Articolo di Sr M. Alicja Kedziora
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Articolo di Sr M. Alicja Kedziora
1 75 anni dalla stesura dei primi due capitoli delle Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità di Sr M. Alicja Kedziora Sebbene immerso in una grande attività apostolica in Argentina, Don Orione trova il tempo per stendere i primi due capitoli delle Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità, dono tanto grande, del cui valore ci si rende conto nel susseguirsi degli anni. Don Orione, da tempo, sentiva come un dovere di farlo; finalmente nell‟anno 1935, purificato nel cuore da un dolore innocente e identificatosi più che mai con i “piccoli” e “abbandonati” e consolato dall‟apertura del primo Piccolo Cottolengo Argentino, offre alle Suore il testo riflettuto, meditato e pregato e soprattutto vissuto in prima persona, come esperienza dello Spirito, che lo conduceva da anni a contribuire con la sua Famiglia spirituale all‟Instaurare omnia in Christo. 1. La fondazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità La data precisa dell‟inizio del ramo femminile della Piccola Opera della Divina Provvidenza è il 29 giugno 1915, festa degli Apostoli Pietro e Paolo. Il 27 giugno, Don Orione telegrafava da Roma, alla prima collaboratrice Marchesina Giuseppina Valdettaro: “Prenda benedizione Bouvier. Rechisi lunedì Tortona. Passerà festa in casetta San Bernardino, così aprendola poveramente. Ripartirà trenta giugno con una compagna e due vecchi iniziare Ameno”.1 Don Orione voleva che tutto iniziasse nella povera casetta di San Bernardino: “Affinché fosse culla delle figliuole, come lo fu dei Figli della Divina Provvidenza”,2 intendendo sottolineare il naturale vincolo che doveva tenere unite le due Famiglie religiose, e desiderando anche che fosse nella festa dei Santi Apostoli - richiamo palese all‟aspetto ecclesiale-papalino del servizio di carità che avrebbe dovuto caratterizzare le sue figlie spirituali. Il giorno seguente dovevano recarsi ad Ameno per iniziare una Casa di carità ricevuta dalla Divina Provvidenza.3 I primi 20 anni della vita dell’Istituto (1915-1935) Mentre Giuseppina Valdettaro e Caterina Volpini organizzavano la casa ad Ameno, a San Bernardino venivano le prime aspiranti. Facilmente lo possiamo seguire dal Diario di Casa Madre: 8 luglio 1915: Maria Pawska e Teresa Calocero da Roma; 24 luglio tre giovani da Ventimiglia: Vittoria Raiteri, Marietta Blengini e Chiara Faccin; a settembre: Maria Rosa Vaccari di Molino dei Torti e Lucia Testoni (superstite del terremoto di Avezzano); a ottobre: Pierina Blengini (sorella di Marietta), Noemi Cianetti e Agostina; alla fine del novembre è venuta Leonilde Pisani; a dicembre la prima non vedente: Iride Papini e il 21 dello stesso mese Maria Scattolin e Anna Ercolani, tutte e 2. 1 Cronistoria, 8. (Cronistoria Piccole Suore Missionarie della Carità, un volume dattiloscritto, Casa Generalizia PSMC, Roma, 1984). Di questo telegramma alla Valdettaro ci è giunta anche una minuta stesa almeno due giorni prima: “Pregherei recarsi subito domenica Tortona. Ripartirà con due vecchi e compagna lunedì per Ameno, aprire Casa vecchi, festa Apostoli”, Scritti, 60, 404 (Gli scritti di Don Orione, Archivio Don Orione di Roma – ADO, Via Etruria 6). 2 Riunioni, 44 (Riunioni - Verbali delle riunioni dei Sacerdoti dopo gli Esercizi spirituali, un volume dattiloscritto, ADO, Roma). Per lo stesso motivo fece trasportare da Villa Moffa a San Bernardino l‟altarino che era servito, nel 1893, per il primo Collegetto, “perché - depose don Zambarbieri, riportando le parole di Don Orione - l‟altare che ha visto sorgere noi, veda sorgere anche l‟Istituto femminile” (ZAMBARBIERI, G., in Summarium, 700 – Testimonianze per la beatificazione e canonizzazione di Don Orione, ADO, Roma 1976). 3 Per approfondimento vedi: LANZA, A., “Il beato Luigi Orione e le Piccole Suore Missionarie della Carità (19001940)”, Roma 1996; “Una famiglia a lungo desiderata”, MDO 89 (1995) 1-74; MASIERO, G., “Don Orione presenta le Piccole Suore Missionarie della Carità”, in MDO 104 (2001), 25-33 – Messaggi di Don Orione, Tortona-Roma, 1969-. La Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza ha pubblicato nel 1962 come pro-manoscritto la posizione: “Il Padre Fondatore Servo di Dio Don Luigi Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità”. La seconda edizione aggiornata da alcune Suore è uscita nel 1979 con il titolo: “Don Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità”. Qui viene citato con la sigla: DOPSMC. 2 due da Venezia. Così alla fine dell‟anno c‟erano già circa quindici aspiranti desiderose di servire il Signore nella nascente Fondazione. Negli anni seguenti il numero delle candidate si moltiplica e insieme, i campi di apostolato.4 2.1. Formazione e regole Della formazione delle prime suore si occupò Don Orione stesso, aiutato da Don Carlo Sterpi, da Don Giuseppe Zanocchi e più avanti dal Can. Arturo Perduca. Soprattutto egli accompagnava Giuseppina Valdettaro, dalla quale sperava un grande apporto alla nascente fondazione.5 Già le aveva anticipato quale sarebbe stato lo spirito fondamentale, proprio della nuova Famiglia religiosa, manifestando la volontà che le future postulanti crescessero “al tutto figlie devote della Chiesa e della Sede apostolica, devote senza limite”.6 Prevedendo le difficoltà di adattamento, invia la lettera con espressioni di conforto e di incoraggiamento: “Abbiate tutti confidenza in Dio - scriveva - e confidenza nella soavissima Provvidenza di Dio. La nostra pochezza e debolezza non deve scoraggiarci, ma dobbiamo considerarla come il trofeo della gloria di Gesù Cristo Signor Nostro. Bisogna poi avere un coraggio e una fiducia grande, perché è la Madonna Benedetta che ci assiste, perché è la nostra dolce e forte Madre Essa”.7 Giuseppina Valdettaro, da una parte, ha preso a cuore l‟organizzazione e la formazione delle prime aspiranti, dall‟altra però, la sua frequente assenza, a causa dei doveri familiari, non favoriva una profonda assimilazione dello spirito e dello stile desiderato dal Fondatore.8 Ci sono tante lettere e discorsi, pronunciati in varie occasioni, nelle quali Don Orione indica alle Suore lo scopo del cammino e le linee da seguire. Basta citare il contenuto della cartolina inviata in 2 maggio 1916: “Servite a Dio con letizia e semplicità di cuore: perseverate insieme nella preghiera e nel lavoro, avendo grande divozione alla Madonna SS. e vivendo tutte nell‟umiltà e carità dolce di Gesù Cristo, come tutte unite in un cuore solo e un‟anima sola in Gesù Cristo crocifisso”,9 oppure leggere attentamente la prima lettera collettiva del 23 luglio 1916, nella quale delineava i punti fondamentali dello spirito della Congregazione e ne prevedeva i consolanti sviluppi,10 e soprattutto meditare la lettera considerata “magna carta”, scritta durante il primo viaggio in America nel 1921, nella quale spiega il senso profondo del nome: Missionarie della Carità.11 L‟Istituto fondato come parte integrante della Piccola Opera della Divina Provvidenza cresceva serenamente, basandosi sull‟approvazione diocesana, avvenuta il 21 marzo 1903 e sulle 4 Il 4 dicembre 1915 Don Orione scrive la lettera a Don Sterpi chiedendo che mandi due postulanti a Roma per aiutare nella cucina per gli orfanelli (a S. Giovanni). Così, dopo Ameno, la prima apertura era a Roma. L‟altra importante è quella di San Sebastiano Curone nel 1917, all‟apertura della quale, è legata la prima vestizione delle suore (4.10.1917). 5 Il 14 aprile 1914 scrive tra l‟altro: “Lei dica di nuovo al suo Direttore di spirito che veda un po‟ lui se Vostra Signoria non debba essere una piccola pietra di quel povero Istituto di cui le parlai”, Scritti 65, 112. 6 Lettera del 23 aprile 1913, Scritti 65, 109. 7 Ad Ameno, 8 luglio 1915; DOPSMC, 18; Scritti 39, 25. 8 Infatti, dopo dieci anni di collaborazione, Giuseppina Valdettaro decide di lasciare l‟Istituto e nel 1927 fonda a Legino, l'Opera di Santa Teresa del Bambino Gesù. Morì il 2 maggio 1984 a 95 anni nella sua casa a Legino, fu sepolta a Loreto, sulle alture di Savona. 9 “Alla Piccola Casa della Divina Provv.za, Tortona per S. Bernardino”; Scritti 39,117; DOPSMC, 25. 10 “Pensate bene, o buone figliuole del Signore, che vera felicità non vi è che nell‟amare e servire Dio, che nell‟amare e servire la Santa Chiesa di Dio, che nell‟amare e servire il prossimo per amore di Dio, vedendo nel prossimo e servendo nel prossimo lo stesso Signore Gesù Cristo, nostro Dio e Redentore Crocifisso per noi! (…) Il vostro Istituto sta sotto le ali della Divina Provvidenza, come un pulcino, e sotto il manto della Mamma Celeste, Maria SS.: vivete confidate nel Signore!” Scritti 67,185-187; DOPSMC, 26-28. 11 Scritti 65, 248-250; DOPSMC, 163-164. 3 Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza.12 In concreto, le Suore seguivano fedelmente le norme offerte loro negli “Usi della comunità”13 e negli esercizi spirituali vissuti ogni anno.14 Don Orione, nel 1920, dando notizie riguardo alle sue Suore scriveva: “Sono povere, poverissime, e vestono, invece che alla parigina, di stracci. La Casa di S. Bernardino è una casa qualunque, da povera gente, senza esteriorità, né aria di convento, o di istituto religioso: tutto vi predica la povertà, se non addirittura la miseria. Per costituzione non hanno finora, che il santo Evangelo, con tutta la carità, e la santa libertà che n. Signore vi ha impresso, e hanno poi un orario. Cominciarono da sei anni, e sono un‟ottantina, ma a Tortona non saranno forse più di 20; le altre stanno fuori ad esercitare la carità, onde furono chiamate le Missionarie della carità. Ma sono ancora tutte in prova; anche le prime venute, sono senza promesse, senza voti di sorta, neanche di devozione. Non c‟è premura né di istituire ordini monacali né di legare gente: sarà quello che piacerà al Signore: ora non desideriamo che di lavorarci l‟anima nel suo divino amore e nell‟amore del prossimo, - tutto il resto ci pare molto secondario, e di importanza molto molto relativa”.15 A distanza di sette anni scriveva a una Benefattrice: “Voglia assicurare l‟ottima sua figliuola che non ho interpretato affatto male i suoi sentimenti, - quindi se ne stia tranquillissima in Domino. La sua figliuola mi parla di cose difficili.... «di obblighi che avrei dovuto farle conoscere, come le Regole ed i Superiori della Congregazione». E dice anche: «Ho sempre creduto di venirne al chiaro, etc». Oh benedetta figliuola di Dio, ma non sa che io sono un povero bifolco, e che di codeste cose difficili, non me ne intendo. E se il Beato Cottolengo non diede le Regole che diciassette anni dopo che era morto, potrò darle io da vivo? «Se San Vincenzo de‟ Paoli, che era più pratico di noi, (diceva il Beato Cottolengo) lasciò passare vent‟anni prima di dare la Santa Regola alle sue figlie, sarà cosa ben fatta che noi ne lasciamo passare almeno trenta». Tutto questo non lo dice Don Orione, ma è il Beato che lo diceva. E il nostro caro Beato (si legge nella sua vita), dava semplicemente ordini”.16 Infatti, le prime suore si formavano nelle opere della carità credendo a Don Orione e aspettando con fiducia il tempo della formazione più regolare. 2.2. Primo noviziato, primi voti, prima professione perpetua Il primo noviziato è stato aperto nella ricorrenza della Natività di Maria Santissima, l‟8 settembre 1916. Don Orione diede la possibilità, alle dieci candidate scelte, di fare il ritiro di tre giorni e dopo aver celebrato la Santa Messa, le ammise, in modo semplice, in noviziato, senza la vestizione e il cambiamento del nome. Il 24 dicembre dello stesso anno, ne ammetteva al noviziato altre quattro, ma poi, quando il bisogno urgeva, prendeva le novizie e le mandava al campo di lavoro apostolico. Praticamente, il primo noviziato regolare, è cominciato nel giorno dell'Immacolata, 8 dicembre 1923, con l‟entrata di 12 aspiranti, quasi a richiamare una pagina del Vangelo e per 12 Vedi: LANZA, A., “L‟approvazione canonica della Congregazione nel 1903”, in MDO 110 (2003) 5-38; “Le Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza” in MDO 76 (1991) 1-70. Don Orione diceva ai suoi sacerdoti il 13 agosto 1915 : “Fine delle Suore è lo stesso del nostro: «Attaccamento alla Santa sede». Avranno le stesse Costituzioni. Per ora sono a carico della Casa di Tortona. Dovranno però mantenersi da sé: avranno una amministrazione totalmente divisa dalla nostra ed un totale distacco da noi”, Riunioni, 44-45. 13 Nell‟Archivio generale delle PSMC si trova l‟antico libretto degli “Usi della comunità” di scrittura di Giusepina Valdettaro e le copie dattiloscritte utilizzate dalle suore. Queste norme pratiche offrivano le indicazioni riguardo al silenzio, modo di comportarsi in camera, in chiesa, in refettorio, durante la ricreazione, il contegno, la moralità, le norme per la vita comune, ecc. 14 Due corsi di Esercizi Spirituali ha guidato lo stesso Don Orione, quelli del settembre 1919 e dell‟agosto 1923. Nei primi due volumi della Parola di Don Orione sono riportate tutte le prediche e altri discorsi occasionali del Fondatore alle PSMC. La parola di Don Luigi Orione, 12 volumi dattiloscritti, in ADO (Parola I... ). 15 Roma, 18.11.1920; Scritti 39,142ss. 16 16.02. 1927. – “Distinta Signora, insigne Benefattrice mia e de‟ miei poveri”; Scritti 47, 69. 4 onorare i Santi Apostoli, primi seguaci di Gesù. Finito l‟anno di noviziato, le novizie non facevano ancora la professione religiosa. All‟uscita di G. Valdettaro, Don Orione conferì ad Assunta Tersigni17 la guida delle sorelle, e il 29 luglio 1927, al termine degli Esercizi spirituali, con una funzione solenne le benediceva l‟abito religioso, imponendole il nome di Suor Maria Pazienza, e ne riceveva la professione religiosa “secondo le Regole e Costituzioni della Piccola Opera della Divina Provvidenza e delle Suore Missionarie della Carità”.18 Insieme con lei, emisero la loro professione anche tre novizie: Sr M. Vincenza, Sr M. della Guardia Chiricosta e Sr M. Croce Manente. Era la prima vera professione emessa nell‟Istituto. Don Orione, considerando la solenne cerimonia, come prima data storica, sottolineava l‟importanza dell‟evento: “Questo giorno segna veramente la prima data storica della nostra piccola e nascente Congregazione. Giorno solenne e grande, nel quale ci si apre innanzi una nuova vita e nuove speranze alimentano i nostri cuori. Il Signore versa su di noi abbondanti grazie. È giunta veramente l‟ora di Dio, l‟ora delle misericordie: l‟inizio di un nuovo e reale slancio di cose e di avvenimenti, un principio al quale succederà un seguito di altre grazie”.19 Iniziava un nuovo cammino e, a garanzia che la vita sarebbe continuata, Don Orione prometteva che “prestissimo” sarebbero state ammesse “altre ai santi voti” e avrebbe vestito “molte del santo abito” e il 15 agosto “avrebbe dato l‟abito nuovo a un gruppo di Suore cieche, ammesse alla clausura”.20 C‟erano tutte le premesse perché la piccola Congregazione potesse presto espandersi e Don Orione sentiva ripagate oltre misura le sue prove e sofferenze: aveva, finalmente, le “sue” Suore! Dopo tre anni, il 2 dicembre 1930, spinto dalla necessità di inviare sei Suore in missione in America latina, decide di far fare a tre di loro la prima professione e a Sr. M. Concetta Bova, Sr. M. 17 Assunta proveniva da Roma, dove ancora prima della fondazione ufficiale, aveva contatti con la Piccola Opera della Divina Provvidenza. Lo sappiamo fra l‟altro dagli appunti di M. Pazienza: “Da parecchio tempo avevo avuto contatto con Don Adaglio, ho espresso a lui il mio desiderio di entrare a far parte di una congregazione religiosa (…) Verso la fine del 1914 don Adaglio mi annunciò la venuta di Don Orione a Roma per i primi di gennaio del 1915, per prendere decisioni intorno all‟inizio della congregazione femminile da lui desiderata; sopravvenne, però, il terremoto della Marsica, che richiamò Don Orione sul luogo del disastro, pronto a darsi tutto per sovvenire ai grandi bisogni dell‟ora; (…) Nel dicembre dello stesso 1915, la Marchesina Valdettaro, accompagnata dalla mamma di Don Bariani e da due aspiranti, è venuta a Roma per prendere occupazione della casa degli orfani del terremoto in Via Alba, per prendere a carico i lavori di cucina e della guardaroba. A me, Don Adaglio, in presenza delle nuove venute, mi disse che, sebbene per il momento mi trovavo impossibilitata alla vita della congregazione, mi assumessi però l‟incarico delle suore che rimanevano nella casa, e che mi considerassi già appartenente alla Congregazione. In quel periodo, in cui la Valdettaro rimase a Roma con le altre compagne, si tenne in contatto con me, e così pure quando essa fece ritorno a Tortona, si manteneva in buona corrispondenza”, ASPSMC, IX/a 18.6 (Archivio Storico «Piccole Suore Missionarie della Carità», Casa generale, Roma). 18 Scritti 39, 122; La formula della professione è stata preparata personalmente da Don Orione. In essa si parla delle Regole e Costituzioni delle Suore, che in realtà ancora non c‟erano. È vero che Don Orione ci pensava. Alla richiesta di una Curia vescovile riguardo alle sue Suore, così desiderava che si scrivesse: “I. Ci chiamano le missionarie della carità. Nostro scopo generale è di diffondere con la divina grazia e mediante le Opere della misericordia, l‟amore di Dio e del prossimo, specialmente nei piccoli e nei poveri più abbandonati. II. L‟Istituto è di diritto diocesano. III. Le Regole stanno conformandosi alle nuove norme del Diritto canonico (…)”, (29.08.1925. – Eccellenza Rev.ma, Scritti 48,107). 19 DOPSMC, 229. 20 Ibidem. Nella stessa lettera, con la quale veniva annunciato a Suor M. Sebastiana l‟arrivo a San Sebastiano Curone delle Figlie della Madonna della Guardia, Don Orione aveva preannunciato di voler dare inizio alla nuova Famiglia: “Ora voi pregate tanto - scriveva - perché desidero, col divino aiuto, servirmi di voi per dare principio alla famiglia religiosa delle Suore cieche, come vi ho sempre promesso”; Scritti 39,92. 5 Fede Inuso e Sr. M. Lucia Meduri i Voti perpetui. In quel giorno, insieme con loro, ha fatto la professione perpetua anche Sr Maria Pazienza Tersigni. 2.3. Espansione e missione Fin dall‟inizio della fondazione, nonostante la mancata regolare preparazione alla vita religiosa, Don Orione mandava le suore ai diversi campi di apostolato. L‟apertura della prima Casa di carità ad Ameno era, per Don Orione, un segno della provvidenza per dedicarsi, come san Giuseppe Benedetto Cottolengo, alla cura dei più abbandonati. Egli stesso lo scrive in terza persona: “Mentre sull‟Europa imperversava la bufera di una guerra quanto mai micidiale, la Divina Provvidenza conduceva per la santa via della carità di Cristo i passi di un povero sacerdote, il quale, già da una ventina d‟anni, benedetto dal Papa e dai Vescovi, lavorava con la sua umile Congregazione, “La Piccola Opera della Divina Provvidenza”, alla cristiana e civile educazione della gioventù più povera e derelitta, in parecchi suoi Istituti, sparsi nella nostra diletta Italia e all‟Estero. Nel maggio 1915 passava piamente a miglior vita la Contessa Teresa Agazzini, zia del General Fara, lasciando a lui, a Don Orione, la sua casa nel Novarese, perché ne facesse un asilo di carità per poveri vecchi. Fu appunto quella casa che diede modo al povero prete, già tanto portato verso San Giuseppe Cottolengo, di aprire, a sé e ai suoi Sacerdoti e Suore, un nuovo campo di apostolato di carità e sollievo di poveri e di malati d‟ogni specie, sul modello della grande Opera di Torino, fondata dal Cottolengo stesso”.21 Il 19 marzo 1924, festa di San Giuseppe, Don Orione, con l‟aiuto delle Suore, apre il primo Piccolo Cottolengo Genovese (a Marassi). A distanza di pochi anni, come risposta ai bisogni dei tempi, ne venivano aperti tanti altri, per la cura dei membri più sofferenti della Chiesa.22 La prima significativa espansione missionaria avvenne nel 1930 con la partenza delle Missionarie della Carità per l‟America Latina. Leggiamo nella lettera di Don Orione: “In uno dei vostri ultimi Esercizi Spirituali ho portato a vostra conoscenza la proposta che veniva fatta dal Sacerdote Giuseppe Zanocchi, Ispettore delle Case della Piccola Opera della Divina Provvidenza dell‟Argentina e dell‟Uruguay, di voler inviare in America almeno sei di Voi, o buone figlie di Dio, per aprirvi un Piccolo Cottolengo: sarebbe il primo Cottolengo che si apre nel Sud-America. Invero, si tratta di una Casa che dovrà accogliere, nel nome della Divina Provvidenza e di S. Vincenzo de‟ Paoli, il grande Santo della Carità, malati e derelitti di ogni genere, di ogni età e sesso, di ogni nazionalità e religione, e vera roba da Cottolengo: quelli cioè che, non ricevuti da nessun altro Istituto di beneficenza, sono come il rifiuto di tutti, e, secondo il concetto del mondo, i rottami della società. La Casa é pronta: si trova a Lanus, alle porte della popolosa città di Buenos-Aires. E la pia Associazione delle Vincenzine di quella capitale si incaricherà di mandarci i poveri più miserabili e abbandonati. Si deliberò allora con slancio di accettare, perché noi siamo per i più poveri. Molte di Voi fecero domanda: ne vennero scelte sei, per ora. Esse andranno con la benedizione di Dio a ricevere quei miseri, come se fossero Gesù Cristo. Dovranno pensare a mantenerli, ad assisterli, tenerli puliti, curarli da buone Samaritane (…)”.23 21 Scritti 114, 284. Dall‟anno 1924 anche in Polonia, accanto ai Figli della Divina Provvidenza si affiancarono alcune ragazze per servire Dio e il prossimo. Le prime di loro vennero in Italia per la formazione nel 1928. Nel 1932 le tre prime, insieme con Sr M. Francesca Saveria (italiana) ritornavano per consolidare il nascente ramo femminile della Piccola Opera della Divina Provvidenza in Polonia. 22 6 Dopo il commovente mandato missionario celebrato a Tortona e a Genova, le suore partirono sul piroscafo “Giulio Cesare” il 7 dicembre 1930 e arrivarono a Buenos Aires il 22 dicembre accolte da Don Zanocchi, a cui Don Orione aveva raccomandato: “Dopo Dio e la SS. Vergine Immacolata, le metto nelle vostre mani; fate loro da padre in Gesù Cristo”.24 3. Contesto specifico della stesura dei primi due capitoli delle Costituzioni 3.1. Don Orione in America A quattro anni dalla partenza delle prime Missionarie della Carità per l‟America, il 24 settembre 1934 s‟imbarca sul “Conte Grande” anche Don Orione stesso. È il suo secondo viaggio in America. Durante il primo, tra il 1921 e il 1922, ha visitato l‟Argentina, l‟Uruguay e il Brasile. Adesso va a consolidare le comunità aperte e a partecipare al 32° Congresso Eucaristico Internazionale a Buenos Aires. In Italia lascia la direzione della Congregazione nelle mani di Don Carlo Sterpi, suo amico confidente e collaboratore fedele. Con lui parte anche Madre Pazienza insieme con la benefattrice signora Ernestina Castelli ved. Larrea, che “con la sua generosità” aveva dato modo alla Superiora generale di poter andare a visitare le Suore di Argentina e Uruguay.25 3.2. L‟esperienza di purificazione e maturazione spirituale Da alcuni scritti e dalle testimonianze, sappiamo, oggi, che Don Orione è partito con una grande pena nel cuore. Chiaramente, lo si può capire dalla lettera indirizzata al vescovo di Tortona mons. Simone Pietro Grassi. In essa, oltre tante espressioni di figliale devozione, leggiamo fra l‟altro: “Ella sa che si é tentato coprirmi di fango, e di qual fango! È da quattro anni che io sto aspettando una parola dal mio Vescovo di difesa: la calunnia ha così dilagato nella Diocesi e fuori, che fin i miei Chierici la sanno! Come ne hanno parlato Sacerdoti e laici. Ho sempre taciuto, ho sempre sofferto e pregato, ma non sono sasso, né pietra, si tratta del buon nome, e di ciò che un Sacerdote deve avere più caro: il suo onore. Ci siamo rivolti alla nostra Chiesa e al nostro Vescovo... Non ho mai chiesto processi: non voglio il male di nessuno, ma il bene di tutti: perdono a tutti, vorrei dare la vita per tutti”.26 Calunnia, sorta mentre Don Orione stava a Messina (luglio 1910); ricominciò a circolare di nuovo nella diocesi di Tortona nel 1931. Don Orione cercava la difesa dal proprio Vescovo, ma non la ricevette, e per difendere il buon nome della Congregazione, decise di allontanarsi, come del resto scrive al Visitatore Abate Emanuele Caronti, nominato per la Piccola Opera dalla Santa Sede nel 1936: “E qui, mi par conveniente manifestare a v. E., in via riservata, che, quando ho lasciato l‟Italia, non sono venuto in America solo con l‟intendimento di visitare gli Istituti che la Piccola Opera già aveva qui, ma, senza dirlo neanche a Don Sterpi, per non dargli più grave dolore, mi son gettato in mare, quasi come un Giona, sperando che la mia lontananza avrebbe calmate le onde furiose, e salvata la povera barca della mia Congregazione. Ed era pur necessario che io mi allontanassi, per porre un atto, a tutela del mio buon nome”.27 23 Alle Suore “Missionarie della Carità”, Tortona, 21 novembre 1930; Scritti 107, 332. Lettera del 6 dicembre 1930; Scritti 1, 139. L‟anno seguente, il 6 giugno 1931, sono partite altre sei suore; il 28 febbraio 1932, quattro suore e lo stesso numero il 17 giugno 1935. Insieme, 20 suore missionarie. Negli anni seguenti, dietro il richiamo di Don Orione, si continuava organizzare nuove spedizioni missionarie. 25 Scritti 103, 252. “La signora Larrea e la Superiora hanno sofferto abbastanza - scriveva durante la traversata -; ora vanno meglio” (Lettera a don Giuseppe Callegari, 5 ottobre 1934 – Scritti 36, 147). 26 A “Mio buon Padre in Gesù Cristo”, 16.10. 1934; Scritti 107, 208. 27 1.08.1936; Scritti 19, 91. Oltre la calunnia, in quel tempo Don Orione provava altre difficoltà, gelosie e incomprensioni. È conosciuta anche una certa avversione del Card. Minoretti, allora Arcivescovo di Genova, le cause della quale, spiega don Giuseppe Zambarbieri, nella TESTIS XLIII, Summarium, 705. 24 7 I motivi affermati nella calunnia non affioravano mai, ma la sofferenza interiore unita al fiducioso abbandono a Dio provocò in Don Orione una crescita spirituale profonda. Egli stesso scrive, durante il viaggio di congedo dalle comunità situate all‟interno dell‟Argentina: “Come l‟oro si prova al fuoco e l‟amore coi fatti, così la Fede si prova con le opere di misericordia, si prova nei cimenti e immolazioni interne, personali: si prova nei cimenti e combattimenti esterni e pure nei vilipendi e persecuzioni. Ma per la Fede, le persecuzioni e vilipendi, anziché essere cagione di separarci da Cristo, saranno, invece, accrescimento di vita cristiana, di vita veramente di abnegazione, di perfezione religiosa, di soda virtù, di verace amore a Dio ed agli uomini, di unione a Gesù ed alla Sua Chiesa”.28 In quel tempo Don Orione non solo ha vissuto l‟accrescimento “di verace amore a Dio ed agli uomini” sbocciato in una straordinaria espansione delle opere apostoliche, ma soprattutto ha sperimentato una intima configurazione con Cristo Crocifisso, sentendosi anche lui calunniato, rifiutato, esule, abbandonato. Questa identificazione lo ha portato all‟altra identificazione con i poveri del piccolo Cottolengo e al passaggio dalle opere della carità all‟ecclesiologia della carità.29 3.3. Elaborazione degli articoli e la consegna Già da tempo Don Orione sentiva come urgente, per la Congregazione delle Missionarie della Carità, elaborare le Costituzioni, che esprimessero chiaramente il nome, il fine e lo scopo particolare della loro esistenza nella Chiesa. Morto Mons. Grassi, che accompagnava dall‟inizio i loro sviluppi, nella Diocesi e altrove, veniva al suo posto il nuovo Vescovo, al quale certamente le Suore dovevano presentarsi, ma non possedevano una loro propria “carta d‟identità”. Ecco, perché Don Orione, il 5 gennaio 1935, scrive a don Sterpi: “Per motivi facili a comprendersi, è urgente, urgentissimo che le suore abbiano le Regole stampate. Voi prendete lo scopo nostro, primo capitolo, come è nelle nostre costituzioni, - poi, o prendete le stesse nostre costituzioni (adattandole per le donne) o quelle della Michel, e le aggiungete al I capitolo sul fine della Congregazione cambiando nome: le missionarie della carità. Ormai, eccettuata la diversità dello scopo o fine, tutte le costituzioni sono le stesse e devono essere fatte sulla falsariga che fu data dalla Santa Sede: sono tutte le stesse. È bene che il nuovo Vescovo trovi le costituzioni. Per le sacramentine idem (vedete di farvi dare le regole dalla Maria Gambaro delle sacramentine di Genova, fondate da sua zia materna”.30 Si vede però, che nel frattempo, cercava egli stesso di elaborare qualche versione propria, basata su altre regole. Nella lettera del 5 febbraio 1935 si legge: “Ho ricevuto le regole della Michel: farò le correzioni per le nostre suore e urge che abbiano le regole pronte”.31 Non gli era facile fermarsi e concludere il lavoro intrapreso. Stava per aprirsi il Piccolo Cottolengo Argentino. A sr M. Stanislàa scriveva in aprile: “Sto bene, grazie a Dio, - sono affocato di lavoro, - Deo gratias! – Pregare - pregare - pregare!”.32 28 A “Cari miei fratelli e figliuoli in Gesù Cristo, che vi trovate a Montebello per i Santi Esercizi Spirituali”, dal vaporetto “General Artigas”, 24 giugno 1937, in viaggio pel Chaco e per Itatì; Lettere II, 458 (Lettere di Don Luigi Orione, due volumi, Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 1969). 29 Cfr. FORNEROD, H. F., “Sentire Ecclesiam. La sensibilidad eclesiológica de San Luis Orione en clave carismática”, tesi di dottorato, Roma 2008, p. 253ss. Insieme con questa elaborazione bisognerebbe leggere anche il contributo che ha dato all‟Incontro Interprovinciale delle PSMC in Argentina nel settembre del 2009, in Atti dell‟Incontro, p.19-68. 30 A “Caro don Sterpi; Scritti 18,45. 31 A “Caro don Sterpi”; Scritti 18,61. Don Serpi il 22 febbraio 1935 di nuovo gli scriveva: “Mando le Costituzioni delle Sacramentine di Genova; ne ho chieste altre a Torino. Vi serviranno per le Regole delle nostre Suore. Le Suore di lì avranno certo i loro usi di comunità, che vi potranno servire”; Sterpi, 7, 321 (Sterpi don Carlo, Lettere a Don Orione e ad altri Confratelli, 35 volumi dattiloscritti. ADO). 32 A “Buona figlia di Dio”, 4.04. 1935; Scritti 27, 122. E il 12 aprile scriveva: “A Suor Maria Pazienza e a tutte le Suore Missionarie della Carità: alle Suore Sacramentine Cieche: alle Suore della Madonna della Guardia, invoco dal Signore e mando la più ampia, paterna benedizione di buona e Santa Pasqua. Prego Suor Maria Pazienza di 8 Il 28 aprile 1935, viene aperto il primo Piccolo Cottolengo Argentino, opera di carità in un‟ottica nuova, come segno dell‟amore sponsale, materno e verginale della Chiesa verso i suoi figli più bisognosi. Nonostante tanto lavoro, Don Orione finalmente mette mano per scrivere personalmente, sulla base della propria esperienza, i primi due capitoli delle Costituzioni. L‟intenzione iniziale era di stendere l‟intero corpo delle Costituzioni. Poi, pressato sempre da mille altri impegni, e considerando che la parte normativa e disciplinare avrebbe dovuto seguire, in linea generale, quanto era già stabilito nel Codice di Diritto Canonico, si preoccupò di fissare, per il momento, solo il Titolo e il Fine della Congregazione e la sua particolare consacrazione alla Vergine.33 “Fissato il nome e il fine speciale -scriveva a don Sterpi - il resto, date le consapute norme della Santa Sede, è - poco più poco meno - identico a tutte le altre Congregazioni femminili; quindi penso che, entro non molto tempo, potranno avere anche esse le loro Costituzioni (...). In caso che qualche Vescovo o Autorità richiedesse qual è lo scopo, ecco che sapranno cosa rispondere (...). Così non si potrà più dire, che non si sa preciso quale è lo scopo della Congregazione”.34 Riportiamo il testo scritto da Don Orione e accanto la fotoriproduzione. “Qui incominciano, nel nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, le Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità” +Instaurare omnia in Christo Buenos Aires, 12 sett.bre 1935 Pequeño Cottolengo Argentino Festa del Nome di Maria SS. Nel nome di Dio e di Maria SS. Capo I Del titolo e fine della Congregazione 1. Il titolo della Congregazione è «Piccole Suore Missionarie della Carità». 2. Il fine primario e generale della Congregazione è la santificazione delle proprie Religiose, mediante la osservanza dei voti semplici di povertà, castità, obbedienza e carità, e di queste Costituzioni. 3. Suo fine particolare e speciale poi è l‟esercizio della carità verso i prossimi, massime col consacrare la vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù Cristo, del suo Vicario, «il dolce Cristo in terra», il Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli del popolo e i poveri più lontani da Dio o più abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle Opere evangeliche della misericordia. comunicarla alle varie Case; - Mi raccomando alle preghiere di tutte e di ciascuna. Si dà principio al Piccolo Cottolengo Argentino il 28 Aprile, e avrei bisogno di alcune Suore, - se non si può mandarne cinque, ne vengano almeno tre, ma siano valide e di vero buono spirito e fattive. La SS. Vergine le accompagni e benedica! Verrà anche qualche Sacerdote, certo due o tre Chierici. Non ho più tempo: siate tutte e sempre benedette in Gesù Cristo e nella Santa Madonna”, Scritti 103, 256. 33 Vedi: LANZA, A., “Il Beato Luigi Orione e le Piccole Suore Missionarie della Carità (1900-1940)”, Roma 1996, p. 174ss. 34 Lettera del 12 settembre 1935; Scritti 18, 146. 9 Capo II Madre e Protettrice celeste 1. La Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità è particolarmente consacrata a Maria SS. Immacolata e Misericordiosissima Madre di Dio; e sta sotto le ali della Divina Provvidenza e sotto il manto di Maria come una bambina. 2. E per la filiale divozione che essa nutre, fin dal suo nascere, verso la Beatissima e sempre Vergine Madre di Dio, ne diffonderà, quanto più possibile, il culto: ogni Casa, di proprietà della Congregazione, si onorerà di denominarsi da qualche suo titolo o prerogativa, e ogni Suora assume, quale prenome, il nome di Maria Cap III Deo gratias et Mariae! Sac.te G. Luigi Orione, dei Figli della Divina Provv. 35 Invia le prime bozze a Don Sterpi con la data del 2 settembre 1935,36 e prove di stampa arrivarono a Buenos Aires, affinché egli le correggesse, il 20 ottobre. Ci sono parecchie bozze del testo in elaborazione, le quali evidenziano il progressivo miglioramento fino alla versione ultima. Il 4 novembre Don Orione scrive a Don Sterpi chiedendo di affidare a Madre Maria Pazienza, superiora delle suore, il compito di distribuire lei stessa le copie del testo, stampato in 1000 copie.37 4. Una breve analisi dell’autografo lasciato da Don Orione 4.1. “Qui incominciano, nel nome di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, le Costituzioni delle Piccole Suore Missionarie della Carità”, fa pensare all‟intenzione di una stesura completa delle Costituzioni. Il riferimento alla Santissima Trinità, sottolinea il valore dell‟atto che sta per compiersi e del testo che, d‟ora in poi, dopo il Vangelo, deve essere un punto di riferimento nel cammino della vita consacrata. Sappiamo che Don Orione, nonostante la buona volontà, alla fine si premurò di fissare sulla carta solo quanto sentiva come espressione particolare del proprio carisma, e lo espresse in soli cinque articoli, suddivisi in due capitoli. 4.2. “Instaurare omnia in Christo” – motto carismatico che, fin dalla nascita della Piccola Opera della Divina Provvidenza, indicava il traguardo dell‟apostolato e dava senso al quotidiano sacrificio della vita. Fra i documenti giunti a noi, il motto lo troviamo la prima volta - unitamente al grido: "Anime! Anime!" - sulla testata del bollettino La Scintilla del 31 agosto 1895.38 35 Scritti 18, 147; DOPSMC, 313-315. “Avete ricevuto i due primi articoli, che fissano lo scopo delle nostre suore?, erano in data 2 settembre?”, Scritti 18,166. 37 Prima già accennato a M. Pazienza nella lettera del 14 settembre 1935: “Ho mandato a Don Sterpi e a Don Perduca qualche cosa che si riferisce alla vostra Congregazione e che, spero, vi porterà conforto nel Signore”, Scritti 103, 263267. 38 Vedi: LANZA, A., “Il motto della Piccola Opera della Divina Provvidenza”, ACCG 51 (1997) 67-80 (Atti e Comunicazioni della Curia Generale della Piccola Opera della Divina Provvidenza, Roma, 1946-). Negli ultimi mesi 36 10 La frase paolina (Ef 1,10) viene scritta all‟inizio della lettera dell'11 febbraio 1903, con la quale Don Orione chiedeva al Vescovo mons. Igino Bandi, l'approvazione diocesana della Congregazione; dopo l‟approvazione diocesana il motto "diventò il nostro timbro - scrisse Don Orione (18.01.1905) - venne stampato in testa alle nostre carte, e scritto a caratteri purpurei e fulgidissimi sugli orifiamma e sulle bianche bandiere che adornano e sventolano sulle Case della Divina Provvidenza nei giorni di maggior festa (...). L'instaurare omnia in Christo fu per noi sempre quasi un'invocazione, l'idea che tutta assomma la missione dell'Opera e i suoi sacrifici, la parola d'ordine, la luce che vivifica, rialza e tutto segna il fine del nostro vivere e operare in comune, e il sospiro della nostra vita e della nostra morte".39 Come nelle Costituzioni dei Figli della Divina Provvidenza, così anche in quelle delle sue Suore, il Fondatore voleva mettere il lemma, che gli unisce nel comune carisma e finalità. Del resto, nel 1940, dopo la morte del Fondatore, il canonico Arturo Perduca, interprete fedelissimo del suo pensiero, scrisse queste parole: “Il nostro amato Padre Don Orione vide che, per meglio attuare il grande programma «Instaurare omnia in Christo», cioè per fare del bene ad un maggior numero di anime, abbisognava, oltre che di collaboratori, anche di collaboratrici, come hanno fatto altri apostoli della carità”.40 4.3. “Buenos Aires, 12 settembre 1935, Pequeño Cottolengo Argentino, Festa del Nome SS. di Maria”41 – data e luogo, tutto simbolico per sottolineare il nuovo nome della Congregazione, con aggiunta “Piccole” e di ogni suora, che abbia “quale prenome, il nome di Maria”. Proprio, Maria Santissima che nel «Magnificat» si proclama “la piccola serva del Signore” (Lc 1,48), si impegna a proteggere ed accompagnare le sue figlie, che da quel momento saranno chiamate con il suo nome, per vivere piccole e umili nell‟esercizio della carità. Il luogo “Pequeño Cottolengo Argentino” diventa la metafora di tanti luoghi per gli “abbandonati”, poveri e piccoli. La piccolezza e il senso della povertà umana sono necessarie per servire i “piccoli di Dio” con lo spirito evangelico, non da padroni, ma da madri e sorelle in Gesù Cristo, e vedendo e servendo in loro il Figlio dell‟Uomo. Soltanto chi sperimenta il processo di diventare veramente “piccoli” riesce a trasmettere l‟amore di Dio ai “piccoli”, ad aiutarli a riconquistare la loro dignità e il senso di essere preziosi agli occhi del Signore. 4.4. Il primo capitolo – il titolo della Congregazione. Per la prima volta appare qui il pieno nome del nuovo Istituto religioso: «Piccole Suore Missionarie della Carità».42 Dagli inizi incontriamo del 1897 e primi del 1898 – probabilmente - Don Orione abbia steso almeno la bozza di due articoli di Costituzioni, giuntici distribuiti in tre minute. In essi lo spirito-carisma della Congregazione è così espresso: "Impiegarsi (...) con ogni modo voluto dalla carità, a portare la società tutta al Nostro caro Signore Gesù -Instaurare omnia in Christo -, specialmente col fare sinceramente cristiana e cattolica la gioventù, dalla scuola ai campi, e coll'attuare la volontà e i desideri del Papa con ogni opera di carità spirituale e temporale (...). Questa è la Regola fondamentale e la nostra professione di fede e di vita religiosa", Scritti, 90, 404. Questi due punti dovevano rimanere, in realtà, fondamentali per tutti i lavori legislativi successivi. "Tutte le costituzioni (o regole) posteriori a questi due articoli - continuava Don Orione - dipendono, s'intende, da questi due primi", (Scritti 110, 23). 39 Lettere I, 43ss. 40 Cfr. Postulazione della Piccola Opera della Divina Provvidenza: “Il Padre Fondatore Servo di Dio Don Luigi Orione alle Piccole Suore Missionarie della Carità”, pro-manoscritto, Roma 1962, pagine dell‟introduzione. 41 Durante gli Esercizi spirituali, proprio il 12 settembre del 1919 si rivolgeva alle Suore: “Alzate gli occhi al Cielo e chiamate Maria! Il nome di Maria è potente, sconfigge, annienta l‟eresia e soltanto nel suo nome si sconfissero e vinsero le più grandi e potenti battaglie di tutti i secoli. Non basta amare, onorare la Madonna coi canti e con le lodi; bisogna onorarla, imitarla nelle sue virtù, nelle sue prerogative; così il nostro amore sarà amore vero, e meriteremo il suo aiuto, il suo patrocinio non soltanto per noi, ma per le anime che ci sono affidate. Chiamate la nostra buona Madre, sempre, in ogni circostanza, triste o lieta, della vostra vita. Essa sempre vi sia compagna. Voca Mariam! Tutto andrà bene, riuscirete a tutto; farete tutto bene, se sarete veramente devote di Maria”, Parola, I 177-179. 42 In una delle prime bozze incontriamo ancora il nome “Missionarie della Carità”, e poi nelle versioni seguenti appare con “Piccole Suore”. Bisogna dire che anche dopo la stesura delle Costituzioni Don Orione spesso usava il nome iniziale: “Missionarie della Carità”. 11 altri titoli, come: “Piccole Figlie della Divina Provvidenza” (1916),43 “Piccole Missionarie della Divina Provvidenza” (1917),44 “Missionarie della Carità” (1919).45 Praticamente dal 12 marzo 1920, dal famoso discorso alle Suore di San Bernardino,46 la denominazione „Missionarie della Carità‟ venne confermata e incominciò a comparire anche negli Scritti47. Siccome qualche Suora, pensando forse di adeguare la denominazione alla forma iniziale “Piccole Missionarie della Divina Provvidenza”, si era permessa di aggiungere “piccole” anche davanti a “Missionarie della Carità”, Don Orione il 24 ottobre (1920) puntualizzò vivacemente: ”Voi vi chiamate „Missionarie della Carità‟ non piccole Missionarie, ma grandi Missionarie, perché dovete fare tanto bene; non piccole perché io non l‟ho detto, e chi l‟ha aggiunto è stata qualche testa piccola di Suora. Piccole Suore sì, ma grandi Missionarie”.48 Nella lettera («magna carta»), scritta dall‟oceano Atlantico il 18 agosto 1921, leggiamo in riferimento: “Alle povere figlie del Signore, che sono state dette, a loro confusione, «Le Missionarie della Carità». (…) La vostra minima istituzione fu fondata nel Cuore di Gesù, perché di là è venuta la carità sulla terra e di là Voi la dovete attingere per voi e per gli altri, cui la Misericordia di N. Signore vi indirizzerà, e la vostra fede sta nella Croce e nella Chiesa del Papa, e la vostra fermezza sta nella santa Provvidenza e nella Chiesa Santa del Papa e dei Vescovi, che sono in unione e dipendenza con Lui, che è il Vicario unico di Gesù Cristo sulla terra. (…) e la vostra minima Congregazione religiosa porterà il nome di «Missionarie della Carità», il ché vuol dire Missionarie di Dio perché «Dio è Carità» «Deus Charitas est»; vuol dire Missionarie e di Gesù Cristo, perché Gesù Cristo è Dio ed è Carità: vuol dire Missionarie, cioè evangelizzatrici e serve dei poveri, perché nei poveri voi servite, confortate ed evangelizzate Gesù Cristo”.49 Il nome pieno di significato, che indica la fonte dell‟amore che è Dio stesso, la necessità di 43 Quando il 26 ottobre del 1916 morì l‟aspirante Caterina Laganà, prima di morire, emise i voti religiosi come fosse novizia. Il Diario della Casa Madre di Tortona commenta: “Ecco la prima professa della Congregazione in Paradiso a perorare la causa delle Piccole Figlie della Divina Provvidenza!”, vedi, ASPSMC Roma, Diari di Casa Madre, I, 12ss. Questo nome potrebbe essere legato con il nome della Congregazione fondata dalla beata Madre Teresa Grillo Michel: “Piccole Suore della Divina Provvidenza”, le quale per un periodo accompagnava Don Orione. 44 Dopo la prima vestizione (4.10.1917), il 13 ottobre, dando gli ultimi consigli alle Suore che partivano per San Sebastiano Curone, Don Orione comunicò anche la loro denominazione: “Se venite interrogate sul vostro nome, vi limiterete a dire: «siamo le Piccole Missionarie della Divina Provvidenza»”, vedi: Parola I, 101; DOPSMC, 82. 45 La denominazione “Missionarie della Carità” Don Orione la usò la prima volta il 7 febbraio 1919, parlando alle Suore a San Bernardino. “Vi chiamate „Missionarie della Carità‟” aveva detto; ma, nello stesso discorso, riferendosi a loro, aveva completato la denominazione: “Infervorate l‟anima vostra alla carità di Gesù Cristo, ed allora sarete veramente „Missionarie della Carità del Sacro Cuore‟” Parola I, 155 e 158. Don A. Lanza scrive che “Piccola Casa della Divina Provvidenza era stato il titolo del primo Istituto; Piccola Opera della Divina Provvidenza, quello della sua Congregazione; Piccoli Cottolengo, quello delle sue Case di Carità, ed ora Don Orione - che, nella magna charta del 18 agosto 1921, aveva esaltato lo zelo e lo spirito missionario e caritativo, nel quale dovevano eccellere le sue Religiose come grandi Missionarie della Carità - vuole che le stesse, nel comportamento esteriore di una vita semplice ed umile, appaiano al superficiale giudizio del mondo come piccole Suore”, o.c., p. 176. 46 Il discorso contiene molti punti importanti ed è necessario leggerlo per intero (Parola I, 231-242; DOPSMC, 129138). Riportiamo solamente alcune frasi: “Per ora siete tutte Missionarie della Carità; in seguito sarà quel che il Signore verrà dicendomi. (…) Sarà una grande famiglia, come al Cottolengo, ma composta di tante famiglie, di cui tutti i membri dovranno vivere la carità di Gesù Cristo, portarla in mezzo al mondo, ardere e consumarsi vittime dell‟amore di Dio. La carità del Signore si estende a tutti; quindi, non vi meravigliate se vedete tra voi tante cieche; verranno pure sordomute e forse il Signore vorrà qualche cos‟altro ancora. (…) Anche con gli occhi e con le orecchie chiuse si può amare tanto nostro Signore, sacrificarsi per Lui, ed essere sue spose. (…) Vi chiamate «Missionarie della Carità» , ma come potete essere tali, se non ne avete carità? (…) Ultimamente in Roma, in Vaticano mi chiesero: - Come chiamate le vostre Suore? – Io le chiamo «straccione», ma bisognerà chiamarle le «Missionarie della Carità»”. 47 Cfr. Scritti 27, 5: nella lettera indirizzata a Costanza Bertolotti (Suor M. Stanislaa) si specifica: “Suora delle Missionarie della Carità”. Il 29 agosto 1925 la denominazione è comunicata ufficialmente al vescovo di Tortona, Mons, Simon Pietro Grassi: “La denominazione di questa Famiglia religiosa é Missionarie della Carità” (Scritti, cit., 39, 125.). 48 Parola I, 245. 49 DOPSMC, 163-164. 12 attingere da questa fonte continuamente per spargere gratuitamente l‟amore, cioè rivelare nel quotidiano che Dio è amore e che “tutte le anime sono amate da Cristo, per tutte Cristo è morto, tutte Cristo vuole salve tra le Sue braccia e sul Suo Cuore trafitto”.50 Affinché questo avvenga nello spirito della “piccolezza” Don Orione mette tutte nelle “mani della SS. Vergine, perché siate quali N. Signore vi vuole, tutte umili, modeste, piene dello spirito di sacrificio e della carità di Gesù Cristo, a servizio dei poveri, dei piccoli e degli abbandonati, vivendo ai piedi e nell‟amore dolcissimo della Sua S. Chiesa e del Vicario di N. Signore”.51 Come è stato evidenziato fin dall‟inizio il nome del nascente Istituto accompagna l‟aggettivo “Piccole”, e se anche per un po‟ di tempo non appare chiaramente, nel desiderio di Don Orione, spesso ricordato con la parola «straccio» era che le sue Suore siano “piccole, umili, povere” e insieme intraprendenti e fattive nella carità. 4.5. Il primo capitolo – il fine della Congregazione. Si legge nell‟articolo 2: “Il fine primario e generale della Congregazione è la santificazione delle proprie Religiose, mediante la osservanza dei voti semplici di povertà, castità, obbedienza e carità, e di queste Costituzioni”. Praticamente tutte le Congregazioni hanno lo stesso fine generale, cioè il cammino di santità, una sequela di Cristo radicale attraverso la professione dei consigli evangelici che “appare come un segno, il quale può e deve attirare efficacemente tutti i membri della Chiesa a compiere con slancio i doveri della vocazione cristiana” (LG 44). La novità che appare nell‟art. 2 quando Don Orione parla del fine “primario e generale” è quella di elencare accanto ai tre voti classici, comuni a tutte le religiose, il quarto voto di «carità», proprio alle Piccole Suore Missionarie della Carità. Voto mai ammesso nell‟Istituto durante la vita del Fondatore, e dopo la sua morte dimenticato fino al 1975, allorché Don Giovanni Pirani, postulatore della causa di beatificazione di Don Orione, ha invitato a prendere in considerazione il manoscritto, e così, con il tempo si è venute alla professione ufficiale di questo voto, nel 1984.52 In una delle bozze delle Costituzioni Don Orione ha messo il voto di carità all‟inizio, precedendo gli altri voti.53 Certo, questo voto riassume tutti gli altri e dà ragione agli altri. La castità, l‟obbedienza e la povertà dovrebbero essere vissuti in ottica della carità e del servizio senza misura a Dio e agli uomini. E come i Figli della Divina Provvidenza sono vincolati al Papa con il IV voto, così le suore, col voto di carità, si vincolano all‟esercizio della carità spirituale e materiale per portare i più abbandonati a Dio e al Papa.54 50 Appunti del 25 febbraio 1939, in Nel nome della Divina Provvidenza. Le più belle pagine, Piemme 1995, p.135. “Magna carta”, DOPSMC, 163. Nel discorso del 16 luglio 1916 raccomanda alle Suore: “Nostro Signore ama gli umili, e ad essi si manifesta. Egli guarda soltanto l‟umiltà, non la scienza, la ricchezza, l‟ingegno, l‟abilità nel lavoro. Buone figliole del Signore, ve ne prego: chiedete questa virtù tanto necessaria alla vita religiosa: la dolcezza, l„umiltà negli atti, nelle parole, cercate di riparare, di addolcire qualche scatto, qualche frase che può sfuggirvi e addolorare gli altri. La dolcezza porta la carità, e questa è benigna, longanime, vede tutto bene, scusa tutti; e dove è la vera carità ivi è pure la dolcezza. Virtù sono queste che si completano a vicenda, né una può sussistere senza l‟altra. Badate bene che in voi non vi siano soltanto le apparenze di queste virtù, che sarebbe cosa dolorosa davvero: in voi deve esserci la sostanza, la vera virtù”, Parola I, 41. 52 Riguardo al “quarto voto di carità”: PIRANI G., Studio sul Quarto voto di carità. OLIVIERI G., Conferenza sul Quarto voto di carità. RUGGIERI A., Conferenze sul Quarto voto di carità. PRETO C., Virtù e voto di carità. ARMENDARIZ E., Il IV voto di Carità. Cf. Capitolo generale del 1975. Instrumentum Laboris del Capitolo generale del 1981; La lettera della Madre generale Caterina Preto del 20.09. 1975; Lettera circolare del 26.08. 1978; I documenti del Capitolo generale del 1981. RATSIMANIRIMANANA Marie Egyptienne Pie “La carità incarnata. Il quarto voto delle Piccole Suore Missionarie della Carità”, tesi di licenza al PUG (2005). Questi testi si trovano in ASPSMC a Roma. Vedi anche: Maria Elisa Armendariz, Il IV voto di Carità delle Piccole Suore Missionarie della Carità (Don Orione), “Messaggi di Don Orione” 17 (1985) n.61. 53 Scritti 97, 219 (minuta). 54 Scrive Don A. Lanza: “Il IV Voto di Carità, diversamente da quanto stabilito per i Figli della Divina Provvidenza per i quali l‟emissione del IV Voto poteva avvenire solo dietro giudizio del Superiore e immetteva, praticamente, chi lo professava in una “sezione speciale” di Religiosi -, qui è invece previsto per tutte le Suore, sulla stessa linea dei tre voti canonici di castità, povertà e obbedienza”, o.c., 176. 51 13 4.6. Nell‟articolo 3 del primo capitolo, così il Fondatore descrive il fine “particolare e speciale” delle Piccole Suore Missionarie della Carità: “è l‟esercizio della carità verso i prossimi, massime col consacrare la vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù Cristo, del suo Vicario, «il dolce Cristo in terra», il Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli del popolo e i poveri più lontani da Dio o più abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle Opere evangeliche della misericordia”.55 Nel fine vengono sottolineate due espressioni: l‟esercizio della carità e , «il dolce Cristo in terra». Il voto di carità si esprime nell‟esercizio della carità, che fa trasformare i pensieri e i desideri buoni in azioni concrete a favore del prossimo, qualunque egli sia, ma con particolare sensibilità “ai piccoli figli del popolo e i poveri più lontani da Dio o più abbandonati”.56 Ma, l‟azione della carità non è fine in se stessa, essa deve mirare a rivelare Dio Amore, a far conoscere l‟amore di Cristo, che qui sulla terra è Capo del suo corpo mistico, che è la Chiesa e che ci ha lasciato nel «il dolce suo Vicario - il Papa».57 Don Orione indica i mezzi: “mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle Opere evangeliche della misericordia”, le forme fondamentali che si esprimono in mille altre azioni rispondendo all‟“omnia” – “tutto”, cioè per restaurare ogni cosa in Cristo crocifisso e Risorto. Infatti, fin dall‟inizio le suore “consacravano la vita” negli asili, nelle Case di carità, nelle cucine, nelle lavanderie, nei guardaroba e in altri uffici più umili e nascosti, ma vissuti nella visuale dell‟Instaurare tutto in Cristo. 58 Non importa che cosa si fa, ma con quale spirito si opera. Verso la fine della sua vita Don Orione intuiva più profondamente che “solo la carità salverà il mondo” e gli urgeva di avere nella Congregazione le Apostole, eroine della carità,59 come del resto si può ascoltare nel suo Radiomessaggio dall‟Argentina del marzo 1936: “Oh ci mandi la Provvidenza gli uomini della carità. Come un giorno dalle pietre Dio ha suscitato i figli di Abramo, così susciti la legione e un esercito, l‟esercito della carità, che colmi di amore i solchi della terra, pieni di egoismo, di odio, e calmi finalmente l‟affannata umanità. (…) Siamo apostoli di carità, di amore puro, amore alto ed universale; facciamo regnare la carità con la mitezza del cuore, col compatirci, con l‟aiutarci 55 In una delle prime versioni questo fine speciale appare subito all‟inizio: “[Minuta]+Festa del Nome di Maria, bre Buenos Aires 12 Sett. 1935, Charitas! Il Fine remoto delle Suore della Congregazione Religiosa delle Suore “Missionarie della Carità” è la loro santificazione, amore del Papa e della S. Chiesa, mediante l‟esercizio della carità verso verso i prossimi, massime nel votare la vita a portare a Dio e alla Chiesa le anime dei più poveri e piccoli e dei poveri più abbandonati mediante l‟insegnamento del Vangelo e del Catechismo e della dottrina di Gesù e le opere della misericordia. 56 All‟esercizio della carità sono chiamate tutte le Missionarie della Carità con i propri rami delle Suore Sacramentine e Contemplative di Gesù Crocifisso. In ogni età e in ogni condizione è sempre possibile vivere la carità attraverso la preghiera, parola, gesto, offerta delle sofferenze e donazione gratuita con amore. 57 È chiara la sintonia del fine delle PSMC e FDP. Nel primo capitolo, art. 3. delle Costituzioni rielaborate da Don Orione per i FDP nel 1936 leggiamo: “Il fine particolare e speciale è di diffondere la dottrina e l‟amore di Gesù Cristo, del Papa e della chiesa, specialmente nel popolo; trarre e unire con un vincolo dolcissimo e strettissimo di tutta la mente e del cuore i figli del popolo e le classi lavoratrici alla sede apostolica, nella quale, secondo le parole del Crisologo, «il Beato Pietro vive, presiede e dona la verità della fede a chi la domanda» (Epist. ad Eut. 2.). E ciò con l‟apostolato della carità tra i piccoli e i poveri, mediante quelle Istituzioni ed Opere di misericordia più atte alla educazione e formazione cristiana dei figli del popolo e a condurre le turbe a Gesù Cristo e alla sua chiesa”; Scritti 59,21d. 58 Don Orione voleva le sue Suore umili e povere, e le incoraggiava “Donatevi tutte a Dio, per essere tutte del prossimo, e non lasciate di istruirvi per rendervi capaci di illuminare le menti per acquistare le anime”. Cfr. o.c. “Magna carta”. 59 Nell‟invio missionario del 7.12.1930 Don Orione pronunciò fra l‟altro queste parole: “Partano queste Suore, e battezzino le anime non con acqua, ma di Spirito Santo! (…) voglia Iddio che, dietro a questo piccolo drappello, altre ed altre Suore si trasformino in eroine di amore… Emulando l‟amore di Dio e del prossimo, possano, sorrette dalla grazia del Signore, fare tanto, tanto bene e tirare tante, tante anime alla salvezza, perché vanno appunto in aiuto ai missionari, coadiutrici di altri cuori generosi”, Parola II, 176ss; DOPSMC, 259ss. 14 vicendevolmente, col darci la mano a camminare insieme. Seminare a larga mano, sui nostri passi, opere di bontà e di amore, asciughiamo le lacrime di chi piange. Sentiamo, o fratelli, il grido angoscioso di tanti altri nostri fratelli, che soffrono e anelano a Cristo, andiamo loro incontro da buoni Samaritani, serviamo la verità, la Chiesa, la Patria, nella carità. Fare del bene a tutti, fare del bene sempre, del male a nessuno!”.60 4.7. Il secondo capitolo è tutto consacrato alla “Madre e protettrice celeste” - Maria Santissima. Si legge nell‟art. 1: “La Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità è particolarmente consacrata a Maria SS. Immacolata e Misericordiosissima Madre di Dio; e sta sotto le ali della Divina Provvidenza e sotto il manto di Maria come una bambina”. Colpisce agli occhi il simbolo del “manto” di Maria, che fa pensare a quel “manto celeste” visto dal chierico Luigi nel sogno, dopo la chiusura del primo Oratorio festivo. Sotto questo manto vide allora anche le Suore.61 Don Orione sentì che l‟Opera della Divina Provvidenza, con tutte le sue espressioni, era opera di Maria e la chiamava esplicitamente la “celeste Fondatrice”. Dio nella sua grande Misericordia e Provvidenza portava avanti tutto sulle sue “ali” a condizione che i membri della sua Famiglia avessero grande fiducia in Dio e un vincolo figliale con Maria SS. Immacolata e Misericordiosissima Madre di Dio. Per questo fin dall‟inizio invitava ad aver Maria per Madre, e a lei legarsi come a una Mamma, che non vuole altro che portare tutti al suo amatissimo Figlio Gesù.62 In questa luce si capisce meglio l‟espressione dell‟art. 2 del secondo capitolo: “E per la filiale divozione che essa nutre, fin dal suo nascere, verso la Beatissima e sempre Vergine Madre di Dio, ne diffonderà, quanto più possibile, il culto: ogni Casa, di proprietà della Congregazione, si onorerà di denominarsi da qualche suo titolo o prerogativa, e ogni Suora assume, quale prenome, il nome di Maria”.63 La speciale devozione alla Madonna, fortemente sottolineata in questi due articoli, viene ulteriormente evidenziata nella lettera che accompagnava le Costituzioni: “Desidero che anche i grandi atti della Congregazione - scriveva a don Sterpi -, e le vestizioni e i voti, si compiano possibilmente o nelle feste della SS. Vergine, o nei giorni a Lei dedicati o da Essa scelti per qualche sua apparizione o grazia. - La SS: Vergine sarà da esse particolarmente venerata sotto il titolo di Mater Dei, come noi”.64 Don Orione ha espresso in questi articoli la prassi che già fin dall‟inizio funzionava nella Congregazione: l‟apertura della comunità a San Sebastiano nella festa del Santo; il primo noviziato l‟8 dicembre 1923; fondazione delle Suore Sacramentine: 15 agosto 1927; vestizioni e voti di solito l‟8 dicembre o in altre circostanze mariane, come del resto praticava nella Congregazione dei Figli della Divina Provvidenza. Attraverso questi atti, l‟affidamento alla Madonna e la venerazione dei 60 Lettere II, 327ss. Il manto rapidamente s'allargava, già non si distinguevano i confini. Anche il cielo scomparve; al posto del cielo, solo si vedeva il manto azzurro della Madonna. Ed ecco ancora apparire chiare, sotto il manto, tante, tante teste, tutte di ragazzi, che giocavano e si divertivano. Erano ragazzi di diversi colori: di color bianco, di color nero, di color come il rame, che andavano perdendosi nell'immenso della pianura e il loro numero s'andava straordinariamente moltiplicando... E fra essi vidi molti dell'Oratorio, ed altri, in numero incalcolabile che io non conoscevo; e si moltiplicavano, fino a sembrare tutto un formicolare: ragazzi, chierici. sacerdoti, suore... La Madonna si volse a me, indicandomeli…”, DOPO I, 766ss (Don Luigi Orione e la Piccola Opera della Divina Provvidenza, Documenti e testimonianze, a cura di don Giovanni Venturelli, Vol I-VI); Parola 3.7.1928; 31.5.1938 62 “Bisogna poi avere un coraggio e una fiducia grande perché è la Madonna benedetta che ci assiste, perché è la nostra dolce e forte madre essa”, l‟8 luglio 1915; Scritti 39,25, DOPSMC, 18 63 Il 4 giugno 1918 scrive alla “Buona Suor Maria Carità”, Scritti 39,95. Nella lettera del 27 marzo 1927 scrive a Suor M. Sebastiana, superiora della Casa di San Sebastiano: “Mando, con la benedizione di Dio, Suor Maria Pasqua e Suor Maria Cornelia con tre giovani probande. Esse vengono a codesta Casa, che desidero sia sacra alla Madonna della Guardia, per iniziare un ramo della Piccola Opera della Divina Provvidenza in onore di N. Signora della Guardia”, Scritti 39, 92. 64 Lettera del 12 settembre 1935 (Scritti 18, 146). 61 15 diversi suoi titoli, rivelati nel solco della storia cristiana, ogni Suora “quanto più possibile”, diffonderà il Suo culto “affinché “tutti trovino in Maria la grande Madre, che ci conduca a Gesù: per Mariam ad Iesum!”.65 Alla fine del manoscritto troviamo la sigla: “Cap III”, come espressione di continuare avanti e anche “Deo gratias et Mariae!”- rendimento di grazie per tutto ciò che si è potuto fare fin ora e la speranza che la Divina Provvidenza porterà tutto al buon fine. Dal discorso pronunciato a Buenos Aires nel 1936 sappiamo quanto per Don Orione era importante questo lavoro e quanto ha faticato per realizzarlo: “Quante preghiere, quanti anni di riflessione, prima di fare una Regola! Di qui, in settembre, ho mandato in Italia i primi due articoli delle regole delle nostre Suore. È il nome della Congregazione e già la Superiora di là ha messo una parola di più: avrà fatto bene, avrà creduto di interpretare lo spirito; ma se andiamo così…! Dalle regole e dalla sua immutabilità dipende la prosperità e il futuro della Congregazione: mantenete vivo, inalterabile lo spirito della Congregazione che si manifesta attraverso le regole”.66 5. Le Costituzioni dopo la morte del Fondatore Non sappiamo quale parola “di più” ha voluto mettere la Superiora, ma sappiamo che ogni Suora aveva ricevuto la copia del testo elaborato da Don Orione e attraverso questo testo, molto essenziale e conciso, aveva chiara la sua identità nella famiglia orionina e nella Chiesa. La valorizzazione dell‟autografo e la riscoperta del IV voto di carità è avvenuta solamente nell‟anno 1975, evento che ha favorito l‟andare alle origini del proprio carisma come lo desidera la Chiesa.67 5.2. Capitolo del 1942 Dopo la morte di don Orione nel 1940, il Visitatore Apostolico Abate Emanuele Caronti chiese e ottenne, dalla Sacra Congregazione per i Religiosi, l‟autorizzazione di convocare “...un Convegno o Capitolo delle Superiore delle Case di maggiore importanza, cui sarebbe bene fossero presenti il Superiore Generale dell‟Istituto [Don Sterpi], e il Direttore incaricato del ramo femminile” [Canonico Arturo Perduca].68 Il primo Capitolo Generale si tenne dal 9 al 13 settembre 1942 a Tortona a Casa Madre. Lo scopo, secondo il pensiero del Visitatore espresso nella lettera inviata al Santo Padre, si riassumeva in quattro punti: 1. Esaminare e determinare la situazione giuridica del ramo femminile, facendo tesoro dell‟esperienza del passato; 2. Determinare le relazioni tra le tre sezioni di Suore esistenti; 3. Determinare le relazioni del ramo femminile con il ramo maschile; e 4. Nominare la Superiora Generale e il Consiglio generalizio e determinare l‟ambito delle loro facoltà”. 69 Durante il Capitolo sono state prese in considerazione tutti questi punti. Riguardo alle Costituzioni il Visitatore ricordava alle suore: “Così come si è pensato per il ramo maschile, si deve pensare a voi e darvi delle Costituzioni. Non già che vi manchino regole e costituzioni, che, anzi, don Orione era la regola vivente col suo esempio, ma manca quella forma giuridica più conforme alle esigenze del Codice”70. Dal verbale del Capitolo risulta, che in sabato, il 12 settembre 1942, proprio a 7 anni dalla stesura dei primi capitoli delle Costituzioni, l‟assemblea capitolare ha preso in considerazione i testi di Don Orione, elaborando i tre articoli. Citiamo dal verbale: 65 Cfr. Scritti 38,97; Buenos Aires, 11 ottobre 1935. Istruzioni ai sacerdoti, chierici e aspiranti nei giorni 6-15 gennaio 1936 in casa di formazione a Lanus in Argentina; Parola VI, 219-220. 67 Perfectae caritatis, 2b: “Torna a vantaggio della Chiesa stessa che gli istituti abbiano una loro propria fisionomia ed una loro propria funzione. Perciò si conoscano e si osservino fedelmente lo spirito e le finalità proprie dei fondatori, come pure le sane tradizioni, poiché tutto ciò costituisce il patrimonio di ciascun istituto”. 68 Cfr. Copia della lettera inviata alla SCR a Roma, 10 dicembre 1940, in ASPSMC III-c 1/1. Cfr. Cronistoria, 106ss. 69 Ibidem. 70 Relazione del Capitolo, 9 sett. 1942 (ore 18,25), in ASPSMC III-c 1-5. 66 16 “Art. 1°: Il fine primario e generale della Congregazione è la santificazione delle proprie religiose, mediante l‟osservanza dei voti semplici di povertà, castità, obbedienza e carità, e di queste Costituzioni. Art. 2°: Suo fine particolare e speciale è l‟esercizio della carità verso i prossimi, massime col consacrare la vita a portare alla conoscenza e all‟amore di Gesù Cristo, del suo Vicario, «il dolce Cristo in terra», il Romano Pontefice, e della Santa Chiesa, i piccoli figli del popolo e i poveri più lontani da Dio o più abbandonati, mediante l‟insegnamento della dottrina cristiana e la pratica delle Opere evangeliche della misericordia. Per conseguire questo scopo le religiose prestano la loro collaborazione alle attività della Piccola Opera della Divina Provvidenza negli Orfanotrofi e nei Piccoli Cottolengo e cura dei Santuari. Il Rev.mo Don Sterpi spiega: Il fine e i mezzi sono identici a quelli dei Figli della Divina Provvidenza. Le Suore hanno per loro scopo principale la collaborazione all‟Opera della Divina Provvidenza e come scopo secondario gli asili. In questo 3° articolo vengono fuori le Figlie della Madonna della Guardia: cioè la custodia dei Santuari. E per mantenere vivo questo spirito di carità la Congregazione accetterà delle cieche per l‟adorazione. Come le Figlie della Madonna della Guardia e le Missionarie della Carità hanno la collaborazione alla Piccola Opera, soprattutto mediante l‟attività, le Sacramentine hanno la collaborazione mediante la preghiera”.71 Dopo queste costatazioni si è proceduto a riflettere sulla formazione, sui voti e sull‟accettazione all‟Istituto. Il Capitolo si è concluso con elezione della Superiora generale e del suo Consiglio. Il nuovo governo delle PSMC fin dall‟inizio si preoccupò innanzi tutto di continuare il processo di elaborazione delle Costituzioni, e a questo fine chiese l‟aiuto dell‟Abate Caronti e la collaborazione dei FDP per la loro redazione. 5.3. Le Costituzioni elaborate dal Visitatore Caronti La Superiora generale Madre M. Francesca Cecchetti seguiva i lavori del Visitatore con viva partecipazione. Nell‟ottobre del 1947 è stata convocata l‟Assemblea generale presieduta dall‟Abate E. Caronti con la presenza del Superiore generale FDP Don Carlo Pensa, di Don A. Perduca e di 26 consorelle, delle quali 17 avevano partecipato al primo Capitolo generale. Lo scopo del raduno era quello di rivedere lo schema delle Costituzioni per poi presentarle alla Santa Sede.72 Il perfezionamento del testo, le lettere testimoniali riguardo all‟Istituto delle PSMC rilasciate dai vescovi, richiesero alcuni anni di lavoro, e, solo il 12 febbraio 1953 il testo è stato inviato alla Santa Sede, con la richiesta di conseguire il Decreto di Lode e l‟approvazione.73 Purtroppo, il contenuto delle Costituzioni, presentato nel 1953, fu giudicato in gran parte incompleto, 71 Art. 1° viene citato così, come lo ha scritto Don Orione insieme con il voto di carità. All‟articolo 2° e nell‟art. 3° sono state aggiunte le frasi, che spiegano il luogo primario dell‟apostolato delle PSMC, nella comprensione di quel tempo. Il riferimento alle Figlie della Madonna della Guardia vedi in Cronistoria a pag. 64-65 e 113-114. 72 “Il visitatore Apostolico inviò le Suore a studiare la traccia delle Costituzioni presentata e a proporre eventuali modifiche, perché poi lui l‟avrebbe presentata alla Sacra Congregazione dei Religiosi per l‟approvazione”, Cfr. Cronistoria, 135 ss. Il voto della “carità” si tralasciava fuori riflessione siccome a partire dal 1860 si ebbe nella Chiesa una rinuncia al quarto voto a favore dell‟uniformità tra i vari Istituti. Si giunse così al 1901, quando il quarto voto fu formalmente abolito nei nuovi Istituti perché lo si riteneva già incluso nel voto di obbedienza. Col nuovo Codice (1917) la prassi della Sacra Congregazione dei Religiosi inizialmente contraria al quarto voto, lentamente muta, ma rimane ancora una certa resistenza. Questo può spiegare che anche Abate Caronti non ne prese in considerazione. Del resto anche Don Orione dopo il 1935 non ha parlato più e non ha fatto fare il voto alle Suore. 73 Decreto Prot. N. 7284/52 (T. 106). Card. Valerio – Prefetto SCR, copia in ASPSMC III-c 1. 17 rimanendoci l‟impegno di risolvere questioni di maggiore importanza, e fra di questi l‟autonomia giuridica ed economica tra FDP e PSMC.74 Nuova edizione con l‟aiuto del secondo Visitatore apostolico P. Giuseppe Rousseau, OMI La fragile salute dell‟abate Caronti non gli permise di proseguire nell‟incarico di Visitatore Apostolico. Incarico che fu costretto a lasciare nel 1955, e nell‟anno seguente la Santa Sede nominò Padre Giuseppe Rousseau, OMI75 come Assistente Religioso per coadiuvare le Suore nella nuova redazione delle Costituzioni: “... avendo la Congregazione delle Piccole Suore Missionarie della Carità del Servo di Dio Don Orione, in data 12 febbraio 1953, inoltrata la domanda per la concessione del “Decretum Laudis”, ed avendo presentato un testo di Costituzioni in gran parte deficiente e non rispondente alla giuridica condizione che detta congregazione verrà ad assumere, questa S. Congregazione, in esecuzione a quanto deciso nel Congresso Pieno del 23 corrente mese, conferisce alla P. V. Rev.ma il mandato di coadiuvare il Consiglio generalizio alla compilazione di un nuovo testo di Costituzioni”.76 Il nuovo Visitatore Apostolico osservò ed esaminò con attenzione le modalità di collaborazione all‟interno delle case dei FDP con le PSMC e cercò di regolare con chiarezza i rapporti esistenti tra le due famiglie religiose. Grazie alla seconda rielaborazione presentata il 19 gennaio 1957, l‟Istituto delle PSMC viene approvato come Congregazione di Diritto Pontificio con un “Decretum laudis” emanato dalla Santa Sede ed anche le sue Costituzioni “ad experimentum” per un settennio77. La struttura presentava 473 articoli e si suddivideva in due parti: nella prima parte gli articoli erano distribuiti in XX capitoli e si riferivano sulla natura, fine, membri e vita dell‟Istituto e nella seconda parte contemplava XIV capitoli sul governo. Il testo era nel formato tascabile, uguale alla stesura delle Costituzioni dei FDP.78 Il 7 febbraio 1957 la SCR emise un Decreto circa la natura e le mutue relazioni tra la Congregazione dei FDP e le PSMC di don Orione. Il 3º testo (seconda stampa) ebbe l‟approvazione definitiva dal Dicastero Romano nell‟adunanza plenaria del 6 marzo 1965 79, confermata il 30 marzo successivo nell‟udienza che S. Santità Paolo VI ha concesso al Cardinale Antoniutti, Prefetto della SCR80. 5.4. 5.5. Valorizzazione dell‟autografo e presa in considerazione del voto di carità Nel febbraio dell‟anno capitolare 1975, una Commissione a livello generale si incontrò in assemblea con lo scopo di valutare l‟esperienza delle Costituzioni e di preparare il Capitolo generale, che si sarebbe svolto nel maggio 1975. Il momento storico ed ecclesiale era molto particolare; le suore vivevano il contrasto tra l‟esigenza di rinnovamento, presentata del Concilio Vaticano II e la realtà; inoltre, desideravano conoscere più a fondo il pensiero di Don Orione, nei suoi scritti. 74 “Era necessaria una vera e propria autonomia gerarchica ed economica oltre che disciplinare, rimanendo però intatta l‟unione morale e spirituale ossia lo spirito del Padre Fondatore” Madre Caterina Preto. Breve sintesi della Storia della Congregazione, (1915 – 1984), Dattiloscritto, p. 15, in ASPSMC. 75 Padre Giuseppe Rousseau, religioso della Congregazione “Oblati Maria Immacolata” OMI. Consultore della SCR, fu Assistente Religioso dalle PSMC circa 11 anni, (1956 – 1967). 76 Lettera del Card. Prefetto della SCR. Prot. N. 7264/52 (T. 106). Roma, 28 giugno 1956. 77 Cfr. Decreto Prot. N. 7284/52 (T. 106). VALERIO Card. Valeri – Prefetto della SCR e P. A. LARRAONA. 78 Nelle Costituzioni del 1957 la parola di “voto di carità” non appare. 79 Decreto Prot. N. 9037/63. Roma, 7 aprile 1965. card. Antoniutti – Prefetto e P. Philippe - segretario. 80 SCR. Cfr. Decreto 9037/63, dato a Roma, presso la SCR il giorno 7 aprile 1965. Car. ANTONIUTTI – Prefetto e Cf.to: P. Philippe. 18 A tal fine Don Pirani, allora Postulatore generale, su richiesta delle suore, consegnò copie di numerosi scritti del Fondatore, riguardanti le PSMC e tra questi, anche il manoscritto dei primi due capitoli delle nostre Costituzioni, dove, fra i voti, si trovava il voto di Carità. Dopo la consultazione dello SCRIS (Congregatio pro Religiosis et Institutis Saecularibus) sulla possibilità di introdurre il 4° voto di carità nelle Costituzioni e la positiva risposta, questo argomento è stato preso in considerazione nel Capitolo del 1975 - 5 aprile 8 maggio, il quale affidò al consiglio generale il compito di effettuare uno studio approfondito sul voto di carità, voluto nell‟autografo del fondatore, che coinvolgesse tutti i membri appartenenti all‟Istituto. Inoltre si stabilì la formazione, in ogni Provincia, di una commissione qualificata, che facesse capo alla commissione centrale di Roma, a cui presentare le ricerche e le proposte per il successivo capitolo generale del 1981. Il sesto Capitolo fu preceduto da un‟assemblea intercapitolare nel 1978 per valutare i contenuti delle Costituzioni e del 4° Voto di carità, in particolare. Il Capitolo generale del 1981 studiò gli articoli delle Costituzioni e delle Norme generali nei suoi contenuti: vita religiosa e voti, studio del IV voto di carità, vita di preghiera, vita comunitaria, formazione religiosa in tutte le sue tappe, apostolato e opere, governo a tutti i livelli, amministrazione. Le Costituzioni furono riviste in modo approfondito ed in esse fu inserito il quarto Voto di Carità. Il 26 aprile 1982, finalmente, la Santa Sede approvò definitivamente le Costituzioni delle PSMC.81 Il 21 marzo 1984 il Consiglio generale al completo, unitamente all‟ex Superiora generale e ad una anziana suora della primissima ora emisero il Voto di Carità nelle mani stesse del Santo Padre, partecipando alla Messa nella cappella privata del Papa.82 Ultima modifica alle Costituzioni è avvenuta durante il settimo Capitolo generale (dal 26 aprile al 31 maggio 1987) per adeguare le Costituzioni al nuovo Codice di Diritto Canonico, approvato nel gennaio 1983. La sua approvazione arrivò il 12 marzo 1988 e la pubblicazione nel 1989. Conclusione La Chiesa nel Documento “Mutuae relationes” dice che nel «carisma dei fondatori» (ET 11) si rivela come un‟esperienza dello Spirito, trasmessa ai propri discepoli per essere da questi vissuta, custodita, approfondita e costantemente sviluppata in sintonia con il corpo di Cristo in perenne crescita”.83Questa esperienza dello Spirito è stata espressa da Don Orione nei primi due capitoli delle nostre Costituzioni, documento unico e irrepetibile, il quale rivela la nostra identità. Per contribuire al risveglio carismatico della vita consacrata orionina oggi, è necessario conoscere il carisma, approfondendo la vita del fondatore, conoscere i suoi scritti, parole, gesti profetici, le Costituzioni da lui scritte, le tradizioni trasmesse, e le manifestazioni esteriori. Questi sono gli aiuti esterni, ma è necessaria la volontà di capire la profondità del dono e di trasformare la propria vita secondo il carisma trasmesso dal fondatore. Dalla conoscenza è necessario passare al vissuto del carisma, all‟esperienza spirituale personale, alla comprensione specifica della sequela di Cristo. In altre parole: è necessario conoscere, pregare, e assimilare il carisma per viverlo e viverlo per amare e trasmetterlo come dono alla Chiesa. 81 Vedi: Il quarto voto nelle Costituzioni dal 1982 (art. 42-46) e nelle Norme Generali dal 1982 (art. 16-19) La seconda emissione del Voto è avvenuta nelle Grotte Vaticane, alla chiusura dell‟Assemblea Interprovinciale; ed una terza ancora alla presenza del Santo Padre. Successivamente in ogni provincia ogni Suora di voti perpetui faceva la domanda per professare il voto di carità e le suore di prima professione lo avevano già incluso insieme con gli altri 3 voti. 83 CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Mutuae relationes, 14 maggio 1978, 11. 82 19 Il piccolo approccio ai primi due capitoli delle Costituzioni sono una parte di questo processo del risveglio carismatico, che non dovrebbe finire mai.