marketing? Ormai i social network fanno parte della nostra vita ed au menta anche su questi canali la
presenza di utenti maturi. Ci sembrava importante dare un segnale in tal senso, visto che noi vediamo la
banca come un qualcosa di integrato alla vita quotidiana del cliente. Nel 2013 le applicazioni su smartphone
offerte dalle banche hanno registrato una piena diffusione. Secondo lei il mobile banking è destinato a
crescere ancora? Fino a qualche anno fai avrei detto che la diusione dei canali mobile sarebbe stata
secondaria rispetto all'utilizzo del pc. Adesso la penso diversamente: non ci sarà una sostituzione totale, ma
ritengo che il mobile diventerà un canale preminente, viste le percentuali di diusione degli smartphone in Italia
e la comodi tà di navigazione che questi supporti orono. Anche se bisognerà continuare a investire nei
sistemi web. La banda larga italiana è suffioperazioni in agenzia calano vertiginosamente, come la stessa Abi
ha denunciato. Assisteremo alla fine dello sportello? Il ruolo delle filiali è destinato ad evolversi, perché molti
servizi stanno convergendo su questi nuovi sistemi. Gli sportelli sono destinati a rivoluzionarsi e a orientarsi
sempre più verso la consulenza, abbandonando gra dualmente i tradizionali servizi di assistenza
all'operatività. Gli impatti sul personale saranno comunque pesanti. Secondo lei lo sviluppo dei canali web
porterà solo a un taglio dei posti di lavoro oppure potrà garantire anche nuove e diverse opportunità
d'impiego? Il digitale crea anche nuove opportunità professionali. L'assistenza, anche tramite i canali online,
ha un futuro importante nella strategia commerciale complessiva delle banche. È un ambito destinato a
crescere, anche in termini di nuove assunzioni. Il nostro contact center, tanto per fare un esempio, riceve
richieste di supporto nell'ordine di un migliaio al giorno. ciente? Certamente il tema delle infrastrutture è
importante, anche se mediamente non serve una banda molto grande per supportare i nostri servizi. E
comunque credo che gradualmente il wifi si dionderà. Senza contare che, grazie ai rapidissimi sviluppi della
tecnologia, i formati sono sempre meno pesanti e che la maggior parte dei nostri clienti utilizza i dispositivi
dall'ucio, dove è possibile avvalersi della rete aziendale. Il mobile è in crescita e le
Foto: Doris Messina
Foto: Responsabile area
Foto: marketing e commerciale di Banca Sella
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 21/10/2014
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L'INTERVISTA
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 19
(diffusione:23000)
Servono skill specifici per traghettare le nostre case verso il futuro Trasversalità e integrazione le parole
chiave
DomenicoAliperto
Immaginare e realizzare una Smart City significa innanzitutto abilitare professionalità che sappiano seguire,
se non anticipare, l'evoluzione tecnologica delle nostre case e delle nostre città. Occorre, in altre parole, uno
Smart Installer. Ed è quasi naturale che la presentazione di questo professionista di nuova generazione
avvenga a All Digital - Smart Building. Per l'occasione, i due centri di formazione IPCenter ed eCletticaLab
hanno organizzato un ciclo di workshop che traducono nella pratica il concetto di Smart Installer: "La
formazione rappresenta il primo e importante passo per creare il tecnico che si addentra con competenza
nelle dimensioni del Web 3.0 - dice Fabrizio Bernacchi di eCletticaLab -. Oggi all'interno degli edifici ci sono
impianti diversi progettati per compartimenti stagni, incapaci quindi di dialogare tra di loro e portare reale
ecienza. L'idea che nasce ad All Digital è invece quella di creare competenze di tipo trasversale per
realizzare l'integrazione tra gli impianti e ottenere un unico ecosistema". Dunque, in chiave mutuale,
l'elettricista che nel frattempo ha cominciato a montare anche impianti domotici dovrà imparare a confrontarsi
con il mondo delle reti e delle Tlc, l'installatore televisivo dovrà intraprendere il percorso inverso.
"Trasversalità è la parola chiave in questa trasformazione, un approccio che deve riguardare tutte le
applicazioni per lo Smart building e per l'Internet delle cose - prosegue Bernacchi -. Del resto, è lo stesso
mercato e il comportamento dei consumatori che spingono verso l'integrazione". Già oggi oltre il 60% delle
persone utilizza uno smartphone collegandolo a Internet più volte al giorno. "Ciò significa dice Bernocchi che l'interazione multimediale è ampiamente diusa, e quindi mettere in comunicazione le funzioni significa
poter orire all'utente la possibilità di avere un'interfaccia unica per governare l'intero ecosistema domestico:
dalla regolazione della temperatura dei singoli ambienti, al controllo dell'illuminazione, passando per
l'attivazione dei dispositivi di sicurezza". A Bologna il ciclo di seminari ha finalità non solo pratiche. L'iniziativa
va letta anche come messaggio rivolto agli installatori: "Per sviluppare l'attività e renderla competitiva - dice
Tiziano Santoro di IPCenter - è necessario che ogni operatore conosca ciascuna delle tecnologie che
saranno adottate all'interno delle case, aggiornandosi continuamente e avendo accesso alle informazioni che
stabiliscono il livello di interoperabilità dei sistemi". Perché necessario? "Perché deve saper rispondere al
consumatore, consigliarlo e indirizzarlo verso il livello di integrazione a lui più congeniale: questo è lo Smart
Installer". È per questo che il progetto rappresenta anche un'azione di marketing. "Chi sceglierà di integrare le
proprie competenze saprà come approcciare il mercato di domani con strumenti adeguati alle realtà
competitive che si profilano all'orizzonte", conclude Santoro. "Essere Smart Installer significherà avere una
marcia in più in un mercato in continua evoluzione".
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Nasce una nuova professione Da installatore a smart installer
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 22
(diffusione:23000)
Mercato IT al bivio, è tempo di cogliere la chance offerta dalle tecnologie più disruptive Il sistema imprese
aspetta interventi strutturali che però non arrivano: per confermare la fiducia ora servono i fatti
GiorgioRapari*
L'immenso iceberg digitale cresce di giorno in giorno. Noi ne percepiamo solo alcune vette apparentemente
scollegate, ma la grossa parte è costituito da un unico blocco sommerso sotto la linea dell'acqua. L'oceano
tutt'intorno è burrascoso, intere otte navigano nella tempesta e naufragano, mentre altre navi dagli scafi
scintillanti lo percorrono sicure verso mete calde e appaganti. Fuor di metafora, il mercato dell'IT è in
turbolenza: l'andamento medio del diondersi nel Turismo e nel Retail multicanale, ad esempio, che
diverranno banchi di prova per il successo o meno di grandi eventi come Expo. È la "nuova" frontiera della
Customer Experience, resa possibile dall'IT. La vision che percorre questa frontiera è un cambiamento
d'epoca: dalla produzione di massa alla customizzazione di massa. Questa è la sfida sotterranea e più
aascinante per noi imprenditori dell'IT: riuscire a creare nuovo valore attraverso tecnologie e practice digitali,
supportando le imprese finali in una mutazione genetica, la imprenditoriale. Un segnale su tanti: il Report
Assintel rileva come per il 72% delle aziende utenti intervistate il budget destinato all'IT incida meno del 2%
sul fatturato: percentuali sotto la soglia minima necessaria per innescare i processi virtuosi legati
all'innovazione. La seconda: il sistema delle imprese aspetta interventi strutturali che non arrivano, per lo
meno nella misura utile a innescare veri cambiamenti. Non stiamo parlando solo di Agenda Digitale, la cui
concreta implementazione è sempre ad un passo dall'avvenire e mai avviene. Ma di tutto il contesto:
legislativo, fiscale, infrastrutturale. Noi imprenditori, per natura, dobbiamo lavorare come se dovessimo
farcela solo con le nostre forze, considerando come parametrico l'attuale contesto sfavorevole, altrimenti
sarebbe come delegare parte della responsabilità di ciò che facciamo ad altri. Ma ora quel contesto non può
più restare così com'è, perché è diventato insopportabilmente penalizzante: dobbiamo quindi tutti quanti,
coralmente, lanciare una sollecitazione univoca di cambiamento. Perché comunicare l'ottimismo serve a
creare un clima ottimista, ma - se non seguono i fatti - nel medio periodo si ha un eetto opposto: si perde la
fiducia di chi ci aveva creduto. fatturato è stagnante ormai da troppo tempo, ci sono molti picchi negativi e
alcuni molto positivi legati alle profonde trasformazioni in atto, per le quali sembra essersi aermata la legge
per cui chi si adegua cresce, chi si difende si arena. Nell'IT crescono infatti solo quegli ambiti tecnologici
connessi ai nuovi scenari digitali. Alcuni numeri: Digital Marketing e E-commerce culturale e tecnologica. È un
ruolo di servizio, come un motore che sta sotto alla carena e che, se non c'è vento, si sostituisce alle vele e
muove la nave veloce verso altri mari. Vero è che la nave corre se lo scafo è solido, manutenuto, con un
buon timoniere e carburante suciente: sono le condizioni strutturali del SistemaPaese. Se anche il Presidente
della Camera, quest'estate, ha sottolineato come il divario digitale sia la nuova forma di disuguaglianza, ci
troviamo di fronte a due impasse da risolvere. La prima: esiste ancor prima un divario "culturale" da colmare,
che interessa trasversalmente la società civile e quel+29,1%, applicazioni per l'Internet of Things +13,6%,
Business Intelligence, Analytics e Big Data +6,2%. E poi naturalmente Tablet a +5,5% e Smartphone a
+9,3%. Per non parlare dell'e-commerce e dell'm-commerce, che volano al +17,8% con un tasso fra i più
elevati nell'Ue (sebbene scontino un ritardo nella partenza). Tutto ciò ha a che vedere con la trasformazione
digitale, in cui il consumatore - sia esso quello finale o l'azienda - ha modificato le proprie aspettative di
fruizione dei servizi e di consumo dei prodotti sospinto dalle continue innovazioni date dalla rete e dalla
mobilità. Catturarlo e fidelizzarlo è la sfida per la sopravvivenza, che si gioca attraverso l'analisi dei dati che lo
riguardano, l'interazione con gli ambienti web in cui naviga, la creazione di "narrazioni" interessanti,
l'integrazione multicanale con le esperienze "fisiche". È ciò che sta cominciando a
Foto: Giorgio Rapari
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Digitale chiave di volta per crescere
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 22
(diffusione:23000)
La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
Foto: Presidente di Assintel
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20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 25
(diffusione:23000)
I Comuni e le Aziende di servizi pubblici locali devono collaborare sempre più strettamente se si vuole dare
una prospettiva reale alla nascita in Italia delle città intelligenti.
Èquesto il senso della rassegna Se il futuro è smart che si terrà a Cremona dal 15 al 23 novembre nell'ambito
della più celebrata "Festa del Torrone", quest'anno dedicata proprio al tema delle nuove tecnologie. Il mondo
delle Utility sta vivendo infatti una profonda trasformazione anche tecnologica. I servizi tradizionali legati
all'energia, all'acqua e ai rifiuti sono sempre più "smart", cioè "intelligenti". Reti tradizionali e reti digitali stanno
contaminandosi dando vita a nuovi servizi e ad un nuovo modo di essere Azienda. Smart grid, smart lighting,
smart mete ring, ecc. sono solo alcune delle nuove frontiere che le società di servizi pubblici locali stanno
iniziando ad affrontare per garantire alle proprie comunità nuovi livelli di qualità della vita e di sviluppo. In
quest'ottica deve essere reso più sinergico, con gli altri attori in campo, il contributo che le Aziende di servizi
pubblici locali possono offrire alla costruzione delle Città Intelligenti. Di questi temi si parlerà, in particolare,
nel Convegno nazionale "Smart Utility per le città intelligenti" che si terrà a Cremona venerdì 21 novembre
2014 dalle 17 presso l'Auditorium del Museo del Violino di Cremona (nella foto). Promosso da Linea Com,
player ICT del Gruppo LGH, e coordinato Maurizio Melis, di Radio24, l'appuntamento vede il patrocinio anche
di Federutility e Anci. La relazione centrale sulla quale si aprirà la tavola rotonda sarà svolta da Francesco
Sacco (Unibocconi e AGID). Tra i protagonisti dell'evento: Giovanni Valotti presidente di a2a e di Federutili ty,
Paolo Testa Direttore di Cittalia, centro ricerche dell'ANCI e Responsabile dell'Osservatorio Nazionale Smart
City, Gianni Dominici direttore del Forum Pa, Guido Garrone, Direttore Generale Metroweb, Andrea Agnello,
Industries & Business Development Director IBM Italia, Fabrizio Bellezza, Vice President Telecom Italia,
Raffaele Tiscar, Vicesegretario Presidenza del Consiglio dei Ministri. Cremona, è oggi una delle città italiane
più cablate in fibra ottica nella quale i cittadini possono avere collegamenti Fiber to the Home a 100 mega e
nella quale la Regione Lombardia, nell'ambito dell'Agenda Digitale, ha sperimentato servizi di banda ulta
larga. che hanno interessato il Comune, il Tribunale, l'Ospedale, la Centrale di Polizia Municipale e molte
altre realtà cittadine. Sono stati testati sistemi di telepresenza, telesorveglianza con allarmi in tempo reale,
servizi pubblici digitali remoti, si e didattica multimediale. A Cremona, inoltre, è in via di sviluppo il progetto
Attiv@bili, che si pone l'obiettivo introdurre processi digitali per la gestione dell'intero ciclo di assistenza di
soggetti in condizioni particolari, come anziani e disabili. Smart City rappresenta un modello di riferimento
concreto e praticabile nel quale le nuove tecnologie, sopportate da un`adeguata cultura di fondo, sono in
grado di creare valore per il territorio, in termini di maggiore qualità della vita, di sostenibilità ambientale e di
occasio ni di sviluppo economico e sociale. A Cremona, che in questo senso è da anni all'avanguardia, si
discuterà di come rendere la sinergia tra soggetti pubblici, multitutility e aziende private, sempre più efficace e
rispondente alle richieste di innovazione che giungono dal territorio, dai cittadini e dalle imprese.
Foto: «Il nuovo Museo del Violino di Cremona, luogo in cui le nuove tecnologie si sposano con la tradizione
liutaria locale che Stradivari ha reso celebre in tutto il mondo. Un esempio di servizi avanzati per il cittadino
verso cui le Smart City devono indirizzarsi. In questo affascinante contesto, il prossimo 21 novembre, esperti
ed autorità discuteranno di utilities e città intelligenti».
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Smart city e smart utility: a Cremona si discute di futuro intelligente per
cittadini e imprese
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 26
(diffusione:23000)
Ci sono quasi 7 milioni di euro per startup e imprese con meno di sette anni di vita che stanno lavorando a
servizi o prodotti nel settore mobile. A investirli è Impact, consorzio di acceleratori d'impresa rivolto al settore
del mobile internet guidato dall'italiano b-ventures (il programma di accelerazione di Buon giorno), a cui
partecipano gli spagnoli Seaya Ventures (venture capital) e Isdi, business school specializzata nel digitale e
la società di consulenza danese Teknologiudviking. Un consorzio europeo che punta allo sviluppo della
tecnologia Fiware, un open set di Internet finanziato dall'Unione nell'ambito di un piano cominciato nel 2013.
Impact lancia la sua prima Open Call (che si chiude il 7 novembre) dal valore di due milioni di euro per
selezionare 20 startup con idee e progetti innovativi relativi all'uso di internet di mobilità. Obiettivo: ac celerare
startup che sviluppino mobile app o modelli di business basati sulla mobilità in molteplici ambiti, come la
comunicazione, video, media e advertising; oltre che design, educazione, entertainment, e-commerce,
dispositivi periferici, connected tv, infrastrutture, sicurezza, finanza, smart city e social network. Possono
partecipare startup con un prototipo già disponibile, valutate meno di un milione di euro, con almeno due
fondatori che lavorano a tempo pieno sul progetto e la previsione di lancio sul mercato in meno di sei mesi,
ma anche imprese in fase di cresci ta, con meno di sette anni, fatturato inferiore a due milioni di euro, dove i
fondatori ancora possiedono il 51% del capitale. Per le imprese selezionate, quindi, ci sono in media 100mila
euro a testa ma ai progetti più interessanti Impact orirà un'ulteriore fase di investimento fino a 250 mila euro,
prendendosi il del 10% del capitale. Questa è solo la prima parte di un programma che prevede investimenti
fino a 6,4 milioni di euro per 64 startup selezionate con altre due call a maggio e ottobre del 2015.
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Da Impact in arrivo sette milioni per le neo imprese del mobile
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 31
(diffusione:23000)
Non solo banda larga Al digitale serve di più
Stiamo investendo risorse in modo disequilibrato. L'idea semplicistica che basta investire sull'Agenda digitale
per determinare la crescita si è rivelata non vera. I dati parlano chiaro. Basta vedere i dati della banda larga
per accorgersi che abbiamo investito molti soldi per arrivare ad una copertura quasi totale di banda larga
(94,8% intorno ai 10Mb/s) come la Germania o la Gran Bretagna, nel 2007 eravamo al 78,5%. A fronte di una
crescita della banda larga del 21% il Pil pro-capite italiano, negli stessi anni, è tornato ai livelli del 1996 (Istat).
Le stime che leggiamo su molta stampa non sono evidentemente suragate dai fatti. I paesi che crescono di
più hanno sì investito in Agenda digitale e in banda larga, ma lo hanno fatto soprattutto investendo su un mix
di fattori che tutti insieme hanno fatto guadagnare al sistema paese dei notevoli vantaggi. L'Agenda digitale
europea, e tantopiù quella italiana, è stata segnata da un eccesso di investimenti sulla banda larga fissa
mentre non si è investito adeguatamente in ricerca, industria, formazione e alta formazione, cultura
manageriale, competenze ed esperienze, cambiamento culturale e welfare. Mentre la Kroes andava in giro
per l'Europa a parlare di banda larga o startup un pericoloso processo di deindustrializzazione ha portato
l'unione a perdere Nokia e a mettere in crisi l'industria innovativa europea. L'Agenda digitale europea, e di
traino quella italiana, sono state condizionate da "mode" o concetti come Startup, Smart city, open data e
così via che sono sicuramente ingredienti ma spesso hanno sviato investimenti ed energie su temi prioritari
quali la formazione o la ricerca. Il risultato è stato che mentre aumentavamo gli investimenti sulla banda larga
o il Miur pubblicava il bando sulle smart city da un miliardo di euro continuavano tagli sulla ricerca,
sull'università, sulla scuola, la deindustrializzazione di molti settori hi tech nazionali. Fortunatamente alcune
cose cominciano a cambiare. È necessario che i diversi fattori dell'Agenda marcino di pari passo, non basta
individuarne il giusto mix. In un processo di evoluzione tra la situazione presente e gli obiettivi a cui vogliamo
arrivare, serve che tutti i fattori crescano proporzionalmente nel tempo. Si è dimostrato assolutamente
deleterio concentrare, anche in Europa, tutto sui 30 Mb/s nella banda larga (peraltro mai raggiunti) e non
voler investire con la stessa forza su altri obiettivi Europa 2020 come il 40% di laureati o il 3% di Pil investito
sulla ricerca o lo sviluppo di una industria europea innovativa . I dati sarebbero dovuti marciare insieme, ma
qui sta alla abilità della politica sostenere strategie in grado di promuovere l'interesse generale. Può venirci
utile allora assumere un approccio bilanciato alle politiche sul digitale. Ad esempio utilizzando le "balanced
scorecard" di Kaplan e Norton e una pianificazione che promuova una progressiva evoluzione verso gli
obiettivi investendo su tutti i fattori contemporaneamente, in proporzione alla loro importanza. Bisogna
impostare politiche pubbliche in grado di analizzare i fenomeni e pianificare gli interventi, partendo dai numeri
delle statistiche prima che delle "stime", senza farsi condizionare da interessi di parte. Sta alla Commissione
Ue, al Governo e alle Regioni reimpostare l'Agendae trasformarla in uno strumento per la crescita e il
benessere. I dati dicono che è evidente l'errore di rotta e di guida degli ultimi anni.
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investimenti
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 4
(diffusione:23000)
Lo Sblocca Italia assegna per la prima volta un ruolo strategico alle infrastrutture digitali. Clima di fiducia
nell'industria delle Tlc, ma le dita restano incrociate In attesa che la conversione in legge sciolga le incognite
Avenia: «Con buona legge forte spinta a rivedere i piani» Bassanini (Cdp): «Con Sblocca Italia aumento
rendimento investimenti in fibra del 2,5%-3,5%»
Alessandro Longo
Lo Sblocca Italia ? Bravi, era ora, ma adesso per favore il bis. Possiamo riassumere così la reazione
dell'industria tlc all'arrivo del decreto. Modesto entusiasmo, braccia conserte nella speranza che il meglio
debba ancora venire. Insomma, gli operatori telefonici guardano soprattutto avanti: per prima cosa, alla
conversione del decreto in legge (in corso, quando scrivia mo), dove proveranno a introdurre migliori e
aggiunte. Tutto questo è in realtà un tassello che fa parte di un quadro più grande, perché sono numerosi gli
aiuti di cui gli operatori telefonici hanno bisogno per la grande missione che attende nei prossimi anni: dare
all'Italia una banda ultra larga degna di questo nome, "a prova di futuro", da qui al 2020. Come vuole l'
Agenda digitale europea, insomma: 30 Megabit a tutti e 100 Megabit al 50% della popolazione, con reti fisse
o wireless. Guarda a questi due obiettivi l'articolo "digitale" dello Sblocca Italia , il sesto, che appunto si
chiama "Agevolazioni per la realizzazione di reti di comunicazione elettro nica a banda ultra larga e norme di
semplificazione per le procedure di scavo e di posa aerea dei cavi, nonché per la realizzazione delle reti di
telecomunicazioni mobili". "È un momento molto complicato per il mercato tlc, in forte calo nel 2013; e il 2014
finora conferma la tendenza. Nello Sblocca Italia c'è una parvenza di via d'uscita: per la prima volta, vediamo
l'aermazione di principio secondo cui le infrastrutture banda larga sono strategiche per il Paese", commenta
Cesare Avenia , presidente di Asstel. I commi sul credito d'imposta però sono tali da impedire al momento
una stima sul loro impatto, secondo Avenia e secondo gli operatori: "Peccato che a questa aermazione di
principio si accompagni la previsione di decreti attuativi, a 90 giorni, che dovremo aspettare perché arrivino in
eetti gli incentivi". Di positivo c'è che, a quanto risulta alla stessa Asstel, la copertura sia stata già trovata. Ma
ci sono anche altre incognite. Per prima cosa, il decreto stesso definisce il credito d'imposta una "speri
mentazione", di durata limitata, "fino a dicembre 2015", laddove gli attuali piani degli operatori arrivano al
2016. Secondo, c'è incertezza anche su quali saranno le modalità attuative di questi incentivi. Il testo si
presta ad alcune interpretazioni, infatti. Lo conferma Cristoforo Morandini , di Between: "Il credito di imposta
si applica per gli interventi che non sono oggetto di contributi a fondo perduto e per interventi già approvati
entro il 31 luglio 2014. Mentre il primo aspetto è di facile applicazione, il secondo presenta un maggiore livello
di arbitrarie tà e si potrà prestare a qualche discussione. A maggior ragione se si somma al fatto che le aree
interessate non devono essere oggetto di prevedibili investimenti da parte di privati nei prossimi due anni
dall'entrata in vigore del decreto". "Qualche ulteriore nodo da districare si intuisce facilmente nel punto 7quater che esclude le aree in cui sono già presenti infrastrutture idonee e operi almeno un operatore,
limitando, inoltre, i finanziamenti ad un unico beneficiario". Tutto questo considerato, "se avremo una buona
legge, tutti gli operatori avranno una motivazione forte a rivedere i piani. Ma al momento è una scommessa:
se fai un decreto legge con attuativi, l'azienda si chiede se passa e quando". "Credo che nel 2015, per eetto
di questa legge, gli operatori aumenteranno un poco la quota di investimen ti sui ricavi, ora al 16%", dice
Avenia . "Le agevolazioni fiscali dello Sblocca Italia consentono un aumento del tasso di ritorno interno degli
investimenti in fibra ottica del 2,5%-3,5%", aggiunge il presidente di Cassa depositi e prestiti Franco
Bassanini . Conferme vengono dalle dichiarazioni di Aldo Bisio , Ad di Vodafone Italia : "Stiamo facendo la
nostra parte investendo ingenti risorse nonostante un ritorno sti mato in 8-10 anni. Ma da soli non possiamo
farcela. Serve condividere l'orizzonte industriale". Sono chiare e senza dubbio positive, invece, le
semplificazioni presenti nello Sblocca Italia: il via libera alla posa aerea dei cavi per la fibra ottica; la
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Banda larga a prova di futuro Dal governo il primo passo ma adesso i
decreti attuativi
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 4
(diffusione:23000)
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possibilità di fare piccole modifiche, senza bisogno di autorizzazione, agli impianti di reti mobili per il 4G. Si
noti come il decreto, anche con questa cop pia di semplificazioni, guardi a un futuro in cui non solo la fibra ma
anche la rete mobile servirà a raggiungere gli obiettivi dell'Agenda digitale. "Grazie alla posa aerea sarà più
facile portare la fibra negli appartamenti. Alcuni operatori potrebbero quindi rivedere i propri piani, ora centrati
invece sul fiber to the cabinet. Sappiamo che il fiber to the home funziona comunque meglio", aggiunge
Avenia: "L'altra semplificazione servirà invece a sviluppare reti 4G riutilizzando tralicci già installati e magari
dotarli di hot spot wifi. Nell'ottica di reti eterogenee". Il problema è un altro: le semplifi cazioni stanno
arrivando troppo con il contagocce. Ce ne sono tante che l'industria attende da anni, per esempio le misure
sull'elettrosmog, sull'uso di materiali innovativi per il ripristino low cost dell'asfalto dopo gli scavi. L'altra faccia
della medaglia è che la speranza non è mai stata così alta. Vari elementi infondono fiducia nell'industria. Un
po' perché sembra consolidarsi nel Governo l'idea che dalla crisi si esce grazie all'Ict; un po' perché stanno
arrivando i fondi (europei, nazionali, regionali) della programmazione 2014-2020 con cui è possibile dare una
svolta all'Agenda digitale. Tuttavia l'attenzione deve restare alta, perché tutte queste partite vadano nel verso
giusto.
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 9
(diffusione:23000)
Acchioni (Commissione Ue): «I negoziati sono in corso Ma il governo può dare un indirizzo grazie all'accordo
di partenariato» Insufficienti a recuperare il ritardo con l'Europa le risorse che le Regioni vogliono destinare
alle nuove reti. Ma l'Italia può giocare ancora alcune carte
A l e ss a n d ro Lo n g o
Sono troppo pochi i fondi strutturali europei 2014-2020 che le Regioni intendono allocare sulla banda ultra
larga. Ed è un problema, perché questo sembra l'ultimo treno con cui l'Italia può sperare di recuperare il
ritardo con l'Europa e soddisfare gli obiettivi dell'Agenda digitale europea (30 Megabit a tutti gli italiani e 100
Megabit al 50% entro il 2020; ora siamo a quota 20%). Ma non è detta ancora l'ultima parola: l'Italia ha alcune
carte da giocare per rastrellare una quantità suciente di fondi pubblici con cui completare la copertura banda
ultra larga (rispetto ai piani di investimento dei privati). A quanto riferisce Guido Acchioni , che si occupa di
questo capitolo presso la Direzione Generale "Connect" nella Commissione Ue, "nelle interlocuzione tra noi, il
Governo e le Regioni, contiamo di convincerle a mettere qualcosa di più sulla banda ultra larga. In più, oltre ai
Fesr, possiamo contare sui fondi delle politiche regionali (pure in mano alle Regioni, ndr) e sul Fondo
Sviluppo e Coesione (che è nazionale)". Lo confermano le parole del sottosegretario alla presidenza del
Consiglio Graziano Delrio : è in capo ai suoi uci il compito di redigere un nuovo piano banda ultra larga con le
risorse pubbliche 20142020 e ha detto che vi conuiranno Fesr, Feasr, Coesione e Sviluppo e un residuo della
programmazione 2007-2013. Delrio ha dato solo le cifre totali su cui potrà contare l'Italia (per tutti i capitoli,
non solo Ict): "32 miliardi di fondi europei a cui ne vanno aggiunti altrettanti di cofinanziamento, più 52 miliardi
del Fondo sviluppo e coesione e residui per 20-30 miliardi. E ulteriori 50 miliardi dalle politiche agricole".
Spiega Acchioni: "La prima proposta di aprile, dalle Regioni, era di 1,936 miliardi di euro per l'Ict, di cui 803
milioni per la banda larga (cifre da raddoppiare con il cofinanziamento)". "In particolare, alcune Regioni del
Centro-Nord avevano stanziato poco o nulla per la banda ultra larga". "Abbiamo chiesto di più, soprattutto da
parte del fondo rurale, visto che le aree peggio coperte, in Italia, sono proprio quelle rurali". "Nella prima
proposta, le Regioni avevano previsto solo 136 milioni di euro nel Feasr: stiamo negoziando una cifra
superiore". A quanto risulta, le Regioni avrebbero già acconsentito a salire a 300 mipartenariato con la
Commissione Ue". "I piani regionali poi devono arrivare più o meno alla cifra prevista nell'accordo. Se lo
scollamento; resta troppo grosso possiamo non dare l'accordo", dice Acchioni. Il Governo sta giocando inoltre
una carta: parte del cofinanziamento è nazionale. In teoria potrebbe negarlo se non si trova un accordo sulle
priorità di investimento. "Anche in altri Paesi europei ci troviamo ad affrontare le stesse dicoltà - spiega
Acchioni: la crisi economica li spinge a usare i fondi 2014-2020 per dare ossigeno a tanti settori tradizionali in
dicoltà. Ma in base al regolamento dei fondi strutturali, i capitoli su cui bisogna investire sono quelli
"competitività": Ricerca, Pmi, Ict, Ambiente ed Energia". Insomma, non si può svicolare. Sembra tuttavia
inevitabile che con i soli Fesr e Feasr le regioni del Centro-Nord (hanno a disposizione meno fondi rispetto al
Sud) resteranno scoperte, negli obiettivi 30 e 100 Megabit. "Il Governo però ci rassicura sempre dicendo che
interverrà, in queste regioni, con il fondo Sviluppo e Coesione - dice Acchioni -. Quanti fondi pubblici servono,
in tutto? Anche questa è materia di calcolo, al momento: da parte di Infratel Italia. "Precedenti stime del Mise
dicevano che servivano 2,5 miliardi di euro per i 30 Megabit e 15 miliardi per raggiungere anche l'obiettivo
100 Megabit", dice Acchioni. Infratel però sarebbe orientata a dimezzare queste stime: grazie all'evoluzione
tecnologica agli incentivi per la banda larga (del decreto Sblocca Italia) e a un rilancio degli investimenti degli
operatori privati (di recente, da Fastweb e Vodafone). Comunque, anche se saranno "solo" 7 miliardi di euro,
bisognerà contare molto sul fondo Sviluppo e Coesione per colmare le lacune degli altri fondi. Sarà un bel
banco di prova per testare la volontà del Governo di sostenere la banda ultra larga. Certo è che alla fine,
sempre per ottobre, Infratel e Delrio partoriranno il nuovo piano banda ultra larga, per raggiungere gli obiettivi
30 e 100 Megabit con le risorse 2014-2020. "Abbiamo chiesto un piano nazionale. Solo le Regioni che
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Banda ultralarga, pochi fondi Ue Partita a due Regioni-governo
20/10/2014
Corriere delle Comunicazioni - N.16 - 20 ottobre 2014
Pag. 9
(diffusione:23000)
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spenderanno molto per la banda ultra larga possono avventurarsi in un piano regionale", dice Acchioni. lioni
di euro circa. Sui Fesr, quando scriviamo, si è saliti a 1,7 miliardi di euro (compreso il cofinanziamento, quindi
100 milioni in più rispetto alla proposta di aprile). L'obiettivo sarebbe di arrivare a 2 miliardi solo di Fesr.
Acchioni spiega le dinamiche di queste contrattazioni: "È vero che sono le Regioni a decidere quanto
stanziare su quali capitoli; e che in Italia hanno deciso di dare la priorità a pmi e ricerca, penalizzando l'Ict.
Tuttavia, Il Governo può dare un indirizzo grazie all'accordo di
Foto: I l g i o c o d e i f o n d i
Foto: In capo agli uci
Foto: di Graziano Delrio il compito di redigere un nuovo piano banda ultra larga con le risorse pubbliche
2014-2020
21/10/2014
Pubblicita Italia - N.7 - settembre 2014
Pag. 64
(diffusione:2773, tiratura:3038)
L'INTERRUTTORE DELL'IMMAGINAZIONE / THE SWITCH OF
IMAGINATION
Venticinque anni di comunicazione con il piede schiacciato sull'acceleratore. In un quarto di secolo il mondo
dell' advertising ha visto rivoluzionati i suoi codici, lo scenario dei media, mapiii di tutto il pubblico dei
consumatori che, grazie ai social network ha riscoperto, nel suo essere massa, la propria individualità §
Twenty five years of communication spent in thè fast lane. A span of t'irne that has witnessed upheavals in
codes of advertising , media scenarios and consumers who, thanks to social net
Andrea Crocioni
Cosa dobbiamo aspettarei dai prossimi 25 anni di comunicazione? "Illuminazioni e batoste". Questa
l'immagine scelta da Pasquale Barbella, fra le figure più autorevoli dell'advertising italiano, per 'disegnare' il
futuro di un settore che secondo il pubblicitario nell'ultimo quarto di secolo è stato segnato da due
macrofattori: la rivoluzione tecnologica e lo sfascio economico. "Si tratta, insomma, degli stessi fattori che
hanno condizionato costumi, consumi, abitudini e stili di vita, nel bene e nel male. La comunicazione prosegue Barbella - ha fatto enormi passi avanti per quanto riguarda l'uso dei nuovi media mentre, sui mezzi
tradizionali, sembra essersi quasi del tutto inaridita, almeno per quanto riguarda la vivacità di immaginazione.
Comunque il passato non va mai rimosso, altrimenti si corre il rischio di commettere gli errori di ieri. Sparare
sul passato solo perché è passato è altrettanto miope che coltivarlo con nostalgia". In questi anni i pubblicitari
si sono trovati ad affrontare un mutamento profondo dello scenario dei media da un lato e dall'altro hanno
contribuito alla costruzione dei nuovi 'codici' della comunicazione, a volte non riuscendo a guidare tale
processo. In che direzione ci stiamo muovendo? Secondo Barbella ci troviamo di fronte a una compagine di
creativi, giovani e un po' meno giovani, che ha recepito con facilità e naturalezza i linguaggi e le opportunità
della comunicazione interattiva. "Si tratta in alcuni casi di persone intraprendenti, capaci di fondare e gestire
studi e agenzie in proprio: sono il futuro, e lo sono già da un decennio e forse più. Anche perché le grandi
agenzie d'una volta sono in crisi, trascinate persino nei casi migliori - da una tendenza alquanto suicida alle
concentrazioni finanziarie, anziché alla concentrazione sul cosiddetto core business: prodotto creativo e
innovazione. La qualità della comunicazione soffre per questo e si è svalutata al punto che risulta difficile farsi
pagare decorosamente", afferma il creativo. Ma dove si trova l'interruttore per riaccendere l'immaginazione?
Forse proprio nella Rete. LA LEZIONE DEI MAESTRI Nel 2014 Facebook ha festeggiato il suo decimo
compleanno. Si può serenamente dire che in comunicazione siano cambiate molte più cose in questo ultimo
decennio che nei precedenti 50 anni. "Il social - osserva Luca Colombo che di Facebook è Country manager
per l'Italia - ha trasformato indubbiamente il modo di comunicare e di stare in contatto tra le persone,
mettendo a disposizione di tutti una modalità semplice e immediata per condividere ciò che accade nella
propria vita, da quella professionale o pubblica a quella privata con le persone importanti. Certamente in
questa evoluzione Facebook ha avuto un ruolo centrale, guidando un mutamento che ha generato in primis
un impatto sulla società, cambiando il modo di relazionarsi, di informarsi e di esprimere opinioni, e
successivamente sui modelli di »business e sull'economia. La piattaforma è diventata velocemente il luogo
dove 829 milioni di persone ogni giorno in tutto il mondo si trovano per comunicare liberamente tra loro senza
limiti spazio-temporali". "I social network hanno conferito ai singoli individui il potere di esprimersi
pubblicamente di persona; ne hanno »fatto dei protagonisti, pronti a interloquire con chiunque e su qualsiasi
argomento. Se l'interattività è la nuova cifra della comunicazione attuale, vai la pena di ristudiare il passato
alla luce di questo valore. Si citano sempre di più maestri leggendari come Bernbach e Gossage per aver
introdotto - sui vecchi mass media - strategie e messaggi di stampo dialogico. Le loro campagne
funzionerebbero anche adesso, e persino meglio di prima, se reinterpretate e reimpostate sui social network.
So che negli Stati Uniti qualcuno ha praticato questo esperimento e il test ha dato risultati stupefacenti",
aggiunge Barbella. NELL'ERA DEGLI'UNICI' "In passato - spiega Colombo -, l'approccio al cliente nelle
strategie di marketing delle aziende era molto qualitativo e fecalizzato sulle persone e questo permetteva ai
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SPECIALE - PUBBLICITÀ ITALIA 25° ANNO
21/10/2014
Pubblicita Italia - N.7 - settembre 2014
Pag. 64
(diffusione:2773, tiratura:3038)
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brand di sviluppare una relazione di fiducia con i consumatori, un modus operandi che con l'arrivo dei mass
media ha avuto un'evoluzione in direzione di una maggiore attenzione alla possibilità di raggiungere
facilmente target molto ampi sia in termini numerici e sia per tipologie di persone". Quali erano ieri le
caratteristiche di una campagna di successo e quali sono quelle di oggi? "Ieri avevi di fronte una massa più o
meno indistinta, oggi devi saper parlare come se ti rivolgessi a una persona per volta - risponde Barbella -. In
teoria hai molte più probabilità di successo se ti muovi bene, ma devi alzare di qualche metro l'obiettivo: oggi
le campagne funzionano davvero solo a condizione di promuovere atteggiamenti e azioni specifiche da parte
del target. Che non è più fatto di 'consumatori', ma di 'interlocutori'. Non si tratta più di esporre e divulgare
diktat di consumo, ma di stimolare una partecipazione diretta. Anche per questo la comunicazione sui media
tradizionali sembra deperire sempre di più: continua a considerare passivo un ricettore che si sta svegliando
e se ne frega di quanto è buona la tua merenda". • Luca Colombo, Pasquale Barbella What must we expect
over thè next 25 years of communication? "Successes and thrashings". This is thè metaphor chosen by
Pasquale Bar- bella, amongst thè most authoritative figures in Italy's advertising world, to 'depict' thè future of
a business which he feels has been affected by two macro-factors over thè quarter century: thè technological
revolution and thè financial meltdown. "In other words, thè very same factors that have affected customs,
consumpticns, traditions and lifestyles, for better or for worse. Communications - according to Barbella - has
taken giant strides with regard to thè use of new media; but it seems to have ground to a halt with regard to
traditional means, at least with regard to thè genius of imagination. In any case, thè past must never be
removed, as not to run thè risk of repeating thè mistakes one made yesterday. Burying thè past simply
because it's a bygone is equally short-sighted as to cling on to it with nostalgia". Lately, advertisers have had
to face a radicai metamorphosis in media scenarios on one side and have contributed to generating new
'codes' of communication on thè other, not always having thè upper hand. Which side are we going now?
Barbella believes we are now amids: a creative *generation, of young and thè not so young, that have learned with ease and in their stride thè language and
opportunities of interactive communication. "In some cases, enterprising people, capable of founding as well
as managing their own adv studios and firms: they are thè future, they have been for a decade by now, may
be even more. Also because thè once-upon-a-time big players are now in thè dumps, dragged down - even in
thè best cases - by a suicidai inclination to financial concentrations, instead of core business concentration:
creative product and innovation. Quality of communication has suffered a big hit on account of this; it has slid
to a point that it's difficult to get paid decently", explains Barbella. So where can we find thè switch to light up
thè imagination? May be thè Web. WHATTHE MAESTROS HAVE TAUGHT US In 2014, Facebook turned
10. One may calmly affirm that communication has undergone more changes in thè past decade than in thè
last half century. Says Luca Colombo, Country Manager, Facebook, Italy: "Social Media has no doubt
changed thè way we liaise and stay in touch, making available a way to one and ali, at once simple and
immediate, to share with people important to you, what's happening in your life, be it professional, public or
private. Facebook has surely played a centrai role in this evolution. It has spawned changes that have first of
ali had an impact on our society, by changing thè way we relate, get informed, express opinions,
subsequently on business modeis and thè economy. The web has quickly become thè venue for 829 million
people, every day, to freely communicate, world wide, with no limits of time and space". "Social networks
have conferred on each individuai thè power te give free expression, in person, in pu- »thè individuai is thè lead actor, ready to liaise with anyone, on any subject. If interactivity is thè new narrative
of communication at present, then it's worth studying thè past, in light of such values. Legends of thè past are
often cited: Bernbach, Gossage for having introduced - on thè old mass media - strategies and messages of a
dialogical nature.
LE PAROLE SONO IMPORTANTI Words matter Pesare le parole, per far sì che il Se sull'in messaggio non
arrivi depoten- una rifle: ziato al pubblico. Una consape- campag volezza che sembra mancare agli la discrir
operatori della pubblicità e più da un pi in generale al mondo dei media. gramma "Siamo di fronte a un utilizzo
21/10/2014
Pubblicita Italia - N.7 - settembre 2014
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della "Anche : lingua che si potrebbe definire palesem ottocentesco", sostiene Cecilia una rifle: Robustelli,
docente di Linguistica docente italiana. "Nelle strategie di comu- importai nicazione - prosegue - spesso si
formazic rileva una scarsa consapevolezza terno de dei cambiamenti avvenuti a nica non livello sociale e di
conseguenza indiffere nel linguaggio. Questo fa sì che vanno rii i messaggi funzionino al 70% piano sti e non
riescano a esprimere esempic tutto il loro potenziale". Il mondo maschile dell'advertising sembra essere alla
lingi impermeabile alla questione. non c'è r "La lingua, salvo rare eccezioni, bisogna è modellata su riceventi
maschi- modo pi li - rileva Cecilia Robustelli -. -- ppure un linguaggio rispettoso •* dell'identità di genere e non
ispirato a modelli stereotipati consentirebbe di ottenere una comunicazione mirata. Una strategia di
comunicazione che voglia arrivare alle donne deve rivolgersi a loro. Altrimenti è naturale che venga a
mancare il coinvolgimento psicologico". C'è
molto da lavorare per superare questo approccio androcentrico. cecilia R
Se sull'immagine è stata avviata una riflessione in occasione di campagne palesemente sessiste, la
discriminazione della donna da un punto di vista semantico e grammaticale resta meno visibile. "Anche se
non avviene in modo palesemente offensivo, merita una riflessione - sostiene la docente -. Per questo ritengo
sia importante fare informazione e formazione in merito, anche all'interno delle agenzie. Chi comunica non lo
fa verso un monolite indifferenziato, certe trasversalità vanno riconosciute anche su un piano strettamente
linguistico. Ad
alla lingua italiana di cambiare, non c'è niente da inventare, bisogna solo imparare a usarla i modo più
adeguato"
Ponder on words so that thè message does not get through to thè public devoid of any weight. A
commandment that appears to be ignored by adv operators and more in generai by thè media world. "We are
witnessing thè use oflanguage befitting thè Ì9th century", says Cecilia Robustelli, Professor of Italian
Linguistics. "In communication - she ai there seems to i have materialised at thè social level and
consequently, in everyday language. The result is that messages work at 70% and are unable to express
their full potential". The advertising world appears to have become impervious to thè matter. "Some rare
exceptions aside, language is male-oriented - Robustelli points out-. Yet communication which respects
gender identity and which ìs not based on stereotyped models would be more target focused. A
communication strategy that wants to get to women must be female oriented. Otherwise, thè psychological
involvement is naturally missing". Much needs to be done to get over this androcentric approach. If a
reflection has been mode for overtly male chauvìnistic campaigns, female discrimination from a semantic and
grommar viewpoint becomes less tangible. "Although this does not happen in an openly offensive manner, a
thought needs to be given to thè subject - says Robustelli -, So I feel agencies must organise training and
Information ìn-house pertinent to thè subject. Communication ìs not towards an ìndìstìnct mass; certain
differences must be acknowledged even on a strictly linguistic piane, e.g. getting rid of indifferently usìng thè
masculìne form in adjectìves. No one's saying Italian must change, no need to invent anything new, it's
enough to use thè language correctly".
Cecilia Robustelli
Their campaigns would work even now, even better than before, if reinterpreted and reset on social networks.
I know experiments have been made to this end in thè U.S., with stunning results", reminisces Barbella. THE
AGE OF THE ONE AND ONLY' "In thè past - says Colombo - a corporate marketing strategy was quality
oriented, people-focused, which enabled thè brand to develop a trust-based relationship with thè consumers,
a modus operandi that mass media has switched more towards reaching much wider targets easily, both in
terms of numbers and type of people". How was a successful campaign in thè yesteryears compared to one
today? "The past featured a largely indistinct crowd, today it's like tackling one individuai at a time - replies
Barbella -. In theory, there is a far greater likelihood of success if you know how to do it, lifting thè threshold a
few metres higher: today, ad campaigns hit thè nail on thè head only by arousing dedicated actions and
reactions from thè target. Who is no more a passive 'consumer' but an 'interlocutor'. No longer can we display
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and dictate consumption habits, we must stimulate an active participation. That's why communication on
traditional media has been increasingly perishing: it stili views thè public as a passive object, but he has his
eyes wide awake and couldn't care less about how good your snack is." •
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LA CREATIVITÀ PER LORENZO MARINI È UN'IDEA FISSA § LORENZO
MARINI AND OBSESSION FOR CREATIVITY
Nella sua carriera da art director viene insignito di oltre 300premi nazionali e internazionali tra cui il Leone
d'Oro di Cannes al Festival internazionale della pubblicità per la campagna Agnesi. Nel 1997fonda la sua
agenzia e nel 2010 apre una sede a New York. Gli ultimi 25 anni della pubblicità visti da Lorenzo Marini § In
his career as an art director he has bagged over 300 national and intemational awards, including a gold Lion
at Cannes International Festival of advertising for thè Agnesi campaign. I
uro creativo con un passato in Ogilvy, Leo Burnett, Canard, Ayer FCB e Armando Testa, Lorenzo Marini nel
1997 fonda a Milano la Lorenzo Marini & Associati, una delle poche sigle indipendenti creative italiane che
operano con successo nel mercato pubblicitario, e nel 2010 apre una sede a New York, Lorenzo Marini &
Associates New York. Nella sua carriera da art director viene insignito di oltre 300 premi nazionali e
internazionali, tra cui il Leone d'Oro di Cannes al Festival internazionale della pubblicità per la campagna
Agnesi. Era il 1985, e i Leoni distribuiti erano meno di un decimo di quelli di oggi. "Una volta si pesavano,
oggi si contano". Ma cosa penserebbe un creativo di questo nuovo mondo comunicativo, se fosse stato
ibernato per 25 anni? "Oggi i cartelloni pubblicitari di Testa si chiamerebbero Out of home e i meravigliosi titoli
di Emanuele Pirella sono stati sostituiti da nuovi strumenti tecnologici, solistici, on line e off line. Amazon ha
preso il posto di Postai Market. Google e Facebook, non sono solo i nuovi editori, sono un nuovo modo di
pensare e operare. Così il nostro creativo ibernato negli anni 80 sarebbe *Idisorientato. Prima dell'avvento di
Internet la pubblicità aveva una struttura dall'alto verso il basso. Adesso grazie al web e ai social network la
comunicazione vive un'espressività amplificata, ma il nostro uomo Mad Men noterebbe un appiattimento, una
omogeneizzazione, un effetto macedonia dove la frequenza ha preso il posto dell'impatto e dove il GRP ha
preso il posto del coraggio. Così Lorenzo Marini, presidente e direttore creativo di Lorenzo Marini Group
spiegherebbe i cambiamenti avvenuti in 25 anni a un collega risvegliatosi da un lungo sonno. "Tutto il mondo
attorno sarebbe diverso, nessuna agenzia sarebbe più nel centro delle città ma fuori, dove gli spazi costano
meno. Troverebbe che il potere non è più del messaggio ma del mezzo e che la tecnologia ha sostituito la
sperimentazione. Ma una cosa noterebbe: i desideri dell'umanità non cambiano contenuto, solo la forma si
evolve. Alla fine si trovano nuovi strumenti che si adattano alle nostre esigenze ma abbiamo sempre
necessità di sognare. Il caro collega vedrebbe . che tutto il sistema della comunicazione è cambiato a al
tempo stesso vedrebbe che il cuore del nostro lavoro è e rimane il saper fare, il made to measure, il fatto a
mano. La creatività per Lorenzo Marini è un'idea fissa. Tutto si può fare, tutto vale. Purché l'attenzione venga
catturata. La comunicazione diventa potente quando ha dentro di sé un concetto. "Come lo chef, anche il
creativo viene messo in discussione per ogni portata che viene servita nel tavolo mediatico. Alla fine, le idee
e solo le idee continueranno a fare la differenza, a creare personalità di marca, a catturare l'attenzione
sempre più solubile del consumatore. Tutto cambia, molto velocemente. Ma anche nulla cambia, in termini di
valori assoluti, come la ricerche delle felicità fondamentali dell'uomo durante la sua esistenza". Per il futuro,
conclude Marini, "la pubblicità è destinata a diventare sempre più entertainment. The show must go on...". •
Apure creative artist boasting experience in Ogilvy, Leo Burnett, Canard, Ayer FCB and Armando Testa, in
1997 Lorenzo Marini founded in Milan his agency, Lorenzo Marini & Associati, one of thè few independent
creative companies in Italy which are successful in thè advertising market. In 2010 he opened a branch in
New York, Lorenzo Marini & Associates New York. In his career as an art director he has bagged over 300
national and intemational awards, including a gold Lion at Cannes International Festival of advertising for thè
Agnesi campaign. It was 1985, and less than a tenth of thè Lions distributed today were awarded at that time.
"In thè past they had weight, today they are numbers". What would a creative artist think about this new
communication world, if he had been hibernated for 25 years? "Today, Testa's posters would be called Out of
home and thè wonderful headlines by Emanuele Pirella are replaced by thè new, soloistic on line and off line
technologic tools. Amazon has supplanted Postai Market. Google and Facebook are not only thè new
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publishers, but also a new way of thinking and working. As a consequence, our advertiser hibernated in thè
'80s would be disoriented. Before thè advent of thè Internet, advertising had a top-down structure. Today,
thanks to thè Web and thè social networks, communication enjoys an enhan- »ced expressivity, but our Mad
Men would remark some standardization, homogenization, a hotchpotch effect where frequency has
superseded impact and where GRP has replaced boldness. This is how Lorenzo Marini, Lorenzo Marini
Group, president and creative director, would explain thè changes occurred in thè last 25 years to a colleague
who had just woken up from a deep sleep. "The entire world around him would be different; no agency would
be based in thè city centre but outside, where space is cheaper. He would realize that power-no longer iies in
thè message but in thè medium and that technology has replaced experimentation. But he would also notice
this: that people's desires do not change in content, only their form evolves. In thè end, we find new tools
which adapt to our needs but we always need to dream. Our dear colleague would see that thè whole
communication System has changed and at thè same time he would become aware that thè heart of our job
is and remains knowhow, made to measure, handmade. Creativity is an obsession for Lorenzo Marini. There
is nothing you cannot do, everything is allowed, as long as you catch thè attention. Communication becomes
powerful if it bears a concept. "Just like chefs, creative artists as well are called into question for every single
course they serve on thè media table. Eventually, ideas and ideas only will continue making a difference,
creating brands' personalities, catching thè increasingly volatile attention of consumers. Everything changes,
very quickly. But nothing changes, in absolute terms, just like thè pursuit of thè fundamental delights during
thè course of our lives". In thè future, concludes Marini, "advertising is going to be closer and closer to
entertainment. The show must go on...". •
UAMAZON HA PRESO IL POSTO DI POSTAL MARKET. GOOGLE E FACEBOOK, NON SONO SOLO I
NUOVI EDITORI, SONO UN NUOVO MODO DI PENSARE E OPERARE § AMAZON HAS SUPPLANTED
POSTAL MARKET. GOOGLE AND FACEBOOK ARE NOT ONLY THE NEW PUBLISHERS, BUT ALSO A
NEW WAY OF THINKING AND WORKING
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BACK TO THE FUTURE
Guardare a quello che eravamo per capire quello che siamo e soprattutto quello che dovremmo essere per
rispondere al meglio alle esigenze del mercato. Questa la lettura che Luciano Nardi, fondatore diKube Libre,
da agli ultimi 25 anni di comunicazione in Italia. Uno scenario che da alle agenzie una nuova opportunità per
tornare in cabina di regia § Looking backat how we were to understand what we are like today and especially
what we should be in order to best respond to market needs. This is how Luciano N
"Negli ultimi venticinque anni è cambiato tutto, ma si può dire che in realtà non sia cambiato molto", racconta
con la schiettezza che lo contraddistingue Luciano Nardi, fondatore di Kube Libre. "Certo - prosegue tecnologie, strumenti, dinamiche di fruizione dei media hanno avuto un'evoluzione significativa, ma se
guardiamo all'offerta del mercato italiano ritengo che tutto sia ancora molto, forse troppo, legato alla
pubblicità, a quella che potremmo definire la parte emersa dell'iceberg". Secondo il direttore creativo, però,
quello che oggi paga è la capacità di un'agenzia di riproporre un servizio integrato completo. "Un po' come
era nella 'mission' iniziale delle agenzie - rimarca -. Paradossalmente un collega pubblicitario risvegliatosi
dopo 25 anni di sonno profondo, opportunamente aggiornato da un punto di vista tecnologico, purché dotato
di una buona dose di creatività, potrebbe approcciare il mercato con la giusta attitudine. In qualche modo per
andare avanti credo che non si debba dimenticare da dove arriviamo e questo ce lo dicono le aziende con le
loro richieste. Chi fa impresa oggi cerca un rapporto più consulenziale. Anche se non lo dichiarano, i clienti
non cercano più lo 'spottificio'. Non a caso le nostre attività spazia- *no dai classici commerciai, al web, alla
progettazione di piattaforme di design, fino alla consulenza per eventi e marketing. L'agenzia ha la possibilità
di riprendersi il suo posto in cabina di regia". E sembra proprio la crescente complessità, dovuta anche alla
rivoluzione digitale e all'internazionalizzazione, a favorire questo processo. "Si sono moltiplicate le figure
tecniche e per questo le aziende hanno bisogno di avere qualcuno di cui fidarsi, in grado di coordinare e di
offrire i migliori specialisti, coinvolgendoli nel team dell'agenzia, o attivandoli su progetti specifici". Intanto,
anche la crisi economica ha contribuito ad esacerbare la concorrenza. Da un lato agenzie 'mature', strutturate
e consolidate, che in questi anni si sono dovute adattare (spesso faticosamente) al nuovo scenario, dall'altro
realtà 'native' che in questo terreno difficile hanno messo le radici con risultati più o meno positivi. "Io in
carriera ho potuto vivere tutto il percorso, passando dal grande network internazionale e arrivando a fondare
una mia agenzia - dice Nardi -. In ogni situazione ci sono i prò e i contro. Kube Libre mi ha consentito di poter
dire quello che penso da un punto di vista imprenditoriale e creativo, senza dover sottostare alle logiche di
gruppo. Certo ci sono clienti multinazionali che subiscono il 'fascino' della prestanza di un grande network
internazionale, ma altre imprese, di tipo più imprenditoriale, si sentono più confidenti nel far gestire i propri
brand in modo più consulenziale, privilegiando un rapporto 'diretto'. Non è un caso che molte realtà della
comunicazione internazionale si siano dotate di boutique creative, capaci di offrire un servizio diverso da
quello delle big. Detto questo credo che questa rivalità sia positiva perché consente di dare risposte diverse a
domande diverse". E in un tale contesto qual è il 'carburante' in grado di mettere in moto un'agenzia che
funziona? "Per Kube Libre - risponde Nardi - la flessibilità, lo spirito internazionale, che abbiamo rafforzato
affiancando molti dei nostri clienti a livello globale, e l'eccellenza creativa unita all'esperienza della squadra".
Un'immagine dal futuro? "Una pubblicità che si confonde e si mimetizza con lo stile di vita e agenzie destinate
a cambiare pelle, trasformandosi sempre di più in factory di idee e di contenuti". • H I n thè last two and a half
decades, everything has I changed, but we could say that, in truth, nothing has I changed much", says with
his trademark frankness Luciano Nardi, founder of Kube Libre. "No doubt, media technologies, tools and
dynamics of use have had a significant evolution, but if we look at what thè Italian market has on offer, I
believe that everything is stili very, too, connected to advertising, which could be defined thè tip of thè
iceberg". According to thè creative director, however, today agencies are rewarded if they can repropose a
complete and integrated service. "Just like stated in thè originai mission of agencies - he says -.
Paradoxically, if an advertiser like me had been soundly sleeping for 25 years and if he was properly updated
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from a technological point of view, he could approach thè market with thè right attitude, provided that he was
creative enough. In some way, to go on, you should not forget where you come from; thè companies'
requests are meaningful in this respect. People who do business today look for a more consultancybased
approach. Even if they do not say it, clients are no longer looking for an 'ad-factory'. No wonder our activities
range from thè classic commercials and thè Web to thè conception of design platforms and consultancy for
events and marketing. A context which gives agencies a new opportunity to be back at thè helm". And,
apparently, it is exactly thè increasing complexity, also due to inter- *- Maserati Quattroporte 4wd
(international campaign) § Maserati Quattroporte 4wd (international campaign) 5 Fiat Panda. Launch
campaign (Itaiy) Fiat Panda. Campagna di lancio (Italia)
natiònalisation and thè digitai revolution, which has promoted this process. "Technical positions have
multiplied and, as a consequence, companies need someone they can trust, who can coordinate and offer thè
best specialists, integrating them in thè agency's team or appointing them to specific projects". In thè
meantime, thè economie recession as well has contributed to exacerbating thè competition. On. thè one hand
there are 'mature', structured and solid agencies, which in recent years have had to adapt (often with
difficulty) to thè new context, on thè other hand there are 'native' firms which have taken root in this difficult
soil, some with positive and some with negative results. "In my career, I have had thè chance to walk thè
whole path, from thè large international network to my own agency which I have founded - says Nardi -. In
every situation there are pros'and cons. Kube Libre has allowed me to say what I think from a business and
creative point of view, without having to toe thè group line. Of course there are multinational corporations
which are 'fascinated' by thè robustness of a large international network, but some other companies, with a
more entrepreneurial attitude, feel more confident if their brands are managed with a more consultancy-based
approach, preferring a 'direct' relationship. It is no surprise if many international communication firms are now
equipped with creative boutiques, which can offer a different service from that of large companies. Having
said that, I think that this rivalry is positive because it generates different answers to different questions". And
in such a context, which 'fuel' can start a successful agency? "For Kube Libre says Nardi - it is flexibility, an
international spirit that we have strengthened supporting many of our clients with a global approach and our
creative excellence combined with our team experience". An image from thè future? "Advertising which
harmonizes and blends in with lifestyle and revamped agencies, which increasingly become content and idea
factories". •
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ACQUA GROUP VEDE DIGITAL DA QUI ALL'ETERNITÀ § ACQUA GROUP
SEES DIGITAL FROM HERE TO ETERNITY
Acqua Group, che ha appena compiuto 10 anni, punta sulla flessibilità capace di offrire servizi a 360° in
un'unica struttura § Just into its lOth year, Acqua Group is focussing on flexibility to provide futi scale
services, under one roof
Solo 25 anni fa non esistavano le comunicazioni via satellite, la televisione digitale, i personal computer, i
cellulari, i tablet, Internet e tanto meno i social network. "Le strategie di comunicazione elaborate dalle
agenzie oggi non possono più prescindere dal digitai - racconta Davide Arduini, presidente di Acqua Group -.
Così come dal retail, un canale che si è trasformato da puro luogo di vendita a quello che noi definiamo
'settimo media'". Dieci anni, quelli compiuti dal gruppo, non sono pochissimi ma nemmeno troppi, in un
momento in cui la crisi della comunicazione e la forte competizione rendono tutto più complicato. "Le agenzie
'mature' capitalizzano sulla loro storia ed esperienza e godono dei vantaggi di appartenere a network
internazionali, ma talvolta sono poco flessibili e faticano ad adeguarsi velocemente a uno scenario in costante
evoluzione - prosegue il manager -. Le agenzie 'native' sorte negli ultimi anni sono più dinamiche e digitali nel
loro dna, ma devono costruirsi una solida reputazione e questo richiede tempo e in tempo di crisi tutto è reso
più difficile da una competizione senza precedenti". Il plus di Acqua Group è quello dell'integrazione di tutti i
servizi della comunicazione in una sola struttura e l'attenzione costante alle nuove tendenze, se possibile
anticipandole, come nel caso del retail. "I luoghi del retail, i centri commerciali, parchi commerciali, outlet,
gallerie commerciali di aeroporti e stazioni, saranno sempre più i luoghi migliori dove i brand potranno parlare
ai consumatori e stabilire con loro una relazione positiva e duratura grazie a una comunicazione diretta,
coinvolgente, 'fisica' e 'poli-sensoriale'. I media tradizionali, infatti, non hanno più un ruolo da protagonisti nei
nostri piani di comunicazione in quanto i brand sono sempre più alla ricerca di spazi pubblicitari alternativi nei
quali investire, possibilmente con meno risorse e con un ritorno immediatamente misurabile - dichiara il
manager -. Ma anche la despecializzazione: abbiamo oltre 140 clienti attivi, operativi in numerose categorie
merceologiche, dal beauty al food&beverage, dall'automotive alPentertainment, dall'assicurativo allo sport,
dal bancario alla comunicazione, dall'elettronica di consumo ed elettrodomestici al retail, perché crediamo
fortemente nella contaminazione e che essa possa rispondere al bisogno di rinnovamento e di
sperimentazione che solo la fusione di conoscenze, approcci e stili diversi può generare". Acqua Group
lavora in modo snello e flessibile e a 360° intorno alle esigenze del cliente ed è in grado di offrire, in un'unica
struttura, ricerche di mercato, media planning e buying, advertising e below thè line, web, digitai e social
marketing, eventi e incentive, soluzioni informatiche, programmi di fidelizzazione e attività retail. "Crediamo
che il digitai continuerà a guadagnare sempre più spazio, con tutte le sorprese che gli sviluppi della
tecnologia ci riserveranno, e che i brand dovranno sfruttare le enormi potenzialità che esso porta con sé conclude Arduini -. Proprio per questo abbiamo creato Key Digital, la società di Acqua Group che si occupa
dello sviluppo di progetti a vocazione altamente creativa attraverso la logica digitale utilizzando i più innovativi
strumenti online". • Aleap to 25 years back: there were no satellite communications, digitai TVs, PCs, celi
phones, tablets, Internet and no social networks. "Today, communication strategies devised by adv agencies
cannot do without digitai technology - says Davide Arduini, Chairman, Acqua Group -. And also without retail,
a channel that has gone from being a routine market piace to, what we now cali, thè 'seventh media'". Ten
years, Acqua Group's age, is not that young and not even that old, amidst a time when crisis in
communication and fierce competition make everything more complicated. "Agencies that are 'mature' cash
on their history and experience and can bank on advantages deriving from belonging to international
networks; however, at times, they have little flexibility and find it hard to adapt quickly to a constan
tly evolving scenario - adds Arduini -. In this context, 'natives' born lately are more dynamic and digitai in their
DNA, even though they have to build a solid reputation which takes time and in moments of crisis , becomes
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a Herculean task in thè face of cut-throat competition". Acqua Group's asset is thè one-stop shopping concepì
for ali communication services, Constant attention to new trends, being a step ahead whene-'
CREDIAMO CHE IL DIGITAL CONTINUERÀ A GUADAGNARE SEMPRE PIÙ SPAZIO E CHE I BRAND
DOVRANNO SFRUTTARE LE ENORMI POTENZIALITÀ CHE ESSO PORTA CON SÉ § WE BELIEVE
DIGITAL WILL ELBOVE ITS WAY FOR WARD AND THE BRANDS MUST REAP
ver possible, as is thè case wìth retail. "Malls, department stores, outlets, shopping centres at airports and
railway stations, ali such retail venues will be, more and more, places of reverberation where brands can
liaise with consumers, set up an enduring and dynamic relationship, in virtue of an all-encompassing, direct,
'physical' as well as
poly-sensorial' interac- tion. Traditional media, as a matter of fact, no longer enjoy thè role of lead actor in our
communication plans since brands are always on thè look out for alternative advertising spaces to invest in,
possibly spending less and seeing immediate tangible results, declares Arduini -. "Add to this thè despecialisation: we have over 140 active clients, operating in severa! product groups, ranging from beauty to
food & beverage, automotive to entertainment, insurance to sports, banking to communication, consumer
electronics to household appliances to retail. That's because we firmly believe in contamination able to
respond to thè need for experimentation and a new beginning which only thè melting together of knowledge,
varying approaches and styles can spawn". Acqua Group operates in a streamlined and flexible manner,
taking a fish-eye view of client requirements. It offers thè one-stop shopping answer to market research,
media planning and buying, advertising and below thè line, web, digitai and social marketing, events and
incentives, IT solutions, fidelity programmes and retail activities. "We believe digitai will elbow its way forward,
amidst ali thè surprises that advances in technology have in store, and thè brands must reap - concludes
Arduini -. These are grounds where we have planted Key Digital, a Acqua Group company, dealing in projects
bearing a high creative content, through digitai technology that utilizes cuttingedge online tools". •
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CONNEXIA: LA CAPACITA DI EMOZIONARE COME VERO DELTA
DIFFERENZIALE § CONNEXIA: THE ABILITY TO INSPIRE WILL MAKE THE
REAL DIFFERENCE
La tecnologia motore del cambiamento. Sul futuro Paolo d'Ammassa, ceo efounder dell'agenzia: "L'utente
sarà iperconnesso, iperprofilato e, ovviamente, geolocalizzato in redi time"§ Technology as thè frigger of
change. Paolo d'Ammassa, thè CEO and founder, talks about thè future: "Users will be hyper-connected,
hyper-profiled and, of course, real time geolocalized"
Dopo 25 anni, internet e la tecnologia hanno rivoluzionato il modo di fare comunicazione e marketing e, alla
luce della situazione macroeconomica generale, si è generato un contesto in cui lato agenzie tutti fanno tutto.
I ragazzi nati dopo il 1989 credono che il web, i video su YouTube, e Facebook siano parte normale della vita
come le lampadine, la lavatrice o la lavastoviglie. Ma come spiegare com'è cambiato il mondo della
comunicazione Iin questi venticinque anni a un collega pubblicitario caduto in un sonno profondo? "In primis
gli farei vedere uno di quei video che spiegano come la radio ha impiegato 38 anni per raggiungere 50 milioni
di utenti, la televisione 13 anni, mentre Facebook in un anno ha 'aggiunto' 200 milioni di utenti, e come su
YouTube vengano uploadate 72 ore di video al minuto - spiega Paolo d'Ammassa, ceo e Founder di
Connexia -. Poi gli farei vivere una full customer journey per toccare con mano le nuove dinamiche di tutto il
processo di decisione d'acquisto, dallo showrooming alPinfocommerce, dalle branded community alle
recensioni degli opinion leader, lo zero moment of truth e così via. Il secondo giorno lo porterei da un paio di
clienti che chiedono un piano integrato di marketing/comunicazione pensato nativamente multicanale, dalla
creatività a tutte le attivazioni online e offline, che garantisca risultati di business nel breve periodo ma che
non costi eccessivamente perché non c'è budget. Il terzo giorno lo porterei all'Osservatorio Multicanalità, al
quale partecipiamo, per un recap generale che include la presentazione dei cluster dei consumatori in base ai
loro nuovi comportamenti, la loro evoluzione, con tutti i dati che servono a una pianificazione efficace. Il
quarto giorno - sorride d'Ammassa - il pubblicitario inizierebbe a chiedersi perché mai qualcuno lo ha
svegliato e mi supplicherebbe in ginocchio di trovare un modo per farlo dormire altri 25 anni". Connexia,
nativamente digitale, nata e cresciuta con internet, è una delle poche agenzie a capitale italiano che è stata in
grado di crescere e strutturarsi per gestire progetti complessi. "Sicuramente il fatto di essere nativi digitali
cresciuti nella new economy e di aver sempre avuto una visione integrata tra online e offline ci ha permesso
di differenziarci nel mercato delle agenzie e di essere competitivi precisa d'Ammassa - . Siamo una società di
consulenza e il nostro carburante sono principalmente i talenti, soprattutto giovani, che lavorano con noi. In
una professione come la nostra, in continua evoluzione, è fondamentale essere curiosi, entusiasti e anticipare
i trend: in questo Connexia è un ottimo trampolino di lancio di giovani professionisti verso le aziende". E tra
25 anni come evolverà la comunicazione? "Mi immagino uno scenario in cui la veicolazione dei messaggi di
comunicazione sarà totalmente automatizzata, personalizzata e integrata con il marketing. Definisco gli
obiettivi, il target, il budget e in automatico gli algoritmi definiranno quante volte esporre il messaggio,
ovviamente personalizzato in ottica one to one, su quali media e su quali device in un contesto totalmente
integrato. Quindi, con una campagna e gestione unica, sarò in grado di pianificare mezzi e device diversi con
messaggi personalizzati per singolo profilo. L'utente sarà iperconnesso attraverso numerosi sensori,
iperprofilato con un proprio profilo di permission marketing dinamico già definito e, ovviamente, geolocalizzato
in real time. Già oggi vediamo i primi segnali di questo scenario con il programmatic buying e le relative
polemiche con i centri media. Si alla creatività, alla content strategy e content production perché la capacità di
emozionare sarà sempre il vero delta differenziale". • After 25 years, thè Internet and technology have
revolutionized thè approach to communication and marketing and, in thè light of thè generai macroeconomic
situation, a context was generated in which any agency does anything. Young people born after 1989 believe
that thè Web, thè videos on YouTube and Facebook are an integrai part of life just like light bulbs, washing
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machines or dishwashers. How would you explain to an advertiser who has been sleeping over thè past
twentyfive years how thè world of communication has changed? "First of ali, I would show him one of those
videos which teli you that it took thè radio 38 years to reach 50 mil- »lion users, thè television 13 years, whereas Facebook in one year has 'added' 200 million users, and that 72
hours of video are uploaded on YouTube every minute - says Paolo d'Ammassa, Connexia CEO and
Founder -. Then I would arrange a full customer journey so that he can experience first-hand thè new
dynamics in thè buyer decision process, from show-rooming to info-commerce, from brand communities to
reviews by opinion leaders, from thè zero moment of truth and so on. Day 2: I would get him to visit a couple
of clients who have requested a comprehensive communication/marketing pian, natively designed as
multichannel, from thè creativity phase to ali thè online and offline activations, able to guarantee business
results in thè short-term while not being too expensive, since there is no budget. Day 3: I would take him to
thè Osservatorio Multicanalità, where we are partners, for a generai recap including thè presentation of
consumer clusters based on their new behaviour, their evolution, providing ali thè necessary data for an
efficient planning. Day 4 (smiling): thè advertiser would start wondering why on earth someone has woken
him up and he would beg me on his knees to find a way to let him sleep for another 25 years". Connexia,
natively digitai, born and bred with thè Internet, is one of thè few Italian owned agencies which has
succeeded in growing and organizing itself in order to manage complex projects. "The fact that we are digitalfirst, raised in thè new economy, always with an integrated vision between online and offline, has undoubtedly
allowed us to stand out in thè market of agencies and be competitive - says d'Ammassa -, We are a
consulting company and we are mainly fuelled by talents, especially thè young people who work with us. In
an ever-changing profession like ours, it is fundamental to be curious, enthusiastic and foresee trends: in this
respect, Connexia is an exceilent springboard for young professionals towards companies". How will
communication evolve in 25 years? "I see a world in which communication messages are conveyed in a
totally automated, customized way and integrated with marketing. I define my objectives, my target, my
budget and thè algorithms will automatically teli me how many times I have to show thè message, obviously
customized in a one-to-one approach, on which media, and which devices in a totally integrated context. So,
with a single campaign and management, I will be able to pian different media and devices with a customized
message for each profile. Users will be hyper-connected through many sensors, hyper-profiled with their own
dynamic permission marketing profile already defined and, clearly, real time geolocalized. We are already
seeing today thè first signs of this scenario with programmatic buying and thè controversies around media
agencies. Yes to creativity, content strategy and content production, because thè ability to inspire will always
be thè real differential Delta".»
21/10/2014
Pubblicita Italia - N.7 - settembre 2014
Pag. 90
(diffusione:2773, tiratura:3038)
IL SENSO DI COMUNICARE DA ZERO § ZERO'IN COMMUNICATION
Gli ultimi 25 anni, hanno profondamente cambiato il mondo della comunicazione. Roberto Corcano,
amministratore delegato di Zero - starting ideas ripercorre con noi la storia di ieri e di oggi con uno slancio
verso il domani, in cui il vero nuovo è determinato dalla costruzione di un reale significato § The world of
communication has undergone a profound change in thè past quarter century. Roberto Corcano, CEO, Zero starting ideas reminisces with us about yesterday and today, expressing enthusiasm for tom
"Questo non è un mondo per vecchi". Lo i afferma con decisione Roberto Carcano, amministratore delegato
di Zero - starting ideas a cui abbiamo chiesto come spiegherebbe a un collega pubblicitario i cambiamenti
che sono avvenuti nel mondo della comunicazione negli ultimi 25 anni. "Per vecchi intendo quelli con una
forte memoria storica ma che sulle cose correnti hanno una capacità di ritenzione di 3 secondi, come i pesci
rossi. 25 anni fa i (grandi) vecchi facevano (grandi) campagne ricordando gli insegnamenti professionali che
avevano imparato decenni prima. Oggi fare con quel che sai, non è neppure immaginabile. Ma non è neppure
un mondo per pesci rossi, o almeno non lo sarà ancora a lungo. Stiamo vivendo la coda lunga di
un'ubriacatura del 'nuovo' in base alla quale tutto quel che è nuovo ha un senso. A prescindere. Non è così:
le cose hanno senso quando un senso c'è. E il 'senso' si costruisce". SELEZIONE DARWINIANA Assodato
che mondo e mercato cambiano a velocità elevatissime e che questa non è l'era del 'regno dei pesci rossi',
nella lotta alla sopravvivenza si vedono in concorrenza da un lato agenzie 'mature', strutturate e consolidate,
che operano in uno scenario ormai stravolto rispetto agli albori dell'adv e, dall'altro, agenzie 'native' del
contesto mutato. "Se non cambiano »- ha proseguito il manager -, le prime sono destinate all'estinzione. Le
seconde anche. Per creare valore bisogna saper costruire una strategia e padroneggiare tecnologia e
multicanalità. I clienti hanno bisogno sempre più di referenti strategici, e sempre meno di gente che 'sa fare
cose'. Essere referente strategico però vuoi dire saper declinare, intrattenere, coinvolgere, attivare,
fidelizzare... Ma il driver deve essere il senso: che sia valore di marca, relazione o azione, deve essere chiaro
il fine. Non il fare cose perché sono nuove, dunque sexy". In questo contesto l'agenzia di cui Carcano è a
capo ben interpreta il suo pensiero: "Zero - starting ideas rappresenta questo nuovo ruolo: una cabina di
regia capace di fare strategia e gestione e capace di assemblare gruppi di lavoro sempre funzionali ai
progetti, attingendo professionalità e tecnicalità da un network sempre in evoluzione. Un laboratorio sempre
in cambiamento: quello che per un cliente può essere una matassa difficile da sbrogliare, per noi è humus di
fertilità. I nostri progetti sono sempre - almeno potenzialmente - strutturati e di medio periodo. Avere una
mappatura dinamica dell'innovazione e la visione per inserirla nei processi è il nostro lavoro, non quello dei
clienti. Loro da noi si aspettano metodo, sicurezza, solidità e apertura. Non soluzioni improntate al gadget
tecnologico del momento. Metodo e innovazione non sono in contraddizione". Restando nell'immagine di un
mondo che evolve, viviamo oggi nell'epoca delle energie rinnovabili, risorse presenti in natura che si
rigenerano in un tempo confrontabile a quello in cui vengono consumate. Con lo stesso parallelismo,
abbiamo chiesto all'ad quale sia il carburante che permette all'agenzia di essere competitiva e di differenziarsi
rispetto al resto del mercato. "Appropriarsi di un ruolo consulenziale significa riempire un vuoto che
l'impoverimento delle agenzie ha creato. Il nostro progetto Tigers per North Sails (applaudito vincitore del
premio Print Power alla .26° edizione dell'International GrandPrix Advertising Strategies) nasce appunto dalla
nostra visione strategica che ci ha permesso di coniugare cinema e web, di fare brand attraverso una
campagna di brand anziché con vaghi cenni di prodotto, di fare relazione attraverso un magazine al posto di
un catalogo, di fare del negozio, dello stand e del prodotto Tigers dei veri touch point". Dopo aver esaminato
ieri e oggi, ci dirigiamo verso domani. Tra altri 25 anni, come sarà la comunicazione? La risposta chiude il
cerchio: "Più liquida, più veloce, più ubiqua. E con più senso". • is not a world for thè old ones", insists
Roberto Carcano, CEO, Zero - starting ideas answering our question as to what he would teli a colleague in
advertising about thè metamorphosis communication has undergone in thè past quarter century. "By old
ones, I mean those with a remarkably historic memory but a weak retention lasting a mere 3 seconds in
ADVERTISING ONLINE - Rassegna Stampa 21/10/2014
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SPECIALE - PUBBLICITÀ ITALIA 25° ANNO
21/10/2014
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relation to current events, like gold fish. Twenty five years ago, thè (big) old ones would do (big) campaigns
reminding us of thè teachings they had learned decades earlier. Today, managing with what you know is not
even thinkable. And it's not a world for gold fish, or at least it won't be for long. We are stili at thè fag end of a
hangover of 'what's new', a creed which says that whatever is new makes sense. Regardless. It's not this
way: something has sense when there is sense. And 'sense' is built-up".
DARWINIAN SELECTION Granted that thè world and markets change at lightning speed and this is no 'gold
fish kingdom', in thè battle for survival, are pitted one against thè other, agencies that are 'mature', structured
and entrenched, operating amidst a scenario that has tumed upside down as seen against thè dawn of thè
field, and agencies we may cali 'native' to thè changed context. "If they don't change - says Carcano - thè
former are doomed to extinction. The latter too. Value creation calls for thè building of a strategy,
masteringtechnology and thè multi-channels. Clients are ever in want of strategie references, less and less of
people 'knowing things to do'. The role of a strategie reference calls for a knack for analysis, ability to liaise, a
sense »of involvement, activation, retention... behind it ali there must be a 'sense': be it brand value, relationship or
action, thè goal must be clear. Not just do things cos they are new, so, sexy". In this sense, thè business
Carcano runs is a paradigm of his philosophy: "Zero - starting ideas reflects this new role: a contrai centre
able to hatch strategy and management, as well as create working groups intertwined with thè projects,
harnessing professionalism and technical skills from an ever evolving network. Change on my mind: what can
be a hard nut to crack for thè client can be for us a spawning ground. Our projects are always - at least
potentially structured and medium term. Availing of a dynamic mapping of innovation and thè vision to
integrate it into processes is our job, not thè client's, What our customers expect from us is a method,
security, solidity and open-mindedness. Not solutions connected to thè technological gadget of thè day.
Method and innovation are not contradictory".
Staying within thè sphere of an evolving world, we are in thè age of renewable energies, naturai resources
that re-generate over a span of time equal to thè one they are consumed in. Using this metaphor, we have
asked Carcano thè secret that fuels his competitiveness and thè ability to be different from thè rest of thè
market. "Playing thè consulting role implies filling thè void that thè impoverishment of thè agencies has led to.
Our project Tigers for North Sails (thè Print Power acclaimed winner at thè 26th International GrandPrix
Advertising Strategies) typically stems from our strategie vision that has allowed us to wed cinema and thè
web, create a brand instead of some fleeting references to thè produet, generate a relationship via a
magazine, not a catalogue, build a shop, a stand and a Tigers produet in various touch points". After having
checked yesterday and today, we head in thè direction of tomorrow. What will communication be like in 25
years? The answer closes thè loop: "More fluid, faster, ever ubiquitous. And with a greater degree of sense". •
La campagna North Sails
STIAMO VIVENDO LA CODA LUNGA DI UN'UBRIACATURA DEL NUOVO' IN BASE ALLA QUALE TUTTO
QUEL CHE È NUOVO HA UN SENSO. A PRESCINDERE. NON È COSÌ: LE COSE HANNO SENSO
QUANDO UN SENSO C'È. E IL SENSO' SI COSTRUISCE § WE ARE STILL ATTHE FAG END OF A
HANGOVER OF WHATS NEW, A CREED WHICH SAYS THAT WHATEVER IS NEW MAKES SENSE.
REGARDLESS. IT'S NOTTHIS WAY SOMETHING HAS SENSE WHEN THERE IS SENSE. AND SENSE IS
BUILT-UP" 99
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360com
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Le tendenze dell' ecommerce secondo Microsoft Advertising
La struttura ha pubbLicato un "white paper" suL suo bLog per raccontare attraverso i dati L'andamento deL
segmento
Il nuovo "white paper" che Windows ha pubblicato sul suo blog disegna una panoramica sull'ecommerce
europeo. Attualmente vale 200 miliardi di euro e ci si aspetta che continui a crescere del 20% all'anno. Il 40%
dei consumatori dell'Unione Europea sono attivi online e questo numero è destinato a superare il 50% nel
2015. Dunque, poiché sono sempre più numerose le persone che utilizzano internet per cercare e acquistare
prodotti e servizi provenienti da ogni parte del mondo, le ricerche a pagamento sono diventate uno dei modi
più ecaci ed economicamente convenienti per aiutare i retailer a sfruttare le opportunità del web. Si tratta,
infatti, di un sistema misurabile. Le aziende possono creare campagne di search advertising localizzate in più
lingue con il tocco di un pulsante e raggiungere così i potenziali clienti nella loro lingua madre. Solo in Europa
sono 110 milioni gli utenti unici di Yahoo Bing Network, che insieme realizzano più di 1,3 miliardi di ricerche
ogni mese. Attraverso la piattaforma di gestione di campagne search Bing Ads, gli inserzionisti possono
raggiungere gli utenti unici, non solo italiani, che per il loro prossimo acquisto cercano su Bing e Yahoo, o che
cercano tramite la tecnologia Bing in Msn, in Outlook, in Windows Phone, in una console Xbox, in un
dispositivo Windows 8 o perfino in un Kindle Fire o Mac.
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
un'area di mercato che attuaLmente vaLe 200 miLiardi di euro e che ci si aspetta cresca ancora
20/10/2014
ADV Express
Sito Web
La lead agency all'interno di un team di lavoro internazionale incaricato dello studio e dello sviluppo della
comunicazione di eni gas e luce, ha firmato la campagna che ancora una volta si distingue per l'utilizzo del
format "street art" e per la collaborazione della street artist Miss Nais. Lo spot vede protagonista il cane a sei
zampe camminare per la città, portando il nuovo servizio ai consumatori, ed i muri della città sono la tela su
cui l'artista ha rappresentato gli aspetti peculiari del prodotto offerto. La comunicazione è on air dal 12 ottobre
in tv, radio, stampa, affissione e web. Pianifica ZenithOptimedia. TBWA\Italia, lead agency all'interno di un
team di lavoro internazionale incaricato dello studio e dello sviluppo della comunicazione di eni gas e luce,
firma la campagna italiana per il lancio di eni sos casa, la polizza contro i piccoli guasti domestici. Come per il
passato, anche l'attuale campagna di eni gas e luce si distingue per l'utilizzo del format "street art" e per la
collaborazione della street artist Miss Nais. La creatività vede quindi il cane a sei zampe camminare per la
città, portando il nuovo servizio ai consumatori, ed i muri della città sono la tela su cui l'artista ha
rappresentato gli aspetti peculiari del prodotto offerto. sono la tela su cui l'artista ha rappresentato gli aspetti
peculiari del prodotto offerto. Eni dimostra così di voler offrire ai suoi clienti, oltre a gas e luce, anche servizi
aggiuntivi che semplifichino la gestione della casa, come una polizza assicurativa contro i piccoli guasti
domestici. Il servizio non ha nessun costo aggiuntivo e può essere attivato immediatamente da tutti coloro
che hanno un contratto con eni gas e luce. La polizza copre i principali guasti che possono avvenire tra le
mura di casa: un vetro rotto, un tubo che perde, un elettrodomestico guasto, ma anche il televisore che non
funziona più, risolvendoli attraverso l'intervento tempestivo di un tecnico specializzato. "eni gas e luce. La
soluzione più semplice" è il claim che firma la campagna multimedia declinata su tv, stampa, affissione e web
. Hanno lavorato all'ideazione della campagna televisiva: Lorenzo Oleotti Art Director, Lorenza Pellegri
Copywriter Supervisor. Direttore creativo: Gina Ridenti. Direttore Creativo Esecutivo e Direttore Generale (
sede Roma): Geo Ceccarelli. Pianifica ZenithOptimedia. Identity Management Senior Vice President eni:
Annalisa Messa Commercial Planning, Marketing and Innovation Senior Vice President, eni direzione retail
market Commercial Communication and Customer Engagement Manager, eni direzione retail market
gas&power: Commercial Communication Manger, eni direzione retail market gas&power: Cristina Chiorazzi
CREDITS Cliente: eni Prodotto: Gas&Power gas&power: Mauro Fanfoni, Anna Beccari Agenzia:
TBWA\Italia Direttore Creativo: Gina Ridenti Art Director: Lorenzo Oleotti Titolo campagna: Dog around - eni
sos casa Copywriter Supervisor: Lorenza Pellegri Client Service Director: Matteo Consonni Account
Manager: Roberto Donelli Account Executive: Giorgia Ricciardi Responsabile Ufficio Cinema: Antonello
Filosa Talent Manager: Renato Fontana Casa di Produzione: Mercurio Cinematografica Produttore esecutivo:
Francesco Pistorio Post produzione: X Changes VFX EG+ Worldwide Producer: Barbara Salaroli Casa di
produzione audio: Suoni Colonna sonora/cover: Parisse produced by DDG Producer: Alessandro Cavriani
Regista: Pekka Hara D. O. P.: Pasi Pauni Speaker: Guido Di Naccio Street artist: Nais Fotografo: Nicolás
Kliczkowski EG+ Worldwide Resposabile Ufficio stampa: Valerio Minestra Produzione stampa: Marco Baratti,
Danila Cericco Post produzione: Giovanni Bindellini Traffico e controllo produzione stampa: Paola Gemelli
Interactive art director: Antonio Cotecchia Senior copywriter: Stefano Freddi Interactive designer: Luca
Foddis Front end developer: Luca Pastorello Project manager: Marco Ennio Alberghi - Ilaria Loria Agenzia
web: DNSEE Centro media: ZenithOptimedia Mezzi: tv, stampa, affissione, radio, web, guerrilla On air: dal 12
ottobre EC
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Arriva eni sos casa, la polizza contro i piccoli guasti domestici. Campagna
di TBWA\Italia
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ADV Express
Sito Web
La concessionaria pubblicitaria di video display advertising, costituita a luglio 2014 da A. Manzoni &
C., Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e RCS Media Group presenta la squadra di manager che guiderà
la sua crescita sul mercato. Ad Andrea Cugnasca è affidato il ruolo di Responsabile Commerciale. A
completare il team arriverà a novembre da Fox Federico Besnate con il ruolo di Responsabile
Marketing. Ricordiamo che Ad di Gold 5 è Andrea Santagata. Gold 5, la concessionaria pubblicitaria di video
display advertising, costituita a luglio 2014 da A. Manzoni & C., Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e RCS
Media Group presenta la squadra di manager che guiderà la sua crescita sul mercato. A coordinare il team è
Bernardo Notarangelo (nella foto a sx) che ricopre l'incarico di Responsabile Operativo di Gold 5.
Notarangelo ha maturato una solida esperienza di oltre 25 anni nel settore della comunicazione, ricoprendo
incarichi di responsabilità in importanti gruppi tra i quali Fininvest, Rai, Matrix e Sole 24 Ore. Ad Andrea
Cugnasca (nella foto a dx) è affidato il ruolo di Responsabile Commerciale. Cugnasca può vantare una
notevole conoscenza del mercato pubblicitario siadigitale che televisivo, maturata in oltre 25 anni di
esperienza in Publitalia, Telepiù Pubblicità, Matrix, MSN, Italiaonline. Opererà a diretto riporto del
Responsabile Operativo Bernardo Notarangelo e dell'Amministratore Delegato Andrea Santagata. A
completare il team arriverà a novembre da Fox Federico Besnate (nella foto a sx) con il ruolo di Responsabile
Marketing. Besnate vanta una solida esperienza in aziende di comunicazione quali Starcom e, da ultimo, Fox
Broadcasting. "La nostra è la prima concessionaria italiana di video display advertising. Non è quindi un caso
che il team manageriale abbia ricoperto ruoli di punta sia nell'advertising televisivo che in quello digitale dichiara Andrea Santagata, Amministratore Delegato di Gold 5 -. L'offerta di Gold 5 vuole essere forte,
semplice e di qualità. Gold 5 è da oggi in campo per proporre le sue soluzioni di video advertising digitale che
offrono all'investitore pubblicitario una reach ineguagliata e un contesto qualitativamente di eccellenza nel
panorama italiano". SP
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Gold 5 presenta la sua squadra: alla guida Bernardo Notarangelo,
responsabile operativo
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ADV Express
Sito Web
Le due gamme dei Cubetti Beretta - i classici di Pancetta affumicata e dolce, il Guanciale Stick - e le new
entry della linea salutistica Semplici Piaceri - i Cubetti con il 30% di grassi in meno di Pancetta dolce e
affumicata - saranno protagonisti di una "doppia operazione": il concorso on pack "Qualità Beretta. Ricetta
Vincente" e il web contest "Sfide a cubetti", in collaborazione con il network di Alice e i più seguiti food
blogger italiani. La pianificazione mezzi è gestita dalla sua divisione Media by Design ll Salumificio Fratelli
Beretta punta sui Cubetti, i salumi della migliore tradizione italiana dalla forma pratica e sfiziosa che "aiutano"
in cucina, protagonisti di due concorsi consumer e una campagna ADV che in maniera integrata e sinergica
coinvolgerà stampa, TV, radio, food blog e social network. Le due gamme dei Cubetti Beretta - i classici di
Pancetta affumicata e dolce, il Guanciale Stick - e le new entry della linea salutistica Semplici Piaceri - i
Cubetti con il 30% di grassi in meno di Pancetta dolce e affumicata - saranno protagonisti di una "doppia
operazione": il concorso on pack "Qualità Beretta. Ricetta Vincente" e il web contest "Sfide a cubetti", in
collaborazione con il network di Alice e i più seguiti food blogger italiani. I due concorsi saranno veicolati
attraverso una strategia di comunicazione cross mediale che spazierà dall'ADV tradizionale su stampa e
radio, a telepromozioni e product placement, per finire con il web e i canali social di Beretta e dei partner. Il
concorso "Qualità Beretta. Ricetta Vincente" premierà fino al 6 dicembre gli acquirenti dei Cubetti Beretta.
Basterà cercare il codice all'interno della confezione e verificarlo sulla pagina Facebook del Gruppo o
attraverso il numero di telefono dedicato, per scoprire subito se si è fra i vincitori di 2 eleganti set di pentole
Ballarini o di un utile robot da cucina Kenwood. Inoltre si potrà partecipare all'estrazione finale di un buono da
10.000 € per l'acquisto di una cucina Scavolini. Il concorso è supportato da una campagna ADV che prevede:
un long-video da 90'' nel corso del talent show "The Chef", da ottobre sulle reti Mediaset (Canale 5 e La 5),
oltre che in alcune rubriche in prime time; spot radio on air sulle principali emittenti nazionali per tre settimane
a partire dal 19 ottobre; una presenza stampa per tre mesi sui periodici del gruppo Cairo (DiPiù, Diva e
Donna, F e DiPiù Cucina) oltre che su Alice Magazine e La Cucina Italiana. I Cubetti Beretta saranno poi l'
"arma" speciale del contest tra food blogger "Sfide a cubetti", un progetto multimediale che avrà come partner
Alice, il canale dedicato alla passione per la cucina visibile sul canale 221 del digitale terrestre, e il relativo
magazine Alice Cucina. 12 famosi food bloggers si scontreranno a colpi di creatività proponendo ogni
settimana una ricetta che avrà fra gli ingredienti i cubetti Beretta ispirandosi alla gastronomia regionale
italiana. A supporto del concorso è nata la Facebook tab Beretta, che ospiterà la sfida settimanale e
raccoglierà tutte le ricette delle blogger. Il contest verrà lanciato in contemporanea sul canale TV Alice: qui
ogni settimana le partecipanti presenteranno la propria ricetta durante la trasmissione "Casa Alice" fino a una
puntata finale in cui una giuria di esperti eleggerà i tre vincitori. "In uno scenario media in continua
evoluzione, abbiamo deciso un importante investimento per sviluppare una campagna crossmediale che
integri, per la prima volta nel nostro settore, i media classici tv, radio e stampa con strumenti e piattaforme
digital ad alta penetrazione in grado di coinvolgere ed emozionare i nostri consumatori" - afferma Sabino
Gravina, Direttore Marketing&Strategie del Gruppo Beretta - "Il nostro obiettivo è rafforzare la brand
awareness dei nostri Cubetti ed incentivare i consumi delle diverse specialità cavalcando i nuovi trend di
fruizione media". La creatività e il coordinamento di tutte le attività del progetto sono a cura di Italia Brand
Group, la pianificazione mezzi è gestita dalla sua divisione Media by Design; le attività Social e web sono
state invece ideate e guidate dall'agenzia Imille, mentre il concorso è stato realizzato con la collaborazione
dei partners Ballarini, De' Longhi e Scavolini tramite il coordinamento dell'agenzia di co-marketing InAction.
EC
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Due concorsi e una campagna multimediale per i Cubetti Beretta. Firmano
Italia Brand Group e Imille
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ADV Express
Sito Web
Segui la campagna su Facebook. Il brand del portafoglio Pavesi, ha scelto il social network come piattaforma
di comunicazione esclusiva per la promozione dei suoi prodotti e di uno dei momenti più social della giornata,
l'aperitivo. E' stata così realizzata la campagna #Aperisfizio con Elio, interamente realizzata per essere fruita
su Facebook, che mette al centro l'attività di social content. Asset principale dell'operazione è la presenza di
una serie di episodi video che vedono come testimonial Elio, degli Elio e le Storie Tese, chiamato ad
interpretare diverse situazioni quotidiane. Accanto ai video, la costante attività di storytelling consente di
estendere la portata della conversazione a più utenti. La Bottega di Olivia&Marino, brand del portafoglio
Pavesi, ha scelto Facebook come piattaforma di comunicazione esclusiva per la promozione dei suoi prodotti
e di uno dei momenti più social della giornata, l'aperitivo. Il concept creativo è nato da una domanda
fondamentale: cosa è necessario per la buona riuscita di un aperitivo? Un aperitivo vincente deve saper
unire diverse qualità: deve essere buono, ma anche genuino; soprattutto, però, deve essere sfizioso. È da
qui che prende vita l'Aperisfizio, il momento dell'aperitivo in casa da passare in compagnia dei propri amici e
con i prodotti Olivia&Marino. Le Sfoglie croccanti classiche e alle olive, le Schiacciate croccanti e gli Sfilati
rustici ai pomodorini e alle olive, diventano protagonisti di ricette facili e veloci da preparare con ingredienti
naturali e selezionati con cura. Su questa base è stata sviluppata la campagna #Aperisfizio con Elio,
interamente realizzata per essere fruita su Facebook, dove al centro dell'attività si posiziona il social content;
asset principale dell'operazione è la presenza di una serie di episodi video che vedono come testimonial Elio,
degli Elio e le Storie Tese, chiamato ad interpretare diverse situazioni quotidiane. Accanto ai video, la
costante attività di storytelling consente di estendere la portata della conversazione e raggiungere un elevato
numero di persone. La comunicazione, partita a maggio proseguirà fino a fine dicembre, momento nel quale
sarà possibile avere un riscontro preciso rispetto agli obiettivi - sia quantitativi che qualitativi - prefissati prima
dell'avvio della campagna, tra i quali: utenti raggiunti dai messaggi di campagna (reach), brand awareness,
intention to buy e posizionamento del brand rispetto al mondo degli aperitivi. We Are Social Italia ha curato
l'ideazione e la direzione creativa del progetto avvalendosi della collaborazione di Milano Produzioni per la
produzione video. "Questo progetto rappresenta per noi un primo ma importante passo - dichiara Alessio
Gianni Global Digital Director Barilla - nella direzione di un nuovo modo di fare marketing, che parte dalle
persone e dai loro interessi, come consumatori e come shopper, per raggiungere quelle stesse persone con
messaggi più rilevanti e più efficaci". "Crediamo che le opportunità offerte da Facebook, in termini di
profilazione e reach - aggiunge Laura Signorelli, Social Media e Digital Marketing Pavesi Italia - siano oggi la
chiave di volta per un brand come Olivia&Marino, che punta a posizionarsi come leader nel settore degli
aperitivi in casa. In attesa dei risultati di fine campagna, i dati fino ad ora raccolti evidenziano primi segnali
positivi sugli indicatori di brand". "Oliva&Marino rappresenta una best practice tutta italiana di cui siamo
molto orgogliosi, poiché dimostra concretamente il valore di Facebook quale partner strategico per
raggiungere obiettivi di business di rilievo e generare un impatto sulla propria community di riferimento"
spiega Luca Colombo, Country Manager di Facebook Italia. "Il successo delle iniziative realizzate insieme
evidenzia l'importanza per le aziende di acquisire consapevolezza delle numerose opportunità offerte dalla
nostra piattaforma e di sfruttarle in modo adeguato attraverso contenuti esclusivi e rilevanti per i propri fan. La
nostra mission è infatti sviluppare insieme ai brand soluzioni capaci di rispondere a esigenze e diffondere la
conoscenza delle potenzialità di Facebook nel supportare la crescita del business e nel promuovere
l'eccellenza. Grazie infatti alla capacità di raggiungere in modo targettizzato milioni di persone con un livello di
accuratezza superiore al 90%, rispondiamo ai bisogni di qualsiasi investitore e segmento di mercato di
avvicinare specifiche audience, incrementando l'engagement, il ROI e influenzando le vendite, oltre a
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La Bottega di Olivia&Marino sceglie Facebook per la campagna
#Aperisfizio con Elio. Firma We are Social
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ADV Express
Sito Web
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La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato
migliorare l'efficacia delle attività di marketing e la soddisfazione dei propri clienti". La storia può essere
seguita interamente sulla pagina Facebook. EC
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Engage.it
Sito Web
Gold 5: definita la squadra che guiderà la concessionaria di video display
advertising
Affidato a Bernardo Notarangelo il coordinamento del team come Responsabile Operativo, mentre ad Andrea
Cugnasca va il ruolo di Responsabile Commerciale. Come Responsabile Marketing arriva da Fox a novembre
Federico Besnate
Gold 5, la concessionaria pubblicitaria di video display advertising, costituita a luglio 2014 da A. Manzoni &
C., Banzai Media, Italiaonline, Mediamond e RCS Media Group presenta la squadra di manager che guiderà
la sua crescita sul mercato.A coordinare il team è Bernardo Notarangelo che ricopre l'incarico di
Responsabile Operativo di Gold 5. Notarangelo ha maturato una solida esperienza di oltre 25 anni nel settore
della comunicazione, ricoprendo incarichi di responsabilità in importanti gruppi tra i quali Fininvest, RAI,
Matrix e Sole 24 ORE.Ad Andrea Cugnasca è affidato il ruolo di Responsabile Commerciale. Cugnasca può
vantare una notevole conoscenza del mercato pubblicitario sia digitale che televisivo, maturata in oltre 25
anni di esperienza in Publitalia, Telepiù Pubblicità, Matrix, MSN, Italiaonline. Opererà a diretto riporto del
Responsabile Operativo Bernardo Notarangelo e dell'Amministratore Delegato Andrea Santagata.A
completare il team arriverà a novembre da Fox Federico Besnate con il ruolo di Responsabile Marketing.
Besnate vanta una solida esperienza in aziende di comunicazione quali Starcom e, da ultimo, Fox
Broadcasting.«La nostra è la prima concessionaria italiana di video display advertising. Non è quindi un caso
che il team manageriale abbia ricoperto ruoli di punta sia nell'advertising televisivo che in quello digitale»,
dichiara Andrea Santagata. «L'offerta di Gold 5 vuole essere forte, semplice e di qualità. Gold 5 è da oggi in
campo per proporre le sue soluzioni di video advertising digitale che offrono all'investitore pubblicitario una
reach ineguagliata e un contesto qualitativamente di eccellenza nel panorama italiano».
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Tecnologia
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO
63 articoli
21/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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Antonella Baccaro
Tassazione Iva ridotta dal 10 al 4% per le ristrutturazioni edilizie: la novità nel decreto sblocca Italia da ieri
all'esame della Camera. Ma sull'aliquota ridotta c'è il rischio di rilievi da parte dell'Unione Europea. a pagina
5a pagina 6 Lepri, Offeddu
ROMA Ristrutturazioni edilizie con tassazione Iva ridotta dal 10% al 4%. E il rischio di una procedura
d'infrazione europea per la norma che modifica le concessioni autostradali in essere. Sono le novità emerse
rispetto al decreto sblocca Italia, approvato dalla commissione Ambiente della Camera e ieri approdato in
Aula.
Il taglio dell'Iva dal 10% al 4% costituisce un altro vantaggio per chi ristruttura il proprio immobile o ne migliora
le prestazioni energetiche, che si aggiunge alla possibilità di avvalersi della detrazione Irpef del 50% sulle
ristrutturazioni edilizie, sui mobili e sui grandi elettrodomestici e di quella Irpef e Ires del 65% sui lavori per il
risparmio energetico, prorogata al 2015 dalla legge di Stabilità.
La riduzione sarà coperta con l'aumento dell'Iva per le nuove costruzioni prima casa vendute direttamente
dalle imprese, che passa dal 4 al 10%. Al riguardo il Servizio Studi della Camera segnala che quella del 4% è
un'aliquota «ultraridotta», «adottata con una deroga specifica al momento della emanazione della prima
direttiva Iva per una tabella predefinita di beni e servizi, e pertanto non modificabile: la normativa europea
consente agli Stati membri di adottare due aliquote ridotte rispetto all'aliquota ordinaria, comunque non
inferiori al 5%. Lo Stato italiano ha adottato una sola aliquota ridotta, al 10%. Occorrerebbe pertanto valutare
la compatibilità comunitaria dell'aliquota introdotta dalla norma».
L'altra novità del decreto sblocca Italia è quella per cui, in base a un emendamento M5S, la deduzione Irpef
del 20% della spesa per l'acquisto delle case (nuove o ristrutturate) non è più condizionata alla destinazione
all'affitto dell'immobile. Un secondo emendamento, questa volta del Pd, ha circoscritto la norma alle sole case
già costruite e rimaste invendute alla data della conversione del decreto. Le due norme si compenserebbero
dal punto di vista finanziario ma il ministero delle Infrastrutture non condivide la modifica «grillina» perché
eliminerebbe la ratio per la quale è stato pensato il provvedimento: è probabile che l'articolo venga
riemendato in Aula.
Intanto sulla norma che modifica le concessioni autostradali sulla base di nuovi piani economico-finanziari,
finita nei giorni scorsi nel mirino dell'Autorità dei trasporti e dell'Antitrust, l'Unione europea ha aperto una
preprocedura di infrazione Eu-Pilot, chiedendo alle autorità italiane di fornire alcuni approfondimenti
In una comunicazione inviata il 17 ottobre alle autorità italiane dalla Dg Mercato interno e servizi, si osserva
che la misura sembra consentire la realizzazione di «significative modifiche» ai contratti di concessione
esistenti riguardanti, in particolare, lavori nell'ambito del rapporto concessorio e livello delle tariffe». Inoltre la
Commissione paventa che le modifiche «potrebbero consistere in proroghe significative della durata di
concessioni esistenti», in violazione delle direttive Ue sugli appalti pubblici che consentono lavori
complementari non previsti nella concessione in essere «solo quando divenuti necessari, a seguito di una
circostanza imprevista, per l'esecuzione dell'opera prevista», con specifiche condizioni.
Antonella Baccaro
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Gli sconti sulla casa Investimenti in ristrutturazioni edilizie (incluse riqualificazioni energetiche e bonus mobili)
In miliardi di euro Le domande presentate per gli sgravi delle ristrutturazioni 571.200 824.254 2012 2013
255.000 298.400 2012 2013 Le domande presentate per gli sgravi del risparmio energetico La quota dei
lavori incentivati sul totale delle ristrutturazioni d'Arco 2011 2012 2013 17,7 19,2 27,8 39,1% 43,2% 60,7%
2011 2012 2013
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Iva ridotta al 4 per cento sui lavori nelle case Il rischio dei rilievi Ue
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Le misure
Tra le novità del decreto sblocca Italia, cui manca comunque ancora l'ok del parlamento, c'è il taglio dell'Iva
dal 10% al 4% per le ristrutturazioni edilizie: un altro vantaggio per chi ristruttura il proprio immobile o ne
migliora le prestazioni energetiche, che si aggiunge alla detrazione Irpef del 50% sulle ristrutturazioni edilizie,
sui mobili e sui grandi elettrodomestici e a quella Irpef e Ires del 65% sui lavori per il risparmio energetico.
Sale però l'Iva per le nuove costruzioni prima casa vendute direttamente dalle imprese, che passa dal 4 al
10%. La deduzione Irpef del 20 per cento della spesa per l'acquisto delle case non è più condizionata alla
destinazione all'affitto dell'immobile. Ma la norma vale per le sole case già costruite e rimaste invendute alla
data della conversione del decreto sblocca Italia.
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Venti milioni in fumo e gaffe in serie per il sito Italia.it. Se ne va anche il direttore
Gian Antonio Stella
L a ricetta del «cunigghiu a' stimpirata» proposta solo in italiano e senza sottotitoli anche ai turisti tedeschi,
meno male, è sparita. E così tanti altri svarioni che fecero ridere il pianeta. Ma il tormentone di Italia.it, il sito
che doveva «vendere» il nostro Paese sul mercato mondiale non è finito. Ieri ha sbattuto la porta il direttore,
Arturo Di Corinto. Ritiene «poco dignitoso», a ragione, che lui e i pochi dipendenti rimasti lavorino da mesi
senza essere pagati. Per un sito costato una cifra mostruosa: venti milioni di euro. In realtà, come ha
confermato il governo rispondendo a un'interrogazione grillina, i milioni stanziati per il progetto dal ministro
berlusconiano Lucio Stanca nel lontano 2004 erano addirittura 45. Incrementati più avanti da altri 10. Si
trattava, però, di «fantastilioni di triliardi», per dirla in moneta di Paperon de' Paperoni: mai visti, tutti quei
soldi. Erano solo sulla carta. In realtà, tra un rifacimento e l'altro (resta indimenticabile il primo logo, dove la
«t» verde di Italia pareva un cetriolo) la costruzione del portale è durata quanto quella, assai più complicata,
del tunnel sotto la Manica. Colpa del solito interminabile contenzioso su uno degli appalti, delle indecisioni
della politica, di un assurdo sballottamento di competenze tra queste e quella società, di risse da comari
interne finite con scambi di querele, di alcuni misteri che dovranno essere chiariti dalla magistratura che già
sta indagando (la lettera di Di Corinto accenna addirittura a «fatti delinquenziali») ma più ancora di una lista di
errori così lunga da riempire settanta pagine di un rapporto al ministero. Dagli strafalcioni nelle traduzioni fatte
con translate.google. it per risparmiare sugli interpreti alle foto sbagliate, dalle citazioni errate ai link che
portavano da tutta un'altra parte. Risultato, un disastro. Tale da far precipitare Italia.it al 184.594° posto fra i
siti web più visitati del Pianeta. Per non dire delle pagine rivolte ai cinesi: nelle quattro grandi foto che
riassumevano l'Italia c'erano una Ferrari, una Ducati, un pezzo di parmigiano e un prosciutto di Parma. In
mezzo: Bologna. Come fosse la capitale d'Italia: per risparmiare, dopo aver buttato via pacchi di quattrini,
avevano fatto un copia-incolla dal sito cinese della Regione Emilia-Romagna! Ci sono voluti due anni, dal
giugno 2012 in qua, per restituire un po' di decoro alla nostra «vetrina» sul web. Vetrina che oggi, nonostante
la redazione della società «Unicity», composta da giornalisti, social media manager, traduttori, storici dell'arte,
fotografi e videomaker si sia via via ridotta dalle venti del progetto iniziale a quattro persone e nonostante sia
stato necessario chiudere il portale in cinese per poter tornare in Rete con qualcosa di più serio, spiega nella
sua lettera a Matteo Renzi e a Dario Franceschini Arturo Di Corinto (subito convocato al ministero, pare, nel
tentativo di mettere una toppa allo scandalo), si compone di 259 mila pagine web. Per non dire di Facebook
(da zero a 229 mila fans) e di Twitter (da zero a 67 mila follower), che hanno obbligato i ragazzi della
redazione a una rimonta febbrile per recuperare anni di ritardi. E costretti a supplire con l'impegno e la
fantasia al pressoché totale disinteresse della politica. Pochi dati dicono tutto: per la «campagna turistica
d'autunno » l'Irlanda del Nord ha stanziato un mese fa 9 milioni e mezzo di sterline. La Croazia, sulla
campagna di quest'anno «Visit Croatia, Share Croatia», ha messo 7 milioni e mezzo. La Gran Bretagna,
soltanto sui social network considerati fondamentali per la politica turistica in questi anni ha investito 25
milioni di sterline. E noi? Zero carbonella. Anzi, sui diversi strumenti offerti dal Web per agganciare i turisti,
non è stato sganciato un solo euro dal 2010. Peggio: dal marzo di que quest'anno non arrivano più, accusano
i dipendenti del portale, neppure i 30 mila euro al mese dovuti per pagare gli stipendi. Eppure mai si era visto
nella storia un boom quanto quello del turismo negli ultimi anni. Basti dire che nel 2004, quando il governo di
Silvio Berlusconi avviò (sia pure con grave ritardo e coi capitomboli che abbiamo detto) il progetto del portale
Italia.it, gli abitanti del Pianeta che viaggiavano per vacanze erano 765 milioni. Dieci anni dopo, cioè nel
2013, sono stati un miliardo e 87 milioni. Con un aumento complessivo del 42%. Per contro l'Italia,
nonostante sia in cima ai desideri dei turisti di tutto il mondo (che però devono fare i conti, purtroppo, con una
serie di handicap pesanti a partire dal costo degli hotel, che secondo Eurostat sono da noi nettamente più
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La vetrina web del Paese, occasione persa
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cari che in Spagna, in Grecia, in Croazia, in Portogallo, in Germania, in Turchia, in Austria e in Gran
Bretagna), ha visto i suoi visitatori passare in dieci anni da 37 a 47 milioni, con un aumento molto più basso di
quello mondiale. Peggio ancora negli ultimissimi anni: dando ragione a Jeremy Rifkin («L'espressione più
potente e visibile della nuova economia dell'esperienza è il turismo globale: una forma di produzione culturale
emersa, ai margini della vita economica appena mezzo secolo fa, per diventare rapidamente una delle più
importanti industrie del mondo ») il boom planetario ha visto dal 2009 a oggi crescere i turisti mondiali di oltre
duecento milioni. Un diluvio. Del quale ci è arrivata solo una pioggerella. Anzi, nel 2013 l'Italia, nonostante sia
saldamente la quinta al mondo per numero di visitatori (e pensare che fino a trent'anni fa eravamo i primi...)
ha subito addirittura, nelle presenze, un calo del 4,5%. Il guaio è che mancano solo pochi mesi all'Expo. E
come dimostrano centinaia di grafici e tabelle e report sull'e-commerce, il turismo nel terzo millennio si muove
sempre di più seguendo i percorsi della Rete. O ci diamo una mossa o rischiamo davvero una figuraccia.
SCHEDE: Che cos¡¦e ƒÜ Ideato nel 2002 come progetto per la promozione turistica del Bel paese sul web,
dopo il lancio il portale Italia.it viene sospeso tra il 2006 e il 2008 Ć Riapre nel luglio del 2009 quando il
governo Berlusconi lo fa ripartire con un finanziamento di dieci milioni di euro Ć Nel 2012 la societa Unicity
Spa assume l¡¦incarico di riorganizzare il sito e sviluppare nuovi contenuti turistici 47,7 Milioni Il numero di
turisti stranieri arrivati in Italia nel 2013 secondo l'Organizzazione mondiale del turismo 26ª La posizione
dell'Italia nella classifica dei Paesi più a misura di turista. La Svizzera è al 1° posto, seguita da Germania e
Austria Le cifre Fonti: Eurostat, World travel & tourism council, Organizzazione mondiale del turismo Corriere
della Sera Stati Uniti Spagna Francia ITALIA Cina 69,8 60,7 84,7 47,7 55,7 1° 2° 3° 4° 5° 26° Svizzera
Germania Austria Spagna Regno Unito ITALIA LE NOTTI TRASCORSE NELLE STRUTTURE TURISTICHE
EUROPEE I PAESI CON PIÙ VISITATORI (dati in milioni relativi al 2013) (principali Paesi - dati in milioni)
Germania Grecia Spagna Francia ITALIA Regno Unito Unione Europea 28 +1,3% +11,7% +1% +1,1% -4,6%
+6,5% +1,6% 355,3 87,3 386,5 405,2 363 319,9 Differenza rispetto 2013 al 2012 2.618,5 IN ITALIA Il
contributo del turismo sul Prodotto interno lordo nel 2012 161,2 miliardi di euro 1.099.500 Le persone che
lavorano nel settore turistico pari al 10,3% del totale Diretto: 63,8 miliardi Indotto: 97,4 miliardi I turisti negli
anni (in milioni) I TURISTI NEL MONDO (dati in milioni) 400 600 800 1.000 1.200 1.087 687 540 807 948
1995 2000 2005 2010 2013
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Le Regioni protestano, ma lo Stato taglia di più
Mario Sensini
ROMA L'ultimo allarme l'ha lanciato il coordinatore degli assessori al Bilancio, Massimo Garavaglia, della
Lombardia. Oltre ai 5,8 miliardi di tagli già previsti, da ultimo con la legge di Stabilità, che oggi sarà alla firma
da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, le Regioni potrebbero sopportare nel 2015
anche un minor gettito di quasi 500 milioni, come conseguenza del taglio dell'Irap deciso dal governo. Il peso
della manovra sugli enti locali, che si apprestano alla trattativa con Palazzo Chigi, secondo sindaci e
governatori è «insostenibile». Anche se, numeri alla mano, il peso maggiore del risanamento dei conti
pubblici, dal 2008 al 2013, lo ha sostenuto lo Stato centrale. E, anzi, il contributo degli enti locali alle manovre
di «lacrime e sangue» che si sono succedute dal 2008 a oggi, è pian piano diminuito.
Secondo i dati elaborati dalla Commissione sul federalismo fiscale e dalla Ragioneria dello Stato, l'apporto di
Regioni, Comuni e Province alle manovre di finanza pubblica ha raggiunto il picco massimo nel 2011, con il
37,5% del totale (17,2 miliardi tra minori spese e maggiori entrate su 45,8 totali), poi è sceso al 31% nel 2012
(32 miliardi su 105) e al 26,6% nel 2013 (ancora 32 miliardi ma su un volume di misure di correzione del
deficit salito alla cifra record di 122,8 miliardi di euro).
Secondo gli stessi dati Copaff, il volume della spesa primaria gestito dalle amministrazioni centrali dello Stato
è sceso da 191,7 a 172,2 miliardi tra il 2009 ed il 2012, con una flessione del 10,1%. Mentre la spesa gestita
dagli enti locali, compresa la sanità, è passata da 244,2 a 230,4 miliardi, con una flessione del 5,6%. E tra gli
enti locali, quelli che hanno sopportato gli oneri maggiori in questi cinque anni di manovre restrittive sono
state, e di gran lunga le Regioni.
La loro spesa è scesa, in termini assoluti, da 38,2 miliardi a 32 alla fine del 2012, passando dal 5,3 al 4,5%
della spesa complessiva, mentre quella dei Comuni si è ridotta, nello stesso periodo di tempo, dall'8,8
all'8,2% del totale, quella delle Province dall'1,6 all'1,4%, mentre quella degli enti del servizio sanitario è
cresciuta, sul totale complessivo della spesa primaria dello Stato, dal 15,2 al 15,4%.
Anche guardando il contributo degli enti locali alle ultime manovre correttive, il costo a carico delle Regioni è
molto elevato, rispetto a Comuni e Province. A volte il doppio di quello dei Comuni, benché il volume di spesa
gestito sia più basso di un terzo abbondante. Nel 2009 le Regioni hanno tagliato un miliardo e mezzo, e i
Comuni hanno speso 500 milioni in più. Nel 2010 le Regioni hanno tagliato 2,3 miliardi, i Comuni hanno
ottenuto 900 milioni in più, nel 2011 i governatori hanno tagliato 8,1 miliardi i sindaci 4,6, mentre nel 2012 e
nel 2013 le Regioni hanno risparmiato più di 12 miliardi e i sindaci «solo» otto. Un incontro con il governo,
pronto a lasciare mano libera agli amministratori purché siano garantiti i saldi previsti dalla legge di Stabilità,
potrebbe esserci in settimana. I governatori delle Regioni del Nord chiedono che i tagli a carico del comparto
siano almeno ripartiti in funzione dei costi standard. «Chiedo al Governo - dice Luca Zaia, governatore del
Veneto - chi debba tagliare tra noi che abbiamo 0,6 dipendenti per mille cittadini, la Campania che ne ha 1,3,
il Friuli 2,6 o Bolzano che ne ha nove. E chiedo se sia davvero equo escludere le Regioni Speciali dai tagli».
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Legge di Stabilità
21/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
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E il patto segreto franco tedesco non decolla Sì di Berlino agli investimenti
(senza i suoi soldi)
Schäuble: risorse dai privati. I ministri di Parigi: la congiuntura peggiora, risorse pubbliche Il ministro francese
Sapin: non esistono patti, ognuno si deve assumere le sue responsabilità Schäuble «Ci siamo accordati per
elaborare una proposta sugli investimenti nei due Paesi»
Paolo Lepri
DAL NOSTRO CORRISPONDENTe
BERLINO Investimenti? Sì, certamente, anche se il governo Merkel non vuole allargare i cordoni della borsa.
Germania e Francia intendono però lavorare insieme e annunciano «un piano comune» entro l'inizio di
dicembre per rilanciare l' «anemica» economia europea. Comunque, non esistono «patti», ha sostenuto il
ministro delle Finanze Michel Sapin al termine di un incontro a quattro, insieme al collega dell'Economia
Emmanuel Macron, con i tedeschi Wolfgang Schäuble e Sigmar Gabriel. «Ognuno si deve prendere le sue
responsabilità», ha aggiunto l'uomo della continuità nei due esecutivi guidati da Manuel Valls, tagliando corto
sull'ipotesi che esista un accordo con i tedeschi per ottenere il via libera della commissione europea alla
legge finanziaria francese.
«Non ho chiesto niente alla Germania, perché la Francia non ha niente da chiedere e ciascuno fa quello che
deve fare», gli ha fatto eco Macron.
Già un mese fa quando il capo del governo di Parigi incontrò Angela Merkel, chiamandola rispettosamente
«signora cancelliera», la padrona di casa era stata attenta a sottolineare che sarebbe stato compito
dell'esecutivo di Bruxelles valutare gli sforzi riformatori del governo Valls. La partita è rimasta quella di
sempre.
«Abbiamo convenuto di elaborare una proposta sulle possibilità di investimenti nei due Paesi e presenteremo
la nostra visione comune dell'Europa», ha detto Schäuble, sottolineando che l'economia dell'eurozona «sta
attraversando una fase in cui si sta indebolendo» e che è quindi necessario prendere le misure appropriate.
Questo non vuol dire, però, che la Germania sia disposta ad aumentare la spesa pubblica per venire incontro
alle esigenze dei partner europei. Il governo di Berlino continua ad essere vincolato all'obiettivo del pareggio
di bilancio da raggiungere l'anno prossimo per la prima volta dal 1969.
Anche il ministro dell'Economia Sigmar Gabriel, leader della Spd, non si è discostato dal collega cristianodemocratico, parlando di un aumento degli investimenti tedeschi al 20% del Pil, come richiesto dall'Ocse,
contro il 17 di oggi, arrivando a quei 50 miliardi di euro a cui aveva fatto riferimento Macron in una intervista
alla Frankfurter Allgemeine Zeitung . Ma il vicecancelliere ha chiarito che tutto questo dovrà avvenire facendo
ricorso in gran parte a finanziamenti privati «perché la spesa non è una soluzione per rilanciare la crescita».
Secondo Gabriel, poi, «servono investimenti che aumentino la competitività e non programmi a breve
termine».
La linea tedesca quindi non cambia, anche se i canali sono aperti per sviluppare una collaborazione che
potrebbe portare a risultati e il dialogo molto stretto con la Francia sembra a volte superare le differenze di
posizione. Con toni meno accorati di Valls, che si era rivolto direttamente all'opinione pubblica tedesca
assicurando la prosecuzione delle riforme, Sapin ha detto che l'osservanza delle regole di bilancio è
indispensabile per la credibilità dell'eurozona e che il governo è determinato a ridurre il deficit pubblico.
«Dobbiamo fare sforzi considerevoli per tenere le finanze pubbliche sotto controllo. Ma dobbiamo farlo - ha
osservato - preservando nello stesso tempo gli investimenti». Si tratta di rispettare gli impegni senza
penalizzare la crescita. Una scommessa difficile, a cui la Germania non ha mai creduto.
Paolo Lepri
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Retroscena
21/10/2014
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Piani e negoziati
Deficit, la Francia si ribella all'austerità
La legge di Stabilità francese prevede il rispetto del tetto deficit/Pil al 3% solo dal 2017. Quest'anno Parigi
sforerà al 4,4%. Ieri Sapin ha ribadito che «bisogna aiutare la crescita».
Piano di investimenti entro novembre
Il negoziato sotterraneo franco-tedesco per ammorbidire i vincoli Ue per il momento ha partorito una
dichiarazione sul varo di un piano comune per gli investimenti nell'Eurozona entro novembre.
Foto: Germania
e Francia lavorano insieme a
un piano per rilanciare investimenti
e crescita nell'eurozona. Nella foto della conferenza stampa a Berlino, da sinistra,
Il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble con
il collega Sigmar Gabriel (Economia).
A destra le controparti francesi: Michel Sapin (in piedi) ed Emmanuel Macron
21/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 10
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La difesa di Artini: non sarò io il prossimo espulso
Il parlamentare nel mirino per il blog clone: chi attacca usi la grinta per altro La scadenza Il Movimento ha tre
mesi di tempo per decidere che cosa vuol fare in Parlamento
Emanuele Buzzi
MILANO Massimo Artini sarà lei il prossimo Cinque Stelle a essere espulso dal M5S?
«Penso proprio di no. Per quale motivo?».
Grillo e Casaleggio l'hanno accusata via blog...
«Guardi, anzitutto bisogna chiarire che quelle cose scritte sul blog erano state preventivamente autorizzate
dall'assemblea».
Su di lei pende anche l'accusa di aver creato un portale-clone
«Assolutamente no, è falso. Esiste solo un blog».
Ha parlato in questi giorni con i due leader?
«Li ho cercati, poi sinceramente nel weekend per impegni personali ho staccato il telefono».
Nel Movimento in questi giorni ci sono state molte espulsioni: gli attivisti di Occupypalco, Andrea
Defranceschi, Marco Fabbri...
«Sono nel Movimento perché si guarda ai temi. Parlare di noi stessi è guardarsi i piedi e io voglio guardare
avanti».
Parlando di temi allora oggi è d'obbligo un commento sul post di Grillo relativo all'immigrazione.
«L'ho visto vagamente. La nostra posizione di parlamentari però è molto chiara. C'è una mozione di Manlio Di
Stefano che tocca ogni singolo aspetto, dal trattamento sanitario a come aiutare chi è disagiato per via degli
sbarchi».
Non crede che il post di Grillo porti a virare verso posizioni di destra?
«Il Movimento non è né di destra né di sinistra. E il discorso nei punti principali dice quello che dice la legge.
L'asilo politico è riconosciuto. Noi guardiamo i fatti, io personalmente ho visitato i Centri di accoglienza e sono
stata anche su una nave».
In Europa però il M5S ha salvato il gruppo Efdd con l'inserimento di un polacco euroscettico di destra...
«Tra i nostri eletti non conosco soggetti destrorsi. Comunque non ho parlato con gli eurodeputati, ma sono in
grado politicamente di sapersi esprimere da soli».
Si parla di un abboccamento dei Verdi
«Quello che faranno sarà una loro scelta».
Domani invece (oggi per chi legge, ndr) eleggerete il nuovo capogruppo a Montecitorio. Lei era tra i favoriti, si
candiderà nonostante le polemiche?
«Non ci si può autocandidare, un gruppo di persone deve proporti. Le polemiche non devono rientrare nelle
scelte politiche del gruppo. Io ha già detto ai colleghi che il Movimento ha tre mesi di tempo per esprimere
una chiara definizione di cosa vuol fare in Parlamento».
Quindi?
«Forse è meglio che le discussioni interne rimangano interne. C'è qualcuno che discute per evitare o meno
una candidatura: meglio se questa grinta la si usasse un po' per portare a casa dei risultati. Siamo tutti
portavoce».
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Foto: Massimo Artini, 39 anni, toscano, di Figline Valdarno, deputato del M5S: in precedenza era un
imprenditore nel campo dell'informatica
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INTERVISTA
21/10/2014
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Caso marò, nessuna ipotesi di scambio
Danilo Taino
Il governo indiano - buona cosa - al momento non è interessato a uno scambio tra i due marò e un gruppo di
18 marinai indiani arrestati dalla Guardia di Finanza italiana nel canale di Sicilia, sospettati di traffico di droga.
Dello stesso orientamento è il governo di Roma, che esclude l'ipotesi, avanzata per primo dal deputato del
Movimento 5 Stelle Polo Bernini, per due ragioni: innanzitutto, è di improbabile realizzazione, perché i
rapporti tra Italia e India sono regolati dalla giustizia dei rispettivi Paesi e non da esecutivi che piegano il
potere giudiziario al loro volere; in secondo luogo, perché Salvatore Girone e Massimiliano Latorre non sono
merce di scambio ma due fucilieri che erano legittimamente in missione antipirateria sotto le insegne della
Repubblica italiana quando avvenne l'uccisione di due pescatori indiani, della cui morte sono accusati. Ieri,
da New Delhi, una fonte del governo ha fatto sapere in modo informale che l'ipotesi non solo non è mai stata
presa in considerazione dal governo di Narendra Modi ma l'eventualità non è nemmeno mai stata
immaginata. «Il caso dei marò italiani - ha detto la fonte - è nelle mani della giustizia indiana e sarà condotto
sulla base delle leggi indiane e il nostro governo intende impostare le relazioni politiche con l'Italia in modi
che il vostro Paese certamente considererà giusti, amichevoli e costruttivi». Tra Italia e India non c'è insomma
alcuna guerra, né calda né fredda, e uno scambio di prigionieri sarebbe ben curioso, oltre che umiliante per le
due parti. La soluzione della vicenda dei due marò continua dunque a essere cercata sul piano diplomatico e,
se i contatti in corso dovessero fallire, troverà semmai una strada giudiziaria internazionale.
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Il retroscena
21/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 31
(diffusione:619980, tiratura:779916)
L'embargo a Mosca e la fila degli istituti di Pechino e Berna
Stefano Agnoli
Che cosa significa l'embargo alla Russia per gli istituti di credito europei che lavorano a Mosca? Il numero
uno di Banca Intesa Russia e presidente dell'Associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico, è stato
chiaro: impossibile concedere linee di credito oltre i trenta giorni, ha spiegato ieri presentando il Forum
eurasiatico che si terrà a Verona giovedì e venerdì. Un limite che, in sostanza, si traduce nel blocco o nella
sospensione di ogni genere di attività o progetto di carattere industriale o commerciale che richieda una
qualche forma di finanziamento bancario. È l'effetto «normale» dei provvedimenti internazionali, il prezzo da
pagare per tenere sotto pressione il Cremlino e far sentire il peso dell'Ue nella crisi con l'Ucraina.
La beffa, tuttavia, consiste negli spazi che si aprono per chi non ha gli stessi obblighi o limitazioni imposte alle
banche occidentali. «A Mosca le banche svizzere e asiatiche fanno la fila», si è lasciato sfuggire lo stesso
banchiere. Non solo le prime, però, ma anche e soprattutto quelle cinesi e coreane. Il Consiglio federale
svizzero, da parte sua, ha emanato lo scorso 27 agosto un'ordinanza apposita «per impedire l'aggiramento
delle sanzioni internazionali in relazione alla situazione in Ucraina», anche se poi Mosca non ha applicato
controsanzioni alla Svizzera. Al momento, comunque, le misure Ue e Usa sembrano funzionare: nei giorni
scorsi Gazprom ha dovuto annunciare un ritardo nel finanziamento del gasdotto South Stream.
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Il commento
21/10/2014
Corriere della Sera - Ed. nazionale
Pag. 49
(diffusione:619980, tiratura:779916)
Il Mezzogiorno riparte dai diritti dei migranti
Dacia Maraini
Un viaggio nel sud, dove i treni diventano lenti e rari, dove si mangia benissimo ma sempre col sospetto
dell'inquinamento dei terreni e delle acque marine. Dove le scuole sono danneggiate, le strade piene di
immondizie, il disordine architettonico e la speculazione edilizia regnano sovrane. Eppure, nel disastro di una
Italia che va a pezzi, si ha la sorpresa di incontrare persone responsabili a appassionate del proprio lavoro,
ligie alle regole di convivenza, oneste intellettualmente e capaci di sacrifici. Caserta, Maddaloni, Bacoli, Nola,
città dove ho incontrato insegnanti generosi e preparati, studenti che hanno voglia di discutere sui grandi temi
dell'attualità, piccoli imprenditori che affrontano risolutamente la criminalità organizzata...
A Caserta un gruppo di ragazzi ha messo su una organizzazione per aiutare gli immigrati senza casa e
senza diritti. All'ex Canapificio si incontrano decine di senegalesi, nigeriani e malesi che da anni lavorano nel
nostro Paese, senza nessuna prospettiva per il futuro se non quella di fuggire via. Eppure l'Italia è un Paese
che invecchia, un Paese che ha bisogno di mano d'opera per i lavori più duri. Ma appena questa mano
d'opera chiede i suoi diritti, molti si inalberano e diventano intolleranti. Fuori gli stranieri! Salvo quando fa
comodo che si spezzino la schiena per quattro soldi.
Il 18 c'è stata una grande manifestazione a Castel Volturno, in cui gli immigrati hanno dimostrato
pacificamente, sapendo che la violenza non serve, se non a creare altra violenza e a dare argomenti al
razzismo strisciante. Era per dire no alla legge Bossi-Fini che in tanti anni non ha diminuito i viaggi della
disperazione, non ha contrastato l'immigrazione clandestina e non ha dato diritti ai lavoratori stranieri. Era per
chiedere una nuova legge sulle migrazioni. «Una legge che non sia frutto di isteria ideologica, ma che punti a
trovare soluzioni reali». Insomma niente di fanatico e viscerale, ma proposte concrete e fattibili e neanche
costose: «corsi di formazione professionale per italiani e stranieri, scuole di alfabetizzazione e forme di
sostegno al reddito». Una sfida che il Movimento dei migranti e dei rifugiati di Caserta sta lanciando dal 2012.
Sembrano davvero richieste così impossibili? L'emigrazione di popoli che scappano dalle guerre, dalla fame,
dalle tirannie, non si può fermare. Ma si può regolare, ed è su questo che dovremmo impegnarci.
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Il sale sulla coda
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Il match Bce-mercato
Isabella Bufacchi
Al violento "repricing" che scuote i mercati dei bond più rischiosi dalla scorsa settimana, alla correzione al
ribasso dei prezzi e alla rivalutazione - forse temporanea forse permanente - del rapporto tra rischio e
rendimento per varie categorie di emittenti e di strumenti, si è aggiunta ieri una nuova dimensione: l'arrivo di
un compratore d'eccellenza. La Bce ha avviato ieri il suo terzo programma di acquisto di covered bond
(obbligazioni bancarie garantite): un bel match tra Eurotower e il mercato.
Sul mercato dei covered bond, in mancanza di dati ufficiali, si è sparsa la voce ieri che la Bce avesse iniziato
la giornata sondando i prezzi di titoli francesi e belgi. Poi le indiscrezioni hanno rivelato acquisti concentrati su
covered francesi e spagnoli. A fine giornata, lo shopping della Bce risultava più ampio, esteso a obbligazioni
bancarie garantite italiane, tedesche.
Per sapere cosa è accaduto ieri e cosa succederà nei prossimi giorni, bisognerà attendere la comunicazione
ufficiale: il prossimo martedì la Bce renderà note le operazioni con regolamento (settlement) chiuso venerdì.
Quindi, stando agli addetti ai lavori, il prossimo martedì si avrà un quadro chiaro sulle transazioni degli
acquisti effettuati fino a mercoledì. Il primo dato ufficiale del nuovo programma di covered bond della Bce
sarà dunque limitato a una manciata di giornate. C'è da aspettarsi che i mercati, che viaggiano sulle
aspettative del "big number" e cioè di un aumento del bilancio della Bce per 1.000 miliardi con acquisti di titoli
vari, rimarranno delusi in presenza di "small numbers".
Ma tutto è relativo. Operazioni finanziarie che all'apparenza hanno dimensioni ridotte, potenzialmente sono
capaci di impatti di grandi proporzioni nei rispettivi mercati domestici nell'Eurozona. L'acquisto dei covered
bond da parte della Bce ha la finalità di ripristinare il perfetto funzionamento delle cinghie di trasmissione
della politica monetaria. Bollata come CE "credit easing" (per il quale sono tollerati volumi ridotti) e non QE
"quantitative easing" (acquisti in grande scala), questa operazione avrà centrato l'obiettivo se riuscirà ad
attrarre nuovi investitori nel mercato delle obbligazioni bancarie garantite, migliorando il costo della raccolta
per le banche e uniformando i rendimenti tra banche emittenti di bond e portatrici di rischi-Paese diversi. Il
programma della Bce avrà successo se l'abbattimento dei rendimenti dei covered bond sarà tale da invogliare
gli investitori ad esporsi a rischi maggiori investendo in senior bond bancari (a differenza dei covered bond
non sono titoli strutturati e dunque non sono garantiti dal flusso di cassa di un portafoglio di crediti
cartolarizzato oltre al patrimonio della banca).
Secondo fonti bene informate, la Bce intende assicurare equità acquistando covered bond in base alla
capitalizzazione dei singoli mercati locali: sui mercati più grandi (tedesco e francese) potrebbero risultare
dunque i maggiori acquisti. Molto dipenderà da chi vuole vendere e a quale prezzo ma l'impatto dovrebbe
risultare quanto più possibile uniforme. Altra storia è l'effetto artificiale degli acquisti delle banche centrali che
neutralizza la capacità del mercato di "prezzare" correttamente i rischi e che genera bolle. Ma i covered bond
sono anni luce lontani da tale disfunzione.
[email protected]
@isa_bufacchi
© RIPRODUZIONE RISERVATA I covered bondin Italia Numero Controvalore in milioni di euro 0 17.500
35.000 52.500 70.000 0 15 30 45 60 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 Fonte: Italian Securitisation Market
Foto: - Fonte: Italian Securitisation Market
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L'ANALISI
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 1
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Vocazione maggioritaria
u pagina 25 Nel mezzo del contrasto irrisolto con le regioni e dovendo ancora mettere a punto il testo della
legge di stabilità, Matteo Renzi non ha paura di restare con le mani in mano. Ma il premier è soprattutto un
uomo politico con un progetto in testa. E oggi più che mai tale progetto passa attraverso la legge elettorale.
Senza questa riforma, oggi meno vicina di quanto non si creda, l'intera strategia renziana rischia di
avvilupparsi nelle sue contraddizioni: un grande dinamismo a cui corrispondono enormi attese, ma risultati
tutt'altro che certi.
Anche ieri, nella direzione del Pd, Renzi ha lasciato capire che quasi tutto ruota intorno alla legge elettorale.
Nelle sue mani essa è lo strumento per governare la legislatura - in quanto diventa credibile la minaccia di
sciogliere le Camere - e per gestire il suo stesso partito. Su quest'ultimo terreno il premier-segretario ha
imparato a muoversi in spazi assai ristretti. Si capisce perché: il Pd di oggi non è una "comunità" politica bene
assortita, né ha la possibilità di diventarlo a breve. È piuttosto una "confederazione", come dice Cuperlo.
Qualcosa di simile, forse, alla vecchia Dc, dove però non esisteva un capo carismatico e incombente, come
tende a essere oggi Renzi nel centrosinistra. Quindi la "confederazione" è sbilanciata e instabile, tenuta
insieme dalla voglia di rivincita più che da un disegno condiviso.
D'altra parte la fazione "renziana" non può nemmeno assomigliare a una corrente vecchio stile, del tipo di
quelle in cui si divideva, appunto, la Dc. È comprensibile che i collaboratori del premier si risentano se
qualcuno evoca questo termine per definire il convegno di sabato, la famosa Leopolda. Naturalmente c'è
sempre il rischio che emerga una sorta di "partito parallelo", un movimento "renziano" che fa gioco a sé
all'interno del Pd. Ma nemmeno questo va bene al premier per via dei rischi che comporta; ed ecco perché il
suo sentiero oggi appare tortuoso.
La legge elettorale sarebbe, almeno nelle intenzioni, la panacea di tutti i mali. Un Pd a "vocazione
maggioritaria": la vecchia definizione di Veltroni è tornata in auge e una ragione c'è. Nel partito rimodellato
dalla riforma la maggioranza governerebbe e la minoranza interna sarebbe garantita nei suoi spazi residui. In
Parlamento il premio in seggi offrirebbe la massima tranquillità, specie quando il sistema sarà monocamerale.
Non a caso, per rafforzare tale prospettiva, Renzi ha riproposto con tenacia l'idea del premio di maggioranza
assegnato non più alla coalizione, bensì alla lista vincitrice. Ossia, secondo le previsioni, al solo Pd. E infatti il
premier ha citato Gennaro Migliore e Andrea Romano come protagonisti di un fenomeno che aggrega le forze
da sinistra (ex Sel) e dal centro moderato (ex Scelta Civica).
Ora si tratta di capire quanto sia davvero convinto Berlusconi di una riforma che regala un gran numero di
seggi a un singolo partito, anziché a un'alleanza di forze politiche. I dubbi sono legittimi. Per un verso
l'innovazione può piacergli, visto che l'intesa con Alfano oggi sarebbe insufficiente e quella con Salvini
problematica. Per l'altro verso c'è un problema non di poco conto perché Forza Italia oggi risulta terza in tutti i
sondaggi, superata anche (e in misura rilevante) dai Cinque Stelle. Grillo è senza dubbio in crisi di idee e di
strategia, ma i suoi elettori non lo hanno del tutto abbandonato. Non ancora. E comunque è difficile che
tornino da Berlusconi.
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IL PUNTO di Stefano Folli
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 5
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Esame Ue, ipotesi di scambio
La mediazione: comprensione sul deficit ma infrazione per squilibrio eccessivo PARAMETRI DI
VALUTAZIONE L'Italia ha proposto un aggiustamento strutturale dello 0,1%, più la «riserva» dello 0,2% in
manovra: ma peseranno anche crisi e riforme
Beda Romano
LUSSEMBURGO. Dal nostro inviato
La Commissione europea stava ancora valutando ieri sera se e come chiedere all'Italia chiarimenti sul
bilancio previsionale del 2015. Mentre il governo Renzi ha fatto della revisione degli impegni di finanza
pubblica un cavallo di battaglia contro i malumori euroscettici del paese, la Commissione vuole difendere la
credibilità delle regole europee. C'è da chiedersi se in cambio di comprensione sul fronte del deficit, Bruxelles
non decida di aprire una procedura per squilibrio macroeconomico eccessivo.
Le procedure europee prevedono che l'esecutivo comunitario abbia due settimane di tempo per respingere
d'emblée il bilancio previsionale di un paese dal momento del suo invio a Bruxelles. Nel caso nutra
interrogativi sulla Finanziaria, e stia quindi riflettendo su una sua bocciatura, la Commissione deve presentare
entro una settimana una richiesta nella quale chiede chiarimenti su eventuali dubbi e preoccupazioni (si veda
Il Sole 24 Ore del 17 ottobre).
Poiché la Finanziaria italiana è arrivata a Bruxelles il 15 ottobre, la Commissione ha tempo fino a domani per
chiedere maggiori informazioni. Non è perché Bruxelles invia una richiesta di chiarimenti che il bilancio
previsionale verrà necessariamente bocciato. «Qualsiasi consultazione con un paese membro non
pregiudicherebbe l'esito della valutazione della Commissione sul bilancio previsionale», precisava ieri sera
Simon O'Connor, portavoce dell'esecutivo comunitario per gli affari economici.
Il governo Renzi prevede per l'anno prossimo un aggiustamento strutturale dello 0,1% del prodotto interno
lordo, mentre le regole europee richiedono una riduzione del disavanzo di almeno lo 0,5% del Pil. La
Finanziaria prevede una riserva di 3,4 miliardi di euro, pari allo 0,2% del Pil. Se questa riserva fosse utilizzata
pienamente, il governo riuscirebbe probabilmente a venire incontro a un obiettivo di aggiustamento strutturale
rivisto al ribasso a causa del forte rallentamento dell'economia.
Proprio in questi giorni, la Commissione sta lavorando su nuove previsioni economiche e su nuovi obiettivi di
bilancio per il 2015. Quanto la frenata congiunturale comporterà una revisione dei target di finanza pubblica è
ancora da capire. È chiaro che l'eventuale richiesta di informazioni così come l'eventuale bocciatura
dipenderanno anche da questo calcolo, oltre che da una analisi del bilancio per il 2015 e delle riforme
economiche adottate e promesse dal governo italiano.
Sempre ieri sera commentava su questo versante il portavoce O'Connor: «L'approvazione della riforma Jobs
Act da parte del Senato è un passo importante verso un mercato del lavoro più flessibile e più inclusivo, tale
da creare maggiore occupazione e posti di lavoro più stabili, soprattutto per i più giovani. Naturalmente,
potremmo fare una valutazione dettagliata solo dopo che il testo legislativo, tra cui tutti i decreti relativi,
saranno stati adottati».
In ultima analisi, sull'Italia pesa la minaccia di tre diverse procedure europee. La prima è quella per deficit
eccessivo, nel caso in cui il disavanzo torni sopra al 3,0% del Pil. La seconda è quella relativa alla regola del
debito, nel caso il paese non riduca il passivo secondo le regole europee (ciò sarà probabilmente l'esito nel
2014). La terza è quella per squilibrio macroeconomico eccessivo (l'Italia è infatti sotto esame oltre che per
elevato debito, anche per bassa competitività).
La Commissione è chiamata a delicate scelte politiche. L'establishment comunitario è consapevole
dell'impatto politico di una eventuale bocciatura del bilancio previsionale, ma vuole difendere la credibilità
delle regole. Non si può escludere che decida di chiudere un occhio sulla Finanziaria, optando per aprire una
procedura per squilibrio macroeconomico pur di tenere sotto pressione un governo italiano che ha fatto della
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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Legge di stabilità IL GOVERNO E L'EUROPA
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 5
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revisione degli impegni di bilancio una sua battaglia soprattutto di politica interna.
© RIPRODUZIONE RISERVATA GLI EFFETTI SU DEBITO E DEFICIT L'analisi del ministero dell'Economia
inviata a Bruxelles con nota di accompagnamentoalla legge di stabilità. Dati in% 2014 2015 2016 2017 2018
Debito/Pil a legislazione invariata 131,7 133,7 133,7 132,1 129,9 Deficit/Pil a legislazione invariata -3,0 -2,2 1,8 -1,2 -0,8 Crescita nominale a legislazione invariata 0,5 1,0 2,1 2,7 2,8 Deficit/Pil dopo manovra e riforme 3,0 -2,9 -2,5 -1,9 -1,5 Incremento della crescita reale per le riforme strutturali 0,0 0,1 0,3 0,2 0,1 Debito/Pil
dopo la monovra e riforme 131,7 134,3 133,6 131,7 129,5 Debito/Pil, impatto manovra e riforme 0,0 0,6 -0,1 0,4 -0,3 Manovra e conti pubblici Fonte: Mef
I TEMPI
Bruxelles ha due settimane di tempo dal suo invio per respingere la manovra. In caso di dubbi deve
presentare entro una settimana una richiesta di chiarimenti. Poiché la legge di stabilità italiana è arrivata il 15
ottobre, la Commissione ha tempo fino a domani per chiedere maggiori informazioni
NEL MIRINO DI BRUXELLES
I NODI
Tre le procedure di infrazione che rischia l'Italia: quella per deficit eccessivo (disavanzo sopra al 3%), quella
relativa alla regola del debito (se non viene ridotto come stabilito dalla Ue) e quella per squilibrio
macroeconomico eccessivo (debito elevato e bassa competitività)
Foto: GLI EFFETTI SU DEBITO E DEFICIT L'analisi del ministero dell'Economia inviata a Bruxelles con nota
di accompagnamento alla legge di stabilità. Dati in %
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 8
(diffusione:334076, tiratura:405061)
Scommettere sull'inflazione ai tempi della deflazione
Morya
Longo Ha ancora senso comprare un titolo che copre dal rischio di inflazione, come il BTp Italia, quando il
pericolo più concreto è la deflazione? Non è un po' come acquistare un ombrello per recarsi nel deserto? O la
crema solare per andare al cinema? La risposta non è così banale come le domande. Perché è vero che
l'Italia rischia di finire in deflazione. Ma è anche vero che il BTp Italia prevede una piccola "polizza" (cioè la
cedola minima dell'1,15%) per proteggere il risparmiatore da questo rischio. Inoltre ha una durata di sei anni:
quindi il calcolo sulla sua convenienza va fatto in un arco temporale medio-lungo.
Per orientarsi è utile confrontare questo BTp con il più tradizionale "scudo" contro il pericolo di deflazione: un
titolo di Stato nominale. Prendiamo il BTp "normale" con la durata più simile a quella del BTp Italia, cioè
quello che scade nel settembre 2020. Quest'ultimo ieri offriva un rendimento lordo nominale dell'1,56%. Il
BTp Italia paga invece una cedola minima dell'1,15% (che si rivaluterà insieme al capitale con l'inflazione, ma
che è inferiore a quella dei precedenti BTp Italia). Questo significa che lo spartiacque che rende conveniente
il primo o il secondo titolo di Stato è un'inflazione media annua per i prossimi sei anni dello 0,41% circa.
Insomma: se l'inflazione media sarà inferiore allo 0,41%, il BTp "tradizionale" si rivelerà più conveniente; se
invece nei prossimi sei anni il caro-vita in Italia sarà mediamente più alto dello 0,41%, allora il BTp Italia si
rivelerà migliore.
Per fare una scelta consapevole, bisogna dunque guardare alle prospettive dell'inflazione. Il BTp Italia è
indicizzato all'indice Foi (il caro-vita per famiglie, operai e impiegati) senza il tabacco: indice che nelle ultime
due rilevazioni ha segnato un calo annuo dello 0,1%. Ma le aspettative degli economisti indicano una sua
possibile ripresa: Mps Capital Services (una delle banche collocatrici del BTp Italia) lo prevede allo 0,7% nel
2015, mentre Intesa Sanpaolo lo stima allo 0,4% a metà 2015, all'1% a fine 2015 e al 2% nel 2016. Le stime
medie di Bloomberg sull'inflazione italiana (un indice però diverso dal Foi) indicano mediamente lo 0,63% nel
2015 e l'1,11% nel 2016. Se così fosse, il BTp Italia potrebbe risultare leggermente più conveniente del BTp
"tradizionale".
Ma, è noto, le stime non sempre ci prendono. Per farsi una propria idea, è utile dunque guardare come
l'indice Foi è costruito. Le tre variabili più importanti che vanno a comporre l'indice sono quella alimentare
(che pesa per il 16% circa), quella dei trasporti (16%) e quella delle tariffe di luce, gas e quant'altro (11%
circa). Questo significa che il recente calo dell'indice Foi non è dovuto solo alla riduzione dei consumi in Italia,
ma anche a variabili globali: per esempio al forte ribasso del prezzo del petrolio e delle materie prime
alimentari. I prezzi di queste ultime sono scesi in gran parte per l'eccezionalità di due annate climaticamente
molto favorevoli a livello mondiale, che hanno causato un eccesso di produzione. Il petrolio è invece tracollato
in parte per motivi strutturali (come l'aumento della produzione statunitense). La domanda è: risaliranno i
prezzi di queste materie prime? E ripartiranno i consumi? A chi punta sul BTp Italia, l'ardua risposta.
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L'ANALISI
21/10/2014
Il Sole 24 Ore - Motori
Pag. 1
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Incognite sul futuro dell'auto
Gian Primo Quagliano
Il Salone di Parigi si è appena concluso, un'edizione bella e sfolgorante come sempre e il visitatore italiano
che è andato a vederlo si sarà forse posto una domanda: «Ma allora l'era dell'automobile non è finita?» E se
poi lo stesso visitatore italiano legge le cronache degli altri grandi saloni dell'auto che si svolgono nel mondo
con lo sfarzo consueto e magari apprende dalla stampa che il mercato dell'auto, superata la battuta d'arresto
del 2008, continua a crescere in tutto il mondo, la conclusione che trae è che l'era dell'automobile sembra
finita soltanto in Italia. La conclusione è rigorosamente corretta perché nel 2014, mentre il mercato italiano
langue sugli infimi livelli toccati nel 2013, sono in ripresa persino gli altri mercati della fascia meridionale della
zona euro, che come il nostro sono stati massacrati dall'austerity in salsa Ue.
Per l'auto la situazione italiana è dunque un'anomalia di cui non è facile capire le cause profonde. Utile può
essere ricercarle in un'altra ben più importante anomalia: l'anomalia dell'Italia nel contesto europeo e
mondiale. Un'ampia analisi pubblicata su Il Sole 24 Ore del 15 settembre ha messo in luce che nel nostro
Paese gli investimenti nell'edilizia sono tornati ai livelli del 1967, le immatricolazioni di auto a quelli del 1979,
le compravendite di case a quelli del 1985, il reddito disponibile e la produzione industriale a quelli del 1986.
In sintesi l'Italia di oggi è ripiombata indietro di 30 anni. Uno studio del Centro Studi Promotor, ha messo in
luce che il Pil pro capite italiano che nel 2001, cioè nell'anno che ha preceduto l'entrata nell'euro, superava
quello medio dei Paesi della Ue del 19%, nel 2013 è sceso al di sotto di questa media dell'1% e nel 2014 la
situazione peggiorerà ancora. Per dirla in maniera semplice e brutale: il nostro Paese è in pieno declino. Le
cause sono molte, ma la conseguenza per l'auto è che il declino in atto ostacola fortemente anche il rinnovo
del parco circolante, per cui la domanda si è dimezzata. Alla lunga questa situazione diverrà insostenibile
perché, con l'82,7% degli spostamenti assicurati dal trasporto privato e con un trasporto pubblico che, al di là
di un fiore all'occhiello per ricchi (l'alta velocità), è in stato comatoso, si dovrà alla fine ricominciare a
comprare automobili.
Presidente Econometrica
Nonostante questa considerazione, che dovrebbe far meditare le case automobilistiche, se l'analisi è
corretta, per completare il quadro occorre introdurre un altro elemento, che non è affatto tranquillizzante, ed è
la sostanziale accettazione del declino del Paese da parte di ampi strati della società italiana, di chi la
governa e di esponenti importanti della sua economia. Tutti coloro che, nonostante tutto quello che succede
nel resto del mondo, continuano a fare affermazioni del tipo "nulla sarà più come prima", di fatto collaborano
attivamente al declino del Paese. Il mondo italiano dell'auto non fa eccezione. A livello globale si sono aperte
prospettive di mercato fino ad un decennio fa imprevedibili. Il settore auto è in pieno sviluppo economico e
tecnologico con lancio a getto continuo di novità di estremo interesse, novità che arrivano anche in Italia. Ma
in Italia va di moda il profilo basso, molti tagliano i budget, non investono sul futuro, tirano i remi in barca e di
fatto contribuiscono al declino incuranti del fatto che così perderanno il treno della ripresa del mercato
dell'auto che prima o poi arriverà e che con un parco auto come il nostro non sarà certo di poco conto.
Gian Primo Quagliano
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L'ANALISI
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 31
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Stess test, la Borsa guarda a Mps Faro Consob sulla speculazione
L'Authority interviene per arginare le forti pressioni sul titolo
Luca Davi
Continua il momento difficile in Borsa per Monte dei Paschi di Siena, una delle quindici banche italiane
coinvolte nell'esame ad ampio spettro dei bilanci condotto dalla Banca centrale europea, il cosiddetto
Comprehensive Assessment.
Il titolo del gruppo bancario, che ieri durante la seduta è arrivato a perdere oltre il 5%, ha chiuso la giornata
in calo dell'1,8%, a 0,84 euro. A far scattare le vendite sono state alcune indiscrezioni di stampa apparse nel
week-end, secondo cui i test dell'Eurotower potrebbero rivelare una carenza di capitale compresa tra i 500
milioni e 1,7 miliardi di euro.
Su sollecitazione della Consob, la banca, dopo una riflessione durata l'intero week-end, ha così diffuso
durante la mattinata un comunicato in cui ha precisato che la presunta carenza di capitale emersa sulla
stampa non trova «riscontro nella documentazione parziale e comunque preliminare che la banca fino ad
oggi ha ricevuto». Una precisazione che di fatto non conferma nè smentisce i numeri emersi, i quali non sono
ancora stati comunicati ufficialmente e formalmente dalla Bce alla banca.
Luca Davi
u Continua da pagina 31
I vertici di Mps e delle altre banche europee coinvolte nell'esame di Francoforte hanno incontrato nelle
scorse settimane gli ispettori Bce per un'indicazione preliminare e provvisoria relativa ai risvolti delle analisi in
atto dei bilanci.
I risultati definitivi degli esiti dell'Asset quality review e degli stress test saranno invece comunicati alle
banche nella serata di giovedì 23 ottobre, per essere ufficializzati al mercato domenica alle 12. Ecco perchè
nella nota Mps ha aggiunto che «qualsiasi dato allo stato non può che risultare parziale e preliminare».
Secondo le indiscrezioni di stampa, se lo shortfall indicato da Francoforte dovesse essere intorno ai 500
milioni la banca potrebbe evitare di dover ricorrere a un nuovo aumento di capitale dopo averne già realizzato
uno da 5 miliardi di euro a giugno; se invece dovesse essere superiore allora potrebbe essere necessaria
una nuova ricapitalizzazione.
A Siena c'è insomma aria d'attesa. Eventuali informative al Consiglio di amministrazione potrebbero essere
fornite domenica, data in cui, secondo alcune indiscrezioni non confermate dalla banca, potrebbe essere
anticipata una riunione straordinaria del board che ad oggi risulta essere in programma per martedì 28. Non è
escluso tuttavia che la banca scelga di anticipare ulteriormente eventuali incontri anche all'indomani della
comunicazione dell'Eurotower, quindi già venerdì o sabato.
Va detto peraltro che da tempo sulla banca italiana si affollano voci su un possibile esito negativo degli
esami dell'Eurotower. In una settimana, i timori degli investitori sul comprehensive assessment sono costati al
titolo una perdita del 16%: il prezzo è passato da 1 euro a circa 0,84 euro. In un mese, Mps ha lasciato sul
terreno il 18,42% contro il -10,3% del Ftse All Share. Sul titolo si muovono anche i fondi speculativi: risale a
giovedì 16 l'apertura di una posizione netta corta sullo 0,61% del capitale da parte di Odey Asset
Management.
Se dallo stress test della Bce dovesse emergere un deficit di importo superiore al miliardo di euro, spiegano
gli analisti di Equita, «l'unica alternativa all'aumento di capitale sarebbe l'emissione di un bond additional Tier
1». Se invece il deficit di capitale si aggirasse tra i 500 e i 750 milioni, e quindi fosse più contenuto, alla banca
potrebbero bastare «le cessioni di asset (specie la joint-venture assicurativa) al prezzo di un impatto
significativo sugli utili, circa il 30% in meno».
Sempre gli analisti di Equita ipotizzano che nelle loro simulazioni Monte dei Paschi superi sia l'Asset quality
review (con un impatto di 3,1 miliardi e un Cet 1 ratio al 9,7% contro un requisito minimo pari all'8%) sia lo
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Credito. La società: «Nessun riscontro sulle ipotesi di deficit di capitale» - A Piazza Affari -1,8%
21/10/2014
Il Sole 24 Ore
Pag. 31
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stress test, con un impatto di 2,22 miliardi e un Cet 1 ratio a 7% contro un minimo del 5,5%. «Viste tuttavia
alcune criticità strutturali - conclude Equita - Mps è una delle banche che presenta un execution risk superiore
alla media».
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Foto: Sotto stress. L'attesa del mercato per il giudizio della Bce su Mps
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 1
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Barroso insiste: "Tagliate 8 miliardi"
ALBERTO D'ARGENIO ROBERTO PETRINI
ALBERTO D'ARGENIO E ROBERTO PETRINI ALLE PAGINE 10 E 11 ROMA. La legge di Stabilità 2015
arriva al Quirinale con una buona dose di "suspense". Attesa ieri, come aveva annunciato lo stesso ministro
per l'Economia Pier Carlo Padoan, arriverà con tutta probabilità solo oggi. Ma per l'intera giornata si sono
rincorsi interrogativi sulle motivazioni del ritardo. "Aggiustamenti tecnici", hanno spiegato fonti del Tesoro. La
chiave del "giallo" va cercata tuttavia Bruxelles.
Il negoziato con la Ue, infatti, sembra tornare a complicarsi.
Nelle prossime ore, come anticipato ieri da Repubblica , è attesa una lettera nella quale la Commissione
europea esprimerà i propri dubbi sulla manovra italiana. Nel mirino la scelta di tagliare il deficit strutturale di
un solo decimo di punto nel 2015, in violazione del Fiscal Compact. E secondo fonti europee citate dall'Ansa
il presidente uscente della Commissione, Josè Manuel Barroso, resterebbe fermo sulla richiesta di chiedere
una correzione dello 0,5%, pari a 8 miliardi. Il governo risponderà alla missiva dicendosi disponibile ad
aumentare il risanamento allo 0,25%, al massimo allo 0,35 dando fondo alla "riserva" da 3,4 miliardi inserita
nella manovra proprio in caso di irrigidimento da parte di Barroso, che punta a una terza vita politica in patria
e non può fare sconti ai big dopo che i portoghesi hanno subito le rudi attenzioni della Troika.
Il governo confida però sul suo successore, Jean Claude Juncker, che sarebbe prontoa un accordo che
tenga conto della flessibilità, quindi in linea con le cifre indicate dal governo. La partita si giocherà tutta nei
prossimi sette giorni: se Barroso deciderà, il 29 ottobre, di bocciare comunque la Legge di Stabilità, il governo
cercherà un accordo successivo con Juncker, che appena tre giorni dopo prenderà le redini della
Commissione. Ma Roma vorrebbe evitare la bocciatura pubblica che potrebbe avere serie conseguenze sui
mercati. Per questo sono in corso contatti ai massimi livelli istituzionali per indurre Barroso a passare la
mano, esprimendo pure i suoi dubbi nella lettera in gestazione ma evitando poi di rimandare platealmente la
manovra e lasciando che sia Juncker a gestire il dossier.
E la sensazione dei nuovi malumori di Bruxelles ha consigliato, anche sulla base di considerazioni che sono
state fatte in Italia, di lasciare "libera" la riserva di 3,4 miliardi, paria circa lo 0,2 per cento del Pil. Il "tesoretto"
non sarà dunque utilizzato, neppure temporaneamente, per coprire altri sgravi o interventi di spesa.
Ma ci sono anche altre questioni da definire sul fronte italiano e nelle ultime ore i maldipancia salgono. Le
partite ancora aperte nelle ultime ore riguardano la definizione dei meccanismi del bonus da 80 euro da 9,5
miliardi reiterato per il prossimo anno i cui criteri contabili cambieranno: lo sconto diventerà una vera e propria
detrazione fiscale, passando contabilmente da maggiore spesa a minore entrata: dunque la necessità di far
quadrare le cifre. C'è poi l'ultima sortita sul bonus-bebè che, secondo le intenzioni di Palazzo Chigi dovrebbe
funzionare con il criterio degli 80 euro a mamma dove il reddito familiare è inferiore ai 90 mila euro con la
deroga oltre questa soglia per i nuclei dove si supera il terzo figlio: anche in questo caso il meccanismo
fiscale è di complessa realizzazione. La Cgil tuttavia contesta: "Meglio aprire con le stesse somme 1.000 asili
nido". L'altra questione sul tavolo è quella delle Regioni: se, come fatto filtrare dai protagonisti della trattativa,
il taglio di 4 miliardi sarà ammorbidito con il ricorso a prestiti della Cassa Depositi e prestiti, c'è da cambiare la
norma. Ma l'accordo tarda ad arrivare e l'incontro potrebbe esserci solo la prossima settimana, mentre le
Regioni lamentano anche la perdita di 450 milioni di taglio dell'Irap.
Infine le critiche, che il governo, per ora, non sembra intenzionato raccogliere: aumento delle tasse sui Fondi
pensione, neutralità fiscale dell'anticipo del Tfr, sblocco dei contratti per gli statali, senza contare la richiesta
di un aumento delle risorse per le assunzioni a contributi-zero che riguarderebbero solo stipendi fino a 1.200
euro al mese. Troppo pochi si dice e si chiede un aumento delle risorse.
Dubbi e polemiche arrivano anche sull'entità dello sconto Irap sul costo del lavoro: per il prossimo anno sarà
di 5 miliardi ma bisogna tenere conto che viene abrogato lo sconto dell'aprile scorso del 10 per cento
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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La Ue e la manovra
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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sull'aliquota e che in questo modo il beneficio si riduce.
La classiÞca europea del debito pubblico
174,1 GRECIA 135,6 ITALIA 132,9 PORTOGALLO 112,2 CIPRO 105,1 BELGIO 96,8 SPAGNA 96,6
FRANCIA 93,9 EUROZONA 91,1 REGNO UNITO 88,0 UE 28 77,3 GERMANIA 75,1 AUSTRIA 58,6
FINLANDIA 44,3 DANIMARCA 40,4 SVEZIA 22,8 LUSSEMBURGO 10,0 ESTONIA In % del Pil, primo
trimestre 2014
Foto: I LEADER Renzi, Merkel e Barroso.
I governi di Eurolandia e la Commissione alla ricerca di un accordo sui conti pubblici
Foto: L'ITALIA PICCOLA CORREZIONE AL DEFICIT Il governo italiano ha previsto finora una correzione al
deficit strutturale di 0,1 punti di Pil, pari a 1,6 miliardi. In più, nella legge di Stabilità ha lasciato un tesoretto di
riserva di 3,4 miliardi in caso di emergenze LA UE CORREZIONE PIÙ FORTE Nella Ue le posizioni sono
diversificate: il presidente uscente della Commissione Barroso ci chiede una correzione al deficit di 0,5 punti
(8 miliardi) mentre il commissario Katainen si accontenterebbe di 0,3 (5 miliardi)
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 2
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Il premier punta al 51%. Le simulazioni del voto anticipato
GOFFREDO DE MARCHIS
ROMA. Puntare al 51 per cento. O avvicinarsi molto, che avrebbe lo stesso effetto. Uno studio che gira trai
corridoi del Senato ha testato le proiezioni di un voto con la legge elettorale attualmente in vigore, ovvero il
Consultellum: proporzionale puro con le preferenze e sbarramenti piuttosto alti. I risultati sono sorprendenti.
Basterebbe ottenere un risultato intorno al 44-45 per cento (che gli sbarramenti favorirebbero) per avere la
maggioranza sia a Montecitorio sia a Palazzo Madama. Il Pd, grazie al 40,8 delle Europee, è già abbastanza
vicino. Un allargamento ai pezzi della sinistra di Sel e ai centristi di Scelta civica lo lancerebbe verso il
traguardo. «Quei numeri sono alla nostra portata», ripete Renzi ai fedelissimi.
Da questo punto di vistae ascoltate le parole del premier-segretario, molti degli esponenti della direzione Pd
si sono convinti che tutto sembra muoversi verso le elezioni anticipate la prossima primavera. Su questo il
premier avrebbe sondato il terreno presso Forza Italia. Ma è un'aria che viene annusata in tutto il Parlamento.
Dal Pd ai berlusconiani. E non solo. Da giorni Angelino Alfano e Gaetano Quagliariello stanno riflettendo su
una exit strategy per non trovarsi schiacciati tra Largo del Nazareno e Arcore. I sondaggi descrivono una
situazione pericolosa per i transfughi dell'ex Pdl.
«Dobbiamo cambiare nome al partito», dicono. Solo un inizio, anche se il traguardo è chiaro.
Un'alleanza con il Partito democratico nel caso dovesse essere confermato il premio di maggioranza alla
coalizione. Un ingresso sotto le ali renziane se invece prevalesse la linea di un bonus alla singola lista.
Oppure, se alla fine il voto venisse consumato con il sistema uscito dalla Corte costituzionale, con il 2,5 per
cento dei sondaggisti, l'adesione al Pd sarebbe inevitabile. È un percorso, quello immaginato dai vertici
dell'Ncd, che non si può certo fare all'insegna del "centrodestra". Da qui il lavorìo sulla modifica della ragione
sociale. Premessa obbligata al dialogo con il premier.
Renzi definisce questo modello aperto a tutti, realizzatore di una vera vocazione maggioritaria nei numeri, il
Partito della Nazione.
Una forza politica capace di parlare a diversi strati della società, di farsi votare trasversalmente: dai giovani e
dagli anziani, dai datori di lavoro e dai lavoratori, dagli uomini e dalle donne. Assomiglia in modo
impressionante a come è stata costruito l'appuntamento della Leopolda, negli ultimi 4 anni. Una kermesse
dove, da Norda Sud, si possono sentire protagonisti persone molto diverse fra loro. Negli Stati uniti si chiama
catch all party ossia il "partito pigliatutto". Uno studio molto simile a quello che passa di mano in mano al
Senatoè contenuto in una cartellina che Denis Verdini si porta sempre dietro. In una riunione l'ha anche
mostrato al presidente del consiglio. Ed è l'argomento forte che il plenipotenziario fiorentino usa per
convincere Silvio Berlusconi ad aprire alle modifiche dell'Italicum suggerite da Renzi. «Senza di te che sei
incandidabile e con le preferenze, Forza Italia rischia seriamente di sparire», sussurra Verdini nell'orecchio
dell'ex Cavaliere. «E Matteo può avere la maggioranza comunque».
Dunque, da Arcore la proposta è accelerare sull'Italicum, anche con le modifiche. Compresa l'idea di
cancellare dal testo l'articolo 2. Quell'articolo è la clausola di salvaguardia pretesa dalla minoranza del Pde da
Forza Italia (quattro mesi fa): prevede che la nuova legge elettorale sia valida solo per la Camera, in attesa
della definitiva cancellazione del Senato. Un norma anti-elezioni anticipate.
Ma se Verdini e Renzi cominciano a lavorare sull'annullamento della clausola, la prova di una voglia
elettorale che coinvolge sia Largo del Nazareno sia Arcore diventerebbe certa. Come le impronte digitali o il
Dna. Allora nel Pd la scissione non sarebbe più solo una chiacchiera. Andrea Romano è solo l'apripista di
Scelta civica. Lo hanno preceduto Gregorio Gitti e Lorenzo Dellai, transitando senza clamori nel gruppo Pd
alla Camera. Ma sono pronti a seguirlo i senatori Linda Lanzillotta, Pietro Ichino e Alessandro Maran. Tre ex
Pd che finalmente si riconoscerebbero nella linea di Largo del Nazareno dopo aver sbattuto la porta ai tempi
di Bersani. Quindi, un'intera storia verrebbe rinnegata. Una stagione passerebbe agli archivi e il partito
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL RETROSCENA
21/10/2014
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cambierebbe davvero verso o meglio natura. Stefano Fassina si sfogava ieri alla fine della direzione: «Il punto
è: su quale asse di cultura politica e di programma il Pd si allarga e diventa altro? Dietro l'abbraccio a tutti
porta avanti gli interessi dei più forti?». Gianni Cuperlo ironizza, ma a modo suo, dicendo la sua verità:
«Finchè non arrivano Razzi e Scilipoti, io resisto». Però dall'ex sfidante è arrivato l'attacco più sottile ieri
pomeriggio. Quando parla di "partito parallelo" Cuperlo parla di un partito diverso, non quello che hanno
costruito i Ds, anche i Ds.
Ma Renzi vuole smontare il tabù identitario del Pd, stravolgerlo, consegnarlo alla storia e passare oltre.
«Manca Verdini - sibila Pippo Civati citando Bennato -. Poi si parte. Prima stella a destra, questo è il
cammino...». Anche se, almeno all'apparenza, sono gli altri a seguire il cammino di Renzi, a essere ipnotizzati
dal leader del Pd, dalla sua forza e dai suoi consensi. LA CGIL C'è rispetto ogni volta che un'organizzazione
importante affronta una prova di piazza MOVIMENTO 5S È imbarazzante che il M5S abbia espulso qualcuno,
non per una linea contraria ma perché chiedeva dell'organigramma OPPORTUNITA' Se dovessi dire cosa
significa essere di sinistra nel 2014 userei l'espressione pari opportunità per tutti I CASI JOBS ACT L'articolo
18 e il reintegro per i licenziamenti disciplinari sono al centro dello scontro tra Renzi e la minoranza
TESSERAMENTO Altro punto di contesa è il tesseramento. Così come la forma partito dei democratici LA
LEOPOLDA La raccolta fondi della fondazione di Renzi in vista della Leopolda ha riacceso lo scontro nelle
ultime ore
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 3
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"Matteo fa quel che non fece D'Alema i nostri elettori votano tutti per lui"
TOMMASO CIRIACO
ROMA. Matteo Renzi chiama, Andrea Romano risponde: «La mia è un'adesione convinta.
Renzi indica il modello del New Labour di Blair, quella "grande tenda" nella quale ospitare i valori e il ceto
politico liberale. Un partito anche culturalmente più ampio, quello che sta costruendo il premier».
E Scelta civica che fine fa, Romano? «È nata con Bersani alleato di Vendola. Berlusconi era in rimonta. Poi è
successo un cataclisma, sembra passata un'era geologica. Alle Europee il 90% dei nostri elettori ha votato
per il Pd: loro hanno già scelto».
E il ministro di Sc, Stefania Giannini, cosa farà? «Ha lavorato molto bene.I ragionamenti sul governo sono
diversi da quelli sul partito. Sarà comunque Renzi a fare le sue valutazioni».
Lei collaborava con D'Alema. Ora finisce nel Pd di Renzi, con D'Alema all'opposizione...
«Sono stato vicino a D'Alema quando parlava di rivoluzione liberale. Purtroppo quella rivoluzione è rimasta
solo sulla carta, mentre Renzi la sta facendo per davvero. Ecco, stupiscee dispiace un po' che adesso
D'Alema sia all'opposizione interna, ma sono le vicende della politica...».
Foto: DEPUTATO Andrea Romano ex Scelta civica
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L'INTERVISTA/ ANDREA ROMANO
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 3
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"L'acchiappatutto non mi piace dobbiamo stare con chi lavora"
"Molti iscritti e elettori sono smarriti Bisogna dare priorità al Pd in una fase in cui la discussione politica è
rattrappita
GIOVANNA CASADIO
ROMA. «Se il Partito Nazione è un partito "acchiappatutto" che in realtà porta avanti gli interessi dei più forti,
allora non mi convince, non mi piace». Stefano Fassina, leader della sinistra dem, alla fine della direzione del
Pd, rincara le critiche.
Fassina, il Pd sarà un Partito Nazione? «Questa espressione si presta a una interpretazione ambigua. Il
partito è parte, non un contenitore indifferenziato. Per me deve stare dalla parte delle persone che lavorano,
dalla parte di chi nel mercato del lavoro è più debole».
Questa trasformazione in Partito Nazione non le piace? «Parlare di Partito Nazione come fa Alfredo Reichlin
è un conto, vuol dire un partito che si fa carico dell'interesse generale in una determinata fase storica. Ma se
il Partito Nazione è un partito "acchiappatutto" che in realtà porta aventi gli interessi dei più forti, allora non mi
convince». Accetta l'invito di Renzi di andare alla Leopolda o preferisce sabato la manifestazione della Cgil?
«Beh, la Leopolda c'è per tutto il week end... Comunque ho apprezzato l'invito del segretario e anche la
chiacchierata cortese fatta con Maria Elena Boschi. Devo però mantenere l'impegno con i miei bimbi
domenica per lo zoo».
Perché questo attacco alla Leopolda? Lei e la sinistra dem la giudicate il partito personale di Renzi? «Non è
un attacco alla Leopolda.
Abbiamo rimarcato l'importanza di dare priorità al Pd in una fase in cui c'è un rattrappimento della
discussione politica nel partito. C'è un senso di smarrimento di una parte significativa dei nostri iscritti e
elettori. Renzi, che è il segretario nazionale, avrebbe dovuto dare piuttosto importanza a un'assemblea
nazionale con i coordinatori dei circoli».
Non vi vanno giù neppure i finanziamenti per la Fondazione renziana Open? «Tutta la nostra capacità di
mobilitazione di risorse dovrebbe avere come priorità il Pd. Purtroppo girando sui territori capita spesso di
vedere circoli che chiudono, perché non ce la fanno a pagare l'affitto e hanno difficoltàa fare iniziativa politica
per carenza di risorse. Di questo il segretario deve farsene carico».
Chi come lei è stato sostenitore della "ditta" bersaniana, considera Renzi e i renziani degli usurpatori?
«Nessuno mai ha utilizzato quell'espressione. Non è il mio sentimento. Considero il segretario del Pd, chi gli è
vicino, come parte del partito e non da ora. Posso avere posizioni diverse, ma assolutamente nel Pd».
Qual è il rimprovero a Renzi, di volere poco bene al Pd? «Abbiamo visioni diverse di come deve essere e
deve funzionare un partito. Ripeto, chi ha la responsabilità della segreteria concentri tutte le sue energie sul
Pd».
Un Pd "allargato" che vada dalla sinistra di Gennaro Migliore ai centristi di Scelta civica e Italia Popolare, può
funzionare? «Il punto è qual è l'asse di programma e politico-culturale del partito. Non mi basta identificare il
Pd con le pari opportunità. Nel XXI secolo è difficile trovare una forza politica che sia per le opportunità
impari. Ritengo che la nostra forza e la nostra missione sia quella di essere il partito della persona che lavora,
per valorizzarne l'identità, il protagonismo sociale e politico».
Teme che il Pd smetta di essere un partito di sinistra? «Un partito, soprattutto quando svolge funzioni di
governo, è quello che fa. Dobbiamo stare attenti a che la necessaria ricerca del consenso non comporti la
subalternità a un'agenda politica che continua a svalutare il lavoro».
Ha ragione Renzi però quando dice che è finito l'articolo 18 del voto. I consensi bisogna conquistarseli volta
per volta? «Questo è vero da almeno mezzo secolo. Il consenso si conquista elezioni dopo elezioni, e le
rendite non esistono più da tempo». PER SAPERNE DI PIU' www.repubblica.it www.partitodemocratico.it
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L'INTERVISTA/STEFANO FASSINA, DELLA MINORANZA DEM
21/10/2014
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Pag. 4
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Berlusconi valuta la svolta "Accetto l'azzardo di Matteo se mi assicura che
non si vota"
Io sono perplesso. Forza Italia dialoga, ma perché mai dovremmo preferire il premio alla lista? GIOVANNI
TOTI EURODEPUTATO FI
CARMELO LOPAPA
ROMA. «Noi sull'azzardo del premio alla lista possiamo anche starci. Ma Matteo deve dire a che gioco sta
giocando e garantirci che non vuole trascinarci tutti al voto». Silvio Berlusconi rigira tra le mani il suo mazzo di
carte, non si sbilancia sull'improvvisa accelerazione del premier, ma il timore di fondo resta.
La partita a poker della legge elettorale si fa complessa, delicata, ne può andare della stessa sopravvivenza
politica di Forza Italia e del suo leader. L'ex premier ritorna questa mattina a Roma dopo due settimane di
volontaria assenza. In tanti tra i dirigenti forzisti hanno preferito non sbilanciarsi dopo la direzione Pd, prevale
la linea della prudenza. Anche perché, chi ha sentito Berlusconi ha tratto la sensazione che il capo non abbia
deciso realmente che fare. Premio al primo partito vorrebbe dire per la terza forza tagliarsi fuori dai giochi. Ma
al leader di Forza Italia interessano davvero i destini del partito? O sono stati ormai scalzati dalla tenuta delle
aziende, dalla ripresa economica dell'impero Mediaset? «A me ormai sta a cuore la salute, la famiglia, le
imprese che ho costruito in una vita» raccontava appena qualche sera fa, in uno slancio di serenità, a un
commensale di casa ad Arcore. L'ultima delusione è di questi giorni.
La rivolta del gruppo al Senato ha costretto Berlusconi a congelare la kermesse con i 100 giovani under 35 a
Villa Gernetto, stop ai volti nuovi, per ora. La voglia di sradicare e rifondare Forza Italia si fa sempre più forte.
La concessione al presidente del Consiglio allora potrebbe anche starci. A patto però che non porti dritto al
voto in primavera, il leader forzista non può permetterselo. Gli indizi, letti da Villa San Martino in questi giorni,
ci sarebbero tutti: le uscite tv in sequenza di Renzi, il bonus bebé dopo gli 80 euro ai redditi più bassi, gli
sgravi fiscali e il taglio dell'Irap per le imprese. «Dobbiamo stare con gli occhi aperti, non possiamo escludere
nulla - avverte Maurizio Gasparri - L'opzione elettorale dobbiamo tenerla in considerazione, non bisogna fare
troppe concessioni a un interlocutore inaffidabile». La linea ufficiale è infatti quella di criticare l'accelerazione
renziana, non concordata. «La proposta mi lascia perplesso nel metodo e nel merito», dice il consigliere
Giovanni Toti: «Forza Italia dialoga, ma perché dovremmo volere il premio alla lista?» In effetti a loro non
converrebbe. Salvo poi tornare a quanto sostenuto domenica dall'ex Cavaliere, quando ha accennato proprio
alla «follia di una Forza Italia che governi da sola, senza alleati», come se ci fosse un sistema bipartitico. I
capigruppo in ogni caso protestano, «imposizioni inaccettabili, così non si va da nessuna parte», protesta
Brunetta, «ogni modifica, anche migliorativa, deve essere concordata» aggiunge Romani. Ma nessuno erige
barricate. Angelino Alfano dall'Ncd apre del tutto, «assolutamente favorevole» al premio alla lista, del resto,
«il centrodestra è frammentato e non ricomponibile, alloraè più rappresentativo del Paese un premio al primo
partito».
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IL RETROSCENA LE MOSSE DI FI
21/10/2014
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Base in rivolta, cresce la voglia di scissione Pizzarotti: "Inaccettabile il
reato di opinione"
Stasera in assemblea probabile la richiesta di mandar via anche Artini, Bechis, Rizzetto, Currò
ANNALISA CUZZOCREA
ROMA. «Parma sta vivendo un momento difficile e di emergenza, io ho altre priorità, ma me l'hanno detto, e
non posso far finta di nulla». Federico Pizzarotti risponde dal quartier generale della Protezione Civile in una
Parma ferita dall'alluvione: la prima conta dei danni è arrivata a 100milioni, i volontari hanno lavorato giornoe
notte per ripulire le strade dopo lo straripamento del torrente Baganza. E però, la cacciata dei 4 attivisti che
avevano occupato il palco del Circo Massimo - arrivata dopo quelle del consigliere regionale emiliano
Defranceschi e del sindaco di Comacchio Marco Fabbri - lo spinge ad abbandonare la cautela delle ultime
settimane: «"Odio l'indifferenza" - cita Gramsci - è un concetto che mi appartiene e che ci deve appartenere:
di fronte a una richiesta di trasparenza non si può rispondere con l'indifferenza». Non ne fa una questione di
palco, il sindaco di Parma, nonostante quella fosse una delle richieste degli espulsi: «La mia assenza non era
assolutamente un problema, io sono andato al Circo Massimo per confrontarmi con gli attivisti.
Quello che conta sono i principi, le regole, le idee». In nome di tutto questo, scandisce chiaro: «Non credo
che in una comunità di cittadini sia tollerabile il reato d'opinione. Tanto più che la richiesta era appunto sulla
trasparenza, un nostro valore fondante». E così, è a Parma e al suo sindaco che guardano gli attivisti cacciati
da Grillo e Casaleggio: «Aiutateci a riportare il Movimento nelle mani dei cittadini», dicono nei messaggi che
si scambiano con chi - da dentro - crede che le cose debbano cambiare.
Non si tratta più di una ventina di dissidenti. Cominciano a essere tanti - attivisti, consiglieri comunali,
deputati - a pretendere che il potere decisionale scenda dalla gru su cui si è issato Beppe Grillo a Roma, e
torni nelle mani di chi è entrato nei 5 stelle inseguendo la promessa della democrazia diretta, dell'uno vale
uno. «Si dovrebbero fugare i dubbi, non allontanare gli attivisti che li hanno espressi», ha twittato ieri
l'onorevole Tancredi Turco. «Siamo davantia un momento molto preciso - dice infuriato un altro deputato- ma
non siamo noi che dobbiamo uscire, devono farlo loro, è lo staff che deve farsi da parte».
Il fantasma della scissione è più attuale che mai. Stasera- alla riunione per eleggere il nuovo capogruppo a
Montecitorio - qualcuno chiederà la cacciata di Massimo Artini, Eleonora Bechis, Walter Rizzetto, Tommaso
Currò. Un inseguimento di purezza e fedeltà alla linea che pretende di celare, senza riuscirci, dissidi profondi.
L' Adnkronos ieri mattina dava notizia di uno scontro acceso tra Grillo e Casaleggio sulla delegazione
europea: il guru ha accelerato al massimo con Nigel Farage per la ricostituzione di un gruppo, a costo di
tenere dentro l'estrema destra polacca. Grillo voleva consultare gli europarlamentari, e magari la base. La
delegazione a Strasburgo smentisce tutto in una nota, quel che è certo, però, è che non sono stati loro a
decidere. E che molti avrebbero preferito finire tra le braccia dei Verdi. Non solo: la vicenda del gruppo di
comunicazione sciolto di imperio rischia di finire in tribunale. Messora e i suoi stanno sentendo gli avvocati
per capire se procedere per mobbing. Nel frattempo, il Parlamento Europeo li ha convocati perché possano
dare la loro versione dei fatti. Non è una procedura standard, ma non lo sono neanche 15 licenziati a
Bruxelles. Tornando alla base, a guardare il blog la cacciata dei4 non l'ha presa bene: «Sono abbastanza
perplessa, ok sulla stronzata di occupare il palco ma comunque chi ha votato l'espulsione?», chiede
Manuela.
«Svegliarmi al mattino e sapere che qualcuno ha deciso per me mi ricorda la realtà che già stiamo vivendo
impotenti», aggiunge Pietro da Torino. E Vincenzo: «Si possono conoscere i nomi degli appartenenti allo
staff, oppure gli attivisti non hanno questo diritto? Mi sto preoccupando seriamente dell'andazzo che stiamo
prendendo». Claudio, infine, centra un punto importante: «Grillo e Casaleggio parlano di Internet come
strumento di dialogo diretto con i cittadini, come rottura rispetto alla comunicazione unidirezionale della tv. Il
problema è che non rispondono mai a nessuno, né su Twitter, né su Facebook, né sul blog».
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL RETROSCENA
21/10/2014
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IL TWEET CON GLI ESPULSI Trasparenza e dissidenti...
io sto con i ragazzi di #occupypalco Antonella Maldone SOLIDARIETÀ Che dire? Solidarietà agli amici di
#occupypalco, chiedevano solo più trasparenza Tancredi Turco E GLI ALTRI? @beppe_grillo così non va.
Concordo... E tutti gli altri? Tra TISA, TTIP, NOEURO e SfasciaItalia, pensiamo a occupypalco Claudio
@schumyno ASCOLTATELI Questa degli espulsi per protesta al Circo Massimo mi pare una bella cazzata.
Non potevano essere ascoltati? Furio @Giangiagainst I PRECEDENTI
12 PARLAMENTARI Nei venti mesi dall'inizio della legislatura sono stati espulsi 11 senatori e 1 deputato. Tra
i primi epurati Adele Gambaro (foto)
10 COMUNI E REGIONI Sono almeno una decina gli eletti espulsi in Comuni e Regioni.
Nella foto, Federica Salsi, cacciata per essere andata in televisioneIL TWEET LORO NO
#Orellana&C. sono da sbattere fuori a calci in culo, NON i 4di #occupypalco,che hanno chiesto solo
trasparenza Paola Bassarelli VENDUTI 4venduti ke avevano tempo&modo di chiedere CM funziona
organigramma nei loro #Meetup o sul blog Sabina Bianchi UN ERRORE @beppe_grillo un errore grave
espellere #occupypalco Questo gesto non è piaciuto né a me, né a molti Gianmaria @jxt81 TRASPARENZA
hanno fatto benissimo.
Come vedi non c'era altro modo per far parlare di #trasparenza in m5s. #occupypalco L'Aristopazzo
21/10/2014
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"Anche questa cacciata è suicida come la mia Beppe non decide più"
Credevamo tutti che il Circo Massimo avrebbe potuto essere un'occasione di confronto MARCO FABBRI
SINDACO DI COMACCHIO
a.cuz.
ROMA. Aveva parlato di deriva fascista e autoritaria, il sindaco di Comacchio Marco Fabbri, espulso la
settimana scorsa dal Movimento 5 stelle per aver partecipato alle elezioni provinciali di Ferrara. La notizia
della cacciata dei 4 attivisti di Occupypalco, però, non se l'aspettava: «Hanno chiesto il permesso di parlare,
non hanno usato violenza, a questo punto devo pensare che il problema sia quello che chiedono.
Pretendere trasparenza da Grillo e Casaleggio, oggi, è vietato».
Cosa pensa di questa nuova espulsione? «Sono un po' triste, perché quei ragazzi hanno fatto solo tre
domande: chi c'è nello staff? Perché il sindaco di Parma Pizzarotti è stato tenuto lontano dal palco? Si
possono ancora cambiare le cose nel Movimento? Espellerli è stato un atto gratuito, immotivato». L'ha
sorpresa? «Mi ha sorpreso perché quello non doveva essere un palco con una comunicazione unidirezionale.
Credevamo tutti che il Circo Massimo avrebbe potuto essere un'occasione di confronto.
Se non lì, dov'era che avremmo dovuto aprirci al dibattito tra di noi, alla condivisione delle esperienze?
Dov'era che andavano poste le domande che ci facciamo da mesi? Del resto, già l'esclusione di Pizzarotti dal
palco mi aveva lasciato molte perplessità».
Anche in questo caso, come nel suo, non c'è stata alcuna votazione online. Sta diventando un'abitudine?
«Mi piacerebbe sapere almeno chi ha scritto la sentenza, e quali sono i motivi. Resto convinto che non sia
Grilloa occuparsi di queste cose, che chi purtroppo gli sta intorno abbia un peso non irrilevante. Quanto a me,
sto ancora aspettando la comunicazione ufficiale della mia cacciata: dopo la scarna e mail della settimana
scorsa, nessuno mi ha scritto nulla. Per l'uso del simbolo avevo ricevuto una raccomandata, stavolta Grillo
non ha voluto spendere neanche i 5 euro. E sul blog Comacchio è ancora in lista insieme agli altri comuni a 5
stelle». Cosa pensa che accadrà? «Credo che questa mossa sia un suicidio mediatico dal punto di vista della
strategia. Davvero non li capisco».
E lei? «Ho un programma da portare avanti, con o senza simbolo. Se riuscirò a mantenere le promesse che
ho fatto alla mia città, ne sarà valsa la pena. Altrimenti, vorrà dire che non ne ero capace». PER SAPERNE
DI PIÙ www.europarl.europa.eu www.beppegrillo.it
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L'INTERVISTA/ MARCO FABBRI, ESPULSO DAL M5S
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 13
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"Ho pianto per la rabbia non sono Wonder Woman pagavo solo i
collaboratori"
Il mio era un monogruppo: essendo da sola, devo retribuire chi lavora per me Le lacrime? Ho provato a
trattenerle ma ero troppo tesa e dispiaciuta ASSESSORE REGIONALE ALLE PARI OPPORTUNITÀ
MONICA CERUTTI (SEL)
SARA STRIPPOLI
Assessore Monica Cerutti, ieri a fianco di Sergio Chiamparino non è riuscita a trattenere le lacrime. Rabbia
per un verdetto che ritiene ingiusto, o tensione? «Tensione e dispiacere. Ho fatto di tutto per cercare di
controllarmi ma non ce l'ho fatta.
Per me è un momento durissimo perché per una persona che fa politica sentire che viene messa in dubbio la
sua correttezza fa male».
Qualcuno ha richiamato le lacrime del ministro Elsa Fornero. Le donne piemontesi piangono? «Mi pare una
situazione molto diversa. Le mie lacrime però non erano per altri, ma per me.
Perché nella trasparenza e correttezza ho sempre creduto.
Nella passata legislatura sono stata la prima a chiedere l'anagrafe degli eletti, massima trasparenza a
disposizione dei cittadini». Nelle spese che le vengono contestate ci sono anche fondi del gruppo utilizzati per
pagare il personale. Un errore? «Guardi, il mio era un monogruppo, ero l'unica consigliera di Sel nella
passata legislatura.
A meno che mi si consideri Wonder Woman , credo si possa immaginare che per fare l'attività avessi
bisogno di aiuto, dipendenti e collaboratori».
Come giudica questa vicenda dei rimborsi? «Penso che si stia costruendo una giurisprudenza sulla nostre
spalle. Al di là di alcuni casi, credo che questa dovesse essere materia della Corte dei Conti». Chiamparino
dice che testimonierebbe sulla vostra correttezza e onestà. Ha avuto la tentazione di dimettersi?
«L'assessore al Bilancio ed io abbiamo rimesso le deleghe al presidente. Mi ha detto di tenere duro, lo farò.
Rispiegherò tutto». Non si può dire che lei non abbia fatto la gavetta in politica.
Da dove viene Monica Cerutti? «P DS, Ds, Sinistra democratica e ora Sinistra e libertà. Sono nata
politicamente come consigliera di circoscrizione e nei comitati Prodi del '95. Vado avanti facendomi forza
grazie ai messaggi di colleghi ed elettori».
PER SAPERNE DI PIÙ www.regionepiemonte.it torino.repubblica.it
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L'INTERVISTA / MONICA CERUTTI (SEL)
21/10/2014
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Pag. 17
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"Il virus risveglia paure ancestrali Ma medici e fondi possono fermarlo"
I ritardi sono stati fatali, però il focus deve restare l'Africa, altrove il rischio è quasi inesistente RONY
BRAUMAN Cofondatore di Msf
ANNA LOMBARDI
«SCENARIO numero uno, il peggiore: Ebola durerà a lungo e ucciderà un milione di persone. Scenario
numero due, il migliore: fermiamo Ebola entro tre mesi, moriranno ancora circa 20 mila persone.
Tutto dipende da come agiremo. Ma anche da come evolverà il virus». Rony Brauman, esperto di malattie
tropicali e cofondatore di Medici senza Frontiere- l'ong in prima fila nella lotta all'epidemia che è anche la più
duramente colpita da Ebola, con 9 volontari morti - non azzarda previsioni. «La mobilitazione c'è: ma sul
campo si vede ancora poco. Dovevano esserci 17 nuovi ospedali sul campo e non ci sono. E solo un decimo
dei soldati promessi da Obama è già arrivato» Cosa resta da fare? «La risposta ritardataè stata fatale, ha
permesso all'epidemia di estendersi.
Non possiamo correggere il passato ma dobbiamo lavorare per tradurre in fatti le tante cose dette, le
strategie elaborate. Tutto è ancora troppo lento. Certo, i governi stanno affrontando terrorismo, guerre, crisi
economica. Ma serve uno sforzo di risorse e mobilitazione» I governi sono impegnati affinché il virus non si
propaghi in Occidente...
«Il focus deve restare l'Africa Occidentale: il rischio di avere casi di Ebola altrove è limitato. Il rischio di una
epidemia in Europao Stati Unitiè vicina allo zero. E pensare che da noi migliaia di persone muoiono ogni
anno di altri mali - come la tubercolosi - e nessuno se ne preoccupa» Perché Ebola fa così paura? «Spaventa
per la sua forma esplosiva. Uccide in pochi giorni, provoca dolori atroci, sanguinamenti. Risveglia paure
bibliche di disastri estremi, punizioni divine. Amplificate dall'immaginario cinematografico, film come
Contagiono 28 giorni dopo . Certo, nel passato la peste ha ucciso due terzi degli europei e la malattia è
diventata una paura ancestrale. Ancora nel Novecento la spagnola ha colpito milioni di persone. Il nostro
dovere è capire la paura senza alimentarla. Dobbiamo aiutare la gente a razionalizzare».
C'è chi sostiene che Ebola fa così paura perché viene dall'Africa: non c'è in questo una forma di razzismo?
«Anche questo non è nuovo. Quando nell'Ottocento il colera uccise migliaia di persone in Europa la gente
attaccava i medici ritenendoli responsabili. Qui interviene la paura dell'altro, lo straniero, il virus che viene da
oltre confine. Noi guardiamo agli africani. Ma fra loro c'è chi pensa sia un virus portato dai bianchi».
Sappiamo cosa sta succedendo davvero? «Conosciamo il trend con cui Ebola si espande. Sappiamo che
cresce in Liberia e Sierra Leone, che è controllata in Guinea e sconfitta in Nigeria. Questi ultimi dati sono
incoraggianti, vuol dire che in Africa ci sono governi capaci di controllare e invertire il corso dell'epidemia.
Quanto ai numeri, al momento parliamo di oltre 4000 morti certe: ma crediamo siano almeno il doppio. E
potrebbero essere ancora di più».
Quali sono le cause remote del virus? «La deforestazione, l'urbanizzazione selvaggia, la crescita
demografica hanno portato la gentea stretto contatto con animali contaminati e permesso al virus di
propagarsi più velocemente che in passato» A che punto è la ricerca? «Bisogna investire di più: perché Ebola
è solo un campanello d'allarme. Ci sono altri virus pronti a trasformarsi in epidemie e per gli stessi motivi. Non
voglio spaventare nessuno, non sto dicendo che siamo di fronte a nuove potenziali catastrofi. Ma che è una
questione seria e per affrontarla serve più ricerca». D.R. Congo 8.2 Le epidemie di Ebola 500 km Swaziland
Niger Mali Senegal Costa d'Avorio Ghana Benin Togo Burkina Faso Nigeria Camerun Gabon Congo Rep.
Dem.
del Congo Guinea Equatoriale Mauritania Algeria Libia Egitto Mozambico Tanzania Madagascar Zambia
Angola Malawi Zimbabwe Botswana Namibia Sudan Sud Sudan Etiopia Somalia Kenya Uganda Ruanda
Burundi Eritrea Gibuti Yemen Arabia Saudita Ciad Sudafrica Lesotho 1.000 250 50 Numero di infezioni per
ogni epidemia 1976-2013 2014 (attuale) Habitat dei pipistrelli della frutta Gambia Guinea Guinea Bissau
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L'INTERVISTA
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 17
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Sierra Leone Liberia Liberia Sierra Leone Guinea Nigeria Senegal Rep. Dem.
del Congo Epidemia attuale (dati Oms aggiornati al 17 ottobre) casi , di cui LEGENDA morti 1.519 862 3.410
4.262 2.484 1.200 68 49 1 20 8
21/10/2014
La Repubblica - Ed. nazionale
Pag. 28
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Il Btp Italia "tirchio" non scalda il popolo dei risparmiatori solo con
l'inflazione diventerà attraente
Nel primo giorno di collocamento sono stati raccolti 3 miliardi, la metà della precedente emissione al 2020
VITTORIA PULEDDA
MILANO. Non è un affare, anche se con i tassi che ci sono in giro non si tratta nemmeno di una fregatura.
Però con questo nuovo Btp Italia il Tesoro non è stato davvero generoso (la cedola minima reale, lorda, è
dell'1,15%) e ieri, a chiusura di mercato, in quella fascia di durata si trovavano anche rendimenti un po' più
alti: lo stesso Btp Italia (legato all'inflazione domestica) emesso nell'aprile scorso - con scadenza 2020 offriva un rendimento pari all'1,131%. Per non parlare dei Btp "semplici" (senza legami con l'andamento dei
prezzi): la scadenza settembre 2020 aveva un rendimento dell'1,572% mentre quello che scade qualche
mese prima, nel marzo 2020, rendeva l'1,414%. E' vero, questi ultimi due in caso di inflazione sono destinati
a perdere terreno in termini di prezzo e, in sei anni (tanto dura il Btp Italia) qualche ripresa dei prezzi è
ragionevole attendersela (oltre che auspicabile) e in questo caso il Btp Italia offre protezione e rendimento
aggiuntivo. Inoltre, è vero che un potenziale investitore che avesse voluto ieri sfruttare la leggera
convenienza del Btp Italia di aprile si sarebbe trovato a pagare le commissioni bancarie (o postali) per la
sottoscrizione mentre il nuovo titolo non le ha (in fase di sottoscrizione) annullando così lo scarto di
rendimento (nel breve termine); infine, così facendo avrebbe rinunciato al piccolo extra-guadagno (il premio di
fedeltà del quattro per mille, a scadenza, per chi tiene i titoli fino all'ultimo momento).
Però resta il fatto che questo Btp Italia non scalda il cuore ed evidentemente nemmeno il portafoglio, se è
vero che nella prima giornata sono stati prenotati titoli per 3 miliardi, la metà di quanto era stato richiesto
nell'altra emissione.
Ma difficilmente il Tesoro, a fine periodo, alzerà la cedola fissa: ha già collocato circa il 90% del budget
annuale di finanziamento, dunque non ha bisogno di far cassa. Del resto, per il risparmiatore prudente
l'1,15% di cedola minima può essere una scommessa interessante sul futuro andamento dell'inflazione (che
come obiettivo Bce resta al 2% annuo).
Foto: AL TESORO Maria Cannata, direttore generale del ministero del Tesoro per il debito pubblico
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL PUNTO
21/10/2014
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Mps torna nella bufera la Borsa teme i test Bce "Voci senza riscontro"
Il titolo cede il 16 per cento in una settimana Cda il 28 per i rimedi: pronta la vendita di Consum.it
a.gr.
MILANO. Il nervosismo sale. Mancano due giorni alla comunicazione degli esami della Bce e dell'Eba ai primi
128 istituti europei, cinque alla loro diffusione pubblica. Tra le banche più attese c'è Monte dei Paschi, reduce
da quasi tre anni di dura ristrutturazione dopo i guasti della gestione 2006-2011 di Giuseppe Mussari e
Antonio Vigni. Ma la banca senese, dopo un maxi aumento da 5 miliardi a luglio per rimborsare 3,5 miliardi di
prestito del Tesoro, sembra tornata nella bufera. Almeno a giudicare dalla quotazione, in caduta da giorni e
ieri scesa a 0,835 euro (-1,88%), dopo una sospensione mattutina al ribasso. La capitalizzazione è ormai di
4,27 miliardi. A spaventare i venditori è l'ipotesi che Mps possa accusare un deficit patrimoniale dopo i test
sovrapposti, sulla qualità degli attivi e sugli scenari di crisi.
L'incertezza è grande: gli operatori stimano una forchetta tra mezzo miliardo e 1,7 miliardi di deficit di
carenze. «Ammontari che non trovano riscontro nella documentazione parziale e comunque preliminare
finora ricevuta», ha dichiarato la banca.
Ma è un fatto la convocazione di un cda a Rocca Salimbeni martedì prossimo il 28. Ed è una conferma che,
quando domenica 26 saranno diffusi i dati dei due test di vigilanza, la banca potrebbe avere cose rilevanti da
comunicare, e in fretta, al mercato. Tra queste, è in rampa di lancio la cessione di Consum.it, società senese
di credito al consumo. Una piattaforma con annessi 2-3 miliardi di crediti in bonis per cui si profila la
concessione dell'esclusiva alla cordata tra Deutsche Bank e fondo High Bridge.
Foto: AL VERTICE Alessandro Profumo, presidente di Mps e l'ad Fabrizio Viola attendono i risultati degli
stress test Bce
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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LA GIORNATA
21/10/2014
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A Siena i derivati fanno ancora danni Rischio nuovo salasso da 600 milioni
Molto dipenderà da come l'Eurotower farà contabilizzare i contratti Santorini e Alexandria
ANDREA GRECO
MILANO. A Siena il passato è un film che non passa mai. Non solo per le strette viuzze e le contrade attorno
al Campo. La persecuzione del passato pervade la banca cittadina, che fatica a voltare pagina dopo il
decennio di dissipazioni finito in dramma nel 2011.
Quasi tre ne sono passati, sotto la guida dei due "foresti" Fabrizio Viola e Alessandro Profumo. Ma né il
risanamento, né la dieta di rischi e impieghi hanno ridato all'istituto reddito e solidità patrimoniale. Ora in città,
come sul mercato, si teme che tra pochi giorni la vigilanza bancaria europea possa infierire ancora, come
fece un anno fa la Commissione europea. Emblema del passato che non passa sono anche i derivati
Alexandria e Santorini, micidiali strumenti appiccicatia5 miliardi di Btp con cui l'ex gestione occultò perdite che
ne avrebbero anticipato la cacciata. È bene ricordare che quei contratti restano tuttora aperti per 3 miliardi:
nel febbraio 2013 il nuovo management li ha solo svalutati e depurati da "errori" (così crebbe di 500 milioni la
richiesta di Monti bond). Da allora stanno nei conti della banca, sminati dal rientro del rischio sovrano italiano.
È bene ricordare, poi, che Mps ha sostenuto una diatriba tecnico-contabile per appostare quei miliardi di
derivati come crediti, in virtù di effettive linee di finanziamento che quei prodotti incorporano.
Un'impostazione accettata da Bankitalia e Consob, ma rifiutata da Tribunale del Riesame di Siena,
Commissione europea, Ifrs e Bafin tedesca. Come sa Deutsche Bank, costretta a contabilizzare Santorini
come derivato. In questi giorni, negli ambienti bancari di Francoforte, si dice che dal4 novembre la vigilanza
unica della Bce potrebbe chiudere la diatriba chiedendo a Mps di portare a conto economico il valore di
mercato di quei derivati, con ciò facendo emergere circa mezzo miliardo di nuove perdite. Dalla banca
senese non è stato possibile avere commenti a riguardo. Al 30 giugno 2014 l'ammanco di capitale di quei
derivati era circa 500 milioni, che diventerebbero quasi 600 per il peggiorato differenziale Btp-Bund. Una
buona fetta dell'ipotetico deficit patrimoniale che fa tremare Mps potrebbe, dunque, celarsi qui.
Proprio dei derivati si è tornati parlare al foro di Siena il 10 ottobre, quando la difesa di Antonio Vigni ha fatto
emergere nuovi, sinistri dettagli sul dossier. L'ex dg del Monte è accusato, con l'ex presidente Giuseppe
Mussari e l'ex capo area finanza Gianluca Baldassarri, di ostacolo alla vigilanza per avere occultato il
mandate agreement , contratto stipulato da Mps con Nomura che "associava" in un quadro unico le
operazioni in derivati (su cui Siena guadagnava) e i Btp le cui ricche cedole erano retrocesse ai giapponesi.
Da un'ispezione di Bankitalia dell'11 maggio 2010, depositata dalle difese di Vigni e finora inedita, si legge in
sette pagine che la vigilanza aveva già da allora individuato le operazioni anomale in Btp/Repo con Deutsche
Bank e Nomura, ma anche che Via Nazionale aveva individuato come l'operazione fatta con i tedeschi
servisse a compensare perdite di Santorini. «Il Btp/Repo di dicembre 2008 era contemporaneo a un altro di
pari importo intercorso tra Deutsche Bank e la controllata Santorini, con funding ancorato a fattori in gran
parte antitetici. Il positivo esito finale della 2° operazione compensava le perdite allora in formazione di un
collar equity swap trai due soggetti». Quel verbale gli ispettori lo consegnarono a Mps, a disposizione degli
amministratori. Perché quindi il nuovo management affermò di avere "scoperto" Santorini solo dopo aver
rinvenuto (il 10 ottobre 2012) nella cassaforte murata di Vigni il mandate agreement su Alexandria? La prima
sentenza su Alexandria è attesa il 31 ottobre, quattro giorni dopo gli esiti degli stress test, quattro giorni prima
l'avvio della vigilanza Bce.
I PUNTI LA VIGILANZA A Pasqua 2014 Bankitalia (in foto Ignazio Visco, governatore) ha suggerito a Mps di
ampliare l'aumento da 3 a 5 miliardi, prima del rimborso dei Monti bond LA COMMISSIONE Nell'autunno
2013 la Commissione europea (in foto il commissario Joaquin Almunia) chiese a Mps di raddoppiare la
ricapitalizzazione a 2,5 miliardi
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21/10/2014
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Pag. 31
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Alitalia-Etihad via al piano Expo "Ok Ue a fine anno"
e.l.
MILANO. L'asse Alitalia-Etihad inizia a muovere i suoi primi passi da Milano, in attesa del via libera della Ue
all'intesa «atteso entro fine anno», ha detto ieri James Hogan, numero uno della compagnia di Abu Dhabi.
Sinergie, network e nuove rotte decolleranno così solo dopo la benedizione di Bruxelles «con l'obiettivo di
arrivare al pareggio nel 2017». Le due aerolinee però hanno avviato la cooperazione da Expo 2015, di cui
saranno entrambe partner ufficiale a livello mondiale, mettendo una bella ipoteca su un po' dei 7 milioni di
persone (su 20 milioni di arrivi previsti) che nei sei mesi dell'esposizione dovrebbero sbarcare in aereo a
Milano.
«Questa storia sarà un grande successo - ha detto ieri il presidente Roberto Colaninno -. Il futuro non è così
nero come lo dipingonoe nessuno cinque anni fa si sarebbe immaginato oggi di trovare Alitalia in grado di
fare operazioni di questo tipo». I cantieri aperti sono molti. Obiettivo: «Costruire una aerolinea di segmento
alto che porti con sé i valori del brand Italia», ha ribadito Hogan presentando il primo prodotto della
collaborazione, due Airbus A330 con la livrea comune dedicata a Expo 2015. La vera rivoluzione riguarderà
però le rotte. Alitalia aumenterà la propria connettività intercontinentale, trasformando Roma Fiumicino nella
testa di ponte per trasferire i passeggeri asiatici verso Sud e Nord America.
«Noi puntiamo molto anche sul mercato del Nord Italia - ha ribadito ieri l'ad di Etihad -. Linate garantirà i
collegamenti con l'Europa, Malpensa quelli punto a puntoa lungo raggio». Qualcosa, su questo fronte, ha già
iniziato a muoversi: Air Berlin, altro partner del network partecipato dagli emiri, ha trasferitoi suoi voli dall'ex
hub Alitalia al city airport meneghino assieme a FlyNiki. Otto voli al giorno trasferiti al Forlanini. Alitalia
potrebbe chiudere da Malpensa anche una serie di collegamenti domestici. «In vista dell'Expo però apriremo
una rotta da Malpensa a Shanghai e una su Abu Dhabi e rafforzeremo le frequenze su Tokio». Durante
l'esposizione i voli di Alitalia e partner da Milano dovrebbero essere circa 100 al giorno verso 560
destinazioni.
I prossimi mesi saranno dedicati però al riposizionamento della compagnia, che decollerà dopo il via libera
della Ue assieme alle nuove scatole di controllo societarie e al nuovo vertice. Silvano Cassano, ex manager
del gruppo Benetton, prenderà il posto dell'attuale ad Gabriele Del Torchio. Per la presidenza al posto di
Colaninno si è fatto il nome di Luca Cordero di Montezemolo, da sempre in ottimi rapporti con le famiglie
regnanti de Golfo. «È una persona meravigliosa - ha ammesso ieri Hogan - ma è presto per decidere».
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IL PROGETTO
21/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale - speciale europa
Pag. 51
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"Gli italiani? Non sono razzisti ma in ansia per lo stato sociale"
Il sociologo Barbagli: da noi non esistono ghetti. Il futuro? Attenti alla scuola «La sinistra ha parlato in modo
sbagliato di razzismo. Avere timori non è razzismo, ci sono tensioni sbagliate, ma il Paese non ha ceduto. La
Chiesa in questo ha avuto un ruolo importante. Ora il governo deve trovare il modo di farci convivere tutti» «In
tv e sul web si dice spesso: "Gli stranieri ci rubano il lavoro", ma penso che le preoccupazioni vere della
gente siano altre. L'istruzione o la fila al pronto soccorso, per
GIANNI RIOTTA
Sorride Marzio Barbagli: «La storia dell'emigrazione in Italia è vicenda lunga, eh? Venivano da noi già nel
1440!». Lo studioso dell'Università di Bologna, che ha insegnato anche a Harvard e Stanford, è per un
periodo di lavoro a San Francisco: «La California, con continui flussi migratori, è laboratorio perfetto per
confrontare il caso italiano, dove i luoghi comuni confondono il dibattito. Tanti, per esempio, son persuasi che
la crisi economica abbia fermato l'emigrazione, ma non è così. Sono arrivati ancora fino a mezzo milione di
persone e il 1° gennaio 2014 erano censiti 4.922.000 stranieri. Si obietta: i Paesi del Nord Europa hanno
percentuali di emigrazione più alte delle nostre, ma chi viene in Italia va a Nord e Centro, solo un terzo a Sud.
Le regioni del Nord hanno più emigranti che, in media, la Germania». Come cambia la comunità degli
emigranti nel XXI secolo? «Ricordo un mio ritorno dall'America, primi anni Ottanta. Improvvisamente vedo il
centro di Bologna popolato da lavoratori stranieri. Allora gli emigranti venivano da tutto il mondo, un centinaio
di Paesi. Oggi le prime dieci nazionalità raccolgono i due terzi dei nuovi arrivi, primo posto per rumeni, poi
albanesi, marocchini - a lungo il gruppo più numeroso - al quarto i cinesi». Gli italiani usano dapprima l'odioso
nomignolo «vu cumprà» per gli ambulanti sulle spiagge, poi arrivano la reazione della Lega Nord e l'opposta
benevolenza di cattolici e sinistra. Adesso? «Nei talk show e sul web fa spesso capolino lo slogan "Gli
stranieri ci rubano il lavoro!" È solo demagogia, nessuna ricerca prova che questa sia la preoccupazione degli
italiani. Gli emigranti sono occupati in percentuale maggiore degli italiani perché accettano mansioni rifiutate
dai nostri connazionali, nei campi, nella pesca, nell'edilizia, compresa quella irregolare e clandestina con molti
infortuni, nell'assistenza agli anziani - le cosiddette badanti -, in altre umili occupazioni, lavapiatti, nelle stalle
e allevamenti. Le prostitute di strade sono solo straniere, ma i clienti italiani. Chi non lavora, tra gli stranieri
regolari, sono per lo più i familiari dei lavoratori, arrivati grazie al ricongiungimento familiare. Temo che le
ansie degli italiani sull'emigrazione siano altre». Quali? «Criminalità e stato sociale. Una società debole come
l'Italia vede la scuola, la sanità, i servizi di base scricchiolare, devono servire più persone mentre tagliamo
risorse. Al pronto soccorso si vede una lunga fila di emigranti per i quali la corsia d'emergenza è il solo
accesso a un medico - e si torna a casa di malumore, come se l'attesa fosse colpa dei malati stranieri». Molti
genitori al Nord lamentano classi sovraffollate e con bambini che arrivano con lingue diverse: «Ne parlava a
lungo solo la Lega, ora il nostro sistema scolastico è sotto pressione. Presidi, professori, famiglie restano
"friendly", come si dice in California, pieni di buone intenzioni, suppliscono con energia, compassione ed
entusiasmo alle carenze organizzative. Ma se poi si rallenta nell'apprendimento cominciano i dissapori». Lei
fu il primo a dare i numeri record dei reati commessi da immigrati e vari colleghi se ne scandalizzarono:
«Qualche snob si scandalizza ancora, non ne parlano nei dibattiti ma i record nei borseggi, rapine, furti, in
casa o in strada, restano purtroppo appannaggio degli stranieri, con percentuali altissime. Nessuno va
criminalizzato, con quasi cinque milioni di persone ovvio che trovi di tutto. Aumenta il malcontento quando la
polizia procede ad arresti, quasi sempre di irregolari. I governi hanno provato ad approvare norme per
espellere gli irregolari, soprattutto se delinquono, ma con scarsa efficacia». Trenta anni dopo la passeggiata a
Bologna in cui ha scoperto il nuovo volto della sua città, cosa c'è invece di positivo? «Non ci sono ghetti in
Italia. Guardi le metropoli Usa, gli emigranti vivono in quartieri tra di loro, da noi l'integrazione urbanistica è
migliore, un sottovalutato passo positivo. L'eccezione sono i cinesi, che tendono a vivere in comunità più
chiuse, e il Sud. Da Napoli a Palermo le città meridionali tendono a creare "aree" per gli emigranti molto più
che il Nord. La nostra economia, le nostre famiglie, il nostro sistema pensionistico, le comunità, vivono ormai
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L'INTERVISTA
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grazie al contributo di chi è venuto a lavorare da noi, con energia, cultura, tradizione. Per me un fatto
benefico. Gli atti di razzismo, certo con gravi e dolorose vicende, son rimasti pochi, non si è creata una
catena di odio». E neppure movimenti xenofobi o anti emigranti come Le Pen in Francia o Ukip in Gran
Bretagna. La Lega Nord rialza i toni, ma a lungo ha parlato più di tassi che di confini: «Per la cultura socialista
e cattolica lo straniero va accolto. La Chiesa ha avuto un ruolo importante. Quando in tv si vede arrivare un
barcone affollato da disperati, tanti dimenticano che solo una minima frazione di ingressi nel nostro Paese
arriva via mare. Gli altri passano la dogana in modo normale, Mare Nostrum non è una regola. Ma la sinistra
ha parlato in modo sbagliato di "razzismo". Avere timori, preoccupazioni non è razzismo: ci sono tensioni
sbagliate, ma il Paese non ha ceduto». Lei ha lavorato in think tank che in California direbbero "liberal": cosa
la preoccupa in futuro? «La scuola. Se il governo non trova modi per far convivere tutti ci prepariamo guai.
Noi non abbiamo avuto un'emigrazione negli anni di boom economico, ma in recessione. E se guarda al
fondamentalismo in Inghilterra o alle rivolte urbane in Francia, è la seconda generazione, chi è nato da figli di
emigranti, a creare problemi di integrazione. Un fenomeno appena iniziato da noi, e su cui i populisti
speculeranno, temo». www.riotta.it
Foto: Marzio Barbagli
Foto: TONY GENTILE/REUTERS
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"Stop a chi non fa almeno 500 parti" Ma 133 reparti sfuggono alla chiusura
Dopo due anni, l'accordo Stato-Regioni sugli standard di sicurezza non è stato applicato L'ANOMALIA Troppo
frequente il ricorso al cesareo, che è più rischioso ma anche più remunerativo
PA. RU.
ROMA Monferrato, Piemonte. La slide proiettata al ministero della Sanità mostra una mappa geografica
impietosa. In un raggio percorribile in mezz'ora d'auto ben 5 centri nascita, dei quali solo uno supera lo
standard dei mille parti, considerato ideale per fare nascere un bimbo in piena sicurezza. Una situazione che
si ripete in molte altre parti dello stivale. Scorrendo i dati del «Piano nazionale esiti» del ministero della Salute
abbiamo contato 35 ospedali che tengono in piedi centri nascita che addirittura stanno sotto la soglia dei 200
parti l'anno. Con i casi limite del Meyer di Firenze, che fa nascere solo 13 bimbi l'anno, del Nagar di
Pantelleria (21 bebè) e del Rossore di Pisa. Numeri risibili se si pensa che la soglia minima di sicurezza è
fissata a 500 parti l'anno, limite sotto il quale, in base all'accordo tra Stato e regioni del 2012, dovrebbe
scattare la chiusura. Eppure sotto quella soglia di sicurezza restano in piedi ancora ben 133 strutture. Da noi,
sia detto per inciso, nascono bambini sani e vegeti più che altrove. Ma nelle sale parto c'è qualcosa che non
va, certificava lo scorso anno la Commissione parlamentare d'inchiesta sugli errori sanitari. Quando si
sbaglia, in un caso su cinque è infatti proprio nel momento più bello: quello della nascita. Su 507 casi di
malasanità accertati dalla Commissione dal 2009 al 2012 ben 104 si sarebbero verificati in sala parto. Questo
anche perché i centri nascita che mettono al mondo pochi bambini quasi mai sono attrezzati con la terapia
intensiva pre-natale o la doppia guardia medica durante le 24 ore. Ma il Piano esiti del Ministero certifica che
le cose non vanno troppo bene nemmeno quando si va a vedere come si nasce. «Il parto cesareo rispetto al
parto vaginale - è scritto nel documento allegato al Piano - comporta maggiori rischi per la donna e il bambino
e dovrebbe essere effettuato solo in presenza di indicazioni specifiche». In un caso su quattro, però, si fa
ricorso al bisturi. Che, guarda caso, viene remunerato dalla regioni con tariffa doppia rispetto al parto
naturale. Il dato era sceso di un modesto 3% dal 2008 al 2012. Ma lo scorso anno i cesarei sono rimasti
inchiodati al 26% del totale nascite, contrariamente a tutti gli altri indicatori in buon miglioramento. Anche qui
però le medie non fotografano a dovere la realtà estremamente variegata da un ospedale all'altro. Volendo
considerare come più attendibili i dati delle strutture cha hanno volumi di attività più elevati ecco che a Carate
Brianza, in provincia di Monza, su 1629 parti poco più del 5% sono cesarei. E con percentuali più o meno
simili troviamo l'Ospedale Borgo di San Lorenzo (Firenze) e il Civile di Palmanova a Udine. Allora chi sa
perché il bisturi è la norma alla Clinica Villa Cinzia di Napoli (oltre il 92% di cesarei) alla «Mater Dei della
Roma bene (oltre l'87%) o alla casa di cura La Bruna di Torre del Greco in Campania (quasi l'82% di cesarei).
Maglie nere, guarda un po', tutte private. Sul fenomeno dei cesarei i tecnici del ministero ci scherzano su:
«Se guardiamo a fondo le statistiche scopriamo che in Italia oramai non si nasce più nei week end o nei
giorni festivi». Un'allusione al fatto che spesso il cesareo viene preferito al parto naturale proprio perché
programmabile. Magari nei giorni meno scomodi. Anche se per il professor Nicola Siricu, presidente della
società di ginecologia (Sigo), dietro il permanente boom dei cesari «c'è anche il proliferare delle cause
sanitarie, che finiscono per incentivare la medicina difensiva». Quella che secondo il Ministro Lorenzin fa
sperperare 13 miliardi l'anno di accertamenti e ricoveri inutili. Compresi quelli che prediligono il bisturi in sala
parto anche quando non serve. Centimetri - LA STAMPA Parti, i reparti peggiori 1° A.O.U.U. Meyer Firenze
TOSCANA 3° CC S. Rossore SRL Pisa TOSCANA 5° Osp. Istituto Ortopedico Toscano Firenze TOSCANA
7° Osp. A. Segni Ozieri (SS) SARDEGNA 8° CC Villa Donatello SPA Firenze TOSCANA 9° Osp. di
Manfredonia Manfredonia (FG) PUGLIA 13 21 24 35 36 50 55 62 63 74
2°
Osp. B. Nagar Pantelleria (TP) SICILIA
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IL RETROSCENA
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4°
CCA Villa Regina Bologna EMILIA ROMAGNA
6°
CC S. Maria Bolzano (Provincia autonoma)
Osp. Caduti in Guerra Canosa di Puglia (BT)
10° PUGLIA
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"Legge di stabilità, giusta la direzione Sulla spending review si può fare di
più"
Rocca (Assolombarda): l'Italia può farcela grazie alle sue imprese
FRANCESCO MANACORDA MILANO
Siamo un Paese che ha ed avrà dei problemi di transizione fortissimi. Ma del resto stiamo spurgando i guasti
di trent'anni e non si può certo pensare che ci sia un mago che ci risolve i problemi da un momento all'altro».
Gianfelice Rocca, presidente di Assolombarda e ieri ospite a Torino degli imprenditori dell'Ide, parla dell'Italia
che «può giocare una partita» nel mondo grazie alla sua vocazione nell'industria «medium tech», che va dalla
meccanica, al lusso, alla farmaceutica, e promuove la legge di stabilità e le riforme del governo. E da cosa si
può ripartire, dottor Rocca, in un quadro internazionale e interno che sembra sempre meno promettente?
«Intanto prendendo atto che è cambiato il paradigma mondiale. Abbiamo vissuto periodo in cui Usa
consumavano, la Cina vendeva beni agli Usa e l'Europa vendeva macchine per produrre quei beni alla Cina e
beni di consumo agli Usa. Oggi l'innovazione, con la rivoluzione dello shale gas negli Usa, ha cambiato le
regole e la Cina si trova costretta a cambiare la sua strategia puntando sui consumi». E l'Italia per l'appunto
che ruolo può giocare? «Può scommettere su una competitività di fondo dell'industria e sulla forza degli
esportatori. Abbiamo un settore forse non di altissima tecnologia ma di "medium tech" molto importante e
forte che regge l'export, una ricchezza delle famiglie tra le più alte al mondo e una ricchezza di risorse
umane, esemplificata dagli ingegneri che escono dai nostri Politecnici, ricercatissimi sia per competenze sia
per capacità di adattamento. E allo stesso tempo abbiamo anche una cultura territoriale». Ma sembriamo
destinati a non ripartire... «Il primo fattore di crisi è che ci manca la fiducia, vero petrolio italiano. L'altro fattore
è che se da un lato c'è la ricchezza delle famiglie dall'altro, c'è un blocco dei consumi che blocca anche gli
investimenti. Le riforme del governo devono servire anche a questo, ossia a generare un movimento di
maggior fiducia. Possiamo farcela anche perché ci sono impulsi sotterranei che non sono forse ancora visibili,
ma che si muovono». Cioè? Quali movimenti vede per «Riaccendere i motori», come recita il titolo del suo
libro pubblicato a inizio anno? «Nel mondo delle imprese è in atto un parto complesso e prolungato. Molte
imprese escono dal mercato, ma molte altre incorporano nuove tecnologie come il 3D e la digitalizzazione e
fanno grandi progressi. Vediamo molti bilanci positivi di chi esporta, anche in settori di nicchia. E poi ci sono
sinergie con il mondo scientifico. Prendiamo il caso delle scienze della vita: l'Italia ha il 6% delle pubblicazioni
mondiali di qualità contro il 3% del Pil mondiale». Resta il tema delle politiche per muovere, o almeno non
frenare, queste risorse... «Stiamo facendo compiti a casa molto difficili, ma abbiamo asset su cui possiamo
lavorare. Si tratta di avere un piano che consenta di trovare e liberare i motori dello sviluppo, bloccati non
solo dai lacci e lacciuoli della burocrazia, ma anche dalla mancanza di fiducia in noi stessi. E poi di
recuperare una competitività che abbiamo perso nei servizi molto più che nell'industria». In questo senso
come giudica la legge di stabilità? «L'insieme delle misure va nella direzione giusta, anche se ovviamente si
possono fare osservazioni sui dettagli applicativi. C'è uno sforzo nel porsi accanto agli imprenditori, intesi
come motore dell'occupazione e dello sviluppo, ad esempio quando si agisce sull'Irap. E nel contempo si
cerca di sostenere i consumi, con mantenimento del bonus di 80 euro. È un mix che ha al centro una
riduzione delle spese per finanziare una riduzione delle tasse». Ma la spending review è realizzabile? «Sono
convinto che esistano larghissime possibilità di efficienza e di miglioramento nella produttività del settore
pubblico. I numeri introdotti nella legge di stabilità sono molto inferiori a quelli lanciati in Gran Bretagna o in
Francia. C'è ampio spazio di revisione nell'articolazione di spese tra Stato ed enti locali». Dunque nella
diatriba sui tagli tra il premier e le Regioni lei sta con Renzi? «Trovo che sia assolutamente corretto chiedere
alle Regioni di guardarsi in pancia per ridurre le spese e credo anche che ci sia spazio perché lo facciano.
Oggi l'Italia paga i costi di uno sistema federale come la Germania e al tempo stesso quelli di un sistema
centrale come la Francia».
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Intervista
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Ha detto La strada verso la ripresa Il primo fattore di crisi è che manca la fiducia, vero petrolio italiano e il
blocco dei consumi blocca gli investimenti I tagli Giusto chiedere alle Regioni di guardarsi in pancia per
ridurre le spese: lo spazio per farlo c'è
Foto: Presidente Gianfelice Rocca guida Assolombarda
Foto: STEFANO SCARPIELLO/IMAGOECONOMICA
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D'Urso: "Matteo? È uguale a Berlusconi Ora vorrei Napolitano"
MATTIA FELTRI ROMA
Signora D'Urso, si è divertita più a intervistare Silvio Berlusconi o Matteo Renzi? «Mi sono divertita con
entrambi perché sono simili, grandi comunicatori, ironici e autoironici. Giocano, scherzano. Si assomigliano».
Allora forse è inutile chiederle chi dei due è meglio... «Del tutto inutile, non mi avrete...». Ci dica almeno una
cosa in cui uno è meglio dell'altro e viceversa. «Mah, non saprei. Sono molto eleganti. Berlusconi è più
british, col doppiopetto, mentre Renzi è più stile Obama, giovanile, con la camicia bianca». Irrimediabile
pareggio... «Pareggio». Risultato ovvio, in fondo lei ha fama di essere un'intervistatrice accomodante. «E ne
sono felicissima. Sono volutamente accomodante perché desidero che i miei ospiti siano comodi. Che siano
miei ospiti a casa oppure in tv poco cambia, devono sentirsi a loro agio, e infatti spesso raccontano cose che
non avevano mai confessato. E non succede soltanto ai politici, ma a personaggi dello spettacolo, dello sport,
della cronaca: ieri (domenica, ndr) era con noi la mamma di Marco Pantani, ed era importante che fosse
tranquilla e parlasse come fosse fra amici». Diciamo così: l'obiettivo non è vincere il Pulitzer. «Esatto. Anche
perché poi il Pulitzer non lo vincono neanche quelli che ci aspirano. Non mi sembra di vedere in giro molti
Pulitzer». Quanto le dà fastidio che l'ordine dei giornalisti si lamenti che lei non è giornalista? «A parte che
sono pubblicista, ma è una polemica che mi fa sorridere. Siccome non sono giornalista non posso fare
domande? Ho l'impressione che lo dicano soltanto perché vorrebbero essere al mio posto». E poi Renzi lo
hanno intervistato un po' tutti, e forse non gli hanno fatto domande così incalzanti. «Questo lo dite voi. Io dico
che non capisco secondo quale regola si debba essere giornalisti professionisti per porre delle domande a un
presidente del Consiglio o a un segretario di partito. E poi la verità è che sono Berlusconi e Renzi a decidere
di venire da me. Anche nell'intervista del dicembre 2012, quando annunciò la propria ricandidatura, fu
Berlusconi a volere Barbara D'Urso e non perché era su Mediaset». Perché si sente a suo agio, come
direbbe lei. «Certamente. E non è così soltanto per lui o per Renzi: si fa un gran parlare di loro, ma negli anni
ho avuto in trasmissione Marco Pannella, Pierferdinando Casini, Enrico Letta, Dario Franceschini, Walter
Veltroni, Francesco Rutelli, e anche Renzi venne una già da sindaco di Firenze». Ce n'è uno che l'ha delusa?
«Ehi, basta provarci...». Vabbè. Allora chi le manca? Qual è il politico che desidera portare nel suo studio?
«Mah... Non saprei... Li ho avuti tutti». Grillo? «Sì, sarebbe divertente. Lo conosco da tanto tempo». Non
sembra entusiasta. E Napolitano? «Napolitano? Magari. È vero, non ci avevo pensato. Sarebbe fantastico.
Bisogna proprio che ci attiviamo». Il premier ha fatto uno share del 19.1 per cento, mentre ad aprile il capo di
Forza Italia fece l'11.8. Ha vinto Renzi? «Non ha vinto nessuno, sono due personaggi affascinanti, che sanno
parlare di politica semplicemente, per la gente semplice come me». Un tentativo disperato: lei per chi vota?
«Buona questa... Arrivederci!».
Berlusconi è più british, col doppiopetto, mentre il premier è più stile Obama, giovanile, con la
camicia bianca Barbara D'Urso
Foto: Il selfie di Renzi con Barbara D'Urso
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Intervista
21/10/2014
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Italicum, Matteo apre un doppio fronte
MARCELLO SORGI
Proponendo, seppure per inciso, alla direzione del Pd di modificare l'Italicum per passare dal premio di
coalizione a quello di lista, Matteo Renzi ieri ha aperto - in realtà riaperto - un doppio fronte, interno e esterno.
Una legge maggioritaria a doppio turno con premio per il partito, e non per la coalizione, che prende più voti,
avrebbe come effetto di trasformare le prossime elezioni in un referendum su Renzi. Lui e Grillo farebbero la
campagna l'un contro l'altro armati, né più né meno come alle ultime europee, ma Renzi, vincendo, com'è
probabile, conquisterebbe la maggioranza, avendo anche il potere di ridisegnare in gran parte la compagine
dei parlamentari che dovrebbero poi dargli la fiducia. Si tratterebbe di una svolta presidenzialista, oltre che
maggioritaria. Logico che non sia piaciuta alla minoranza del Pd, che per bocca di Gianni Cuperlo si era
spinta a proporre una convivenza da "separati in casa" tra le varie componenti del partito, una sorta di
confederazione aperta alla possibilità estrema di una scissione nel caso in cui l'emarginazione in cui la
minoranza è stata ridotta dalla gestione renziana dovesse consolidarsi. Con Renzi padrone delle liste e del
premio elettorale gli spazi per gli exPci verrebbero invece ulteriormentente a ridursi. Non è affatto sicuro,però,
che su una simile ipotesi concordi l'altro firmatario del "patto del Nazareno": il premio di coalizione, com'è
stato inserito nel testo dell'Italicum approvato dalla Camera, porterebbe il centrodestra a riunirsi, superando
per causa di forza maggiore tutte le divisioni e le difficoltà degli ultimi tempi, quello di lista no. Quanto questo
processo di riunificazione sia difficile, per non dire irrealistico, lo dimostrano le sterili (fin qui) trattative per
cercare di ricostruire la coalizione in vista delle regionali. Politicamente infatti la contraddizione in cui il
centrodestra si trova è che Berlusconi è ancora il solo ad avere un (ridotto) potenziale elettorale, ma è anche
quello che impedisce la trasformazione della sua parte in una normale federazione democratica, in cui il
leader e i candidati ai vari livelli sono scelti tramite primarie. Di qui le resistenze dell'ex-Cavaliere: quanto forti,
non si sa, dato che Berlusconi alla fine non delude mai Renzi e di recente è sempre più disamorato del suo
partito, abbandonato a una lotta correntizia infinita e senza rimedio. Favorevoli all'ultima proposta di Renzi
sono invece i partiti minori, sia di governo, come l'Ncd, sia di opposizione, perché il premio alla lista
porterebbe con se l'abbassamento della soglia di sbarramento per l'ingresso in Parlamento. Al primo turno,
insomma, ognuno potrebbe presentarsi per conto suo: salvo poi rinegoziare i propri voti prima del
ballottaggio, in cambio di impegni sulla composizione del governo.
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Taccuino
21/10/2014
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Legge elettorale, il premier accelera "Premio soltanto al partito"
Settimana prossima incontro con Berlusconi per chiudere
CARLO BERTINI ROMA
L'accelerazione è improvvisa, Matteo Renzi prova a forzare la mano per chiudere un accordo e mettere nel
cassetto l'arma della nuova legge elettorale. A sorpresa, dice per la prima volta pubblicamente che vorrebbe
un sistema che premi il partito che vince, mandando così in soffitta l'epoca e la lunga epopea delle coalizioni.
Una rivoluzione copernicana, con Berlusconi ne aveva parlato nell'ultimo incontro a Palazzo Chigi e ne
riparlerà la prossima settimana: quando i due si rivedranno per un vertice che il premier vorrebbe fosse quello
decisivo. Come nel suo stile, chiusa una partita, Renzi ne apre subito un'altra: in maniche di camicia apre i
lavori della Direzione chiamata a discutere proprio del partito che lui vuole interclassista e capace di rompere
gli steccati, a vocazione maggioritaria. E sgancia la botta. Che fa il suo effetto più fuori che dentro dove
nessuno contesta. «Se il Pd è il partito maggioritario, ossia della nazione, deve avere degli strumenti elettorali
che lo consentano e allora nell'Italicum meglio il premio alla lista che alla coalizione». Punto. In sala tutti
capiscono al volo dove si andrà a parare, Renzi implicitamente taglia le ali a qualsiasi velleità scissionista a
sinistra. Ma non parte la sarabanda di chi teme di mandare in soffitta la logica delle alleanze con sinistra e
centro. Chi apprezza tace, come i veltroniani e perfino i «turchi», storce il naso solo il bersaniano D'Attorre.
Renzi gli replica ma parla a suocera perché Berlusconi, intenda. «L'Italicum è la risposta oggettiva e
necessaria all'Italia. Risponde all'esigenza di avere un vincitore, di riduzione del potere di veto dei piccoli
partiti e bisogna garantire quel sufficiente premio di maggioranza che consenta a chi ha vinto di avere
margine per governare, altrimenti va in gioco la stessa idea di rappresentanza e di rappresentatività. Poi si
può discutere se dare il premio alla lista o alla coalizione, se mettere le preferenze...». Fuori dal Nazareno,
dopo il primo annuncio, il film è più turbolento. «A queste condizioni, l'Italicum non possiamo mandarlo
avanti», dice ai suoi interlocutori Berlusconi, al quale il premio di lista in teoria non dispiacerebbe ma si rende
conto che Forza Italia non solo rischia il ballottaggio ma pure di arrivare quarta dietro la Lega. La linea non è
un no frontale, ma temporeggiare. Confida Toti agli amici, «intanto aspettiamo che questa proposta del
premio di lista ci venga formalizzata nero su bianco. Come sempre da parte nostra c'è disponibilità a
discutere ma con un metodo consensuale». Chi invece brinda, «siamo ultrafavorevoli» è Alfano, che però già
mercanteggia: vuole che sia tolta la soglia di sbarramento per i partiti piccolini o perlomeno ridotta di molto e
solo a queste condizioni è pronto a dare una mano in Senato dove si annuncia grande battaglia sui numeri.
Ma Renzi, che ieri ha avuto uno scambio di vedute in privato con Veltroni, vuole regole che consentano al
progetto originario del Lingotto di dispiegarsi. Forza Italia Non è contraria al premio al partito ma teme di
arrivare terza e rimanere fuori dal ballottaggio
4,5% La soglia Il Nuovo centrodestra vorrebbe che venisse tolta o almeno ridotta la soglia per i piccoli partiti
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Retroscena
21/10/2014
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Banche, una settimana di passione
Domenica gli esami della Bce: Mps sbanda in Borsa per le voci sui risultati, poi l'istituto smentisce Il timore
dei banchieri è che gli stress test vengano concepiti come pagelle definitive
FRANCESCO SPINI MILANO
Il primo colpo di cannone di quella che sarà una settimana - in attesa del d-day di domenica - cruciale per le
131 banche europee e le 15 italiane sottoposte al doppio esame della Bce è stato sparato. Le prime
indiscrezioni sui risultati colpiscono il Monte dei Paschi che, fin dai primi scambi, finisce nel frullatore. Le voci,
rilanciate nel fine settimana dal «Corriere della Sera» ipotizzano un possibile «shortfall», ovvero una carenza
di capitale a fine analisi, tra i 500 milioni e gli 1,7 miliardi di euro, con un cda che sarebbe già convocato per il
28 ottobre, ma che all'occorrenza potrebbe essere anticipato di due giorni, ovvero alla data di uscita dei
risultati dell'asset quality review e degli stress test. Il titolo, in mattinata, finisce così in asta di volatilità,
arrivando a ribassi teorici del 5%. Su richiesto Consob, interviene Mps per dire che tali notizie «non trovano
riscontro nella documentazione parziale e comunque preliminare che la banca fino ad oggi ha ricevuto». Si
rimanda sostanzialmente a domenica, quando non solo le banche (che avranno i numeri finali già due giorni
prima, per preparare una linea di comunicazione e dare l'ok alla Bce per la pubblicazione dei dati) ma il
mercato intero conoscerà gli esiti del «Comprehensive assessment», della valutazione globale. Mps, che
resta tra gli osservati speciali (anche se diversi analisti non prevedono sfracelli: secondo Equita Siena
dovrebbe essere promossa, Mediobanca prevede al massimo un deficit «gestibile» da 100 milioni), migliora
in Borsa, ma perde l'1,88%. Contrastato il resto del mondo bancario in cui le big calano ( Unicredit - 0,9% ,
Intesa Sanpaolo -0,82%), e salgono Banco Popolare (+0,98%) Popolare dell'Emilia Romagna (+1,44 % e
Mediobanca (+0,87%). Saranno giorni ad alto tasso di speculazione, dopo che già settimana scorsa il
settimanale tedesco «Spiegel» aveva ipotizzato debolezze italiane nei risultati del test. Un esame senza
precedenti per il sistema bancario europeo, che serve a far chiarezza sul sistema bancario alla vigilia della
partenza, il 4 novembre, del «Single Supervisory Mechanism», la vigilanza unica della Bce sugli istituti più
significativi dell'Eurozona, quelli che presentano attivi superiori ai 30 miliardi di euro (Credem e Creval non
rientrano tra queste, ma saranno comunque valutate). Il check-up si compone di due esami: la valutazione
della qualità degli attivi (Asset quality review, Aqr) e stress test per verificare la resistenza delle banche in uno
scenario di base sviluppato dalla Commissione Ue e in uno, invece, con condizioni estremamente sfavorevoli.
Per entrambi gli esami, le soglie di patrimonializzazione richieste per il Common Equity Tier 1 sono più
elevate di quelle regolamentari (4,5%): 8% per aqr e stress test sullo scenario di base e 5,5% per lo stress
test in condizioni avverse. Il terrore dei banchieri è che l'Aqr quanto gli stress test vengano concepiti dal
mercato come pagelle definitive delle loro banche. Questo anche se i portafogli esaminati nell'Aqr sono stati
selezionati in base alla rischiosità (i risultati non riguardano l'intero bilancio), e gli stress test (condizionati
dall'Aqr) in condizioni avverse ipotizzino nei fatti una recessione quinquennale con un Pil giù di 7,5 punti.
Domenica la Bce - che ieri ha fatto scattare il piano di acquisti di covered bond per scongiurare la minaccia di
una stagnazione prolungata - comunicherà il fabbisogno di capitale «lordo» delle banche, specificando gli
aumenti di capitale e conversioni di strumenti convertibili già eseguiti nel 2014. Dati che andranno poi
integrati con le altre misure - quali le rimozioni di add-on e cessioni di asset - che la Bce non considera nel
suo esercizio, ma che serviranno per capire davvero chi dovrà ricapitalizzare o perfino studiare un matrimonio
di convenienza. Banche sotto esame In vista della supervisione unica europea 130 15 Banche Italiane i cui
attivi vanno sottoposti a verifica Grandi istituti di credito europei i cui attivi vanno sottoposti a verifica
ESAMINATORI Banca centrale Europea (Bce) in collaborazione con Autorità bancaria Europea (Eba) Banche
centrali nazionali Durata dell'esame Un anno (da nov 2013) TRE FASI DELL'ESAME Valutazione dei fattori di
rischio Verifica vera e propria degli attivi "Stress test" INDICE DI CAPITALE RICHIESTO (common equity
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IERI L'EUROTOWER HA FATTO PARTIRE GLI ACQUISTI DI COVERED BOND PER SCONGIURARE LA
MINACCIA STAGNAZIONE
21/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 25
(diffusione:309253, tiratura:418328)
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Tier 1) 8% - LA STAMPA
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21/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 37
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Ma Pep ha già un piano: andare allo United da vincitore
La missione è la sesta Champions dei bavaresi Se dovesse riuscirci si trasferirebbe subito
MATTEO DE SANTIS ROMA
Alzo la Champions, saluto il Bayern Monaco e ricomincio dal Manchester United. C'è un piano nella testa di
Pep Guardiola: andarsene da trionfatore assoluto, zittendo e smentendo il rumoroso partito bavarese del «si
stava meglio e si vinceva di più quando non c'era il tiki-taka», e cimentarsi con la missione apparentemente
impossibile di non far rimpiangere sua maestà Sir Alex Ferguson nel regno dell'Old Trafford. Un progetto,
sulla carta, irrealizzabile fino al 30 giugno 2016, ultimo giorno di contratto con il Bayern, ma che il destino,
con l'aiuto dei risultati, potrebbe trasformare in realtà la prossima estate, con un anno d'anticipo. La
condizione necessaria per far scattare il semaforo verde è una: la conquista della sesta Champions nella
storia del Bayern nella finale del prossimo 6 giugno a Berlino. Riuscirci significherebbe aver portato a termine
prima del tempo la missione in Baviera, con buona pace della folta combriccola di detrattori (Beckenbauer in
testa) che hanno appiccicato al Bayern «guardiolizzato» l'etichetta di «noioso» e bollato come minimo
sindacale l'assoluto controllo sul fronte tedesco. «Dite che per noi è troppo facile dominare in Bundesliga, ma
venite a giocare contro Borussia Moenchengladbach e Bayer Leverkusen e poi ne riparliamo», la risposta
piccata sull'argomento fornita ieri da Guardiola. Nonostante le critiche, può contare sull'appoggio dello
spogliatoio, a cui avrebbe persino confessato di aver messo nel mirino lo sbarco allo United, e della dirigenza
del Bayern. Legami così forti che, in caso di missione compiuta a Berlino e contemporaneo flop di Van Gaal,
renderebbero più semplici i saluti e il trasloco a Manchester. Tra il progettare, il dire e il fare, però, c'è di
mezzo una Champions.
Foto: Pep Guardiola, 47 anni
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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RETROSCENA
21/10/2014
La Stampa - Ed. nazionale
Pag. 38
(diffusione:309253, tiratura:418328)
Moratti il picconatore "Se l'Inter non migliora Mazzarri è nei guai"
L'ex patron controcorrente (rispetto a Thohir) sul futuro ESERCIZIO 2013-2014 Chiuso il bilancio: l'intero
gruppo perde 103 milioni
LAURA BANDINELLI MILANO
Il fortino costruito intorno a Walter Mazzarri da Erick Thohir è stato preso a picconate da una frase di
Massimo Moratti. Sembra di tornare indietro nel tempo quando l'allora unico e solo presidente interagiva con i
cronisti sui marciapiedi davanti alla Saras, lasciando spesso in sospeso la questione allenatore quando le
cose non andavano per il verso giusto. Moratti, si sa, ama spostare l'attenzione su di sé e non sempre è una
voce allineata, soprattutto adesso che non è più il socio di maggioranza ed è costretto a sopportare una serie
di cambiamenti strutturali e di uomini che sotto la sua gestione sarebbero stati impensabili. Tuttavia Moratti è
ancora fortemente attratto dall'Inter, al punto da somatizzare i pruriti di una vistosa parte della tifoseria che ha
deciso di schierarsi contro Walter Mazzarri. Ieri, quindi, al termine di una assemblea dei soci per la chiusura
del bilancio conclusasi con un applauso non tanto per le notizie avute (la FC Internazionale chiude con un
utile netto di 33 milioni grazie ai proventi straordinari legati allo spostamento di un debito tra società
infragruppo che ha coinvolto la capogruppo e le controllate Inter Brand e Inter Media. La reale situazione è
invece ben diversa, perché il bilancio consolidato presenta una perdita di 103 milioni) quanto per la
trasparenza dei programmi, il petroliere ha messo in discussione il tecnico livornese: «Mazzarri è una
persona seria. Il calcio è pragmatico, dipende dai risultati e dai miglioramenti. È sempre la prossima partita
quella che conta, finché rimane il progetto e il pensiero di crescita va bene. Se questa situazione dovesse
decrescere lo vedo nei guai. Se sarebbe già esonerato con me? Io sono un pessimo esempio, ho mandato
via un tecnico che ha vinto il campionato (Roberto Mancini ndr)». A dire il vero l'argomento Mazzarri era già
stato affrontato in assemblea quando un socio di minoranza aveva chiesto spiegazioni a Thohir, che di
rimando aveva autorizzato il direttore sportivo Ausilio a sgombrare il campo da qualsiasi dubbio: «Crediamo
nel progetto e andremo avanti con Mazzarri». Ma non è finita qua, perché lo stesso Ausilio in seguito ha
avuto modo anche di puntualizzare un'altra cosa: non esiste una clausola legata al piazzamento in
Champions League che permetta all'Inter di liberarsi dell'allenatore senza pagargli un altro anno di stipendio.
Un accordo peraltro che Moratti conosce alla perfezione perché fu lui a scegliere Mazzarri quando c'era
ancora Stramaccioni sulla panchina nerazzurra e anche a promettergli un rinnovo annuale in caso di
qualificazione in Europa League. Le parole di ieri, quindi, lasciamo pensare che possa esserci stato un
pentimento. Thohir, invece, non sembra pentito di essersi tuffato in questa nuova avventura anche se il 7
novembre dovrà spiegare all'Uefa come intende rispettare i vincoli del Financial Fair Play.
Il proprietario
Credo nel progetto e andremo avanti con Mazzarri. La squadra e il management stanno lavorando bene Erick
Thohir Presidente dell'Inter
Foto: Massimo Moratti, 69 anni (a destra), con Walter Mazzarri (53), tecnico scelto dall'ex patron
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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Retroscena
21/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Tra Ue e Italia la distanza sul deficit è di tre miliardi
RENZI PRONTO A SALIRE DI 3,4 MILIARDI IL PRESIDENTE USCENTE BARROSO CHIEDE UNA
CORREZIONE DI 6,4: DALLO 0,1 ALLO 0,5%
Alberto Gentili
ROMA Entro domani Matteo Renzi attende una lettera da Bruxelles. Mittenti: il presidente della commissione
uscente, José Manuel Barroso e il responsabile degli Affari economici Jyrki Katainen. Contenuto: una
richiesta informale di chiarimenti sulla legge di stabilità, ma presumibilmente non una stroncatura. Speranza
di Renzi e Pier Carlo Padoan: riuscire a cavarsela gettando sul piatto il tesoretto da 3,4 miliardi accantonato
proprio per questa eventualità. E rinviare tutta la partita a novembre, quando a Bruxelles comanderà JeanClaude Juncker che falco non è, e che in luglio ha incassato l'elezione a nuovo residente della Commissione
grazie a un patto in nome della crescita con il Partito socialista europeo. Renzi incluso. La lettera con le
osservazioni è in qualche modo scontata. E' vero che l'Italia, come ha ripetuto il premier fino alla noia, resterà
sotto il tetto del 3% tra deficit e Pil. Ma è anche vero che per la terza volta consecutiva Roma rinvia il
pareggio strutturale di bilancio, rallentando vistosamente il percorso di riduzione del deficit strutturale: doveva
essere dello 0,7% del Pil nel 2015 (pari a 11,2 miliardi), invece nella legge di stabilità Renzi e Padoan hanno
scritto 0,1% (pari a 1,6 miliardi). Dunque una richiesta di chiarimenti viene ritenuta «naturale e scontata». IL
FORTE ALLARME Ma già destano «forte allarme» le voci che circolano a Bruxelles e che vorrebbero Barroso
intenzionato a chiedere una correzione del deficit strutturale dello 0,5% (valore 8 miliardi). Motivo: Barroso
intende candidarsi alla presidenza della Repubblica in Portogallo, un Paese cui la Troika ha imposto una cura
sanguinosa e che ora mal digerisce una linea più morbida verso i Paesi in difficoltà. Katainen, invece, si
accontenterebbe dello 0,3% consapevole del nuovo corso che si aprirà a novembre. Quando, con la
Germania disposta a fare concessioni alla Francia, dovrebbe essere riservato un trattamento di favore anche
all'Italia. Quel che per ora è certo, è che quando arriverà la lettera della Commissione, Renzi e il ministro
dell'Economia risponderanno a Bruxelles facendo presente le «circostanze eccezionali» (recessione per il
terzo anno consecutivo e deflazione) che hanno spinto il governo a non rispettare gli impegni e si
appelleranno alla flessibilità prevista dai trattati. In più getteranno sul piatto le riforme strutturali varate o
ancora da approvare: dal jobs act alla riforma della giustizia, dallo sblocca-Italia con le semplificazioni alle
riforme della scuola e della pubblica amministrazione. Ma soprattutto, per evitare di andare a sbattere contro
una stroncatura, si dichiareranno disponibili ad alzare il taglio del deficit strutturale dallo 0,1% allo 0,31%
investendo per intero il tesoretto di 3,4 miliardi. LA TRATTATIVA Basterà? Se Barroso dovesse confermare la
richiesta dello 0,5% (infischiandosene della flessibilità), all'appello mancheranno altri 3 miliardi. A quel punto
si tratterà di vedere se Renzi andrà alla prova di forza, oppure se correggerà in corsa la legge di stabilità. Il
governo italiano si sta muovendo per ottenere che Juncker si faccia già sentire, ammorbidendo Barroso. E il
nuovo presidente da alcuni giorni ha cominciato a tessere la sua tela proprio per scongiurare la stroncatura
ed evitare che il presidente uscente renda troppo indigesta la partita all'Italia. Tant'è che a palazzo Chigi si
dichiarano ottimisti. «Il clima è sereno e positivo», dice il sottosegretario all'Europa Sandro Gozi, «non ci
aspettiamo stroncature da Barroso perché la legge di stabilità è compatibile con le regole europee». E
all'Economia i tecnici sono a lavoro con gli sherpa della Commissione per fornire «ragguagli e delucidazioni».
«I contatti tra Commissione e governi dei Paesi membri sono costanti», certifica Katainen. Paradossalmente
non sarà in ogni caso la questione del deficit e del consolidamento di bilancio l'argomento del Consiglio
europeo di giovedì e venerdì prossimi: all'ordine del giorno c'è il cambiamento climatico e l'energia. «E
nessuno», spiega Gozi, «ha intenzione di azzuffarsi dello zero virgola, tanto più che è ancora in corso
l'esame da parte della commissione delle leggi di stabilità dei vari Paesi». Ma Renzi, come presidente di turno
dell'Unione, questa sera chiederà ai suoi sherpa di inserire nell'ordine del giorno di giovedì e venerdì almeno
la discussione dei risultati (scarsi) raggiunti al vertice europeo celebrato a Milano l'8 ottobre. Vale a dire:
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL RETROSCENA
21/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 2
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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crescita, occupazione, investimenti.
Foto: Josè Manuel Barroso
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21/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:210842, tiratura:295190)
Italicum, il premio alla lista piace alla sinistra ma irrita FI
Senza l'obbligo di coalizione i centristi possono sfuggire alla morsa del Cavaliere Il segretario vuole il partito
della Nazione Ora è in discussione il patto del Nazareno IL NUOVO CENTRODESTRA APRE, MA I
FORZISTI: «QUALSIASI MODIFICA SI DECIDE INSIEME» CONFRONTO IN AULA DOPO LE RIFORME
Marco Conti
«Il Pd deve avere gli strumenti elettorali» per affermarsi e in tal senso è «meglio il premio alla lista che non il
premio alla coalizione». La butta lì con garbo, ma l'effetto è immediato e forse anche un po' atteso (dalla
sinistra del partito) e temuto (da Forza Italia). Dopo l'intervista nazionalpopolare con Barbara D'Urso e la foto
con la regina del talk made in Usa, Oprah Winfrey, a Matteo Renzi è toccato citare ieri un paio, tra sociologi e
antropologi, per spiegare quale partito ha in testa e, soprattutto, con quale legge elettorale intende aggregare
il consenso. MANO TESA Il pomeriggio al Nazareno del segretario del Pd, nonché presidente del Consiglio,
trascorre tra interrogativi e analisi, ma quando si tratta di venire al dunque il cambio di passo si annuncia
netto: perché non diamo il premio di maggioranza al partito e non alla coalizione! Una proposta che riporta al
centro del dibattito il partito, o la Ditta per dirla con un Pier Luigi Bersani che ieri ha ascoltato senza
intervenire. Una mano tesa, quella di Renzi, a coloro che da mesi gli contestano il patto di ferro con il
Cavaliere dal quale è scaturito l'Italicum che, per dirla con Alfredo D'Attorre, è una legge elettorale che «non
c'è da nessun'altra parte d'Europa». Evocare il partito a vocazione maggioritaria, da Andrea Romano (Scelta
Civica) a Gennaro Migliore (Led), significa far tornare al tavolo della trattativa anche quella parte del partito, e
quella fetta di esperti ed intellettuali, che hanno sempre guardato con scetticismo al sistema istituzionale ed
elettorale immaginato da Renzi e spinto dal ministro Boschi. Per ora è difficile parlare di un cambio di rotta,
piuttosto si tratta di un riposizionamento che Renzi fa nella consapevolezza che la sinistra del partito è pronta
a dire sì su tutto bonus bebè incluso - ma sulle regole è disposta ad immolarsi piuttosto che cedere a diktat.
Segnali in questo senso Renzi li ha raccolti da tempo nel Pd ed è vero che il premio al partito uccide il virus
della "coalizionite" che ha sempre afflitto la sinistra, ma riporta al centro la Ditta nella quale - magari grazie
anche alle preferenze qualche rottamato potrà tornare a nuova vita. Soprattutto si dà una risposta a coloro Massimo D'Alema in testa - che pensano che senza i partiti si finisce con l'indebolire la struttura portante
della democrazia. Gioisce il nuovo centrodestra di Alfano, che in questo modo non sarà costretto a tornare
per forza sotto l'ombrello di Berlusconi e dovrà vedersela con un solo sbarramento (venendo meno quello per
le coalizioni). Si arrabbiano molti azzurri. Da Romani a Matteoli è tutto un coro di «no» e un ricordare a Renzi
che nel patto del Nazareno c'è scritto che le «eventuali modifiche si decidono insieme». Renzi non sembra
aver intenzione di rompere quel patto, ma ha fretta. Vuole la legge elettorale entro primavera e proponendo il
premio al partito più votato di fatto sfida Berlusconi che si è sempre lamentato del potere di ricatto messo in
atto dai piccoli partiti nella sua non breve esperienza di governo. «Sogno di vincere con una Forza Italia da
sola, senza alleati, per poter disporre di una chiara maggioranza in Parlamento». Parole pronunciate da Silvio
Berlusconi non tre anni fa, ma ieri l'altro telefonando ad una kermesse azzurra di Civitanova Marche. Mentre
il Cavaliere sogna «una maggioranza in grado di formare e sostenere un governo totalmente composto da
nostri ministri, Renzi ci prova contando di mettere insieme «la follia» del Cavaliere - che peraltro si dice anche
«convinto si possa fare», con quel pezzo di sinistra interna che cova ancora il desiderio di un'intesa con
Beppe Grillo. INVESTITURA Consapevole di quanto sia labile il confine tra la democrazia dei partiti e la
partitocrazia - da sempre evocata dai Radicali - Renzi ha attaccato l'idea correntizia che la sinistra del partito
coltiva nel momento stesso che attacca la riunione della Leopolda di fine settimana. «Venite anche voi», è
l'invito del premier, che dall'alto del 41% sfida la minoranza dem alla quale concede sulla legge elettorale un
ruolo di interlocuzione. A patto però che non diventi un pretesto per far saltare il banco con FI. L'orizzonte
della legislatura resta il 2018 e ieri il segretario del Pd lo ha ribadito ad uso sia di coloro che lo accusano di
essere già in campagna elettorale, sia della comunità internazionale che, come conferma l'investitura
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL RETROSCENA
21/10/2014
Il Messaggero - Ed. nazionale
Pag. 5
(diffusione:210842, tiratura:295190)
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dell'ambasciatore americano a Roma Phillips, scommette molto sul Rottamatore.
Foto: Silvio Berlusconi e Angelino Alfano ai tempi del Pdl
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Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 7
(diffusione:192677, tiratura:292798)
Il Cav contesta il premier in tv «Solo io ho tagliato le tasse»
Berlusconi commenta l'ultima comparsata di Renzi su Canale 5: «Soltanto coi miei governi gli italiani hanno
potuto respirare. Come si fa a mentire così?»
Francesco Cramer
Roma Berlusconi è irritato. L'ultima comparsata del premier in tv non gli è piaciuta affatto. Soprattutto quando
Renzi, nel salotto di Barbara D'Urso, ha candida mente detto che «per la prima volta una manovra taglia 18
milioni di tasse». Troppo anche per il Cavaliere: «Ma non è vero! L'unico ad aver abbassato le tasse in Italia
sono stato io». Immediata la telefonata ad Arcore di Renato Brunetta e l'analisi condivisa dai due: «Ma come
si fa a mentire così spudoratamente?». Ecco che quindi parte la nota del capogruppo forzista alla Camera,
vidimata nei minimi dettagli dall'ex premier: «In un salotto televisivo il presidente del Consiglio, Matteo Renzi,
ha avuto il coraggio di affermare: "Io sono quello che le tasse le ha abbassate, il primo negli ultimi 70 anni" in
Italia. Da una lettura attenta dei dati, però, emerge tutt'altro: c'è qualcuno, che lo ha preceduto, che ha fatto
ben di più, e meglio». Non solo: «La pressione fiscale aumenterà di almeno 1,5 punti di Pil, fino a raggiungere
e superare il massimo storico del 45%». Brunetta sciorina dati incontestabili: «In questo anno governato da
Renzi la pressione fiscale nel nostro Paese passerà dal 43,8% del 2013 al 44,1% nel 2014 (+0,3%), se condo
stime di Banca d'Italia che sono, però, precedenti rispetto alla legge di Stabilità presentata lo scorso
mercoledì». E non è finita qui: «I 36 miliardi di minori tasse (18) e maggiori spese (18), infatti, daranno origine
a mancate entrate o a maggiori spese certe, mentre le coperture previste da Renzi non si concretizzeranno
per la gran parte. Ne deriva che serviranno fino a 25 miliardi per finanziare la parte della manovra fatta in
deficit o non coperta e, pertanto, scatteranno le clausole di salvaguar dia, vale a dire tagli lineari e aumento di
accise, benzina, carburanti, Iva e imposte indirette». Il Cavaliere è sempre più freddo nei confronti del
premier, abile comunicatore (questo continua a riconoscerlo, ndr ) ma spregiudicato al limite della disonestà:
«Come si fa a mentire così al Paese? Gli italiani lo sentono sulla loro pelle quanto è vorace il fisco. Soltanto
con i miei governi hanno potuto respirare». Ergo, opposizione dura e pura, specie sulle questioni
economiche. Una posizione, questa, condivisa da larga parte del partito che ritiene Renzi so stanzialmente
un bluff. È vero che continua la collaborazione sulle riforme costituzionali e sulla legge elettorale ma anche
sull'Italicum Berlusconi predica il «patti chiari e amicizia lunga». E in questo ha accanto anche Verdini,
l'azzurro più filo-Renzi. L'ipotesi di assegnare il premio di maggioranza alla lista anziché alla coalizione è una
sciagura a cui Forza Italia dirà no senza tentennamenti. Al limite si è disposti a rivedere le quote delle soglie
di sbarramento, magari abbassandole un po' ma in ogni caso Renzi non può pensare di non coinvolgere il
Cavaliere e far da sé. Insomma, Berlusconi usa toni più ruvidi nei confronti del premier e benedice le alleanze
marcatamente anti-sinistra. Su questo fronte è di ieri l'ennesimo colloquio Toti-Salvini, terminato con un
accordo: i due apriranno insieme la campagna elettorale in Emilia, la settimana prossima. Regione dove
correrà il giovane sindaco del Carroccio Alan Fabbri su cui convergerà anche Fratelli d'Italia. I centristi (Udc e
Ncd), invece, correranno da soli. E buone notizie arrivano anche dalla Calabria, altra Regione dove si voterà
a fine novembre. Qui, dove la candidata è Wanda Ferro, Ncd e Udc non se la passano bene e pare che parte
dell'Udc sia orientata a sostenere la Ferro, dopo che al Nazareno il candidato del Pd aveva sbattuto le porte
in faccia a Cesa e Quagliariello, an dati lì a pietire un'alleanza.
I numeri che smentiscono Renzi
44,1% La pressione fiscale nel nostro Paese nel 2014 dopo un anno di governo Renzi. Nel 2013 era al 43,8%
(+0,3%)
36
miliardi Sonoleminoritasseannunciate da Renzi che daranno origine a mancate entrate o a maggiori spese
certe
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il retroscena
21/10/2014
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Pag. 7
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25
miliardi Isoldicheservirannoperfinanziare la manovra fatta in deficitononcoperta.Pertantoscatteranno nuove
imposte
21/10/2014
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Grillo è quel che è Ma non c'è bisogno di sfotterlo troppo
Paolo Granzotto
Beppe Grillo, l'unico uomo che dice cose giuste in Italia (sto scherzando, ovviamente), si era recato nella
natia Genova a piantar casini, convinto che sarebbe stato portato in trionfo dalla folla festante nel fango. E
invece s'è beccato una contestazione che farebbe invidiare Berlusconi e Renzi messi insieme, con tanto di
inviti a sporcarsi le mani, così viene bene nelle foto. Del resto, se vuole presentarsi come nuovo Vate della
politica buona e giusta, deve prendersi anche le pernacchie che ne derivano, o pensava che a lui spettasse
solo il dolce? Manuele Paolillo e-mail A ciascuno le sue: nessuno ne è esente. Farsele fare poi dagli «angeli
del fango» (ma non potevano trovarsi una etichetta meno caramellosa? E «tirarsela» un po' meno? Quelli del
Vajont, quelli di Firenze nel '66 cosa avrebbero dovuto essere? Cherubini e Serafini?) è stato davvero il
colmo. Sorriderne va bene, ma non andrei oltre, caro Paolillo. Non attaccherei, cioè, con l'antigrillismo
mutuato dall'antiberlusconismo, ora in declino, ma ancora abbastanza vispo dopo vent'anni di ininterrotta
pratica. Intendo dire andare avanti - non è il suo caso, ovvio - a botte di sfottò, di immagini caricaturali, di
nomignoli ed epiteti irridenti. Procedere, insomma, per quello che gl'inglesi definiscono - non serve tradurre
character assassination . Una pratica che ci disgustò quando il bersaglio era il Cavaliere e che dunque
sarebbe da ipocriti non censurare con forza ora che nel collimatore si trova Grillo. Al quale, oltre tutto, io
credo che si debba qualche riconoscenza. Senza il suo cocciuto rifiuto di far comunella col Pd, oggi avremmo
Bersani a Palazzo Chigi e Prodi o Rodotà al Quirinale. Renzi, il patto del Nazareno, la monarchia napolitana
e tutto il resto possono a qualcuno non piacere, ma l'alternativa sventata grazie ai Cinquestelle era di quelle,
lo riconosca, caro Polillo, da far rabbrividire. Ci è andata bene, va'.
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L'angolo di Granzotto
21/10/2014
Il Giornale - Ed. nazionale
Pag. 30
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Le scelte di certi magistrati sono davvero poco deontologiche
Mario Cervi
Quella firma sulle motivazioni della sentenza Ruby deve essergli costata in termini di immagine: una vera
"tranfata". La toga in questione lascia e va in pensione, ma prima dei giardinetti dovrà scrivere 120 verdetti
arretrati. Dopo le modifiche introdotte dal governo Renzi il fuggi fuggi dei magistrati anziani per la paura di
incorrere in brutte sorprese, per l'attuazione della spending review. La giustizia in Italia abbisogna di nuove
leve e nuove regole per funzionare come si deve. Giorgio Serafini e-mail Caro Serafini, l'ipotesi -mi pare
avallata da lei- che Enrico Tranfa voglia lasciare la magistratura per motivi di convenienza nel trattamento
pensionistico, è benevola. Più accreditata è l'ipotesi secondi cui il Tranfa avrebbe voluto, con un clamoroso
gesto di protesta, sottolineare la sua contrarietà all'assoluzione di Silvio Berlusconi per l'«affaire» Ruby. Ossia
la sua rabbia per essere stato messi in minoranza dalle altre due toghe del Tribunale. Non mi pare che
l'interessato abbia finora smentito questa ricostruzione dei fatti, mi pare anzi che con il silenzio l'abbia
confermata. Se così stanno le cose il presidente Tranfa ha compiuto, violando il segreto della camera di
consiglio, un atto contrario alla legge e contrario alla deontologia professionale. Voglio sperare ancora che
Enrico Tranfa smentisca decisamente l'idea d'una sua ribellione alla sentenza che doveva firmare. Se invece
di una plateale ribellione si è trattato il giudice Tranfa ha umiliato se stesso come magistrato, e ha umiliato la
magistratura. Potrei anche non giustificare ma capire il gesto di Tranfa, la sua lacerazione di coscienza, se i
colleghi l'avessero messo in minoranza per condannare all'ergastolo un imputato da lui ritenuto innocente.
Ma gli spasimi d'ira chiassosa per una sentenza riguardante il bunga bunga sono meschini, al limite d'una
volgare pochade . E avviliscono la legge.
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la stanza di Mario Cervi
21/10/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
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«L'Occidente abbandoni il suo concetto di superiorità»
S. Pie.
La Cina cambia, si trasforma e prova a trovare «la quadra» tra maoismo, capitalismo e confucianesimo. Il
«sogno cinese» di Xi Jinping vorrebbe, tra le altre cose, trasformare l'identità cinese, attraverso un nuovo
periodo di «rinascita». Abbiamo intervistato, Wenshan Jia, professore alla Chapman University e studioso del
concetto, quanto mai rilevante, dell'«identità cinese».
Partiamo da Hong Kong: in che modo le proteste influiranno, se questo accadrà, sul Plenum?
L'unico modo in cui influiranno sarà in un aumento della sicurezza; finiranno per unire ancora di più il Partito
intorno alla leadership di Xi Jinping e la sua visione di un sogno cinese che veda una sorta di rinascita
dell'identità cinese. Non a caso Xi Jinping ha tenuto un profilo piuttosto basso, impegnato a preparare il
Plenum ed è sembrato poco intenzionato a dare a Hong Kong troppa visibilità.
Le proteste di Hong Kong potrebbero creare problemi a regioni come Tibet e Xinjiang?
Credo di no, sia Tibet sia Xinjiang hanno già avuto molte proteste negli ultimi tempi, ma sono situazioni
diverse. La guida Xi-Li sembra aver lavorato proprio per evitare che quanto accade a Hong Kong possa
ripercuotersi all'interno.
In che modo dunque la Cina si prepara a ragionare sul concetto di «Stato di diritto»?
Ci sono diversi obiettivi: proseguirà la lotta alla corruzione; le questioni legali inoltre saranno rese più
professionali. Ciò significa che le leggi saranno seguite ed applicate, a differenza del passato, quando molte
leggi sono state approvate, ma mai applicate. Questo significa anche che, mentre il Pcc fornirà la leadership
nel campo del diritto, alla legge sarà data maggiore indipendenza e autonomia.
Come possiamo definire, oggi, la leadership di Xi?
La leadership di Xi potrebbe essere definita come una «ri-concentrazione» del potere per una nazione cinese
più forte e una visione più unitaria, per realizzare il sogno della rinascita cinese. Finora, ha avuto un discreto
successo.
Cosa pensa dell'identità cinese di oggi?
L'identità cinese di oggi è stato ricostruita con un cambiamento strategico verso la tradizione, una
caratteristica importante del «sogno cinese». Negli ultimi 140 anni, incluso il periodo della rivoluzione
comunista, l'identità culturale cinese è andata in frantumi con lo slogan «Abbasso il Tempio di Confucio». Nel
corso degli ultimi 30 anni, con l'attuazione dell'economia di mercato, la tradizione culturale cinese è stata
messa all'angolo dalla rivoluzione economica. Oggi la nuova identità culturale cinese sembra attingere a tre
fonti principali: la tradizione culturale sarà la base sociale, l'ideologia marxista-maoista rimarrà la principale
fonte della leadership politica, dell'unità e della mobilitazione sociale, mentre l'economia di mercato rimarrà la
principale fonte della forza economica e un ponte verso altre culture, in particolare i mercati degli altri Statinazione.
In che modo dunque il confucianesimo torna ad essere centrale?
Xi e Li hanno già creato un obbligo giuridico basato sul confucianesimo secondo il quale i giovani, per legge,
sono tenuti a visitare i loro genitori ogni anno e dare loro sostegno psicologico e finanziario. Il tipo confuciano
di educazione morale e rituale sarà attuato in tutto il paese a tutti i livelli di istruzione. I politici saranno
probabilmente selezionati sulla base di un mix di competenza economica marxista, confuciana che
costituiscono la base della meritocrazia. Ad esempio, i funzionari governativi che non agiscono con i metodi
confuciani nella vita familiare e sociale possono essere degradati o rimossi dai propri incarico.
In che modo l'immagine cinese è cambiata, o meno, nei paesi occidentali durante la leadership di Xi?
I Paesi occidentali, soprattutto gli Stati uniti, invece di lodare la leadership di Xi per il suo record nell'anticorruzione, si sentono sorpresi e anche delusi dal fatto che sotto la guida di Xi, la Cina sembra diventare più
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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INTERVISTA IDENTITÀ Wenshan Jia, professore alla Chapman University
21/10/2014
Il Manifesto - Ed. nazionale
Pag. 7
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SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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assertiva in campo internazionale (come nel caso delle isole Diaoyu). La Cina sta tornando ad abbracciare il
suo passato come parte degli sforzi per la rinascita cinese, invece di diventare più simile ai paesi occidentali
in politica. A mio parere, la Cina abbraccerà la democrazia in modo cinese in considerazione del fatto che
diversi milioni di giovani cinesi hanno studiato o stanno studiando nei paesi occidentali e circa la metà sono
tornati in Cina. La priorità attuale è quella di creare un ambiente capace di creare una sinergia tra marxismomaoismo e capitalismo: entrambi hanno messo radici nella politica cinese e nella società. La
compenetrazione tra il marxismo-confucianesimo-capitalismo probabilmente creerà una Cina molto
intraprendente e forte. Il consiglio ai paesi occidentali è di abbandonare la supposta superiorità culturale e
imparare il più possibile dalla tradizione culturale cinese e studiare la sinergia emergente tra le tre ideologie
che la Cina sta sperimentando.
Foto: LA STATUA DI CONFUCIO SISTEMATA E POI RIMOSSA DA TIANANMEN /REUTERS
21/10/2014
Libero - Ed. nazionale
Pag. 17
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«Il problema turco è l'odio per Assad»
Erdogan accetta di aiutare i curdi a Kobane: «Ma per lui l'importante è far cadere il nemico siriano»
DANIEL MOSSERI
Candidata all'Europa, ma con lo sguardo rivolto al mondo arabo. Laica, ma sempre più tentata dal velo
islamico. Nella Nato, ma in contrasto con gli interessi alleati. È la Turchia di Recep Tayipp Erdogan, da pochi
mesi alla presidenza della Repubblica. Dopo settimane di pressanti richieste, ieri Ankara ha acconsentito ad
aiutare i curdi siriani di Kobane, in prima linea contro il Califfato. Ma il molti è rimasta la sensazione che
Erdogan voglia solo mettere il cappello su una guerra non sua. Va ricordato che solo una settimana fa
l'aviazione turca ha bombardato le postazioni dei curdi del Pkk nel sud-est del Paese e negato l'uso delle basi
ai jet Usa. Secondo la Foundation for the Defense of Democracies, «la Turchia non è più un partner per la
Nato e non lo è per la lotta contro l'Isis». Libero ne ha parlato con Kristian Brakel, massimo esperto di Turchia
della Società tedesca per la politica estera. «Cacciare Ankara dall'Alleanza atlantica non è la soluzione alle
ambiguità turche», dice. Cioè Ankara è diventata inaffidabile? «Non ci sono alleati fidati e inaffidabili: ci sono
solo alleati che restano tali finché ritengono che l'alleanza si prende cura dei propri interessi. Oggi invece gli
obiettivi divergono: per la Nato è prioritario fermare il Califfato, per Erdogan deporre Assad». Erdogan contro
tutti? «No.Dopo una serie di fallimenti, Erdogan è obbligato a guardare a ovest: dapprima ha spinto per
l'ingresso del suo Paese in Europa ma è stato stoppato da Francia e Germania; quindi si è affidato alla
dottrina "nessun problema con i vicini" elaborata da Davutoglu. Un disastro testimoniato dalla quasi rottura
dei rapporti con Israele, Siria ed Egitto». E la tentata leadership del mondo arabo e islamico? «Un altro
fallimento: la destituzione dell' ex presidente islamico egiziano Morsi da parte dei militari ha segnato l'ultima
batosta per l'ex premier turco che aveva puntato sulla primavera araba». Una scelta anti-Occidente? «No, per
lui era la ripetizione della storia turca più recente: un movimento islamico moderato in lotta per la democrazia
contro vecchi tiranni sostenuti dall'esercito». L'ultima sconfitta è di giovedì scorso quando la Turchia ha
tentato di farsi eleggere membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu ma è stata battuta da
Spagna e Nuova Zelanda. Perché tanti errori in politica estera per un leader così forte in patria? «Erdogan ha
il vizio di mescolare l'interesse nazionale alle sue idiosincrasie personali. Lui vuole destituire Assad non per
strategia, ma per punirlo. Vuole cacciare colui che ha rifiutato la mediazione di Ankara con i ribelli islamici e
che ha osato deridere in pubblico lo stesso leader turco». Un affronto imperdonabile... «Ecco perché Erdogan
chiede da anni una no-fly-zone sulla Siria con la scusa di voler proteggere i rifugiati interni dall'aviazione di
Damasco. Anche questa è una strumentalizzazione di un dramma umanitario per limitare la pressione dei
rifugiati siriani sulla Turchia, per legare le mani ad Assad e per meglio controllare i curdi della regione» . E
l'Isis? «Erdogan sa che il Califfato è una minaccia che prima o poi andrà affrontata. Ma la politica di voler
prendere troppi piccioni con una fava può risultare pericolosa».
Foto: Kristian Brakel
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Intervista a Kristian Brakel, esperto di Medio Oriente
21/10/2014
ItaliaOggi
Pag. 1
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Manca un vera proposta di destra
GOFFREDO PISTELLI
Pistelli a pag. 7 Capezzone: pressione fiscale al 65% in Italia, 64 in Francia, 49 in Germania, 34 in Gb. Vince
il partito che abbatte le imposte Daniele Capezzone non s'arrende alla deriva del centrodestra. L'uomo che fu
decisivo, con le battaglie sull'Imu e su Equitalia, nella grande ricorsa di Silvio Berlusconi alle politiche del
2013, s'è messo a lavorare di buzzo buono, con la pazienzae il metodo dei radicali. Da tempo pungola tutti.
Pochi giorni dopo la débacle alle europee di maggio, s'era inventato il «software liberale», un ebook in cui
mette in file un po' di idee degne del 1994, anno della rivoluzione berlusconiana mancata. Sabato scorso s'è
infilato nella Leopolda blu, raduno milanese di chi vuol riaggregare a destra. Domanda. Capezzone, com'è
andata a Milano? Risposta. Intanto mi faccia ringraziare chi ha organizzato, a partire da Lorenzo Castellani
(una delle anime di Formiche. net, ndr ), perché ho trovato molto azzeccate le scelte di fondo. D. Vale a dire?
R. Che in attesa di altre primarie, quelle politiche, si comincino almeno con le primarie delle idee. L'unica
cosa di cui aver paura è l'assenza di un dibattito sulle proposte. E poi, molto giusta mi pare l'indicazione di un
modello stile Partito repubblicano americano, con l'ambizione di individuare poche cose ma che possano
davvero unire per un'alternativa alla sinistra. Su tutto il resto, poi, ognuno resta con la propria cultura, i libri
che preferisce, il background cui è affezionato. Insomma che «i cento fi ori fi oriscano». D. Come disse il
grande nocchiere Mao Tse Tung... R. Sì, per indicare un metodo, anche se questa prassi è molto
anglossassone. D. Le sue, quali sono? R. Il centro sta nella questione fi scale.E non lo dico per passione
liberale, quanto per il bene del Paese. Se ha tempo le do qualche numero con cui, chiunque faccia politica,
oggi si deve confrontare. D. Avanti... R. Sono dati della Banca mondiale sul Total tax rate, ossia l'indice che
riguarda l'imposizione fiscale delle imprese. Bene l'Italia è al 65%, Francia 64%, Spagna 58%, Germania 49,
la media europea 41, Gran Bratagna 34 e la Croazia 19. D. Beh, cifre impressionanti... R. Aspetti. Ora le do
quelle sui fallimenti del primo semestre di quest'anno: sono stati il 10% in più dello stesso semestre 2013. E,
se si considera l'ultimo trimestre di quel periodo, cioè aprile, maggio e giugno 2014, quella percentuale sale al
14%. D. Dal che, se ne deduce? R. Che ci vuole uno shock fi scale e il centrodestra si deve ripensare su
questo. A Matteo Renzi potrei fare mille critiche: ha aumentato le tasse sulla casa, sul risparmio, ora sui fondi
pensione e, quando nei prossimi giorni avremo la legge di stabilità troveremo setto-otto tasse occulte... D. E
invece, dove lo critica? R. Sulla cosa migliore che farà, se fosse vera, ossia l'intervento sull'Irap, annunciato
intorno ai sei miliardi. D. Infatti, è sorprendente. E perché lo critica? R. Perché quell'intervento rischia di fare
la fi ne degli 80 euro e cioè di non essere incidente. Mi spiego: gli 80 euro magari sono fi niti in affi tti arretrati,
multe da pagare, conti in sospeso, anziché nei consumi. D. E l'Irap in meno? R. Idem, perché gli imprenditori
sono già molto in diffi coltà. Per questo le dico che quella misura non basta, che ci vuole ben altro. Forza
Italia e il centro destra prendano questa bandiera: «Giù le tasse». E non come parola d'ordine, cui siamo
meccanicamente affezionati ma vera esigenza del Paese. D. Senta, però per far manovre simili si deve
tagliare la spesa clamorosamente, mentre uno dei vostri potenziali alleati, la Lega, vuol a d d i r i t t u r a
abolire la legge Fornero... R. Dobbiamo decidere se vogliamo solo una curatela fallimentare del centrodestra
o il rilancio. Il rischio c'è. Per noi di Forza Italia, per esempio, la tentazione è la gestione dell'esistente. Per il
Carroccio, che se la passa meglio, il successo nella marginalità cioè accontentarsi di fare quello che faceva
Rifondazione ai tempi del centrosinistra, arrivando sino al 9%, ma scegliendo l'opposizione perenne e
rinunciando all'alternativa. Oggi inveece, grazie a B., siamo al bipolarismo. D. E cioè? R. Oggi si deve stare o
di qua o di là. Anzi, siamo quasi alla referendizzazione del voto: c'è una parte importante che può votare da
una parte e poi, la volta dopo, su certi temi, andare dall'altra. Io dico: mettiamo al centro di uno schieramento
la proprietà privata, la casa, il risparmio, le tasse e la diminuzione della spesa pubblica e costruiamo
l'alternativa a Renzi. D. Su questi temi lo battete? R. Già ora. Perché non sta tagliando abbastanza sulle
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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INTERVISTA NON BASTA PIÙ LA COSMESI FISCALE QUANDO I FALLIMENTI CRESCONO DEL 14 PER
CENTO
21/10/2014
ItaliaOggi
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municipalizzate, sugli acquisti dei beni e servizi, su costi standard. E delle tasse le ho già detto. D.
Capezzone, però voi potete fare le leopolde blu ed elaborare progetti, però dovete fare i conti col «fattore B».,
come la vicenda di Raffaele Fitto, che il Cavaliere ha quasi cacciato dal partito. R. Io dico che nelle scelte
Fitto ci sia una grande novità positiva. Domandiamoci chi è Fitto? D. Risponda lei... R. È uno che è stato
davvero vicino a Berlusconi nelle ore diffi cili, quando non era facile, non era comodo. Altri, tipo Gianfranco
Fini, se ne andarono picconando un governo di centrodestra. Oppure, tipo Angelino Alfano, lo
abbandonarono, per mantenere la poltrona ministeriale. Fitto è stato e starà dentro,a fornire idee e proposte.
E poi vorrei dire un'altra cosa. D. Prego... R. Mi viene in mente Proust, quando parla di quel rimorso che
prende scendendo le scale, dopo un incontro, quando non si è detto tutto quello che si pensava. Non
dobbiamo aver quel rimorso: ognuno deve offrire tutta intera la propria opinione. D. Cioè, lei dice che il
Cavaliere accetterebbe... R. È una persona lungimirante e rispettosa, molto di più dei consiglieri che ha
intorno. Ri etterà su questi temi e vedrà che ha ancora una missione da compiere: costruire il partito gollista
in Italia. D'altra parte, essendo colui che ha reso fisicamente possibile il bipolarismo, può dare un contributo
anche qui. D. Però c'è il nodo del Patto del Nazareno. Lei pensa che non esista, come dice Giul iano Urbani,
e che B. veda davvero in Renzi un continuatore di certe sue idee, vent'anni dopo? R. Non sono interessato ai
retroscena, meno che mai a letture maliziose, maligne o malpensanti. Dal punto di vista di Renzi starei
attento però: rischia di essere egemone ma, per le ragioni economiche richiamate prima, rischia di esserlo fra
le macerie. Come diceva Rino Formica, c'è qualche intrattenimento del pubblico e il Paese va come va. D.
Qualche problema, questo premier ve lo crea, non lo neghi. R. È evidente che non è facile avere a che fare
con un leader diverso, che ci sfi da in campo più moderno dei suoi predecessori. Prima la sinistra era solo
tasse, Cgil e manette. Ora c'è un leder che si tira fuori da quella trimurti, anche se magari, a guardar bene,
non sempre e non del tutto. Però, a maggio del 2014, ci sono stati nove milioni di italiani che non ci han
votato più o si sono astenuti: partite Iva, imprenditori, professionisti che riconoscono in Renzi uno che ha
archiviato il Pci ma che voterebbero una proposta di destra, subito. D. Lei dice bene, ma intanto domenica
Renzi ha fatto il pieno di audience nell'ammiraglia di Mediaset, Canale 5, in una delle trasmissioni che più
berlusconiane non si può, il salotto di Barbara D'Urso, con una proposta che piace tanto a moltissimi vostri
elettori: il bonus bébé. R. Che le devo dire, spero solo che prossimamente a Renzi non si affi data anche la
conduzione del Tg5 delle 20. D. Caustico, lei. R. Ma no, è un battuta. Il lavoro che vogliamo fare va aldilà
dell'episodio di giornata. Ricordo anche io prime pagine del Giornale inneggianti a Renzi e delle reti Mediaset
abbiamo sorriso anche in una recente riunione di presidenza di Forza Italia. D. In che senso? R. Nel senso
che ho ricordato al presidente come i tg di Mediaset avessero fatto cronaca politica quest'estate. D. Ce lo
ricordi... R. Un servizio di 2-3 minuti sulle attività del governo, quindi il pastone politico di tutti e poi, in coda,
15 secondi ad esponenti di Forza Italia che dicevano, in pratica, di essere lieti protagonisti dell'azione
governativa e di dialogare con Renzi. D. E Berlusconi? R. Ne ha riso anche lui. Con una copertura così, c'è
solo da stupirsi che il premier non sia più alto nei sondaggi. Ma il tema non è la rivendicazione centimetrica di
pagina di giornale o spazi tv. Bisogna fare come Andrea Pirlo. D. Pirlo? R. Massì, alzare la testa, guardare il
gioco. Qui si tratta dei prossimi cinque o dieci anni. Merito a Fitto, allora, di aver posto la questione, merito
alla Leopolda Blu d'aver iniziato il dibattito. D. In questo nuovo centrodestra, c'è posto anche per Corrado
Passera che, nel frattempo, se ne è autoproclamato guida? R. Chiunque è il benvenuto. Nessuno può dire
«no tu no» a nessuno. Quelli che lo dicono alla Lega,a Fratelli d'Italia,a Passera non hanno capito niente. Ma
guai a fare, verso Renzi, l'errore che ha fatto la sinistra verso B.e cioè fare solo a tavoli, in stanzette chiuse,
con dieci partitini che partoriscono non si sa cosa. twitter @pistelligoffr
Foto: Daniele Capezzone
21/10/2014
ItaliaOggi
Pag. 2
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Bonus ricerca&innovazione, Renzi ha fatto meno di Letta
Dimezzato il credito d'imposta alle imprese
EDOARDO NARDUZZI
Dopo tanti annunci e tante promesse la montagna della legge di Stabilità ha partorito meno di un topolino. Il
governo Renzi è tornato indietro perfino rispetto a quanto prodotto dall'esecutivo Letta in materia di credito di
imposta per la ricerca. Così da un biennio l'Italia, in piena crisi da mancanza di investimenti privati e da
competitività dell'offerta, non ha una bonus che incentiva gli investimenti in ricerca ed in innovazione. L'ultimo
intervento in materia è stato quello del governo Berlusconi che aveva introdotto una vera discontinuità per
l'Italia: un credito di imposta pari al 90% degli investimenti fatti nel biennio 2011-2012 con università o enti di
ricerca, recuperabile per quote paritetiche in tre anni. I 155 milioni di euro a suo tempo stanziati in bilancio
non sono stati neppure tutti utilizzati dal mondo produttivo, a riprova che i timori della Ragioneria spesso
cozzano con la realtà della recessione. Prima il bonus fi scale, sempre deciso dal governo Berlusconi, era
stato commisurato al valore complessivo degli investimenti fatti dalle imprese: il 10%. A fine 2013 Enrico
Letta vara un credito di imposta pari al 50% delle spese incrementali in ricerca a partire dall'esercizio 2014.
La burocrazia ha lasciato la norma inattuata e così le imprese che hanno creduto nella serietà della
Repubblica italiana e hanno fatto nel corso del 2014 investimenti in ricerca confidando nel credito di imposta
si ritrovano oggi con un defi cit di cash ow da dover fi nanziare. In pieno credit crunch non è un gap facile da
chiudere attingendo al credito bancario. Ora la legge di Stabilità cambia nuovamente le carte in tavola: credito
di imposta dimezzato al 25%, sempre solo per gli investimenti incrementali e con effetti che si produrranno,
ragionevolmente, solo a partire dalla seconda parte del 2016 quando i bilanci saranno stati depositati.
Sarebbe stato molto più serio, onde evitare di impattare nuovamente sulle aspettative delle imprese, lasciare
la norma Letta invariata e non eliminare il 2014, esercizio ormai chiuso e quindi con effetti risibili sui conti
pubblici, dall'applicazione della norma. In questo modo si potevano premiare in pochi mesi le imprese che,
nel corso del 2014, hanno avuto il coraggio di investire mentre il pil crollava e la de azione prendeva il largo,
cioè già il prossimo maggio. In Francia per il triennio 2013-2015 il Cir, il credito di imposta per la ricerca
francese, varato nel 1983, è stato dotato di un fondo annuo di 5 miliardi di euro perché raddoppiato dal
presidente François Hollande. La legge di Stabilità di Renzi è stata coraggiosa sull'Irap e sugli 80 euro ma
troppo timida sulla ricerca.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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IL PUNTO
21/10/2014
ItaliaOggi
Pag. 14
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Del Vecchio soffre anche in Salmoiraghi
Divorzio veneto fra Giol e Bastianello
ANDREA GIACOBINO
Non c'è solo la grana della governance a turbare i sonni di Leonardo Del Vecchio, Soffre, infatti, anche una
delle province di Luxottica che a fine 2013 è entrata con una quota di minoranza del 36,3% in Salmoiraghi &
Viganò (S&V), gruppo di distribuzione di occhiali e lenti a contatto controllato da Ermenegildo «Dino»
Tabacchi e dalla moglie Clelia che detengono il 63,6% attraverso la loro Fenix. Proprio Tabacchi nella sua
qualità di presidente di S&V ha infatti deciso di riportare a nuovo la perdita di 13,8 milioni di euro registrata
nei conti chiusi a settembre dello scorso anno dopo che il precedente esercizio era stato archiviato con un
passivo più pesante di oltre 31,1 milioni. Non vanno bene le cose neanche nel bilancio consolidato che ha
segnato un disavanzo di 13 milioni rispetto ai 35,4 milioni del rendiconto precedente. A segnare il passo è
stato il fatturato calato, anno su anno, da 171 a 154 milioni per un gruppo che opera anche con le controllate
VistaSì e S&V Optika. Il canale retail ha visto ricavi per 131,2 milioni (144,5 milioni nell'esercizio precedente),
il franchising 6,3 milioni (8,1 milioni) mentre l'unico canale in crescita è stata la grande distribuzione con 15,3
milioni (15 milioni). Tabacchi, nel bilancio precedente, per coprire la perdita, aveva dovuto azzerare le riserve,
ridurre il capitale per poi aumentarlo di 4,3 milioni con sovrapprezzo di 12 milioni e proprio in questa fase si
era concretizzato l'ingresso di Luxottica, che aveva investito complessivamente 45 milioni. S&V, che impiega
oltre millecinquecento addetti, dispone di un fi nanziamento bancario in pool guidato da Intesa Sanpaolo per
56 milioni che scadrà nel 2017 e le cui condizioni di rimborso sono state rimodulate. Il gruppo conta inoltre su
fi di correnti per quasi 10 milioni rinnovati automaticamente fi no al 2017 se verranno rispettati dei covenants
applicati dalla fi ne dello scorso settembre. Si consuma un divorzio storico e tutto veneto nella grande
distribuzione italiana. La famiglia veronese Giol, infatti, esce col suo terzo di capitale dall'azionariato di
Generale di commercio e servizi (Gecos), holding controllata dalla dinastia veneziana Bastianello che detiene
il 100% del gruppo di supermercati Pam, attivo anche con i marchi Panorama (ipermercati), In's (discount) e
Brek (ristorazione). Gecos.I Giol sono in Gecos con i Bastianello e con l'altra famiglia azionista, i veronesi
Dina, dal 1958: fi no a ieri ne erano soci al 27,7% attraverso la loro holding Nuova Sipaf e anche direttamente
con quote minori per un totale del 32,2%, mente i Bastianello, che esercitano la presidenza di Gecos affi data
ad Arturo, ne detengono il 41,8% e i Dina circa un 10%. I Giol hanno venduto ai Bastianello e ai Dina ad un
prezzo fi nora non noto: la quota di Gecos nell'ultimo bilancio di Nuova Sipaf è valorizzata per circa 27 milioni.
Nel consiglio d'amministrazione di Gecos sono presenti con i fratelli Giovanni, Marco e Nicola, che è anche
vicepresidente. È probabile che, alla base dello storico divorzio, abbiamo pesato anche i conti civilistici del
2013 di Gecos, chiusi con un minutile di 267 mila euro rispetto ai 5,4 milioni di profi tto del precedente
esercizio. Il crollo della redditività era giunto da dividendi dimezzati anno su anno provenienti dalle
partecipate, passati da 13,4 a 6 milioni, oltre a 3,3 milioni di svalutazioni sulla controllata Cibis.
Nell'assemblea di bilancio s'era consumato un duro scontro fra i soci perché Marco Giol, forte dei 25,2 milioni
di utile registrato consolidato (dove fi gurano ricavi per quasi 2,5 miliardi), aveva chiesto comunque di
distribuire ai soci un dividendo di 3 milioni attinto dagli oltre 71 milioni di riserve, ma i Bastianello volevano
invece accantonare il miniprofi tto. Così i Giol avevano votato contro il bilancio, approvato solo dal 54,6%
degli azionisti, cioè i Bastianello e i Dina. © Riproduzione riservata
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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CARTA CANTA
21/10/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 8
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Sanzioni a Mosca? Paga Roma
Nel 2014 gli stop commerciali imposti a Putin costeranno alle aziende italiane fino a 10 mld di mancati affari,
dice il banchiere moscovita. Che rivela pressioni sulle aziende perché non siglino alcun accordo
Stefania Peveraro
Le sanzioni imposte alla Russia dall'Ue per il casoUcraina nel 2014 costeranno all'economia italiana da 5 a
10 miliardi di euro di mancato business. «Le sanzioni non sono una soluzione al problema geopolitico, visto
che creano solo maggiori problemi alla già difficile crescita delle economie in Italia e in Russia; di politica non
si vive, di economia sì». Va subito al sodo Victor Borisenko, country manager in Italia di Vnescheconombank,
istituto di credito controllato dal governo russo e specializzato in finanziamenti alle imprese straniere che
investono nelle repubbliche ex-sovietiche. Vnescheconombank ha a Milano l'ufficio di rappresentanza più
importante dell'Europa occidentale, da anni ha rapporti con aziende italiane grandi e piccole e ha stretto
accordi con tutte le principali banche, con Cdp e con Sace a supporto dello sviluppo delle imprese italiane in
Russia. Domanda. Quanto hanno pesato le sanzioni Ue alla Russia in termini di minori affari condotti dalle
aziende italiane? Risposta. Tra 5 e 10 miliardi di euro. Il problema c'è ed è pesante. Per non parlare degli
effetti collaterali rappresentati dalla maggiore disoccupazione e dalle tensioni sociali che montano. Chi ha
imposto le sanzioni non aveva idea dei problemi reali che avrebbe creato alle stesse economie europee e
non solo a quella russa. D. Le sanzioni Ue vietano alle banche europee di finanziare banche e aziende russe.
Anche gli Usa hanno introdotto sanzioni analoghe. Ma voi non potete finanziarvi altrove, per esempio in Asia?
E poi quanto pesa il finanziamento estero sul vostro budget totale? R. Il budget è per l'85% interno. Siamo
una banca pubblica finanziata dal governo. Solo il 15% dei finanziamenti arrivano dall'estero. Ma se
dovessimo contare per questa quota solo sull'Asia, significherebbe concentrarsi pressoché esclusivamente
sulla Cina e non lo vogliamo. In ogni caso avremmo il denaro per finanziare aziende europee anche solo
contando sul nostro budget, ma il problema è un altro. D. Qual è? R. Che c'è una pressione incredibile su
banche e aziende affinché evitino di fare affari con la Russia in questa fase. Parlo di telefonate dirette ai
manager, vere e proprie intimidazioni. È una pressione che coinvolge tanto le aziende grandi quanto quelle
piccole. Queste ultime non sono toccate direttamente ma di riflesso, perché le banche con le quali abbiamo
accordi, ossia praticamente tutte, in questo momento hanno timore ad attingere alla riserva destinata alle
operazioni in Russia identificata da intese siglate con noi negli anni passati. Così, se dal punto di vista
formale tutti i contratti passati sono operativi, nella pratica lo sono soltanto le linee di credito già erogate,
mentre quelle che potrebbero essere tirate sono di fatto congelate. D. Che cosa succede alle aziende italiane
già presenti in Russia? Riescono a lavorare o subiscono contrattacchi? R. La business community italiana in
Russia è molto rappresentata e non abbiamo attivato contro-sanzioni, perché non lo riteniamo conveniente. È
stata una scelta saggia. Peraltro, laddove c'era stata qualche limitazione introdotta da nuove norme, come
nel settore agroalimentare, le aziende stesse hanno trovato soluzioni per poter continuare a lavorare. Per
esempio, c'era stato uno stop all'import russo di Parmigiano Reggiano, ma cambiando di poco la quantità di
lattosio contenuta nel formaggio l'importazione è tornata possibile. D. La settimana scorsa Putin era a Milano
per l'Asem. Ha parlato di questo tema con il governo italiano? R. Assolutamente sì. Putin ha incontrato in due
occasioni separate il presidente della Repubblica Napolitano e il premier Renzi. La volontà è evitare di
superare la cosiddetta linea rossa, perché i conflitti sono facili da fomentare ma difficili da fermare.
(riproduzione riservata)
Foto: Victor Borisenko
Foto: Quotazioni, altre news e analisi su www.milanofinanza.it/russia
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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INTERVISTA CASO RUSSIA PARLA BORISENKO, COUNTRY MANAGER DI VNESCHECONOMBANK IN
ITALIA
21/10/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 22
(diffusione:104189, tiratura:173386)
OPERAZIONE DISCLOSURE, A QUALCUNO GIOVERÀ
Mentre si mettono a punto gli ultimi dettagli ella missione governativa di recupero capitali che va sotto il nome
di voluntary disclosure (articolo qui accanto) gli analisti finanziari sono impegnati a soppesare gli effetti che
questa avrà sulle società, in primis banche e gruppi del risparmio gestito. Mediobanca stima un rientro di 30
miliardi di euro in base alla formula approvata alla Camera, molto inferiore ai 100 miliardi portati a casa con
gli scudi fiscali precedenti ma con un gettito simile per lo Stato. Peraltro l'assenza dell'anonimato potrà far sì
che ci sia una maggior quota di rimpatrio fisico del denaro. Dal punto di vista del mercato degli asset
manager, secondo Mediobanca gli operatori quotati potrebbero essere in una posizione più favorevole per
intercettare il denaro rispetto a cinque anni fa. Mediolanum e Azimut hanno rafforzato le loro divisioni di
private banking, mentre Banca Generali potrà far leva sul successo registrato durante l'edizione 2009-2010.
Per questa ragione gli esperti si aspettano che le tre società si accaparrino una quota di mercato in crescita
del 20% rispetto a quella registrata nell'edizione precedente. Questo vuol dire che Banca Generali potrà
avere una quota del 6% (rispetto al 5% del 2009-2010), Azimut del 3,6% (contro il 3% di tre anni fa) e
Mediolanum dell'1,2% (contro l'1%). In termini assoluti le tre reti di pf analizzate dal report potranno
intercettare in tutto oltre 2 miliardi. Di questi, Banca Generali dovrebbe accaparrarsi la fetta maggiore, ossia
1,2 miliardi. Gli analisti confermano il giudizio di overperformer per Azimut, con target price a 26,6 euro
rispetto agli attuali 17 o poco più, che tenuto conto dei circa 300 milioni di cassa positiva e la quota di azioni
proprie attorno al 7,5% equivale a un multiplo ev/ ebitda di 12. Ma sottolineano che l'approvazione della
voluntary, che ora passerà al Senato, è una buona notizia anche per Banca Generali.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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CONTRARIAN
21/10/2014
MF - Ed. nazionale
Pag. 22
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DANIELI CON PRUDENZA, LA BORSA CON DECISIONE
La consueta cautela con cui il gruppo di impianti siderurgici Danieli, sede in Friuli ma attivo in tutto il mondo,
si rivolge al mercato, specie in fasi delicate come le attuali per le economie globali, ieri ha avuto un
accoglienza poco comprensiva da parte degli investitori: il titolo ordinario è scivola del 3,7% a 17,76 euro e
quello di risparmio del 3% a 13,85 euro. In occasione della presentazione del bilancio di sabato 18 ottobre, il
management guidato dal presidente e ad Giampiero Benedetti ha rilasciato alcuni dati previsionali di gruppo
per l'esercizio 2014/2015: i ricavi sono visti tra 2,75 e 2,9 miliardi di euro, l'ebitda a quota 260-280 milioni e il
portafoglio ordini tra 3,1 e 3,3 miliardi. Equita sim ha limato il target price su Danieli da 31,7 a 31,1 euro dopo
una revisione delle stime di utile del 4%. «Abbiamo aggiornato il modello tagliando del 3% in media l'ebitda
atteso al 20152016 e di conseguenza la bottom line del 4%. Il ceo ha dichiarato di attendersi un 2015
sostanzialmente simile al 2014. Kepler Cheuvreux (tp 32 euro), premesso che la guidance per il 2014/2015 è
stata prudente come al solito, si aspetta per l'esercizio 2014/15 ricavi per 2,84 miliardi di euro e un ebitda di
297 milioni, ma anche che Danieli possa battere i propri target, come è avvenuto nel 2013/2014. Tanto più
che la quota di mercato sta aumentando e anche i margini non stanno dispiacendo.A coronare il tutto, il titolo
scambia con uno sconto circa del 30% rispetto ai concorrenti. Anche Mediobanca (tp 24,3 euro) parla di la
guidance «cauta» ma trova che questo sia del tutto giustificato dal momento che «nel complesso l'industria
siderurgica dovrà affrontare uno scenario difficile», alla luce del recente rallentamento dell'economia cinese.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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CONTRARIAN
21/10/2014
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Alcuni dettagli da chiarire sulla voluntary: come impiegare i capitali che
rientreranno?
Angelo De Mattia
Votato, alla Camera, il disegno di legge per il rientro o l'emersione dei capitali illegittimamente esportati
oppure nascosti in Italia (la voluntary disclosure), insieme con l'introduzione della disciplina
dell'autoriciclaggio, non cessano le polemiche su quest'ultima normativa e sulle deroghe alla punibilità che
essa contiene. In particolare, le discussioni si appuntano sulla non punibilità della destinazione del denaro o
delle altre utilità derivanti dalla commissione di un reato presupposto all'utilizzazione e al godimento
personali, intendendosi per tali, per esempio, l'acquisto di una abitazione o l'investimento in strumenti della
propria azienda. È un'obiezione avanzata, soprattutto dalla corrente giustizialista, già in occasione della
preparazione e della discussione della norma. Per attenuare la portata di tale rilievo è stata, poi, inserita
l'esclusione dalla deroga degli investimenti speculativi, che, del resto, era stata richiesta pure su queste
colonne. Ciò dovrebbe prevalere sul godimento personale che, se evidentemente mosso da finalità
speculative, andrebbe considerato come autoriciclaggio. Ma se si volesse completare l'operazione mirata a
evitare l'elusione della norma, occorrerebbe pure considerare autoriciclaggio quelle destinazioni intermedie
volte poi all'acquisizione di un bene per il godimento personale (il classico deposito su di un conto, fatto
disporre da un prestanome, per poi acquisire un appartamento). Insomma, ferma restando l'esclusione
anzidetta, si potrebbe rendere più rotonda la previsione in modo che essa non diventi la porta attraverso cui
passino casi di vero e proprio autoimpiego vestiti della formula del godimento personale. Ma appare difficile
escludere in toto quest'area di esenzione perché sanzionare anche l'ipotesi contemplata da quest'ultima
formula significherebbe avvicinarsi di molto alla doppia pena per quello che apparirebbe quasi il medesimo
reato. Ovviamente, il soggetto che effettua un impiego della specie sarebbe di certo sanzionato per il reato
presupposto. È auspicabile, dunque, al Senato, un ulteriore lavoro di limatura e di adeguamento, mentre non
sarebbe condivisibile, come pure qualcuno ventila, che i contrasti sul reato in questione portino all'espunzione
della normativa dal disegno d legge per farla rifluire nella legge di Stabilità. L'importanza di tale introduzione
sta nel suo stretto collegamento con la voluntary disclosure, soprattutto perché essa concorre a differenziare
il volontario rientro dei capitali in forma nominativa dall'ipotesi di un condono o di una sanatoria vecchio tipo.
Piuttosto, a Palazzo Madama sarà opportuno riflettere ancora sul fatto che, per rendere possibile la voluntary,
si è escluso che alle relative operazioni si applichino le nome sull'autoriciclaggio fino al 30 settembre 2015. E
successivamente cosa accadrà per le somme così rientrate o emerse? Quid, insomma, per l'impiego
successivo? In ogni caso, un iter parlamentare sollecito è importante, anche sotto il profilo del gettito che
scaturirà dalle operazioni in questione, discendente dal pagamento di tutte le imposte e delle sanzioni
pecuniarie, anche se si tratterà di introito una tantum. In definitiva, bisognerà distinguere, anche in nome della
speditezza del percorso legislativo, tra obiezioni e dubbi fondati, quelli avanzati per amore di perfezionismo e
gli altri ancora, che potrebbero, invece, essere considerati come il classico bastone fra le ruote. (riproduzione
riservata)
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COMMENTI & ANALISI
21/10/2014
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Manovra senza aumento di tasse? È falso
Marino Longoni
La prima legge di Stabilità senza nuove tasse. Così l'ha annunciata Matteo Renzi alla fine del consiglio dei
ministri del 15 ottobre. In realtà di nuove tasse, anche se ben nascoste, se ne possono contare almeno una
dozzina. Le più indigeste sono probabilmente l'aumento delle aliquote Iva, ancora da quantificare, e l'aggravio
delle imposte sui rendimenti dei fondi pensione e delle casse di previdenza dei liberi professionisti.
Garantiranno un incremento di gettito anche le polizze vita, le slot machine, gli enti no profit. Non poteva
mancare il classico aumento della benzina. Anche una misura apparentemente liberale, come quella che
concede ai lavoratori la facoltà di chiedere l'anticipo del Tfr in busta paga, ha il piccolo inconveniente di
determinare un anticipo e un lieve aumento anche del prelievo fiscale. Idem per il cosiddetto forfait per i
lavoratori autonomi, che va a sostituire, con aliquota del 15%, un regime (imprenditoria giovanile) che era
tassato solo al 5%. Trascurando altri modesti aumenti del prelievo, il problema maggiore potrebbe però
essere costituto dal possibile futuro aumento del prelievo locale (regioni, province e comuni), che presidenti di
regione hanno già minacciato come necessario a compensare il taglio di cinque miliardi di trasferimenti
imposto dalla legge di Stabilità. E poi ci sono 11 miliardi di extradeficit, che non sono certamente nuove
imposte, per ora. Ma che potrebbero diventarlo in futuro. In effetti chi altri potrebbe intervenire a pagare il
debito dello Stato se non i suoi cittadini, con le future imposte? Un aumento del debito implica sempre un
aumento delle imposte (future) necessarie per rimborsarlo, o anche solo per mantenerlo (se si esclude
l'ipotesi del default). D'altra parte un presidente del Consiglio non è un mago, non può creare risorse dal
nulla. Da qualche anno ormai le casse dello Stato sono vuote, il prelievo fiscale è già oltre il tollerabile, il
Paese non cresce. E non si può nemmeno stampare moneta, come si è fatto per tanti anni, perché con
l'Unione europea l'Italia ha rinunciato alla propria sovranità monetaria. In queste condizione è forse
impossibile fare più di quello che ha fatto la manovra impostata da Renzi per iniettare un minimo di fiducia nel
Paese. E bisogna riconoscere che l'esclusione del costo del lavoro dall'Irap, la conferma del bonus degli 80
euro e degli ecobonus sulle ristrutturazioni, il tfr in busta paga, vanno proprio in questa direzione. Non sarà
certo sufficiente per fare ripartire il Paese, ma senza risorse e con le mani legate dai vincoli europei, era
difficile fare di meglio. Ci sono però un paio di cose che mancano in questa legge di Stabilità: una è l'impegno
ad adottare, in tempi brevi, misure incisive per far rientrare i 200 miliardi di capitali che si stima gli italiani
abbiano parcheggiato all'estero senza dichiararli. Il disegno di legge sulla voluntary disclosure ci ha messo
più di nove mesi per passare l'esame della Camera, ma non sarà certo con le contorte procedure ivi previste
che si riuscirà a far emergere il grosso dei capitali. Una voluntary più semplice e meno esosa garantirebbe
una importante iniezione di capitali e un buon gettito per l'erario. L'altra cosa che proprio non si riesce a
capire è come mai Renzi non abbia ancora messo sul tappeto una decisa opera di demolizione del debito
pubblico che, come dimostrano le ultime crisi finanziarie, è la vera palla al piede dell'Italia. Un'azione di
privatizzazione di parte del patrimonio pubblico, come questo giornale sta da mesi perorando, potrebbe
ridurre del 30/40% i debiti dello Stato, con conseguenze positive in termini di fiducia degli investitori italiani e
internazionali, e potrebbe consentire di ricreare quel clima positivo senza il quale non c'è legge di stabilità che
sia in grado di rimettere in movimento un sistema ormai arenato. (riproduzione riservata)
Foto: Matteo Renzi
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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COMMENTI & ANALISI
21/10/2014
Financial Times
Pag. 16
(diffusione:265676, tiratura:903298)
Group says it has no plans to sell the advertising agency but not everyone is convinced
ADAM THOMSON - PARIS
In 2004, having built a 22 per cent stake in Havas, Vincent Bolloré emerged from an 11-month battle at the
French advertising agency that saw him oust the chairman and chief executive and gain valuable seats on the
board. Just over a decade later, the French industrialist and occasional corporate raider, is going for more: on
Friday, Bolloré Group, a conglomerate with interests in African logistics, but also in agriculture, media, wine
and even lithium car batteries, said it intended to win majority control of Havas through a share-exchange
offer of Bolloré shares. According to the group, the move is simply a continuation of a longterm strategy that
has seen it amass a 36.2 per cent stake in Havas. As Cédric de Bailliencourt, Bolloré Group's chief financial
officer, put it last week: "We are showing our will to stick with this long-term investment," adding: "We have no
intention to sell or transfer our stake in Havas." The group also said that it did not plan to acquire significantly
more than 50 per cent of the company and that it also wanted to keep Havas listed. Not everyone is
convinced. Many analysts think that Mr Bolloré may be positioning himself for an eventual sale of the French
advertising group, ensuring both that he controls it but also that he is able to profit in any future round of
consolidation in the advertising industry. In a research note, Citi pointed out that Havas had long been framed
as a potential target for another agency group. "It may be a move to flush out possible interest in Havas," it
said. The group is the world's sixth-largest advertising agency by revenue, but with revenue last year of
€1.8bn, mostly from Europe, it is much smaller than the likes of London-based WPP or Paris rival Publicis.
Many analysts see that as a potential weakness against the backdrop of broader shifts taking place in the
advertising industry. "It is a strategic disadvantage to be small and local when you have to respond quickly
and develop critical mass in the fast-changing world of digital advertising," said Claudio Aspesi, media analyst
at Bernstein. Mr Bolloré has previously contemplated exiting Havas. One person with knowledge of the matter
said that as recently as last year Mr Bolloré approached at least one US bank about selling his stake. Another
possible advantage of Mr Bolloré's move could be his group's exposure to Africa and, in particular, to Ebola.
About half of Bolloré Group's 2013 revenue of €10.9bn came from transport and logistics, and much of that
from countries in Africa that are in the midst of the Ebola outbreak. Since the beginning of September, Bolloré
Group shares have lost roughly 20 per cent of their value, in part reflecting investor concern about how the
outbreak might affect future business. As Mr Aspesi of Bernstein put it: "If you think about the group's
business in Africa, it might seem an interesting time to swap assets and gain some additional exposure to
advertising." Bolloré Group will hold a general meeting on November 27 to vote on a stock split as part of the
offer. The tender will then open before the end of the year and is expected to close by mid-January.
Additional reporting by Anne-Sylvaine Chassany in London Some analysts think Vincent Bolloré, below, may
sell Havas, which has created adverts for Arsenal football club, above
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Doubts remain over Bolloré's intentions for Havas
21/10/2014
The Guardian
Pag. 1
Record numbers of migrants have died in the Mediterranean Sea this year. In the latest Europa investigation,
reporters at the Guardian and five other papers examine why
'I saw bodies in the sea. Some had lifejackets. One was a child' Fahad Abdul Kariem 'I always tell these
young men stay here. You do not know what awaits you there' Babacar DiagneThe boat sank quickly. One
minute Fahad Abdul Kariem was wedged into the hold, legs apart so that another migrant could sit in front of
him. The next, the Mediterranean swell was rolling the vessel, the motion aggravated by the scores of African
and Indian migrants clinging to the roof canopy.And everyone was in the water. "I was under the boat when
my hand caught a lifebuoy that I clung to as the last resort," Kariem said of the shipwreck off Libya this
summer."I saw bodies floating on the sea. Some were wearing lifejackets. One was a child. But I could not
see where my friend Ayman was."In those desperate moments in late August, Ayman became another
statistic, one of the more than 2,500 people who have died or are missing feared dead after trying to get into
Europe across the Mediterranean this year.It's also a record year for arrivals - 160,000 in the first nine months
of the year, already more than double the total for the previous record in 2011.More than 90,000 people have
been fished out of the water by the Italian navy.Why is 2014 proving such a terrible year? The answer is a
combination of factors: war, upheaval and economic rout on Europe's periphery; the cynicism of smugglers
who can charge as much as $10,000 (£6,200) to move a person from A to B, even if B is the bottom of the
sea; the breakdown of law and order in one of the principal conduits for migrants - Libya; the Italian rescue
mission which paradoxically may be encouraging more people to risk everything in overladen fishing vessels
illequipped for the job.Even for those who make it, the reality of life in Europe as an asylum seeker or
economic migrant is likely to prove crushing. They aren't hard to spot: hanging around in the Sicilian
countryside, huddled at the railway stations of middle Europe, mustering in the cafes of Athens or in the
ghettoes of Amsterdam or Stockholm. For some, particularly the economic migrants, the odyssey will come
full circle. They will go back home defeated.OriginsA list by nationality of migrants who arrived in Italy this
year makes instructive reading: Eritrea, Syria, Mali, Nigeria, the Gambia, Somalia, Egypt, Palestine, Pakistan,
Senegal. Countries are spitting out their people for different reasons: war, revolution, bad governance,
deadend economies, climate change, poverty, persecution. Or, as migrants put it:"I had problems with the
Taliban and had to leave Afghanistan in a hurry." (Mohamad Ajub, 22, a farmer from Ghazni province)"My
house was confiscated by a Chechen jihadi after the advance of the Islamic State through Riqa." (Ahmed
Salih, a Syrian from Riqa)"All Yazidi want to leave [Iraq] but most don't have the money." (Salar Faez, 23, a
Yazidi from northern Iraq)"I have to get to Europe - it is the only way I can help my family." (A Ghanaian
stacking shelves in Tripoli, who doesn't want to be named)"It was obvious that the regime's grip was getting
tight around my neck with the capture of two of my siblings within a fortnight." (Bahjat Imam, a Syrian from
Aleppo)Abraham Russom left to escape the poverty and repression that has turned Eritrea into one of Africa's
most rapidly emptying nations. An estimated 200,000 Eritreans have gone in a decade. "I crossed the desert
on foot. I was four days in Khartoum. Two months in Libya. Two months in Lampedusa. In Rome, I ran away.
And nobody stopped me, thank God. I arrived in Frankfurt by train, then by bus to Stockholm, where I made a
request for political asylum."RoutesThe journey to Europe does not go in a straight line. There are no
timetables, reservations or layovers in airport hotels. This is an odyssey in the original sense of the word protracted, circuitous, not necessarily bound to end. There are myriad routes. Some are circuitous, others
take bafflingly convoluted detours. The average cost appears to be $5,000-$10,000. If it doesn't work out, you
don't get your money back.From Syria, Iraq, Afghanistan and points further east, Turkey is one option, a
conduit to Greece across the Aegean Sea or to the Balkans over land. But these land routes have become
less viable in recent months, squeezed by border crackdowns. So some smugglers are routing their charges
further south, to Egypt, and the beaches of Alexandria and Damietta. Or else flying them to Algiers and Tripoli
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It costs $10,000 to get from A to B. Even if B is the seabed
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The Guardian
Pag. 1
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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for onward shipment through the central Mediterranean.From sub-Saharan Africa, all routes point north, either
to Libya and Egypt for those from the Horn of Africa, or Morocco, with its tiny Spanish enclaves of Ceuta and
Melilla, and Tunisia for those from west Africa.Jimi Petros's journey took 557 days. He walked away from his
desert village in Eritrea with nothing. "There were two of us," he said. "We followed a trail in the dark. The
guide told us: 'Don't speak and do not turn on your cellphone'." So they didn't. "Even the smallest of lights
could have caught the army's attention. We were risking prison."They arrived in Khartoum days later. Petros
spent a year sweeping the streets to earn money for his journey northward. He paid a total of $5,000 to five
traffickers.Bahjat Murad's journey, which started in Aleppo, was no less bewildering. Having scrambled
across the border with Turkey he paid $6,000 for the first leg of a voyage with no clear destination. "I was
hurried to the bottom of the ship and locked in a tiny cabin for a week. I lived on biscuits and juice. I had no
idea where the ship was going until a Turkish guy came one night and just said 'Libya'."The routing options do
not end there. The western Balkans is a notorious smuggling funnel for those desperate to get into an EU
country, principally Hungary to the north or Bulgaria to the south. There are land borders further north in
which migrants are regularly caught trying to get into Slovakia, Romania and the Baltic republics.But if there is
a hub, a clearing house for the complex, cynical and murderous business of trafficking migrants, then it is a
place where the state is defunct and society disenchanted, where the border guards are biddable for $400,
where the beaches are broad and where the sea lapping the shore stretches north to another far more
promising coastline. This place is Libya.BeachesLibya's version of the Mary Celeste sits bobbing up and
down tied to a stanchion in Tripoli harbour. A battered black Zodiac craft, it was found by the naval
coastguard drifting at sea, with no engine and no sign of the Somali migrants who had been aboard.Only their
personal effects remain: passports, identity cards, mobile phones, bank notes and bleached photographs of
family groups. "Some of these people we know, we've caught them before," said one coastguard officer, who
declined to give his name. "I suspect they are dead, because if they were picked up, they would not leave
these things behind."Similar tableaux are played out each day along Libya's 1,100 miles of coast, as bodies
and abandoned craft are washed up on the beaches, a reminder of the human cost of the vast flow of
migrants from this north African country.Libya's people-smuggling business is highly organised and hugely
profitable. Traffickers offer two kinds of service. For the richer customers, mostly Syrians, $5,000 buys a
crossing by Zodiac to France, a longer journey than Italy but a safer one because there are no naval patrols.
For everyone else, $1,000 buys a place on a cramped fishing boat."I want the France option, everybody
does, but I don't have the money," said Mohammed, a heavy-set young Syrian who escaped fighting in
Damascus and lives in a small Tripoli hotel as he hunts for a boat.Eritreans are one of the largest groups in
Libya, sustained financially by wire transfer from their compatriots already in Europe, and supported spiritually
by St Francis Catholic church, which runs a weekly clinic for Christians."Many of the Eritrean women come
here pregnant, we have to help," said Sister Inma Moya, a Spanish nun. "Why so many pregnant? Because if
you are a woman, in these situations, you need a man for protection for the journey, and so she travels with
him, and so she becomes pregnant."Tripoli is the main gathering point, but the smugglers themselves steer
clear of the capital, preferring locations to the west such as Zuwara or Garabulli.Zuwara is popular because it
is close to Sicily, 300 miles north, and because it is populated by ethnic Amazigh (Berbers), who exclude
outside security forces, giving smugglers a freer hand, according to Tripoli police. Garabulli's attraction is that
it is separated from the coastal highway by sandy bluffs, masking migrants from passing security units.In
contrast to the misery in which they trade, Libya's people-smugglers make big profits. A boatful of migrants
each paying as much as $1,000 can rake in $250,000, easily enough to write off the cost of the boat should it
founder. And they do."The traffic of human beings is a service widely requested on the market," said one 35year-old smuggler in Zuwara, who would not give his name. Sitting in an armchair in his new apartment, he
revealed plans to buy a villa in Italy next year. "So far, none of boats I filled with people have sunk.""They're
very professional," said Souad, a Syrian teacher who arrived by boat in Europe. "Our smuggler picked back
roads. Every 300km we stopped at
21/10/2014
The Times
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The rush to buy bonds is the first sign that although the economy has come out of recession, it may be
stagnating again
Our debts, inequality and poor schools can't be fixed in five yearsFrom page 2 If you want to know how
anxious investors are feeling, stock markets are not the only place to look. When investors feel gloomy, their
reflex is to buy the bonds of governments perceived (not necessarily correctly) as the most creditworthy namely those of Germany, Switzerland, the US and (yes) Britain too.Last Wednesday investors seemed
almost suicidal, as the price of those bonds rose more than they did six years ago after the Wall Street
investment bank Lehman Brothers went down - the point at which an economic contraction in the richest
economies transmogrified into the Great Recession.So Wobbly Wednesday was a very big day on global
financial markets, whose currents and eddies reflect and determine our prosperity. Now before you retreat
into your cellar with crates of baked beans, candles and blankets, I should say that I don't believe financial
Armageddon has just pulled into platform one. What happened is that investors stopped believing that the
world is entering a long phase of rising prosperity, after the bleak slump precipitated by the 2007-08 financial
crisis, and started fearing that the new age may be altogether flatter.Investors love a good story, to give
meaning and purpose to what they do with all those trillions of dollars, although it is often tricky to see why at
any moment they swing from euphoria to dyspepsia.Over the few hours before the dam broke last
Wednesday, there was some moderately troubling news about Germany probably falling into recession, a
slowdown in consumer spending in the US and inflation below expectations in China and the UK (lower
inflation is not always a good thing if it points to weakening economic activity). But none of that told us
anything that had not been pretty clear for some months.Now there are two points of relevance. First, the
mere fact that Wobbly Wednesday happened will have an economic impact: the actions of investors,
maddeningly, can create and prolong their worst fears. Some investors lost fortunes on the day because they
didn't expect the huge price swings, and others made fortunes. The likelihood is that the wounds of the losers
will deprive businesses and households of useful investment for a bit, reinforcing an economic slowdown we
are already seeing at home and abroad. But the direct impact should be mild, because it does not look as if
any of the big losers include banks, and when banks go pop and are constrained from lending, this kind of
financial shock ends up hurting us all.Second, we are exposed to more powerful negative forces from
elsewhere, notably China and the eurozone. China is at the beginning of a difficult process of reshaping its
economy to make it less hooked on record-smashing investment in infrastructure and housing, which has
caused a dangerously fast surge in the country's indebtedness.Coming off debt steroids is never costless.
China's growth is expected by some economists (such as the former US treasury secretary Larry Summers)
to drop, perhaps permanently and considerably - to maybe 4 per cent a year. That would represent a rate of
income growth beyond our wildest dreams in the clunking West, but would be only 40 per cent of the growth
rate China enjoyed for 30 years after 1980.Remember that the rise and rise of China - already the world's
biggest economy on one important measure (purchasing power parity) - has had a more significant impact on
our living standards over the past two decades than any other economic phenomenon. As for the eurozone,
its biggest economies - Italy, France and Germany - seem unable to escape stagnation and are probably
contracting right now.But the real threat is not the kind of financial meltdown that almost fractured the
currency union three years ago. The promise by the European Central Bank to underwrite the balance sheets
of banks and governments has largely dealt with that risk. The greater danger is political meltdown - eurozone
citizens continuing to abandon mainstream parties and demonstrating with their votes that they see the
currency union as a slow but unstoppable train to impoverishment.And another thing. Those government
bond prices that I mentioned are telling us something depressing in every sense about our long-term
economic prospects. The yield on UK government bonds, which is in effect the interest rate paid by the
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Why investors' wobbles should alarm us all
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The Times
Pag. 27
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Treasury when it borrows, is negative after adjusting for inflation on all maturities of debt up to 50 years. What
this means is that investors are prepared to make long-term loans to George Osborne and the Treasury at an
interest rate that is almost guaranteed to lose them money, unless inflation is lower than expected.The
implication of investors having nowhere better to stash their cash is that they are horribly pessimistic about
the ability of Britain to grow over the next half century. And nor is this putative malaise uniquely British:
government bond prices tell a similar story of socalled secular stagnation - a new era where there is very little
that central banks and governments can do to boost our incomes in any meaningful way - in most other big
developed economies.Investors may be wrong; that would hardly be unprecedented. But if you look at our
economic weaknesses - massive debts, rising inequalities increasingly seen as restricting growth, education
systems that fail to equip our young people with the skills they need - they are hardly fixable in a week, or a
year or a single parliament.
21/10/2014
Le Monde
Pag. 3
(diffusione:30179, tiratura:91840)
Philippe Ridet
Des grands sourires, des enfants un peu turbulents mais épanouis, des proches émus. Samedi 18 octobre, le
Capitole de Rome s'est donné des airs de fête familiale mêlée des frissons de ce qui est encore interdit. Ceint
de son écharpe tricolore, le maire Ignazio Marino (Parti Démocrate, centre gauche) a enregistré sur un
registre ad hoc le mariage contracté à l'étranger de 16 couples homosexuels italiens. " C'est la preuve, a-t-il
commenté, que la société est bien plus en avance que les politiques. "A peine avait-il prononcé ces mots que
le préfet de la Ville éternelle déclarait : " Nous annulerons tout cela. " Quant au ministre de l'intérieur,
Angelino Alfano (Nouveau Centre droit), il lâchait : " La signature de Marino ne vaut guère plus qu'un
autographe. " Alors que quelques manifestants insultaient les " mariés " (" Vous êtes le pire de l'Italie ! "), la
conférence épiscopale italienne (CEI) dénonçait " un affront institutionnel ".Depuis plusieurs semaines, les
maires de gauche de plusieurs grandes villes italiennes (Bologne, Milan, etc.) enregistrent des unions
homosexuelles conclues hors de la Péninsule, seul pays d'Europe occidentale à ne pas disposer d'un arsenal
juridique adéquat. Même si ces transcriptions ne valent rien d'un point de vue légal, les élus se sentent
encouragés par une décision du tribunal de Grosseto (Toscane) qui, en avril 2013, a validé le mariage à New
York de deux homosexuels italiens. Les associations de défense des homosexuels avaient alors salué " un
événement révolutionnaire " méritant " une réaction politique positive " du président du conseil Matteo
Renzi.Depuis, celui-ci a fait un pas en avant en se disant favorable à un " contrat d'union civile à l'allemande "
qui accorde des droits aux couples gays mais ne leur permet l'adoption que si l'un des partenaires du couple
est le père biologique de l'enfant. Alors que le synode sur la famille qui vient de s'achever à Rome évoquait
timidement, dans son rapport d'étape, l'accueil " des dons et des qualités " des homosexuels, le président du
conseil n'a pas voulu paraître en reste et a promis de légiférer bientôt, " dans la minute qui suivra l'adoption
des réformes constitutionnelles ". " Ne rouvrons pas les querelles idéologiques du passé ", a-t-il dit dimanche
19 octobre, lors d'une de ses animées interventions télévisées.Voilà près de dix ans que l'Italie essaye de se
doter d'une loi consensuelle. Mais ni le Dico (droits et devoirs des personnes concubines) porté par Romano
Prodi, ni le CUS (contrat d'union solidaire), son avatar, ni le DoDiRe (droits et devoirs de réciprocité entre
concubins) proposé par Silvio Berlusconi n'ont pu voir le jour. A chaque fois, une majorité aussi catholique
que transversale s'est opposée avec succès à ces projets. M. Renzi aura-t-il plus de chance que ses
prédécesseurs ? Catholique, passé par les mouvements d'entraide paroissiaux, le président du conseil a le
profil pour rassurer l'Eglise.Mais il sait aussi lire les sondages. Celui de l'institut Demos, publié le 15 octobre
par le quotidien La Repubblica, révélait que, pour la première fois, une majorité d'Italiens (55 %) se déclarait
favorable au " mariage gay ", alors qu'ils n'étaient que 41 % en janvier 2013.Après avoir conduit une réforme
du code du travail dénoncée comme " de droite " par les syndicats et les " frondeurs " de son parti, il cherche
à rétablir l'équilibre. Le contrat d'union civile peut lui en fournir l'opportunité.Autre atout : il pourrait bénéficier
du soutien de Silvio Berlusconi et des parlementaires de Forza Italia. Après des décennies de blagues
sexistes et salaces sur les gays, celui-ci a tourné casaque sous l'influence de sa jeune compagne Francesca
Pascale.Lundi 13 octobre, le couple a reçu à dîner dans sa propriété d'Arcore (Lombardie) l'égérie des
revendications LGTB (lesbiennes, gays, transsexuels et bisexuels) d'Italie, l'ancienne parlementaire
transsexuelle Vladimir Luxuria. Un geste qui ne fait pas l'unanimité : " Ce n'est quand même pas une trans
qui va dicter la ligne du parti ", s'est ému un cadre de la formation.
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M. Renzi favorable à un contrat d'union civile pour les gays
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Le Monde - Dossier
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Sylvie Kauffmann
Lampedusa (Italie), mars 2011.OLIVIER JOBARD/MYOP POUR " LE MONDE "L'avertissement le plus
sérieux est venu du nord. Aux élections législatives suédoises, en septembre, la droite xénophobe a recueilli
deux fois plus de voix qu'en 2010, passant de 5,7 % à 12,9 % des suffrages. Après les Pays-Bas et le Parti
pour la liberté de Geert Wilders, la France et son Front national, la Grande-Bretagne et l'ascension fulgurante
du UKIP, la Suède, à son tour, est touchée par le rejet de l'immigration. La Suède, havre de tolérance et
d'équilibre, la Suède et son hospitalité exemplaire, la Suède qui a accueilli plus de réfugiés syriens que
n'importe quel autre pays européen succombe, elle aussi, au sentiment de saturation.Où iront-ils, alors ? Le
monde compte aujourd'hui 51,2 millions de personnes déplacées, un chiffre supérieur à 50 millions pour la
première fois depuis la deuxième guerre mondiale. Riche et paisible, l'Europe est confrontée à une vague
sans précédent d'immigration clandestine. Chaque jour, dans ses aéroports, atterrissent des candidats à
l'exil, souvent munis de faux visas. Chaque jour ou presque, sur ses rives sud, débarquent ces boat people
du XXIe siècle, poussés sur la Méditerranée par la guerre ou la misère, entassés sur des embarcations
précaires par d'impitoyables réseaux de passeurs, négriers des temps modernes.Parfois ces barques
chavirent, et c'est le drame. La Méditerranée a englouti plus de 4 000 personnes depuis un an. La marine
italienne en a sauvé 140 000. Mais plus elle en sauve, plus ils sont nombreux à se jeter à la mer. A Bruxelles,
les stratèges de l'Union européenne observent de loin ce tragique spectacle, impuissants à élaborer,
précisément, une stratégie commune.Légale ou clandestine, l'immigration est pourtant, avec l'économie, le
plus gros défi qui se pose à l'Europe. Fernand Braudel la disait " inéluctable " et l'histoire le prouve, en
particulier l'histoire du continent européen, terre d'émigration massive il y a encore un siècle. Notre évolution
démographique et celle du continent africain, à fronts renversés, vont faire des migrations un phénomène
constant pendant encore des décennies. Comment faire en sorte que l'immigration puisse être perçue
comme faisant partie de la solution plutôt que du problème ?Dans ce nouveau numéro d' " Europa ",
plusieurs grands journaux européens ont mis en commun les expériences et les regards de leurs pays
respectifs sur cette question. De l'odyssée des réfugiés, dont les périls de la Méditerranée ne sont qu'un
épisode, à - plus souvent qu'on ne le croit - l'intégration réussie dans des sociétés qui seraient incomplètes
sans eux, la vie des immigrés fait partie de celle des Européens. Qui eux-mêmes migrent à leur tour.
Inéluctablement.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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Migrer, absolument
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Le Monde - Dossier
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Tobias Zick (Süddeutsche Zeitung)
Les sandales couvertes de sable, quelques habits trempés dans un sac en plastique, Babacar Diagne, 43
ans, revient du travail. Il est resté en mer dix heures, une journée comme beaucoup d'autres. Une journée
sans un seul poisson.La plage de Soumbédioune, le plus grand quartier de pêcheurs de Dakar, tel est le
cadre de sa vie nouvelle, de sa vie ancienne. Il l'avait quitté voici douze ans pour partir en Europe et réaliser
un rêve. " A l'époque, j'y croyais beaucoup, dit-il. L'Europe, le paradis. "Il est rentré au Sénégal depuis deux
ans. Il a toutes les raisons de le dire : le rêve n'était qu'un rêve. Aux bruits de klaxons se mêle l'appel d'un
muezzin, et Babacar raconte comment il est allé en Europe, puis en est revenu. C'était en 2002. Grâce à une
lettre d'invitation de sa sœur, qui vivait alors en Belgique, il a obtenu un visa de deux semaines. Il a pris
l'avion pour Bruxelles, a vu sa sœur et a laissé passer la date du retour, préférant partir travailler en Italie,
comme tant d'autres Sénégalais dont il avait entendu parler. Il est arrivé à Gênes et, dans une ruelle
médiévale où bien des Italiens ne mettent jamais les pieds parce que seuls des Africains y vivent, la Via di
Prè, il a loué une chambre. Un lit, plutôt : 250 euros de loyer pour une pièce qu'il partageait avec cinq autres
Africains. 1 500 euros au total pour une chambre. Le marché immobilier est tendu en Italie, mais les
propriétaires ne procèdent de façon aussi brutale qu'avec les migrants.Pour gagner de l'argent, Babacar a
essayé la vente à la sauvette. Il a acheté des sacs et des lunettes de soleil à des semi-grossistes de Naples.
Des contrefaçons de produits de marque, Gucci, Armani, qu'il cherchait à vendre aux promeneurs sur le port.
Il avait des dizaines de concurrents, les badauds s'arrêtaient rarement devant le drap sur lequel il disposait
sa marchandise. A la moindre alerte, il fallait replier le drap et s'enfuir, sinon la police confisquait son stock,
l'équivalent de plusieurs centaines d'euros.Il aurait voulu envoyer régulièrement de l'argent à Dakar, comme
ses proches l'espéraient. Mais il a déçu leurs attentes. Certains mois, ce sont ses parents et amis qui, depuis
Dakar, ont dû envoyer de l'argent pour qu'il paie son loyer.Pourtant, il refusait l'idée que son rêve d'Europe
puisse échouer. Parti pour la Corse, il a fait la plonge et le ménage dans un restaurant, de 8 heures à 14
heures et de 16 heures à 23 heures. Lorsque le patron a appris que Babacar était pêcheur, il lui a demandé
de l'accompagner sur son bateau entre 14 heures et 16 heures, pour remonter les filets. " Je n'avais plus de
pause ", dit-il. Et à la fin du mois, il n'avait pas beaucoup plus d'argent qu'à Gênes. Il est donc revenu en
Italie, a travaillé de nuit comme manutentionnaire dans un grand magasin de Florence. Là encore, l'argent
suffisait tout juste à finir le mois. A cela s'ajoutait l'ambiance dans les rues : " Les Italiens ont changé,
explique-t-il. Il y a quelques années, les gens vous aidaient encore. Aujourd'hui, l'atmosphère est beaucoup
plus hostile. "Il a fini par s'avouer que l'Europe n'était pas ce qu'il s'était imaginé. Il a économisé 450 euros
pour un aller simple à destination de Dakar, via Madrid. De toute façon, il ne comptait pas rester en Europe :
au début, il pensait qu'avec l'argent économisé à l'étranger, il s'offrirait sa propre pirogue, une belle maison,
une voiture, et qu'il enverrait ses enfants dans de bonnes écoles.Le voilà de retour. Il n'a ni pirogue, ni belle
maison, ni voiture, et la pêche est devenue plus difficile qu'autrefois. Avant, sur cette plage, il n'y avait que
quelques dizaines de pirogues. Elles sont aujourd'hui des centaines à traquer les bancs de sardines. Des
bateaux de pêche étrangers, au large de la côte sénégalaise, ont pratiquement vidé la mer de ses poissons,
ce qui a contraint quelques milliers de jeunes hommes à émigrer vers l'Europe. Le gouvernement a retiré leur
licence à quelques chalutiers étrangers et les ressources halieutiques se reconstituent. Mais rentrer
bredouille est la règle plus que l'exception. Et même s'il remonte quelques kilos de sardines, il ne reçoit
qu'une petite part du bénéfice : il n'est qu'un des trois auxiliaires du propriétaire de la pirogue.Aucun doute :
son statut social s'est dégradé par rapport à 2002, lorsqu'il est parti pour l'Europe. " Quand on revient, les
gens nous regardent avec mépris ", dit Babacar. Deux de ses tantes lui ont lancé : " Que viens-tu faire ici,
pourquoi n'es-tu pas en Europe ? D'autres y sont arrivés, regarde leurs belles maisons. " Il sent souvent, aux
regards que les gens lui jettent, qu'ils le tiennent pour un raté.Il regarde les pirogues qui reviennent sur la
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Le rêve déçu de Babacar Diagne
21/10/2014
Le Monde - Dossier
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plage. La mer, devant la côte sénégalaise, est sévèrement surveillée. Les gardes-côtes, avec le soutien de
l'Union européenne, tâchent d'intercepter ceux qui tenteraient de rejoindre les Canaries, ce poste avancé de
l'Europe. Cela n'entame en rien l'envie de partir : les jeunes gens cherchent d'autres itinéraires. Comme la
voie terrestre, à travers le désert de Mauritanie, vers le Maroc et Gibraltar, un chemin à peine moins risqué
que la mer. " Je n'arrête pas de leur répéter, à ces jeunes : "Restez ici, vous ne savez pas ce qui vous attend,
dit Babacar. Vous allez souffrir." Mais ils ne me croient pas. Ils pensent ce que je pensais à l'époque : que le
paradis nous attend en Europe. "Désormais, il se sent entre les deux mondes : l'Europe, où son rêve a
échoué, et le Sénégal, où on le regarde de travers parce que son rêve a échoué. Alors il cherche un nouveau
projet. " Si j'avais ma propre pirogue et un hors-bord, je resterais, dit-il. Ça ne fait aucun doute. Mais c'est
sans espoir. " Quelle serait l'alternative ? " Je repartirai, dit-il. Je suis prêt. Mais pas en Europe. " Où, alors ?
Peut-être aux Etats-Unis, dit-il, en Australie ou au Royaume-Uni. Ce sera certainement mieux. Qu'est-ce qui
le lui fait penser ? " J'y crois, dit-il. J'ai déjà entendu deux ou trois choses là-dessus. "
21/10/2014
Le Monde - Dossier
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L'opération lancée en octobre 2013 a sauvé des dizaines de milliers de migrants. Mais l'Italie ne veut plus
payer seule, ni encourager les départs. La solidarité des Etats-membres se fait attendre L'opération a
engendré des effets pervers : les passeurs ont envoyé des gens en mer à bord d'embarcations de plus en
plus précaires
Javier Caceres (Süddeutsche Zeitung)
bruxelles Correspondant Fin ao ût, Bruxelles est à moitié orpheline. La plupart des fonctionnaires de l'Union
européenne sont en vacances au moment où l'Italien Angelino Alfano, ministre de l'intérieur de Matteo Renzi,
fournit dans les locaux de la Commission un exemple concret du cassetête de la politique européenne sur les
réfugiés. M. Alfano, dont le pays occupe la présidence tournante de l'UE, déploie ce jour-là un écran de
fumée qui va alimenter l'irrésistible spirale du pessimisme sur cette question. L'Italien passe une heure dans
le bureau de Cecilia Malmström, la commissaire aux affaires intérieures de l'UE. Ensemble, ils évoquent
l'opération italienne de sauvetage des migrants, « Mare Nostrum », qui a vu le jour fin octobre 2013, après la
catastrophe maritime de Lampedusa et ses 366 morts. A l'époque, c'était la panique, il fallait agir à tout prix.
M Malmström elle-même a plaidé publiquement pour des patrouilles dans l'ensemble de la Méditerranée. Les
promoteurs de « Mare Nostrum » ont imaginé une opération de moindre envergure : les navires de la marine
italienne ont été envoyés dans les eaux internationales, à la frontière maritime de la Libye. Les Italiens ont
ainsi sauvé des flots plusieurs dizaines de milliers de personnes ; Cecilia Malmström, les gouvernements
européens et les ONG les ont chaudement félicités. Puis les Italiens ont fait leurs calculs : le coût de
l'opération atteignait 9 millions d'euros par mois. Et ils n'ont pas tardé à constater que les pays européens
partenaires de « Mare Nostrum » se sentaient assez peu concernés. « Au Conseil, nous avons demand é
assez t ôt si d'autres pays contribueraient financièrement. Mais nous n'avons rien eu du tout. De personne »,
dit un diplomate italien à Bruxelles. Au lieu de cela, les Etats membres ont reproché de plus en plus
clairement aux Italiens d'avoir créé avec « Mare Nostrum » un pull factor : un facteur d'attraction. Gil AriasFernández, chef de Frontex, l'agence de protection des frontières de l'Union européenne, est l'un des rares à
dire ouvertement qu'un tel pull factor peut légitimement exister. Après la mise en place de « Mare Nostrum »,
le nombre des fugitifs, disait-on, s'est multiplié, c'était parfaitement visible. Mais pour M. Arias, « rien n'est
plus fort que le push factor » : le désespoir est devenu si profond dans de grandes régions de l'Afrique et du
Proche-Orient, dans des pays comme la Syrie ou la Somalie, l'Irak ou l'Erythrée, que leurs habitants sont tout
simplement poussés vers l'Europe, quel que soit le coût de l'entreprise. Quitte à y laisser leur vie. « Mare
Nostrum » a engendré des effets pervers. Les passeurs ont envoyé les gens en mer à bord d'embarcations
de plus en plus précaires. L'organisation de l'ONU pour les réfugiés, le HCR, a constaté, en comparant les
chiffres sur deux ans, que le risque statistique de mourir dans ces odyssées avait doublé. Pour le hautcommissaire aux réfugiés, Antonio Guterres, cela signifie qu'il faut améliorer le sauvetage en mer et que les
Etats de l'UE doivent collaborer à cette fin. « Personne ne le dit, mais trop d'Etats veulent éviter d'accueillir
des réfugiés en Europe », affirme l'un des plus hauts fonctionnaires de l'UE travaillant sur le dossier. Ce qui
nous amène à l'écran de fumée d'Alfano - qui aboutit effectivement à une plus forte coopération des Etats
membres. Mais cette coopération consiste à faire régresser, pas à pas, le processus qui a débouché sur «
Mare Nostrum ». Irrités par l'attitude de l'Italie qui n'empêche pas les immigrés de poursuivre leur voyage «
vers le Nord », beaucoup d'Etats de l'UE souhaitent désactiver « Mare Nostrum ». Dans le même temps, en
Italie, les populistes de droite ne veulent pas d'immigrés et dénoncent la déferlante des demandeurs d'asile.
Le problème, c'est que mettre un terme à une opération qui a sauvé des dizaines de milliers de vies n'est pas
très populaire. M. Alfano, à Bruxelles, a donc eu recours à une ruse. Il a annoncé qu'une opération, baptisée
« Frontex plus », prendrait la place de « Mare Nostrum ». « Frontex plus », ça sonne européen. Il était prévu
que les navires italiens ne se rendraient plus à la limite des eaux libyennes pour trouver des naufragés, mais
attendraient l'ordre d'intervenir depuis leurs propres eaux territoriales. Mais voilà : personne à Frontex n'avait
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« Mare Nostrum », le dilemme de Bruxelles
21/10/2014
Le Monde - Dossier
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été informé des projets du ministre italien. Gil AriasFernández n'a pas tardé à faire savoir publiquement que
son agence n'avait ni moyens ni mandat pour une telle mission. Frontex, dont le budget annuel est de 42
millions d'euros, ne dispose ni de navires ni d'avions. M. Alfano a cependant fini par s'imposer. L'opération «
Frontex plus » a simplement été rebaptisée « Triton ». « Elle remplacera la mission " Mare Nostrum " », a
claironné M. Alfano devant le conseil des ministres de l'intérieur à Luxembourg. Le moins pourrait se révéler
un plus. M. Arias, le patron de Frontex, est convaincu que la fin de « Mare Nostrum » réduira le nombre des
fugitifs, et du même coup celui des morts, en Méditerranée. A cette conviction s'oppose le pessimisme de
ceux qui, regardant de l'autre côté de la mer, ne voient pas baisser le nombre de candidats à l'exil. Et
redoutent que les passeurs répondent à leur manière à un retrait des navires de sauvetage : en coulant
purement et simplement un bateau contenant des centaines de personnes, comme ils l'ont fait en septembre.
Foto: Des gardes civils espagnols surveillent l'enclave de Melilla, en juin 2012.
21/10/2014
Le Monde - Dossier
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Niccolò Zancan (La Stampa)
Le bureau, au 3 de la rue du Pape-Jean-Paul-II, en plein centre de Tirana, s'appelle Qkr. C'est ici qu'on
enregistre les entreprises nouvellement créées. Devant la façade anonyme du bâtiment, Gaetano Motola
s'émeut : " Je suis entré ici lundi 10 mars à 11 heures du matin. J'ai payé l'équivalent de 72 centimes d'euro.
Et le lendemain, à midi pile, j'avais entre mes mains tous les documents nécessaires pour ouvrir mon
restaurant. Incroyable... "L'établissement de cet Italien, La Flèche de Cupidon, fête ses six mois d'existence.
On y sert des spaghettis à la tomate, des côtelettes, des strascinati, des tripes. Ce restaurant, c'est
l'expression concrète du début de sa nouvelle vie à l'Est. Gaetano Motola gagnait 6 000 euros par mois en
décorant des navires de croisière. Il a été licencié, comme nombre de ses collègues, à cause de la crise.
Trois ans durant, il s'est essayé à la restauration en Italie, en vain. Maintenant, c'est à Tirana qu'il joue sa
dernière carte. Italien d'Albanie. Emigré à l'envers.Qui l'eût cru ? Au début des années 1990, c'étaient les
Albanais qui faisaient le voyage. Ils voulaient rejoindre " Lamerica ", comme ils appelaient l'Italie, découverte
dans des émissions télévisées captées de l'autre côté de l'Adriatique. Des histoires épiques. Comme celle de
ce navire marchand, le Vlora, entré dans le port de Bari le 8 août 1991 avec à bord 23 000 migrants albanais.
Aujourd'hui, c'est une tout autre histoire. Outre les nombreux Albanais déçus qui rentrent chez eux (87 000
entre juin 2010 et juin 2014), voilà que des Italiens tentent à leur tour leur chance dans un pays plus pauvre."
J'avais 200 000 euros de côté, explique Gaetano Motola, que j'ai décidé d'investir dans ma passion pour la
cuisine. Mon frère et moi avons ouvert un restaurant à Mombaroccio, un petit village médiéval des Marches.
Ce ne sont pas les clients qui manquaient, mais 70 % des recettes finissaient dans les caisses de l'Etat. On
travaillait pour rien. Ici, c'est différent : en Albanie, les taxes ne peuvent pas dépasser 20 %. " Nous sommes
dans le quartier du Blloku, derrière la Sky Tower. Des bars, des bureaux, des centres d'appel. Une vie
grouillante. Chaque nuit, c'est à qui mettra la musique le plus fort. Les filles dansent dans la rue.L'Albanie
rêve d'intégrer l'Union européenne. Mais c'est justement parce qu'elle n'en fait pas encore partie que
Gaetano Motola est venu ici. " Quand nous faisons 30 couverts par jour entre le déjeuner et le dîner,
explique-t-il, cela nous rapporte 17 000 euros par mois. 3 400 pour les taxes, 1 000 pour le salaire du
cuisinier et des deux serveurs, 3 000 pour l'achat de matières premières de qualité et 200 pour l'électricité.
Ce qui nous laisse 9 400 euros par mois. Une fortune partout, et particulièrement ici. "D'après les chiffres
fournis par Erion Veliaj, ministre de l'aide sociale et de la jeunesse, 22 000 Italiens sont entrés en Albanie en
2014 (dont 80 % pour des raisons économiques). 1 700 autres détiennent déjà un permis de séjour
permanent pour motif professionnel. Parmi eux, beaucoup d'entrepreneurs ayant fait faillite, en quête d'une
seconde chance, mais aussi ceux qui émigrent à l'Est sans volonté de s'enrichir.Comme Paolo Picci, un
expert en marketing d'entreprise sur le Web, parti d'Ancône pour s'installer à Scutari. " L'Italie connaît un
déclin continu. Je préfère commencer tout en bas de l'échelle avec la certitude de grimper. Ici, mon salaire
est déjà passé de 400 à 1 000 euros par mois. J'en vis bien. L'Albanie d'aujourd'hui, c'est l'Italie des années
1960. "Le quartier Blloku abrite le siège d'IDS, l'un des plus gros centres d'appel de Tirana. Cinq cents
employés s'y relaient de 7 heures à 21 heures. Avoir aimé l'Italie offre à des nombreux jeunes Albanais la
possibilité d'avoir un travail : ils répondent aux clients des opérateurs téléphoniques italiens. Parmi eux, une
surprise : Maria Lucia Aversa, 25 ans, originaire de Cassano all'Ionio, en Calabre. " Il faut un peu de courage
pour émigrer, dit-elle. Mais maintenant, au moins, avec mon mari, on a un salaire garanti, on sort le soir. On
ne manque de rien. Tout le monde est gentil avec nous. "" Les Italiens sont des Albanais habillés en Versace.
" Cette boutade du premier ministre, Edi Rama, est sans doute une simplification excessive, mais la
ressemblance entre les deux peuples est indéniable. Comme une réminiscence. Les Italiens vont en Albanie
retrouver quelque chose qu'ils ont perdu : l'espoir.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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L'Albanie, eldorado des Italiens
21/10/2014
Wall Street Journal
Pag. 1,5
Economy Minister Pier Carlo Padoan on Italy's ' upside surprises'
BY GIADA ZAMPANO AND DEBORAH BALL
ROME-Italy's Economy Minister Pier Carlo Padoan rebuffed criticism that the country is moving too slowly in
liberalizing its economy and keeping its deficit under control, stressing that a mix of economic overhauls and
budget measures recently unveiled by Rome could help boost growth by 2015.Mr. Padoan said the reform
agenda of Prime Minister Matteo Renzi may take up to two years to bear its first, visible fruits. But he also
expressed confidence that moves to revamp Italy's labor regulations, cut taxes and overhaul other aspects of
the economy- paired with budget measures aimed at cutting labor taxes and boosting household incomehave the potential to jump- start Italy's struggling economy."Structural reforms begin to have an impact
immediately, but take time to bear fruit," Mr. Padoan said in an interview. However, the government's 0.6%
growth forecast for 2015 "is a baseline measure," he said. "There could be upside surprises."Mr. Renzi's
government unveiled last week an expansive budget law, including cuts to labor taxes and personal income
taxes valued at €18 billion ($ 23 billion), in an attempt to revive the country's depressed economy. The move,
partially funded with additional borrowing, is expected to push Italy's closely watched public deficit to 2.9% of
gross domestic product in 2015- close to the European Union target of 3%- putting Rome on a collision
course with Brussels.Mr. Padoan defended the budget measures, saying they target growth without veering
from the path of fiscal consolidation."I think the combination of all these measures has quite well the potential
to kick-start Italy's economy again. In that case, numbers could be even higher," he said, referring to the
government's growth forecasts. Mr. Padoan added he was confident that the open dialogue with his
European counterparts would ensure a smooth approval of the budget law by the European Commission.Italy
has found an ally in France, which has also announced a largerthan-expected deficit. The two countries are
both struggling with stagnant business activity and high unemployment and are reluctant to impose new
austerity measures on their weak economies. The European Commission, the EU's executive arm, is
expected to challenge both countries for the lack of ambitious belt- tightening in their budgets.The possible
conflict is highlighting growing divisions in Europe over the right economic response to help reverse the
slowdown that threatens the 18-members eurozone, which is on the verge of its third recession since
2008.Leaders across Europe and elsewhere have been calling for Germany to boost public spending in
response. But Berlin is sticking to the view that Europe's sluggish growth results from a lack of sufficient
economic overhauls in struggling countries, especially France and Italy.Mr. Padoan on Monday rejected the
idea that Rome and Paris are joining forces against Berlin, and called for a united response to the crisis
focusing on boosting growth and jobs creation."Frankly I don't see any alliance against anybody. There is a
joint alliance in Europe against unemployment," he said.The Italian minister also insisted that "there is no plan
B" for Italy or for all of Europe, apart from pushing forward with an agenda that aims at removing hurdles to
investment and improving competitiveness. But he stressed that the same recipe has to be applied equally
across the eurozone, "not just in some countries."Mr. Padoan reiterated his support for the actions of the
European Central Bank, which has insisted that countries need to do their part by implementing reforms at
home, while announcing measures aimed at providing new stimulus to revive growth in the eurozone. ECB
President Mario Draghi announced moves to counter deflation risks in June and September, including cuts in
interest rates to record lows and new bank- lending and asset- purchase plans."The ECB is already doing a
lot," Mr. Padoan said. "It is right to ask for structural reforms. They will allow monetary policy to work better."
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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INTERVIEW
21/10/2014
Wall Street Journal
Pag. 1.32
-Paul J. Davies
Bank investors can't take the stress.Stocks and bonds around the world lurched downward last week. But in
Europe, banks took some of the hardest hits, particularly Greek and Italian lenders.Banks are highly sensitive
to growth and interest rates, so the gathering economic gloom in recent weeks is reason enough to sell.
However, Sunday also will see the announcement of the results of the eurozone's "stress tests" and review of
banks' assets.The big question about this process is why it is being done. Is the aim to end the vagaries of
bad-loan classification and asset valuation and simply promote transparency across European bank balance
sheets? Or is it to ensure all banks really have the capital they need?Danièle Nouy, the head of the new
single European bank supervisor, has said it is mostly the former. Investors clearly suspect the latter.The
asset review is meant to harmonize rules around nonperforming loans. Banks with most to lose from a
thorough re- marking of their books, often in countries with the weakest local rules, are most
vulnerable.Portuguese, smaller German and smaller Italian banks are likely to suffer. Of those, Banca Monte
dei Paschi di Siena is among the largest and has more foreign investors. Its stock was down 20% on the
week at one point on Thursday.In Greece, the greater fear is the quality of the capital banks have. Shares in
Piraeus, Eurobank and National Bank of Greece recorded some of the biggest falls last week after Monte dei
Paschi.Greek banks rely on deferred tax assets to make up an unhealthy chunk of their capital, and that
needs to be replaced. The Greek government wants to replace these assets with sovereign IOUs, but that is
an €11 billion commitment across four banks, according to Citigroup estimates of eligible tax assets, that
Greece can't afford.Shares in these banks have clawed back some lost ground after the European Central
Bank handed them further liquidity support. But that is a crutch, not a cure.The ECB surely knows what
investors only fear: that eurozone banks still need more equity- not just for their own rehabilitation, but for that
of the economy, too.Bank investors can't take the stress.Stocks and bonds around the world lurched
downward last week. But in Europe, banks took some of the hardest hits, particularly Greek and Italian
lenders.Banks are highly sensitive to growth and interest rates, so the gathering economic gloom in recent
weeks is reason enough to sell. However, Sunday also will see the announcement of the results of the
eurozone's "stress tests" and review of banks' assets.The big question about this process is why it is being
done. Is the aim to end the vagaries of bad-loan classification and asset valuation and simply promote
transparency across European bank balance sheets? Or is it to ensure all banks really have the capital they
need?Danièle Nouy, the head of the new single European bank supervisor, has said it is mostly the former.
Investors clearly suspect the latter.The asset review is meant to harmonize rules around nonperforming
loans. Banks with most to lose from a thorough re- marking of their books, often in countries with the weakest
local rules, are most vulnerable.Portuguese, smaller German and smaller Italian banks are likely to suffer. Of
those, Banca Monte dei Paschi di Siena is among the largest and has more foreign investors. Its stock was
down 20% on the week at one point on Thursday.In Greece, the greater fear is the quality of the capital banks
have. Shares in Piraeus, Eurobank and National Bank of Greece recorded some of the biggest falls last week
after Monte dei Paschi. Greek banks rely on deferred tax assets to make up an unhealthy chunk of their
capital, and that needs to be replaced. The Greek government wants to replace these assets with sovereign
IOUs, but that is an €11 billion commitment across four banks, according to Citigroup estimates of eligible tax
assets, that Greece can't afford.Shares in these banks have clawed back some lost ground after the
European Central Bank handed them further liquidity support. But that is a crutch, not a cure.The ECB surely
knows what investors only fear: that eurozone banks still need more equity- not just for their own
rehabilitation, but for that of the economy, too
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Heard: Greek and Italian banks are stressed
21/10/2014
Wall Street Journal
Pag. 20
BY SIMON ZEKARIA
LONDON- British Sky Broadcasting Group PLC said Monday that it would own at least 69% of Sky
Deutschland, after a number of the German company's minority shareholders accepted the terms of the
British pay-television giant's acquisition of its sister company.At the end of July, BSkyB, the leading paytelevision operator in Britain, agreed to acquire its sister companies in Germany and Italy from 21st Century
Fox Inc. in a deal valued at slightly more than $9 billion, the majority in cash. The move aims to create a panEuropean payTV giant with roughly 20 million customers across Germany, Italy, Austria, the U. K. and
Ireland.As part of the deal, BSkyB said it would buy 21st Century Fox's 57.4% stake in German operator Sky
Deutschland for $ 4.72 billion in cash-or €6.75 ($8.61) a share in the Germany-listed company.The same offer
was also made to Sky Deutschland's remaining minority shareholders.BSkyB said the initial acceptance
period for the transaction ended on Oct. 15, and a further acceptance period will run until Nov. 3.Last week,
the company said it was neutral about buying out minority investors in Sky Deutschland and said it would be
content with a 57% holding.It also said it is on track to complete the transactions in Germany and Italy, which
have already been approved by European Union regulators, in mid-November.BSkyB is 39%-owned by 21st
Century Fox, which comprises media and entertainment properties split off from the old News Corp. The new
News Corp primarily owns publishing assets, including Dow Jones & Co., publisher of The Wall Street
Journal.
SCENARIO POLITICO/ECONOMICO - Rassegna Stampa 21/10/2014
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BSkyB Plans to Own at Least 69% of Sky Deutschland
21/10/2014
Wall Street Journal
Pag. 22
BY ROSS KELLY
Australia's Transfield Services and Tenix were founded by Carlo Salteri, who moved from Italy in
1951.SYDNEY-Two Australian engineering firms with the same Italianimmigrant founder received
multimillion-dollar takeover bids on the same day.Transfield Services Ltd., cofounded in 1956 by Carlo Salteri,
received a billion Australian dollar (US$875 million) bid from Ferrovial SA. Transfield's board rejected the offer
of A$1.95 (US$1.71) a share, a 30% premium to Friday's closing price, but allowed the Spanish company to
conduct due diligence in the hope of attracting a higher offer.Meanwhile, a smaller company founded by Mr.
Salteri four decades later, Tenix Holdings Australia Pty. Ltd., accepted a A$300 million bid from Australia's
Downer EDI Ltd.While not directly related, the bids indicate that investors are starting to find value in the
country's mining- services sector, which has been trying to cope with a cooling commodities boom in recent
years by slashing costs."The bids aren't surprising at all, considering some of these companies are trading at
just 30% of their book values," said Steve Johnson, chief investment officer at Sydneybased Forager Funds
Management Pty. Ltd. He said more deals could emerge among similar engineering companies."The industry
needs more consolidation," Mr. Johnson said Monday. "You'd be much better off having three or four giant
players that can benefit from economies of scale." Australian engineering companies that benefited during the
mining boom- such as UGL Ltd., Worley Parsons Ltd., Leighton Holdings Ltd., Monadelphous Group Ltd. and
Macmahon Holdings Ltd.- have been left fighting over a declining number of contracts.Monday's takeover
offers followed the death of Mr. Salteri four years ago and that of Transfield cofounder Franco BelgiornoNettis in 2006. With their deaths, the men's interests were divided among their children.The men came to
Australia in 1951 to work for an Italian construction company to build an electricity transmission line
connecting Sydney to a new coal-fired power station south of the city in Tallawarra.Once their five- year
contract ended, the pair decided to stay in Australia and founded Transfield, which grew into one of the
country's biggest construction groups. The company's credits include building a tunnel under Sydney Harbour
that eased congestion on the Sydney Harbour Bridge.Transfield's founders subsequently had a falling- out,
and the company was split in two. The Belgiorno-Nettis family got control of the construction side of the
business in 1997 and kept the original name.The Salteri family got the defense business, which built frigates
for the Australian and New Zealand navies, and named it Tenix. The family later sold the defense division to
BAE Systems PLC to focus on serving the energy, mining and utility sectors.Tenix Chairman Paul Salteri, the
co- founder's son, said the decision to sell to Downer EDI was difficult. "Our decision to change from our
strategy to raise external capital funding via either an equity selldown or [initial public offering] was a difficult
one but ultimately in the best interests of the company and the employees," he said in a written statement.Mr.
Belgiorno- Nettis's heirs recently have been distancing themselves from Transfield Services, which runs
refugee camps in Papua New Guinea and Nauru for the Australian government as part of the country's policy
to discourage asylum seekers. Family-owned holding company Transfield Holdings Pty. Ltd. last month sold
its remaining 11.3% stake in Transfield Services for around A$90 million.
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Engineering Firms Receive Takeover Bids