Intervista a Rania di Giordania

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Intervista a Rania di Giordania
La regina Rania di
Giordania è nata il 31
agosto 1970 in Kuwait.
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Hanno meno
di dieci anni
ma domani
salveranno
il mondo
Rania di Giordania
Sono le bambine di tanti Paesi (più o meno poveri). E aspettano solo
una chance per diventare madri, lavoratrici e manager istruite e
consapevoli. Dall’India all’Argentina, dalla Cina al Sudafrica, la regina
più amata del Medio Oriente le aiuta a emanciparsi. Con i programmi
dell’Unicef, con le sue visite da ambasciatrice. E con l’esperienza
di mamma di quattro figli. Che (forse) vale più di tutto il resto
di Desirée Colapietro Petrini
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ata in Kuwait da genitori palestinesi originari di Tulkarem, Paese che lascia per intraprendere gli studi in Gestione di Impresa presso l’Università
Americana del Cairo dove conseguirà la laurea nel 1991, la
bellissima Rania di Giordania, regina anche per classe ed
eleganza, lavora presso il gruppo finanziario Citibank prima di essere assunta nella sede giordana della Apple Computer. Nel 1993 incontra l’allora principe di Giordania
Abdullah II e, nell’arco di pochi mesi, la coppia annuncia
il fidanzamento. Il matrimonio viene celebrato a giugno
dello stesso anno. Sei anni piu tardi, con l’ascesa al trono
del marito, Rania viene proclamata regina: è l’epilogo di
una favola che ancora oggi fa sognare il mondo intero.
Mamma di quattro figli di età compresa tra i 17 e i 5 anni
(il principe Husayn, le principesse Imam e Salma e il
Principe Hashim) Rania si dedica incessantemente a migliorare la qualità dell’istruzione dei bambini non solo in
Giordania ma in tutti i paesi arabi, impegno che le viene
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La regina Rania in visita
alla Friend of Children Society
ad Amman, Giordana.
riconosciuto in tutto il mondo. Oltre ad occuparsi di numerose attività come la ristrutturazione delle scuole pubbliche, l’inserimento dell’informatica nelle classi, l’insegnamento della nutrizione agli studenti, la protezione dei
bambini dagli abusi e la promozione della Early Childhood
Development, Rania è membro di numerose organizzazioni
e spesso si occupa personalmente delle loro attività sia a
livello nazionale che internazionale. Tra queste, l’Unicef
(il Fondo delle Nazioni unite per l’infanzia) e l’Ungei
(United Nations Girls’ Education Initiative, Iniziativa delle Nazioni unite per l’istruzione delle bambine), la partnership
globale promossa per eliminare il divario che esiste tra
bambini e bambine in termini di accesso all’istruzione
primaria e secondaria. Rania è stata la prima ad essere nominata Eminent Advocate dell’Unicef nel 2007 ed è Presidente onorario globale di Ungei dal 2009. È grazie
all’amore e all’impegno verso i milioni di bambini nel
mondo che anche io, testimonial per Unicef Italia del club
“Amici di Audrey”,
attraverso il quale
sosteniamo un progetto contro la malnutrizione nel Ciad,
ho la possibilità di
parlare con Sua Maestà di questo mondo
al quale dedichiamo
sforzi ed energie.
Così come aveva fatto negli ultimi anni
della sua vita anche
un’altra amatissima
donna: Audrey Hepburn. “Il Terzo
mondo è un termine
che non mi piace”,
Rania in una
diceva, “perchè siascuola media
mo tutti un mondo
in Giordania.
solo. E la gente deve
La regina è
sapere che la maggior
ambasciatrice
parte dell’umanità
dell’Unicef.
sta soffrendo”.
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Mi ispiro a Nelson Mandela
per il suo carisma. E a Audrey
Hepburn per la sua umanità
Ritratto di famiglia
reale. Da sinistra:
la principessa
Iman, il principe
Al Hussein, Rania
e il re Abdullah II,
il principe Hashem e
la principessa Salma.
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La regina Rania
in una scuola
elementare di
Amman.
Sua Maestà, lei è uno dei più autorevoli rappresentanti dell’Unicef. Perché ha deciso di sostenerne il lavoro?
«L’Unicef svolge un lavoro enorme a favore dei bambini in
tutto il mondo, spesso in circostanze molto difficili. I loro
sforzi coraggiosi non solo salvano vite umane, ma offrono
speranza. Ciò che mi ha attirato di questa organizzazione
è stato l’impegno costante per l’istruzione di ogni bambino. Ho sempre creduto nel potere dell’istruzione per affrontare le sfide globali. In India, così come in Sud America e nella mia Giordania, istruzione vuol dire proteggere
i bambini dalle malattie, offrendo loro una via di fuga dalla povertà. Come Unicef Eminent Advocate ho incontrato tanti bambini e visto con i miei occhi la loro capacità di sopportare la più dura delle esistenze. Ma non per questo
siamo autorizzati a lasciarli vivere nella povertà e nella
malattia. Semmai, dobbiamo sentirci piu motivati a lottare per i loro diritti, dobbiamo dare loro l’opportunità e la
possibilità di scegliere. Ciò che ciascun bambino merita».
In che modo l’Unicef fa la differenza per i bambini del
mondo?
«Il lavoro dell’Unicef fa una grande differenza per i bambini. Da decenni, diffonde la cultura dei diritti di bambini
e bambine e lavora per proteggerli. Come Unicef Eminent
Advocate, ho visto in prima persona il lavoro di questa organizzazione: ho partecipato a campagne di vaccinazione in
Cina e visitato programmi educativi in Argentina, programmi per la promozione dei diritti delle donne in India
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e dell’istruzione delle bambine in Sud Africa. I sorrisi che
ho visto sui volti dei bambini mi permettono di dirle che
l’Unicef è un’organizzazione che cambia la vita dei bambini. Istruzione, salute, nutrizione, protezione dalla violenza: l’Unicef fa del suo meglio per soddisfare questi bisogni
in contesti in cui nessun altro è in grado di farlo».
Perché ritiene importante che figure di primo piano
come Lei si impegnino a favore di cause globali?
«Credo che le persone che vivono sotto i riflettori dei media, siano essi attori, atleti, musicisti o membri di una famiglia reale, abbiano la responsabilità di dare supporto
alle cause globali che ritengono importanti. La loro influenza in qualità di leader, ognuno nel proprio settore,
apporta una maggiore attenzione dei media e, più in generale, del pubblico, necessaria per aumentare la coscienza e
la conoscenza di alcune tematiche. Non possiamo sottovalutare l’effetto “celebrità”. Sean Combs e Oprah, tramite Twitter, hanno contribuito a comprare 90,000 zanzariere per contrastare la malaria. Matt Damon lo ha fatto
per l’acqua, Angelina Jolie per i rifiugiati, Bono per la povertà, Al Gore per l’ambiente, Bill e Melinda Gates per la
salute, il Principe Charles per i giovani...».
Perché è importante il lavoro dell’Unicef per affermare le pari opportunità tra i generi e in particolare per
promuovere l’istruzione delle bambine?
«Troppo spesso pensiamo alle bambine come ad esseri delicati e fragili. Non riusciamo a vedere come invece possano essere la soluzione ad alcuni dei problemi più complessi
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che affliggono il mondo. Loro
sono la soluzione! Le teorie dello sviluppo e l’esperienza concreta hanno dimostrato che
l’istruzione delle bambine può
trasformare le società. È sufficiente che una bambina studi
un anno in più perché la probabilità di perdere la vita nel partorire suo figlio si riduca di quasi il 50%, mentre il suo
potenziale di reddito futuro aumenti del 20 per cento. Da
donna istruita, spenderà di più
per l’istruzione e le cure sanitarie necessarie ai suoi bambini e
spezzerà il circolo vizioso della
povertà. Il beneficio dell’istruzione femminile si estende a
macchia d’olio. Tanto più cresce
il numero di bambine che ricevono un’istruzione secondaria, tanto più diminuiscono la
mortalità infantile, la fertilità, l’incidenza dell’HIVAIDS, e migliora la nutrizione infantile. Ed i benefici sono
anche per la crescita economica. È sufficiente un aumento
di un solo punto percentuale nel numero delle donne che
ricevono un’istruzione secondaria a far aumentare il Pil
procapite annuo dello 0.3 per cento. Può sembrare un piccolo cambiamento, ma per un paese come l’India, ciò si
tradurrebbe in più di 5 miliardi di dollari all’anno! Investiamo nelle bambine, e penseranno loro a fare il resto!
Oggi non stiamo facendo a sufficienza. E infatti, di ogni
dollaro che viene speso a livello internazionale in aiuti allo
sviluppo, meno di mezzo centesimo è destinato all’istruzione delle ragazze. Peggio ancora, più della metà dei 67
milioni di bambini che nel mondo non hanno accesso ad
un’istruzione primaria sono bambine. A causa del fatto
che le bambine non sono istruite, i paesi in via di sviluppo
perdono ogni anno circa 100 milioni di dollari in crescita
economica, quasi la stessa cifra che ricevono ogni anno in
aiuti! Quando parliamo di istruzione femminile, causa e
effetto sono incontrovertibilmente legate. È questo che
rende l’istruzione femminile un investimento davvero efficiente ed è per questo motivo che l’Unicef è così importante».
Al World Economic Forum, Lei ha detto: “Quando creiamo un imprenditore, creiamo anche tre o quattro
posti di lavoro, innescando una reazione a catena.
Possiamo tutti fare di più per incoraggiare i giovani a
correre dei rischi”. È così che si combatte la povertà?
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Con le bambine della
scuola elementare
di Ajloun in Giordania.
«La povertà deriva da molte cause e tutte le soluzioni sostenibili sono sempre molto complesse. Risolvere la disoccupazione giovanile è solo uno dei tanti modi per combattere la povertà - ma comunque è una lotta molto
importante. Se guardiamo al mondo Arabo, ad esempio,
notiamo che i nostri giovani hanno una grande quantità di
energia e un potenziale enorme. Se li incoraggiamo a rischiare per inseguire i propri sogni, potrebbero dar vita ad
una nuova generazione di imprenditori e ad un nuovo motore di crescita. Non possono farcela da soli. Siamo tutti
chiamati a combattere insieme per migliorare l’ambiente
educativo e la cultura degli affari. La società civile e quella
del mondo del business devono migliorare la qualità delle
scuole e insegnare ai nostri ragazzi le competenze necessarie di cui avranno bisogno per avere successo nel mercato
globale del lavoro. È necessario aiutare a cambiare la mentalità dei laureati: bisogna rischiare nel settore privato più
che trovare il posto sicuro nel settore pubblico. In questo
modo non solo lottiamo contro la povertà, ma costruiamo
la dignità umana».
La sua pagina Facebook “piace” a 795.195 persone.
Lei è molto attiva su Twitter e ha una rubrica fissa su
Youtube. Quali sono i vantaggi di comunicare in rete?
«Internet, e più in particolare i network sociali, costituiscono una normale forma di comunicazione del mondo
moderno. È un piattaforma utile alla condivisione, sia per
informare gli amici con notizie relative al proprio lavoro
sia per portarli a conoscenza di tematiche che ci stanno a
cuore. I Social Media possano esporti ad una diversità di
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idée e opinioni. Probabilmente, parlare di persona ad una
regina potrebbe risultare intimidatorio, cosa che invece
non avviene sulla Rete dove queste paure si dissolvono. Le
persone si sentono più libere di dirmi quel che pensano.
Una libertà, questa, che aiuta a generare la consapevolezza, il dialogo, l’impegno e, auspicabilmente, a trovare soluzioni a temi importanti, come l’istruzione delle bambine.
Infine, è anche un ottimo modo per collaborare con dei
partner, come Unicef. Grazie ad Internet, importanti
messaggi possano raggiungere un pubblico maggiore. Esseri presenti nella Rete su Youtube, Facebook, Twitter,
ma anche con un mio personale sito web, significa avere
molte persone che mandano messaggi: parole di incoraggiamento, idee. A volte mi segnalano con dei link della
gente che sta facendo un buon lavoro».
Riesce a rispondere a tutti?
«È pressocché impossibile riuscirci, se lo facessi non avrei
mai tempo di vedere la mia famiglia. Ma faccio del mio
meglio».
L
ei ha quattro figli, due maschi e due femmine, dai 17 ai
5 anni. Qual è il suo desiderio più grande per il loro futuro?
«Qualunque cosa decidano di
fare, spero solo che i miei figli
crescano felici e sani, che portino con sé i valori che sono stati
loro insegnati e li usino per essere guidati nella loro vita quotidiana. Solo così renderanno orgogliosi la propria famiglia e il proprio Paese. E saranno ancora piu felici».
Oggi celebriamo Audrey Hepburn con una mostra e
una cena in suo onore. Cosa ammira della Hepburn?
«Ammiro Audrey Hepburn sia per il suo talento in scena
che per la sua tenacia in campo. La sua eredità rappresenta
un’epoca d’oro del cinema - elegante, raffinato, di classe.
La sua versatilità sullo schermo era assolutamente accattivante. Eppure, era molto di più che una star di Hollywood.
Era una donna con un’enorme compassione e una profonda umanità. Il suo instancabile impegno a favore dell’Unicef ha da sempre e fino ad ora ispirato il mio impegno nei
confronti dei bambini».
C’è qualcuno, nel passato o nel presente, che è stato
per Lei fonte di ispirazione e/o un modello di vita?
«Credo di esser stata molto fortunata: nella mia vita ho
incontrato molte persone che mi hanno ispirata, sia per
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Un anno di studi
in più per una
bambina significa
un aumento del 20%
del reddito futuro
le loro lotte personali che per quanto sono riuscite a realizzare. Ma anche per il loro carisma e il loro intelletto.
Nelson Mandela è stato una vera fonte di ispirazione.
Non dimenticherò mai l’esperienza di sedermi accanto a
Madiba e parlare con lui. Prima ancora di dire anche solo
una parola, hai la sensazione di sentire una forte, compassionevole e caritatevole energia. Il suo coraggio e la
sua grazia ti fanno sentire capace di essere una forza del
bene. Altre persone influenti, ma non famose, che mi
hanno lasciato un segno sono ragazze giovani come
Musu, della Liberia, che ha perso il braccio in un attacco
missilistico durante la guerra civile. Ciononostante, è
andata a scuola e ora vuole fare il medico perché un medico l’ha aiutata a guarire. E ancora Khadija, in Marocco, che ha lavorato intere giornate in un seminterrato
senza aria, passava le ore a tessere tappeti. Veniva picchiata se commetteva un errore o si fermava. È stata salvata da un assistente sociale ed ha potuto frequentare la
scuola. In occasione del nostro incontro mi ha raccontato come la sua vita fosse stata trasformata e come, anche
lei, desideri diventare un medico. Entrambe le ragazze
erano felici di aver avuto la possibilità di poter studiare.
Ebbene, i sorrisi sui loro volti non sono stati solo una
fonte di ispirazione ma avevano qualcosa di miracoloso.
Infine, posso dire di trarre ispirazione dagli insegnanti.
L’insegnamento è la più nobile delle professioni. Infonde altruismo. Queste persone sono veri e propri guardiani e guide dei nostri figli, nutrono i futuri leader politici
e sociali del nostro paese. In sintesi, hanno il potere di
plasmare il nostro futuro!».
Come vede questo futuro Rania di Giordania?
Alla fine della giornata sono ottimista. Vedo pace, prosperità e salute per tutti i bambini giordani e le loro famiglie.
Vedo la pace nella mia regione, in particolare la fine dei
combattimenti in Palestina, l’accettazione e la comprensione tra il mondo musulmano e l’Occidente. Vedo l’istruzione per tutti i bambini e la dignità per tutti. Non saranno risultati a breve termine ma grazie al coraggio e le
capacità che ho visto in tutto il mondo nelle persone che
lavorano diligentemente per raggiungere questi obiettivi,
so che un giorno ci riusciremo.