vi domenica di pasqua

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vi domenica di pasqua
VI domenica di Pasqua - 2010
Omelia
“Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Punto! Basterebbe infatti questa affermazione di Gesù per tutta
quanta l’omelia e per una riflessione ben più ampia. Perché in questa espressione di Gesù si concentra
uno degli aspetti fondamentali dell’essere cristiani: quello del rapporto con la Parola di Dio e più
precisamente con la Parola del Signore.
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Dunque “Se uno mi ama osserverà la mia parola”. La liturgia stessa nella sua ricchezza di segni
evidenzia visibilmente il rapporto di amore che ci deve essere con il Signore proprio attraverso la
sua Parola. Come si conclude infatti la lettura del Vangelo in ogni messa? Si conclude con il bacio
dato dal sacerdote alla pagina di Vangelo appena letta. Il bacio non è un gesto qualunque, anche se
oggi appare un po’ abusato e di conseguenza deprezzato. Il bacio è un gesto rilevante, perché non si
dà a chiunque ma ad una persona che per noi è importante, una persona alla quale vogliamo bene. E
più le si vuole bene più la si bacia. Il pensiero va subito agli innamorati, ma può andare anche a una
mamma o ad un papà nei confronti del loro bambino, ad un ragazzo nei confronti dei suo genitori. A
volte si bacia addirittura un oggetto che ci richiama una persona che non c’è. Pensiamo ai nostri cari
che sono morti. Non si bacia qualche volta o sovente una loro fotografia, una loro immagine? Come se
attraverso quell’immagine si potesse fare giungere il proprio bacio direttamente alla persona in
questione.
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Tutti noi siamo convinti di amare il Signore, altrimenti non saremmo qui. Il bacio che il sacerdote dà
al Vangelo esprime questo amore. Si bacia il Vangelo per baciare in realtà chi sta dietro al Vangelo,
cioè il Signore. Per dirgli che siamo contenti di essere con lui, di credere in lui, di essere suoi
discepoli, di essere suoi amici. Dunque quel bacio è un gesto importante, solenne, impegnativo.
Attenzione però: si bacia la sua parola, non si bacia direttamente lui. Allora vuol dire che si dà
importanza anche a quella parola. Si afferma con il bacio che quella parola non è una parola
qualunque. Adesso ci sono le e-mail, i messaggini del cellulare, c’è face-book. Pensiamo però ai tempi
andati quando tutto questo era di là da venire. Se due innamorati erano lontani l’unico mezzo per
comunicare era la lettera. Non capitava forse che l’innamorato o l’innamorata baciassero una lettera
ricevuta dal proprio partner? Quella lettera la si baciava perché lo rendeva in qualche modo presente!
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“Se uno mi ama osserverà la mia parola”. Gesù ci dà il criterio per verificare se lo amiamo veramente. Ed
il criterio è quello dell’amore nei confronti della sua parola. Anzi dice di più: dice che l’amore nei
confronti della sua parola è la via per creare un rapporto autentico, forte, vitale con lui e con Dio
Padre. Infatti aggiunge subito: “(Se questo accade) il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo
dimora preso di lui”. Dunque la Parola di Dio è la via per attivare un vero rapporto con Dio. È la via
attraverso la quale Dio Padre e Gesù si rendono presenti in noi.
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Ne consegue la necessità di qualche riflessione. A partire da qualche domanda: “Qual è il mio
rapporto con la Parola di Dio?”; “Trova spazio nella mia vita?”; “Coltivo il desiderio di leggerla, comprenderla,
meditarla, viverla?”; “Come mi comporto quando mi è data l’occasione di ascoltarla, come accade ad esempio
nella messa festiva?”. Non so se possiamo rispondere positivamente a tutte queste domande. Dopo
anni nei quali soffiava il vento della passione per la Bibbia oggi mi pare di vivere in un momento
di riflusso. C’è più disinteresse, più distacco dalla Bibbia. Facciamo fatica ad aprirla e ad utilizzarla.
Anche se, oggi come non mai, le occasioni non mancano. Edizioni della Bibbia ne esistono a decine e
per tutti i gusti. Così come esistono a decine gli strumenti per comprenderla. E numerose sono anche
le occasioni offerte. Pensiamo al cammino sul Vangelo di Luca che termina domani. Nel suo insieme
non è andato certamente male ma non appena c’è uno spostamento di data o è già aprile ecco il calo
impressionante di partecipanti, soprattutto alla sera. Dovremmo vergognarci tutti per lo scarso
numero dei presenti la sera lunedì l’altro. Spero di rimediare domani, ultima puntata, commento ai
racconti lucani della risurrezione.
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E non lo dico solo per desiderio di veder piena la sala, anche perché don Priotto si scomoda da
Saluzzo per la fatica di due interventi, pomeridiano e serale. Lo dico perché abbiamo bisogno di
capire meglio la Parola del Signore. Per gustarla, apprezzarla, imparare a leggerla, a pregarla, a
portarla nella nostra vita. Cosa non sempre così facile e immediata, perché la Bibbia non è un libro di
ricette: lo leggi, ne applichi in modo preciso le regole, et voilà, il piatto è servito. La Bibbia ci presenta
una vita: la vita di un popolo, la vita di persone coinvolte nell’avventura di questo popolo, la vita
di Gesù. Noi dobbiamo dialogare con questo popolo, con queste figure, con Gesù. Siccome tutte
queste figure sono di tempi e usano categorie mentali e un linguaggio che non è esattamente il nostro
abbiamo bisogno di capire e di essere aiutati a capire. E poi: la Bibbia non ha come primo scopo
quello di insegnare qualcosa, nemmeno di insegnarci a vivere. Il primo scopo è quello di
comunicarci una vita, la vita stessa di Dio, per aiutarci a vivere e a vivere bene. Anche da questo
punto di vista non è un ricettario.
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Certo come dice Gesù la sua parola è anche da osservare, ma questo è il punto d’arrivo, la
conclusione di un percorso. La osservo se la leggo, se la capisco veramente, se mi conquista, se
comprendo che può essere di aiuto alla mia esistenza. Altrimenti di questi tempi la metto subito da
parte. Il mondo mi offre un sacco cose più facili e immediate, a prima vista anche di più allettanti e
interessanti. Anche Padre Pio, ad esempio, è più facile e a prima vista più interessante della Bibbia.
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Concludiamo comunque ringraziando per le occasioni che ci sono date. Mettiamoci nell’ottica di
sfruttarle. E annotiamo anche quello che Gesù promette un po’ più avanti nel Vangelo letto: l’aiuto
dello Spirito Santo. È la prima cosa che lo Spirito Santo è chiamato a fare: aiutarci a leggere la Bibbia,
a comprendere la Parola di Dio. Invochiamolo allora soprattutto per questa sua funzione. E
ricordiamoci: se diciamo di amare il Signore non possiamo non amare di più la sua Parola, attestata
non altrove ma nella Bibbia. Non lo dico io, nemmeno il vescovo o il papa, lo dice direttamente Lui, il
Signore Gesù: “Se uno mi ama osserverà la mia parola”.