Articolo di Sr M. Alicja Kedziora

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Articolo di Sr M. Alicja Kedziora
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75 anni dalla stesura dei primi due capitoli delle Costituzioni
delle Piccole Suore Missionarie della Carità
di Sr M. Alicja Kedziora
Sebbene immerso in una grande attività apostolica in Argentina, Don Orione trova il tempo
per stendere i primi due capitoli delle Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità,
dono tanto grande, del cui valore ci si rende conto nel susseguirsi degli anni.
Don Orione, da tempo, sentiva come un dovere di farlo; finalmente nell‟anno 1935, purificato
nel cuore da un dolore innocente e identificatosi più che mai con i “piccoli” e “abbandonati” e
consolato dall‟apertura del primo Piccolo Cottolengo Argentino, offre alle Suore il testo riflettuto,
meditato e pregato e soprattutto vissuto in prima persona, come esperienza dello Spirito, che lo
conduceva da anni a contribuire con la sua Famiglia spirituale all‟Instaurare omnia in Christo.
1.
La fondazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità
La data precisa dell‟inizio del ramo femminile della Piccola Opera della Divina Provvidenza è
il 29 giugno 1915, festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Il 27 giugno, Don Orione telegrafava da
Roma, alla prima collaboratrice Marchesina Giuseppina Valdettaro: “Prenda benedizione Bouvier.
Rechisi lunedì Tortona. Passerà festa in casetta San Bernardino, così aprendola poveramente.
Ripartirà trenta giugno con una compagna e due vecchi iniziare Ameno”.1
Don Orione voleva che tutto iniziasse nella povera casetta di San Bernardino: “Affinché fosse
culla delle figliuole, come lo fu dei Figli della Divina Provvidenza”,2 intendendo sottolineare il
naturale vincolo che doveva tenere unite le due Famiglie religiose, e desiderando anche che fosse
nella festa dei Santi Apostoli - richiamo palese all‟aspetto ecclesiale-papalino del servizio di carità
che avrebbe dovuto caratterizzare le sue figlie spirituali. Il giorno seguente dovevano recarsi ad
Ameno per iniziare una Casa di carità ricevuta dalla Divina Provvidenza.3
I primi 20 anni della vita dell’Istituto (1915-1935)
Mentre Giuseppina Valdettaro e Caterina Volpini organizzavano la casa ad Ameno, a San
Bernardino venivano le prime aspiranti. Facilmente lo possiamo seguire dal Diario di Casa Madre:
8 luglio 1915: Maria Pawska e Teresa Calocero da Roma; 24 luglio tre giovani da Ventimiglia:
Vittoria Raiteri, Marietta Blengini e Chiara Faccin; a settembre: Maria Rosa Vaccari di Molino dei
Torti e Lucia Testoni (superstite del terremoto di Avezzano); a ottobre: Pierina Blengini (sorella di
Marietta), Noemi Cianetti e Agostina; alla fine del novembre è venuta Leonilde Pisani; a dicembre
la prima non vedente: Iride Papini e il 21 dello stesso mese Maria Scattolin e Anna Ercolani, tutte e
2.
1
Cronistoria, 8. (Cronistoria Piccole Suore Missionarie della Carità, un volume dattiloscritto, Casa Generalizia
PSMC, Roma, 1984).
Di questo telegramma alla Valdettaro ci è giunta anche una minuta stesa almeno due giorni prima: “Pregherei recarsi
subito domenica Tortona. Ripartirà con due vecchi e compagna lunedì per Ameno, aprire Casa vecchi, festa Apostoli”,
Scritti, 60, 404 (Gli scritti di Don Orione, Archivio Don Orione di Roma – ADO, Via Etruria 6).
2
Riunioni, 44 (Riunioni - Verbali delle riunioni dei Sacerdoti dopo gli Esercizi spirituali, un volume dattiloscritto,
ADO, Roma). Per lo stesso motivo fece trasportare da Villa Moffa a San Bernardino l‟altarino che era servito, nel 1893,
per il primo Collegetto, “perché - depose don Zambarbieri, riportando le parole di Don Orione - l‟altare che ha visto
sorgere noi, veda sorgere anche l‟Istituto femminile” (ZAMBARBIERI, G., in Summarium, 700 – Testimonianze per la
beatificazione e canonizzazione di Don Orione, ADO, Roma 1976).
3
Per approfondimento vedi: LANZA, A., “Il beato Luigi Orione e le Piccole Suore Missionarie della Carità (19001940)”, Roma 1996; “Una famiglia a lungo desiderata”, MDO 89 (1995) 1-74; MASIERO, G., “Don Orione presenta le
Piccole Suore Missionarie della Carità”, in MDO 104 (2001), 25-33 – Messaggi di Don Orione, Tortona-Roma, 1969-.
La Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza ha pubblicato nel 1962 come pro-manoscritto la
posizione: “Il Padre Fondatore Servo di Dio Don Luigi Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità”. La
seconda edizione aggiornata da alcune Suore è uscita nel 1979 con il titolo: “Don Orione alle Piccole Suore
Missionarie della Carità”. Qui viene citato con la sigla: DOPSMC.
2
due da Venezia. Così alla fine dell‟anno c‟erano già circa quindici aspiranti desiderose di servire il
Signore nella nascente Fondazione. Negli anni seguenti il numero delle candidate si moltiplica e
insieme, i campi di apostolato.4
2.1.
Formazione e regole
Della formazione delle prime suore si occupò Don Orione stesso, aiutato da Don Carlo Sterpi,
da Don Giuseppe Zanocchi e più avanti dal Can. Arturo Perduca.
Soprattutto egli accompagnava Giuseppina Valdettaro, dalla quale sperava un grande apporto
alla nascente fondazione.5 Già le aveva anticipato quale sarebbe stato lo spirito fondamentale,
proprio della nuova Famiglia religiosa, manifestando la volontà che le future postulanti crescessero
“al tutto figlie devote della Chiesa e della Sede apostolica, devote senza limite”.6 Prevedendo le
difficoltà di adattamento, invia la lettera con espressioni di conforto e di incoraggiamento: “Abbiate
tutti confidenza in Dio - scriveva - e confidenza nella soavissima Provvidenza di Dio. La nostra
pochezza e debolezza non deve scoraggiarci, ma dobbiamo considerarla come il trofeo della gloria
di Gesù Cristo Signor Nostro. Bisogna poi avere un coraggio e una fiducia grande, perché è la
Madonna Benedetta che ci assiste, perché è la nostra dolce e forte Madre Essa”.7
Giuseppina Valdettaro, da una parte, ha preso a cuore l‟organizzazione e la formazione delle
prime aspiranti, dall‟altra però, la sua frequente assenza, a causa dei doveri familiari, non favoriva
una profonda assimilazione dello spirito e dello stile desiderato dal Fondatore.8
Ci sono tante lettere e discorsi, pronunciati in varie occasioni, nelle quali Don Orione indica
alle Suore lo scopo del cammino e le linee da seguire. Basta citare il contenuto della cartolina
inviata in 2 maggio 1916: “Servite a Dio con letizia e semplicità di cuore: perseverate insieme nella
preghiera e nel lavoro, avendo grande divozione alla Madonna SS. e vivendo tutte nell‟umiltà e
carità dolce di Gesù Cristo, come tutte unite in un cuore solo e un‟anima sola in Gesù Cristo
crocifisso”,9 oppure leggere attentamente la prima lettera collettiva del 23 luglio 1916, nella quale
delineava i punti fondamentali dello spirito della Congregazione e ne prevedeva i consolanti
sviluppi,10 e soprattutto meditare la lettera considerata “magna carta”, scritta durante il primo
viaggio in America nel 1921, nella quale spiega il senso profondo del nome: Missionarie della
Carità.11
L‟Istituto fondato come parte integrante della Piccola Opera della Divina Provvidenza
cresceva serenamente, basandosi sull‟approvazione diocesana, avvenuta il 21 marzo 1903 e sulle
4
Il 4 dicembre 1915 Don Orione scrive la lettera a Don Sterpi chiedendo che mandi due postulanti a Roma per aiutare
nella cucina per gli orfanelli (a S. Giovanni). Così, dopo Ameno, la prima apertura era a Roma. L‟altra importante è
quella di San Sebastiano Curone nel 1917, all‟apertura della quale, è legata la prima vestizione delle suore (4.10.1917).
5
Il 14 aprile 1914 scrive tra l‟altro: “Lei dica di nuovo al suo Direttore di spirito che veda un po‟ lui se Vostra Signoria
non debba essere una piccola pietra di quel povero Istituto di cui le parlai”, Scritti 65, 112.
6
Lettera del 23 aprile 1913, Scritti 65, 109.
7
Ad Ameno, 8 luglio 1915; DOPSMC, 18; Scritti 39, 25.
8
Infatti, dopo dieci anni di collaborazione, Giuseppina Valdettaro decide di lasciare l‟Istituto e nel 1927 fonda a
Legino, l'Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù. Morì il 2 maggio 1984 a 95 anni nella sua casa a Legino, fu sepolta
a Loreto, sulle alture di Savona.
9
“Alla Piccola Casa della Divina Provv.za, Tortona per S. Bernardino”; Scritti 39,117; DOPSMC, 25.
10
“Pensate bene, o buone figliuole del Signore, che vera felicità non vi è che nell‟amare e servire Dio, che nell‟amare e
servire la Santa Chiesa di Dio, che nell‟amare e servire il prossimo per amore di Dio, vedendo nel prossimo e servendo
nel prossimo lo stesso Signore Gesù Cristo, nostro Dio e Redentore Crocifisso per noi! (…) Il vostro Istituto sta sotto le
ali della Divina Provvidenza, come un pulcino, e sotto il manto della Mamma Celeste, Maria SS.: vivete confidate nel
Signore!” Scritti 67,185-187; DOPSMC, 26-28.
11
Scritti 65, 248-250; DOPSMC, 163-164.
3
Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza.12 In concreto, le Suore seguivano fedelmente le
norme offerte loro negli “Usi della comunità”13 e negli esercizi spirituali vissuti ogni anno.14
Don Orione, nel 1920, dando notizie riguardo alle sue Suore scriveva: “Sono povere,
poverissime, e vestono, invece che alla parigina, di stracci. La Casa di S. Bernardino è una casa
qualunque, da povera gente, senza esteriorità, né aria di convento, o di istituto religioso: tutto vi
predica la povertà, se non addirittura la miseria.
Per costituzione non hanno finora, che il santo Evangelo, con tutta la carità, e la santa
libertà che n. Signore vi ha impresso, e hanno poi un orario. Cominciarono da sei anni, e sono
un‟ottantina, ma a Tortona non saranno forse più di 20; le altre stanno fuori ad esercitare la
carità, onde furono chiamate le Missionarie della carità. Ma sono ancora tutte in prova; anche le
prime venute, sono senza promesse, senza voti di sorta, neanche di devozione. Non c‟è premura né
di istituire ordini monacali né di legare gente: sarà quello che piacerà al Signore: ora non
desideriamo che di lavorarci l‟anima nel suo divino amore e nell‟amore del prossimo, - tutto il
resto ci pare molto secondario, e di importanza molto molto relativa”.15
A distanza di sette anni scriveva a una Benefattrice: “Voglia assicurare l‟ottima sua figliuola
che non ho interpretato affatto male i suoi sentimenti, - quindi se ne stia tranquillissima in Domino.
La sua figliuola mi parla di cose difficili.... «di obblighi che avrei dovuto farle conoscere, come le
Regole ed i Superiori della Congregazione». E dice anche: «Ho sempre creduto di venirne al
chiaro, etc». Oh benedetta figliuola di Dio, ma non sa che io sono un povero bifolco, e che di
codeste cose difficili, non me ne intendo. E se il Beato Cottolengo non diede le Regole che
diciassette anni dopo che era morto, potrò darle io da vivo? «Se San Vincenzo de‟ Paoli, che era
più pratico di noi, (diceva il Beato Cottolengo) lasciò passare vent‟anni prima di dare la Santa
Regola alle sue figlie, sarà cosa ben fatta che noi ne lasciamo passare almeno trenta». Tutto questo
non lo dice Don Orione, ma è il Beato che lo diceva. E il nostro caro Beato (si legge nella sua vita),
dava semplicemente ordini”.16
Infatti, le prime suore si formavano nelle opere della carità credendo a Don Orione e
aspettando con fiducia il tempo della formazione più regolare.
2.2.
Primo noviziato, primi voti, prima professione perpetua
Il primo noviziato è stato aperto nella ricorrenza della Natività di Maria Santissima, l‟8
settembre 1916. Don Orione diede la possibilità, alle dieci candidate scelte, di fare il ritiro di tre
giorni e dopo aver celebrato la Santa Messa, le ammise, in modo semplice, in noviziato, senza la
vestizione e il cambiamento del nome. Il 24 dicembre dello stesso anno, ne ammetteva al noviziato
altre quattro, ma poi, quando il bisogno urgeva, prendeva le novizie e le mandava al campo di
lavoro apostolico.
Praticamente, il primo noviziato regolare, è cominciato nel giorno dell'Immacolata, 8
dicembre 1923, con l‟entrata di 12 aspiranti, quasi a richiamare una pagina del Vangelo e per
12
Vedi: LANZA, A., “L‟approvazione canonica della Congregazione nel 1903”, in MDO 110 (2003) 5-38; “Le
Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza” in MDO 76 (1991) 1-70. Don Orione diceva ai suoi
sacerdoti il 13 agosto 1915 : “Fine delle Suore è lo stesso del nostro: «Attaccamento alla Santa sede». Avranno le stesse
Costituzioni. Per ora sono a carico della Casa di Tortona. Dovranno però mantenersi da sé: avranno una
amministrazione totalmente divisa dalla nostra ed un totale distacco da noi”, Riunioni, 44-45.
13
Nell‟Archivio generale delle PSMC si trova l‟antico libretto degli “Usi della comunità” di scrittura di Giusepina
Valdettaro e le copie dattiloscritte utilizzate dalle suore. Queste norme pratiche offrivano le indicazioni riguardo al
silenzio, modo di comportarsi in camera, in chiesa, in refettorio, durante la ricreazione, il contegno, la moralità, le
norme per la vita comune, ecc.
14
Due corsi di Esercizi Spirituali ha guidato lo stesso Don Orione, quelli del settembre 1919 e dell‟agosto 1923. Nei
primi due volumi della Parola di Don Orione sono riportate tutte le prediche e altri discorsi occasionali del Fondatore
alle PSMC. La parola di Don Luigi Orione, 12 volumi dattiloscritti, in ADO (Parola I... ).
15
Roma, 18.11.1920; Scritti 39,142ss.
16
16.02. 1927. – “Distinta Signora, insigne Benefattrice mia e de‟ miei poveri”; Scritti 47, 69.
4
onorare i Santi Apostoli, primi seguaci di Gesù. Finito l‟anno di noviziato, le novizie non facevano
ancora la professione religiosa.
All‟uscita di G. Valdettaro, Don Orione conferì ad Assunta Tersigni17 la guida delle sorelle, e
il 29 luglio 1927, al termine degli Esercizi spirituali, con una funzione
solenne le benediceva l‟abito religioso, imponendole il nome di Suor
Maria Pazienza, e ne riceveva la professione religiosa “secondo le Regole
e Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza e delle
Suore Missionarie della Carità”.18
Insieme con lei, emisero la loro professione anche tre novizie: Sr
M. Vincenza, Sr M. della Guardia Chiricosta e Sr M. Croce Manente. Era
la prima vera professione emessa nell‟Istituto. Don Orione, considerando
la solenne cerimonia, come prima data storica, sottolineava l‟importanza
dell‟evento: “Questo giorno segna veramente la prima data storica della
nostra piccola e nascente Congregazione. Giorno solenne e grande, nel
quale ci si apre innanzi una nuova vita e nuove speranze alimentano i
nostri cuori. Il Signore versa su di noi abbondanti grazie. È giunta
veramente l‟ora di Dio, l‟ora delle misericordie: l‟inizio di un nuovo e
reale slancio di cose e di avvenimenti, un principio al quale succederà un
seguito di altre grazie”.19
Iniziava un nuovo cammino e, a garanzia che la vita sarebbe
continuata, Don Orione prometteva che “prestissimo” sarebbero state
ammesse “altre ai santi voti” e avrebbe vestito “molte del santo abito” e
il 15 agosto “avrebbe dato l‟abito nuovo a un gruppo di Suore cieche, ammesse alla clausura”.20
C‟erano tutte le premesse perché la piccola Congregazione potesse presto espandersi e Don
Orione sentiva ripagate oltre misura le sue prove e sofferenze: aveva, finalmente, le “sue” Suore!
Dopo tre anni, il 2 dicembre 1930, spinto dalla necessità di inviare sei Suore in missione in
America latina, decide di far fare a tre di loro la prima professione e a Sr. M. Concetta Bova, Sr. M.
17
Assunta proveniva da Roma, dove ancora prima della fondazione ufficiale, aveva contatti con la Piccola Opera della
Divina Provvidenza. Lo sappiamo fra l‟altro dagli appunti di M. Pazienza: “Da parecchio tempo avevo avuto contatto
con Don Adaglio, ho espresso a lui il mio desiderio di entrare a far parte di una congregazione religiosa (…) Verso la
fine del 1914 don Adaglio mi annunciò la venuta di Don Orione a Roma per i primi di gennaio del 1915, per prendere
decisioni intorno all‟inizio della congregazione femminile da lui desiderata; sopravvenne, però, il terremoto della
Marsica, che richiamò Don Orione sul luogo del disastro, pronto a darsi tutto per sovvenire ai grandi bisogni dell‟ora;
(…) Nel dicembre dello stesso 1915, la Marchesina Valdettaro, accompagnata dalla mamma di Don Bariani e da due
aspiranti, è venuta a Roma per prendere occupazione della casa degli orfani del terremoto in Via Alba, per prendere a
carico i lavori di cucina e della guardaroba. A me, Don Adaglio, in presenza delle nuove venute, mi disse che, sebbene
per il momento mi trovavo impossibilitata alla vita della congregazione, mi assumessi però l‟incarico delle suore che
rimanevano nella casa, e che mi considerassi già appartenente alla Congregazione. In quel periodo, in cui la Valdettaro
rimase a Roma con le altre compagne, si tenne in contatto con me, e così pure quando essa fece ritorno a Tortona, si
manteneva in buona corrispondenza”, ASPSMC, IX/a 18.6 (Archivio Storico «Piccole Suore Missionarie della Carità»,
Casa generale, Roma).
18
Scritti 39, 122; La formula della professione è stata preparata personalmente da Don Orione. In essa si parla delle
Regole e Costituzioni delle Suore, che in realtà ancora non c‟erano. È vero che Don Orione ci pensava. Alla richiesta di
una Curia vescovile riguardo alle sue Suore, così desiderava che si scrivesse: “I. Ci chiamano le missionarie della
carità. Nostro scopo generale è di diffondere con la divina grazia e mediante le Opere della misericordia, l‟amore di
Dio e del prossimo, specialmente nei piccoli e nei poveri più abbandonati. II. L‟Istituto è di diritto diocesano. III. Le
Regole stanno conformandosi alle nuove norme del Diritto canonico (…)”, (29.08.1925. – Eccellenza Rev.ma, Scritti
48,107).
19
DOPSMC, 229.
20
Ibidem. Nella stessa lettera, con la quale veniva annunciato a Suor M. Sebastiana l‟arrivo a San Sebastiano Curone
delle Figlie della Madonna della Guardia, Don Orione aveva preannunciato di voler dare inizio alla nuova Famiglia:
“Ora voi pregate tanto - scriveva - perché desidero, col divino aiuto, servirmi di voi per dare principio alla famiglia
religiosa delle Suore cieche, come vi ho sempre promesso”; Scritti 39,92.
5
Fede Inuso e Sr. M. Lucia Meduri i Voti perpetui. In quel giorno, insieme con loro, ha fatto la
professione perpetua anche Sr Maria Pazienza Tersigni.
2.3. Espansione e missione
Fin dall‟inizio della fondazione, nonostante la mancata regolare preparazione alla vita
religiosa, Don Orione mandava le suore ai diversi campi di apostolato. L‟apertura della prima Casa
di carità ad Ameno era, per Don Orione, un segno della provvidenza per dedicarsi, come san
Giuseppe Benedetto Cottolengo, alla cura dei più abbandonati. Egli stesso lo scrive in terza persona:
“Mentre sull‟Europa imperversava la bufera di una guerra quanto mai micidiale, la Divina
Provvidenza conduceva per la santa via della carità di Cristo i passi di un povero sacerdote, il
quale, già da una ventina d‟anni, benedetto dal Papa e dai Vescovi, lavorava con la sua umile
Congregazione, “La Piccola Opera della Divina Provvidenza”, alla cristiana e civile educazione
della gioventù più povera e derelitta, in parecchi suoi Istituti, sparsi nella nostra diletta Italia e
all‟Estero.
Nel maggio 1915 passava piamente a miglior vita la Contessa Teresa Agazzini, zia del
General Fara, lasciando a lui, a Don Orione, la sua casa nel Novarese, perché ne facesse un asilo
di carità per poveri vecchi. Fu appunto quella casa che diede modo al povero prete, già tanto
portato verso San Giuseppe Cottolengo, di aprire, a sé e ai suoi Sacerdoti e Suore, un nuovo campo
di apostolato di carità e sollievo di poveri e di malati d‟ogni specie, sul modello della grande
Opera di Torino, fondata dal Cottolengo stesso”.21
Il 19 marzo 1924, festa di San Giuseppe, Don Orione, con l‟aiuto delle Suore, apre il primo
Piccolo Cottolengo Genovese (a Marassi). A distanza di pochi anni, come risposta ai bisogni dei
tempi, ne venivano aperti tanti altri, per la cura dei membri più sofferenti della Chiesa.22
La prima significativa espansione missionaria avvenne nel 1930 con la partenza delle
Missionarie della Carità per l‟America Latina. Leggiamo nella lettera di Don Orione:
“In uno dei vostri ultimi Esercizi Spirituali ho portato a vostra conoscenza la proposta che
veniva fatta dal Sacerdote Giuseppe Zanocchi, Ispettore delle Case della Piccola Opera della
Divina Provvidenza dell‟Argentina e dell‟Uruguay, di voler inviare in America almeno sei di Voi, o
buone figlie di Dio, per aprirvi un Piccolo Cottolengo: sarebbe il primo Cottolengo che si apre nel
Sud-America.
Invero, si tratta di una Casa che dovrà accogliere, nel nome della Divina Provvidenza e di S.
Vincenzo de‟ Paoli, il grande Santo della Carità, malati e derelitti di ogni genere, di ogni età e
sesso, di ogni nazionalità e religione, e vera roba da Cottolengo: quelli cioè che, non ricevuti da
nessun altro Istituto di beneficenza, sono come il rifiuto di tutti, e, secondo il concetto del mondo, i
rottami della società.
La Casa é pronta: si trova a Lanus, alle porte della
popolosa città di Buenos-Aires. E la pia Associazione delle
Vincenzine di quella capitale si incaricherà di mandarci i poveri
più miserabili e abbandonati. Si deliberò allora con slancio di
accettare, perché noi siamo per i più poveri.
Molte di Voi fecero domanda: ne vennero scelte sei, per ora.
Esse andranno con la benedizione di Dio a ricevere quei miseri,
come se fossero Gesù Cristo. Dovranno pensare a mantenerli, ad assisterli, tenerli puliti, curarli da
buone Samaritane (…)”.23
21
Scritti 114, 284.
Dall‟anno 1924 anche in Polonia, accanto ai Figli della Divina Provvidenza si affiancarono alcune ragazze per servire
Dio e il prossimo. Le prime di loro vennero in Italia per la formazione nel 1928. Nel 1932 le tre prime, insieme con Sr
M. Francesca Saveria (italiana) ritornavano per consolidare il nascente ramo femminile della Piccola Opera della Divina
Provvidenza in Polonia.
22
6
Dopo il commovente mandato missionario celebrato a Tortona e a Genova, le suore partirono
sul piroscafo “Giulio Cesare” il 7 dicembre 1930 e arrivarono a Buenos Aires il 22 dicembre accolte
da Don Zanocchi, a cui Don Orione aveva raccomandato: “Dopo Dio e la SS. Vergine Immacolata,
le metto nelle vostre mani; fate loro da padre in Gesù Cristo”.24
3.
Contesto specifico della stesura dei primi due capitoli delle Costituzioni
3.1. Don Orione in America
A quattro anni dalla partenza delle prime Missionarie della Carità per l‟America, il 24
settembre 1934 s‟imbarca sul “Conte Grande” anche Don Orione stesso. È il suo secondo viaggio in
America. Durante il primo, tra il 1921 e il 1922, ha visitato l‟Argentina, l‟Uruguay e il Brasile.
Adesso va a consolidare le comunità aperte e a partecipare al 32° Congresso Eucaristico
Internazionale a Buenos Aires.
In Italia lascia la direzione della Congregazione nelle mani di Don Carlo Sterpi, suo amico
confidente e collaboratore fedele. Con lui parte anche Madre Pazienza insieme con la benefattrice
signora Ernestina Castelli ved. Larrea, che “con la sua generosità” aveva dato modo alla Superiora
generale di poter andare a visitare le Suore di Argentina e Uruguay.25
3.2. L‟esperienza di purificazione e maturazione spirituale
Da alcuni scritti e dalle testimonianze, sappiamo, oggi, che Don Orione è partito con una
grande pena nel cuore. Chiaramente, lo si può capire dalla lettera indirizzata al vescovo di Tortona
mons. Simone Pietro Grassi. In essa, oltre tante espressioni di figliale devozione, leggiamo fra
l‟altro: “Ella sa che si é tentato coprirmi di fango, e di qual fango! È da quattro anni che io sto
aspettando una parola dal mio Vescovo di difesa: la calunnia ha così dilagato nella Diocesi e fuori,
che fin i miei Chierici la sanno! Come ne hanno parlato Sacerdoti e laici. Ho sempre taciuto, ho
sempre sofferto e pregato, ma non sono sasso, né pietra, si tratta del buon nome, e di ciò che un
Sacerdote deve avere più caro: il suo onore. Ci siamo rivolti alla nostra Chiesa e al nostro
Vescovo... Non ho mai chiesto processi: non voglio il male di nessuno, ma il bene di tutti: perdono
a tutti, vorrei dare la vita per tutti”.26
Calunnia, sorta mentre Don Orione stava a Messina (luglio 1910); ricominciò a circolare di
nuovo nella diocesi di Tortona nel 1931. Don Orione cercava la difesa dal proprio Vescovo, ma non
la ricevette, e per difendere il buon nome della Congregazione, decise di allontanarsi, come del
resto scrive al Visitatore Abate Emanuele Caronti, nominato per la Piccola Opera dalla Santa Sede
nel 1936: “E qui, mi par conveniente manifestare a v. E., in via riservata, che, quando ho lasciato
l‟Italia, non sono venuto in America solo con l‟intendimento di visitare gli Istituti che la Piccola
Opera già aveva qui, ma, senza dirlo neanche a Don Sterpi, per non dargli più grave dolore, mi son
gettato in mare, quasi come un Giona, sperando che la mia lontananza avrebbe calmate le onde
furiose, e salvata la povera barca della mia Congregazione. Ed era pur necessario che io mi
allontanassi, per porre un atto, a tutela del mio buon nome”.27
23
Alle Suore “Missionarie della Carità”, Tortona, 21 novembre 1930; Scritti 107, 332.
Lettera del 6 dicembre 1930; Scritti 1, 139. L‟anno seguente, il 6 giugno 1931, sono partite altre sei suore; il 28
febbraio 1932, quattro suore e lo stesso numero il 17 giugno 1935. Insieme, 20 suore missionarie. Negli anni seguenti,
dietro il richiamo di Don Orione, si continuava organizzare nuove spedizioni missionarie.
25
Scritti 103, 252. “La signora Larrea e la Superiora hanno sofferto abbastanza - scriveva durante la traversata -; ora
vanno meglio” (Lettera a don Giuseppe Callegari, 5 ottobre 1934 – Scritti 36, 147).
26
A “Mio buon Padre in Gesù Cristo”, 16.10. 1934; Scritti 107, 208.
27
1.08.1936; Scritti 19, 91. Oltre la calunnia, in quel tempo Don Orione provava altre difficoltà, gelosie e
incomprensioni. È conosciuta anche una certa avversione del Card. Minoretti, allora Arcivescovo di Genova, le cause
della quale, spiega don Giuseppe Zambarbieri, nella TESTIS XLIII, Summarium, 705.
24
7
I motivi affermati nella calunnia non affioravano mai, ma la sofferenza interiore unita al
fiducioso abbandono a Dio provocò in Don Orione una crescita spirituale profonda. Egli stesso
scrive, durante il viaggio di congedo dalle comunità situate all‟interno dell‟Argentina: “Come l‟oro
si prova al fuoco e l‟amore coi fatti, così la Fede si prova con le opere di misericordia, si prova nei
cimenti e immolazioni interne, personali: si prova nei cimenti e combattimenti esterni e pure nei
vilipendi e persecuzioni. Ma per la Fede, le persecuzioni e vilipendi, anziché essere cagione di
separarci da Cristo, saranno, invece, accrescimento di vita cristiana, di vita veramente di
abnegazione, di perfezione religiosa, di soda virtù, di verace amore a Dio ed agli uomini, di unione
a Gesù ed alla Sua Chiesa”.28
In quel tempo Don Orione non solo ha vissuto l‟accrescimento “di verace amore a Dio ed agli
uomini” sbocciato in una straordinaria espansione delle opere apostoliche, ma soprattutto ha
sperimentato una intima configurazione con Cristo Crocifisso, sentendosi anche lui calunniato,
rifiutato, esule, abbandonato. Questa identificazione lo ha portato all‟altra identificazione con i
poveri del piccolo Cottolengo e al passaggio dalle opere della carità all‟ecclesiologia della carità.29
3.3. Elaborazione degli articoli e la consegna
Già da tempo Don Orione sentiva come urgente, per la Congregazione delle Missionarie della
Carità, elaborare le Costituzioni, che esprimessero chiaramente il nome, il fine e lo scopo
particolare della loro esistenza nella Chiesa. Morto Mons. Grassi, che accompagnava dall‟inizio i
loro sviluppi, nella Diocesi e altrove, veniva al suo posto il nuovo Vescovo, al quale certamente le
Suore dovevano presentarsi, ma non possedevano una loro propria “carta d‟identità”.
Ecco, perché Don Orione, il 5 gennaio 1935, scrive a don Sterpi: “Per motivi facili a
comprendersi, è urgente, urgentissimo che le suore abbiano le Regole stampate. Voi prendete lo
scopo nostro, primo capitolo, come è nelle nostre costituzioni, - poi, o prendete le stesse nostre
costituzioni (adattandole per le donne) o quelle della Michel, e le aggiungete al I capitolo sul fine
della Congregazione cambiando nome: le missionarie della carità. Ormai, eccettuata la diversità
dello scopo o fine, tutte le costituzioni sono le stesse e devono essere fatte sulla falsariga che fu
data dalla Santa Sede: sono tutte le stesse. È bene che il nuovo Vescovo trovi le costituzioni. Per le
sacramentine idem (vedete di farvi dare le regole dalla Maria Gambaro delle sacramentine di
Genova, fondate da sua zia materna”.30
Si vede però, che nel frattempo, cercava egli stesso di elaborare qualche versione propria,
basata su altre regole. Nella lettera del 5 febbraio 1935 si legge: “Ho ricevuto le regole della
Michel: farò le correzioni per le nostre suore e urge che abbiano le regole pronte”.31
Non gli era facile fermarsi e concludere il lavoro intrapreso. Stava per aprirsi il Piccolo
Cottolengo Argentino. A sr M. Stanislàa scriveva in aprile: “Sto bene, grazie a Dio, - sono affocato
di lavoro, - Deo gratias! – Pregare - pregare - pregare!”.32
28
A “Cari miei fratelli e figliuoli in Gesù Cristo, che vi trovate a Montebello per i Santi Esercizi Spirituali”, dal
vaporetto “General Artigas”, 24 giugno 1937, in viaggio pel Chaco e per Itatì; Lettere II, 458 (Lettere di Don Luigi
Orione, due volumi, Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 1969).
29
Cfr. FORNEROD, H. F., “Sentire Ecclesiam. La sensibilidad eclesiológica de San Luis Orione en clave carismática”,
tesi di dottorato, Roma 2008, p. 253ss. Insieme con questa elaborazione bisognerebbe leggere anche il contributo che ha
dato all‟Incontro Interprovinciale delle PSMC in Argentina nel settembre del 2009, in Atti dell‟Incontro, p.19-68.
30
A “Caro don Sterpi; Scritti 18,45.
31
A “Caro don Sterpi”; Scritti 18,61. Don Serpi il 22 febbraio 1935 di nuovo gli scriveva: “Mando le Costituzioni delle
Sacramentine di Genova; ne ho chieste altre a Torino. Vi serviranno per le Regole delle nostre Suore. Le Suore di lì
avranno certo i loro usi di comunità, che vi potranno servire”; Sterpi, 7, 321 (Sterpi don Carlo, Lettere a Don Orione e
ad altri Confratelli, 35 volumi dattiloscritti. ADO).
32
A “Buona figlia di Dio”, 4.04. 1935; Scritti 27, 122. E il 12 aprile scriveva: “A Suor Maria Pazienza e a tutte le Suore
Missionarie della Carità: alle Suore Sacramentine Cieche: alle Suore della Madonna della Guardia, invoco dal
Signore e mando la più ampia, paterna benedizione di buona e Santa Pasqua. Prego Suor Maria Pazienza di
8
Il 28 aprile 1935, viene aperto il primo Piccolo Cottolengo Argentino, opera di carità in
un‟ottica nuova, come segno dell‟amore sponsale, materno e verginale della Chiesa verso i suoi figli
più bisognosi.
Nonostante tanto lavoro, Don Orione finalmente mette mano per scrivere personalmente, sulla
base della propria esperienza, i primi due capitoli delle Costituzioni. L‟intenzione iniziale era di
stendere l‟intero corpo delle Costituzioni. Poi, pressato sempre da mille altri impegni, e
considerando che la parte normativa e disciplinare avrebbe dovuto seguire, in linea generale, quanto
era già stabilito nel Codice di Diritto Canonico, si preoccupò di fissare, per il momento, solo il
Titolo e il Fine della Congregazione e la sua particolare consacrazione alla Vergine.33 “Fissato il
nome e il fine speciale -scriveva a don Sterpi - il resto, date le consapute norme della Santa Sede, è
- poco più poco meno - identico a tutte le altre Congregazioni femminili; quindi penso che, entro
non molto tempo, potranno avere anche esse le loro Costituzioni (...). In caso che qualche Vescovo
o Autorità richiedesse qual è lo scopo, ecco che sapranno cosa rispondere (...). Così non si potrà
più dire, che non si sa preciso quale è lo scopo della Congregazione”.34
Riportiamo il testo scritto da Don Orione e accanto la fotoriproduzione.
“Qui incominciano, nel nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, le Costituzioni delle
Piccole Suore Missionarie della Carità”
+Instaurare omnia in Christo
Buenos Aires, 12 sett.bre 1935
Pequeño Cottolengo Argentino
Festa del Nome di Maria SS.
Nel nome di Dio e di Maria SS.
Capo I
Del titolo e fine della Congregazione
1. Il titolo della Congregazione è «Piccole Suore
Missionarie della Carità».
2. Il fine primario e generale della Congregazione
è la santificazione delle proprie Religiose, mediante la
osservanza dei voti semplici di povertà, castità,
obbedienza e carità, e di queste Costituzioni.
3. Suo fine particolare e speciale poi è l‟esercizio
della carità verso i prossimi, massime col consacrare la
vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù
Cristo, del suo Vicario, «il dolce Cristo in terra», il
Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli
del popolo e i poveri più lontani da Dio o più
abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle Opere evangeliche
della misericordia.
comunicarla alle varie Case; - Mi raccomando alle preghiere di tutte e di ciascuna. Si dà principio al Piccolo
Cottolengo Argentino il 28 Aprile, e avrei bisogno di alcune Suore, - se non si può mandarne cinque, ne vengano
almeno tre, ma siano valide e di vero buono spirito e fattive. La SS. Vergine le accompagni e benedica! Verrà anche
qualche Sacerdote, certo due o tre Chierici. Non ho più tempo: siate tutte e sempre benedette in Gesù Cristo e nella
Santa Madonna”, Scritti 103, 256.
33
Vedi: LANZA, A., “Il Beato Luigi Orione e le Piccole Suore Missionarie della Carità (1900-1940)”, Roma 1996, p.
174ss.
34
Lettera del 12 settembre 1935; Scritti 18, 146.
9
Capo II
Madre e Protettrice celeste
1. La Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della
Carità è particolarmente consacrata a Maria SS. Immacolata e
Misericordiosissima Madre di Dio; e sta sotto le ali della Divina
Provvidenza e sotto il manto di Maria come una bambina.
2. E per la filiale divozione che essa nutre, fin dal suo
nascere, verso la Beatissima e sempre Vergine Madre di Dio, ne
diffonderà, quanto più possibile, il culto: ogni Casa, di proprietà
della Congregazione, si onorerà di denominarsi da qualche suo
titolo o prerogativa, e ogni Suora assume, quale prenome, il nome
di Maria
Cap III
Deo gratias et Mariae!
Sac.te G. Luigi Orione, dei Figli della Divina Provv. 35
Invia le prime bozze a Don Sterpi con la data del 2 settembre 1935,36 e prove di stampa
arrivarono a Buenos Aires, affinché egli le correggesse, il 20 ottobre. Ci sono parecchie bozze del
testo in elaborazione, le quali evidenziano il progressivo miglioramento fino alla versione ultima. Il
4 novembre Don Orione scrive a Don Sterpi chiedendo di affidare a Madre Maria Pazienza,
superiora delle suore, il compito di distribuire lei stessa le copie del testo, stampato in 1000 copie.37
4.
Una breve analisi dell’autografo lasciato da Don Orione
4.1. “Qui incominciano, nel nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, le Costituzioni delle
Piccole Suore Missionarie della Carità”, fa pensare all‟intenzione di una stesura completa delle
Costituzioni. Il riferimento alla Santissima Trinità, sottolinea il valore dell‟atto che sta per
compiersi e del testo che, d‟ora in poi, dopo il Vangelo, deve essere un punto di riferimento nel
cammino della vita consacrata.
Sappiamo che Don Orione, nonostante la buona volontà, alla fine si premurò di fissare sulla
carta solo quanto sentiva come espressione particolare del proprio carisma, e lo espresse in soli
cinque articoli, suddivisi in due capitoli.
4.2. “Instaurare omnia in Christo” – motto carismatico che, fin dalla nascita della Piccola Opera
della Divina Provvidenza, indicava il traguardo dell‟apostolato e dava senso al quotidiano sacrificio
della vita. Fra i documenti giunti a noi, il motto lo troviamo la prima volta - unitamente al grido:
"Anime! Anime!" - sulla testata del bollettino La Scintilla del 31 agosto 1895.38
35
Scritti 18, 147; DOPSMC, 313-315.
“Avete ricevuto i due primi articoli, che fissano lo scopo delle nostre suore?, erano in data 2 settembre?”, Scritti
18,166.
37
Prima già accennato a M. Pazienza nella lettera del 14 settembre 1935: “Ho mandato a Don Sterpi e a Don Perduca
qualche cosa che si riferisce alla vostra Congregazione e che, spero, vi porterà conforto nel Signore”, Scritti 103, 263267.
38
Vedi: LANZA, A., “Il motto della Piccola Opera della Divina Provvidenza”, ACCG 51 (1997) 67-80 (Atti e
Comunicazioni della Curia Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 1946-). Negli ultimi mesi
36
10
La frase paolina (Ef 1,10) viene scritta all‟inizio della lettera dell'11 febbraio 1903, con la
quale Don Orione chiedeva al Vescovo mons. Igino Bandi, l'approvazione diocesana della
Congregazione; dopo l‟approvazione diocesana il motto "diventò il nostro timbro - scrisse Don
Orione (18.01.1905) - venne stampato in testa alle nostre carte, e scritto a caratteri purpurei e
fulgidissimi sugli orifiamma e sulle bianche bandiere che adornano e sventolano sulle Case della
Divina Provvidenza nei giorni di maggior festa (...). L'instaurare omnia in Christo fu per noi sempre
quasi un'invocazione, l'idea che tutta assomma la missione dell'Opera e i suoi sacrifici, la parola
d'ordine, la luce che vivifica, rialza e tutto segna il fine del nostro vivere e operare in comune, e il
sospiro della nostra vita e della nostra morte".39
Come nelle Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza, così anche in quelle delle sue
Suore, il Fondatore voleva mettere il lemma, che gli unisce nel comune carisma e finalità. Del resto,
nel 1940, dopo la morte del Fondatore, il canonico Arturo Perduca, interprete fedelissimo del suo
pensiero, scrisse queste parole: “Il nostro amato Padre Don Orione vide che, per meglio attuare il
grande programma «Instaurare omnia in Christo», cioè per fare del bene ad un maggior numero di
anime, abbisognava, oltre che di collaboratori, anche di collaboratrici, come hanno fatto altri
apostoli della carità”.40
4.3. “Buenos Aires, 12 settembre 1935, Pequeño Cottolengo Argentino, Festa del Nome SS. di
Maria”41 – data e luogo, tutto simbolico per sottolineare il nuovo nome della Congregazione, con
aggiunta “Piccole” e di ogni suora, che abbia “quale prenome, il nome di Maria”.
Proprio, Maria Santissima che nel «Magnificat» si proclama “la piccola serva del Signore”
(Lc 1,48), si impegna a proteggere ed accompagnare le sue figlie, che da quel momento saranno
chiamate con il suo nome, per vivere piccole e umili nell‟esercizio della carità. Il luogo “Pequeño
Cottolengo Argentino” diventa la metafora di tanti luoghi per gli “abbandonati”, poveri e piccoli.
La piccolezza e il senso della povertà umana sono necessarie per servire i “piccoli di Dio” con lo
spirito evangelico, non da padroni, ma da madri e sorelle in Gesù Cristo, e vedendo e servendo in
loro il Figlio dell‟Uomo. Soltanto chi sperimenta il processo di diventare veramente “piccoli” riesce
a trasmettere l‟amore di Dio ai “piccoli”, ad aiutarli a riconquistare la loro dignità e il senso di
essere preziosi agli occhi del Signore.
4.4. Il primo capitolo – il titolo della Congregazione. Per la prima volta appare qui il pieno nome
del nuovo Istituto religioso: «Piccole Suore Missionarie della Carità».42 Dagli inizi incontriamo
del 1897 e primi del 1898 – probabilmente - Don Orione abbia steso almeno la bozza di due articoli di Costituzioni,
giuntici distribuiti in tre minute. In essi lo spirito-carisma della Congregazione è così espresso: "Impiegarsi (...) con
ogni modo voluto dalla carità, a portare la società tutta al Nostro caro Signore Gesù -Instaurare omnia in Christo -,
specialmente col fare sinceramente cristiana e cattolica la gioventù, dalla scuola ai campi, e coll'attuare la volontà e i
desideri del Papa con ogni opera di carità spirituale e temporale (...). Questa è la Regola fondamentale e la nostra
professione di fede e di vita religiosa", Scritti, 90, 404. Questi due punti dovevano rimanere, in realtà, fondamentali per
tutti i lavori legislativi successivi. "Tutte le costituzioni (o regole) posteriori a questi due articoli - continuava Don
Orione - dipendono, s'intende, da questi due primi", (Scritti 110, 23).
39
Lettere I, 43ss.
40
Cfr. Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza: “Il Padre Fondatore Servo di Dio Don Luigi Orione
alle Piccole Suore Missionarie della Carità”, pro-manoscritto, Roma 1962, pagine dell‟introduzione.
41
Durante gli Esercizi spirituali, proprio il 12 settembre del 1919 si rivolgeva alle Suore: “Alzate gli occhi al Cielo e
chiamate Maria! Il nome di Maria è potente, sconfigge, annienta l‟eresia e soltanto nel suo nome si sconfissero e vinsero
le più grandi e potenti battaglie di tutti i secoli. Non basta amare, onorare la Madonna coi canti e con le lodi; bisogna
onorarla, imitarla nelle sue virtù, nelle sue prerogative; così il nostro amore sarà amore vero, e meriteremo il suo aiuto,
il suo patrocinio non soltanto per noi, ma per le anime che ci sono affidate. Chiamate la nostra buona Madre, sempre, in
ogni circostanza, triste o lieta, della vostra vita. Essa sempre vi sia compagna. Voca Mariam! Tutto andrà bene,
riuscirete a tutto; farete tutto bene, se sarete veramente devote di Maria”, Parola, I 177-179.
42
In una delle prime bozze incontriamo ancora il nome “Missionarie della Carità”, e poi nelle versioni seguenti appare
con “Piccole Suore”. Bisogna dire che anche dopo la stesura delle Costituzioni Don Orione spesso usava il nome
iniziale: “Missionarie della Carità”.
11
altri titoli, come: “Piccole Figlie della Divina Provvidenza” (1916),43 “Piccole Missionarie della
Divina Provvidenza” (1917),44 “Missionarie della Carità” (1919).45
Praticamente dal 12 marzo 1920, dal famoso discorso alle Suore di San Bernardino,46 la
denominazione „Missionarie della Carità‟ venne confermata e incominciò a comparire anche negli
Scritti47. Siccome qualche Suora, pensando forse di adeguare la denominazione alla forma iniziale
“Piccole Missionarie della Divina Provvidenza”, si era permessa di aggiungere “piccole” anche
davanti a “Missionarie della Carità”, Don Orione il 24 ottobre (1920) puntualizzò vivacemente:
”Voi vi chiamate „Missionarie della Carità‟ non piccole Missionarie, ma grandi Missionarie,
perché dovete fare tanto bene; non piccole perché io non l‟ho detto, e chi l‟ha aggiunto è stata
qualche testa piccola di Suora. Piccole Suore sì, ma grandi Missionarie”.48
Nella lettera («magna carta»), scritta dall‟oceano Atlantico il 18 agosto 1921, leggiamo in
riferimento: “Alle povere figlie del Signore, che sono state dette, a loro confusione, «Le Missionarie
della Carità». (…) La vostra minima istituzione fu fondata nel Cuore di Gesù, perché di là è venuta
la carità sulla terra e di là Voi la dovete attingere per voi e per gli altri, cui la Misericordia di N.
Signore vi indirizzerà, e la vostra fede sta nella Croce e nella Chiesa del Papa, e la vostra fermezza
sta nella santa Provvidenza e nella Chiesa Santa del Papa e dei Vescovi, che sono in unione e
dipendenza con Lui, che è il Vicario unico di Gesù Cristo sulla terra. (…) e la vostra minima
Congregazione religiosa porterà il nome di «Missionarie della Carità», il ché vuol dire Missionarie
di Dio perché «Dio è Carità» «Deus Charitas est»; vuol dire Missionarie e di Gesù Cristo, perché
Gesù Cristo è Dio ed è Carità: vuol dire Missionarie, cioè evangelizzatrici e serve dei poveri,
perché nei poveri voi servite, confortate ed evangelizzate Gesù Cristo”.49
Il nome pieno di significato, che indica la fonte dell‟amore che è Dio stesso, la necessità di
43
Quando il 26 ottobre del 1916 morì l‟aspirante Caterina Laganà, prima di morire, emise i voti religiosi come fosse
novizia. Il Diario della Casa Madre di Tortona commenta: “Ecco la prima professa della Congregazione in Paradiso a
perorare la causa delle Piccole Figlie della Divina Provvidenza!”, vedi, ASPSMC Roma, Diari di Casa Madre, I, 12ss.
Questo nome potrebbe essere legato con il nome della Congregazione fondata dalla beata Madre Teresa Grillo Michel:
“Piccole Suore della Divina Provvidenza”, le quale per un periodo accompagnava Don Orione.
44
Dopo la prima vestizione (4.10.1917), il 13 ottobre, dando gli ultimi consigli alle Suore che partivano per San
Sebastiano Curone, Don Orione comunicò anche la loro denominazione: “Se venite interrogate sul vostro nome, vi
limiterete a dire: «siamo le Piccole Missionarie della Divina Provvidenza»”, vedi: Parola I, 101; DOPSMC, 82.
45
La denominazione “Missionarie della Carità” Don Orione la usò la prima volta il 7 febbraio 1919, parlando alle
Suore a San Bernardino. “Vi chiamate „Missionarie della Carità‟” aveva detto; ma, nello stesso discorso, riferendosi a
loro, aveva completato la denominazione: “Infervorate l‟anima vostra alla carità di Gesù Cristo, ed allora sarete
veramente „Missionarie della Carità del Sacro Cuore‟” Parola I, 155 e 158. Don A. Lanza scrive che “Piccola Casa
della Divina Provvidenza era stato il titolo del primo Istituto; Piccola Opera della Divina Provvidenza, quello della sua
Congregazione; Piccoli Cottolengo, quello delle sue Case di Carità, ed ora Don Orione - che, nella magna charta del 18
agosto 1921, aveva esaltato lo zelo e lo spirito missionario e caritativo, nel quale dovevano eccellere le sue Religiose
come grandi Missionarie della Carità - vuole che le stesse, nel comportamento esteriore di una vita semplice ed umile,
appaiano al superficiale giudizio del mondo come piccole Suore”, o.c., p. 176.
46
Il discorso contiene molti punti importanti ed è necessario leggerlo per intero (Parola I, 231-242; DOPSMC, 129138). Riportiamo solamente alcune frasi: “Per ora siete tutte Missionarie della Carità; in seguito sarà quel che il Signore
verrà dicendomi. (…) Sarà una grande famiglia, come al Cottolengo, ma composta di tante famiglie, di cui tutti i
membri dovranno vivere la carità di Gesù Cristo, portarla in mezzo al mondo, ardere e consumarsi vittime dell‟amore di
Dio. La carità del Signore si estende a tutti; quindi, non vi meravigliate se vedete tra voi tante cieche; verranno pure
sordomute e forse il Signore vorrà qualche cos‟altro ancora. (…) Anche con gli occhi e con le orecchie chiuse si può
amare tanto nostro Signore, sacrificarsi per Lui, ed essere sue spose. (…) Vi chiamate «Missionarie della Carità» , ma
come potete essere tali, se non ne avete carità? (…) Ultimamente in Roma, in Vaticano mi chiesero: - Come chiamate le
vostre Suore? – Io le chiamo «straccione», ma bisognerà chiamarle le «Missionarie della Carità»”.
47
Cfr. Scritti 27, 5: nella lettera indirizzata a Costanza Bertolotti (Suor M. Stanislaa) si specifica: “Suora delle
Missionarie della Carità”. Il 29 agosto 1925 la denominazione è comunicata ufficialmente al vescovo di Tortona,
Mons, Simon Pietro Grassi: “La denominazione di questa Famiglia religiosa é Missionarie della Carità” (Scritti, cit.,
39, 125.).
48
Parola I, 245.
49
DOPSMC, 163-164.
12
attingere da questa fonte continuamente per spargere gratuitamente l‟amore, cioè rivelare nel
quotidiano che Dio è amore e che “tutte le anime sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto,
tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto”.50
Affinché questo avvenga nello spirito della “piccolezza” Don Orione mette tutte nelle “mani
della SS. Vergine, perché siate quali N. Signore vi vuole, tutte umili, modeste, piene dello spirito di
sacrificio e della carità di Gesù Cristo, a servizio dei poveri, dei piccoli e degli abbandonati,
vivendo ai piedi e nell‟amore dolcissimo della Sua S. Chiesa e del Vicario di N. Signore”.51
Come è stato evidenziato fin dall‟inizio il nome del nascente Istituto accompagna l‟aggettivo
“Piccole”, e se anche per un po‟ di tempo non appare chiaramente, nel desiderio di Don Orione,
spesso ricordato con la parola «straccio» era che le sue Suore siano “piccole, umili, povere” e
insieme intraprendenti e fattive nella carità.
4.5. Il primo capitolo – il fine della Congregazione. Si legge nell‟articolo 2: “Il fine primario e
generale della Congregazione è la santificazione delle proprie Religiose, mediante la osservanza
dei voti semplici di povertà, castità, obbedienza e carità, e di queste Costituzioni”.
Praticamente tutte le Congregazioni hanno lo stesso fine generale, cioè il cammino di santità,
una sequela di Cristo radicale attraverso la professione dei consigli evangelici che “appare come un
segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio
i doveri della vocazione cristiana” (LG 44).
La novità che appare nell‟art. 2 quando Don Orione parla del fine “primario e generale” è
quella di elencare accanto ai tre voti classici, comuni a tutte le religiose, il quarto voto di «carità»,
proprio alle Piccole Suore Missionarie della Carità. Voto mai ammesso nell‟Istituto durante la vita
del Fondatore, e dopo la sua morte dimenticato fino al 1975, allorché Don Giovanni Pirani,
postulatore della causa di beatificazione di Don Orione, ha invitato a prendere in considerazione il
manoscritto, e così, con il tempo si è venute alla professione ufficiale di questo voto, nel 1984.52
In una delle bozze delle Costituzioni Don Orione ha messo il voto di carità all‟inizio,
precedendo gli altri voti.53 Certo, questo voto riassume tutti gli altri e dà ragione agli altri. La
castità, l‟obbedienza e la povertà dovrebbero essere vissuti in ottica della carità e del servizio senza
misura a Dio e agli uomini. E come i Figli della Divina Provvidenza sono vincolati al Papa con il IV
voto, così le suore, col voto di carità, si vincolano all‟esercizio della carità spirituale e materiale per
portare i più abbandonati a Dio e al Papa.54
50
Appunti del 25 febbraio 1939, in Nel nome della Divina Provvidenza. Le più belle pagine, Piemme 1995, p.135.
“Magna carta”, DOPSMC, 163. Nel discorso del 16 luglio 1916 raccomanda alle Suore: “Nostro Signore ama gli
umili, e ad essi si manifesta. Egli guarda soltanto l‟umiltà, non la scienza, la ricchezza, l‟ingegno, l‟abilità nel lavoro.
Buone figliole del Signore, ve ne prego: chiedete questa virtù tanto necessaria alla vita religiosa: la dolcezza, l„umiltà
negli atti, nelle parole, cercate di riparare, di addolcire qualche scatto, qualche frase che può sfuggirvi e addolorare gli
altri. La dolcezza porta la carità, e questa è benigna, longanime, vede tutto bene, scusa tutti; e dove è la vera carità ivi è
pure la dolcezza. Virtù sono queste che si completano a vicenda, né una può sussistere senza l‟altra. Badate bene che in
voi non vi siano soltanto le apparenze di queste virtù, che sarebbe cosa dolorosa davvero: in voi deve esserci la
sostanza, la vera virtù”, Parola I, 41.
52
Riguardo al “quarto voto di carità”: PIRANI G., Studio sul Quarto voto di carità. OLIVIERI G., Conferenza sul
Quarto voto di carità. RUGGIERI A., Conferenze sul Quarto voto di carità. PRETO C., Virtù e voto di carità.
ARMENDARIZ E., Il IV voto di Carità. Cf. Capitolo generale del 1975. Instrumentum Laboris del Capitolo generale
del 1981; La lettera della Madre generale Caterina Preto del 20.09. 1975; Lettera circolare del 26.08. 1978; I documenti
del Capitolo generale del 1981. RATSIMANIRIMANANA Marie Egyptienne Pie “La carità incarnata. Il quarto voto
delle Piccole Suore Missionarie della Carità”, tesi di licenza al PUG (2005). Questi testi si trovano in ASPSMC a
Roma. Vedi anche: Maria Elisa Armendariz, Il IV voto di Carità delle Piccole Suore Missionarie della Carità (Don
Orione), “Messaggi di Don Orione” 17 (1985) n.61.
53
Scritti 97, 219 (minuta).
54
Scrive Don A. Lanza: “Il IV Voto di Carità, diversamente da quanto stabilito per i Figli della Divina Provvidenza per i quali l‟emissione del IV Voto poteva avvenire solo dietro giudizio del Superiore e immetteva, praticamente, chi lo
professava in una “sezione speciale” di Religiosi -, qui è invece previsto per tutte le Suore, sulla stessa linea dei tre voti
canonici di castità, povertà e obbedienza”, o.c., 176.
51
13
4.6. Nell‟articolo 3 del primo capitolo, così il Fondatore descrive il fine “particolare e speciale”
delle Piccole Suore Missionarie della Carità: “è l‟esercizio della carità verso i prossimi, massime
col consacrare la vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù Cristo, del suo Vicario, «il
dolce Cristo in terra», il Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli del popolo e i
poveri più lontani da Dio o più abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la
pratica delle Opere evangeliche della misericordia”.55
Nel fine vengono sottolineate due espressioni: l‟esercizio della carità e , «il dolce Cristo in
terra». Il voto di carità si esprime nell‟esercizio della carità, che fa trasformare i pensieri e i desideri
buoni in azioni concrete a favore del prossimo, qualunque egli sia, ma con particolare sensibilità “ai
piccoli figli del popolo e i poveri più lontani da Dio o più abbandonati”.56 Ma, l‟azione della carità
non è fine in se stessa, essa deve mirare a rivelare Dio Amore, a far conoscere l‟amore di Cristo, che
qui sulla terra è Capo del suo corpo mistico, che è la Chiesa e che ci ha lasciato nel «il dolce suo
Vicario - il Papa».57
Don Orione indica i mezzi: “mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica
delle Opere evangeliche della misericordia”, le forme fondamentali che si esprimono in mille altre
azioni rispondendo all‟“omnia” – “tutto”, cioè per restaurare ogni cosa in Cristo crocifisso e
Risorto. Infatti, fin dall‟inizio le suore “consacravano la vita” negli asili, nelle Case di carità, nelle
cucine, nelle lavanderie, nei guardaroba e in altri uffici più umili e nascosti, ma vissuti nella visuale
dell‟Instaurare tutto in Cristo. 58
Non importa che cosa si fa, ma con quale spirito si opera. Verso la fine della sua vita Don
Orione intuiva più profondamente che “solo la carità salverà il mondo” e gli urgeva di avere nella
Congregazione le Apostole, eroine della carità,59 come del resto si può ascoltare nel suo
Radiomessaggio dall‟Argentina del marzo 1936: “Oh ci mandi la Provvidenza gli uomini della
carità. Come un giorno dalle pietre Dio ha suscitato i figli di Abramo, così susciti la legione e un
esercito, l‟esercito della carità, che colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo, di odio, e
calmi finalmente l‟affannata umanità. (…) Siamo apostoli di carità, di amore puro, amore alto ed
universale; facciamo regnare la carità con la mitezza del cuore, col compatirci, con l‟aiutarci
55
In una delle prime versioni questo fine speciale appare subito all‟inizio: “[Minuta]+Festa del Nome di Maria,
bre
Buenos Aires 12 Sett.
1935, Charitas! Il Fine remoto delle Suore della Congregazione Religiosa delle Suore
“Missionarie della Carità” è la loro santificazione, amore del Papa e della S. Chiesa, mediante l‟esercizio della carità
verso verso i prossimi, massime nel votare la vita a portare a Dio e alla Chiesa le anime dei più poveri e piccoli e dei
poveri più abbandonati mediante l‟insegnamento del Vangelo e del Catechismo e della dottrina di Gesù e le opere della
misericordia.
56
All‟esercizio della carità sono chiamate tutte le Missionarie della Carità con i propri rami delle Suore Sacramentine e
Contemplative di Gesù Crocifisso. In ogni età e in ogni condizione è sempre possibile vivere la carità attraverso la
preghiera, parola, gesto, offerta delle sofferenze e donazione gratuita con amore.
57
È chiara la sintonia del fine delle PSMC e FDP. Nel primo capitolo, art. 3. delle Costituzioni rielaborate da Don
Orione per i FDP nel 1936 leggiamo: “Il fine particolare e speciale è di diffondere la dottrina e l‟amore di Gesù Cristo,
del Papa e della chiesa, specialmente nel popolo; trarre e unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la
mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla sede apostolica, nella quale, secondo le parole del
Crisologo, «il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda» (Epist. ad Eut. 2.). E ciò con
l‟apostolato della carità tra i piccoli e i poveri, mediante quelle Istituzioni ed Opere di misericordia più atte alla
educazione e formazione cristiana dei figli del popolo e a condurre le turbe a Gesù Cristo e alla sua chiesa”; Scritti
59,21d.
58
Don Orione voleva le sue Suore umili e povere, e le incoraggiava “Donatevi tutte a Dio, per essere tutte del
prossimo, e non lasciate di istruirvi per rendervi capaci di illuminare le menti per acquistare le anime”. Cfr. o.c.
“Magna carta”.
59
Nell‟invio missionario del 7.12.1930 Don Orione pronunciò fra l‟altro queste parole: “Partano queste Suore, e
battezzino le anime non con acqua, ma di Spirito Santo! (…) voglia Iddio che, dietro a questo piccolo drappello, altre ed
altre Suore si trasformino in eroine di amore… Emulando l‟amore di Dio e del prossimo, possano, sorrette dalla grazia
del Signore, fare tanto, tanto bene e tirare tante, tante anime alla salvezza, perché vanno appunto in aiuto ai missionari,
coadiutrici di altri cuori generosi”, Parola II, 176ss; DOPSMC, 259ss.
14
vicendevolmente, col darci la mano a camminare insieme. Seminare a larga mano, sui nostri passi,
opere di bontà e di amore, asciughiamo le lacrime di chi piange. Sentiamo, o fratelli, il grido
angoscioso di tanti altri nostri fratelli, che soffrono e anelano a Cristo, andiamo loro incontro da
buoni Samaritani, serviamo la verità, la Chiesa, la Patria, nella carità. Fare del bene a tutti, fare
del bene sempre, del male a nessuno!”.60
4.7. Il secondo capitolo è tutto consacrato alla “Madre e protettrice celeste” - Maria Santissima. Si
legge nell‟art. 1: “La Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità è
particolarmente consacrata a Maria SS. Immacolata e Misericordiosissima Madre di Dio; e sta
sotto le ali della Divina Provvidenza e sotto il manto di Maria come una bambina”.
Colpisce agli occhi il simbolo del “manto” di Maria, che fa pensare a quel “manto celeste”
visto dal chierico Luigi nel sogno, dopo la chiusura del primo Oratorio festivo. Sotto questo manto
vide allora anche le Suore.61 Don Orione sentì che l‟Opera della Divina Provvidenza, con tutte le
sue espressioni, era opera di Maria e la chiamava esplicitamente la “celeste Fondatrice”. Dio nella
sua grande Misericordia e Provvidenza portava avanti tutto sulle sue “ali” a condizione che i
membri della sua Famiglia avessero grande fiducia in Dio e un vincolo figliale con Maria SS.
Immacolata e Misericordiosissima Madre di Dio. Per questo fin dall‟inizio invitava ad aver Maria
per Madre, e a lei legarsi come a una Mamma, che non vuole altro che portare tutti al suo
amatissimo Figlio Gesù.62
In questa luce si capisce meglio l‟espressione dell‟art. 2 del secondo capitolo: “E per la filiale
divozione che essa nutre, fin dal suo nascere, verso la Beatissima e sempre Vergine Madre di Dio,
ne diffonderà, quanto più possibile, il culto: ogni Casa, di proprietà della Congregazione, si
onorerà di denominarsi da qualche suo titolo o prerogativa, e ogni Suora assume, quale prenome,
il nome di Maria”.63
La speciale devozione alla Madonna, fortemente sottolineata in questi due articoli, viene
ulteriormente evidenziata nella lettera che accompagnava le Costituzioni: “Desidero che anche i
grandi atti della Congregazione - scriveva a don Sterpi -, e le vestizioni e i voti, si compiano
possibilmente o nelle feste della SS. Vergine, o nei giorni a Lei dedicati o da Essa scelti per qualche
sua apparizione o grazia. - La SS: Vergine sarà da esse particolarmente venerata sotto il titolo di
Mater Dei, come noi”.64
Don Orione ha espresso in questi articoli la prassi che già fin dall‟inizio funzionava nella
Congregazione: l‟apertura della comunità a San Sebastiano nella festa del Santo; il primo noviziato
l‟8 dicembre 1923; fondazione delle Suore Sacramentine: 15 agosto 1927; vestizioni e voti di solito
l‟8 dicembre o in altre circostanze mariane, come del resto praticava nella Congregazione dei Figli
della Divina Provvidenza. Attraverso questi atti, l‟affidamento alla Madonna e la venerazione dei
60
Lettere II, 327ss.
Il manto rapidamente s'allargava, già non si distinguevano i confini. Anche il cielo scomparve; al posto del cielo,
solo si vedeva il manto azzurro della Madonna. Ed ecco ancora apparire chiare, sotto il manto, tante, tante teste, tutte
di ragazzi, che giocavano e si divertivano. Erano ragazzi di diversi colori: di color bianco, di color nero, di color come
il rame, che andavano perdendosi nell'immenso della pianura e il loro numero s'andava straordinariamente
moltiplicando... E fra essi vidi molti dell'Oratorio, ed altri, in numero incalcolabile che io non conoscevo; e si
moltiplicavano, fino a sembrare tutto un formicolare: ragazzi, chierici. sacerdoti, suore... La Madonna si volse a me,
indicandomeli…”, DOPO I, 766ss (Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza, Documenti e
testimonianze, a cura di don Giovanni Venturelli, Vol I-VI); Parola 3.7.1928; 31.5.1938
62
“Bisogna poi avere un coraggio e una fiducia grande perché è la Madonna benedetta che ci assiste, perché è la
nostra dolce e forte madre essa”, l‟8 luglio 1915; Scritti 39,25, DOPSMC, 18
63
Il 4 giugno 1918 scrive alla “Buona Suor Maria Carità”, Scritti 39,95. Nella lettera del 27 marzo 1927 scrive a Suor
M. Sebastiana, superiora della Casa di San Sebastiano: “Mando, con la benedizione di Dio, Suor Maria Pasqua e Suor
Maria Cornelia con tre giovani probande. Esse vengono a codesta Casa, che desidero sia sacra alla Madonna della
Guardia, per iniziare un ramo della Piccola Opera della Divina Provvidenza in onore di N. Signora della Guardia”,
Scritti 39, 92.
64
Lettera del 12 settembre 1935 (Scritti 18, 146).
61
15
diversi suoi titoli, rivelati nel solco della storia cristiana, ogni Suora “quanto più possibile”,
diffonderà il Suo culto “affinché “tutti trovino in Maria la grande Madre, che ci conduca a Gesù:
per Mariam ad Iesum!”.65
Alla fine del manoscritto troviamo la sigla: “Cap III”, come espressione di continuare avanti e
anche “Deo gratias et Mariae!”- rendimento di grazie per tutto ciò che si è potuto fare fin ora e la
speranza che la Divina Provvidenza porterà tutto al buon fine.
Dal discorso pronunciato a Buenos Aires nel 1936 sappiamo quanto per Don Orione era
importante questo lavoro e quanto ha faticato per realizzarlo: “Quante preghiere, quanti anni di
riflessione, prima di fare una Regola! Di qui, in settembre, ho mandato in Italia i primi due articoli
delle regole delle nostre Suore. È il nome della Congregazione e già la Superiora di là ha messo una
parola di più: avrà fatto bene, avrà creduto di interpretare lo spirito; ma se andiamo così…! Dalle
regole e dalla sua immutabilità dipende la prosperità e il futuro della Congregazione: mantenete
vivo, inalterabile lo spirito della Congregazione che si manifesta attraverso le regole”.66
5.
Le Costituzioni dopo la morte del Fondatore
Non sappiamo quale parola “di più” ha voluto mettere la Superiora, ma sappiamo che ogni
Suora aveva ricevuto la copia del testo elaborato da Don Orione e attraverso questo testo, molto
essenziale e conciso, aveva chiara la sua identità nella famiglia orionina e nella Chiesa. La
valorizzazione dell‟autografo e la riscoperta del IV voto di carità è avvenuta solamente nell‟anno
1975, evento che ha favorito l‟andare alle origini del proprio carisma come lo desidera la Chiesa.67
5.2. Capitolo del 1942
Dopo la morte di don Orione nel 1940, il Visitatore Apostolico Abate Emanuele Caronti
chiese e ottenne, dalla Sacra Congregazione per i Religiosi, l‟autorizzazione di convocare “...un
Convegno o Capitolo delle Superiore delle Case di maggiore importanza, cui sarebbe bene fossero
presenti il Superiore Generale dell‟Istituto [Don Sterpi], e il Direttore incaricato del ramo
femminile” [Canonico Arturo Perduca].68
Il primo Capitolo Generale si tenne dal 9 al 13 settembre 1942 a Tortona a Casa Madre. Lo
scopo, secondo il pensiero del Visitatore espresso nella lettera inviata al Santo Padre, si riassumeva
in quattro punti: 1. Esaminare e determinare la situazione giuridica del ramo femminile, facendo
tesoro dell‟esperienza del passato; 2. Determinare le relazioni tra le tre sezioni di Suore esistenti;
3. Determinare le relazioni del ramo femminile con il ramo maschile; e 4. Nominare la Superiora
Generale e il Consiglio generalizio e determinare l‟ambito delle loro facoltà”. 69
Durante il Capitolo sono state prese in considerazione tutti questi punti. Riguardo alle
Costituzioni il Visitatore ricordava alle suore: “Così come si è pensato per il ramo maschile, si deve
pensare a voi e darvi delle Costituzioni. Non già che vi manchino regole e costituzioni, che, anzi,
don Orione era la regola vivente col suo esempio, ma manca quella forma giuridica più conforme
alle esigenze del Codice”70.
Dal verbale del Capitolo risulta, che in sabato, il 12 settembre 1942, proprio a 7 anni dalla
stesura dei primi capitoli delle Costituzioni, l‟assemblea capitolare ha preso in considerazione i testi
di Don Orione, elaborando i tre articoli. Citiamo dal verbale:
65
Cfr. Scritti 38,97; Buenos Aires, 11 ottobre 1935.
Istruzioni ai sacerdoti, chierici e aspiranti nei giorni 6-15 gennaio 1936 in casa di formazione a Lanus in Argentina;
Parola VI, 219-220.
67
Perfectae caritatis, 2b: “Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli istituti abbiano una loro propria fisionomia ed
una loro propria funzione. Perciò si conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei fondatori,
come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il patrimonio di ciascun istituto”.
68
Cfr. Copia della lettera inviata alla SCR a Roma, 10 dicembre 1940, in ASPSMC III-c 1/1. Cfr. Cronistoria, 106ss.
69
Ibidem.
70
Relazione del Capitolo, 9 sett. 1942 (ore 18,25), in ASPSMC III-c 1-5.
66
16
“Art. 1°: Il fine primario e generale della Congregazione è la santificazione delle proprie
religiose, mediante l‟osservanza dei voti semplici di povertà, castità, obbedienza e carità, e di queste
Costituzioni.
Art. 2°: Suo fine particolare e speciale è l‟esercizio della carità verso i prossimi, massime col
consacrare la vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù Cristo, del suo Vicario, «il dolce
Cristo in terra», il Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli del popolo e i poveri più
lontani da Dio o più abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle
Opere evangeliche della misericordia.
Per conseguire questo scopo le religiose prestano la loro collaborazione alle attività della
Piccola Opera della Divina Provvidenza negli Orfanotrofi e nei Piccoli Cottolengo e cura dei
Santuari.
Il Rev.mo Don Sterpi spiega: Il fine e i mezzi sono identici a quelli dei Figli della Divina
Provvidenza. Le Suore hanno per loro scopo principale la collaborazione all‟Opera della Divina
Provvidenza e come scopo secondario gli asili.
In questo 3° articolo vengono fuori le Figlie della Madonna della Guardia: cioè la custodia dei
Santuari. E per mantenere vivo questo spirito di carità la Congregazione accetterà delle cieche per
l‟adorazione. Come le Figlie della Madonna della Guardia e le Missionarie della Carità hanno la
collaborazione alla Piccola Opera, soprattutto mediante l‟attività, le Sacramentine hanno la
collaborazione mediante la preghiera”.71
Dopo queste costatazioni si è proceduto a riflettere sulla formazione, sui voti e
sull‟accettazione all‟Istituto. Il Capitolo si è concluso con elezione della Superiora generale e del
suo Consiglio. Il nuovo governo delle PSMC fin dall‟inizio si preoccupò innanzi tutto di continuare
il processo di elaborazione delle Costituzioni, e a questo fine chiese l‟aiuto dell‟Abate Caronti e la
collaborazione dei FDP per la loro redazione.
5.3. Le Costituzioni elaborate dal Visitatore Caronti
La Superiora generale Madre M. Francesca Cecchetti seguiva i lavori del Visitatore con viva
partecipazione. Nell‟ottobre del 1947 è stata convocata l‟Assemblea generale presieduta dall‟Abate
E. Caronti con la presenza del Superiore generale FDP Don Carlo Pensa, di Don A. Perduca e di 26
consorelle, delle quali 17 avevano partecipato al primo Capitolo generale. Lo scopo del raduno era
quello di rivedere lo schema delle Costituzioni per poi presentarle alla Santa Sede.72
Il perfezionamento del testo, le lettere testimoniali riguardo all‟Istituto delle PSMC rilasciate
dai vescovi, richiesero alcuni anni di lavoro, e, solo il 12 febbraio 1953 il testo è stato inviato alla
Santa Sede, con la richiesta di conseguire il Decreto di Lode e l‟approvazione.73 Purtroppo, il
contenuto delle Costituzioni, presentato nel 1953, fu giudicato in gran parte incompleto,
71
Art. 1° viene citato così, come lo ha scritto Don Orione insieme con il voto di carità. All‟articolo 2° e nell‟art. 3° sono
state aggiunte le frasi, che spiegano il luogo primario dell‟apostolato delle PSMC, nella comprensione di quel tempo. Il
riferimento alle Figlie della Madonna della Guardia vedi in Cronistoria a pag. 64-65 e 113-114.
72
“Il visitatore Apostolico inviò le Suore a studiare la traccia delle Costituzioni presentata e a proporre
eventuali modifiche, perché poi lui l‟avrebbe presentata alla Sacra Congregazione dei Religiosi per l‟approvazione”,
Cfr. Cronistoria, 135 ss. Il voto della “carità” si tralasciava fuori riflessione siccome a partire dal 1860 si ebbe nella
Chiesa una rinuncia al quarto voto a favore dell‟uniformità tra i vari Istituti. Si giunse così al 1901, quando il quarto
voto fu formalmente abolito nei nuovi Istituti perché lo si riteneva già incluso nel voto di obbedienza. Col nuovo Codice
(1917) la prassi della Sacra Congregazione dei Religiosi inizialmente contraria al quarto voto, lentamente muta, ma
rimane ancora una certa resistenza. Questo può spiegare che anche Abate Caronti non ne prese in considerazione. Del
resto anche Don Orione dopo il 1935 non ha parlato più e non ha fatto fare il voto alle Suore.
73
Decreto Prot. N. 7284/52 (T. 106). Card. Valerio – Prefetto SCR, copia in ASPSMC III-c 1.
17
rimanendoci l‟impegno di risolvere questioni di maggiore importanza, e fra di questi l‟autonomia
giuridica ed economica tra FDP e PSMC.74
Nuova edizione con l‟aiuto del secondo Visitatore apostolico P. Giuseppe Rousseau, OMI
La fragile salute dell‟abate Caronti non gli permise di proseguire nell‟incarico di Visitatore
Apostolico. Incarico che fu costretto a lasciare nel 1955, e nell‟anno seguente la Santa Sede nominò
Padre Giuseppe Rousseau, OMI75 come Assistente Religioso per coadiuvare le Suore nella nuova
redazione delle Costituzioni: “... avendo la Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della
Carità del Servo di Dio Don Orione, in data 12 febbraio 1953, inoltrata la domanda per la
concessione del “Decretum Laudis”, ed avendo presentato un testo di Costituzioni in gran parte
deficiente e non rispondente alla giuridica condizione che detta congregazione verrà ad assumere,
questa S. Congregazione, in esecuzione a quanto deciso nel Congresso Pieno del 23 corrente mese,
conferisce alla P. V. Rev.ma il mandato di coadiuvare il Consiglio generalizio alla compilazione di
un nuovo testo di Costituzioni”.76
Il nuovo Visitatore Apostolico osservò ed esaminò con attenzione le modalità di
collaborazione all‟interno delle case dei FDP con le PSMC e cercò di regolare con chiarezza i
rapporti esistenti tra le due famiglie religiose.
Grazie alla seconda rielaborazione presentata il 19 gennaio 1957, l‟Istituto delle PSMC viene
approvato come Congregazione di Diritto Pontificio con un “Decretum laudis” emanato dalla Santa
Sede ed anche le sue Costituzioni “ad experimentum” per un settennio77.
La struttura presentava 473 articoli e si suddivideva in due parti: nella prima parte gli articoli
erano distribuiti in XX capitoli e si riferivano sulla natura, fine, membri e vita dell‟Istituto e nella
seconda parte contemplava XIV capitoli sul governo. Il testo era nel formato tascabile, uguale alla
stesura delle Costituzioni dei FDP.78
Il 7 febbraio 1957 la SCR emise un Decreto circa la natura e le mutue relazioni tra la
Congregazione dei FDP e le PSMC di don Orione. Il 3º testo (seconda stampa) ebbe l‟approvazione
definitiva dal Dicastero Romano nell‟adunanza plenaria del 6 marzo 1965 79, confermata il 30 marzo
successivo nell‟udienza che S. Santità Paolo VI ha concesso al Cardinale Antoniutti, Prefetto della
SCR80.
5.4.
5.5. Valorizzazione dell‟autografo e presa in considerazione del voto di carità
Nel febbraio dell‟anno capitolare 1975, una Commissione a livello generale si incontrò in
assemblea con lo scopo di valutare l‟esperienza delle Costituzioni e di preparare il Capitolo
generale, che si sarebbe svolto nel maggio 1975.
Il momento storico ed ecclesiale era molto particolare; le suore vivevano il contrasto tra
l‟esigenza di rinnovamento, presentata del Concilio Vaticano II e la realtà; inoltre, desideravano
conoscere più a fondo il pensiero di Don Orione, nei suoi scritti.
74
“Era necessaria una vera e propria autonomia gerarchica ed economica oltre che disciplinare, rimanendo però
intatta l‟unione morale e spirituale ossia lo spirito del Padre Fondatore” Madre Caterina Preto. Breve sintesi della
Storia della Congregazione, (1915 – 1984), Dattiloscritto, p. 15, in ASPSMC.
75
Padre Giuseppe Rousseau, religioso della Congregazione “Oblati Maria Immacolata” OMI. Consultore della SCR, fu
Assistente Religioso dalle PSMC circa 11 anni, (1956 – 1967).
76
Lettera del Card. Prefetto della SCR. Prot. N. 7264/52 (T. 106). Roma, 28 giugno 1956.
77
Cfr. Decreto Prot. N. 7284/52 (T. 106). VALERIO Card. Valeri – Prefetto della SCR e P. A. LARRAONA.
78
Nelle Costituzioni del 1957 la parola di “voto di carità” non appare.
79
Decreto Prot. N. 9037/63. Roma, 7 aprile 1965. card. Antoniutti – Prefetto e P. Philippe - segretario.
80
SCR. Cfr. Decreto 9037/63, dato a Roma, presso la SCR il giorno 7 aprile 1965. Car. ANTONIUTTI – Prefetto e
Cf.to: P. Philippe.
18
A tal fine Don Pirani, allora Postulatore generale, su richiesta delle suore, consegnò copie di
numerosi scritti del Fondatore, riguardanti le PSMC e tra questi, anche il manoscritto dei primi due
capitoli delle nostre Costituzioni, dove, fra i voti, si trovava il voto di Carità.
Dopo la consultazione dello SCRIS (Congregatio pro Religiosis et Institutis Saecularibus)
sulla possibilità di introdurre il 4° voto di carità nelle Costituzioni e la positiva risposta, questo
argomento è stato preso in considerazione nel Capitolo del 1975 - 5 aprile 8 maggio, il quale affidò
al consiglio generale il compito di effettuare uno studio approfondito sul voto di carità, voluto
nell‟autografo del fondatore, che coinvolgesse tutti i membri appartenenti all‟Istituto. Inoltre si
stabilì la formazione, in ogni Provincia, di una commissione qualificata, che facesse capo alla
commissione centrale di Roma, a cui presentare le ricerche e le proposte per il successivo capitolo
generale del 1981.
Il sesto Capitolo fu preceduto da un‟assemblea intercapitolare nel 1978 per valutare i
contenuti delle Costituzioni e del 4° Voto di carità, in particolare. Il Capitolo generale del 1981
studiò gli articoli delle Costituzioni e delle Norme generali nei suoi contenuti: vita religiosa e voti,
studio del IV voto di carità, vita di preghiera, vita comunitaria, formazione religiosa in tutte le sue
tappe, apostolato e opere, governo a tutti i livelli, amministrazione. Le Costituzioni furono riviste in
modo approfondito ed in esse fu inserito il quarto Voto di Carità. Il 26 aprile 1982, finalmente, la
Santa Sede approvò definitivamente le Costituzioni delle PSMC.81
Il 21 marzo 1984 il Consiglio generale al completo, unitamente all‟ex Superiora generale e
ad una anziana suora della primissima ora emisero il Voto di Carità nelle mani stesse del Santo
Padre, partecipando alla Messa nella cappella privata del Papa.82
Ultima modifica alle Costituzioni è avvenuta durante il settimo Capitolo generale (dal 26
aprile al 31 maggio 1987) per adeguare le Costituzioni al nuovo Codice di Diritto Canonico,
approvato nel gennaio 1983. La sua approvazione arrivò il 12 marzo 1988 e la pubblicazione nel
1989.
Conclusione
La Chiesa nel Documento “Mutuae relationes” dice che nel «carisma dei fondatori» (ET 11)
si rivela come un‟esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta,
custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne
crescita”.83Questa esperienza dello Spirito è stata espressa da Don Orione nei primi due capitoli
delle nostre Costituzioni, documento unico e irrepetibile, il quale rivela la nostra identità.
Per contribuire al risveglio carismatico della vita consacrata orionina oggi, è necessario
conoscere il carisma, approfondendo la vita del fondatore, conoscere i suoi scritti, parole, gesti
profetici, le Costituzioni da lui scritte, le tradizioni trasmesse, e le manifestazioni esteriori. Questi
sono gli aiuti esterni, ma è necessaria la volontà di capire la profondità del dono e di trasformare la
propria vita secondo il carisma trasmesso dal fondatore. Dalla conoscenza è necessario passare al
vissuto del carisma, all‟esperienza spirituale personale, alla comprensione specifica della sequela
di Cristo. In altre parole: è necessario conoscere, pregare, e assimilare il carisma per viverlo e
viverlo per amare e trasmetterlo come dono alla Chiesa.
81
Vedi: Il quarto voto nelle Costituzioni dal 1982 (art. 42-46) e nelle Norme Generali dal 1982 (art. 16-19)
La seconda emissione del Voto è avvenuta nelle Grotte Vaticane, alla chiusura dell‟Assemblea Interprovinciale; ed
una terza ancora alla presenza del Santo Padre. Successivamente in ogni provincia ogni Suora di voti perpetui faceva la
domanda per professare il voto di carità e le suore di prima professione lo avevano già incluso insieme con gli altri 3
voti.
83
CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA,
Mutuae relationes, 14 maggio 1978, 11.
82
19
Il piccolo approccio ai primi due capitoli delle Costituzioni sono una parte di questo processo
del risveglio carismatico, che non dovrebbe finire mai.