TESTO INTERVENTO ASP ACTIVE 80+ (29.04.15)

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TESTO INTERVENTO ASP ACTIVE 80+ (29.04.15)
TESTO INTERVENTO ASP ACTIVE 80+ (29.04.15)
Introduzione: Vorrei premettere che ho impostato il mio intervento
soprattutto in funzione del dibattito che seguirà. Mi è sembrato più
importante fornire il maggior numero possibile di stimoli, spunti di
riflessione derivanti delle molteplici attività che stiamo svolgendo o
progettando, piuttosto che soffermarmi in maniera più approfondita su
questo o quell’aspetto di un tema così vasto. Io ed i miei colleghi presenti
siamo ovviamente disponibili a rispondere alle vostre domande nello spazio
dedicato alla discussione
1.
La nostra ASP riveste indubbiamente un ruolo importante nel
panorama dei servizi rivolti agli anziani della città, anche solo
semplicemente per la quantità dei servizi gestiti direttamente: 4
Case Residenza,6 Centri Diurni, 1 Casa di Riposo, 85 Alloggi protetti
gestiti direttamente oltre 17 di cui siamo titolari ma che sono gestiti
da cooperativa, un progetto di sostegno alla domiciliarità che nel
2014 ha seguito 180 anziani
2.
Ogni giorno quindi la nostra attività ci mette in contatto con centinaia
di anziani (il 31 marzo erano 879) Anziani che, fatta esclusione per il
servizio alloggi protetti, sono mediamente ultraottantenni e l’82% di
essi in condizioni di non autosufficienza certificata.
3.
Si tratta di un anziano immobile, incontinente, che presenta
deterioramento cognitivo, a volte con disturbo del comportamento,
che è affetto da pluripatologie e necessita di care assistenziale e
sanitario continuo, la cui vita sociale e’ fortemente impoverita, a
volte limitata al solo personale
4.
Ci si può quindi chiedere se per l’anziano in queste condizioni ha
senso parlare di empowerment … o, visto che per oltre l'80 % le
persone che seguiamo sono di questo tipo, se abbiamo titolo ad
intervenire a questa iniziativa. Al contrario ritengo che proprio i
gestori di servizi rivolti ai non autosufficienti siano in grado di
portare rispetto al tema, per noi centrale, della valorizzazione del
potenziale dell’anziano, un’esperienza significativa sia in termini di
approccio metodologico che di sperimentazione di interventi efficaci
5.
Inizio dal metodo che ci è particolarmente caro e che abbiamo
mutuato dal Gentlecare di Moyra Jones introducendolo, agli inizi degli
anni 90, nella cura degli anziani affetti da demenza ma che poi è
divenuto il nostro modello teorico di riferimento
a.
molto sinteticamente: il metodo si fonda sul presupposto che
per raggiungere il miglior livello funzionale possibile e liberare il
potenziale residuo dell’anziano occorre ridurre l’insicurezza e lo
stress causati dalle sue limitazioni e che per fare ciò occorre
creare attorno a lui un ambiente PROTESICO inteso non solo in
termini di SPAZIO FISICO (sicuro, riconoscibile) ma anche di
PERSONE (formate per entrare nella giusta relazione) e di
PROGRAMMI DI ATTIVITA’ (adeguati e personalizzati). L’ambiente
così concepito può divenire allora una “PROTESI” in grado di
compensare il deficit e assicurare qualità di vita.
b.
Da un punto di vista più operativo
i.
Iniziamo dalla conoscenza della storia di vita e dalla
valutazione multidimensionale della persona effettuata
dall’equipe socio-sanitaria non solo rispetto alle
problematiche in atto ma anche alle competenze residue.
ii.
sulla base di queste valutazioni definiamo un progetto
globale sulla persona nel quale identifichiamo interventi
finalizzati ad obiettivi di mantenimento e recupero.
iii.
mi soffermo in particolare sugli interventi di assistenza di
base perché sono quelli che generalmente sono soggetti al
rischio della standardizzazione finalizzata alla riduzione
dei tempi: lavorare per conservare le autonomie significa
accompagnare l’anziano in bagno ogni volta che ce lo
chiede, lasciargli la possibilità di lavarsi da solo,vestirsi da
solo, mangiare da solo, se riesce anche solo in parte a
farlo, e non sostituirsi a lui per fare più in fretta!
iv.
gli interventi dell’equipe si orientano poi alla realizzazione
di programmi di attività strutturate, sia individuali sia di
gruppo, volte a valorizzare le competenze e l’identità
personale
6.
Di seguito, come dicevo, fornirò SOLO una rapida carrellata dei
programmi di attività che vengono realizzati nelle nostre strutture.
Non è possibile approfondire ciascuno di essi, tuttavia mi è parso
importante elencarli quale spunto di riflessione relativo agli ambiti
nei quali abbiamo sperimentato che è possibile intervenire con
efficacia.
c.
Le attività occupazionali sono orientate a mantenere la memoria
procedurale: vengono proposti lavori domestici, attività di
cucina, giardinaggio
d.
Per rallentare la perdita delle facoltà cognitive
vengono
somministrati esercizi di stimolazione della memoria a breve e
a lungo termine, di orientamento, di logica, viene stimolata la
lettura e la scrittura
e.
Vi sono poi i programmi dedicati al mantenimento delle
autonomie motorie. I gruppi di ginnastica condotti dai
fisioterapisti sono potenziati dagli esercizi di ginnastica dolce
che conducono animatori ed assistenti. E’ occasione di attività
motoria anche il ballo durante le feste o la musicoterapia di
gruppo. A dimostrazione di quanto la motivazione possa fare
miracoli vi mostro un brevissimo spezzone di una seduta di
musicoterapia di gruppo durante il quale un’anziana che
deambula solo con ausili si alza spontaneamente e si mette a
danzare.
f.
Tentiamo di contrastare l’impoverimento emozionale, della vita
affettiva e sociale attraverso la proposta di molte attività: Pet
Therapy,
Doll
Therapy
,
promuoviamo
incontri
intergenerazionali, organizziamo feste, uscite sul territorio,
vacanze (anche in campeggio al mare o in una casa in collina)
g.
A rinforzo dell’identità personale e del ricordo proponiamo
attività espressive, la musicoterapia, le sedute Validation. A
breve si avvierà una sperimentazione che prevede l’utilizzo da
parte degli ospiti più lucidi delle banche dati multimediali
presenti in internet e di software in rete per supportare il loro
ricordo autobiografico
7.
h.
Non escludiamo dai programmi neppure coloro che non
presentano più competenze. Per loro si tratta di agire sulla
sensorialità per creare benessere e contrastare l’isolamento.
Ecco allora le stimolazioni dei cinque sensi di tipo snoezelen, i
bagni relax, i massaggi
i.
Come avete visto si tratta di un’offerta molto articolata che si
arricchisce ogni giorno di nuove idee e sperimentazioni.
Asp non gestisce solo strutture residenziali e semiresidenziali di
tipo tradizionale. Da anni l’attenzione si è orientata anche verso
azioni di sostegno della domiciliarità , in particolare
j.
8.
A sostegno degli anziani dementi a domicilio ha avviato dal 2006
il progetto TENIAMOCI PER MANO che nel 2014 ha seguito 180
anziani e coinvolto 153 caregiver. Si tratta di un progetto
esteso a livello cittadino che integra varie iniziative ed
attualmente realizza :
i.
N. 3 Cafè Alzheimer - cioè dei punti di incontro presso
alcuni Centri Sociali cittadini creati allo scopo di far uscire
dall’isolamento il demente ed il suo care giver
accogliendoli in un ambiente protetto dove la malattia non
è motivo di vergogna.
ii.
Interventi di assistenza domiciliare specializza finalizzati
a trasmettere ai familiari informazioni e strategie per
gestire i disturbi del comportamento che ostacolano , o a
volte rendono impossibili , le azioni assistenziali
iii.
Interventi individualizzati di stimolazione cognitiva e
gruppi di stimolazione della memoria
iv.
Interventi rivolti ai care giver, di sostegno psicologico
mediante colloqui individuali e di formazione sulla
malattia e sulla sua gestione
Meritano di essere ricordate le azioni messe in campo per
coinvolgere gli anziani autosufficienti residenti nei nostri alloggi
protetti che vengono sollecitati a prestare la loro opera in qualità di
volontari all’interno dei nostri servizi. Eccoli allora attivi
nell’organizzazione delle nostre feste, nell’aiutarci in portineria,
nell’eseguire la manutenzione dei nostri giardini, nell’accompagnare
gli ospiti delle residenze alle visite specialistiche e agli esami
diagnostici ospedalieri.
9.
Non ultimi i familiari anziani dei nostri ospiti che spesso vivono
accanto ai loro cari l’intera giornata: ce ne facciamo carico! E’
importante coinvolgerli nelle attività di cura e, di recente, stiamo
sperimentando un loro ruolo attivo in programmi personalizzati di
semplici attività di animazione da svolgere con il proprio anziano con
la guida iniziale dell’animatore.
10. Vorrei
concludere presentando un’iniziativa ancora in fase progettuale
e alcuni ipotesi di lavoro futuro che escono dalla logica prestazionale
tipica dei servizi tradizionali per collocarsi in quella del sostegno
alle forme di auto- organizzazione delle famiglie e del lavoro di
rete/ comunità.
•
Il progetto di creazione di un Meeting Centre è nato come idea
evolutiva del Cafè Alzheimer e sulla scorta dell’esperienza del
progetto Teniamoci per mano:
•
E’ particolarmente finalizzato al sostegno del nucleo fragile
ANZIANO /FAMILIARE ANZIANO o ANZIANO/BADANTE STRANIERA
•
E’ pensato per fornire risposte IMMEDIATE mediante un accesso più
rapido e meno formalizzato dei servizi tradizionali e più FLESSIBILI
attraverso piani di frequenza non rigidi
•
Intende potenziare l’attività a sostegno delle badanti mediante corsi
di formazione e collegamento con agenzie per il loro collocamento
lavorativo
•
E questo appunto in un ottica di contenimento della spesa sociale,
attraverso la creazione di un servizio a bassa soglia e di lavoro di
rete/ integrazione comunitaria attraverso la collaborazione con le
varie componenti sociali del territorio : istituzioni, associazioni,
imprese, liberi cittadini
11. In
ultimo potrebbe essere interessante pensare alle nostre strutture
residenziali e semiresidenziali come comunità aperte in grado di
offrire al quartiere di riferimento le proprie risorse
k.
in termini di spazi fruibili per la socializzazione
l.
di competenze professionali per la formazione e la consulenza
di volontari e care giver
m.
di offerta ai cittadini anziani del territorio delle attività e dei
laboratori di cui ho parlato prima,
n.
di servizi quali l’assunzione dei pasti in compagnia fruiti nelle
nostre sale
12. ma
potrebbero esservi anche altre ipotesi di lavoro, riguardanti
nuove forme di residenzialità che porto come suggestioni da brain
storming
a.
cohousing di persone anziane o condomini “solidali” con badanti
ed infermieri in comune
b.
progetti di domotica per sostenere la vita autonoma
c.
residenze protette intergenerazionali nel quale siano inserite
giovani coppie che, a fronte di canoni di affitto calmierati, siano
disponibili a fornire sostegno ai coinquilini anziani