vi domenica di pasqua
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vi domenica di pasqua
VI domenica di Pasqua - 2010 Omelia “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Punto! Basterebbe infatti questa affermazione di Gesù per tutta quanta l’omelia e per una riflessione ben più ampia. Perché in questa espressione di Gesù si concentra uno degli aspetti fondamentali dell’essere cristiani: quello del rapporto con la Parola di Dio e più precisamente con la Parola del Signore. *** Dunque “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. La liturgia stessa nella sua ricchezza di segni evidenzia visibilmente il rapporto di amore che ci deve essere con il Signore proprio attraverso la sua Parola. Come si conclude infatti la lettura del Vangelo in ogni messa? Si conclude con il bacio dato dal sacerdote alla pagina di Vangelo appena letta. Il bacio non è un gesto qualunque, anche se oggi appare un po’ abusato e di conseguenza deprezzato. Il bacio è un gesto rilevante, perché non si dà a chiunque ma ad una persona che per noi è importante, una persona alla quale vogliamo bene. E più le si vuole bene più la si bacia. Il pensiero va subito agli innamorati, ma può andare anche a una mamma o ad un papà nei confronti del loro bambino, ad un ragazzo nei confronti dei suo genitori. A volte si bacia addirittura un oggetto che ci richiama una persona che non c’è. Pensiamo ai nostri cari che sono morti. Non si bacia qualche volta o sovente una loro fotografia, una loro immagine? Come se attraverso quell’immagine si potesse fare giungere il proprio bacio direttamente alla persona in questione. *** Tutti noi siamo convinti di amare il Signore, altrimenti non saremmo qui. Il bacio che il sacerdote dà al Vangelo esprime questo amore. Si bacia il Vangelo per baciare in realtà chi sta dietro al Vangelo, cioè il Signore. Per dirgli che siamo contenti di essere con lui, di credere in lui, di essere suoi discepoli, di essere suoi amici. Dunque quel bacio è un gesto importante, solenne, impegnativo. Attenzione però: si bacia la sua parola, non si bacia direttamente lui. Allora vuol dire che si dà importanza anche a quella parola. Si afferma con il bacio che quella parola non è una parola qualunque. Adesso ci sono le e-mail, i messaggini del cellulare, c’è face-book. Pensiamo però ai tempi andati quando tutto questo era di là da venire. Se due innamorati erano lontani l’unico mezzo per comunicare era la lettera. Non capitava forse che l’innamorato o l’innamorata baciassero una lettera ricevuta dal proprio partner? Quella lettera la si baciava perché lo rendeva in qualche modo presente! *** “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Gesù ci dà il criterio per verificare se lo amiamo veramente. Ed il criterio è quello dell’amore nei confronti della sua parola. Anzi dice di più: dice che l’amore nei confronti della sua parola è la via per creare un rapporto autentico, forte, vitale con lui e con Dio Padre. Infatti aggiunge subito: “(Se questo accade) il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora preso di lui”. Dunque la Parola di Dio è la via per attivare un vero rapporto con Dio. È la via attraverso la quale Dio Padre e Gesù si rendono presenti in noi. *** Ne consegue la necessità di qualche riflessione. A partire da qualche domanda: “Qual è il mio rapporto con la Parola di Dio?”; “Trova spazio nella mia vita?”; “Coltivo il desiderio di leggerla, comprenderla, meditarla, viverla?”; “Come mi comporto quando mi è data l’occasione di ascoltarla, come accade ad esempio nella messa festiva?”. Non so se possiamo rispondere positivamente a tutte queste domande. Dopo anni nei quali soffiava il vento della passione per la Bibbia oggi mi pare di vivere in un momento di riflusso. C’è più disinteresse, più distacco dalla Bibbia. Facciamo fatica ad aprirla e ad utilizzarla. Anche se, oggi come non mai, le occasioni non mancano. Edizioni della Bibbia ne esistono a decine e per tutti i gusti. Così come esistono a decine gli strumenti per comprenderla. E numerose sono anche le occasioni offerte. Pensiamo al cammino sul Vangelo di Luca che termina domani. Nel suo insieme non è andato certamente male ma non appena c’è uno spostamento di data o è già aprile ecco il calo impressionante di partecipanti, soprattutto alla sera. Dovremmo vergognarci tutti per lo scarso numero dei presenti la sera lunedì l’altro. Spero di rimediare domani, ultima puntata, commento ai racconti lucani della risurrezione. *** E non lo dico solo per desiderio di veder piena la sala, anche perché don Priotto si scomoda da Saluzzo per la fatica di due interventi, pomeridiano e serale. Lo dico perché abbiamo bisogno di capire meglio la Parola del Signore. Per gustarla, apprezzarla, imparare a leggerla, a pregarla, a portarla nella nostra vita. Cosa non sempre così facile e immediata, perché la Bibbia non è un libro di ricette: lo leggi, ne applichi in modo preciso le regole, et voilà, il piatto è servito. La Bibbia ci presenta una vita: la vita di un popolo, la vita di persone coinvolte nell’avventura di questo popolo, la vita di Gesù. Noi dobbiamo dialogare con questo popolo, con queste figure, con Gesù. Siccome tutte queste figure sono di tempi e usano categorie mentali e un linguaggio che non è esattamente il nostro abbiamo bisogno di capire e di essere aiutati a capire. E poi: la Bibbia non ha come primo scopo quello di insegnare qualcosa, nemmeno di insegnarci a vivere. Il primo scopo è quello di comunicarci una vita, la vita stessa di Dio, per aiutarci a vivere e a vivere bene. Anche da questo punto di vista non è un ricettario. *** Certo come dice Gesù la sua parola è anche da osservare, ma questo è il punto d’arrivo, la conclusione di un percorso. La osservo se la leggo, se la capisco veramente, se mi conquista, se comprendo che può essere di aiuto alla mia esistenza. Altrimenti di questi tempi la metto subito da parte. Il mondo mi offre un sacco cose più facili e immediate, a prima vista anche di più allettanti e interessanti. Anche Padre Pio, ad esempio, è più facile e a prima vista più interessante della Bibbia. *** Concludiamo comunque ringraziando per le occasioni che ci sono date. Mettiamoci nell’ottica di sfruttarle. E annotiamo anche quello che Gesù promette un po’ più avanti nel Vangelo letto: l’aiuto dello Spirito Santo. È la prima cosa che lo Spirito Santo è chiamato a fare: aiutarci a leggere la Bibbia, a comprendere la Parola di Dio. Invochiamolo allora soprattutto per questa sua funzione. E ricordiamoci: se diciamo di amare il Signore non possiamo non amare di più la sua Parola, attestata non altrove ma nella Bibbia. Non lo dico io, nemmeno il vescovo o il papa, lo dice direttamente Lui, il Signore Gesù: “Se uno mi ama osserverà la mia parola”.