Dar voce al testo

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Dar voce al testo
Esempio di programmazione didattica
Giovanna Lazzarin
Dar voce al testo
Lo spazio dedicato alla lettura,e alla narrativa in genere, alla scuola secondaria di I grado, rischia di riempirsi di fredda tecnica,
di esercizi di analisi e domande di comprensione, generando una distanza, soprattutto per quei ragazzini che, come lo sono
stata io, non si appassionano a ciò che leggono se non vedono e sentono qualcuno che dia voce al testo stesso, facendo
emergere ciò che altrimenti rimarrebbe solo segno sulla carta.
È quanto sto scoprendo in questi anni, accettando la sfida insita alla proposta Le Vie d’Europa.
Premessa
Ho preso parte, con le classi che ho seguito nei diversi anni scolastici, alle ultime quattro edizioni del convegno Le Vie
d’Europa: Stevenson, Chesterton, Dickens, Lewis sono stati, in ordine, gli autori messi a tema.
Alla prima delle quattro edizioni (a. s. 2008/2009), ho voluto partecipare innanzitutto con lo scopo di capire come le attività in
vista del convegno/concorso si potessero svolgere, per poter meglio, in seguito, accompagnare i miei alunni in un’avventura che
intuivo essere, innanzitutto per me, estremamente affascinante.
Quell’anno reggevo la cattedra di lettere in una classe seconda di una scuola media cosiddetta di frontiera della città di Padova,
dove si concentravano molte situazioni di alunni con grave disagio sociale e culturale. Ho proposto l’iniziativa ai genitori e vi
hanno aderito nove alunni su diciassette. Nonostante fossero poco più della metà, ho letto in classe con tutti i ragazzi L’Isola del
tesoro e La freccia nera di Stevenson in edizione a fumetti, che conservo dall’infanzia e che si sono rivelate preziose per un
primo lavoro di conoscenza dei contenuti. Ho in seguito approfondito con il film L’Isola del tesoro, diretto da Fraser Clarke
Heston (1990), quindi, in un percorso di potenziamento (10 ore), ho completato sulle pagine dell’opera di Stevenson le
sequenze più interessanti della vicenda di Jim Hawkins con i ragazzi che si sono iscritti. Ne sono nati tre racconti e una
filastrocca, in italiano, che hanno partecipato al concorso nella sezione relativa. La mattinata del convegno è stata molto
interessante per gli alunni e per me: ho capito che non è mai sconveniente puntare in alto, perché i ragazzi, anche quelli meno
spigliati, hanno sempre tante risorse per seguirti fino a dove tu gli indichi di guardare. Tornati dal concorso, la storia non è finita.
Proprio sulla filastrocca è nato un piccolo musical per la festa di fine anno. Vi ha partecipato, a quel punto, tutta la classe e , con
la collaborazione del docente di arte, i ragazzi hanno dato il meglio di sé nell’ideazione delle scenografie necessarie.
Emozionante la realizzazione della prua della nave e del maestoso albero maestro, ma più entusiasmante ancora è stato
vedere i ragazzi coordinarsi per realizzare l’effetto delle onde in mare aperto, in perfetta sincronia sulle note de Il Quarto Stato
di Ennio Morricone.
Le Vie d’Europa
G. K. Chesterton: “L’avventura di un uomo vivo”
L’esperienza assolutamente positiva dell’anno precedente ha sostenuto la decisione di impostare, per l’anno a.s. 2009/2010, un
lavoro più preciso sul piano didattico, progettato nello schema di lavoro indicato nell’allegato 1.
La prima difficoltà che ho dovuto affrontare è stata inerente al fatto che quell’anno mi sono ritrovata, a malincuore, a cambiare
sede (ero diventata soprannumeraria), vedendomi assegnare ad una scuola della provincia di Padova a me sconosciuta in
quanto ambiente. Era l’anno di Chesterton e dubitavo che un autore così impegnativo potesse risultare immediato per dei
ragazzi di seconda media: questo era un primo problema, che potevo comunque affrontare da sola, in classe.
Ben più impegnativo era presentare un progetto compreso come Le Vie d’Europa agli adulti, genitori e colleghi. Se con entrambi
era fondamentale in primis creare un rapporto di fiducia, per i secondi era davvero rischioso dar credito a un progetto altro e
soprattutto nuovo rispetto a quelli che in genere un buon istituto già contempla nel proprio P.O.F. In ogni caso la proposta è
stata accolta. Così in sede di Consiglio di classe programmatico (metà ottobre) è stato possibile ampliare la proposta della
mia unità di apprendimento alle discipline Arte e immagine e Tecnologia. Nell’istituto era / è consuetudine, per le classi
seconde, il laboratorio di teatro durante il secondo quadrimestre (tra l’altro affidato ad un’ottima compagnia teatrale). Il nuovo
piano dell’u.a. ha coinvolto anch’esso. Verso fine ottobre il progetto ha così assunto una struttura interdisciplinare (Vedi allegato
2). Tra laprima settimana di novembre e l’ultima di dicembre, per non meno di due ore settimanali, il mio lavoro in classe è stato
quello di leggere e, attraverso i racconti, conoscere e iniziare a capire la visione del mondo di Chesterton. Avendo solo
consigliato l’acquisto de I racconti di Padre Brown, ho deciso di svolgere letture ad alta voce, in genere da me condotte,
sottoponendo agli alunni una scheda di raccolta dati (vedi allegato 3) che servisse soprattutto come organizzazione di
appunti in funzione del momento clou della lezione: formulare l’ipotesi più ragionevole circa lo scioglimento dell’enigma davanti
al quale si trovava, di volta in volta, Padre Brown. Proprio quello è stato l’apice del lavoro svolto con i ragazzi: la discussione a
partire dai dati, lasciando spazio alle sorprendenti considerazioni, argomentazioni e domande che i ragazzi via via
maturavano. Di solito non chiudevo la lezione con la lettura della sequenza finale risolutiva della trama, ma affidavo a una
produzione scritta, da svolgere per casa, l’elaborazione di quanto emerso durante la discussione. Nell’occasione
successiva, al correzione del lavoro svolto a casa diventava il momento di sintesi rispetto alle ipotesi fatte, per poi passare alla
lettura del finale di Chesterton. Con la stessa sequenza di lavoro, abbiamo operato sui racconti La croce azzurra, ll giardino
segreto, Il mantello di Dio, La forma errata, Le stelle volanti, L’assenza del Signor Glass, L’occhio di Apollo. Insieme alle letture
ad alta voce è iniziata la raccolta di considerazioni sull’autore e sul significato dei suoi personaggi. Non mi sono
preoccupata di indicare loro una bibliografia di Chestertonho preferito metterli lentamente al corrente dei fatti principali della sua
vita e del contesto in cui è vissuto. Ci siamo accorti che non solo Padre Brown dava voce all’autore, anche attraverso gli altri
personaggi, approvando o meno i loro comportamenti, Chesterton comunicava la sua visione del mondo. Per questo abbiamo
deciso di produrre documenti che sintetizzassero le sue considerazioni, più o meno esplicite, in merito agli svariati temi che, col
pretesto del racconto giallo, in realtà egli offriva alla riflessione del lettore: dal tema della ragione a quello della superstizione e
della verità, dallo scandalo dell’errore e dalla giustizia umana al perdono. Ne sono derivati: Il taccuino di Valentin, Il Dossier
su Flambeau, Le confessioni di Flambeau e l’immaginaria Intervista a Padre Brown. Sono stati i lavori preliminari che ci
hanno portati poi a definire le produzioni che hanno partecipat alla sezione italiano del concorso Le Vie d’Europa: due
racconti (un nuovo inizio per Flambeau, Nuove avventure per Padre Brown) e una tesina (La saggezza di Padre Brown).
Accanto alle produzioni di italiano, vi hanno concorso due opere di carattere artistico, sviluppate a partire da un’attività di
ricerca sul testo Il martello di Dio a fumetti, che peraltro si è aggiudicato il secondo posto della sezione arte, e il book intitolato
La saggezza di Padre Brown, raccolta illustrata degli aforismi più belli, spesso formulati come paradossi, incontrati durante la
lettura. Cinque opere per un totale di 20 alunni. Una decina di ore di attività pomeridiana, inserite in un progetto di
potenziamento, svolte tra gennaio e febbraio mi son servite per seguire da vicino le produzioni che i ragazzi andavano
completando. Dopo di che, al convegno!
Ovviamente, del 26 marzo 2020, ai miei alunni è rimasto impresso soprattutto l’essere stati premiati! Ma raccontano cn
entusiasmo anche dell’aver ritrovato i propri elaborati artistici tra i numerosi esposti al Cinema Teatro Ordeon di Firenze, del
clima di generale partecipazione che percepivano tra le facce dei presenti, ecc… Io ricordo con molta soddisfazione che hanno
seguito con facilità la lezione di introduzione proposta dal Prof. Pietro Baroni e dal dott. Edoardo Rialti, perché si accorgevano
che venivano rievocate molte delle considerazioni emerse in classe. Credo che, a loro insaputa, sia esattamente questo il
valore di quella mattinata: aver sperimentato che dalla lettura di un testo nasce inevitabilmente un paragone che può essere
messo a confronto con gli altri, e con tanti altri.
Il consistente lavoro così svolto è diventato filo conduttore del laboratorio teatrale programmato per il secondo quadrimestre. A
marzo, quando si è stabilito il soggetto su cui lavorare, gli alunni non hanno avuto dubbi riguardo a quale testo scegliere: Il
martello di Dio, quello che più li aveva emotivamente coinvolti. Abbiamo così operato l’ultima elaborazione: la riduzione del
racconto a sceneggiatura. In questo, la scansione in sequenze operata per la realizzazione del fumetto ha avuto molta
importanza. Individuati i dialoghi principali, quelli che hanno lasciato intatto il dramma che il testo comunica, il resto del racconto
è stato riassunto in tre parti narrative abbastanza snelle ed equilibrate. Ne sono nati così tre piccoli atti, per uno spettacolo di
circa mezz’ora, durante il quale gli attori si sono esibiti con molta passione e immedesimazione.
L’intervento dell’insegnante di tecnologia si è collocato in questa fase con la realizzazione del campanile gotico, attorno al quale
si è svolta la scena finale.
Conclusioni e considerazioni
Il lavoro sugli autori delle edizioni successive ha avuto, nelle mie classi, uno sviluppo simile a quello descritto, con
l’ampliamento dell’aspetto interdisciplinare e trasversale, arrivando a coinvolgere un intero plesso scolastico. Più interessante è
stato così anche il confronto tra docenti. Ritengo che il metodo di lavoro suggerito da Le Vie d’Europa sia una strada davvero
percorribile per individuare e definire quegli aspetti di collaborazione, scambio, confronto che qualificano la professionalità
docente. Un ambiente che si organizzi attorno ad essi più far emergere l’amore per la ricerca e per la comunicazione di sé che
ciascun insegnate desidera conservare integro durante il proprio percorso. Non immaginerei una metafora diversa da quella del
titolo del convegno «l’avventura di un uomo vivo» per indicare l’orizzonte verso il quale, ce l’auguriamo tutti, possa orientarsi la
scuola italiana.
Tratto dalla rivista “Scuola e Didattica”, Editrice “La scuola”, 10 giugno 2013, pp. 47 – 50.
Allegati