La Tunisia devastata dai fedelissimi di Ben Ali
Transcript
La Tunisia devastata dai fedelissimi di Ben Ali
6 PRIMO PIANO Domenica 16 gennaio 2011 LA RIVOLTA Scarseggia il carburante. Sotto sorveglianza le fabbriche italiane Colacem, Miroglio e Benetton RISCHIO GUERRA CIVILE La Tunisia devastata dai fedelissimi di Ben Ali Il leader è fuggito in Arabia. Organizzate evasioni dalle carceri: 60 morti DAI MONARCHI SAUDITI A Gedda un «asilo» condizionato La fuga del presidente QUANDO Nella notte tra venerdì e sabato Tunisia 1 Tunisi 2 Malta in elicottero militare aereo privato 1.30 di ieri ora italiana 3 Jedda LE CONDIZIONI DELL'ARABIA SAUDITA ALL'ASILO TEMPORANEO Ben Ali e i suoi familiari, durante il loro soggiorno, non devono svolgere alcun tipo di attività o consultazione politica Non devono rilasciare alcuna intervista e non devono avere nessun contatto con mezzi d'informazione arabi o stranieri Non devono trasferire alcuna somma di denaro nel regno del Golfo ANSA-CENTIMETRI l BEIRUT. Il «dittatore» Ben Ali , sostenuto al potere per 23 anni anche dagli Stati Uniti, si è rifugiato in Arabia Saudita, a Gedda. Da qui, un Paese anch’esso alleato degli Stati Uniti e da oltre un mese alle prese con una delicata fase di transizione ai vertici del regno, si sono limitati a confermare di aver concesso temporanea ospitalità al deposto presidente «viste le eccezionali circostanze in cui versa il Paese», ma hanno posto tre rigide condizioni allo scomodo ospite: non avviare iniziative politiche, non avere contatti con i media e non trasferire il proprio danaro e quello di altri membri della sua famiglia nelle banche di Riyad. «Il rispetto della volontà e delle scelte del popolo tunisino» è stato invocato dal vicino Qatar, che ospita la principale base militare americana nella regione e che nelle convulse ore della fuga di Ben Ali era stato indicato come una delle possibili destinazioni del rais, considerato anche che l'anziano emiro qatariota Khalifa bin Hamad, deposto dal figlio nel 2000, gode da dieci anni della protezione dello stesso presidente tunisino. La Lega Araba ha dal canto suo chiesto «a tutte le forze politiche, ai rappresentanti della società tunisina e alle autorità del Paese di rimanere unite per il bene del popolo e per realizzare la pace civile». Anche l’Egitto, altro pilastro dello scacchiere filo-americano in Medio Oriente e da trent'anni dominato dall’ormai malato presidente Muhammad Hosni Mubarak, ha ribadito «il rispetto per le scelte del popolo tunisino» e si è detto «fiducioso che il buon senso dei fratelli tunisini li indurrà alla calma, impedendo al Paese di piombare nel caos». Intanto il leader del partito islamico tunisino fuori legge «al-Nahda», Rashid Ghannouchi, ha annunciato che tornerà nei prossimi giorni a Tunisi. Vive infatti in esilio a Londra dal 1991. L’esponente islamico ha inoltre reso noto che il suo partito riprenderà le attività politiche in patria. l TUNISI. È stata la giornata della grande fuga dalle carceri in Tunisia, ma anche quella in cui decine di detenuti sono stati uccisi dalle fiamme a Monastir e dagli spari della polizia a Madhia. Un grande segno di caos per un Paese che, nonostante la situazione politica sia stata riportata nei binari costituzionali, non vede la fine della profonda crisi innescata dalla fine del regime di Ben Ali. Evasioni a migliaia ma anche detenuti in fuga uccisi si contano un po’ in tutto il Paese, da Monastir a Madhia, da Sfax a Kairouan, da Kasserine a Biserta fino a Kram, Cartagine e lo stesso centro di Tunisi. Da orrore le cronache che giungono da Monastir: anche a causa dell’incendio appiccato ai materassi di un dormitorio, dopo un assalto con trattori per sfondare i muri di recinzione, sarebbero morti decine di detenuti, una sessantina secondo alcune fonti. Nell’ospedale sono giunti i corpi devastati dalle fiamme, mentre grazie all’assalto compiuto nella notte, molti sono fuggiti. Un vero inferno, per questo centro sulla costa orientale: vi è stato anche un tentato assalto all’ospedale, difeso però da una barriera umana di quasi 2mila cittadini. È questa l’altra faccia delle violenze che continuano da giorni nel Paese: anche su invito del premier Mohammad Ghannouci, la gente ha cominciato ad organizzarsi da sola per difendersi dalla bande di vandali e saccheggiatori che ormai attaccano non soltanto i centri commerciali o altri odiati simboli del potere economico della famiglia di Ben Ali, dalle concessionarie di auto alle innumerevoli ville sparse nei luoghi più belli della costa. È emerso con chiarezza che a spingere per il caos sono stati anche uomini della vecchia guardia di Ben Ali, che hanno scientemente organizzato e incitato alle violenze e ai saccheggi, anche pagandoli, bande di giovani. Per aver dato ordini in ANCORA VIOLENZE IN TUNISIA Sopra, un carro armato dell’esercito a guardia di una delle piazze principali della capitale. Ma i cittadini anche nelle altre città hanno organizzato ronde armate tal senso è stato infatti arrestato il consigliere per la sicurezza del presidente fuggito ieri a Gedda (Arabia), Ali Seriati. Uomini fedeli al vecchio regime, anche fra gli agenti di custodia, hanno favorito o organizzato le evasioni, mettendo in libertà i prigionieri e nuovi potenziali criminali. Le celle del carcere di Madhia, località turistica sulla costa, sarebbero state aperte proprie dal personale, e nella fuga cinque detenuti sono stati uccisi. Alcuni esperti ritengono che gli uomini fedeli all’ex presidente intendono così convincere la popolazione che solo un regime autoritario, come quello di Ben Ali, può gestire il caos. Si è insomma aperto un nuovo fronte interno al Paese: non più quello che in questi giorni ha diviso i sostenitori e gli oppositori del vecchio regime, ma quello tra i fedeli di Ben Ali ed i fedeli alle istituzioni nelle stesse file delle forze dell’ordine, dopo che una chiara linea di demarcazione si era già evidenziata quando l’esercito non aveva voluto sparare sui manifestanti, e il capo di stato maggiore, Rashid Ammar, era stato silurato proprio per questo. Ora è stato reinsediato, ma l’esercito conterebbe solo poche decine di migliaia di soldati – secondo fonti dell’opposizione - contro i circa 200mila agenti di polizia, cui si aggiungono quelli della guardia presidenziale. Anche ieri sera con il coprifuoco, la gente si è asserragliata in casa per la paura delle bande criminali che devastano e saccheggiano. In alcuni sobborghi di Tunisi – popolari e benestanti – e in altre località gruppi di giovani e uomini si sono organizzati per respingere gli assalti che, è ormai voce diffusa, sono opera al 90% di uomini rimasti fedeli all’ex presidente Ben Ali. Alla Sukra, all’Ariana, a Erriadh e nei pressi di Gammarth, in molte strade sono apparse grosse pietre e bidoni della spazzatura a bloccare l’accesso e gruppi di giovani stazionano agli incroci armati di lunghi bastoni. «Non continueranno a saccheggiare questo Paese – ha detto un ragazzo – l'hanno fatto per oltre 20 anni, adesso basta». Gruppi di operai stanno proteggendo anche le fabbriche di imprenditori italiani. «Hanno organizzato dei turni per controllare gli impianti» ha raccontato un responsabile del cementificio Colacem nei pressi di Ben Arous. Ronde analoghe sono state organizzate alla Miroglio di Abou Merdes e alla Benetton di Kasserine. La tv ufficiale ha annunciato che l’esercito e la polizia scorteranno le autobotti che riforniscono le stazioni di carburante, ormai quasi introvabile in Tunisia. Dopo i voli, riaperti anche i porti ma i tour operator sono prudenti l Dopo la riapertura dello spazio aereo, ieri è stato riaperto anche lo spazio marittimo in Tunisia. Sono quindi operativi tutti i porti. Nella baia di Tunisi, dove si trovano i porti di La Goulette (passeggeri) e quello di Radès (merci, il più importante della Tunisia), si possono vedere una dozzina di navi alla fonda. Per quanto riguarda i voli, ieri l’aeroporto di Tunisi ha comunque avuto un’attività limitata, con voli solamente in arrivo e non in partenza. Nello scalo ieri c’erano diverse decine di persone in attesa, pronte a passarvi la notte. In considerazione della riapertura dello spazio aereo tunisino Alitalia comunque ha annunciato che oggi opererà due voli da Roma Fiumicino verso Tunisi alle ore 8 e alle ore 12 e due voli da Tunisi verso Roma Fiumicino alle ore 10,20 e alle ore 14,20. Lo rende noto la compagnia aerea, aggiun- gendo che i collegamenti sono garantiti con aeromobili Airbus A321 da 200 posti, aerei più capienti di quelli normalmente utilizzati su questa rotta al fine di agevolare il maggior numero di passeggeri che volessero rientrare in Italia. A tutti i passeggeri che non hanno potuto viaggiare nei due giorni scorsi Alitalia garantisce il rimborso totale del biglietto, in caso di rinuncia, o la possibilità di cambiare la prenotazione o l’itinerario entro il 31 gennaio. Per quanto riguarda il turismo, l’Associazione tour operator italiani (Astoi) ha inviato una raccomandazione alle proprie Società, nella quale consiglia i seguenti provvedimenti: sospendere le partenze fino a lunedì 17 gennaio incluso; far usufuire ai clienti in partenza di uno slittamento della data del viaggio o di una sua sostituzione con una delle mete alternative programmate, sulla base delle condizioni in vigore presso il tour operator; per ciò che riguarda i clienti in destinazione, i tour operator sono invitati a rafforzare la loro assistenza in loco e a tenersi a disposizione dei clienti al fine di rispondere alle richieste di informazioni circa l’evolversi della situazione; gli stessi gestori inoltre, sono invitati ad elaborare tutte le soluzioni utili per il ritorno dei clienti interessati. E fra gli operatori turistici tra l’altro qualcuno ha deciso provvedimenti drastici. Ieri la compagnia «Tui Deutschland GmbH» ha evacuato un migliaio di turisti tedeschi che si trovavano in Tunisia. L’agenzia di Hannover ha poi annunciato di aver annullato tutti i viaggi in Tunisia fino al 24 gennaio. «Non ci aspettiamo una stabilizzazione rapida della situazione», ha detto Ulrich Heuer, capo del team per la gestione delle crisi della «Tui».