Analisi previsionale e bilancio pro

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Analisi previsionale e bilancio pro
Analisi previsionale della struttura economica, finanziaria e patrimoniale
e del suo andamento
Un passaggio essenziale del processo di analisi fondamentale è rappresentato dall’analisi prospettica. Se la
previsione è il cuore dell’analisi fondamentale, la costruzione del bilancio preventivo o bilancio pro-forma è
il cuore delle previsioni.
Il bilancio pro-forma consiste nella traduzione in grandezze contabili di una serie di ipotesi relative al futuro
svolgimento della gestione. Attraverso di esso, cioè, è possibile trasformare idee e “discorsi” più o meno
fumosi in valori di capitale, reddito e disponibilità di cassa. Dunque, uscire dal vago e parlare degli elementi
concreti su cui si fonda la vita dell’impresa. E questo perché, come diceva un famoso filosofo, “le cifre sono
il tribunale dell’immaginazione!”.
Chiunque si eserciti nell'arte di ipotizzare il futuro è ben conscio della grande volatilità dei risultati e della
grande incertezza che ne consegue. Ciononostante è assolutamente impossibile gestire senza ipotizzare il
futuro. Grazie alla disponibilità di un bilancio pro-forma, o meglio di una serie di bilanci pro-forma,
l’operatore economico può soddisfare numerose esigenze fra cui:
- valutazione della fattibilità dei futuri programmi di azione;
- simulazione degli effetti finanziari delle scelte di gestione evidenziandone i riflessi in termini di
fabbisogni finanziari e le possibilità di loro copertura;
- analisi critica, mediante indicatori, dell’evoluzione prospettica delle condizioni di redditività,
liquidità e solidità dell’impresa al fine di esprimere un giudizio di sintesi sulle sue condizioni di
rischio e sulle sue potenzialità di sviluppo.
Da quanto detto, è facile capire come la costruzione del bilancio pro-forma possa risultare particolarmente
utile (potenziali utilizzatori):
- all’imprenditore per valutare rapidamente ipotesi di sviluppo o di investimento e per la
predisposizione di corrette strategie di reperimento delle risorse finanziarie che possano facilitare il
mantenimento dell’equilibrio aziendale oltre il breve termine;
- ai finanziatori “terzi” per la verifica della probabile evoluzione dei rapporti con l’impresa finanziata,
ovvero se, in presenza di alcune ipotesi evolutive del business aziendale, il rischio di
controparte assunto nei confronti dell'impresa, evolve positivamente o negativamente.
La logica generale che presiede alla redazione di un bilancio pro-forma viene di seguito delineata. In
particolare, si prospetta la redazione del bilancio pro-forma come un “processo”, le cui principali fasi
vengono messe in evidenza. Tuttavia, per redigere questo documento è necessario dotarsi anche di
opportuni strumenti tecnico-contabili. In particolare, per le stime di medio periodo (alcuni anni) si è soliti
ricorrere - anche in funzione della tipologia di aziende considerate - a diversi metodi, di seguito brevemente
richiamati.
-
Metodi di estrapolazione delle tendenze storiche. Si determina il tasso di crescita storico e si cerca di
estrapolare questo trend – linearmente o esponenzialmente – agli esercizi futuri. Naturalmente questi
tassi sono influenzati dalla fase ciclica in cui l’impresa opera e dal ciclo di vita. Elevati tassi di crescita
del fatturato propri dei periodi iniziali di vita di un’impresa tendono a decrescere a parità di condizioni
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-
-
con l’aumento del fatturato di base (“base effect”). Anche il passaggio ad uno stadio di maturità del
loro ciclo di vita comporta una diminuzione della crescita attesa. Naturalmente, occorre sottolineare
che i tassi di variazione del fatturato sono molto influenzati dal ciclo economico. Tuttavia, questo
metodo basato sulla estrapolazione dei tassi di crescita storica quasi mai produce risultati significativi
fatta eccezione per le imprese di alcuni settori economici come ad esempio le utilities o le imprese a
domanda rigida.
Metodo basato sulla relazione quantità/prezzo. Il ricorso a questo metodo richiede una approfondita
conoscenza dell’impresa, dei suoi prodotti e dei prezzi applicati. Si ricorre a questo metodologia per le
imprese produttrici di beni di consumo.
Metodo della quota di mercato. Con questo metodo si utilizza la quota di mercato di una impresa e si
stima la variazione della domanda complessiva in modo da potere definire il fatturato dell’impresa
considerata.
ARPU approach. Con questa metodologia la previsione di fatturato si basa sul numero dei clienti
moltiplicato per l’ammontare del fatturato medio atteso da ciascuno di essi. Questo metodo è
utilizzato nel settore delle telecomunicazioni e in quello delle imprese internet.
In questa sede, tuttavia, tale strumentazione ed i concetti sui quali essa si basa non verranno esaminati
direttamente ed in dettaglio. Di essi, piuttosto, se ne indicheranno le modalità d’impiego finalizzate alla
redazione di un bilancio preventivo.
Redazione del/i bilancio/i pro-forma
La redazione del bilancio pro-forma richiede di individuare la variabili reddituali, patrimoniali e finanziarie
critiche, modellare attraverso opportune formule le loro relazioni e comporle nei classici prospetti di
sintesi: Conto Economico; Stato Patrimoniale; Rendiconto Finanziario.
In particolare, le informazioni minimali da acquisire ai fini della stesura di un bilancio preventivo sono le
seguenti:
LO SVILUPPO DELLE VENDITE E DEL CORRELATO CICLO OPERATIVO: si tratta di ipotizzare il previsto
volume dell’attività operativa in termini di fatturato previsto e di connessi consumi di materie e
servizi, nonché impiego di forza lavoro (per quanto riguarda i costi legati al ciclo operativo occorre
preliminarmente distinguere fra costi fissi e costi variabili);
L’ANDAMENTO DEI PREZZI-COSTO E DEI PREZZI-RICAVO: si tratta di considerare, da un lato, le
variazioni nei prezzi di vendita dei beni e servizi prodotti dall’impresa; il fatturato, infatti, può
aumentare in seguito vuoi ad aumenti delle quantità vendute, vuoi, a parità di “quantità” venduta,
ad aumenti dei prezzi unitari; l’una o l’altra causa ha evidenti conseguenze in termini di correlati
livelli dei consumi dei fattori produttivi diretti (si pensi ai consumi di materie prime).
D’altro canto, è necessario tenere in debito conto il probabile andamento dei prezzi dei principali
fattori produttivi di esercizio: materie prime; servizi; lavoro. Occorrerà, cioè, considerare l’effetto di
variazioni dei prezzi praticati dai fornitori (rincari ma anche “sconti quantità”), cambiamenti nelle
tariffe di alcuni servizi, modificazioni delle retribuzioni e degli altri oneri connessi alla forza lavoro;
LE POLITICHE DEL CIRCOLANTE CHE L’IMPRESA INTENDE ADOTTARE O DOVRÀ “SUBIRE”: si tratta,
qui, di mettere a fuoco:
- i tempi medi di dilazione di pagamento concessi ai clienti;
le consistenze medie di scorte di materie prime (MP) e/o prodotti finiti (PF) che l’impresa
intende mantenere; tali consistenze possono utilmente essere espresse in termini di giorni di
giacenza: le scorte di MP, ad esempio, verranno definite in termini di “scorte per far fronte a
(ai consumi relativi a) tot giorni di produzione”; quelle di PF, invece, in termini di “scorte per
far fronte a tot giorni di vendite”;
- i tempi medi di dilazione di pagamento ottenuti dai fornitori.
PROGRAMMA DEGLI INVESTIMENTI STRUTTURALI E RELATIVE POLITICHE DI AMMORTAMENTO:
bisogna quantificare l’entità delle immobilizzazioni materiali (impianti, fabbricati, automezzi, etc.) e
immateriali (marchi, brevetti, software, licenze, etc.) eventualmente richieste dai piani di gestione;
oltre a ciò, è necessario formulare ipotesi circa le politiche di ammortamento, di tali
immobilizzazioni, che si intendono adottare;
PIANI DI RIMBORSO DI FINANZIAMENTI IN PRECEDENZA CONTRATTI: qualora la gestione sia già
gravata da debiti, bisogna definire i caratteri del “servizio del debito” al quale l’impresa è chiamata;
dunque:
- tipologia dell’indebitamento;
- importo delle quote capitale da rimborsare nell’esercizio;
- tasso di interesse praticato;
REGIME DI TASSAZIONE: questo significa definire preliminarmente: tipologia di imposte alle quali è
soggetta la gestione; relative aliquote; eventuali agevolazioni fiscale di cui l’impresa gode o potrà
godere. In quest’ottica si tratta anche di definire il regime IVA al quale l’impresa è soggetta:
aliquota e liquidazione (mensile o trimestrale);
CANALI DI FINANZIAMENTO DISPONIBILI: molto frequentemente la redazione di un bilancio proforma mette in evidenza la presenza di un fabbisogno finanziario dovuto alle scelte di gestione
ipotizzate; si pone, allora, il problema di come coprire tale fabbisogno; da qui la necessità di
formulare alcune ipotesi circa la possibilità di ricorrere a determinate fonti finanziarie nella forma
sia del capitale di rischio sia del capitale di credito.
-
Molte di queste informazioni possono essere ricavate dall’analisi dei bilanci storici (qualora esistenti).
Tuttavia, è preferibile non ancorare troppo la previsione agli andamenti del passato, bensì riuscire ad
assicurargli un’ottica realmente prospettica, basata su stime degli accadimenti futuri che impatteranno
sulla gestione aziendale.
Stesura di CE e SP pro-forma con perseguimento della struttura finanziaria ottima
La redazione del bilancio pro-forma può essere immaginata come una sorta di “corsa a ostacoli”. Ogni
ostacolo rappresenta una fase del processo di redazione; il superamento di ogni ostacolo pone determinati
problemi. Per superare l’ostacolo, ossia per raggiungere gli obiettivi conoscitivi della fase, bisogna
impiegare determinate risorse, ossia avvalersi di determinati concetti e di una specifica strumentazione
tecnica.
In generale, la redazione di bilanci pro-forma si scontra con un problema di circolarità. Supponendo di
partire dalla redazione del CE (ma il problema si pone anche iniziando dalla redazione dello SP) non si
presentano particolari problemi sino al momento di stima degli interessi bancari. La loro previsione richiede
infatti di conoscere l’evoluzione della posizione bancaria nel corso e al termine dell’esercizio. I movimenti
finanziari, e soprattutto il saldo bancario al termine dell’esercizio, non risultano però immediatamente
disponibili poiché conseguenza delle entrate e delle uscite nel corso dell’esercizio e quindi condizionate
dallo stesso risultato della gestione nel corso del periodo di previsione.
La metodologia di redazione dei bilanci pro-forma segue dunque il seguente procedimento:
1. si inizierà con la costruzione del CE preventivo, al fine di giungere alla determinazione
dell’“autofinanziamento operativo corrente”; ad un certo punto, però, per la circolarità appena
richiamata, diverrà necessario abbandonare il CE.
2. si procederà quindi alla costruzione dello SP preventivo; a tal fine, occorrerà procedere alla:
a. previsione del fabbisogno finanziario operativo corrente, mediante la stima delle
variazioni del CCNc e la determinazione del flusso di cassa operativo corrente “reale”;
b. determinazione del fabbisogno finanziario “globale” (o del flusso di cassa discrezionale);
risulterà così possibile individuare l’esistenza di un surplus o di un fabbisogno finanziario e
determinare le modalità di copertura dell’eventuale fabbisogno;
3. sulla base di quest’ultima scelta, si stimeranno gli oneri finanziari;
4. si procederà poi alla stima dei proventi e oneri extra-caratteristici e straordinari, al calcolo delle
imposte di competenza e, quindi, alla determinazione degli utili netti;
6. sarà quindi possibile chiudere il CE e lo SP preventivo.
FASE 1: LA PREVISIONE DELL’“AUTOFINANZIAMENTO OPERATIVO CORRENTE”
La prima cosa da fare è quantificare il flusso di cassa potenziale o autofinanziamento corrente dell’impresa.
In altri termini, occorre stimare quanti soldi l’impresa è in grado di produrre con le sue sole forze in
conseguenza dello svolgimento del ciclo operativo e mediante i quali cercherà di far fronte ai diversi
fabbisogni finanziari suscitati dalle varie operazioni di gestione programmate.
In sostanza, la grandezza che dobbiamo, per prima, determinare è il Margine Operativo Lordo (MOL)
preventivo dell’impresa (o EBITDA), che ricordiamo essere dato da:
VP
Cest
VA
Cp
MOL
VALORE DELLA PRODUZIONE
COSTI ESTERNI (essenzialmente per consumi di MP e servizi)
VALORE AGGIUNTO: VP-Cest
Costi del personale
EBITDA - Earning Before
MARGINE OPERATIVO LORDO: VA-Cp
Interest, Taxes, Depreciation
and Amortization
Se l’EBITDA è negativo, significa che l’autofinanziamento operativo non è in grado neppure di coprire il
fabbisogno finanziario derivante dal ciclo operativo. L’impresa, dunque, non è in grado di realizzare
autonomamente alcun investimento né, quel che è peggio, di rimborsare, se necessario, i debiti in
precedenza contratti.
Per arrivare al reddito lordo non rimane che sottrarre gli altri costi (non monetari) a carico dell’impresa e
aggiungere gli eventuali altri ricavi.
MOL
Amm Imm
Amm Mat
Acc
MON
Pf.st
RO
- I1
RON
MARGINE OPERATIVO LORDO: VA-Cp
Ammortamenti delle Immobilizzazioni Immateriali
Ammortamenti delle Immobilizzazioni Materiali
Accantonamenti e svalutazioni
MARGINE OPERATIVO NETTO: MOL-(Amm+Acc)
Proventi finanziari di natura strumentale
RISULTATO OPERATIVO: MON+Pf.st
Imposte su RO
RISULTATO OPERATIVO AL NETTO DELLE IMPOSTE: RO-I1
EBIT - Earning Before Interest
and Taxes
NOPAT – Net Operating Profit
After Taxes
Si giunge così al reddito operativo (EBIT); si tratta di un punto importante nella costruzione del CE in quanto
al di sotto di tale risultato vi sono elementi la cui stima non è immediata e non risulta possibile in maniera
diretta. Da qui l’esigenza di abbandonare la redazione del CE e di passare alla fase 2 nella quale si prevede
di procedere alla redazione dello SP preventivo.
Se dall’EBIT deduciamo le imposte che gravano sul reddito operativo conseguito in base alle aliquote
formali, avremo il NOPAT, che se si rapporta all’IC consente di ottenere la redditività operativa del capitale
investito. Per contro, deducendo dall’EBIT le imposte che si ritiene graveranno effettivamente sul conto
economico, tenendo quindi conto, ad esempio, della deducibilità degli oneri finanziari, si perverrà alla
quantificazione del CFFO a prescindere dall’impatto esercitato dalle variazione del NWCR.
FASE 2 a): LA PREVISIONE DEL “FABBISOGNO FINANZIARIO OPERATIVO CORRENTE”.
Il MOL, come sappiamo, esprime solamente il flusso di cassa potenziale generato dal ciclo operativo. La
moneta contante effettivamente a disposizione dell’impresa per realizzare i propri piani di sviluppo della
struttura produttiva, da un lato, e servire i debiti in precedenza contratti, dall’altro, dipende dall’effetto
spugna eventualmente esercitato sulla liquidità corrente dal fabbisogno finanziario suscitato dal ciclo
operativo stesso, ossia dal Capitale Circolante Netto Operativo (CCN operativo o NWCR, Net working capital
requirement).
NWCR CCN OPERATIVO (Net working capital requirement)
OA
Disp. economiche e finanziarie (Operating assets)
OL
(-) Debiti b/t di natura operativa (Operating liabilities)
Forti di questo dato, si procederà a determinare la variazione intervenuta nel CCN operativo che,
combinandosi con l’autofinanziamento (accantonamenti realizzati nell’esercizio quali, in primis, il TFR),
rivela la consistenza del flusso di cassa operativo corrente “reale”, ovvero l’assorbimento o la creazione di
cassa riconducibile alla gestione del NWCR.
Per stimare la variazione del CCN operativo occorre disporre :
- delle vendite attese;
- dei giorni di dilazione mediamente accordata ai clienti;
- degli acquisti attesi di materie prime e di semilavorati;
- dei giorni di dilazione ottenuti dai fornitori;
- dei giorni di rotazione delle materie prime, dei prodotti finiti e dei semilavorati.
In particolare, l’ammontare delle vendite e i giorni di durata media degli incassi consentono la stima del
valore dei crediti commerciali previsto alla fine dell’anno. Se, infatti, la durata media dei crediti commerciali
è calcolata come:
[Val. medio Crediti vs. clienti / Ricavi delle vendite] * 365
avendo la disponibilità dei dati, la medesima formula può essere utilizzata per ricercare in luogo dei tempi
medi di incasso l’ammontare dei crediti a fine anno. In funzione della nuova variabile, l’equazione diventa:
Crediti commerciali = [Ricavi delle vendite / 365]] x gg di durata media dei crediti commerciali
Analoghe considerazioni possono essere condotte in relazione alla stima del valore dei debiti commerciali
previsto alla fine dell’anno, per cui risulterà:
Debiti commerciali = [Acquisti di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci / 365]] x gg di durata
media dei debiti commerciali
Un medesimo impiego viene infine fatto del dato inerente la giacenza media del magazzino materie prime,
prodotti finiti e semilavorati, per cui risulterà:
Rim. materie prime, sussidiarie, di consumo e merci = [(Acquisti di materie prime, sussidiarie, di consumo
e merci +/- Variaz. scorte nell’esercizio) / 365]] x gg di durata media delle scorte di materie prime
Rim. prodotti finiti = [Costo del venduto / 365]] x gg di durata media delle scorte di prodotti finiti
Rim. semilavorati = [Costo dei prodotti finiti / 365]] x gg di durata media delle scorte di semilavorati
Ovviamente, la prima stima risulta più agevole, non richiedendo, come negli ultimi due casi, valutazioni
ipotetiche del costo di produzione (costo del venduto e dei prodotti finiti). La previsione risulta pertanto
semplificata nel caso l’impresa non svolga attività “trasformativa”, ma solo commerciale.
L’ultimo passo da compiere per la determinazione del CCN operativo è quello di determinare il
credito/debito iva nei confronti dell’erario. Come noto, le vendite fanno nascere un debito IVA nei confronti
dell’Erario, mentre gli acquisti fanno nascere un credito IVA sempre nei confronti dell’Erario. Per la
determinazione della posizione verso l’Erario si ipotizza che il debito IVA ed il credito IVA abbiano una
durata media di 30 giorni, corrispondente cioè ad una cadenza mensile di liquidazione. Ne risulta quindi
che:
Debito IVA originato dalle vendite = [(Ricavi delle vendite x aliquota IVA)/365]] x 30 gg
Credito IVA originato dalle vendite = [(Costi esterni x aliquota IVA)/365]] x 30 gg
Il saldo fra debito e credito IVA determinerà la posizione dell’impresa verso l’Erario.
Si giunge così alla determinazione dell’autofinanziamento operativo, dato da:
+
+
+/NWCR
Crediti vs. clienti
Rimanenze di magazzino
Debiti vs. fornitori
Erario c/IVA
CCN OPERATIVO (Net working capital requirement)
FASE 2 b): LA DETERMINAZIONE DEL “FABBISOGNO FINANZIARIO GLOBALE”.
Il fabbisogno finanziario globale di un’impresa non si esaurisce solo nel fabbisogno legato al ciclo operativo.
Altre scelte di gestione ed altre circostanze e condizioni determinano il sorgere di ulteriori componenti di
fabbisogno finanziario. La somma di tali componenti viene generalmente definita come fabbisogno
strutturale.
Schematizzando, a formare il fabbisogno finanziario globale di un’impresa possono concorrere:
a) operazioni della gestione operativa strutturale (ad esempio: acquisizioni di nuovi impianti e strutture
produttive);
b) operazioni della gestione finanziaria passiva e attiva (ad esempio: rimborso di debiti contratti; acquisti
di titoli o partecipazioni);
c) compensi agli amministratori e distribuzione utili: come noto, infatti, specie nelle piccole imprese, gli
amministratori sono anche soci; per soddisfare le proprie necessità di consumo tali soggetti effettuano
prelevamenti periodici che, di fatto, sono acconti sugli utili; laddove, poi, non siano previsti espliciti
compensi agli amministratori, gli utili sono distribuiti in larga misura;
d) pagamento delle imposte (ad esempio: saldo imposte esercizio precedente e acconti di imposta per
l’esercizio al quale il bilancio pro-forma si riferisce).
Sommando il fabbisogno strutturale a quello del ciclo operativo, si ottiene il fabbisogno finanziario lordo o
globale.
Dal confronto del fabbisogno finanziario lordo con l’autofinanziamento (sia operativo, che derivante da
accantonamento) ne scaturisce il fabbisogno finanziario netto, il quale può essere positivo o negativo. Nel
caso di valore al di sotto dello zero, significa che la gestione dell’impresa assorbirà più risorse di quelle che
produrrà. Sorge dunque la necessità di trovare i soldi necessari a sostenere le scelte di gestione previste
oppure... rivedere i piani di gestione!
FASE 3): IL CALCOLO DEGLI ONERI FINANZIARI
La definizione dei canali finanziari ai quali ricorrere è di grande importanza per completare la costruzione
del bilancio pro-forma. Da questa scelta dipende, infatti, un passaggio cruciale per la redazione del Conto
Economico: il calcolo degli oneri finanziari.
Solo disponendo del dato relativo agli oneri finanziari si potranno calcolare le imposte sul reddito
d’esercizio e, quindi, chiudere il Conto Economico e lo Stato Patrimoniale preventivi.
I calcoli per quantificare gli interessi passivi legati all’indebitamento già in essere ed a quello aggiuntivo
necessario per coprire l’eventuale crescita del fabbisogno finanziario sono, sotto un profilo “matematicofinanziario”, delicati e complessi. Occorre considerare, tuttavia, che, nella costruzione di un bilancio proforma, quello che interessa non è tanto l’esattezza assoluta delle cifre, quanto disporre di alcuni elementi
essenziali per “farsi un’idea” delle conseguenze patrimoniali, finanziarie e reddituali derivanti da certe
scelte di gestione!
Per la determinazione degli oneri finanziari occorre conoscere:
1. l’importo dell’indebitamento all’inizio e al termine dell’esercizio oggetto di previsione;
2. la variazione dell’indebitamento nel corso di tale esercizio;
3. il tasso di interesse praticato, in media, sull’indebitamento complessivo.
Gli oneri finanziari si possono aggiungere direttamente all’indebitamento bancario, ottenendone
l’ammontare complessivo al termine dell’esercizio.
+/= If
Indebitamento iniziale
Fabbisogno
Indebitamento finale ante oneri finanziari
Indebitamento medio
=(Indebitamento iniziale + finale)/2
x
Tasso medio di interesse “composto”
= OF Oneri finanziari medi del periodo
= If+OF Indebitamento finale con oneri finanziari
FASE 4): IL CALCOLO DELLE IMPOSTE DI COMPETENZA
Per poter concludere il processo di redazione del bilancio pro-forma, resta un ultimo ostacolo: calcolare le
imposte, ed il relativo debito verso l’ERARIO, sul reddito dell’esercizio oggetto di previsione.
Per determinare le imposte occorre quantificare il risultato ante imposte (EBT). A tal fine, si rende
necessario completare la previsione con la stima degli eventuali proventi e oneri accessori e straordinari,
così da poterli sommare, oltre a quelli finanziari, al risultato operativo (EBIT) per il calcolo dell’EBT.
A tal riguardo, non si effettueranno valutazioni delle componenti straordinarie in quanto le stesse per
definizione sono non prevedibili, mentre si manterrà invariato il risultato della gestione extracaratteristica
(a meno di disporre di informazioni utili ad apportarvi modifiche).
RO
Pacc
Oacc
RexC
Ps
Os
RSt
Pf.no-st
Of
Rfin
RL
RISULTATO OPERATIVO: MON+Pf.st
Proventi extra-caratteristici (o accessori)
Oneri extra-caratteristici (o accessori)
Risultato della gestione extra-caratteristica
Proventi straordinari
Oneri straordinari
Risultato della gestione straordinaria
Proventi finanziari di natura non strumentale
Oneri finanziari
Risultato della gestione finanziaria
RISULTATO ANTE IMPOSTE: RO+RexC+RSt+Rfin
EBIT - Earning Before Interest
and Taxes
EBT - Earning Before Taxes
Per speditezza di calcolo, le imposte possono essere determinate semplicemente applicando al reddito una
percentuale “forfetaria”, ovvero non tenendo conto delle differenti aliquote e basi imponibili delle due
imposte sul reddito: IRPEG; IRAP. Ovviamente, i calcoli possono essere facilmente perfezionati.
RL RISULTATO ANTE IMPOSTE: RO+RexC+RSt+Rfin
I Imposte d’esercizio
RN RISULTATO NETTO: RL-I
EBT - Earning Before Taxes
EAT – Earning After Taxes
Il valore delle imposte d’esercizio deve essere considerato per la determinazione dei debiti tributari da
includere fra le passività dello SP previsionale, mentre il risultato netto andrà ad aggiungersi al patrimonio
netto (si veda anche la precedente fase 2a).
FASE 5): LA “CHIUSURA” DEL CE E SP PREVENTIVO
Sulla dei dati contenuti nel CE e nello SP previsionale è possibile compiere tutte quelle analisi di bilancio che
si ritengono necessarie per valutare la convenienza e la sostenibilità delle scelte ipotizzate
dall’imprenditore.