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Celebrazioni giorno della Memoria – 27 gennaio 2016
Parco Nord – Monumento ai deportati – 23 gennaio 2016
Quest’anno ho l’onore di parlare a nome di tutti i Sindaci dei comuni che hanno aderito
a questa bella Manifestazione al Monumento ai Deportati del Parco Nord che come
ogni anno viene promossa dal Comune di Sesto San Giovanni insieme all’Aned, all’Anpi
e al Parco Nord Milano.
Ringrazio, quindi, gli ideatori di questa celebrazione corale di una ricorrenza
fondamentale per la nostra democrazia, importante per stabilire una clima di
condivisione e confronto su un dramma che ha lacerato la storia del nostro paese e del
territorio nel quale viviamo.
L’area metropolitana milanese e quella lombarda sono state le zone industriali più
importanti d’Italia e d’Europa in grado di sviluppare l’azione di lavoratori e lavoratrici,
che hanno animato la Resistenza collettiva contro il fascismo e l’occupazione nazista.
La deportazione politica assunse, nell’area industriale del nord Milano, la zona dove noi
viviamo oggi, dimensioni di massa per la grande e compatta partecipazione dei
lavoratori agli scioperi politici del 1944 e per l’impegno degli operai nelle
organizzazioni clandestine della Resistenza e nelle brigate partigiane di città e di
montagna
che
nella
fabbrica
avevano
le
proprie
basi.
Oggi commemoriamo l’altissimo numero dei lavoratori deportati e dei caduti nel corso
della prigionia.
La repressione dello sciopero generale del marzo del 1944 nell’area industriale di Sesto
San Giovanni fu particolarmente feroce. Gli obiettivi di queste azione oggi sono noti :
arrestare e deportare in Germania gli operai organizzatori degli scioperi, terrorizzare i
lavoratori e la popolazione per impedire ogni forma di resistenza al fine di ristabilire la
disciplina in fabbrica e catturare mano d’opera per le aziende belliche tedesche.
Si trattò di una vera e propria deportazione di massa.
Primo Levi ritiene che la memoria storica sia un bisogno e un dovere dell’uomo, che è
quindi necessario essere consapevoli del punto in cui un essere umano può arrivare.
L’insegnamento di “Se questo è un uomo” è che ricordare lo sterminio e le
persecuzioni naziste sia un imperativo categorico, un dovere per chi ha la fortuna di
poter vivere con dignità.
La celebrazione del 27 gennaio ha come imperativo etico il dovere della memoria: si
deve ricordare per far sprigionare dalla memoria gli insegnamenti e i messaggi
essenziali per la costruzione del futuro.
Per evitare di perdere la memoria come bene comune, allora:
è necessario e vitale rievocare gli eventi storici (le leggi razziali, le discriminazioni, la
dittatura, le deportazioni, gli stermini, anche in forma delle milioni di storie di vita), ma
non basta;
è necessario e vitale contrastare la disinformazione, il negazionismo, il revisionismo,
ma non basta;
è necessario e vitale imprimere nelle esperienze e nelle emozioni dei visitatori dei
campi di sterminio l’orrore che in quei luoghi è accaduto, ma non basta;
è necessario e vitale coltivare l’interesse e la ricerca per ciò che ancora quegli anni ci
nascondono, ma non basta.
Tutto ciò è necessario e vitale, ma non basta.
Perché la storia è fatta delle sue ricostruzioni e ciascuna ricostruzione sostiene la nascita
di identità collettive, di un modo di essere, di pensare e di agire. Queste ricostruzioni
s’inscrivono nelle ideologie che pensano al futuro della società e nei progetti politici che,
nella pratica, tendono a quel futuro.
E allora il problema non è solo quello di evitare in tutti i modi che si perda la memoria,
evocando fatti storici tragici e ampliando la conoscenza sugli anni del fascismo, del
nazionalsocialismo e della guerra, ma è anche di mettere la memoria di quegli anni a
fondamento di un progetto politico per l’oggi e per il domani.
Purtroppo il senso critico spesso viene soffocato da falsi stereotipi e pregiudizi, che
ancora
oggi
portano
a
gesti
agghiaccianti,
come
i fatti avvenuti a Parigi qualche mese fa: un attacco a persone comuni , colpevoli del
grave reato di trascorrere una serata in un locale del centro per ascoltare un concerto,
uccise per essersi regalate un momento di svago.
Anche oggi, come ieri e più di ieri, vanno combattuti tutti gli integralismi, poiché la
sola via per vivere da uomini è l'integrazione e il rispetto di tutte le culture di
appartenenza, di tutte le differenze, di tutte le religioni, di tutti gli orientamenti
sessuali di tutti gli stili di vita.
La drammatica quotidianità
ci interroga sul valore della nostra libertà.
Una libertà non scontata, conquistata in tutta Europa grazie al sacrificio di molti
uomini e donne. Conquistata grazie alla lotta di Liberazione, dopo un lungo periodo di
dittatura e di guerra.
Finché il diverso sarà pericoloso, la strada del razzismo, della non comprensione,
dell'esclusione sarà spianata. Privare qualcuno della propria identità, significa togliergli
la libertà di essere se stesso, di esprimersi, di realizzarsi come uomo.
Significa privarlo della sua libertà, ieri come oggi.
Una cosa è certa, la storia non si ripete mai uguale e se vogliamo evitare che l’odio
semini ancora la distruzione dell’essere umano, allora occorre guardare anche ad altre
ideologie, altre pratiche, oltre a quelle nazi-fasciste, in alcune delle quali magari siamo
già inconsapevolmente immersi e che, silenziosamente, nel disinteresse dei più, ci
stanno
già
portando
a
forme
di
odio
e
violenza
intollerabili.
Eppure è necessario cogliere per tempo, sotto l’apparente buon senso e razionalità di
certe soluzioni, i segni di quei processi di disumanizzazione che anticipano fenomeni di
violenze collettiva e rischiano di sostenere ideologie dell’esclusione e
dell’annientamento. Bisogna cogliere questi segni prima che compiano il loro tragico
destino.
Occorre, dunque, riconoscere subito quei modi di pensare e agire che sviliscono,
ridicolizzano e negano l’umanità di altre persone. Lì si annidano quei pensieri che
sostengono ideologie e politiche fondate sulla paura e sull’odio.
A fronte di tutto ciò, non c’è alternativa: la memoria deve servire alla costruzione di
percorsi individuali, sociali e politici che mettano al centro costantemente e
continuamente la dignità umana.
Si deve riflettere attentamente sulla questione democratica, non pensando che lo
sbandieramento del termine “democrazia” risolva di per sè le contraddizioni che esso
cela e che la storia del passaggio dalle democrazie alle dittature nazifasciste ci ha
mostrato.
Per fare questo la Costituzione repubblicana è la bussola fondamentale per dare dignità
alle
donne,
agli
uomini
e
ai
bambini.
Continuiamo a lavorare affinché con il nostro impegno continui a esserlo.
23 gennaio 2016
Il Sindaco
Ugo Vecchiarelli