materiale - ISF Ancona

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Augusta Palombarini
LE CASE DI TERRA NELLE MARCHE
1. UNA PREMESSA INDISPENSABILE: L’INTERDISCIPLINARIETA’
Sull’abitazione rurale si focalizzano da tempo gli interessi scientifici di più discipline.
Le prime ricerche sulla casa rurale in Italia intraprese da geografi, etnologi e architetti hanno
utilizzato per lo più “categorie interpretative astoriche con il risultato di cristallizzare la casa rurale
in uno spazio senza tempo” (R.Comba)
Gli studi recenti sull’architettura rurale affermano invece che la “casa tradizionale” non esiste, come
ha dimostrato l’archeologia: la casa contadina della fine del medioevo fatta di assi di legno, è
preceduta nel XIII secolo da una casa di pietre, che succedeva a sua volta a una casa di legno d’altro
tipo e prima ancora, molto probabilmente, c’era una capanna di terra e paglia. Ed anche quando una
tipologia sembra uguale a quella di epoche successive, non è mai identica poiché i materiali, i
volumi possono essere gli stessi, ma cambiano la distribuzione interna degli ambienti, le aperture,
oppure la pavimentazione, il focolare, i mobili.
L’interesse degli storici verso lo studio della casa rurale ha dunque posto fine alla povertà di
parametri interpretativi, colmando le lacune cercando di collocare i vari tipi di dimore in un più
complessivo quadro socioeconomico e culturale. Solo in tal modo si potrà capire come, quando e
perché tali dimore sono state concepite, costruite, utilizzate, percepite, senza cadere nelle banalità
generalizzanti che vorrebbero stabilire tipologie universalmente valide ma riservando un’attenzione
particolare al contesto politico-territoriale che ha prodotto quei manufatti, frutto generalmente
anonimo della fatica e del patrimonio culturale delle classi lavoratrici, che si modificano nel tempo
adattandosi alle necessità degli abitanti, della produzione e del consumo. Bisogna perciò
approfondire le logiche interne alla genesi e alla differenziazione delle singole tipologie, non
facendo l’errore di estendere anacronisticamente al passato morfologie riscontrabili nel presente, ma
attraverso un lungo lavoro di confronto dei risultati di molte ricerche non limitate agli aspetti
formali dei manufatti.
Tutte le case rurali, ed in particolare quelle in terra cruda, devono essere analizzate oltre che nei
loro aspetti tecnici e costruttivi, negli specifici contesti socioeconomici, prendendo come
fondamentale punto di riferimento la lezione di Bloch che considerava “un errore gravissimo”
dimenticare che “la società rurale comporta classi sociali molto distinguibili” e che pertanto nello
studio delle dimore l’attenzione si deve incentrare “sui rapporti fra i tipi di casa e diversi fattori
relativi alla struttura sociale”.
Lo studio delle abitazioni in terra cruda in Italia, ad esempio, deve partire da una indagine storica
che accerti l’antichità di tale tipologia costruttiva e le trasformazioni subite nel tempo; che spieghi il
perché nelle varie epoche si sia scelto questo materiale, chi erano le persone che abitavano queste
case, quali erano le loro condizioni di vita, di lavoro, di cultura; possibilmente stabilire la
percezione che gli abitanti avevano delle loro case e quella che gli altri avevano di loro.
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2. UNA STORIA ANTICA E UNA MEMORIA CORTA
La fragilità del materiale costruttivo usato, la terra cruda, ha distrutto la maggior parte dei
reperti più antichi di simili costruzioni, delle quali, invece, si possono rintracciare numerosi
documenti e testimonianze archivistiche che attestano la lunghissima tradizione di edificare
abitazioni in terra cruda.
- fin dal Medioevo atterrati, cassine, ed altre tipologie abitative in terra cruda e paglia sono
citati in numerose pergamene, anche se perlopiù si tratta di abitazioni precarie e forse
temporanee per lavoratori agricoli alle dipendenze di grande aziende signorili (tumbae) e
monastiche (grance) per la produzione di cereali. Anche la persistenza di numerosi toponimi
(cascinare, pagliare, casalino, casette, ecc) sta ad indicare la presenza di queste abitazioni.
La più antica fonte letteraria che parla di un atterrato è La canzone del Castra, citata da
Dante. Le uniche costruzioni in muratura presenti nelle campagne marchigiane prima del
XIV secolo avevano struttura fortificata e a torre.
- Con il XIV secolo, la forte immigrazione slava ed albanese rinvigorì la costruzione di case
in terra cruda, tipica ancor oggi delle aree di provenienza degli immigrati. Grazie anche ai
lavoratori agricoli immigrati, fu portata avanti l’opera di ricolonizzazione delle campagne
rinselvatichite dopo la pandemia di peste del 1348 che aveva causato la scomparsa di un
terzo della popolazione.
- Nel XVI secolo procede l’appoderamento delle campagne ormai bonificate e diboscate: i
proprietari terrieri investono i capitali per accorpare le terre e costruire sui poderi le case
coloniche in muratura, provviste spesso di torre colombaia o palombara, per ospitare le
famiglie di contadini che dovranno coltivarli: nasce e si diffonde la mezzadria, il patto
colonico che prevede la spartizione a metà dei prodotti fra il padrone e il lavoratore.
- accanto alle case rurali in muratura costruite dai proprietari terrieri e destinate ai mezzadri,
continuano a coesistere abitazioni in terra cruda di piccolissimi proprietari coltivatori,
ortolani, braccianti agricoli, ma in misura non rilevante
- sarà con l’incremento demografico registrato a partire dalla seconda metà del XVIII secolo e
soprattutto nel XIX, che le case di terra ricominceranno ad aumentare sensibilmente per
rispondere alle esigenze abitative di fasce sempre più numerose di contadini poveri e
soprattutto braccianti, chiamati nelle Marche casanolanti, cioè abitanti in case a nolo=in
affitto, costruite in terra perchè più economiche. L’Inchiesta agraria Jacini, 1883, denuncia
la nascita in tutta la regione di case a schiera e interi borghi in terra cruda (Ficana a
Macerata), abitate da casanolanti poverissimi e sospettati di commettere furti campestri.
- nel 1934 furono censite nelle Marche 1.401 abitazioni in terra cruda, concentrate soprattutto
nelle province di MC e AP, dato certamente sottostimato per la difficoltà di individuare il
materiale costruttivo se coperto da intonaco e per la parzialità del censimento che non
prendeva in serio esame le province di AN e PU .
- a partire dagli anni Cinquanta del XX secolo, con il sopraggiunto benessere economico i
superstiti atterrati furono abbattuti perché sinonimo di miseria e di vergogna.
- solo dalla fine del XX secolo si è capita l’importanza storica di tali edifici, testimonianza
delle condizioni di vita di una fascia di popolazione, e si è cercato di tutelare i pochi
esemplari rimasti in piedi, oggi considerati un bene culturale di interesse storico.
- Le testimonianze, scritte e orali, raccolte dagli studiosi marchigiani a partire dagli anni ’80
del secolo scorso tra chi ha vissuto nelle case di terra, costituisce oggi un patrimonio unico
che completa ed arricchisce quello più tradizionale dei documenti cartacei o archeologici, un
archivio della memoria insostituibile per chi vorrà in futuro ricostruire la storia della cultura
materiale, la storia socio-economica e la storia dell’architettura restituendo a quei manufatti
ed ai loro abitanti non solo una storia ma anche un’anima ed un volto.