brunelleschi e l`architettura

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brunelleschi e l`architettura
III A SCIENTIFICO
BRUNELLESCHI E
L’ARCHITETTURA
RICERCA DI GRUPPO
COMPONENTI
PRESOT FEDERICO
VIGANÒ MATTEO
GALIMBERTI DAVIDE
1
INDICE
Pagina
TITOLO ......................................................................................... 1
Indice e Bibliografia ...................................................................... 2
Periodo Storico ............................................................................. 3
Vita di Brunelleschi ....................................................................... 4
La Prospettiva ............................................................................... 7
Chiesa di San Lorenzo ................................................................. 8
Cappella dei Pazzi ....................................................................... 10
La Cupola de Duomo di Firenze .................................................. 11
Sagrestia Vecchia ........................................................................ 13
Spedale degli Innocenti ............................................................... 14
BIBLIOGRAFIA
http://filippo-brunelleschi.historiaweb.net/biografia.html
http://online.scuola.zanichelli.it/sammaronedisegno/files/2010/03/
Zanichelli_Sammarone_Brunelleschi.pdf
http://it.wikipedia.org/wiki/Brunelleschi
http://www.operaduomo.firenze.it/monumenti/cupola.asp
http://kidslink.bo.cnr.it/correggio/firenze/firenze.html
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PERIODO STORICO
Prima di andare a parlare di Brunelleschi, è opportuno parlare brevemente del
periodo nel quale egli visse, per poter meglio comprendere le sue opere.
Nel secolo quindicesimo le città italiane conservavano ancora un aspetto
medievale. In molte città, come a Firenze, le vie erano impacciate dagli sporti
che sostenevano loggiati e balconi, dalle travi e puntelli di portici di legno che
univano case appartenenti a famiglie dello stesso parentado.
La mancanza di norme civiche abbandonava le vie all'accumularsi dei rifiuti, dei
resti della lavorazione dei macellai, cuoiai, tintori. Fu proprio per questo che
nel Rinascimento nascono esigenze urbanistiche nuove: si sente il bisogno di
vie più larghe e più pulite e senza sovvertire quelle che erano le tradizioni
urbanistiche
medievali,
s'incomincia a ritornare alle
norme
classiche
della
regolarità, della simmetria, a
comprendere
l'importanza
dello spazio libero per favorire
la
contemplazione
delle
costruzioni, la bellezza della
visione panoramica.
Nel 1400 e ancor più nel 1500
la città diventa il centro di
uno stato che si regge su
equilibri politici.
Il potere era concentrato
nelle mani e nella figura del
"Signore" che traccia le linee
dell'azione politica e orienta e determina, come grande committente e
mecenate, la cultura architettonica e la definizione anche urbanistica della
"sua" città.
La città diventa, pertanto il prodotto di scelte e di programmi decisi dal signore
nei quali erano coinvolti i vari artisti. Il fatto urbanistico più rilevante nella
Firenze del 1400 è la presenza del palazzo della famiglia nobile.
Costruendo o meglio innalzando palazzi, raddrizzando le strade, si realizza una
modifica della città precedente mettendo in discussione il passato ed aprendo
la città verso nuove concezioni urbanistiche. Firenze è, all'epoca, una città
divisa in quartieri, ciascuno con una chiesa dominante, una direttrice
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extraurbana ed una famiglia egemone: i Medici a San Lorenzo, i Frescobaldi a
Santo Spirito, i Guicciardini sulla direttrice della Cassia, i Rucellai a Santa Maria
Novella.
A ciascuna famiglia apparteneva un palazzo, una loggia, una chiesa, una
cappella funeraria, un quartiere e una villa.
Dal punto di vista più strettamente urbanistico nel Rinascimento emerge il
ricorso allo strumento del progetto come mezzo per controllare i risultati prima
di iniziare le varie costruzioni. L'esempio tipico del nuovo ruolo che assume
l'architetto è quello del Brunelleschi a Firenze. Infatti, tramite il suo operato
all’interno della città, Brunelleschi riesce a creare opere d’arte come la cupola
di santa Maria del Fiore o lo Spedale degli innocenti, che andranno poi ad
essere considerate dei veri e propri simboli di Firenze.
VITA DI BRUNELLESCHI
Filippo Brunelleschi (1377-1446) è considerato come uno degli artefici del
Rinascimento a fiorentino. Orefice, architetto e scultore, si pone come uno dei
maggiori protagonisti dell’arte italiana.
Filippo Brunelleschi, detto anche dai contemporanei Pippo, era figlio del notaio
ser Brunellesco di Filippo Lapi e di Giuliana di Giovanni Spinelli. Più o meno
coetaneo di Lorenzo Ghiberti (nato nel 1378) e di Jacopo
della Quercia (1371-1374 circa), crebbe in una famiglia
agiata, che però non era imparentata con i nobili
fiorentini Brunelleschi ai quali è tutt'oggi dedicata una via
nel centro di Firenze.
Filippo ricevette una buona
istruzione come era comune nella
borghesia
agiata
dell'epoca,
apprendendo
a
leggere,
a
scrivere, a far di conto. Tramite
lo
studio
dell'abaco
poté
apprendere le nozioni di matematica e geometria
pratica che facevano parte del bagaglio conoscitivo di
ogni buon mercante, comprese le nozioni di
perspectiva, che a quell'epoca indicavano la pratica per
calcolare misure e distanze inaccessibili con un
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rilevamento indiretto.
Col tempo la sua cultura dovette arricchirsi delle materie del quadrivio, oltre
che dalle letture personali (i testi sacri e Dante in primo luogo) e la conoscenza
diretta di personaggi illustri, come Niccolò Niccoli, umanista e bibliofilo, e il
politico Gregorio Dati. In quegli anni nacque in lui anche l'interesse per la
pittura e il disegno, che diventarono la sua principale inclinazione.
Il padre acconsentì alla scelta del figlio, senza insistere nel fargli seguire le sue
orme negli studi giuridici, e lo mise a bottega da un orafo amico di famiglia,
forse Benincasa Lotti, dal quale Filippo imparò a fondere e gettare i metalli, a
lavorare con il cesello, con lo sbalzo, con il niello, a praticare castoni di pietre
preziose,
smalti
e
rilievi
ornamentali,
ma
soprattutto
praticò
approfonditamente il disegno, base per tutte le discipline artistiche.
Il suo primo biografo, l'allievo Antonio di Tuccio Manetti, riportò come nel
periodo di apprendistato uscirono dalle sue mani orologi meccanici e un
"destatoio", una delle prime menzioni documentate di una sveglia.
La sua carriera ebbe inizio dapprima come orafo e scultore tuttavia solo all’età
di 40 anni si dedicò interamente all’arte. All’età di 24 anni partecipò al
concorso per la realizzazione della seconda porta del Battistero di Firenze,
insieme a Lorenzo Ghiberti e Jacopo della Quercia, vinto dal Ghiberti.
Nel 1418 Brunelleschi riceve l'incarico di eseguire la cupola della cattedrale
gotica incompiuta di Firenze. La cupola, una grande innovazione tecnica ed
artistica, si compone di due volte ottagonali, una dentro l'altra. La sua forma è
stata dettata dalle sue esigenze strutturali di uno dei primi esempi di
funzionalismo architettonico.
Più tardi nella sua carriera, in particolare nella Chiesa incompiuta di Santa
Maria degli Angeli (iniziata nel 1434), la Basilica di Santo Spirito (iniziata
1436), e la Cappella dei Pazzi
(iniziata c. 1441), si è trasferito
lontano da questa lineare, lo stile
geometrico a un po 'più scultoreo,
lo stile ritmico. Nel primo di questi
edifici, per esempio, l'interno non
è stato formato da pareti piane,
ma da nicchie massiccia apertura
di un ottagono centrale. Questo
stile, con la sua interazione
espressiva di pieni e vuoti, è stato
il
primo
passo
verso
un'architettura che ha portato
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infine al Barocco. Durante tutta la sua carriera, inoltre, Brunelleschi si dedicò
alla scultura, eseguendo le seguenti opere:
o Altare argenteo di San Jacopo, cattedrale di Pistoia (1400-1401)
o Sant'Agostino (attr.)San Giovanni Evangelista (attr.)Geremia e Isaia
(attr.)
o Sacrificio di Isacco, Museo del Bargello, Firenze (1401
o Madonna col Bambino (attr.), palazzo Davanzati, Firenze (1402-1405
circa) - se ne conoscono circa ottanta repliche con lievi differenze, sparse
nei musei del mondo.
o Crocifisso di Brunelleschi, cappella Gondi in Santa Maria Novella, Firenze
(1410-1415 circa)
o San Pietro (attr.), Museo di Orsanmichele, Firenze (1412 circa)
o Pulpito di Santa Maria Novella (disegno), scolpito dal Buggiano (1443)
Bisognerebbe parlare in particolare modo del crocifisso, citando un particolare
aneddoto: Narra il Vasari che Donatello avesse scolpito un crocifisso in legno e
l’avesse subito mostrato all’amico per un parere. Brunelleschi criticò
immediatamente l’operato del Donatello, sottolineando come quello fosse “un
contadino e non un corpo simile a Gesù Cristo, il quale fu delicatissimo ed in
tutte le parti il più perfetto uomo che nascesse giammai”.
Donatello replicò all’amico quanto fosse facile parlare, ma che fare fosse tutta
un’altra cosa. Per tutta risposta, Brunelleschi scolpì un crocifisso ed invitò
l’amico a pranzo. Alla vista della magnifica opera, Donatello si lasciò cadere dal
grembiule il cibo ed esclamò: “a te è conceduto fare i Cristi a me i contadini”.
La storia, così descritta dal Vasari, non sembra trovare riscontro nella
datazione dei due crocefissi. Tuttavia, essa dimostra appieno le caratteristiche
peculiari dell’opera dei due scultori. Brunelleschi è lo scultore dell’equilibrio tra
uomo e mondo, di forme armoniose e pacate, di “uomini perfettissimi”.
Donatello è lo scultore del rapporto drammatico e conflittuale tra uomo e
mondo, delle forme strappate alla materia, degli individui con fattezze di
contadini.
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LA PROSPETTIVA
Brunelleschi viene identificato come l’inventore della prospettiva, che però
esisteva già in età romana , come è reso evidente dalla pittura del 2° e 3°
stile.
In età medioevale tale tecnica era stata completamente abbandonata a favore
di rappresentazioni bidimensionali, nelle quali la terza dimensione veniva
abbandonata o resa in maniera poco verosimile. Solamente in età gotica, in
particolare con Giotto , vi era stato un tentativo di rappresentare la
tridimensionalità sostituendo la prospettiva ideologica ( gerarchica ) degli inizi
del medioevo con una prospettiva empirica, ottenuta senza l’utilizzo di una
tecnica ma solo grazie alle capacità dell’artista.
Solamente agli inizi del 1400 Filippo Brunelleschi , a Firenze, inventa
nuovamente una tecnica che permette di rappresentare esattamente la
tridimensionalità. La prospettiva brunelleschiana è basata su una visione
monoculare , ottenuta sul disegno, con l’unicità del punto di vista. Il rapporto
reciproco di posizione tra l’occhio umano, il piano dell’opera e la realtà da
rappresentare non doveva mai cambiare durante la rappresentazione.
La prospettiva era detta anche lineare perché dovevano essere rappresentate
le linee che contornano le superfici. In particolare, le linee giacenti su piani
paralleli a quello del disegno conservano le loro direzioni e i
loro angoli reciproci.
Le linee che vanno in
profondità e che nella
realtà sono parallele tra
di
loro
nel
disegno
convergono tutte verso
un
punto,
chiamato
punto di fuga.
Esisteranno, nel disegno,
tanti
punti
di
fuga
quante sono le direzioni
delle linee presenti nella
realtà.
Brunelleschi dipinge due tavolette in cui illustra questo metodo. All’epoca, egli
compie molti esperimenti ottici atti a delineare la prospettiva lineare con un
punto di fuga unificato, che sarà alla base di tutte le sue opere e di gran parte
dell’architettura rinascimentale.
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Le due tavolette, oggi perdute ma menzionate da più fonti biografe,
rappresentano una veduta di Piazza della Signoria con Palazzo Vecchio e la
Loggia, ed una veduta del Battistero attraverso la porta centrale del Duomo.
Le fonti dicono che l’architetto avesse praticato un foro nella seconda tavoletta,
di dimensioni ridotte sul davanti rispetto al dietro. Lo scopo di quest’apertura
sta nel poter porre l’occhio dietro alla tavoletta e vedere, mediante uno
specchio posto di fronte, la riflessione dell’immagine in essa rappresentata.
In questo modo, Brunelleschi mette in pratica la visione della sua prospettiva
unica e monoculare. L’uso dello specchio gli serve per dimostrare la precisione
e la matematicità della sua scoperta prospettica.
L’impostazione geometrica e perfetta della sua prospettiva monoculare si
discosta molto dalla binocularità medievale, nella quale si poteva scorgere “a
colpo d’occhio” un ambiente semicircolare, ma con una veduta d’insieme che
desse l’idea della veduta fuggevole e momentanea.
CHIESA DI SAN LORENZO
La chiesa di San Lorenzo, di origine antichissima, fu ricostruita nel
quattrocento, per volere dei Medici dal Brunelleschi (la precedente struttura,
del 393, fu consacrata dall'allora vescovo di Milano S. Ambrogio).
I lavori di costruzione della chiesa di San Lorenzo ebbero inizio nel 1419,
successivamente ripresi nel 1442, terminarono nel 1470 sotto la direzione di
Antonio Manetti (allievo del Brunelleschi).
L’esterno è tuttora incompiuto, e si può giudicare la costruzione soprattutto
dalla fiancata i cui volumi si trasferiscono su tre piani spaziali mentre la
superficie inferiore si spartisce in moduli regolari.
I tre piani differenziati e sovrapposti rilevano, le
strutture interne e corrispondono rispettivamente alle
cappelle e alle navate.
L’interno è costituito da tre navate, transetto, abside
quadrata e cappelle, che si estendono fino alla zona
capocroce.
La navata centrale è coperta da un soffitti ligneo a
cassettoni, mentre quelle laterali sono divise in campate
coperte da volte a crociera.
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L’intera struttura architettonica si
sull’applicazione di principi prospettici.
fonda
sul
modulo
quadrato
e
La pianta della chiesa è longitudinale ed è più illuminata rispetto alla chiesa di
Santo Spirito perché le navate laterali presentano molte finestre da cui filtra la
luce. Presenta una nuova componente architettonica al posto del pulvino, che è
di origine bizantino, infatti al posto di quest’ultimo viene assunto un cubo che
prende il nome di "dado brunelleschiano".
L'innovazione fondamentale sta
nell'organizzazione
degli
spazi
lungo l'asse mediano applicando un
modulo (sia in pianta che in
alzato),
corrispondente
alla
dimensione
di
una
campata
quadrata, con la base di 11 braccia
fiorentine, lo stesso dello Spedale
degli
Innocenti
(edificato
dal
1419).
L'uso del modulo regolare, con la
conseguente ripetizione ritmica delle membrature architettoniche, definisce
una scansione prospettica di grande chiarezza e suggestione.
Le due navate laterali sono state definite come lo sviluppo simmetrico del
loggiato dello spedale, applicato per la prima volta all'interno di una chiesa:
anche qui infatti l'uso della campata quadrata e della volta a vela genera la
sensazione di uno spazio scandito come una serie regolare di cubi immaginari
sormontati da semisfere.
Fra le opere presenti troviamo:
o Donatello: due pulpiti bronzei scolpiti con aiuti di Bertoldo di Giovanni e
Bartolomeo Bellano (1460 circa).
o Antonio del Pollaiolo: crocifisso ligneo nella cappella del transetto destro.
o Filippo Lippi: pala d'altare dell'Annunciazione Martelli nella cappella del
transetto sinistro, finanziato dalla famiglia Martelli
o Andrea Verrocchio: Tomba di Giovanni e Piero de' Medici, marmo bronzo
e pietra serena
o Raffaellino del Garbo: Natività coi Santi Giuliano e Francesco, pala
d'altare nel braccio sinistro del transetto.
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o Pontormo: affreschi nel coro. Ritenuti da molti storici dell'arte come il
presunto capolavoro di Pontormo, sono andati completamente distrutti
nella demolizione dell'abside per far spazio alla Cappella dei Principi.
o Giovan Antonio Sogliani:
compagni.
Crocefissione
di
Sant'Acazio
e
dei
suoi
CAPPELLA DEI PAZZI
Filippo Brunelleschi ha creato nella Cappella Pazzi uno spazio ideale,
armoniosamente definito da rapporti proporzionali, secondo i princìpi maturati
a Roma misurando e disegnando gli edifici antichi, tra i quali il Pantheon.
La cappella fu commissionata a Brunelleschi da Andrea de’ Pazzi nel 1429, ma i
lavori si protrassero a lungo anche dopo la morte dell’architetto nel 1446,
e non venne mai ultimata perché la famiglia subì le conseguenze della
Congiura ordita contro i Medici da Jacopo e Francesco de' Pazzi insieme
all'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati.
Nel corso dell'agguato Giuliano, fratello di Lorenzo il Magnifico fu ucciso in
duomo durante la messa il 26 aprile 1478.
La cappella, utilizzata come
Capitolo, cioè luogo di
adunanza, dei frati di Santa
Croce
è
preceduta
da
un pronao o
atrio
su
sei colonne
corinzie che
affiancano
l’arco
centrale. Ha
pianta
rettangolare composta da
un
vano
quadrato
con cupola a ombrello e due
ali coperte da volte a botte
con lacunari.
La parete di fondo si apre
su una scarsella, vale a dire una piccola abside a pianta quadrata coperta da
una cupoletta, decorata da un affresco che riproduce il cielo di Firenze il 4
10
luglio 1442. Un affresco di soggetto analogo si trova nella scarsella della
Sagrestia Vecchia di San Lorenzo.
L'attribuzione del pronao a Brunelleschi è ancora oggi oggetto di discussione
fra gli studiosi, e viene variamente riferito a Michelozzo, Rossellino o Giuliano
da Maiano.
La cupoletta centrale è decorata da tondi e stemma della famiglia Pazzi (due
delfini contrapposti) in terracotta invetriata, opera di Luca della Robbia.
Numerosi artisti hanno contribuito a completare la decorazione della Cappella
Pazzi: a Giuliano da Maiano si devono la cornice e i battenti del portone; a Luca
della Robbia il rilievo con Sant’Andrea in trono sopra il portale e i tondi in
terracotta invetriata con gli Apostoli nella cappella.
A Brunelleschi stesso sono
attribuiti i quattro Evangelisti
nei pennacchie a Desiderio da
Settignano e a suo fratello
Geri,
i
cherubini
nei
medaglioni del fregio esterno.
Alesso Baldovinetti è autore
del cartone della vetrata
con Sant’Andrea.
LA CUPOLA DEL DUOMO DI FIRENZE
Il Duomo di Firenze rappresenta una delle grandi opere del Brunelleschi, la
cupola viene chiamata anche Cupola di Brunelleschi.
I lavori della cattedrale iniziarono con la direzione di Arnolfo del Cambio per poi
proseguire con Giotto e Francesco Talenti. Un consiglio di architetti si erano
incontrati nel 1366, l'ostacolo da superare era rappresentato dalla cupola.
La costruzione del Duomo era giunta al tamburo ottagonale di imposta alla
gigantesca cupola.
11
Il problema della Cupola di Brunelleschi affannava gli operai da lungo tempo e
non sapevano come costruire e dove appoggiare le centine, le armature che
dovevano sostenere la cupola
fino alla chiusura definitiva a
chiave di volta.
Nel 1418 fu bandito un
concorso per il modello della
cupola, vinsero a pari merito
ancora una volta il Ghiberti e
il Brunelleschi.
La costruzione della cupola fu
affidata
al
Brunelleschi
perché il rivale si ritirò molto probabilmente per la sua incapacità in materia.
La costruzione della Cupola iniziò il 1
agosto del 1420 in un clima di aspettativa che
coinvolgeva tutta la cittadinanza. Il Brunelleschi
decise di alzare la cupola senza armature,
equilibrandola con una doppia calotta, una
collegata
all’altra,
mediante
un’ossatura
verticale e orizzontale e ricorrendo anche a vari
accorgimenti per esempio i mattoni disposti a
spina di pesce.
La doppia cupola a sesto acuto era costituita da
un ossatura di otto costoloni interni fra i quali si
tendono vele a sezione orizzontale rettilinea.
Alla cupola interna è affidato il compito di
reggere quella esterna, alla quale fornisce
anche appoggi intermedi.
All’ossatura a otto costoloni
continuano
otto
archi
rampanti intervallati da otto
finestroni, su di questi si
erige una guglia e infine
troviamo una palla non più
del Verrocchio ma sostituita
con una più grande perché
quella precedente venne
abbattuta da fulmini nel
temporale
del
1601.
12
Nel 1428, infine, realizzò le quattro tribune morte semicircolari nei lati del
tamburo che illumina l’interno mediante finestre.
SAGRESTIA VECCHIA
La Sagrestia Vecchia, simmetrica a quella detta "nuova", che fu fatta edificare
per volontà di Giovanni dei Medicicon lo scopo di utilizzarla come luogo per
di sepoltura della famiglia, precisamente è collocata sul lato sinistro del
transetto della chiesa di San Lorenzo.
Nel 1419, Brunelleschi ebbe il compito
di modificare e ristrutturare la basilica,
l'ultimazione dei lavori avvenne circa
dieci anni dopo, mentre la struttura
caratterizzata da un forte carattere
stereometrico, si caratterizza per un
vano cubico, sormontato da una
cupoletta a base circolare.
Lo spazio è definito mediante le linee
verticali delle paraste e delle cornici di
pietra serena, la cupola ribassata ad
ombrello è sorretta da pennacchi a
triangolo sferico. L’impianto cambia
leggermente solo nella parete che funge
da ingresso alla scarsella.
Qui si raddoppiano i piedritti e gli archi, e nei setti murari tra le lesene,
sono presenti due porte timpanate sormontate da nicchie poco profonde
delimitate anch’esse da sottili cornici, all’interno delle quali sono visibili coppie
di santi.
In tutta l’ossatura dell’edificio possiamo ritrovare elementi decorativi come i
capitelli, il fregio a cherubini, dovuti all’intervento di Donatello, e i battenti
bronzei delle porte, le coppie di santi nelle nicchie, i tondi nei pennacchi tutti in
terracotta policroma dovuti all’intervento di Michelozzo.
13
La cupola interna è
nascosta da un tamburo
chiuso da un tetto conico
a squame che regge la
lanterna. La cupola è
divisa in dodici spicchi,
simboleggiano il numero
degli apostoli, mentre
i quattro lati del vano
cubico simboleggiano il
numero
dei
quattro
profeti. Al posto del solito
abside
a
pianta
semicircolare,
troviamo
la scarsella, un abside avente una pianta rettangolare
SPEDALE DEGLI INNOCENTI
Edificato tra il 1419 ed il1444, l’Ospedale degli Innocenti era una struttura
dedicata
al
ricovero
degli
orfanelli
e
delle
ragazze
madri.
L’istituto fu fondato e gestito dall’Arte della Seta, “uffizio” incaricato dalla
Repubblica fiorentina della cura dei trovatelli.
I lavori ebbero inizio nel 1421 sotto la
direzione
del Brunelleschi,
probabilmente fino al 1427, per poi
passare all’architetto Francesco della
Luna.
Lo
schema
dell'
Ospedale
degli
Innocenti riprende
lo
struttura
architettonica
tipica
dei
"Spedali"
medievali. La facciata è ripartita in due parti mediante cornici ed è definita, in
basso, al basamento, con 9 gradini.
Gli edifici del refettorio, i chiostri, i dormitori, l'infermeria, le camere,
rappresentano un perfetto esempio di razionale ed armoniosa “architettura
ospedaliera”.
14
La struttura fu successivamente ampliata e decorata con affreschi che
documentano l'attività dell'istituzione. In seguito all'alluvione del 1966, l'intero
complesso di edifici fu interamente ristrutturato.
Il portico dell'Ospedale,
lungo
71
metri,
certamente
opera
del
Brunelleschi, si presenta
al ritmo delle arcate a
tutto sesto della zona
inferiore, corrisponde la
superficie liscia del piano
superiore,
aperta
da
finestre,
ciascuna
in
corrispondenza di un arco.
Le arcate, 9 come i gradini, è pari all’altezza delle colonne e alla profondità del
portico mentre l’arco sovrastante è alto la metà di questa misura. Nei
pennacchi troviamo dei tondi in terracotta policroma invetriata, realizzati da
Andrea Della Robbia. Nei tondi sono raffigurati dei putti in fasce (gli innocenti,
cioè i bambini abbandonati).
Rappresentò
certamente
una
grande
innovazione l’utilizzo della pietra scena in
contrasto con il bianco dell’intonaco, scelti
soprattutto per questioni di economicità.
Per la costruzione dell’Ospedale degli
Innocenti, Brunelleschi utilizzò un sistema
modulare, attraverso il quale, stabilendo
una misura standard vengono costruite
tutte le altre strutture adiacenti.
Questa tendenza a risolvere in rapporti perfettamente misurabili ogni membro
architettonico e ad attingere un nuova bellezza attraverso la tensione delle
linee, delle superfici, dei volumi distribuiti rigorosamente in articolazioni
organiche, costituisce la grande originalità di Brunelleschi.
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