Santa Maria del Fiore

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Santa Maria del Fiore
le Passeggiate fiorentine
Si diceva a Firenze...
alla riscoperta degli antichi luoghi dove sono nati i modi di dire
la Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa
si propone come luogo di ritrovo per passeggiate su e giù per la città alla
riscoperta dei luoghi dove sono nati modi di dire, motti e personaggi famosi.
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Si diceva a Firenze...
alla riscoperta degli antichi luoghi dove sono nati i modi di dire
Visita guidata del 20 ottobre 2011 alla basilica di Santa Maria del Fiore
1296 8 Settembre natività di Maria, il cardinale Pietro Valeriani, legato di Bonifacio VIII pone la
prima pietra. I lavori sotto la direzione di Arnolfo di Cambio architetto del Comune vanno avanti
fino al 1310.
1310 si interrompono per la morte di Arnolfo di Cambio.
1334 i Maestri dell'arte della lana nominano direttore dei lavori Giotto di Bondone che il 9 Luglio
posa la prima pietra del campanile.
1337 muore Giotto e nascono delle divergenze su come continuare l'opera e sui modelli presentati
dall'Orcagna e dal Talenti.
1357 si nomina un consiglio di 24 artisti che decide di demolire alcune case che ingombrano la
costruzione e si scelgono i modelli del Talenti.
1362 si costruiscono i primi due archi.
1367 si accetta la proposta di ingrandimento.
1407 si costruisce la prima tribuna.
1421 viene costruita l'ultima tribuna.
1422 Viene scelto il modello di Filippo, che viene incaricato assieme al Ghiberti della realizzazione.
Filippo al momento di voltare gli archi si da malato e il consiglio è costretto a nominarlo costruttore
unico.
1434 la cupola è terminata.
1462 finita anche la lanterna.
1472 viene collocata sulla sommità la palla eseguita dal Verrocchio.
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Resta incompiuta la galleria attorno al tamburo per un giudizio negativo di Michelangelo
1294-95 la base del tamburo della cupola era pronta già nel 1314-1315; tuttavia all'inizio del '400
ancora nessuno si era posto seriamente il problema di trovare una soluzione per la copertura. Il
problema della sua costruzione affannava da tempo gli operai del Duomo. Come costruire e dove
appoggiare le enormi centine di legno che avrebbero dovuto sostenerla fino alla sua chiusura
definitiva con la chiave di volta? Certamente l'architetto, Arnolfo di Cambio, doveva averlo previsto
se aveva immaginato la conclusione del suo edificio con una cupola, un organismo ben diverso e
ben più ampio del tradizionale tiburio delle cattedrali medievali. Che poi la Cupola dovesse avere
nel suo progetto un aspetto assai più convenzionale è provato da un noto affresco di Andrea
Bonaiuti da Firenze che possiamo ancora oggi ammirare nel Cappellone degli Spagnoli in Santa
Maria Novella. L'affresco, che è del 1355 circa, mostra sul fondo una chiesa in cui è chiaramente
riconoscibile Santa Maria del Fiore, solo che la cupola, priva del tamburo, è immaginata a tutto
sesto. Ma una cupola semisferica, sia pure più piccola e priva di tamburo avrebbe avuto enormi
difficoltà a reggere il peso della lanterna di cui è dotata la cupola nell'affresco.
Veduta della cupola nell’affresco di Andrea di Bonaiuto
Nel 1418 l'Opera del Duomo bandì un concorso pubblico per la cupola. In seguito al concorso, che
pure ufficialmente non ebbe vincitori, Filippo Brunelleschi e Lorenzo Ghiberti furono nominati
capomaestri. Il 7 agosto 1420 ebbe inizio la costruzione della cupola, che fu completata fino alla
base della lanterna il 1º agosto 1436.
Il grandioso cantiere aprì i battenti all'indomani della stesura del cosiddetto "dispositivo" del 1420,
attribuito allo stesso Brunelleschi, dove si esponeva il modo con il quale si sarebbe dovuto chiudere
il tamburo e si precisavano per punti salienti le modalità di costruzione. In sostanza, si trattava di un
singolare "programma dei lavori" che sintetizzava in poche righe la struttura, la forma e le
dimensioni del manufatto, ma più che esprimere un'intenzionalità programmatica, Brunelleschi
enunciava il progetto impartendo disposizioni esecutive. In quei dodici punti da lui elencati non solo
era contenuta già l'opera finita, ma vi erano persino indicate quelle variazioni, incidenti ed aggiunte
che si sarebbero dovute fare: era stato previsto, per esempio, l'inserimento nelle pareti della Cupola
di numerosi anelli di ferro per sostenere le impalcature sulle quali avrebbero lavorato gli autori degli
affreschi.
Nel 1425 Ghiberti venne estromesso dai lavori,con un sotterfugio Filippo si dette malato
costringendo l'Opera a prendere atto che il Ghiberti non era in grado di proseguire i lavori che
passarono interamente in mano a Brunelleschi. Il cantiere procedette così senza apprezzabili
interruzioni, fino all'agosto del 1436 quando venne celebrato ufficialmente, il completamento della
fabbrica con la solenne benedizione di papa Eugenio IV. Terminata la costruzione della cupola
venne indetto un altro concorso pubblico per la lanterna, vinto sempre da Brunelleschi. I lavori
iniziarono però solo nel 1446, pochi mesi prima della morte del grande architetto; essi proseguirono
allora sotto la direzione dell'amico e seguace Michelozzo di Bartolomeo, per essere terminati da
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Antonio Manetti il 23 aprile 1461.
Assetto della cupola del Duomo
A partire da un tamburo ottagonale la cupola si erge su otto spicchi, le vele, organizzati su due
calotte separate da uno spazio vuoto. Il motivo di questa scelta è senz'altro da attribuire ad un
alleggerimento della struttura che altrimenti sarebbe stata troppo pesante, probabilmente, per essere
sostenuta dai quattro pilastri sottostanti. Lo spazio fra le due calotte misura circa 1,20 metri ed è
attraverso il suo percorso che si giunge fino alla Lanterna. Una catena lignea formata da 24 travi
collegate tra loro da staffe e perni di ferro circonda tutta la costruzione. Sulla sua efficacia si è
discusso a lungo. In sintesi, oggi, possiamo affermare che, in linea di principio, una cupola è tanto
più stabile quanto più è saldo il suo tamburo (e la sua base) d'imposta: dunque un sistema di
cerchiatura efficace è utile alla stabilità. Questo anello, infatti, serve per "stringere" la costruzione
alla base, in modo da contrastare le pericolose forze dirette verso l'esterno. Per quanto riguarda
invece l'impiego di catene lignee o di pietra si resta dubbiosi, se non altro per l'elasticità del legno e
per l'incapacità di lavorare a trazione. Fra gli elementi che compongono la cupola esistono
proporzioni auree com'era uso a quel tempo. La sensazione che si ha, infatti, osservando questo
capolavoro, è di sostanziale equilibrio e armonia nelle sue parti.
La sua base d'imposta si trova a circa 55 metri dal suolo,
la lanterna è alta 21 metri,
La lanterna della cupola del Duomo
Lo Gnomone
il tamburo misura 13 metri
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Tamburo della cupola del Duomo
l'altezza della Cupola è, in media, 34 metri.
Va ricordato, tuttavia, che le misure reali della cupola vanno calcolate in braccia fiorentine e non
secondo il sistema metrico decimale. Quando la cupola fu consacrata nel 1436, un famoso musicista
fiammingo, Guillaume Dufay, compose per l'occasione il mottetto Nuper rosarum flores,
composizione che riproduceva in musica i rapporti della costruzione. Anche il contorno apparente
della cupola rispetta regole ben precise: il profilo angolare esterno è un sesto di quarto acuto, mentre
quello interno è un sesto di quinto acuto. Ciascuna diagonale dell'ottagono esterno, che misura circa
54 metri, è stata suddivisa in quattro parti uguali: da qui la definizione di "quarto acuto". Arrivati
alla sommità troviamo la Lanterna, completata con l'intervento di più artisti dopo la morte del
Brunelleschi sopraggiunta nel 1446.
Le macchine del Brunelleschi per la costruzione della cupola di Santa Maria del Fiore
Per realizzarla, furono utilizzate macchine che l'architetto stesso aveva progettato. Queste macchine,
necessarie per sollevare verso l'alto i materiali durante la costruzione della Cupola, e che da sole
segnano un formidabile progresso nella scienza delle costruzioni sono generalmente viste come una
applicazione delle tecniche elaborate dal Brunelleschi per i suoi celebri orologi, dei quali a quanto
pare resta un solo esemplare superstite, quello della torre del palagio di Scarperia. Anche la
Lanterna ha una funzione molto importante per la statica globale. I costoloni, infatti, convergono
verso il serraglio, la base della Lanterna, il cui diametro è circa 6 metri. Le forze che agiscono sulla
Cupola sono tali che gli stessi costoloni tendono a piegarsi verso l'esterno. La Lanterna, con il suo
enorme peso (circa 750 tonnellate) ha la funzione di contrastare queste forze pericolose
incuneandosi nella struttura.
Nel 1472, il Verrocchio costruì la palla di bronzo che fu posta sulla sua cima. Anche per questo
furono necessarie le macchine del Brunelleschi. Fra i ragazzi di bottega che aiutarono il Verrocchio
in questa difficile operazione c'era un giovane di nome Leonardo da Vinci.
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Palla del Verrocchio
La costruzione
Il tamburo, di forma ottagonale, su cui avrebbe dovuto poggiare la cupola misurava circa 43 metri
di ampiezza e si trovava a 55 metri di altezza. Queste dimensioni erano notevolmente maggiori di
quelle previste all'inizio. Le ragioni di questo aumento, che portava le dimensioni dell'edificio a
superare quelle della cupola del Pantheon, in cui si erano usate delle anfore come materiale vuoto e
leggero, fino allora la più grande cupola del mondo tanto che la leggenda la considerava opera del
Demonio, vanno ricercate non tanto nella volontà di primato, quanto nella necessità di rinforzare al
massimo il tamburo della cupola. Il tamburo infatti era stato rialzato rispetto al modello originale
mediante un piano in cui si aprono otto grandi occhi, che favorivano l'illuminazione dell'abside. Con
questo espediente si rialzava anche il piano di imposta della cupola al di sopra di tutte le volte fino
allora costruite. Le altissime volte della cattedrale di Beauvais in Francia, che per la loro arditezza
crollarono poco dopo la loro costruzione, raggiungevano infatti "solo" i 48 metri di altezza. Ma il
tamburo di forma ottagonale creava anche il principale ostacolo all'erezione della cupola.
Brunelleschi calcolò con precisione ogni dettaglio, dall'inclinazione delle pareti alla disposizione
dei mattoni a spina di pesce. In questo modo la cupola era in grado di sorreggersi da sola, senza
poggiare sulle tradizionale impalcature di legno.
Una cupola emisferica (o parabolica, o ellissoidale, come nel duomo di Pisa) è una figura o luogo di
punti individuata come un arco "ruotato" attorno al proprio asse. Si parla in questo caso di cupola di
rotazione. Costruire una cupola di rotazione è teoricamente sempre possibile, in quanto la cupola è
costituita da infiniti archi, ciascuno dei quali una volta completato si reggerà da solo. Cominciando
a costruire la cupola dai bordi si realizzeranno piccoli archi in grado di reggersi da soli che a loro
volta potranno sostenere archi più ampi addossati ai precedenti, che una volta completi saranno
autoreggenti.
La preoccupazione dei capomastri che si succedettero nei cantieri del Duomo era motivata dal fatto
che il progetto prevedeva una cupola ottagonale a facce piane, che non è un solido di rotazione. La
cupola del Duomo di Firenze non è una cupola ma una volta ottagonale, a differenza di una cupola
di rotazione, una volta non è autoreggente. L'impiego di centine, cioè di impalcature lignee cui
affidare il sostegno delle murature in costruzione fino alla presa delle malte, era in questo caso
indispensabile. Fra l'altro in Italia non era possibile ottenere le gigantesche travi disponibili invece
in Nord Europa. Ma anche le immense travi usate per le cattedrali di Francia e Inghilterra non
sarebbero bastate a sostenere volte come quelle che si dovevano costruire.
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Filippo Brunelleschi era famoso a Firenze, oltre che come artista poliedrico, come possessore di un
caratteraccio e di un senso dell'umorismo un po' perverso; una sua burla, giocata ai danni di un
povero ebanista di nome Grasso, fu celebre nel mondo delle brigate della società fiorentina:
mediante una serie di testimonianze sapientemente orchestrate, Filippo fece credere al poveraccio di
essere diventato un'altra persona, uno scapestrato perennemente in cattive acque di nome Marco. Il
successo della burla fu tale che il Grasso finì col fuggire dalla città, e la storia della burla feroce, col
titolo di Novella del Grasso legnaiuolo fu un vero e proprio successo editoriale, giungendo fino a
noi in numerose versioni.
Brunelleschi, pare suggerire la favola, era maestro nel far credere una cosa per un'altra; non per
niente Brunelleschi è il padre della prospettiva, che è una rappresentazione illusionistica di una
realtà tridimensionale con mezzi bidimensionali. Orbene, Filippo con la sua cupola sembra abbia
giocato a noi una burla di questo genere, ancora più straordinaria dell'altra; dopo anni di dibattiti su
quale fosse il "magico artificio" che aveva permesso il risultato che è davanti a tutti, non si era
andati avanti di un passo. La cupola ottagonale a facce piane, da costruirsi senza centine e con le
malte a lenta presa dell'epoca non poteva reggersi. L'uso dell'orditura a spinapesce dei mattoni,
visibile a tutti nei corridoi dell'intercapedine fra le due cupole, era indicata generalmente come una
componente del "segreto" ma senza che se ne comprendesse la reale funzione.
Una delle spiegazioni più generalmente accettate è quella espressa dal professor Salvatore Di
Pasquale (già preside della Facoltà di Architettura di Firenze) e dal professor Mainstone. Questi ed
altri studiosi furono aiutati dalla scoperta, durante la rimozione delle tegole da uno dei settori della
cupola per lavori di restauro, che i letti di posa dei mattoni non erano affatto orizzontali, ma
seguivano una curva aperta verso l'alto, detta a corda blanda. Questo fatto, mai notato prima,
indusse ad esaminare la disposizione dei mattoni, che negli studi precedenti era sempre data per
scontata, con oscuri e generici riferimenti alle tecniche murarie romane, o addirittura arabe. Si poté
quindi osservare come le non siano parallele, ma sistemate lungo rette originate da un punto situato
al centro dell'ottagono di base della cupola. La conclusione era sconcertante; i mattoni erano
sistemati come se fossero stati disposti per costruire una cupola di rotazione. Per semplificare
quanto più possibile, era come se la cupola a facce piane fosse stata costruita tagliando via parti di
muratura costruite come una cupola classica; perché la struttura fosse autoreggente era quindi
sufficiente che nello spessore delle murature fosse possibile inscrivere una cupola di rotazione di
spessore adeguato alle necessità statiche. Filippo avrebbe beffato i suoi ammiratori, costruendo una
cupola normale e mascherandola come una cupola impossibile.
Negli ultimi anni però sono state avanzate nuove teorie, la più nota delle quali è quella formulata
dal professor Massimo Ricci. Secondo questa teoria scientifica la tecnologia della cupola non
risponderebbe affatto, nemmeno nelle strutture interne, ad una cupola di rotazione: i mattoni a
spinapesce non sarebbero apparecchiati secondo corsi circolari, ma paralleli alle superfici delle vele.
In questa ricostruzione, la struttura della cupola è concepita come una successione di piattabande
radiali orizzontali. Recenti verifiche su questa ipotesi costruttiva, fatte nell'intradosso delle calotte,
verificherebbero che la struttura della cupola fu sviluppata in senso radiale verticale e non
orizzontale, come l'ipotesi di rotazione richiederebbe. L'utilizzo di un sistema radiale orizzontale è
limitato all'assetto dei mattoni a spinapesce; Brunelleschi avrebbe fatto uso di una curva pseudo
circolare posta sull'impalcato d'imposta della cupola e di un centro sulla verticale del monumento,
materializzato mediante corde incrociate piombate sulle diagonali di base e fissate negli angoli
relativi.
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In questo modo fu possibile tracciare gli angoli della cupola utilizzando piccole centine mobili, ed
allo stesso tempo (con la curva pseudo circolare a cui viene riferita una cordicella mobile fissata da
un lato su questa e passante per il centro sulla verticale) offrire ai muratori un riferimento in ogni
punto della costruzione per porre in opera i mattoni. Questo sarebbe quindi l'effettivo ruolo dei
mattoni a spinapesce, il che spiegherebbe la muratura a corda blanda vista da Di Pasquale nella
famosa foto della vela della Cupola senza le tegole. Questa teoria, che avrebbe riscosso anche il
consenso del professor Mainstone, è stata messa in pratica nel modello in muratura eretto sotto la
direzione del Professor Massimo Ricci nel parco dell'Anconella a Firenze, dove si possono
verificare le tecnologie di costruzione e il metodo costruttivo.
Nel lungo dibattito sulle possibili fonti d'ispirazione del Brunelleschi nella costruzione della cupola
sono state avanzate diverse ipotesi, fatta salva l'assoluta novità della tecnica finale utilizzata in
realtà Brunelleschi non aveva alcun riferimento tecnologico per risolvere il problema di costruire
una cupola a spicchi (cioè una volta a botte sestiacuta a pianta ottagonale); egli dovette
letteralmente inventare il procedimento costruttivo in tutta la sua meccanica. Tutte le altre cupole
che si è cercato di proporre come modelli del Brunelleschi o erano cupole di rotazione
(autoportanti) o centinabili ed armabili, mentre quella di Santa Maria del Fiore non permetteva
questi espedienti e quindi la sua costruzione fu un assoluto unicum nella storia dell'architettura.
È indubbio che Brunelleschi avesse ben presente la geometria e la tecnica costruttiva della copertura
del Battistero di San Giovanni, costruita su una calotta con profilo a sesto acuto da una pianta
ottagonale. Ma essa non è voltata a spinapesce. Per quanto concerne la seconda fonte di ispirazione,
ci spinge a Roma la notizia del più importante biografo dell'architetto, Antonio di Tuccio Manetti
nella cui opera si legge che il Brunelleschi vi avrebbe trascorso anni di studio, richiamato forse dai
ritrovamenti di oggetti e sculture propri di quegli anni. Agli inizi del Quattrocento la città eterna era
uno sterminato campo archeologico. È qui che respirò le suggestioni dell'architettura classica ed
ebbe conferma delle teorie di Vitruvio, secondo le quali tutta l'architettura è governata da un
modulo e da una griglia geometrica. Ma la cupola più famosa della romanità, quella del Pantheon, è
una cupola di rotazione realizzata in calcestruzzo con casseforme. La tecnica di realizzazione non
era riproducibile e anzi doveva essere del tutto incomprensibile nel'Italia del Primo Rinascimento,
che aveva perso memoria delle tecniche romane del calcestruzzo.
Dallo studio dell'esterno, Brunelleschi si sarebbe al massimo potuto accorgere che la forma
gradonata si innalzava da una forma circolare e, quindi, che le cupole romane generalmente
contengono sempre un anello circolare completo ad ogni livello nel loro spessore. Forse
Brunelleschi ha apprezzato la cupola della Domus Aurea, innalzata su un padiglione ottagonale
limitatamente alla parte bassa e costruita con una sorta di calcestruzzo fresco, richiedente
centinature durante la presa.
L'ipotesi del viaggio romano di Brunelleschi è generalmente accettata da tutta la critica, ma
recentemente è stato fatto notare che, una volta che si rinunci (com'è necessario) alla derivazione
della cupola del duomo da quella del Pantheon, nulla nell'opera del grande architetto deve per forza
essere ricondotto ad elementi architettonici che erano visibili solo a Roma. Il viaggio a Roma è
quindi possibile, ma non indispensabile per la comprensione della formazione dei canoni
architettonici Brunelleschiani.
Per la fonte persiana, qualcuno vuole ipotizzare che l'architetto sia venuto a conoscenza delle
tecniche costruttive dei mausolei orientali, dati gli intensi scambi commerciali col Medio Oriente.
La doppia cupola girata senza centine del mausoleo di Soltaniyeh, in Iran, costruito fra il 1302 e il
1312, o l'apparecchio murario a spinapesce degli antichi edifici selgiuchidi (X secolo) o le più tarde
moschee di Isfahan e Ardistan sono paragonabili al linguaggio strutturale ed alla tecnica del
Brunelleschi, pur differendone sostanzialmente nei materiali, nell'apparecchio murario e nelle
dimensioni.
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Le giornate della costruzione della Cupola:
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da La cupola di Brunelleschi di Ross King Edizione Rizzoli
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Bibliografia:
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La cupola di Brunelleschi di Ross King Edizione Rizzoli
Da Wikipedia: alla voce Filippo Brunelleschi
Brunelleschi Mago di Giovanni Michelucci Edizione Tellini
Filippo Brunelleschi. La vita e le opere di Cornelius Fabriczy Ed. Uniedit
Vedere, capire Firenze di Bargellini Piero
Storia dell'arte italiana di G.C. Argan Vol.II
Filippo Brunelleschi, un uomo un universo di Carlo L. Ragghianti Vallecchi
Biblioteca del Palagio di Parte Guelfa
a cura di Paolo Nardi e Fabio Pini
tel. 055 2616030 – e mail [email protected]
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