La prevenzione nell`anziano La prevenzione nell`anziano

Transcript

La prevenzione nell`anziano La prevenzione nell`anziano
SALUTE
A cura di Giuseppe Baldassarre *
La prevenzione
nell’anziano
Il ruolo dell’attività fisica
“Le parti del nostro corpo dotate di una funzione,
se esercitate con moderazione e impegnate in attività per
loro abituali, si mantengono sane e invecchiano più
lentamente; se vengono, invece, lasciate inattive presentano
difetti di sviluppo, si ammalano facilmente e invecchiano
rapidamente”
(Ippocrate, V sec. a.C.)
on c’è dubbio, un tempo ci si muoveva di più;
spinti dalle necessità della vita quotidiana, si
conduceva una vita attiva fino a tarda età. Le
modificazioni intervenute nello stile di vita in
questi ultimi decenni sembrano, invece, incoraggiare la
sedentarietà. Si cammina di meno, si fa meno uso della
bicicletta, rischiando di diventare sempre più schiavi di
automobili, motociclette e altri mezzi di trasporto motorizzati.
Per giunta, si trascorre sempre più tempo comodamente
seduti a guardare la televisione, ad ascoltare la radio o ad
interagire col computer.
Questa cronica riduzione del movimento, ci dicono le
statistiche, comincia nelle nostre popolazioni già in età
giovanile, per poi accentuarsi nella maturità e, ancora di
più, nell’età avanzata. Secondo alcune ricerche poco più
del 20-30% delle persone anziane compie con regolarità
attività fisica di intensità sufficiente ad esercitare effetti
benefici per la salute ed i meno attivi sembrano essere i
soggetti di sesso maschile.
pugliasalute
Perché ci si muove così poco?
È un dato di fatto, con l’aumentare dell’età, la
progressiva riduzione dell’attività fisica nelle persone che
vivono nei Paesi di tipo occidentale. Particolarmente gli
anziani tendono a muoversi poco e a seguire uno stile di
vita sedentario. Sono certamente molteplici i fattori che
spiegano una tale cronica riduzione del movimento nelle
persone anziane.
Vi sono innanzitutto motivi di tipo psicologico, come
l’apatia, la pigrizia, la demotivazione, il disinteresse, i
pregiudizi, il fatalismo e, talora, la depressione, ma anche
la paura di uscire di casa da soli o di farsi male. Pesano
anche ragioni di ordine sociale e ambientale, come la
presenza di barriere architettoniche, la mancanza di spazi
sicuri, di piste ciclabili, i pericoli del traffico urbano ed
extraurbano, l’isolamento sociale e il timore di aggressioni.
Esistono anche cause di tipo fisiologico, identificabili in
- dieci -
gennaio 2007
molteplici tendenti ad incrementare la capacità aerobica, la
forza e la resistenza muscolari, la flessibilità e l’equilibrio.
Per attività fisica si intende qualsiasi movimento del
nostro corpo ottenuto dalla contrazione dei muscoli scheletrici,
che comporta un dispendio energetico. È chiaro che il semplice
camminare, salire o scendere le scale, svolgere le faccende
domestiche, andare a fare la spesa o altre commissioni,
compiere lavori più o meno pesanti e dedicarsi a svaghi o
attività ludiche non impegnative rientra in questo tipo di
attività.
L’esercizio fisico è, invece, un tipo di attività fisica che
consiste in movimenti corporei strutturarti e ripetitivi per il
miglioramento e/o il mantenimento dell’efficienza fisica. Si
distinguono due tipi fondamentali di esercizio fisico: isotonico
o dinamico e isometrico o statico.
una ridotta forma fisica, nella mancanza di allenamento ed in
una scarsa tolleranza allo sforzo per la diminuzione della massa
muscolare e la ridotta efficienza della funzionalità
cardiovascolare e respiratoria. Non va dimenticato poi il peso
che può avere la presenza di varie condizioni patologiche, quali
i deficit cognitivi e altre malattie neurologiche (ad es. morbo
di Parkinson, cerebropatie vascolari), i deficit dell’udito e/odella
vista, i disturbi psicoaffettivi, le malattie cardiovascolari (ad
es. cardiopatia ipertensiva, cardiopatia ischemica, aritmie,
scompenso cardiaco), le patologie respiratorie (ad es.
broncopneumopatia cronica ostruttiva, asma bronchiale,
insufficienza respiratoria) e le malattie muscolo-scheletriche
(ad es. osteoporosi, osteoartrosi, artriti).
Tuttavia, i vari impedimenti finora elencati raramente
rappresentano una controindicazione assoluta all’attività fisica;
anzi, nella grande maggioranza dei casi un’attività motoria
graduale, continuativa e personalizzata rappresenta un rimedio
efficace per superare, almeno in parte, gli effetti negativi causati
da tali condizioni e per migliorare lo stato di salute ed il grado
di autosufficienza. Certamente, l’abolizione di barriere
architettoniche e la creazione di facilitazioni e di incentivi può
incoraggiare gli individui anziani a vincere remore e
condizionamenti e sostenerli nella scelta di uno stile di vita più
attivo e salutare.
Attività fisica: ma di che tipo?
Vi possono essere tante modalità diverse per mantenere
uno stile di vita attivo anche se si è anziani. Certamente è
opportuno passare in rassegna alcune di tali modalità e chiarire
cosa si intende con espressioni apparentemente simili, ma che
sottendono importanti distinzioni.
L’espressione forma fisica indica una condizione nella
quale le attività quotidiane possono essere svolte con vigore
e sveltezza ed esiste una riserva di energia sufficiente per
affrontare eventuali emergenze. Per migliorare il livello di
forma fisica c’è bisogno che l’anziano si sottoponga ad un
preciso programma di allenamento che comprenda attività
pugliasalute
Il primo, il più adatto agli anziani, consiste in contrazioni
muscolari ripetute che determinano variazioni di lunghezza dei
muscoli ed ampie escursioni articolari. Tale tipo di esercizio
non comporta rilevanti variazioni del tono muscolare, né un
elevato impiego di forza. L’energia necessaria viene ottenuta
prevalentemente con un metabolismo di tipo prevalentemente
aerobico, attraverso l’utilizzazione dell’ossigeno e la scissione
completa del glicogeno di deposito.
Tra le attività sportive non agonistiche di tipo aerobicoisotonico, che impegnano soprattutto le grandi masse muscolari
ed inducono un miglioramento delle capacità di resistenza
fisica, vi sono la marcia, la corsa lenta, il ciclismo, il golf, il
nuoto e lo sci di fondo.
L’esercizio di tipo isometrico è anche detto statico
perché, a fronte di un significativo impegno di forza, causa
minime variazioni di lunghezza dei muscoli e modeste escursioni
articolari. Questo tipo di esercizio fisico, che in prevalenza
riceve energia dal metabolismo anaerobico (che, in carenza di
ossigeno, scinde in modo incompleto il glicogeno producendo
acido lattico), è generalmente poco adatto alle persone anziane
perché comporta rilevanti e potenzialmente pericolose
sollecitazioni cardiovascolari, osteomuscolari e tendinee.
Tra le attività sportive a prevalente impegno anaerobicoisometrico vi sono il sollevamento pesi e i lanci.
Ugualmente sconsigliabili per l’anziano sono le attività
sportive ad impegno alternato aerobico-anaerobico come la
corsa veloce, i salti, il tennis, il calcio, la pallavolo e la
pallacanestro, specie se a carattere agonistico.
L’intensità dell’attività fisica e dell’esercizio fisico può
essere classificata in relazione alla spesa energetica che
determina, da lieve (< 4 Kcal/min) a moderata (4-7 Kcal/min)
a intensa (> 7 Kcal/min).
Attività fisica: elisir di lunga vita?
Un certo grado di riduzione della massa magra ed il
conseguente calo di peso e di funzione dei muscoli (sarcopenia)
e di altri organi ad alto consumo energetico e l’incremento
della massa grassa rappresentano un’espressione fisiologica
- undici -
gennaio 2007
dell’invecchiamento. Di pari passo si verifica una lieve
diminuzione della massa ossea (osteopenia) ed un aumento
della rigidità articolare. Tuttavia, l’esercizio fisico continuato
sembra essere in grado di ridurre tale declino nella misura del
50%, sicchè si può dire che i soggetti sedentari vanno incontro
ad un invecchiamento accelerato, nel quale agli effetti della
senescenza di per sé si sommano quelli del non uso e
dell’inattività.
È ampiamente dimostrato il ruolo dell’attività fisica nel
favorire la longevità, nel contrastare gli effetti fisiologici
dell’invecchiamento, aiutando a mantenere più a lungo possibile
una condizione di buona forma fisica, di benessere psico-fisico
e di autonomia. Il mantenimento di uno stile attivo fino a tarda
età previene l’insorgenza di limitazioni funzionali, ritarda la
perdita della propria indipendenza, aumenta l’aspettativa di
vita e rende l’aspetto corporeo più giovanile (mediamente di
10-20 anni). Se è vero che molte prestazioni fisiche vanno
incontro negli anziani ad un certo declino, quest’ultimo è molto
meno pronunciato negli individui attivi rispetto ai sedentari.
D’altra parte, un carattere che accomuna la maggior parte degli
ultracentenari è l’aver condotto e, spesso, il condurre ancora
una vita attiva.
percentuali che sfiorano il 40%.
Un regime di attività fisica di moderata intensità si è
mostrato in grado di favorire anche in anziani fragili il
mantenimento di una buona massa magra e il miglioramento
dello stato nutrizionale e funzionale.
L’allenamento aerobico è in grado di migliorare
nell’anziano l’attività insulinica, di ridurre l’eventuale
L’attività fisica come un farmaco?
insulinoresistenza, migliorando la tolleranza al glucosio. In tal
modo è possibile prevenire o ritardare l’insorgenza di sindrome
metabolica e del diabete mellito di tipo 2 e di migliorare il
Esiste ampia dimostrazione che la sedentarietà rappresenta
compenso glicemico nei soggetti già affetti da diabete. L’attività
per le popolazioni occidentali un fattore di rischio di enorme
fisica aerobica, inducendo un maggiore dispendio energetico
rilievo, associandosi ad un aumento della mortalità per tutte le
e stimolando un maggiore controllo sull’introito alimentare, è
cause, raddoppiando le probabilità di ammalarsi di patologie
utile nel ridurre il sovrappeso corporeo e nel combattere
cardiovascolari, di obesità e di diabete mellito
l’obesità; essa fa anche migliorare l’assetto
e favorendo l’insorgenza di ipertensione arteriosa,
lipidico, favorendo una diminuzione dei
L’attività fisica
osteoporosi e depressione.
trigliceridi, del colesterolo totale e del colesterolo
è un farmaco
I benefici dell’attività fisica sono, invece,
LDL (in misura di circa il 10%), ad attività
innumerevoli, anche in età avanzata e, persino,
aterogena, ed un innalzamento del colesterolo
senza effetti
in individui precedentemente sedentari. Si può
HDL (di circa il 5%), ad effetto antiaterogeno.
indesiderati
dire che l’attività motoria si comporta come un
Effetti positivi sono stati evidenziati nel
farmaco, potente e con un ampio spettro di azione,
controllo dell’ipertensione arteriosa, con una
che deve essere somministrato alle dosi opportune ed in maniera
riduzione media di 7 mmHg della pressione sistolica e di 6
individualizzata per potere esercitare le proprie azioni benefiche
mmHg di quella diastolica. L’azione antiipertensiva dell’esercizio
e per minimizzare i possibili effetti indesiderati.
fisico di intensità moderata si esplica attraverso una marcata
Diverse ricerche di tipo longitudinale hanno dimostrato
riduzione delle resistenze vascolari periferiche.
l’efficacia dell’attività fisica nella riduzione della mortalità, in
Le azioni fin qui menzionate, insieme con quelle di riduzione
dell’aggregazione piastrinica, di aumento dell’attività fibrinolitica
nel sangue e di miglioramento della funzione endoteliale
contribuiscono a proteggere dalle principali manifestazioni
della malattia aterosclerotica, quali la cardiopatia ischemica,
l’ictus cerebrale e l’arteriopatia obliterante degli arti inferiori.
Il rischio di tali patologie è, infatti, ridotto di circa il 30% negli
anziani fisicamente attivi, rispetto agli individui sedentari.
Persino nello scompenso cardiaco, nel trattamento del quale
si credeva un tempo fosse utile solo il riposo, un’attività motoria
lieve-moderata di tipo aerobico migliora la tolleranza allo
sforzo e la qualità di vita, mediante un minore incremento della
frequenza cardiaca, un aumento della frazione di eiezione
cardiaca, una diminuzione delle resistenze periferiche, che si
traducono in una maggiore capacità di lavoro cardiovascolare.
L’effetto ematocinetico dell’attività fisica la rende benefica
nei soggetti con insufficienza venosa degli arti inferiori,
riducendo anche il rischio di tromboembolia venosa.
Uno stile di vita attivo è in grado di indurre un aumento
pugliasalute
- dodici -
gennaio 2007
Condizioni patologiche che possono trarre beneficio dall’attività fisica
• Sindrome metabolica
• Obesità e sovrappeso
• Diabete mellito e ridotta tolleranza ai
carboidrati
• Ipertensione arteriosa
• Iperlipidemie
• Cerebrovasculopatie aterosclerotiche
• Cardiopatia ischemica
• Arteriopatia obliterante degli arti inferiori
• Insufficienza cardiaca
• Insufficienza venosa cronica degli arti inferiori
• Osteoporosi e osteopenia
• Osteoartrosi
• Broncopneumopatia cronica ostruttiva
• Stipsi
• Colelitiasi
• Disturbi psicoaffettivi
• Deficit cognitivi
Tabella 1
della forza muscolare, un miglioramento del trofismo e della
stile di vita sedentario e ad assumerne uno attivo.
flessibilità articolare, nonché della coordinazione neuroOccorre sottolineare che i benefici per la salute sono legati
muscolare, dell’equilibrio e dei tempi di reazione; ne consegue
più alla spesa energetica complessiva dell’attività motoria e
una riduzione del numero di cadute e delle conseguenti lesioni
alla sua regolarità nel tempo piuttosto che all’intensità dello
traumatiche in anziani con deficit di forza e di equilibrio.
sforzo fisico.
Risultati positivi si ottengono anche nella prevenzione
Anche un’attività motoria non strutturata, intermittente e
dell’osteoporosi e delle fratture osteoporotiche, grazie
di moderata intensità (come camminare a passo svelto, salire
all’aumento della massa ossea indotto dalle sollecitazioni
o scendere le scale, usare la bicicletta o la cyclette), che duri
meccaniche sullo scheletro. Sorprendentemente, l’esercizio
complessivamente almeno 30 minuti per 5-7 giorni a settimana
fisico giova anche in caso di osteoartrosi, specie del ginocchio,
è in grado di influire positivamente sullo stato di salute.
riducendo la sintomatologia dolorosa e la necessità di ricorrere
Ma attenzione: i benefici dell’attività fisica sono legati,
a farmaci analgesici ed antinfiammatori.
oltre che all’entità del consumo energetico, alla sua continuità
È stato dimostrato che programmi di riabilitazione
nel tempo; sicchè, i guadagni ottenuti vengono generalmente
respiratoria, inclusivi di un allenamento fisico di tipo aerobico,
persi dopo un paio di mesi dalla cessazione dell’attività motoria.
ottengono un miglioramento della tolleranza allo
Programmi specifici di allenamento sono
sforzo e della qualità della vita in anziani affetti
necessari
nel caso si desideri potenziare la capacità
L’efficacia
da broncopneumopatia cronica ostruttiva. Tali
aerobica,
la forza e la resistenza muscolari, la
dell’attività fisica
benefici sono stati osservati anche in pazienti
flessibilità
e l’equilibrio.
nella riduzione
ricoverati in ospedale per riacutizzazione di tale
Non c’è bisogno di sottoporre a prova
della mortalità
patologia respiratoria, che hanno iniziato il
ergometrica massimale anziani indenni da malattie
sfiora il 40%
programma di attività fisica durante la degenza,
cardiovascolari note prima di intraprendere un
proseguendolo a domicilio. L’attività fisica
programma di attività motoria di intensità
migliora, infatti, il consumo massimo di ossigeno ed aumenta
moderata.
la diffusione alveolo-capillare dei gas nei polmoni.
Un test da sforzo dovrà al contrario essere preso in
L’attività fisica favorisce la regolarizzazione dell’alvo e si
considerazione se si tratta di soggetti affetti da malattie
associa anche ad una ridotta prevalenza di colelitiasi, di gravi
cardiovascolari o portatori di fattori di rischio per le stesse o
emorragie gastrointestinali e di cancro del colon e della
affetti da polipatologia o che intendano sottoporsi ad attività
mammella. Studi sperimentali hanno trovato anche effetti
fisica intensa.
positivi sul sistema immunologico, con risvolti intuibili nella
È, infatti, noto che soggetti anziani sedentari o cardiopatici
risposta alle infezioni.
che iniziano improvvisamente un’attività fisica, specie se
Non sono da sottovalutare gli effetti positivi che l’attività
intensa, sono soggetti ad un rischio più elevato di angina, infarto
fisica regolare esercita sulla sfera affettiva e cognitiva degli
miocardio e morte improvvisa.
anziani. Essi consistono in un miglioramento della cenestesi,
Se si partecipa a programmi di allenamento è consigliabile
dell’umore, del senso di autostima e dell’immagine di sè,
prevedere una fase di riscaldamento, della durata di 5-10 minuti,
dell’integrazione sociale e della qualità del sonno, con una
con deambulazione ed esecuzione di movimenti degli arti
riduzione della sensibilità al dolore, dei disturbi ansiososuperiori, quali oscillazioni, circonduzioni e flesso-estensioni.
depressivi e del consumo di psicofarmaci. Migliorano anche
In tal modo si ottiene un miglioramento del flusso ematico,
la memoria, la fluidità del linguaggio, le capacità attentive e
che favorisce l’innalzamento della temperatura dei muscoli e
le capacità di soluzione dei problemi, con una riduzione di
l’incremento delle attività enzimatiche.
circa il 38% di ammalarsi di demenza di Alzheimer.
La fase di esercizio fisico vero e proprio dovrebbe durare
almeno 20 minuti, durante i quali la frequenza cardiaca non
Qualche consiglio pratico
dovrebbe superare il 70-80% di quella massimale, calcolabile
approssimativamente sottraendo l’età del soggetto da 220.
Prima di concludere la seduta è utile un periodo di
Risulta chiaro da quanto si è detto l’importanza di
rilassamento di 5-10 minuti, dedicato ad esercizi di flessibilità
incoraggiare anche le persone anziane ad abbandonare uno
e a movimenti blandi simili a quelli eseguiti nella fase di
pugliasalute
- tredici -
gennaio 2007
L’osteoporosi: danni e rimedi
A Mesagne un corso di formazione
per medici di medicina generale
riscaldamento, per favorire un più rapido allontanamento
dell’acido lattico e un migliore ritorno venoso, riducendo i rischi
di ipotensione arteriosa.
È bene evitare di svolgere esercizio fisico nelle giornate
troppo calde e umide o troppo fredde o in vicinanza dei pasti.
D’inverno, indossare più capi di abbigliamento uno sull’altro
garantisce un più efficiente isolamento termico, rispetto a quello
fornito da un unico abito molto pesante.
Bisogna assolutamente interrompere l’attività motoria in
caso di comparsa di dispnea, dolore toracico, vertigini, dolori
articolari o di altri sintomi allarmanti. Anche chi un tempo è
stato un atleta deve evitare di correre inutili rischi, chiedendo
al proprio organismo prestazioni superiori a quelle
ragionevolmente consentite.
È consigliabile consultare il medico nel caso si assumano
farmaci, perché l’esercizio fisico potrebbe modificarne o
amplificarne gli effetti (si pensi, per es., agli antidiabetici e ai
farmaci in grado di causare ipotensione ortostatica).
Annotazioni conclusive
Qualche anno fa l’Organizzazione Mondiale della Sanità
coniò uno slogan che dovrebbe incoraggiare ogni anziano, anche
il più sedentario e il più avanti negli anni, a far proprio uno stile
di vita più attivo:
“Nessuno è troppo anziano per non avere benefici da
un’attività fisica regolare”.
L’abbandono della sedentarietà, consigliabile ad ogni età,
è particolarmente vantaggioso proprio in chi, come l’anziano,
è a maggior rischio, non solo di temibili malattie in grado di
ridurre significativamente l’aspettativa di vita, ma anche di una
compromissione della propria autonomia e della qualità di vita.
Muoversi di più, anche se con gradualità, misura e prudenza,
può essere un modo per gustare maggiormente la vita e per
affrontare con vitalità, energia e buon senso le sfide immancabili
dell’esistenza quotidiana.
L’osteoporosi è una malattia sistemica caratterizzata da
massa ossea ridotta e dal deterioramento microarchitetturale
dei tessuti ossei, una di quelle patologie che incidono in maniera
significativa sulla mortalità e morbilità della popolazione
appartenente alla terza età, in particolare donne. Su questo
tema e sulle diverse metodologie applicabili all’osteoporosi,
si è basato il corso di formazione rivolto a medici di medicina
generale svoltosi a Mesagne sabato 2 dicembre dal titolo:
“Approccio multidisciplinare alla patologia osteoporotica”.
Tra i relatori presenti, il direttore dell’unità operativa di
neurochirurgia dell’ospedale “A. Perrino” di Brindisi, il dottor
Niccolò Martellotta con la relazione “Nuovo approccio
chirurgico alle fratture vertebrali da osteoporosi”, il quale si
è soffermato a spiegare la nuova tecnica chirurgica utilizzata
per le fratture vertebrali osteoporotiche, la cifoplastica con
palloncino. «Si tratta di una tecnica innovativa – ha dichiarato
il dottor Martellotta - che risale già a qualche anno fa, divenuta
ormai un buon ausilio per ridurre le complicanze da fratture
osteoporotiche del rachide.
Questo sistema nasce da un’occasionale episodio di un
paziente con frattura vertebrale da mieloma operato da un
chirurgo francese che escogitò questa tecnica inserendo del
cemento all’interno della vertebra fratturata per cercare di
limitare la sintomatologia dolorosa. Da quell’episodio, il
susseguirsi di una vera e propria evoluzione tecnologica che
permette, oggi, di trattare in anestesia locale o totale, a seconda
dei casi e con una tecnica percutanea, pazienti anche anziani,
costituendo, quindi, un avanzamento ed una limitazione dei
costi sociali della stessa malattia ospeoporotica». Nello
specifico, la cifoplastica con palloncino è una procedura miniinvasiva che ricompone la frattura della vertebra, dando sollievo
al paziente che non ha più dolore.
Bisogna considerare, comunque, che non è adeguata per
tutte le fratture vertebrali e solo il medico può decidere se la
tecnica è compatibile al singolo problema. Prima di essere
sottoposti alla cifoplastica è sempre necessario fare una visita
medica e delle radiografie per identificare quali vertebre siano
quelle interessate e da trattare chirurgicamente. Il trattamento
dura normalmente solo un’ora per ogni frattura trattata. Il
medico farà una piccola incisione di circa un centimetro nella
schiena del paziente per creare un passaggio nell'osso fratturato.
Attraverso il passaggio viene poi collocato un piccolo
palloncino ortopedico nella vertebra fratturata. Il palloncino
sarà poi gonfiato con cura dal medico, sollevando la vertebra
che ha subito il crollo e cercando di ripristinare l’anatomia
vertebrale. Questa è una fase cruciale nel processo di correzione
della colonna vertebrale. Il palloncino viene successivamente
rimosso, lasciando uno spazio vuoto all'interno della vertebra.
Lo spazio viene quindi riempito con un materiale specifico per
sostenere l'osso e prevenire altri cedimenti. Questo processo
crea una sorta di ingessatura interna che tiene in posizione
l'osso riparato. Nella maggior parte dei casi, questi passaggi
vengono eseguiti su entrambi i lati del corpo vertebrale. Il
medico richiede il ricovero per uno o due giorni e sarà poi lui
stesso a decidere quando possono riprendere le normali attività
quotidiane una volta tornati a casa. «E’ naturale – ha concluso
il dottor Martellotta – che bisognerà sottoporsi ad esami di
controllo e seguire una terapia contro l'osteoporosi, anche se
il dato più rilevante di tale metodica, consiste nella risoluzione,
nella maggior parte dei casi trattati, del problema dolore che,
di conseguenza, migliora la qualità di vita dei pazienti trattati».
* U.O.C. di Geriatria
Ospedale Generale Regionale “F. Miulli”
Acquaviva delle Fonti
pugliasalute
- quattordici -
A.C.
gennaio 2007