il classicogiornalino novembre 2013
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IlClassicogiornalino Anno IV n°7 - novembre 2013 Associazione IlClassico Musica e Arte via Meda 45 - 20141 -Milano - Tel 02/8438027 www.ilclassico.it - e-mail: [email protected] 2 novembre 2013 IlClassicogiornalino SOMMARIO EVENTI E NOTIZIE DEL MESE 3 Coro Akses e Orchestra dei giovani della Civica 4 Nasce XL... LE PROPOSTE 5 Pablo Casals VITA DI SCUOLA 7 Matite in mano 8 Musica Universalis CURIOSITA’ 12 Il giardino della biodiversità di Pavia 13 L’oro cresce sugli alberi ATTIVITA’ ARTISTICA DEI DOCENTI 14 Laura Lobetti Bodoni 15 Chiara Granata Ricordiamo che Ilclassicogiornalino è aperto alle proposte ed ai commenti di genitori ed allievi. Siete invitati a farci avere i vostri materiali entro il 30 novembre in vista della prossima uscita di dicembre. 3 novembre 2013 IlClassicogiornalino EVENTI E NOTIZIE DEL MESE CORO AKSES E ORCHESTRA DEI GIOVANI DELLA CIVICA I concerti di novembre e dicembre I prossimi concerti che vedranno impegnato il Coro Akses nascono dalla nuova collaborazione con l’Orchestra dei Giovani della Scuola di Civica di Milano sotto la direzione del M° Carlo De Martini. I concerti si terranno, il primo, sabato 23 novembre alle ore 21.00 presso la Chiesa Valdese di Milano di via Francesco Sforza 12, il secondo sabato 14 dicembre alle ore 21.00 presso la Chiesa Parrocchiale di Monvalle (VA) di via XXV Aprile 8. In programma: Adriano Banchieri Biagio Marini Andrea Gabrieli Francesco Geminiani Michael Haydn Fantasia decima quarta (Venezia 1603) Passacaglio (Venezia 1655) Canzone a Sette (Venezia 1615) “La Follia” (Londra 1727) Missa Sancti Nicolai Tolentini (Salzburg 1768) Il Coro Akses sarà poi impegnato in dicembre con i consueti concerti di Natale. Ma di questi parleremo sul prossimo numero di dicembre. 4 novembre 2013 IlClassicogiornalino NASCE XL . . . Siamo cresciuti, non solo musicalmente! Calze, maglia e scarpe nere, una casacca bianca cucita a mano ed un medaglione colorato con il logo del Coro Akses: la divisa del coro diventa anche XL! Chi canta lo sa che la divisa ci rappresenta, ci unisce e ci contraddistingue. Dietro c’è tanta dedizione ed impegno: prima il cartamodello, poi il taglio e l’imbastitura, poi cucitura a macchina ed infine il ricamo. Quanti passaggi e quanto lavoro... Quattro mani stanno lavorando molto intensamente per poter essere pronti per il primo concerto della stagione del prossimo 23 novembre. Coro Akses 5 novembre 2013 IlClassicogiornalino LE PROPOSTE PABLO CASALS Uomo e artista Casals (Pablo come divenne famoso in tutto il mondo, o Pau nella sua originale forma catalana, alla quale il musicista era intimamente legato) moriva quarant’anni fa, il 22 ottobre 1973 all’età di 97 anni. Per noi violoncellisti è una figura imprescindibile: non solo ha avuto il merito di riscoprire e diffondere l’esecuzione delle Sei Suites di J. S. Bach per violoncello solo, ma ha veicolato il nostro strumento nelle novità evolutive del XX secolo. Le sue interpretazioni, per fortuna giunte a noi in diverse registrazioni storiche, sono ancora attuali. Certo l’odierna prassi esecutiva prevede meno portamenti e glissati, ma la chiarezza nel fraseggio, l’articolazione delle frasi e il naturale fluire di melodia e ritmo, fanno di Casals un maestro indiscusso, primo interprete dell’era moderna, cui tutti i grandi violoncellisti successivi sono debitori. Limitare la figura di Casals al solo ruolo di violoncellista è, tuttavia, restrittivo ed ingiusto. In campo musicale è stato anche un grande direttore d’orchestra e, malgrado le sue opere siano poco conosciute, un compositore appassionato e curioso. Proprio questa poliedricità musicale, più frequente negli interpreti della prima metà del secolo scorso rispetto a quanto non sia purtroppo oggigiorno, gli ha permesso quella intima conoscenza delle partiture, necessaria ad un’interpretazione libera da vincoli formali, ma fedele allo spirito del testo. Ma la grandezza di Casal va ben oltre: attraverso la musica travalica i confini del mondo musicale e diviene sinonimo di genio, coraggio ed integrità. Nel 1933 si rifiutò di tenere concerti nella Germania hitleriana e poi nell’Italia fascista, in Spagna si oppone strenuamente al regime franchista1, tanto da essere costretto all’esilio. Si trasferì a Prades, cittadina nei Pirenei orientali, dove divenne figura di riferimento per gli esuli catalani. Il suo instancabile impegno per la giustizia e la pace gli valse, nel 1971, la «Medaglia per la Pace» dell’ONU. Queste sue profonde convinzioni lo porteranno, tra l’altro, alla dolorosa rottura con il violinista Jacques Thibaut (ammiratore del generale Franco) con il quale aveva suonato per anni formando, insieme con il pianista Corot, uno dei più celebri Trio dell’era musicale moderna. 1 6 IlClassicogiornalino novembre 2013 Il grande romanziere tedesco Thomas Mann, riferendosi a Casals, scrisse: «[…] ho una venerazione profonda e un’ ammirazione venata d’allegria per un uomo la cui arte impetuosa si lega allo stretto rifiuto di avere a che fare con chi pratica il male, con chi è moralmente miserabile e chi offende la giustizia. [… Casals] è diventato simbolo di un’arte intransigente, simbolo di un’unione inscindibile tra arte e morale. […] Con gioia riconosco che la sua esistenza è per me, come per molti altri uomini, fonte di benessere.» DISCOGRAFIA Tutto quello che riuscite a trovare registrato da Casals è un piccolo tesoro. Vorrei però segnalare in particolare: J.S.Bach – Suites per violoncello solo, EMI. Nelle leggendarie registrazioni del 1936 e 1939, ora pubblicate in edizione integrale. A. Dvorak – Concerto per violoncello, EMI – Naxos F. Schubert – Trio op. 99, MEMORIES. Nella famosa versione con Thibaut e Corot. A mio avviso la miglior interpretazione di sempre di questo bellissimo trio schubertiano. Anche su YouTube potete trovare molto materiale: master classes, documentari e l’emozionante breve esecuzione del suo “El Cant dels Ocells”, eseguito dal vecchio Maestro all’Onu nel 1971, due anni prima della morte. LIBRI Esiste un’ampia bibliografia su Casals sia per quanto riguarda la sua figura storico-umana, che quella artistico-interpretativa. Un volume che sintetizza bene tutti gli aspetti è: Joy and Sorrows: Pablo Casals, his own Story as told by Albert E. Kahn (Non conosco nessuna traduzione italiana, ma ne esiste una francese con il titolo Ma vie, edita da Stock Musique) Gli studi pubblicati dalla fondazione Casals si trovano sul sito: www.paucasals.org di Elisabetta Cannata 7 novembre 2013 IlClassicogiornalino VITA DI SCUOLA MATITE IN MANO Musica e rumore di Luce Rebecchi di Eugenio Barbieri Viale 8 novembre 2013 IlClassicogiornalino MUSICA UNIVERSALIS Il primo Cristianesimo La teoria dell’armonia delle sfere non morì con l’avvento del cristianesimo, ma al contrario fu da esso valorizzata e portata a compimento. Essa infatti si accordava con l’idea di un universo razionalmente creato da Dio che continuamente canta la sua gloria. Questo si può vedere ad esempio nell’inizio del salmo 18 (19), che è stato infatti subito riletto alla luce della teoria greca. Al maestro del coro. Salmo. Di Davide I cieli narrano la gloria di Dio, l'opera delle sue mani annuncia il firmamento. Il giorno al giorno ne affida il racconto e la notte alla notte ne trasmette notizia. Senza linguaggio, senza parole, senza che si oda la loro voce, per tutta la terra si diffonde il loro annuncio e ai confini del mondo il loro messaggio. Là pose una tenda per il sole che esce come sposo dalla stanza nuziale: esulta come un prode che percorre la via. Sorge da un estremo del cielo e la sua orbita raggiunge l'altro estremo: nulla si sottrae al suo calore Per il cristiano la musica dei pianeti si inserisce però in un quadro molto più esteso: l’armonia è in tutte le cose, in quanto esse sono frutto della creazione divina Leo Spitzer nel suo saggio “L’armonia del mondo” individua due tendenze nella concezione cristiana, che vede personificate nelle figure di S. Ambrogio e S. Agostino. Secondo lo studioso, S. Ambrogio riprende maggiormente l’aspetto polifonico della realtà: egli vede il creato come un grande coro che canta lode a Dio: “Ad Ambrogio va il merito immortale di aver affidato alla musica cristiana il compito d’impersonare l’armonia universale dei greci: d’ora innanzi il compito della 9 novembre 2013 IlClassicogiornalino musica è di eseguire ciò che è nella sua stessa natura di esprimere, la lode tributata al Creatore della musicale armonia del mondo”. S. Agostino, invece, “cercava di far convergere verso l’unità tutte le branche del sapere umano”. Il grande Padre della Chiesa infatti recupera soprattutto lo studio dei rapporti numerici nell’ottica di una unità universale di derivazione neoplatonica. “Per Agostino le leggi numeriche sono importanti, perché solo la loro certezza oggettiva, matematica, ci permette di dimostrare la certezza di Dio” Un passo in cui questo si vede molto bene è il seguente: “Il numero prende la sua origine dall’uno, la sua forma nell’uguaglianza e nella similitudine, e la sua unione interna nell’ordine” (S.Agostino, De Musica, 6,17, 56-58). Questi due aspetti, diversi ma quasi complementari, sono entrambi molto presenti nella visione medievale della realtà, specialmente in quella dantesca. Prima di passare al grande poeta, però, è necessario parlare di una figura essenziale nel passaggio tra mondo antico e medievale. Il Medioevo La fusione fra Cristianesimo e mondo latino avvenne in questo ambito con la figura di Boezio. Il filosofo scrisse un’opera, il De institutione musica, destinata a diventare un punto di riferimento per tutto il medioevo. In essa dichiarava che la musica può essere di tre tipi: mundana, humana e instrumentalis. È interessante notare che la musica instrumentalis, che coincide con la nostra concezione di suoni prodotti da strumenti, era per Boezio quella con la dignità più bassa. La più importante era la musica mundana, nientemeno che la musica delle sfere celesti, che fungeva da modello di perfezione di tutta l’armonia del creato, tanto da essere responsabile anche dell’alternarsi delle stagioni. La musica humana era la sua proiezione a livello umano, e consisteva principalmente nell’armonia tra le parti del corpo tra di loro e tra il corpo intero e l’anima. “Colui che scrive sulla musica deve dapprima esporre in quante parti gli studiosi hanno suddiviso tale materia. Esse sono tre: la prima è costituita dalla musica dell’universo (mundana); la seconda dalla musica umana (humana); la terza dalla musica strumentale (in quibusdam constituta instrumentis), come quella della cetra (cithara), dei flauti (tibiae) e degli altri strumenti con i quali si può ottenere una melodia.” 10 novembre 2013 IlClassicogiornalino Ecco il passo in cui parla della musica mundana: “La musica dell’universo, che va studiata soprattutto nei cieli, risulta dalla compagine degli elementi o dalla varietà delle stagioni. Infatti, il meccanismo del cielo (machina coeli) così veloce, come potrebbe muoversi in una corsa muta e silenziosa? Per quanto tale suono non giunga al nostro udito – e ciò avviene necessariamente per molteplici ragioni – il movimento rapidissimo di corpi tanto enormi non può avvenire senza alcun suono, specialmente perché le corse orbitali degli astri sono insieme collegate in un reciproco accordo (coaptatio) così perfetto che nulla si può immaginare di ugualmente compatto e proporzionato. In effetti talune si muovono in alto, altre più in basso e tutte girano con impulso tanto combinato che dalla loro differente velocità risulta un ordine razionale nei movimenti. Perciò non può essere estraneo a questo moto rotatorio dei cieli l’ordine razionale nella modulazione dei suoni.” Nel X canto del Paradiso, Boezio è posto da Dante nella corona dei 12 spiriti sapienti in cui si trova anche San Tommaso d’Aquino. Egli infatti fu una figura importantissima per il poeta, molto presente in tutte le sue opere. All’inizio della terza cantica uno dei primi segni per cui Dante si rende conto di non trovarsi più sulla terra è proprio la musica mundana. Ecco il passo del Canto I in cui il poeta descrive il passaggio al paradiso (v 76-84) Quando la rota che tu sempiterni desiderato, a sé mi fece atteso con l'armonia che temperi e discerni, parvemi tanto allor del cielo acceso de la fiamma del sol, che pioggia o fiume lago non fece alcun tanto disteso. La novità del suono e 'l grande lume di lor cagion m'accesero un disio mai non sentito di cotanto acume. A questo proposito è bene notare che “Dante non sembra seguire Aristotele e i suoi tre commentatori medievali, Averroè, Alberto Magno e Tommaso d’Aquino, che considerano la dottrina pitagorica della musica celeste più una favola poetica che non un’attendibile teoria astronomica.” (Natacha Fabbri, Cosmologia e armonia in Kepler e Mersenne, contrappunto a due voci sul tema dell’Harmonice mundi, pag 236) Il tema dell’armonia universale nel Paradiso non è presente solo nella musica dei pianeti in questo breve brano, ma anzi è uno dei cardini attorno a cui ruota tutto il poema. Analizzando alcuni passi si può vedere come i due aspetti sottolineati 11 novembre 2013 IlClassicogiornalino da S. Ambrogio e S. Agostino si trovino insieme nel loro pieno compimento nella visione dantesca. La straordinaria polifonia universale di S. Ambrogio si può vedere ad esempio nelle parole di Giustiniano nel canto VI, 124-126 Diverse voci fanno dolci note; così diversi scanni in nostra vita rendon dolce armonia tra queste rote. L’aspetto di unità di S. Agostino si trova al massimo grado nell’ultimo canto: la prima visione di Dante non è nient’altro che l’unità universale in Dio. Ecco la sua descrizione nei versi 85-96: Nel suo profondo vidi che s'interna, legato con amore in un volume, ciò che per l'universo si squaderna: sustanze e accidenti e lor costume quasi conflati insieme, per tal modo che ciò ch'i' dico è un semplice lume. La forma universal di questo nodo credo ch'i' vidi, perché più di largo, dicendo questo, mi sento ch'i' godo. Un punto solo m'è maggior letargo che venticinque secoli a la 'mpresa che fé Nettuno ammirar l'ombra d'Argo. Riassumendo, possiamo dunque dire che nella mentalità medievale sia l’uomo che i pianeti fanno parte di un’unica grande struttura armonica retta dall’amore di Dio, come si vede benissimo negli ultimi versi del Paradiso (Canto XXXIII, 142-145) A l'alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e 'l velle, sì come rota ch'igualmente è mossa, l'amor che move il sole e l'altre stelle. Segue... dalla tesina di Maturità Classica di Cristiana Franco 12 IlClassicogiornalino novembre 2013 CURIOSITA’ IL GIARDINO DELLA BIODIVERSITA’ DI PADOVA L’Orto Botanico di Padova non è solo il più antico del mondo, almeno del mondo occidentale, dopo quello di Pisa, essendo stato inaugurato nel 1545. Non ha solo una storia ricca come poche altre ma è anche tra i più belli del pianeta con la sua rigorosa geometria circolare. Non avendo mai cambiato collocazione, è riuscito ad ospitare, in un apice raggiunto nel XIX secolo, oltre 20.000 specie di piante. Oggi ne conta 6.000. Galileo Galilei vi passeggiava spesso tra il 1592 ed il 1610 nei suoi anni trascorsi a Padova ed il poeta naturalista Wolfgang von Goethe, dopo aver ammirato la pianta più antica dell’orto, la “Cahemerops humilis” del 1586, scrisse un saggio pubblicato in “La metamorfosi delle piante”. Ancora oggi quella pianta si chiama “palma di Goethe” ed ancora oggi, ad ogni primavera, germoglia con le sue foglie strette e sottili. Adesso, dopo la sua “seconda inaugurazione” avvenuta questo mese di ottobre, l’antico e meraviglioso giardino vanta un altro record: è diventato l’Orto Botanico universitario più grande del pianeta. E’ un giardino dedicato alla divesità biologica, ricchezza spesso trascurata. E’ stato infatti inaugurato “Il giardino della biodiversità“, struttura moderna progettata dall’architetto Giorgio Strappazzon che si integra senza opporsi all’antico. Il nuovo giardino ospita 1.300 piante in ambienti (in particolare cinque ambienti) che sono loro naturali: siano essi caldi e umidi, come quello delle foreste pluviali tropicali; o gelidi e secchi come quelli delle tundre dell’Antartide, o temperati, come quelli mediterranei; o tiepidi e quasi umidi, come quelli della savana; o addirittura aridi, come quelli caldi dell’Africa settentrionale. Il giardino, è stato progettato non con l’ottica dell’uomo ma con quella delle piante. Il rapporto tra le piante e l’uomo esiste ed è molto stretto ed è addirittura unilaterale: l’uomo non può vivere senza le piante ma le piante possono vivere senza l’uomo. Quest’ultimo riesce però ad entrare nel loro ciclo di vita con prepotenza, determinando talvolta l’estinzione delle specie. Il nuovo giardino è pieno di tecnologia, quella amica delle piante: da quella 13 novembre 2013 IlClassicogiornalino necessaria a ridurre praticamente a zero l’impatto della struttura con l’ambiente esterno a quella che consente di produrre nuova conoscenza scientifica a quella che consente di fare buona comunicazione. La funzione del nuovo giardino è infatti duplice: proporsi come luogo di diffusione della cultura botanica e come luogo di nuovo conoscenza. Finanziato dall’Università di Padova, il giardino della biodiversità porta con sé anche un importante messaggio e cioè che in tempi di tagli e di crisi è possibile investire sul futuro, puntare sulla conoscenza ed aspirare all’eccellenza assoluta. L’ORO CRESCE SUGLI ALBERI L'oro cresce sugli alberi: particelle di questo metallo prezioso sono state scoperte nelle foglie di eucalipto e potrebbero essere la spia di grandi depositi d'oro sotterranei. Pubblicato sulla rivista Nature Communications, dal gruppo coordinato da Melvyn Lintern del centro di ricerche australiano sulle Scienze della Terra e la valutazione delle risorse (Csiro), il risultato fornisce un nuovo modo per individuare giacimenti d'oro senza effettuare scavi. Tracce d'oro, spiegano gli autori, sono rilevate a volte nei terreni che circondano gli alberi di eucalipto e nelle foglie di queste piante ma senza eseguire scavi in profondità è difficile stabilire se gli alberi crescono sopra giacimenti o se le particelle del metallo prezioso sono state portate lì dal vento. Grazie a una tecnica di immagine a raggi X, sono stati analizzati rami, foglie e cortecce raccolti da alcuni alberi di eucalipto in due siti australiani. Le tracce del metallo prezioso sono state individuate in tutti i campioni ma in concentrazioni maggiori nelle foglie. Per comprendere se l'oro assorbito è arrivato trasportato dal vento o si trova in profondità nel terreno, è stato condotto un esperimento in serra in cui sono state fatte crescere piantine in suoli in cui sono state inserite particelle d'oro. E' stato scoperto che le piante assorbono le particelle dalle radici, in concentrazioni non dannose per l'albero, e le trasportano soprattutto nelle estremità, come le foglie. In questo modo è stato dimostrato per la prima volta che la presenza delle particelle del metallo negli alberi è dovuta a giacimenti sotterranei. Secondo i ricercatori, gli alberi analizzati crescono sopra un deposito d'oro situato a 35 metri di profondità e assorbono le particelle mentre, nei periodi di siccità, cercano fonti di umidità presenti nel deposito. Considerando che la scoperta di depositi d'oro, negli ultimi anni si è ridotta del 45%, il risultato potrebbe rivelarsi determinante per lo sviluppo di nuove tecnologie per individuare giacimenti d'oro senza fare scavi. 14 novembre 2013 IlClassicogiornalino ATTIVITA’ ARTISTICA DEI DOCENTI LAURA LOBETTI BODONI Fuori Scena A distanza di qualche anno dal film “Tre lire primo giorno”, vincitore dal Golden Palm Award and Best Foreign Film al Beverly Hills Film Festival, Laura Lobetti Bodoni e Rolando Marchesini si sono nuovamente trovati a collaborare per la composizione della colonna sonora del documentario lungometraggio “Fuori Scena”. Il lavoro, appena terminato e, già a partire da questo mese, presente in festival e rassegne, opera dei registi Massimo Donati e Alessandro Leone, racconta un anno di vita “scolastica” dell’Accademia del Teatro alla Scala, dal giorno delle audizioni al saggio finale. Un’opera poetica, fatta più di immagini che di dialoghi, che racconta non tanto ciò che si vede sul palcoscenico, quanto piuttosto il duro lavoro di giovani ballerini, cantanti, scenografi, costumisti, truccatrici dietro le quinte, “fuori scena” appunto. A Carlo De Martini, Feyzi Brera e Kerem Brera, oltre a Giulio Consolati e ai clarinettisti Arturo Garra ed Edoardo Lega l’incarico di eseguire le musiche, registrate a fine ottobre; i registi sono molto soddisfatti! 15 novembre 2013 IlClassicogiornalino CHIARA GRANATA Il nuovo cd E’ stato appena pubblicato il CD inciso da Chiara Granata per la Resonus. L’album, intitolato “La lira di Orfeo: tributo a Gualberto Magli”, rappresenta per l’appunto un omaggio al castrato italiano attivo nel primo Seicento. Magli fu allievo di Giulio Caccini e divenne musicista per la casa dei Medici nell’agosto 1604. Partecipò alla prima dell’Orfeo di Monteverdi del 1607 alla corte del Principe Francesco IV Gonzaga, Duca di Mantova interpretando i ruoli femminili di La Musica e Proserpina. La voce del disco è di Raffaele Pé, artista molto interessante nella scena della musica barocca italiana. Acclamato per la purezza e la bellezza della sua voce si è già esibito ed ha registrato sotto la guida di grandi direttori come Gardiner, McCreesh, McGegan, Coin e Cavina. Acconto alla voce di Raffaele Pé ed all’arpa doppia Chiara si potrà ascoltare la tiorba David Miller, musicista inglese che ha partecipato a numerosissimi e prestigiosi Festival Europei esperto di musica barocca. Tra le tracce del disco si potranno ascoltare brani di Claudio Monteverdi, Francesca e Giulio Caccini, Sigismondo d’India, Giovanni Trabacci, Johann Nauwach e Francesco Lambardi. Troverete inoltre la prima registrazione di “Solo et Pensoso”, scritta per questa registrazione da Alessandro Ciccolini. Per acquistare on line uno o più brani contenuti nell’album potete accedere al sito http://www.resonusclassics.com/la-lira-di-orfeo Libretto con la spiegazione dei brani del cd è scaricabile grauitamente dallo stesso sito 16 IlClassicogiornalino novembre 2013