Mani d`artista - Festival Biblico

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Mani d`artista - Festival Biblico
In occasione della IX Edizione del Festival Biblico
“Se conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10) Fede e libertà secondo le Scritture
“Mani d’artista”
Quando la fede nella Terra diviene libertà
Collettiva di arte sacra contemporanea di opere in ceramica
Nella IX edizione del Festival Biblico, rassegna dedicata a un modo nuovo per incontrare la Bibbia intitolata “Se
conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10) Fede e Libertà secondo le Scritture vengono proposti in città un grande parterre
di mostre ed approfondimenti culturali con 10 giorni di eventi oltre 100 protagonisti, 15 città coinvolte, 150 occasioni di
incontro con la Bibbia.
Comitato promotore:
Roberto Tommasi e Ampelio Crema – Presidenti festival Biblico
Claudio Gheller – Assessore al Museo e alla Cultura
Comitato scientifico:
Prof.ssa Katia Brugnolo – Conservatore Museo Civico della Ceramica di Nove
Don Dario Vivian – Responsabile Artistico del Festival Biblico
Segreteria organizzativa:
Antonio Pigatto – Responsabile coordinamento organizzativo Festival Biblico
Elena Agosti – Responsabile Artistico di ViArt
Ettore Dal Santo – Responsabile Amministrativo Museo Civico della Ceramica
Elisa Bittante – Collaboratore Amministrativo Museo Civico della Ceramica
Allestimento tecnico:
Ufficio Tecnico Comune di Nove
Progetto della mostra:
Proff.ssa Katia Brugnolo
In esposizione:
Manuela Bedeschi – Luciana Bertorelli - Luigi Carletto – Paolo Chiota – Roberto Costa – Ferruccio De Mori –
Giuseppe Facchinello – Floriano Gheno – Igino Legnaghi – Chiara Lorenzon – Alberto Salvetti – Natalino Sonda –
Annamaria Targher – Pietro Giuseppe Zanolli – Lorenzo Zanovello .
Mostra curata da
Ospitata da
MANI D’ARTISTA
QUANDO LA FEDE NELLA TERRA DIVIENE LIBERTÁ
Collettiva di arte sacra contemporanea di opere in ceramica
In esposizione presso la Sala del Capitolo di Viart
Nell’ambito del Festival Biblico
Dal 31 maggio al 23 giugno 2013
IX Edizione “Se conoscessi il dono di Dio” (Gv 4,10)
Fede e libertà secondo le Scritture
Catalogo realizzato dallo Staff di Viart
L’Amministrazione Comunale di Nove partecipa per la settima volta al
Festival Biblico di Vicenza, manifestazione che negli anni ha assunto un
prestigio sempre maggiore e ha destato un profondo interesse a livello
nazionale.
Le mostre organizzate dal Museo Civico della Ceramica hanno creato un
percorso di riflessione tra arte e teologia che rappresenta un unicum per il
settore della ceramica d’arte.
I risultati anche quest’anno dimostrano che è una manifestazione che
attrae gli artisti e li impegna per mesi di lavoro con esiti di eccezionale
livello sia nella resa espressiva dei contenuti, sia nelle soluzioni tecniche
adottate.
Alla mostra che in questi giorni ammiriamo nella Sala del Capitolo del
Monte di Pietà a Vicenza, hanno partecipato 15 artisti di ben 4 regioni
(Veneto, Trentino Alto Adige, Lombardia e Liguria), di età comprese tra i 20
e i 75 anni. Ognuno ha concorso con notevole impegno sia nella ricerca sui
temi di “Fede e Libertà nelle Scritture”, posti alla base del Festival Biblico
del 2013, sia proponendo soluzioni tecniche ora legate alla tradizione, ora
aperte alle più moderne sperimentazioni.
Esprimiamo, quindi, la nostra soddisfazione nei confronti dell’iniziativa,
nell’auspicio che questo impegno possa ripetersi con pari incisività.
Il Sindaco
Manuele Bozzetto
L’Assessore al Museo e alla Cultura,
al Turismo e Attività produttive
Claudio Gheller
Mani d’artista, tra fede e libertà
A cura di Dario Vivian
Coordinatore Artistico del Festival Biblico
Il Signore Dio plasmò il terrestre polvere dal terreno e soffiò nelle sue narici
un alito di vita e il terrestre fu un essere vivente (Gen 2,7). Le prime mani
d’artista sono quelle di Dio, che al cuore del creato pone il suo capolavoro:
l’essere umano. Di ogni realtà che viene da lui, non può non riconoscere:
che cosa buona!; quando si tratta della donna e dell’uomo, plasmati a sua
immagine, viene addirittura detto: era cosa molto buona (Gen 1,31).
L’espressione ebraica tov significa insieme bello e buono ed è riferibile
originariamente a Dio stesso; la realtà creata ne riflette lo splendore.
Ogni artista, d’altra parte, sa che la sua opera vibra insieme di bellezza e di
bontà. Diversamente dalla lingua ebraica, che riserva un verbo specifico per
l’azione creatrice di Dio, noi non abbiamo difficoltà a usare il medesimo
verbo per ciò che opera il Signore e per quanto esce dalle mani degli artisti;
si tratta sempre di creare realtà, rese vive dal soffio dell’ispirazione. Da
questo punto di vista non ci può essere opera d’arte che non venga da un
atto di fede, indipendentemente dal fatto che chi la esegue si reputi
credente oppure no. E’ abitata dallo spirito, che per colui che crede ha
l’iniziale maiuscola.
Quando si guarda al mondo, si può pensare che a produrlo sia stato il caso
o la necessità; ma possiamo anche credere che sia stato creato. Dire
creazione significa porre all’inizio, cioè a fondamento, Dio; non il caso, non
la necessità, ma la libertà. Ed è proprio l’azione libera a farne un
capolavoro, come ben sanno gli artisti chiamati a produrre in libertà, anche
quando rispondono ad una commissione o lavorano a partire da canoni
codificati. L’artista Dio è sommamente libero, infatti crea dal nulla; il che
significa che non si riferisce a un modello prestabilito, non produce in serie,
crea creativamente: per amore.
Gli artisti si liberano - e liberano anche noi - mediante le loro stesse opere,
nella misura in cui la loro azione si colloca appunto tra fede e libertà.
Devono avere fede in se stessi, ma anche nella materia che plasmano;se
l’ascoltano in profondità, essa parla a loro e solo così sapranno
trasfigurarla. Ciò vale in particolare per le mani d’artista che plasmano la
terra, alla quale si affida l’autore dell’opera, per poterne ricavare ciò che in
qualche modo vi si celava. Michelangelo afferma che la sua scultura
procede per via di levare; tolto quanto vi grava sopra, il capolavoro
imprigionato dentro può balzare fuori in libertà.
Forse vale anche per l’esistenza di ciascuno, che troppe volte finisce per
diventare un capolavoro abortito per mancanza di fede e di libertà; non ci si
crede e non si scommette, bloccati dalla poca fiducia e impauriti dal rischio.
Non così l’artista primo, che è Dio. Racconta il profeta: Scesi nella bottega
del vasaio ed ecco, egli stava lavorando al tornio. Ora, se si guastava il vaso
che stava modellando, come capita con la creta in mano al vasaio, egli
riprovava di nuovo (Ger 18,3-4). Anche se ci sembra di non credere in Dio,
egli non smette mai di credere in noi e riprova ogni volta con libertà, fino a
fare di ognuno di noi la sua opera d’arte.
Dario Vivian
Mani d’artista. Quando la fede nella terra diviene libertà
Mostra a cura di Katia Brugnolo
Conservatore Museo Civico della Ceramica, Nove
E’ la settima mostra che il Museo Civico della Ceramica di Nove organizza
per il festival Biblico e, facendo un po’ di bilancio retrospettivo,e si può
affermare che abbia costituito una tappa importante e di crescita culturale
tra le attività intraprese dal Museo.
Gli artisti hanno sempre apprezzato l’idea di poter seguire un tema preciso,
su cui riflettere per settimane o mesi, in alcuni casi, all’interno del grande
mondo della spiritualità, e, indipendentemente dal credo religioso, hanno
offerto contributi molto validi sia nell’interpretazione dei temi proposti, sia
nelle soluzioni tecniche adottate in ambito ceramico, che hanno spaziato
ampiamente tra la tradizione e le innovazioni.
Anche quest’anno i 15 artisti partecipanti, offrono soluzioni tecniche e
interpretazioni simboliche molto diverse tra loro, nelle opere presenti nella
Sala del Capitolo.
Il tema del Festival Biblico 2013 “Fede e Libertà nelle Scritture” è
reinterpretato nel titolo della mostra “Mani d’artista. Quando la fede nella
terra diviene libertà”, segnando un punto importante di riflessione
teologica: il concetto di dono, in particolare il dono di uno speciale talento
che gli artisti-ceramisti riconoscono nelle loro mani, un dono speciale che
pur nelle difficoltà della vita, fa vivere gli artisti in uno stato di “grazia”,
intimamente ricchi per questo dono che nelle loro libere creazioni fa loro
assaporare che cosa sia la libertà e percepire l’amore di Dio, se per libertà si
intende, come precisa Don Dario Vivian, “quel potere di
autodeterminazione”, quel “decidi di te”, e se per essere nella fede si
intende “il vivere un’amicizia, un’intesa con Dio che accetta
le
contraddizioni della realtà ed è pronta a farsi carico del prezzo dell’amore e
della giustizia che non possono darsi senza libertà.”
Gli artisti impegnati nella presente esposizione provengono da 4 diverse
regioni: Veneto, Lombardia, Trentino Alto Adige, Liguria, riconfermando
l’ampio interesse che il Festival Biblico sa diffondere sul territorio nazionale
e l’attenzione degli artisti a condividere quell’interesse.
Li ringrazio tutti vivamente per il lavoro svolto in questi mesi di
preparazione all’evento con profonda dedizione e puntualità. Sono artisti di
età diverse: si parte dai 20 anni ca. di Chiara Lorenzon, e si procede fino alla
saggezza del prof. Pietro Giuseppe Zanolli, con esiti che spaziano dal
figurativo all’astrazione, con risultati di notevole originalità e innovazione.
Iniziamo dunque la veloce analisi delle opere proposte dagli artisti,
seguendone l’ordine alfabetico.
Manuela Bedeschi
Abbiamo il piacere di considerare in primis un’artista donna di notevole
prestigio, Manuela Bedeschi, che dedica la sua vita all’arte, organizzando
nell’incantevole spazio della sua bellissima villa del Palladio, Villa Pisani
Bonetti a Bagnolo di Lonigo, importanti eventi d’arte contemporanea.
Nelle sue opere “Divina Dimora” e “L’Unione con il Divino” in terracotta e
smalto, con luce a led, realizzate espressamente per questa mostra, utilizza
un abbinamento davvero originale e innovativo: la ceramica su base lignea
e la fonte luminosa, trasponendo nella tecnica ceramica le sue ricerche sul
rapporto luce-spazio-colore, che erano emerse con eccezionale risalto nella
sua mostra all’interno dello Studio di Cleto Munari a Vicenza, in Palazzo
Festa Marzotto. Da tempo Manuela Bedeschi indaga la bellezza della luce al
neon in opere dalla stretta relazione con ambienti d’interesse
architettonico, ad esempio sulla facciata della vicentina Biblioteca
Internazionale “La Vigna”, nel Complesso Monumentale della Chiesa di San
Silvestro, o all’Oratorio dei Boccalotti, dimostrando le possibilità creative di
questo particolare medium.
Manuela Bedeschi
Divina Dimora (2013)
Terracotta smaltata, luce a Led.
Manuela Bedschi
L’unione con il Divino (2013)
Terracotta smaltata.
Luciana Bertorelli
Luciana Bertorelli dalla splendida terra ligure, ha realizzato l’opera “La
sorgente della vita” in cui la figura di Cristo è parte essa stessa della Croce:
le braccia di Gesù sono la croce stessa, rese quasi ad altorilievo. Il braccio
destro è teso verso l’alto ad indicare il Padre. La solitudine di Cristo è al
centro della scena. L’umanità cerca di accostarsi alla sorgente salvifica che
sgorga dal petto di Cristo, resa con un pezzo di vetro che si è sciolto in
modo mirabile. Il legno di castagno è stato recuperato da Luciana Bertorelli
nella casa dei nonni, una cascina in Emilia, a ricordo della generosità di
quell’albero che ha sfamato intere generazioni.
L
Luciana Bertorelli
La sorgente della vita (2013)
Lastra in ceramica.
“Croce simbolo di fede” è lastra modellata a mano in terra refrattaria,
colorata con ossidi e smalti, e cottura raku, in cui si riconosce l’universo di
grande intensità poetica che la critica ha individuato nelle opere di
L.Bertorelli, “ceramista di grande esperienza e sensibilità”.
Luciana Bertorelli
Croce simbolo di fede (2013)
Lastra in ceramica.
Luigi Carletto
Artista ceramista novese specializzato in ogni tipo di lavorazione ceramica e
dotato di grande sensibilità plastica, come si percepisce osservando le
opere in semirefrattrario presenti nell’odierna mostra:
“Monaci stiliti”. Testimoni di fede profonda, in antico erano monaci
cristiani anacoreti che vissero nel Vicino Oriente a partire dal V secolo.
Avevano la particolarità di trascorrere la propria vita di preghiera e
penitenza su una piattaforma posta in cima ad una colonna, rimanendoci
per molti anni e spesso sino alla morte. Gli stiliti erano assistiti dai loro
confratelli che, una volta al giorno, provvedevano a rifornirli di cibo
(sempre molto frugale) e di acqua. Questa pratica voleva essere anche una
testimonianza, una pubblica dimostrazione di fede.
“Gli Innocenti”. Mostrano nei loro volti l’espressione fiduciosa
dell’innocenza, valore importante che va tutelato e considerato quale
aspetto fondamentale della libertà.
Luigi Carletto
Gli innocenti
Semire.
“I Penitenti”. Vivono con angoscia la loro colpa, e per questo non possono
vivere la fede in libertà, perché stretti nella morsa della colpa.
Luigi Carletto
I Penitenti
Semire.
Paolo Chiota
Paolo Chiota vive e lavora a Milano, sperimentando l'utilizzo di materiali
come il ferro e il vetro, è proprio la pittura sul vetro e in particolare la
tecnica antica della grisaglia gli fanno scoprire la sua passione per il ritratto
e l'arte figurativa.
Si dedica alla scultura realizzando opere in terracotta e scolpisce
personalmente nel marmo per sè e per altri artisti.
Palo Chiota ha realizzato le 3 interessanti opere per la mostra del Festival
Biblico, e sono:
Liberazione dalla schiavitù (Mosè apre le acque del mar Rosso);
La Conoscenza (solo la conoscenza rende liberi);
Sacrificio (il pellicano si sacrifica per i suoi figli).
Paolo Chiota
Sacrificio (2013)
Terracotta smaltata a caldo.
Paolo Chiota
La Conoscenza (2013)
Terracotta decorata e patinata a freddo.
Paolo Chiota
La liberazione dalla schiavitù (2013)
Terracotta con colori sottocristallina.
Roberto Costa
Ferruccio De Mori
Di Nove, che ritorna e lo ringraziamo all’evento organizzato all’interno del
Festival Biblico, partecipa con l’opera “Maternità”, ponendo il seguente
quesito:
Artista ceramista di Tezze sul Brenta, con lunga e prestigiosa esperienza
creativa, ha realizzato 3 opere per la mostra, molto impegnative: Il Dono
della Fede, Il Dono della Libertà, Il Dono della Speranza.
“Dio ci ha donato le fede, come ci dona il suo amore nello stesso
incondizionato amore con cui una madre ama suo figlio. Ma noi siamo
capaci di accettarla nello stesso incondizionato modo in cui ci viene
donata?”
“Il dono della Fede”. Alla base dell’opera, l’uno e trino uniti da un cerchio, la
trinità, quindi, completata da tre melograni, simbolo della benedizione
divina e dell’amore celeste, i succosi grani rossi vivo richiamano il sangue
versato dai martiri in nome della fede. Al centro, un cono di luce divina, che
con i suoi raggi illumina la sfera con la corona di spine, poco sotto la
cuspide, ad esprimere il sacrificio di Gesù Cristo. Esce dal cono, la mano
bianca di Cristo, ferita dalle stigmate,e che porge in dono all’umanità la
croce come simbolo della fede cristiana.
“Il dono della Libertà”. Il marmo della Piazza del mercato degli schiavi, fa da
sfondo a questa interpretazione che vuole ricordare l’apparizione di
Santiago de Compostela alla Battaglia di Clavijo, combattuta per liberare la
Spagna dai mori. Simbolicamente la spada rossa (Croce di Santiago) spezza
le catene del popolo oppresso liberandolo dalla schiavitù e riconsegnando
la libertà nella fede cristiana, trafiggendo un pacco con nastro, simbolo del
dono ricevuto con tale intervento.
Roberto Costa
Maternità (2013)
Lastra in ceramica.
“Il Dono della Speranza”. L’opera rappresenta la Speranza della Pace nel
Mondo, del Dialogo, dell’Amicizia e della collaborazione fra i Popoli e le
Fedi, proprio come auspicato da Papa Francesco ricevendo le delegazioni
religiose ad inizio del suo Pontificato. La base di quest’opera poggia su una
forma pentagonale, simbolo sacro che si trova in molte culture religiose e
non, così da rafforzare la percezione collettiva del significato. La scatola,
aperta in senso di disponibilità, mostra la Colomba, simbolo di pace per
antonomasia, che apre le sue ali sopra il mondo, abbracciando idealmente i
contrassegni delle tre maggiori religioni monoteiste mondiali: La Croce
Trilobata di San Patrizio, protettore dell’Irlanda (ove ancora oggi persiste un
conflitto fra cattolici e protestanti), la Stella di David o meglio lo Scudo di
David, (l’incrocio dei due triangoli genera dodici angoli che rappresentano
le dodici tribù di Israele) e la Mezzaluna Islamica posta sulla pietra nera
della Mecca (Ka’ba simbolo sacro dell’Islam). La pace è innanzitutto un
dono di Dio, che va ricercato nella preghiera, ma è anche il risultato degli
sforzi delle singole persone di buona volontà, qualsiasi sia il loro credo e la
loro razza ed in qualsiasi circostanza.
Ferruccio De Mori
Il dono della fede (2013)
Gres smaltato.
Ferruccio De Mori
Il dono della speranza (2013)
Gres smaltato.
Ferruccio De Mori
Il dono della libertà (2013)
Gres smaltato.
Giuseppe Facchinello
Giovane artista ceramista di Nove, ritorna al Festival Biblico con tre opere
realizzate per l’occasione:
“Come in uno specchio”. Il dono di Dio è il dono della libertà di scegliere
all’interno del vasto panorama di offerte e stimoli della società moderna.
Tutto ciò che attornia l’uomo si riflette nel suo intimo come su di uno
specchio, talvolta offuscato e confuso. Il dono della Fede ci consente di
vedere con chiarezza, di operare scelte con convinzione e libertà.
“La forma della Fede”. L’artista si chiede: quale forma possiamo dare alla
nostra fede? La forma è solo una:l’Eucarestia. La sua forma è perfetta come
la Sua sostanza. Essa è il corpo di Cristo che dà corpo alla nostra Fede, alla
nostra salvezza, alla nostra gioia.
“La risposta della Croce”. Cristo ha scelto di morire crocifisso per la nostra
vita e la vita del mondo.
La Croce è la risposta alla nostra vita, e su quella addossiamo tutte le nostre
sofferenze e speranze: la nostra Fede. La Croce accompagna tutta la nostra
vita, dalla nascita alla morte. Questa Croce rappresenta tutto questo, “pezzi
di stoffa cuciti da una preghiera che scorre sul bordo del nostro tempo”.
Giuseppe Facchinello
Come in uno specchio (2013)
Semire bianco con osidi.
Giuseppe Facchinello
La risposta della fede (2013)
Semire bianco con osidi.
Giuseppe Facchinello
La forma della fede (2013)
Semire bianco con osidi.
Floriano Gheno
Artista ceramista di Nove, ritorna al Festival Biblico con due sfere di ampio
diametro, decorate con simboli astratti:
“Libertà di vivere la Fede” in cui le fasce in movimento danno il senso della
libertà, mentre una fiammella simboleggia la fede.
“La Luce guida verso Fede e Libertà”, con decorazione con ossido nero su
fondo oro zecchino. La rappresentazione al centro mostra elementi a
intreccio che indicano la Libertà nel suo dinamismo, mentre l’oro
simboleggia la preziosità della Fede.
Floriano Gheno
La luce guida verso Fede e Libertà (2013)
Terraglia decorata con elementi di ossido in nero su sfondo oro
zecchino.
Floriano Gheno
Libertà di vivere la Fede (2013)
Terraglia decorata con smalti e colori.
Igino Legnaghi
Da Verona, artista di prestigio che abbiamo il piacere di ospitare all’interno
della mostra con l’opera “La Fede alla luce delle Scritture”, prezioso
altorilievo in ceramica, che mostra Cristo risorto, rappresentato entro
mandorla, secondo l’antica tradizione bizantina, con i simboli dei quattro
evangelisti.
Igino Legnaghi
La Fede alla luce delle Scritture
Altorilievo in ceramica.
Chiara Lorenzon
Giovanissima studentessa dell’Accademia di Belle arti di Verona, presenta
per l’occasione 3 opere
“Schiavitù morale” che si rifà al versetto tratto da La Bibbia, Lettera ai
Romani (2,28-29): “La circoncisione non è quella che appare nella carne…la
vera circoncisione è quella del cuore”.
La scultura approfondisce il tema trattato da “Schiavitù Morale” prendendo
in esame la problematica dell’aborto. L’opera raffigura un prato rigoglioso
sul quale crescono due piante rappresentanti due uteri stilizzati. Uno di
questi al suo interno accoglie uno swarovski color ambra simbolo della
preziosità del dono della vita. Le due piante sono avviluppate ad indicare il
dilemma e le difficoltà psico -fisiche che molte donne si trovano ad
affrontare quando sono costrette a prendere una decisione. Il messaggio è
che bisognerebbe orientarsi verso la ricerca del bene e del male minore tra
le pieghe intricate dell’esistenza, tenendo presente che la vita è un dono da
vivere nella libertà e responsabilità.
L’opera raffigura una lince avviluppata su se stessa la cui schiena sembra
appesantita da un giogo invisibile. Questa scultura vuole opporsi a coloro
che vivono la fede costringendo a vincoli comportamentali insostenibili.
Questa visione della vita crea una schiavitù morale che non tiene conto
dell’etica cristiana che, nella consapevolezza dei limiti e della fragilità
umana, vuole invece condurre l’individuo ad un armonioso equilibrio,
favorendo così una piena libertà nella sana conciliazione tra fede e vita.
“I cinque linguaggi”, è opera ispirata dal Vangelo di Giovanni, vv. 13,34: “Un
comandamento nuovo vi do: che vi amiate gli uni gli altri; come Io vi ho
amati…”. La scultura vuole rappresentare la famiglia come l'allegoria di un
nucleo in cui si dovrebbe imparare a ricevere e donare amore praticandone
i linguaggi cosi da essere pronti a metterli in pratica liberamente in tutti gli
ambiti della vita.
“PRO VITA – PRO SCELTA”,opera che si riferisce al Salmo 127, Libro dei
Salmi, La Bibbia: “Ecco, eredità del Signore sono i figli…”, e al Vangelo
secondo Giovanni ( 8,7): “…Quello di voi che è senza peccato scagli per
primo una pietra contro di lei.”
Chiara Lorenzon
Schiavitù morale (2012)
Terracotta.
Chiara Lorenzon
I cinque linguaggi (2012)
Chiara Lorenzon
Pro vita – Pro scelta (2013)
Terracotta.
Gres.
Alberto Salvetti
Noto artista vicentino formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia,
molto attivo nelle arti performative, presenta per l’occasione tre opere,
AUTORITRATTO in fase 1
AUTORITRATTO in fase 2
Il dono, tubi in relazione
Sono tre tubi Raku con luminescenza interna.
Nelle performance, essendo per ore a contatto con la gente, ho sentito
sempre più pressante il desiderio di svuotarmi da pensieri e giudizi per
poter diventare uno strumento di comunicazione. Il mio unico pensiero è:
se mi svuoto può passare l'Assoluto e chiunque si avvicina può percepire
quello che gli serve, senza che sia io a dover pensare a qualcosa per lui.
Essere strumento significa per me diventare un "tubo", nel suo significato
più letterale di perdere l'Io. Ovviamente sarà un percorso difficile e sono
solo all'inizio, che voglio fissare con l'autoritratto i fase 1 che ha un'apertura
stretta, attraverso la quale passa ancora poco di spirituale, il tubo è ancora
molto corpo. I tubi in relazione invece hanno un'apertura totale, sono quasi
degli imbuti, non si capisce chi dà e chi riceve, perché entrambe le
situazioni richiedono una fase attiva ed un passaggio d'Assoluto paritario. I
due tubi in relazione sono il mio autoritratto futuro. Per diventare "un
tubo" bisogna imparare a conoscere sé stessi e la conoscenza del proprio sé
genera una Relazione positiva e paritaria con l'Altro. Per questo parlo di
appunti e di autoritratti.
Alberto Salvetti
Autoritratto in fase 1 , Autoritratto in fase 2 , Il dono: tubi
in relazione
Terracotta.
Natalino Sonda
Bravo decoratore novese, illustra nell’ampio Piatto in maiolica, con
diametro di cm 45, l’episodio tratto dal Vangelo di San Giovanni “Il
colloquio con la Samaritana”, in particolare le parole di Gesù Cristo:…”Colui
che beve di quest’acqua, avrà ancora sete. Colui invece che beve dell’acqua
che gli darò io, non avrà mai più sete; ma l’acqua che gli darò diverrà in lui
una sorgente di acqua che zampilla verso la vita eterna.”
Natalino Sonda continua egregiamente il filone della tradizione popolare,
con una composizione ben organizzata nello spazio, in cui i personaggi sono
ben ritratti e mostrano costumi dell’epoca.
Natalino Sonda
Sorgente di acqua che vampilla per la vita eterna (2013)
Piatto in maiolica decorato.
Annamaria targher
Interlogo (2013)
Annamaria Targher
Terracotta, ferro e sughero.
Giovane artista trentina, formatasi all’Accademia di Belle Arti di Verona, e
molto attiva in innumerevoli esposizioni, presenta due opere concettuali in
terracotta ferro e sughero, che vanno decifrate con riferimento al Vangelo
secondo Giovanni, (4,10) ove si parla della fede come di un dono. Questo
vale soprattutto quando il dono è la parola, in quanto è relazione: relazione
che parte da colui che parla e dona, ma che presuppone, al contempo, che
venga accettata, udita. L'uomo comprenderà questa parola e la farà propria
responsabilmente, calandola nel contesto della propria contemporaneità.
Perciò, in:
”Interlogo” un bacile contiene dell’acqua e l’Alfa e l’Omega (simbolo di
"colui che è, che era e che viene, l'Onnipotente"), dai quali può irradiarsi il
personale alfabeto contemporaneo di ognuno. Nel caso particolare e intimo
dell’artista, le iniziali del proprio nome e di colui che ne condivide le
vicende terrene.
E in “Interlogo II” un secondo bacile (sempre contenente dell’acqua e l'Alfa
e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine) può dar vita anche ad un
glossario di quotidiana matrice fumettistica: fatto di ammirazione (wow),
dubbio (bah) e dolore (ahi).
Annamaria Targher
Interlogo II (2013)
Terracotta, ferro e sughero.
Pietro Giuseppe Zanolli
Illustre artista ceramista novese diplomatosi nella sezione ceramica
dell’istituto statale di Firenze, ha insegnato per molti anni educazione
artistica realizzando nel contempo prototipi in ceramica per la fabbrica di
famiglia.
“Fede e Libertà” sono aspetti inscindibili del verbo cristiano, tante sono le
chiavi per affrontarle, ma la “Scrittura” è sempre un punto di riferimento
inderogabile.
Il tuttotondo ”Vai, cammina” vuol rendere attraverso il motivo delle gambe
che liberamente possono andare in più direzioni (le frecce presenti sulla
base), come gli uomini siano responsabili, protagonisti, e per ben agire
abbiano bisogno dell'aiuto divino, con fede, libertà, coerenza e profondo
discernimento per superare gli insidiosi ostacoli della vita.
In due lavori ha tenuto presente il “Vangelo secondo Giovanni”: ne “Il
Crocifisso”, con il motivo della vite e i tralci (Gesù-Dio e noi), realtà di fede
chiara e coerente, e ne “Il miracolo del cieco nato” dove il graziato attesta il
riconoscimento della fede.
Pietro Giuseppe Zanolli
“Vai, cammina” (2013)
Semirefrattario elaborato.
Pietro Giuseppe Zanolli
La vite e i tralci Gv 15,5 (2010)
Pietro Giuseppe Zanolli
“Miracolo del cieco nato” Gv9 (2013)
Semirefrattario normale, manganese.
Semirefrattario normale, colori a gran fuoco e smalto opaco
“pepe, sale”.
Lorenzo Zanovello
Giovane artista novese che attualmente ha una sua mostra personale
allestita al Museo Civico della Ceramica, a Nove.
Formatosi all’Ist.d’arte di Nove, lavora assieme al fratello Franco
nell’azienda di famiglia, la Stylnove, portando avanti da molti anni una
duplice attività: di giorno segue l’attività produttiva in cui sviluppa e realizza
oggetti ceramici di design, di notte si dedica all’attività artistica, in cui dà
molto spazio alle contaminazioni tra antico e moderno: ad esempio
inserisce nel decoro di uno stampo antico il motivo a Chevron, rivestendolo
di smalti metallizzati e dai colori brillanti in versione decisamente attuale.
Propone interpretazioni ironiche tra forma e funzione che ricordano e
rinnovano il percorso del Dadaismo.
In questa mostra Lorenzo Zanovello è presente con l’opera “L’ombra della
croce”, realizzata in terraglia tenera e semire, in cui la figura di Gesù Cristo
si erge sulla croce e la guarda dall’alto. Gli smalti di diversa colorazione
contrappongono i due soggetti.
Lorenzo Zanovello
L’ombra della croce
Terraglia e semire con colori a smalti ossidanti.