costruzioni di terra

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costruzioni di terra
Costruzioni di terra
Earthen buildings
Evoluzione
Per costruzioni in terra cruda si intendono edifici realizzati utilizzando la terra del suolo, estratta al
di sotto dello strato arabile (almeno 20-30 cm di profondità), opportunamente scelta, lavorata,
messa in forma e lasciata asciugare.
Gli inerti presenti nel suolo (ghiaia, sabbia grossa e fine, limo) costituiscono la struttura della terra,
mentre l’argilla svolge funzione di legante, permettendo di costruire manufatti edilizi costituiti
anche da più piani.
L’uso della terra come materiale da costruzione ha origini remote. Essa è stata ampiamente
utilizzata da numerose culture antiche e in zone climatiche molto diverse, a partire dalle civiltà
Mesopotamiche1 e da quella Egiziana. In Europa, in Africa e nel Medio Oriente, la tecnologia
dell’architettura in terra si è diffusa presso la civiltà Romana e poi in quella musulmana, in Asia
presso le civiltà dell’Indo e degli imperatori cinesi2.
In pieno Medioevo, oltre che in Europa, era diffusa presso gli Indiani del Nord America e le civiltà
precolombiane dell’America Latina dove, in seguito alla dominazione spagnola, le tecniche
tradizionali verranno integrate da quelle europee.
Su queste antiche basi, anche in epoca moderna, si sono sviluppate città che hanno conservato la
tradizione dell’architettura in terra, tra queste Santa Fè, capitale del Nuovo Messico e Bogotà,
capitale della Colombia. In Africa l’architettura di terra non ha mai conosciuto interruzioni. In
Europa, i villaggi edificati in terra sono diffusi sia nelle regioni calde, come in Italia e Spagna, sia in
quelle fredde e piovose della Germania e dell’Inghilterra.
1
La famosa Torre di Babele, edificata nel VII secolo avanti Cristo e il cui settimo livello culminava a 90 metri di
altezza, fu costruita in terra cruda.
2
La grande Muraglia cinese, risalente al III secolo avanti Cristo, è realizzata per lunghi tratti in terra cruda, ad indicare
la longevità che tale materiale può acquisire.
Dall’osservazione dell’atlante si evince come, sia nelle regioni fredde che in quelle calde, la
costruzione in terra cruda sia stata adattata, attraverso lo sviluppo di tecniche locali, alle diverse
condizioni climatiche.
Ad oggi, secondo fonti ONU, si stima che il 30% della popolazione mondiale viva in case di terra
cruda. Occorre sottolineare che l’uso di questo materiale nel settore delle costruzioni, subisce sorti
diverse a seconda dell’evoluzione economica e demografica delle diverse zone. Nei paesi più
poveri, dove il notevole sviluppo demografico impone il ricorso all’autocostruzione, continua ad
essere largamente utilizzato, in quanto è il materiale di più facile ed economico reperimento,
disponibile a livello locale.
Significativo è il caso degli Stati Uniti, dove la permanenza di insediamenti tradizionali indiani e
spagnoli realizzati in mattoni di terra cruda ha stimolato la nascita di uno dei poli di maggior
sviluppo economico-produttivo per la produzione di adobe su scala industriale. Solo nel 1980, qui,
sono state costruite 176.000 case in terra cruda (97% delle quali nel Sud-Ovest). In California le
costruzioni in adobe aumentano del 30% ogni anno. In New Mexico, 48 produttori di blocchi di
adobe arrivano a produrre intorno ai quattro milioni di blocchi ogni anno. Si stima che la stessa
quantità di mattoni sia prodotta da autocostruttori (Balderrama et al., 2003).
In Europa il materiale terra cruda, grazie alle sue qualità, sta riscontrando un enorme successo nel
settore delle costruzioni ecologiche e a basso consumo energetico, grazie ad un ormai collaudato
apparato normativo che ne garantisce qualità e modalità d’impiego.
In Italia esiste un consistente patrimonio architettonico in terra cruda, sia in ambito urbano che
rurale. Nel nostro paese le architetture di terra sono particolarmente diffuse nell’Alessandrino
(Piemonte), nell’area Padana, nelle Marche, nell’Abruzzo, in Calabria e nelle pianure della
Sardegna Meridionale, con diverse soluzione tecnologiche e tipologiche che si adattano ai diversi
contesti locali. A partire dal secondo dopoguerra, il diffondersi di materiali introdotti sul mercato
dalla moderna produzione edilizia ha portato a un abbandono della tecnica del crudo, considerata
ormai obsoleta e, soprattutto, per molti, indiscussa testimonianza di povertà, di emarginazione a
livello sociale e culturale.
Conseguenza inevitabile di questo atteggiamento è stata una graduale ma inesorabile perdita della
conoscenza delle tecniche costruttive, ormai affidate alla manualistica e alla memoria di anziani
costruttori; al tempo stesso, la totale assenza dei necessari interventi di manutenzione ha portato
moltissime costruzioni verso una irreversibile situazione di degrado, disperdendo così un enorme
patrimonio, ricco di storia e di saperi locali.
Solo di recente si è venuto consolidando, in Italia, un certo interesse per questo frammento di storia
costruttiva, mirato, in prima istanza, alla conoscenza, alla tutela e al potenziale recupero di questo
patrimonio.
L’impiego della terra cruda in edilizia deve necessariamente basarsi su un’approfondita conoscenza
della materia prima, dalla quale dipendono qualità e caratteristiche dei prodotti finiti.
Tra le centinaia di tecniche, alcune molto simili fra loro, se ne possono individuare sette principali.
L’adobe. E’ così chiamato il mattone formato a mano, con o senza stampo, ottenuto modellando un
impasto di terra, messo a seccare al sole dopo essere stato inserito entro semplici forme di legno.
All’impasto può essere aggiunta della paglia per aumentare la resistenza a trazione del blocco. Ad
oggi si adoperano tecniche manuali, con l’aiuto di forme prismatiche in legno o metallo, ma sono
diffuse anche macchine automatizzate per aumentarne la produzione.
Il pisé. La terra battuta o pisé è una tecnica che permette di realizzare murature continue portanti.
La terra viene disposta all’interno di casseforme in legno e poi battuta e compattata strato dopo
strato, fino a raggiungere la sommità del muro. E’ possibile migliorare la qualità della terra
intervenendo sulla granulometria (aggiungendo sabbia, argilla o una terra complementare) o
rinforzandola aggiungendo il 5% di cemento. In base alle risorse operative disponibili, è possibile
meccanizzare totalmente il processo costruttivo.
Il torchis. Questa tecnica prevede l’applicazione di un impasto di terra particolarmente argillosa e
miscelata con paglia su una griglia di appoggio, costituita da una fitta intelaiatura di legno, fissata
alla struttura portante, in modo da creare una vera e propria parete.
La terra-paglia. Per questa tecnica, la terra dovrà avere un’ottima coesione, poiché viene sciolta in
acqua fino ad ottenere una malta omogenea, che viene poi versata sulla paglia fino a ricoprirla
completamente. L’impasto ottenuto è versato tra due casseri, leggermente compresso e messo in
forma. Con questa tecnica si possono realizzare elementi diversi, quali mattoni di piccole o grandi
dimensioni, così come pannelli leggeri montati su telai di legno.
La formatura. Questa tecnica, di antica tradizione, è ancora oggi spesso utilizzata, anche se presenta
diversi limiti tecnici. Viene utilizzata prevalentemente in piccole realizzazioni della cultura
tradizionale. Consiste nel modellare la terra senza l’ausilio di alcun utensile, ma unicamente con
l’uso delle mani, come si fa per foggiare i vasi in argilla.
I blocchi compressi. Questa tecnica ha origine dall’adobe, a differenza del quale il mattone viene
realizzato comprimendo la terra all’interno di casseri con l’aiuto di piccoli pestelli o chiudendoli
con presse a peso; oggi tale tecnica è entrata a far parte di un sistema di produzione industriale,
permettendo di ottenere le forme più varie, di elevata qualità e con rapidità di produzione. I blocchi
compressi stabilizzati al cemento possono raggiungere prestazioni tecniche anche molto elevate,
tanto da portare questa tecnica a competere, nei campi della cooperazione, con le più affermate
tecniche di costruzione moderna.
Il bauge. Questo procedimento costruttivo consiste nell’impilare dei pani di terra gli uni sugli altri e
di assestarli con le mani fino a realizzare muri dall’aspetto monolitico, dello spessore di circa 60
cm. La terra è migliorata unicamente con fibre vegetali, in modo da renderla più coesiva e da
aumentare la resistenza a trazione. Una forca ed una vanga sono i soli attrezzi necessari. Un tempo
di essiccazione da una a due settimane è necessario per poter appoggiare lo strato successivo sulla
base solidificata.
Riferimento al contesto applicativo specifico
L’utilizzo della terra cruda in edilizia risulta essere di estrema attualità, sia in riferimento ai
progressi tecnologici raggiunti con la ricerca, sia in riferimento ai problemi ambientali oggi divenuti
sempre più insostenibili.
I successi ottenuti nel campo della ricerca, hanno permesso di conoscere ed apprezzare le effettive
potenzialità di questo materiale e di sconfiggere numerosi pregiudizi nei confronti del suo utilizzo,
individuando nuove tecniche in relazione alle esigenze costruttive ed abitative odierne.
Grande risalto è stato dato alle qualità del materiale terra in relazione alla sua compatibilità
ambientale. La terra è un materiale da costruzione che, in virtù della sua versatilità, è in grado di
porsi perfettamente in equilibrio con l’ambiente, inteso sia come ambiente delle risorse umane (la
terra si presta a realizzazioni accessibili a qualsiasi organizzazione produttiva, dalla semplice alla
complessa), sia come ambiente delle risorse naturali, grazie alla facilità di reperimento nella gran
parte dei contesti geografici e alla versatilità delle diverse tecniche esecutive (Scudo et al., 1997).
L’intero ciclo produttivo che coinvolge la produzione di manufatti in terra prevede bassissimi livelli
sia nella sottrazione di materie dall’ambiente, sia nell’emissione di inquinanti e di scarti di
lavorazione, sia infine nella dismissione.
Ma le caratteristiche che fanno della terra un materiale da costruzione esemplare riguardano
soprattutto le sue elevate prestazioni, motivo per cui è ampiamente impiegato, sotto forme diverse,
nel settore della bioedilizia. La terra consente di ridurre sensibilmente i consumi energetici dovuti al
riscaldamento e al condizionamento degli ambienti interni, specialmente se utilizzata con elementi
di elevato spessore, che consentono di raggiungere una notevole inerzia termica. Gli stessi elementi,
essendo dotati di elevata massa, consentono di raggiungere buoni livelli di isolamento acustico.
Se la terra utilizzata proviene da zone controllate e non contiene rifiuti tossici, non si rilevano
emissioni dannose per la salute, anzi, in relazione alla tecnica impiegata, la terra permette la
depurazione dell’aria interna e la regolazione dell’umidità, migliorando il benessere e la salubrità
degli ambienti.
Il principale inconveniente delle costruzioni in terra cruda è rappresentato dal rapido degrado del
materiale sotto l’azione dell’acqua. Sono tre le condizioni più pericolose: presenza dell’acqua sulla
superficie dell’edificio, presenza di aperture che permettono l’ingresso dell’acqua, azione di una
forza (pressione, gravità o capillarità) che ne facilita la penetrazione. Le parti più colpite dalle
patologie umide sono le fondazioni, i basamenti e le chiusure esterne. Tali patologie umide
potrebbero essere evitate ricorrendo alle pratiche della costruzione a regola d’arte, ma ad oggi si
assiste ad un progressivo abbandono di tali conoscenze, con la conseguenza di un graduale degrado
delle costruzioni in terra. (Houben, Guillaud, 1995)
Oggi l’utilizzo della terra cruda nel settore delle costruzioni stenta ancora a decollare per una
pluralità di motivi, fra cui lo scarso interesse mostrato negli ultimi anni dalla classe politica nei
confronti delle problematiche ambientali ed energetiche, che ha rallentato notevolmente quel
processo di innovazione nei confronti dell’ utilizzo di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie
sostenibili all’interno delle quali va a collocarsi l’uso della terra cruda in edilizia.
Proprio la mancanza di una normativa nazionale in materia rappresenta oggi il maggior ostacolo per
avviare un concreto progetto di rilancio di questo materiale. Infatti il riconoscere (e soprattutto
reinserire) a livello legislativo la terra cruda come materiale da costruzione potrebbe rappresentare
una svolta importante, in quanto permetterebbe di standardizzare l’intero processo costruttivo, dalla
produzione e commercializzazione dei manufatti in terra cruda sino alla loro messa in opera, e di
fornire certificazioni di qualità sul prodotto.
Bibliografia:
Balderrama A. A., Albertini C., (2003), L’Architettura di terra nell’ambito dell’attività
dell’ICCROM - Relazione per l’audizione informale presso l’VIII Commissione Permanente
(Ambiente,Territorio e Lavori Pubblici).
Balderrama A. A., (2001), The Conservation of Earthen Architecture, The GCI Newsletter, Vol.16.
Chiari G., (2000), Materials and craftsmanship. In Terra 2000, the 8th International Conference on
the Study and Conservation of Earthen Architecture, Conference Preprints, James and James
(Londra), pp 107-114.
Forlani M. C., (a cura di) (2001), Costruzione e uso della terra, Maggioli Editore, Rimini.
Houben H., Guillaud H., (1995), Traité de construction en terre, Editions Parenthèses, Marseille.
Iccrom, Craterre, GCI, (2000), Project Terra research meeting report, Torquay.
Minke G., (2000) Earth Construction Handbook, The building material earth in modern
architecture, WIT Press, Ashurst.
Norton J., (1986), Building with earth - a Handbook, Intermediate Technology, London.
Scudo G., Narici B., Talamo C., (2004), Costruire con la terra. Tecniche costruttive, campi di
utilizzo e prestazioni, Esselibri Spa, Napoli
Scudo G., Sabbadini S., (a cura di) (1997), Le regioni dell’architettura in terra – Culture e tecniche
delle costruzioni in terra in Italia, Maggioli Editore, Rimini.