“Il valore dell`educazione, la responsabilità della comunicazione”

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“Il valore dell`educazione, la responsabilità della comunicazione”
RAVENNA 2010
Percezione e accettabilità pubblica degli impatti ambientali
“Il valore dell’educazione,
comunicazione”
la
responsabilità
della
di Carlo Baruffi
docente a contratto di Tecnologie dell’Istruzione e dell’Apprendimento
Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia
Il processo di educazione vede al centro il soggetto-bambino che è parte
integrante e destinatario privilegiato dell’azione degli adulti, i quali devono
comprendere questo scambio all’interno delle responsabilità che gli
competono in quanto custodi del pianeta.
L’ambiente è lo sfondo vitale dell’esistenza, per questo necessita di un
percorso educativo e di un processo che abbia efficacia all’interno di un
luogo fisico dove le azioni educative dell’adulto tengano in considerazione le
prospettive future di esistenza. Considerato che l’ambiente oltre a essere un
contenitore, è un valore e che oggi la responsabilità della comunicazione tra
adulti e bambini può anche passare attraverso i processi mediatici.
Educare alla sostenibilità dell’ambiente e alla sensibilizzazione verso le
problematiche ad esso relative sin dall’infanzia è un processo fondamentale
che oggi non si può più evitare o trascurare. E’ giunto il momento nel quale
non serve più essere catastrofisti, o prendere spunto da avvenimenti che
sono suscitano preoccupazione per ciò che mostrano, per portare
l’attenzione sull’effetto di una azione o su una certa immagine simbolo.
Certamente oggi le problematiche dell’ambiente in quanto spazio vitale
riguardano più direttamente i bambini, l’infanzia in generale e il mondo
educativo rispetto ad altri settori della formazione, per la semplice ragione
che costoro sono soggetti che vivranno il loro futuro in questo ambiente.
Questo pubblico infantile è sottoposto quotidianamente ad una
informazione iconica senza precedenti nella storia dell’umanità, quindi a
proposte educative che presentano loro una certa immagine dell’ambiente.
Il mondo mediatico è pieno di immagini-simbolo dei disastri ambientali che
vengono compensate da altre tipologie più tranquillizzanti e consolatorie.
Se prendiamo in considerazione le immagini classiche che negli ultimi anni
ci hanno fornito lo stato delle cose sulla nostra condizione ambientale
potremmo pensare di avere raggiunto un punto di non ritorno. Se pensiamo
per esempio alla classica immagine video del gabbiano (simbolo di libertà)
che travolto dal petrolio versato in mare esegue gli ultimi passi (simbolo
dell’impossibilità di continuare a vivere) iniziamo una riflessione che ci
lascia poche speranze. Il gabbiano che cosa è, ma soprattutto cosa
rappresenta ? Questo bellissimo volatile da diversi decenni è rappresentato
come l’immagine di quell’autorevole istinto naturale che è la vita in armonia
che si inalza dall’acqua spinto dalle correnti calde dei venti e insegue il
traghetto sfruttando la scia di calore che emette la nave dallo scarico.
Il compito dell’educazione è quello di tendere a far percepire il significato
della comunicazione, affinchè il destinatario riesca a percepire che
quell’immagine di volatile che si mantiene in equilibrio nell’aria sia o
rappresenti pienamente uno stato che chiunque di noi può contribuire a
mantenere o a modificare. Qui risiede la responsabilità della comunicazione
mediatica per il mantenimento della stabilità che l’ambiente richiede.
Chi si occupa di educazione, quindi la in prima persona scuola, poi la
famiglia, le istituzioni religiose e la società in genere devono trasmettere un
insieme di valori ambientali che definire sani è poco, relativamente
insufficiente . Da diversi anni a questa parte la cultura scolastica italiana
ha inserito nelle attività tradizionali anche l’ambiente e la trasmissione della
sensibilità ambientale. Oggi in molte realtà scolastiche si realizzano
percorsi educativi per scelta didattica e queste classi sono sottoposte a
sollecitazioni progettuali e realizzative che hanno prodotto allestimenti
creativi di notevole interesse.
Trasmettere il valore della conoscenza del creato, non solo per il suo
aspetto estetico, ma per la sua importanza vitale serve a mantenere
l’equilibrio. Il riconoscimento dello spazio ambiente come soggetto vitale
dell’esistenza è un insieme di valori che trasmessi nel periodo infantile
dovrebbero lasciare chiari segni nella costituzione dell’individuo.
La comunicazione, quindi e la sua responsabilità nella sfera mediatica, ha
un certo peso oggi perché può orientare verso una determinata direzione o
verso il suo esatto contrario. Diventa importante la questione delle
percezioni dei dati e delle sensazioni che questi dati suggeriscono o inducono
a suggerire.
Oggi i bambini sono lontani dall’ambiente, lo studiano, lo progettano, lo
ricostruiscono … ma non lo vivono con consapevolezza, con quel contatto
fisico vivo che un tempo era fonte di insegnamento. Oggi l’educazione e la
formazione sono mediate dal rapporto con le immagini e la questione
iconica: pensate oggi questi bambini non possono staccare un ramo da un
albero per farsi un arco per le frecce e giocare agli indiani, ma sono altresì
costretti a richiederlo già assemblato. Oggi i bambini sono in una situazione
di percezione ambientale nuova e certamente preoccupante rispetto a
qualche anno fa. Oggi gli adulti sensibili hanno scoperto che l’ambiente
educa, che l’ambiente forma, e in qualche modo influisce sul singolo soggetto
e sul suo destino. Provate a pensate all’idea di ambiente che ha un bambino
iracheno (lo spazio del nemico deve essere distrutto come lui) oppure all’idea
di ambiente che ha un piccolo aborigeno australiano (l’ambiente deve essere
vissuto pienamente) o quella di un piccolo americano industrializzato che lo
sfrutta oltre i i limiti. Pensiamo a tutte queste piccole idee infantili sullo
spazio/ambiente che li ospita. Partiamo da questo sguardo, modifichiamolo,
incanaliamolo, raddrizziamolo e ri-educhiamolo, e grazie a questo sguardo
pedagogico creato, avremo salvato la base sana dell’umanità.
Se non lo si fa si corre il rischio di educare alla percezione di un ambiente
naturale che tende ad essere lontano da coloro che lo vivono, ma prossimo
alla distruzione di sé stesso e degli elementi dove la modificazione diventa
troppo veloce,
eccessivamente rapida e violenta, grazie e a causa
dell’intervento umano. Diventa oggi invece obbligatorio educare al
mantenimento paziente, costante, graduale dello sfondo vitale. Trasmettere
il giusto valore che possiede l’ambiente, all’interno di un approccio olistico.
Atteggiamento che oggi non è facile perché i bambini vedono tutto separato,
segmentato, diviso e evidentemente separato; ma si può tentare indicando
loro le strade per la ricerca dei sentieri della conoscenza e della cultura
ambientale.
Settembre 2010