focus sul collezionismo d`arte dall`europa centrale

Transcript

focus sul collezionismo d`arte dall`europa centrale
FOCUS SUL COLLEZIONISMO
D’ARTE DALL’EUROPA CENTRALE
INTERVISTA A CURA DI FRANCESCA PAGLIUCA CON LORAND HEGYI,
MEMBRO DELLA COMMISSIONE SCIENTIFICA UNICREDIT PER L’ARTE
Nato in Ungheria, Lóránd Hegyi figura tra i maggiori curatori e storici dell’arte in Europa, ed è membro della Commissione
Scientifica internazionale UniCredit per l’Arte. Attualmente dirige il Musée d'Art Moderne de Saint-Etienne, dopo essere
stato direttore del Museum Moderner Kunst Stiftung/Ludwig di Vienna, nonché direttore e fondatore del nuovo centro per
l'arte contemporanea di Napoli, il Palazzo delle Arti di Napoli (PAN). É stato co-curatore della Biennale di Venezia del
1993, direttore artistico della Triennale di Scultura di Stoccarda nel 1995; curatore della Biennale di Valenzia nel 2003. È
stato nominato co-curatore della Biennale di Poznan 2008. Ha pubblicato diversi libri su arte moderna e contemporanea
e arte-teoria, tra i quali “New Sensibility - Change of Paradigm in Contemporary Art” (Budapest, 1993), “Roman Opalka's
Placet” (Prestel, 2000), “The Courage to Be Alone - Re-inventing of Narratives in Contemporary Art” (Charta, 2004). Più di
recente ha pubblicato con Skira il libro “Fragilità della Narrativa. Nuovo approccio all'Arte contemporanea e la Mitteleuropa come paradigma”, incentrato sugli svolgimenti che hanno caratterizzato il processo storico di cambiamento di narrative dalle Avanguardie utopiche ad oggi e sulla cultura dell’Europa centrale coma paradigma della postmodernità. Le numerose mostre tematiche curate da Lorand Hegyi includono: “Co-existence of Art: Central European Artists” (Biennale di
Venezia, 1993), “Europe/Asia: Positions of Contemporary sculture” (Triennale di Scultura di Stoccarda, 1995), “Abstract/Real - Reference: Malevich, Duchamp, Beuys” (Vienna, 1996), “La Casa, il Corpo, il Cuore - Costruzione di Identità”(Vienna e Praga 1999), “Concepts of Space” (Barcellona, 2002), “Solares: The Ideal City or the Optimism” (Biennale di
Valencia, 2003), “Settlements: Search for Possible Placet”(Saint-Etienne, 2004), “Passage Europe: Art from Central and
East Europe” (Saint-Etienne, 2004).
FP.Lei è un critico specializzato in arte moderna e contemporanea dell’Est e del centro Europa. Cosa significa collezionare artisti da quest’area?
LH.In linea generale una strategia legata al collezionismo dall’Europa Centrale non dovrebbe percorrere le solite strade
come le fiere d'arte, gallerie, aste, perché gli artisti in questione sono presenti in modo molto limitato nei circuiti occidentali.
FP. Potrebbe spiegare brevemente il contesto politico e sociale dell’Europa centrale e dell’Est negli anni cinquanta?
LH. Nel corso della cosiddetta Guerra Fredda, il contesto culturale dell’Europa Centrale non è stato del tutto isolato da
ciò che accadeva nel resto dell’Europa. Nei campi del cinema, del teatro, della letteratura, della musica, dell’architettura,
del design, come dell’arte visiva ci sono state diverse connessioni tra scrittori e artisti, teorici, architetti da entrambi i lati
della cortina di ferro. Dalla fine degli anni cinquanta agli inizi degli anni sessanta possiamo davvero rintracciare dei parallelismi tra i Paesi occidentali e quelli dell’Europa Centrale. Anche se la cosiddetta “cultura ufficiale” ha trascurato le diverse
forme dell’Avanguardia di quel periodo, ci furono in queste aree degli eventi e delle produzioni di notevole importanza.
Belgrado, Zagabria, Lubiana, Praga, Budapest, Varsavia, Bucarest e Sofia furono i poli principali di questa “onda modernista” degli anni sessanta. Se una collezione occidentale intende ricostruire una visione storicamente corretta dovrebbe
iniziare a collezionare i principali artisti del periodo compreso tra il 1960 e il 1980.
Roman Opalka, Zbigniew Vinarsky (Polonia), Zdeněk Sýkora, Karel Malich, Stanislav Kolibal, Stano Filko, Richard Sykora
(ex Cecoslovacchia), György Jovánovics, Tamás Hencze, Istvan Nadler, Imre Bak (Ungheria), Julije Knifer, Dean Jokanovic Toumin, Braco Dimitrijevic, Marina Abramovic (ex Jugoslavia).
FP. Quindi, cosa è accaduto negli anni Ottanta? Nel periodo della cosiddetta "perestrojka"?
LH. I giovani artisti del periodo di "perestrojka" e "glasnost" furono testimoni della riforma socialista, con le sue contraddizioni e il limitato liberalismo. Ciò significò per loro confrontarsi con una situazione di transizione sociale che si manifestò in
una crisi profonda di tutti i valori culturali e del senso politico comunista. C'è stato un periodo di graduale e pragmatica
apertura e la creazione di nuove regole internazionali della vita artistica. Questa generazione poteva già andare all'estero e
partecipare ad eventi internazionali, anche di mercato. Alcune delle personalità di spicco tra questi artisti hanno ricevuto
oggi riconoscimenti da istituzioni occidentali e sono presenti nel mercato dell'arte. Mi riferisco a Dan Perjovschi (Romania), Nedko Solakov (Bulgaria), László Fehér, László Revesz (Ungheria), Jiří David, Ivan Kafka (ex Cecoslovacchia), Goran
Petercol, Dubravka Rakoczi, Marjetica Potrč, Mrjdan Bajić (ex Jugoslavia), Miroslav Balka (Polonia).
FP. Dopo la caduta del muro di Berlino, come è cambiata la situazione?
LH. Dopo il 1989 la situazione è radicalmente cambiata in tutta l’area del centro Europa. Le nuove strategie del libero
mercato si stanno scontrando con le idee conservatrici delle economie più chiuse. Politiche economiche ad intervento
centralizzato e ideali liberal-democratici del Nuovo Laburismo lo stanno spazzando via con diverse forme di nuovo fondamentalismo di vario genere, come il nazionalismo radicale, il fondamentalismo religioso neo-conservatore, idee autoritarie di estrema destra, il nostalgico egualitarismo di sinistra, ecc…La situazione nei Paesi dell'Europa centrale è divenuta
ancora più contraddittoria dopo l'apertura dell'Unione Europea verso nuovi stati membri. La politica anti-europea – per la
maggior parte legata, ma non esclusivamente, all’ipernazionalismo e all’isolazionismo - presenta un nuovo pericolo nei
confronti dell'integrazione europea e della democrazia. In questo periodo turbolento una nuova generazione di artisti è
emersa, generazione che rappresenta fondamentalmente una visione globale su arte e politica, economia e cultura di
stampo internazionale. Questa giovane generazione è presente in tutto il mondo a fiere d'arte, sta lavorando con gallerie
occidentali, sta andando a vivere – anche per brevi periodi - in alcune capitali dell’arte occidentale, Berlino prima di tutto.
La loro arte è ancora facile da acquistare, i loro prezzi non sono ancora elevati. Questi artisti, Denica Lehoczka, Erik Binder (Slovacchia), Agnes Szepfalvi, Zsuzsa Mojzer (Ungheria), Hanna Rajkova, Mihael Milunovic (Serbia), Veronika Holcova,
Katarina Vincourova (Repubblica Ceca), sono cittadini del mondo e di larghe vedute.