Editoriali_files/Enogea IIS 5 FAQ
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ENOGEA - II SERIE - N. 5 38 RIFLESSIONI FAQ FREQUENTLY ASKED QUESTIONS DA QUANDO HO INIZIATO A FARE QUESTO LAVORO, NON PASSA GIORNO CHE NON MI VENGA CHIESTO DI SPIEGARE IL MIO MODO DI DEGUSTARE. E PRIMA O POI DOVEVO MA ATTENZIONE: CEDERE. LEGGETE BENE PERCHÉ POI VI INTERROGO. Premesso che non ho ricette, metodi o segreti da svelare (ne ho uno circa il gioco del lotto, ma lo vedremo nel prossimo numero), eccomi qua pronto a esaudire i vostri e i miei desideri. Cominciando dai miei, spendiamo subito due paroline su ambiente, bicchieri e temperature, cose generalmente neglette eppure di fondamentale importanza. Ambiente: sarà la vecchiaia, ma più passa il tempo e più cerco di degustare nella mia tana. Se mi sposto cerco di farlo in luoghi dove so di poter lavorare come piace a me. Sembra una stupidaggine, eppure se ci si vuole avvicinare il più possibile al primo obiettivo della degustazione - che non è l'oggettività, bensì la ripetibilità del risultato - questa è la prima imprescindibile condizione. Bicchieri: viaggio sempre con la mia scatola e dopo tanti anni c'è ancora qualcuno che mi guarda come un marziano. Non vi dico la marca, tanto per rimanere fedele alla linea, ma il modello è questo: Tollero poche altre forme, a meno che non si tratti di godersi un buon vino a tavola (ma anche lì sono piuttosto abitudinario e selettivo). Non tollero invece i classici bicchieri ISO, Inao o da degustazione che dir si voglia. Quando assaggi 50 campioni al giorno e spesso anche di più, il fattore "godimento" diventa fondamentale e in quei benedetti bicchierini di godimento proprio zero. Lasciamoli dunque nell'armadio. Temperatura: nel 99,99% dei casi non gliene frega niente a nessuno e anche in quello 0,01% il 50% non riesce e/o non vuole distinguere tra un vino a 18°C e uno a 20°C. Che sembra una differenza irrisoria, ma che al contrario, in una degustazione di vini rossi, può avere un suo peso (spesso più importante, ma non so dirvi perché, rispetto a quello che si può riscontrare nell'intervallo 16 - 18°C. Così va il mondo). Per quanto riguarda i bianchi, una temperatura sotto i 12°C equivale ai 20°C e più per un rosso. Ti anestetizza e ti affatica cento volte di più rispetto ad una temperatura corretta, che nel caso dei bianchi può oscillare tra 12 e 15°C. Il principio ispiratore, ancora una volta, è dunque il "godimento": un vino servito a temperatura sbagliata può diventare una tortura... pensate un po' in cosa può trasformarsi una degustazione di 50 campioni! Quanti vini assaggio? E' la prima domanda che tutti mi fanno ancora prima di stringermi la mano, specie i non addetti ai lavori. Dipende. Dipende dal tipo di vino, dalle condizioni al contorno di cui sopra (ambiente, bicchieri e temperatura) e soprattutto dalle tue condizioni. La prima cosa che bisogna conoscere sono i propri limiti e come questi limiti possano cambiare in funzione del tipo di vino, delle condizioni al contorno e anche da alcune banalità come l'antipatia/simpatia del sommelier che ti sta di fronte o dal semplice fatto che il Milan abbia perso la finale di Champions (non scherzo, anche se è triste girare il coltello nella piaga). L'altra cosa che bisogna saper riconoscere sono i campanelli d'allarme che puntualmente iniziano a suonare già qualche vino prima che si raggiunga la soglia che separa la degustazione - intesa come qualcosa di serio - dal quel gesto a tutti familiare che consiste nell'estrarre i numeri della tombola dal sacchetto. In altre parole bisogna essere onesti con Il resto alla prossima puntata. TUTTA COLPA DEL TRASLOCO (I PARTE) ELVIO COGNO - BAROLO RAVERA 1993 87 Uno dei migliori assaggi dell'annata. Migliore del ricordo. Severo come al solito, ma a tavola te lo godi. GIUSEPPE MASCARELLO E FIGLIO BAROLO BRICCO 1988 84 BAROLO MONPRIVATO 1989 89 Un Bricco stretto stretto, senza succo, e un Monprivato invece ancora giovanissimo (vi giuro, pazzesco!). Colore da Monprivato, frutto vivace e tannino che ha bisogno ancora di 7-8 anni per dare il massimo. PAOLO SCAVINO BAROLO RIS. ROCCHE DELL'ANNUNZIATA 1993 90 Splendido esempio di nebbiolo. Non ho memoria di altri vini così buoni in questa annata. Yuk! GUERRIERI GONZAGA - SAN LEONARDO 1993 90 Migliore delle ultime bottiglie assaggiate. Perfetto da bere ora. Erbaceo sotto controllo. A tavola è grande. GIOVANNI DRI - COF RAMANDOLO IL RONCAT 1995 87 Il Ramandolo. Leggermente tannico e acidità dinamica che fonde con il dolce leggero. Cesellato. CASTELLO DELLA SALA - CERVARO 1991 (MAGNUM) 91 Bello vispo (sarà il magnum?). Acidità, nocciole, grande nitidezza. Si apre con l'aria. Non lo bevi a garganella. ALTESINO - BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 1983 89 Doppio magnum (quelle follie che fai da giovane e poi non sai mai quando aprire). Un bel signore, con i suoi anni. Sente il sangiovese, evoluto. Si beve, eccome. LISINI - BRUNELLO DI MONTALCINO RISERVA 1980 83 Rigido, rigido, rigido, Naso evoluto. Molto lontano dalla splendida Riserva 1983. CONTINI - VERNACCIA DI ORISTANO RISERVA 1971 89 E' la bottiglia stretta e alta. Gran bocca. Che bel sale. Roba da formaggi. Profumi meno articolati. VON ELZENBAUM - A.A. MOSCATO ROSA 1990 87 Un Moscato Rosa sottile, poco dolce, eppure ancora di grande integrità. Non è una sorpresa. PRIMA E NUOVA - A.A. MOSCATO ROSA 1989 87 Più dolce e meno definito di Von Elzenbaum. Il varietale comunque c'è, così come la struttura tannica. Uno dei pochi dell'epoca che hanno tenuto (e durante il trasloco ne ho aperti tanti...). 39 BROVIA - BAROLO ROCCHE DEI BROVIA 1986 88 Caspita che struttura e che colore per un Rocche!. Sarà stato anche l'anno della grandine, ma io continuo a trovare molti buoni vini! Tannnino solo un po' amaro. FAQ Già, proprio così. Se non fosse stato per un trasloco che mi ha obbligato a sgomberare una delle mie tante cantine, queste bottiglie sarebbero tornate alla luce solo grazie ad un novello Schliemann del quarto millennio, alla ricerca dei resti dell'attuale Monza (distrutta, dopo un lungo assedio, per un 90/100 non dato dal sottoscritto al Rosso 2020 della Duchessa di Montevecchia). Degustati, lo confesso, "à la volée". ENOGEA - II SERIE - N. 5 se stessi e sapere quando è giunto il momento di fermarsi, indipendentemente dall'obietivo numerico che ci si era prefissati. Chiaramente, visto che non si può quasi mai piantare lì sui due piedi e data per scontata la conoscenza dei propri limiti e/o reazioni, si può far intervenire il famoso "mestiere". Ovvero quel "mestiere" che permette a Maldini di tenere a bada Ronaldinho anche quando non è al 100% della forma (da non confondere con il gesto di "legare" della boxe) e a te di degustare ancora una batteria di 5 vini come se fosse la terza. Poi però basta. In ogni caso, oggi di rado arrivo a 100 vini. Cosa cerco in un vino: di sicuro non mi faccio influenzare troppo dal colore, a meno che non sia palesemente ossidato/torbido/artefatto. Il profumo invece è un bel biglietto da visita. Mi infastidisce la volatile, mi disturba l'ossidazione, sono più tollerante con la riduzione (ovviamente entro certi limiti). Quindi il naso può condizionarmi, ma è anche vero che poi tutto si gioca nella partita di ritorno, ovvero al palato. Il vino è fatto per essere bevuto (chi annusa e basta si fa solo delle gran seghe) e perciò in bocca è obbligato a dare il meglio di sé (il che ovviamente non significa per forza vini muscolosi e gentili come il cingolo di un carro armato). Come ho già scritto più di una volta, quando si assaggia bisogna cercare di apprezzare ogni stile e di tirarne fuori il meglio. Ad ogni modo, non tollero la magrezza quando viene venduta come eleganza, così come non tollero i difetti quando vengono venduti come pregi. Allo stesso modo, parlando di singolo degustatore, rifiuto tutto ciò che è matematico e prefissato, come una scheda di degustazione (10 massimo a questo, 30 massimo a questo, 60 massimo a quest'altro). Dopo tanti anni che si degusta la tua scheda ce l'hai in testa e si autocompila (senza dimenticare quella scintilla che non puoi tradurre su carta e che distingue un ottimo vino da un grande vino). Punteggi, benedetti punteggi: è vero che la mia scala è ristretta (così come è ristretta quella di chi usa per esempio i ventesimi), ma è anche vero che i punteggi non vanno ingoiati come le noccioline ma vanno anche interpretati (e nella seconda di copertina c'è tutto l'occorrente per farlo!). Facendo un esempio semplice semplice, non ci trovo nulla di strano nel dare 87 centesimi ad un Chianti Classico d'annata, e parlarne bene, e dare 87 ad un Supertuscan 2001, e parlarne così così. Il primo ha come obiettivo, per sua natura, una posizione di media classifica, il secondo, in annate come il 2001, ha invece come obiettivo i 90/100 e più. Nel primo caso è un 87 di peso, nel secondo è uno sbrigativo 87 "politico".