il significato del rimedio omeopatico e il mistero della gravidanza

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il significato del rimedio omeopatico e il mistero della gravidanza
IL SIGNIFICATO DEL RIMEDIO OMEOPATICO E IL MISTERO DELLA GRAVIDANZA
Nella nostra sociocultura e, anche, nella nostra religione, esiste la convinzione che
ognuno di noi è figlio dei propri genitori e che il comportamento dei nostri
genitori è la causa prima del nostro destino.
La loro psiche inconscia, i loro sogni, le loro frustrazioni, le loro collere represse
plasmano la nostra anima nell’assurda convinzione che essa è immaginata
biologicamente.
Si pensa, a torto, che la nostra psiche nasca da quella dei genitori così come la
nostra carne nasce dai loro corpi.
Inoltre l’attuale concezione scientifica afferma che la nascita è un evento che si
realizza quando, attraverso l’accoppiamento di un uomo e di una donna, avviene
la fusione di un ovulo con uno spermatozoo.
Tale modello biologico è però insufficiente a spiegare la grande ricchezza emotiva
di questo evento, limitandosi a descrivere solo la fenomenologia che si manifesta.
L’errore è nell’aver escluso da questo straordinario evento l’anima, il significato di
questo momento fusionale, l’amore, la tensione verso il divino, ecc.
Cosa accade nell’ovulo e nello spermatozoo fecondante al momento del
concepimento, come si realizza la scelta del particolare spermatozoo, qual è il
ruolo dell’anima in questo incontro?
Inoltre, qual è il ruolo della famiglia in questo evento? E il suo valore?
In che misura il ruolo dell’ereditarietà entra in questo evento?
E qual è il ruolo della tradizione, dell’ambiente in cui ci si realizza?
Osservando gli eventi che quotidianamente accadono quando nasce un bambino
e seguendolo nel corso del suo periodo evolutivo, si possono ricavare molte
risposte a questi interrogativi.
È interessante rileggere questo evento e contemporaneamente comprendere il
senso e il ruolo della famiglia alla luce del “modello ghianda” di Platone.
Innanzitutto il concetto di DAIMON, compagno di viaggio di un nascituro, rende
quell’anima, quel nascituro unico ed irripetibile. In questa prospettiva è molto
bello concentrarsi sulle sue originali caratteristiche.
Inoltre va rivalutato il ruolo attivo del DAIMON del nascituro. Possiamo affermare
che è lui che sceglie i suoi genitori attraverso lo strumento della risonanza. Le
necessità del nascituro, ed il suo destino, sono una funzione della qualità
dell’unione della coppia genitoriale.
In questa prospettiva emerge la tristezza di un’unione senza amore, di un
concepimento casuale, di un nato da un utero in affitto, da uno stupro, ecc.
Inoltre nella stessa prospettiva risulta diverso il ruolo dei genitori, la funzione da
essi esercitata che principalmente è finalizzata a favorire la vocazione del bimbo,
il compito per cui è venuto al mondo che lui conosce prima dei suoi genitori.
Prendiamo ora in considerazione il ruolo della famiglia e quindi dei genitori, alla
luce delle considerazioni di J. Hillman sulla concezione della famiglia e sul mistero
della gravidanza.
LA MADRE ONNIPOTENTE
Nella nostra cultura esiste il mito della Grande Madre che assume un ruolo
centrale nella famiglia.
Si sviluppa il convincimento dell’influenza della madre sul figlio, della necessità
del figlio di avere una presenza costante della madre per crescere, dell’influenza
che il carattere della madre lascia sul figlio, della sua funzione creatrice della vita.
La nostra cultura è impregnata di passione per la madre, si sviluppa addirittura un
culto della madre come è documentabile nella letteratura, nella poesia, nell’arte
cinematografica, nella religione.
La madre è l’idolo silenzioso nella famiglia, figura mitica centrale dalla funzione
sacrificale per il figlio, su cui si è sovrapposta una teoria per spiegare i fatti;
un’unica teoria onnicomprensiva.
Ci chiediamo perché è così difficile, nella nostra cultura, accettare il mito
platonico della ghianda, del DAIMON mentre invece accettiamo facilmente il mito
della Grande Madre.
Incarnandosi nella figura della madre reale, esso si esprimerà necessariamente
come madre buona e madre cattiva.
Mentre storicamente la concezione di maternità all’interno della famiglia in
continua evoluzione (patriarcale, nucleare, allargata, convivenze, ecc) ed anche i
ruoli genitoriali vanno modificandosi (ragazze madri, padri nel ruolo di madri,
bambini più grandi che fanno da genitori a fratellini più piccoli, ecc) continuiamo
ancora a venerare nella Grande Madre il seno archetipico dispensatore di latte.
Il mito della Grande Madre sembra vivere la sua eternità: essa staziona dietro ogni
donna che partorisce, assume le sembianze della madre personale del nascituro,
manifestando sia le qualità positive che quelle negative.
Ricordiamo il concetto di madre oppressiva, ossessiva, oblativa, che ci nutre, ci
pulisce, talvolta isterica, ansiosa, frenetica, invadente, potente, ecc.
Ci chiediamo: che ne è del suo DAIMON ? al di là delle storie letterarie sulle madri
dalle caratteristiche più varie, come è stato l’incontro tra il DAIMON del nascituro
e il DAIMON della madre? Cosa possono essersi comunicati? Su quale base il
DAIMON del nascituro ha scelto in anticipo il DAIMON della madre?
Le risposte possono essere le più varie.
Come afferma J. Hillman, qual è il ruolo della madre mentre porta in grembo il
figlio e mette in luce il suo spirito mentre mette al mondo il proprio corpo.
È indispensabile che i DAIMON della madre e del nascituro restino differenziati
onde evitare interferenze negative (Nel mito della madre essa può fornire sia un
sostegno positivo che negativo). Molti dittatori sono stati affascinati dal mito
della madre.
Di fronte ad un modello biologico di gravidanza di tipo fenomenologico e senza la
presenza di un’anima vivificante che rende il nascituro unico ed irripetibile, si
propone il modello ghianda che inserisce la gravidanza nell’unità del Cosmo,
fornendo pure risposte ai quesiti chi sono, da dove vengo, dove vado.
Lo immaginiamo alla luce della filosofia Romantica e di grandi idee come la
bellezza, il mistero, il mito, l’amore.
Teoria della ghianda: prima della nascita le anime di ognuno di noi (che
soggiornano in una sorta di al di là) vivono nell’attesa che il mondo le chiami.
Un rapporto di amore attira l’immagine innata, l’anima che in questo modo
sceglie i suoi genitori ed inizia la sua discesa per calarsi nel mondo e fondersi con
il corpo che inizia ad evolversi.
L’immagine innata, l’anima dona al corpo la sua vocazione, il suo destino, il
motivo per cui è venuta al mondo.
La scelta di quei determinati coniugi è dovuta alla necessità per il DAIMON del
figlio di realizzarsi; non è ipotizzabile un rapporto di causalità tra il DAIMON della
madre e il DAIMON del figlio.
È estremamente significativo immaginare che, come il patrimonio genetico da
luogo al corpo di un nascituro, contemporaneamente l’immagine innata evolve
nel tempo dando luogo all’anima che accompagna l’individuo nel corso della vita.
IL PADRE ASSENTE
Nell’attuale sociocultura la figura del padre è sfumata, sembra sia in un’altra
dimensione e il suo ruolo nella famiglia consiste nel produrre il benessere per essa
e nel mantenere i contatti con il fuori (almeno fino a qualche decennio fa).
Nella famiglia appare come il grande assente, un po’ stupido, privo della
concretezza che la vita familiare richiede.
Per secoli e per vari motivi il padre è stato il grande assente: in guerra, come
marinaio, come cercatore d’oro, come emigrante, come prigioniero, come
esploratore, ecc.
Oggi l’assenza del padre viene giustificata dal lavoro impegnativo, dalla necessità
di mantenere la famiglia, dalla necessità di mantenere rapporti impegnativi per il
lavoro, ecc. Tornato a casa, pantofole e televisione perché è troppo stanco. E per
i figli….i ritagli di tempo, tanto c’è la Grande Madre.
Inoltre e soprattutto nella sociocultura italiana e più in generale mediterranea,
emerge la figura di un padre lavoratore, per mantenere la famiglia, che torna a
casa la sera stanco per cui vuole riposare e non essere disturbato (leggere i
giornali, vedere la tv, ecc) e che dedica ai figli un tempo minimo.
E cosa dice il DAIMON del padre?è questa la sua vocazione?come risponde ai
suggerimenti del suo DAIMON interiore? Sta sviluppando la sua immagine innata?
Cosa dice la sua coscienza?
A questi interrogativi solo lui può dare una risposta.
Qualcosa possiamo intuirla dai suoi comportamenti, dall’immagine che egli
esprime ed a cui reagisce con:
 Un comportamento stucchevole di un bravo papà, tutto casa e chiesa, che
ama mangiare tutte le porcherie che piacciono ai figli, che trascorre ore
davanti alla tv a vedere con i figli i vari e talvolta orrendi cartoni animati, ecc.
 Una violenta reazione ad una falsa immagine che genera un
comportamento nervoso, inquieto, intollerante, egocentrico, violento,
incomprensibile; per liberarsi dai suggerimenti del DAIMON diventa talvolta
un demonio.
Quando viene spenta la voce del DAIMON emergono la violenza, le fantasie
lussuriose, la tendenza alla pornografia, l’assenza di un progetto, le perversioni,
l’atteggiamento seduttivo, la presenza con un corpo, l’assenza con lo spirito.
Emerge la sensazione di sentirsi un fallito, un individuo senza speranza, uno che
non ha realizzato le sue potenzialità ….. e quindi la reazione è: fare più soldi,
lavorare di più, annegare nell’alcool, ricerca di più sesso, istupidirsi davanti alla tv.
Diventa insofferente ai bisogni di libertà dei figli che cercano la loro strada, la loro
felicità (ricordiamo che in greco la felicità era eudaimonia, cioè un DAIMON
contento).
L’anima è unica e irripetibile: genitori e figli hanno ognuno la loro anima per cui è
impossibile per un genitore fare anima per il figlio; in questa prospettiva quel
genitore sta tradendo il suo DAIMON, la sua ghianda, cercando di mettere al suo
posto il figlio; con una scontentezza da parte sia dell’anima del padre che del
figlio.
Da un lato la nostra cultura ha posto il bambino al centro dei suoi interessi,
facendo continuamente campagne per i bambini, dall’altro lato sia nel vissuto
familiare sia nella cultura il vissuto è diverso.
Dietro questo attivismo si cela la sostanziale indifferenza e negligenza per le
esigenze ed i diritti dei bambini (le statistiche al proposito parlano chiaro).
Nel programma protezione dell’infanzia non entrano concetti come essere attenti
alla vocazione dei figli, al suo DAIMON, ai suoi interessi, al rispondere con
sincerità alle sue domande; di essere affascinato dall’entusiasmo romantico del
bimbo, dalla freschezza del suo sguardo, dal suo attaccamento alle piccole cose,
dal rifiuto di doni che noi consideravamo importanti, dal suo entusiasmarsi per
eventi a cui non avevamo prestato attenzione, dal suo senso della giustizia, ecc.
Non riusciamo a vedere oltre il comportamento del bimbo, che cosa comunica:
emerge una forza invisibile che guida il bimbo nella sua scoperta del reale, nella
sua discesa nella civiltà. Preferiamo situare il bimbo nel mondo dei giocattoli, per
poi inserirlo in una cultura bambineggiante, come dice Hillman, orfana del padre.
Non riusciamo a comprendere il dialogo misterioso che il bimbo fa con l’invisibile
(DAIMON).
Questi miti invisibili, queste forze cosmiche come il mito di Zeus ed Era che
reggono il mondo, si trasformano oggi nel romanzo familiare, attraverso cui viene
plasmata la crescita dei figli.
In questa prospettiva abbiamo perso i genitori universali così come l’Universo
come fonte di crescita: esso ci nutre, ci insegna, ci ammonisce, si comporta come
un nostro genitore.
L’infanzia alla sua origine è sensibile a questa prospettiva. L’immaginazione dei
bimbi cresce in questa prospettiva cosmica e non all’interno delle mura
domestiche. Osservano i fenomeni e chiedono, cercando la risposta giusta.
Il mondo là fuori non è un mondo di freddi oggetti, di materia senz’anima, non si
propone come ostile, indifferente, inospitale; non è una res extensa cartesiana,
separata dall’anima; non è la madre cattiva e il padre assente…
Là fuori vive il mondo dei nostri antenati cui la mitologia attribuisce una funzione
protettiva; i genitori hanno oscurato ulteriormente il mondo invisibile degli
antenati, assumendosi la funzione protettiva e la conseguente attenzione nel
nome di una scienza astratta.
Contemporaneamente hanno ridimensionato la funzione del DAIMON a una
giornata all’anno dedicata a loro e al loro benessere materiale.
La perdita del contatto con il proprio DAIMON è alla base della perdita di Valori
fondamentali quali Anima, mistero, mito, senso di appartenenza, ecc e della
trasformazione della civiltà in un mostro tecnologico ed economico.
I GENITORI INVASIVI
Il principio di causalità a senso unico si propone come meccanismo di spiegazione
universale, quindi anche della famiglia: dal vecchio al giovane, dal genitore ai figli,
dal maturo all’immaturo.
Questo principio va dissolvendosi di fronte ai cambiamenti sociali, anche
all’interno della famiglia; essi avvengono sia orizzontalmente che verticalmente
nei due sensi.
Anche fuori dalla famiglia i figli imparano gli uni dagli altri (una conferma viene da
un interessante esperimento di David Rowe sulle scimmie Rhesus e le patate
americane).
Emergono domande quali: chi ha indotto quel comportamento nelle scimmie?
Ricordiamo che anche gli animali hanno un DAIMON.
Gli animali sono stati nel passato i nostri primi maestri: danze, rituali, cognizioni
sui cibi commestibili, canto, ecc.
Vi è una teoria sul legame primario che identifica nella madre la responsabile della
vita e dell’evoluzione dei figli, ovviamente con il rovescio della medaglia per cui
diviene colpevole di tutti i problemi dei figli, anche in età adulta.
L’idea che i figli sono creta da modellare è priva di fondamento nella teoria della
ghianda; ogni figlio ha una personalità unica e irripetibile, una sua vocazione, un
suo destino.
Il rapporto con i figli deve essere di tipo creativo e deve ovviamente tener conto
del DAIMON del bambino: si può interagire a livello emotivo, attraverso il gioco, la
musica, l’arte, la religione, l’osservazione della natura, i fenomeni spirituali.
Ascoltare le domande dei bambini, scoprire con loro il senso del mondo cui il
bimbo darà poi una risposta. La domanda centrale riguarda la ricerca di un posto
nel mondo.
La moderna psicologia evolutiva afferma che i bimbi sono il risultato delle cure
materne (e quindi siamo vittime del passato); sono vittime dei genitori o, meglio,
dell’ideologia di essi, del potere attribuito alla Grande Madre.
I bimbi sono vittime dell’ideologia che indica negli albori della vita il periodo
formativo determinante nell’allevamento del bambino; escludendo, attraverso il
mito archetipico della madre ogni influenza proveniente dal mondo reale.
Ben diverso era il comportamento delle popolazioni arcaiche e delle comunità
tribali che offrivano ai loro piccoli la stabilità e un lungo periodo di continuità.
In tal modo i cambiamenti ciclici, le migrazioni, il nomadismo, non scuotevano le
fondamenta della vita evolutiva del piccolo. In questa prospettiva i miti davano un
senso all’esistenza e favorivano l’integrazione dei bimbi nel cosmo.
Il mito dell’Apocalisse di Giovanni nella sociocultura cristiana (Bibbia) offre al
bimbo immagini catastrofiche, visioni di distruzione e cataclismi che scuotono le
sue fondamenta, oscurando i suggerimenti del DAIMON, innescando
comportamenti distruttivi (vedi, ad esempio, l’aumento notevole di suicidi di
bambini e adolescenti).