L`uso efficace delle gratificazioni nell`insegnamento agli studenti con
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L`uso efficace delle gratificazioni nell`insegnamento agli studenti con
L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson RICERCA INTERNAZIONALE L’uso efficace delle gratificazioni nell’insegnamento agli studenti con difficoltà BRADLEY S. WITZEL Winthrop University CECIL D. MERCER University of Florida SOMMARIO Le ricompense — siano esse lodi verbali, oggetti, o altro — costituiscono uno strumento preziosissimo nell’educazione, specie degli studenti con difficoltà, che viene ampiamente utilizzato dagli insegnanti sia curricolari che specializzati. Affinché siano realmente efficaci, tuttavia, è necessario saperle usare correttamente; diversamente si rischia che siano inutili se non addirittura controproducenti. Vengono quindi presentati alcuni principi per l’uso corretto delle ricompense dirette ad aumentare la motivazione all’apprendimento e alla prestazione, nell’ottica di favorire lo sviluppo degli studenti, nel breve e nel lungo termine, dando a tutti la possibilità di esprimere al massimo le loro abilità. Q uello degli interventi sul comportamento è uno dei temi che riceve maggiore attenzione da parte della ricerca educativa;1 secondo Veenman,2 la gestione della classe è uno dei problemi più comuni che si trovano ad affrontare i neoinsegnanti. Il disordine in classe sottrae tempo prezioso alle lezioni e, secondo Billingsley,3 gli insegnanti che hanno spesso problemi di disciplina nelle loro classi possono arrivare a credere di non essere adatti a lavorare con i bambini. Questo sentimento di inadeguatezza può portare al logoramento4 tanto i neoinsegnanti — specializzati e curricolari allo stesso modo — e i supplenti, quanto i docenti con esperienza.5 Nell’insegnamento agli studenti con disabilità, soprattutto se hanno già alle spalle una storia di insuccessi scolastici, è importante saperne gestire efficacemente il comportamento per ridurre al minimo le distrazioni e fare in modo che si concentrino sulle attività didattiche. Poiché il loro senso di competenza è collegato all’immagine che hanno di sé,6 quando hanno una bassa autostima nell’area scolastica, possono ricorrere a mezzi diversi per attirare attenzione. Negli studenti con difficoltà, la ricerca di attenzione è una delle principali cause di comportamenti problematici.7 Per esempio, uno studente che ha difficoltà a comprendere e seguire le lezioni può emettere compor- Difficoltà di apprendimento Edizioni Erickson Trento Vol. 9, n. 1, ottobre 2003 (pp. 81-94) ISSN 1123-928X ISSN 0393–8859xxxx 81 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO N. 1, OTTOBRE 2003 tamenti problematici per ottenere l’attenzione dell’insegnante. L’uso dell’analisi funzionale ha permesso agli insegnanti di capire che, se forniscono attenzione in risposta a un comportamento problematico, è probabile che lo studente lo mantenga o lo aumenti.8 Di conseguenza, per prevenire i comportamenti disturbanti, occorre individuarne la funzione e poi intervenire per ridurre le difficoltà e migliorare la prestazione dello studente.9 Ciò implica insegnare abilità di adattamento che possano essere generalizzate all’ambiente esterno.10 Rispetto ai comportamenti problematici causati dalla ricerca di attenzione, è importante che l’insegnante minimizzi l’attenzione contingente fornita allo studente in tale situazione.11 L’eliminazione di un comportamento inappropriato è un primo passo in avanti nell’aiuto allo studente; quello successivo è motivarlo a comportarsi in maniera appropriata;12 ma come? La motivazione La motivazione può essere intrinseca o estrinseca. Quella intrinseca si ha quando la persona, nello svolgimento di un compito, ne trae autonomamente e interiormente una soddisfazione: ad esempio, è gratificata dal riuscire a portare a termine con successo l’attività, dal feedback fornito dal risultato, dall’acquisizione di conoscenze o abilità, dal senso di padronanza. La motivazione estrinseca si ha quando la persona si impegna in un certo comportamento per ottenere una conseguenza positiva fornita dall’esterno, ad esempio ricevere un premio, lodi o la possibilità di svolgere attività gradite, come giocare al computer. Newby13 ha rilevato che i neoinsegnanti usano la motivazione estrinseca (per esempio ricompense e gratificazioni) e i rinforzi più di ogni altra tecnica di gestione del comportamento. Sebbene nell’immediato possano essere efficaci, nel lungo termine presentano delle controindicazioni. Gli insegnanti di sostegno fanno ampio uso di rinforzi estrinseci per via delle caratteristiche degli studenti con cui lavorano. Argyris14 descrive come le persone si sviluppino seguendo un continuum dall’immaturità alla maturità emotiva: quando le persone sono giovani o immature, assumono una posizione subordinata e sono perciò più dipendenti dagli altri. Questa dipendenza dagli altri è conosciuta come locus of control esterno, molto frequente negli studenti con disabilità.15 I fallimenti ripetuti e un basso rendimento scolastico, insieme alle difficoltà di apprendimento, spesso portano a un senso di impotenza, per il quale gli studenti attribuiscono i fallimenti a cause interne, come l’incapacità o la scarsa intelligenza, e i successi a cause esterne, tipo la fortuna o la facilità del compito.16 Ne consegue che gli studenti con difficoltà di apprendimento, rispetto ai compagni, sono spesso più dipendenti dagli adulti.17 Gli insegnanti spesso utilizzano questi alti livelli di dipendenza degli studenti 82 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ fornendo rinforzi estrinseci per modificarne il comportamento, nella speranza che con il tempo maturino e sviluppino una motivazione instrinseca. Tradizionalmente, gli interventi sulla motivazione prevedono l’utilizzo di gratificazioni. Tuttavia, l’uso di ricompense esterne per il rinforzamento è stato oggetto di numerose critiche.18 Scopo di questo articolo è chiarire i pro e i contro dell’uso delle ricompense esterne, spiegarne i possibili effetti e fornire un modello di intervento sulla motivazione che permetta agli insegnanti di valutarne e adeguarne l’uso a seconda dei risultati degli studenti. L’obiettivo ultimo è che gli studenti facciano esperienze di successo attraverso lo svolgimento di compiti che favoriscono il loro sviluppo tramite una motivazione intrinseca forte. Il rinforzamento Ricercatori e teorici hanno dibattuto a lungo a favore e contro i rinforzi estrinseci. Secondo Sprick e colleghi,19 ogni persona fa quello che è motivata a fare, e perciò il nostro comportamento evidenzia la nostra motivazione; sulla base di questo principio è possibile esaminare come le gratificazioni estrinseche influiscono sulla motivazione intrinseca. Le ricompense, sebbene apparentemente positive, non sempre costituiscono un rinforzamento positivo. Maag20 evidenzia come la definizione di rinforzamento sia spesso confusa. Il rinforzamento è un risultato, non un mezzo. Quando qualcosa è rinforzante modifica la frequenza di un comportamento. Rinforzamento positivo significa che qualcosa è stato aggiunto alle condizioni ambientali per causare il ripetersi di un’azione; di conseguenza, quando gli insegnanti usano una ricompensa tentano di rinforzare un comportamento desiderato. Il rinforzamento negativo si ha invece quando, per modificare un comportamento, si sottrae un elemento sgradevole (ad esempio, un compito). È importante ricordare la differenza tra rinforzamento e punizione: il primo serve a gratificare lo studente per avere emesso un certo comportamento (fornendogli qualcosa di gradito o togliendogli qualcosa di sgradito) e a incentivarlo perché lo ripeta, mentre la seconda serve a bloccare lo studente perché riduca o non emetta più quel comportamento. A seconda delle situazioni e dei casi individuali, una stessa cosa può agire da rinforzo oppure da punizione, per cui per stabilire questa differenza occorre osservare il comportamento dello studente. Ad esempio, se un insegnante fornisce approvazione sociale in seguito a uno specifico comportamento, e lo studente lo ripete, la conseguenza (approvazione sociale) ha agito da rinforzo positivo. Diversamente, se l’insegnante fornisce approvazione sociale e lo studente non ripete il comportamento, la conseguenza (approvazione sociale) ha agito da punizione. 83 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO N. 1, OTTOBRE 2003 Il potere dei rinforzi tangibili è evidente nel rilascio di dopamina nel cervello dei primati che si aspettano l’arrivo delle loro ricompense preferite.21 Tuttavia, il modo in cui il rinforzo viene ricevuto incide sui suoi possibili effetti motivazionali a lungo termine. Premesso che ricevere un rinforzo è importante, l’efficacia di questo stimolo dipende sia da come esso viene percepito sia dal corrispondente comportamento. Per esempio, un insegnante che vuole rinforzare un certo comportamento può fornire un rinforzo tangibile specifico per quel comportamento. Tuttavia, se lo studente percepisce che il motivo della ricompensa è un comportamento diverso, i risultati dell’intervento dell’insegnante potrebbero non essere soddisfacenti. Inoltre, se lo studente ritiene che la ricompensa non valga la pena di emettere il comportamento, è probabile che tale comportamento, di fatto, non sarà rinforzato.22 La teoria sulle ricompense Sebbene gli interventi psicoeducativi di modificazione del comportamento si ispirino principalmente all’approccio comportamentale,23 recentemente altre teorie — come il cognitivismo24 e il costruttivismo25 — hanno permesso di perfezionare le conoscenze e gli interventi in quest’area, portando allo sviluppo di un approccio neocomportamentale, che supera alcuni dei limiti dei metodi veterocomportamentali, e in particolare:26 – non sempre per rinforzare un comportamento è necessario utilizzare ricompense tangibili: esse sono usate in maniera eccessiva; – le ricompense sono inefficaci per risolvere i problemi di comportamento disadattivo; – nel lungo termine, la dipendenza dalle ricompense può influire negativamente sulla motivazione instrinseca e sull’autoregolazione; – spesso, le ricompense specifiche per una situazione non possono essere generalizzate al di fuori della classe. Secondo gli autori contrari all’uso delle ricompense,27 gli insegnanti dovrebbero motivare gli studenti dando loro potere e autonomia attraverso attività e compiti per loro significativi e interessanti. Al contrario, gli autori favorevoli all’uso di questi strumenti affermano che essi sono necessari per l’apprendimento,28 perché — se utilizzati correttamente — servono a favorire e sviluppare la motivazione intriseca, a condizione che il compito sia presentato come attività significativa.29 Il conflitto tra ricompensa estrinseca e motivazione intrinseca Come abbiamo visto, a livello scientifico non c’è accordo sull’opportunità o meno di utilizzare ricompense, poiché alcuni autori le ritengono efficaci mentre altri le considerano inutili, se non addirittura controproducenti. 84 L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson Argomentazioni contro le ricompense A fronte di un ampio uso delle ricompense, i neoinsegnanti tendono a proporre poche attività per sviluppare la fiducia in sé degli studenti tramite contenuti significativi. Newby30 ha rilevato che spiegare l’importanza di un compito aveva una relazione abbastanza forte con la prestazione a quel compito, mentre l’uso di ricompense tangibili aveva una correlazione negativa. In uno studio sui programmi di lettura, McQuillan31 ha passato in rassegna vari metodi per incentivare gli studenti, rilevando che, sebbene in cinque casi l’uso di ricompense tangibili portasse a risultati positivi, in altri cinque non produceva miglioramenti significativi. Deci e colleghi32 hanno eseguito una metanalisi su 128 studi che riguardavano l’uso di ricompense tangibili (gettoni o altro), rilevando che il loro uso nel contesto di compiti che gli studenti (dalla scuola materna fino alle superiori) trovavano interessanti aveva un effetto negativo sulla loro motivazione intrinseca. In altre parole, fornire ricompense tangibili per premiare la prestazione di studenti che sono già motivati allo svolgimento di un compito riduce la possibilità che lo svolgano quando tale ricompensa tangibile non viene fornita. Dall’altro lato, questi autori hanno riscontrato che le lodi dell’insegnante, che rappresentano una ricompensa estrinseca, favorivano la motivazione intrinseca. Secondo Eisenberger, Pierce, e Cameron,33 gli effetti delle ricompense sulla motivazione intrinseca dipenderebbero dal modo in cui esse vengono usate. Argomentazioni a favore delle ricompense Per molto tempo si è pensato che gli studenti con difficoltà avessero bisogno di un maggiore sostegno estrinseco (cioè motivazione) per gli apprendimenti sia scolastici che sociali. Tale ipotesi è confermata da Grolnick e Ryan,34 i quali, sulla base dei loro studi condotti con alunni di scuola elementare, sono giunti alla conclusione che gli alunni con difficoltà di apprendimento hanno un minore controllo interno sul loro comportamento scolastico e hanno perciò un maggiore bisogno di controllo esterno, e di conseguenza di motivazione estrinseca, per aumentare le probabilità che ripetano un comportamento scolastico efficace. Cameron e Pierce35 hanno presentato una delle argomentazioni più convincenti a favore dell’uso delle ricompense. Nella loro metanalisi su 100 studi hanno infatti rilevato che i soggetti che ricevevano ricompense mostravano una motivazione intrinseca più alta di quella dei soggetti che non le avevano ricevute. Inoltre, hanno riscontrato che gli studenti che ricevevano lodi verbali contingenti dimostravano una motivazione intrinseca, misurata in base agli atteggiamenti e al tempo dedicato ai compiti, significativamente più alta degli studenti che non le ricevevano. Questi autori hanno quindi concluso che fornire gratificazioni (verbali e tangibili) non solo incrementa il comportamento desiderato, ma non interferisce con la motivazione intrinseca verso le attività di scarso interesse. 85 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO N. 1, OTTOBRE 2003 La metanalisi di Cameron e Pierce è stata oggetto di critiche, soprattutto in riferimento alla scelta degli studi passati in rassegna e all’analisi dei risultati.36 Senza entrare nel merito di questioni metodologiche, rimane il fatto che c’è scarso consenso sull’utilità delle ricompense estrinseche per rinforzare il comportamento a lungo termine e ciò invita a essere prudenti nel considerare i risultati delle metanalisi.37 Punti di accordo sull’uso delle ricompense Sebbene il dibattito sull’opportunità o meno dell’uso di ricompense nell’educazione sia ancora aperto, alcuni punti di consenso esistono. Ad esempio, Deci e Ryan,38 che più volte hanno obiettato al loro uso, affermano: «Sebbene le ricompense tendano a essere controllanti, il contesto all’interno del quale vengono utilizzate incide molto su come esse vengono percepite e perciò su come influiscono sulla motivazione intrinseca» (p. 22). Similmente, nella loro metanalisi, Deci e colleghi39 confermano che fornire gratificazioni influisce sulla motivazione intrinseca, poiché hanno rilevato che i rinforzi verbali (feedback positivi) incidono positivamente su di essa e che, se utilizzati come modalità di informazione piuttosto che di controllo, promuovono l’autonomia e la competenza dello studente, favorendo la motivazione intrinseca. D’accordo con questi autori, Eisenberger e colleghi40 affermano che «le ricompense possono diminuire, aumentare, o non influire sulla motivazione intrinseca, e questo perché il loro effetto dipende ampiamente da come l’insegnante le usa». Uso efficace delle ricompense Come abbiamo visto, la ricerca suggerisce che l’uso delle ricompense, se effettuato nei contesti e con le modalità appropriate, può favorire lo sviluppo della motivazione intrinseca nello svolgimento di un compito, e ciò implica che esse non vanno distribuite come fossero caramelle. Gli effetti positivi delle lodi di un insegnante si possono rilevare dal miglioramento della prestazione degli studenti con disabilità, che imparano come ottenere l’approvazione dell’insegnante.41 Le lodi contingenti, tuttavia, non devono necessariamente essere somministrate da sole; al contrario, può essere utile fornirle insieme ad altri stimoli. In particolare, è importante che le lodi contingenti si focalizzino sull’importanza del comportamento rinforzato. A questa gratificazione gli studenti possono reagire con una motivazione estrinseca o intrinseca; in ogni caso, la lode verbale dà allo studente l’opportunità di cogliere il valore intrinseco dell’attività. Per utilizzare correttamente le gratificazioni, tangibili e non, è importante tenere presente che la motivazione coinvolge più livelli ed elementi, intrinseci ed estrinseci, come mostra lo schema presentato nella figura 1. Ciò significa che ogni stimolo per promuovere la motivazione dello studente deve considerare gli aspetti sia intrinseci che estrinseci. Ad esempio, mentre alcuni studenti 86 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ Motivazione intrinseca Completamento del compito Feedback fornito dai risultati Acquisizione di conoscenze o abilità Senso di padronanza ▼ Motivazione estrinseca Lode (approvazione sociale) Simboli di rinforzo Accesso ad attività gradite Rinforzi tangibili Fig. 1 Tassonomia della motivazione. trovano intrinsecamente rinforzante il fatto di rispettare i compagni, perché ciò permette loro di mantenere le amicizie e di avere relazioni positive, altri non hanno lo stesso impulso. Nel caso di questi studenti che sembrano non avere un rispetto spontaneo per gli altri, è importante che gli insegnanti forniscano una spiegazione logica del perché il rispetto sia desiderato e importante. Solo come ultima risorsa gli insegnanti dovrebbero usare ricompense concrete, come per esempio un oggetto desiderato, in cambio di comportamenti appropriati. La compresenza di motivazione intrinseca ed estrinseca è evidente anche in altri casi. Ad esempio, uno studente può essere intrinsecamente motivato a fermarsi dopo la scuola per migliorare la lettura, perché così facendo ha la possibilità di lavorare da solo con il docente su specifiche abilità, e allo stesso tempo può trovare piacevole il rinforzo estrinseco di passare del tempo a parlare con l’insegnante di argomenti diversi da quelli solitamente trattati in classe. Per sapere cosa motiva maggiormente lo studente è 87 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO N. 1, OTTOBRE 2003 opportuna un’analisi funzionale: per esempio, se lo studente che sta imparando a leggere è realmente motivato intrinsecamente dall’apprendimento di questa abilità, il rinforzo estrinseco del tempo passato con l’insegnante sarà secondario e lo studente si impegnerà anche con un insegnante diverso. Al contrario, se lo studente è motivato soprattutto dalla possibilità di trascorrere del tempo con quell’insegnante, con un altro potrà mostrare una flessione delle prestazioni. Se l’analisi funzionale indica che lo studente non è motivato intrinsecamente, l’uso di ricompense estrinseche è solo un primo passo nella costruzione della motivazione intrinseca; contemporaneamente, l’insegnante dovrà sottolineare l’importanza del comportamento obiettivo e fornire lodi contingenti. Infatti, nelle prime fasi di apprendimento di un comportamento, è importante che lo studente associ ad esso le lodi verbali. Lo scopo è che alla fine lo studente generalizzi l’importanza del rinforzo estrinseco in quanto collegato a un comportamento desiderato e ne aumenti la frequenza. Quando cerca di rinforzare un comportamento, è necessario che l’insegnante evidenzi l’azione dello studente e non la ricompensa. A mano a mano che la motivazione intrinseca dello studente aumenta, l’insegnante riduce progressivamente la somministrazione di ricompense concrete ma continua a usare le lodi verbali. Ricompense eque per tutti gli studenti Le ricompense devono essere eque sotto due profili. Infatti, gli studenti valutano la ricompensa che ricevono non solo rispetto a quella fornita ai compagni con uguali prestazioni, ma anche rispetto ai requisiti e all’impegno necessari per svolgere il compito in questione. La teoria dell’equità di Adams42 spiega come le persone si aspettino equità nelle ricompense: quando esse non sono appropriate rispetto all’impegno o alla capacità necessari per svolgere un compito, si rischia che siano controproducenti e scoraggino, anziché incentivare, la prestazione dello studente. Se l’insegnante non fornisce una ricompensa allettante, lo studente può cercare altre fonti di gratificazione o rifiutarsi di svolgere il compito. Sebbene gli adulti riconoscano che l’equità non sempre corrisponde all’ uguaglianza, è noto che i bambini fanno fatica a comprendere e accettare gli adattamenti per le differenze individuali.43 Nicholls44 descrive come, a mano a mano che gli studenti comprendono meglio le differenze individuali, si rendono conto di come i diversi livelli di capacità e impegno individuali concorrano in maniera distinta ai risultati della prestazione. Nelle classi inclusive, dove necessariamente le aspettative e il rendimento degli studenti sono diversi, è importante che gli insegnanti evidenzino sistematicamente il concetto di equità, poiché tutti gli studenti — con e senza disabilità — hanno bisogno di ricevere gratificazioni eque. Ad esempio, è utile che, nella valutazione, l’insegnante tenga conto dei progressi individuali compiuti dal singolo studente e che informi la 88 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ classe al riguardo; diversamente, si rischia che, se lo studente confronta le proprie prestazioni e valutazioni con quelle dei compagni, pensi che un compagno di classe stia ricevando ricompense maggiori o migliori per la stessa prestazione, e quindi si senta frustrato e torteggiato. Per esempio, la madre di un bambino con disabilità che frequentava una classe di scuola materna composta di venti alunni aveva consegnato all’insegnante un sacchetto di macchinine, da consegnare al figlio — una alla volta — alla fine di ogni settimana in cui si comportava bene. Poiché ai compagni tutto questo non era stato spiegato, essi si erano convinti che le macchinine venissero date a ogni bambino che si comportava bene. Dopo alcune settimane, i bambini e i loro genitori avevano iniziato ad arrabbiarsi perché questo bambino riceveva dei premi, mentre agli altri venivano fornite solo lodi verbali. Senza volerlo, l’insegnante aveva tolto efficacia all’incentivo (la lode verbale) attraverso l’adozione di una ricompensa tangibile per un bambino e non per tutta la classe. Come usare le ricompense? Perché le ricompense siano efficaci, è necessario che l’insegnante, nel fornirle, spieghi cosa sta facendo e perché. Le ricompense dovrebbero essere utilizzate solo come «simbolo» del comportamento, per cui in primo luogo occorre presentare il compito (ad esempio, risolvere un problema matematico), chiarirne la rilevanza e la significatività (ad esempio, imparare a scegliere l’acquisto più conveniente) e illustrare le ricompense e le contingenze (esempio, lo studente riceverà un A per ogni problema svolto). Secondo Kohn,45 la somministrazione delle ricompense va effettuata seguendo alcuni principi: 1. 2. 3. 4. definire gli obiettivi dell’attività; mettersi nei panni dello studente; stabilire se la ricompensa è adeguata a motivare l’azione; alle ricompense preferire, se possibile, mezzi intrinsecamente motivanti. Le prime due linee guida sono facili da applicare, mentre le ultime due sono problematiche perché è difficile determinare se una persona sia motivata intrinsecamente o estrinsecamente. Sprick e colleghi46 evidenziano come le ricompense perdano di significato quando il compito è molto facile e lo stesso succede quando uno studente è già intrinsecamente motivato. È illogico, ad esempio, dare una ricompensa, tipo un giocattolino, a un bambino che è sempre tranquillo perché stia buono: la ricompensa non fa niente ai fini dell’azione. Pare addirittura che premiare uno studente che non ha bisogno di rinforzi estrinseci di fatto finisca con il disincentivarlo. Occorre inoltre ricordare che, con il tempo, l’efficacia delle ricompense, così come della soddisfazione intrinseca, si affievolisce, per cui è importante fornire allo studente stimoli e sfide nuove. 89 DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO N. 1, OTTOBRE 2003 Nonostante i dibattiti su aspetti particolari dell’uso delle ricompense, la ricerca mostra non soltanto che le ricompense possono essere efficaci per ottenere risultati a breve termine, ma possono anche aiutare a costruire la motivazione intrinseca dello studente, specie quello con difficoltà. Le lodi verbali, per esempio, gli sono utili, oltre che per motivarlo a emettere un comportamento, anche per sviluppare e mantenere un controllo interno. Gli effetti della somministrazione di ricompense sono schematizzati nella figura 2, che mostra come, per eseguire un compito, una persona motivata investe le sue capacità e il suo impegno. Il risultato positivo della prestazione viene quindi rinforzato estrinsecamente o intrinsecamente: se lo uno studente è motivato intrinsecamente, probabilmente ripeterà la sua prestazione nei compiti futuri; se al contrario ha una motivazione Motivazione intrinseca ▼ ▼ Impegno Contesto Percepita come intrinseca ▼ ▼ ▼ { Capacità Risultato Gratificazione da parte dell’insegnante ▼ ▼ ▼ Motivazione: inizio dell’attività ▼ Percepita come estrinseca ▼ ▼ ▼ Lo studente è soddisfatto Sì Equità La ricompensa No è appropriata rispetto alla prestazione? La ricompensa è appropriata rispetto a quella ricevuta dai compagni? ▼ © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson Implicazioni per gli insegnanti Lo studente è deluso e la motivazione si estingue Fig. 2 Modello motivazionale (la gratificazione da parte dell’insegnante è la stessa della figura 1). 90 © 2008, D. Ianes e V. Macchia, La didattica per i Bisogni Educativi Speciali, Trento, Erickson L’USO EFFICACE DELLE GRATIFICAZIONI NELL’INSEGNAMENTO AGLI STUDENTI CON DIFFICOLTÀ estrinseca, confronterà la sua ricompensa con quella degli altri studenti. Se ritiene che la ricompensa sia equa, sarà soddisfatto e probabilmente ripeterà la prestazione in compiti futuri; altrimenti, cioè se ha l’impressione che la ricompensa non sia equa rispetto a quelle fornite ai compagni, deciderà che non varrà la pena di ripetere il compito. Inoltre, determinerà se il compito la meritava o meno: anche se la ricompensa è equa, ma non è adeguata all’impegno richiesto dal compito, lo studente può comunque concludere che non vale la pena di sforzarsi per completare il compito e perciò non ripetere la prestazione in compiti futuri. Il modello motivazionale proposto (si veda la figura 2) presenta le possibili percezioni e reazioni di studente e insegnante all’uso dei rinforzi. Questo modello può aiutare gli insegnanti nell’analisi funzionale, poiché permette di stabilire la ragione dei comportamenti dello studente e quindi di individuare interventi psicoeducativi positivi. Se l’insegnante rileva che un comportamento è mantenuto da una gratificazione estrinseca, può intervenire — per mantenerlo o ridurlo, a seconda se è appropriato o meno — attraverso l’uso di lodi verbali e ricompense tangibili. Diversamente, se per un comportamento non si riesce a identificare una precisa gratificazione estrinseca, si agirà diversamente a seconda che il comportamento sia desiderabile o inappropriato: nel primo caso, è opportuno limitarsi a osservarlo regolarmente senza intervenire; nel secondo, occorrerà insegnare allo studente un comportamento positivo alternativo, spiegandone le ragioni. In conclusione, vogliamo evidenziare come le ricompense costituiscano uno strumento preziosissimo nell’educazione, specie degli studenti con difficoltà. Abbiamo visto, tuttavia, come sia necessario, affinché siano realmente efficaci, saperle gestire correttamente. È quindi fondamentale che gli insegnanti conoscano le modalità per usare le lodi verbali e gli altri metodi per aumentare la motivazione all’apprendimento e alla prestazione, in maniera utile allo sviluppo degli studenti nel breve e nel lungo termine, poiché questo significa dare a tutti gli studenti la possibilità di esprimere al massimo le loro abilità. Titolo originale Using rewards to teach students with disabilities: implications for motivation. Tratto da «Remedial and Special Education», vol. 24, n. 2, 2003. © Pro-ed. Pubblicato con il permesso dell’Editore. Traduzione italiana di Erminia Ricci. Bibliografia 2 1 Hamill L. e Everington C. (2002), Teaching students with moderate to severe disabilities: An applied approach for inclusive environments, Upper Saddle River, NJ, Merrill. Veenman S. 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