CONTRIBUTI 20 IL MAGICO, L IRRAZIONALE E L ONIRICO NEL

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CONTRIBUTI 20 IL MAGICO, L IRRAZIONALE E L ONIRICO NEL
CONTRIBUTI
IL MAGICO, L IRRAZIONALE E L ONIRICO NEL XVI CANTO DELLA
GERUSALEMME LIBERATA
STEFANO FABBRI
Ravenna
Abstract:
Il canto XVI vede protagoniste due grandi figure, quelle di Rinaldo e Armida;
è un canto pieno di lirismo che narra di come la maga pagana trascini con
l inganno l eroe cristiano all interno di un ricco edificio per fare in modo
che egli si abbandoni al piacere e trascuri il proprio dovere di guerriero. Il
luogo si trova nelle Isole Fortunate, oltre le Colonne d Ercole.
A cercare l eroe cristiano, vengono inviati da Goffredo Carlo e Ubaldo,
aiutati dalle rivelazioni del mago di Ascalona. Si tratta perciò di uno scontro
tra due tipi contrapposti di magia, e siccome la tradizione filosofica del
platonismo è il nodo di riferimento obbligato per l esperienza rinascimentale
dell invisibile , ecco che tipicamente neoplatonica è la distinzione tra magia
naturale e magia diabolica .
Parole chiave:
Torquato Tasso, Gerusalemme Liberata, Jung, Ficino, magico, irrazionale,
onirico, canto XVI, magia naturale, magia simbolica, fascinus, fascinatio,
fascinazione.
a Gerusalemme Liberata è l opera di tutta una vita. Tasso, non ancora
diciassettenne, ha già scritto le 116 ottave che compongono Il
Gerusalemme e che diverranno i primi tre canti della Gerusalemme
Liberata.
Il travaglio legato alla stesura e alla successiva rielaborazione abbraccia
tutto l arco di vita del poeta e avrà termine solamente con la sua morte.
Si tratta di un poema cavalleresco che chiude un epoca contenendone tutti i
colori del tramonto, carico di fascino e presagi, così come i personaggi che lo
animano, icone simboliche e mitiche e mai personaggi reali, eppure
costantemente sull orlo dell abisso personale, psicologico, ad un passo dalla
questione privata 1.
Il canto XVI vede protagoniste due grandi figure, quelle di Rinaldo e
Armida; è un canto pieno di lirismo che narra di come la maga pagana
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GERUSALEMME LIBERATA
trascini con l inganno l eroe cristiano all interno di un ricco edificio per
fare in modo che egli si abbandoni al piacere e trascuri il proprio dovere di
guerriero. Il luogo si trova nelle Isole Fortunate, oltre le Colonne d Ercole.
A cercare l eroe cristiano, vengono inviati da Goffredo Carlo e Ubaldo,
aiutati dalle rivelazioni del mago di Ascalona. Si tratta perciò di uno scontro
tra due tipi contrapposti di magia, e siccome la tradizione filosofica del
platonismo è il nodo di riferimento obbligato per l esperienza rinascimentale
dell invisibile 2, ecco che tipicamente neoplatonica è la distinzione tra
magia naturale e magia diabolica .
Il Tasso indubbiamente risente moltissimo delle influenze culturali del suo
tempo riguardo alla magia, ma va tenuto presente come egli abbia dimostrato
in più occasioni il fascino subito dalla cosiddetta magia diabolica , per tutto
ciò che essa rappresentava come forza eversiva e possibile porta
all introspezione psicologica delle passioni, e si sia invece lasciato sfuggire
l importante messaggio celato dietro la conoscenza del reale attraverso la
magia naturale , cioè l approccio sperimentale scientifico che sarebbe poi
divenuto così importante in futuro.
Per meglio intendere cosa interessasse al poeta veramente, e cosa lo
attraesse della filosofia del discorso magico, occorre scendere più nel
dettaglio. Innanzi tutto una distinzione di genere: fascinatio al femminile
significa incantamento, stregoneria, malia; mentre fascinus , maschile, è il
fallo 3. Tenuto conto delle credenze della medicina rinascimentale per cui la
donna altro non è che un uomo con scarso calore corporeo, calore che ha
fatto sì che il pene ed i testicoli non siano fuoriusciti all esterno ma siano
rimasti interni, ribaltati, sotto forma di vagina ed ovaie, ecco che la
fascinazione femminile non può che essere attrattiva e risucchiatrice ; al
contrario il fascino maschile è propensione, conquista, movimento verso.
Armida affascina Rinaldo con i mezzi della fascinatio così come era
considerata nella cultura rinascimentale.
Il tutto ruota attorno al platonismo ed è lo stesso Ficino che parla di amore
come fascinazione, di sangue chiaro, caldo e dolce, quello dell adolescenza,
contrapposto a quello scuro, freddo e amaro della vecchiaia. Quando
l eccitazione amorosa fa aumentare il calore interno del giovane, il sangue si
riscalda ed evapora salendo ( evolat ) in alto verso gli occhi, attraverso i
quali esce per andare a colpire gli occhi dell amato da dove raggiungerà il
cuore sul quale si ritrasformerà in liquido ed entrerà in circolo come un virus
letale. Il sangue divenuto sottile ed evaporato è in grado di trasportare gli
spiriti , e assieme ad essi delle icone , che verranno trasmesse all amato
irretendolo e rendendolo schiavo dell amante4.
Se la donna è costretta ad usare la magia per affascinare, è perché,
nell ottica classica così come in quella neoplatonico-rinascimentale, essa
appartiene ad un genere differente da quello dell uomo ma non ad un
differente sesso! nella misura in cui è meno perfetto, e quindi in definitiva
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dotato di minore forza5.
È questo il motivo per cui Armida conduce Rinaldo oltre le Colonne
d Ercole, fuori cioè dal mondo conosciuto, in un edificio circolare:
Tondo è il ricco edificio, e nel più chiuso
grembo di lui, ch è quasi centro al giro,
un giardin v ha ch adorno è sovra l uso
di quanti più famosi unqua fioriro.
D intorno inosservabile e confuso
ordin di loggie i demon fabri ordiro,
e tra le oblique vie di quel fallace
ravolgimento impenetrabil giace. (1)
Un labirinto protegge l ingresso e lo stesso ritmo dei versi, ricchi di
enjambement, rievoca la magia come se si udisse snocciolare antiche
formule:
Per l entrata maggior (però che cento
l ampio albergo n avea) passàr costoro.
Le porte qui d effigiato argento
su i cardini stridean di lucid oro.
Fermàr ne le figure il guardo intento,
ché vinta la materia è dal lavoro:
manca il parlar, di vivo altro non chiedi;
né manca questo ancor, s a gli occhi credi. (2)
Il labirinto è un simbolo archetipico che rappresenta l irrazionalità, e lo stesso
dicasi della forma circolare che è un mandala per l inconscio o il sé. È
importante qui sottolineare che il sogno, o la dimensione onirica, non è
necessariamente strumento magico, né altrettanto necessariamente va
accompagnato alla magia.
Come ciò che sta oltre le Colonne d Ercole, anche il sogno rappresenta
qualcosa di sconosciuto, un luogo oscuro ed insondabile; tuttavia nella
tradizione letteraria non viene quasi mai associato direttamente al magico, al
quale si tende invece ad associare il dormire, inteso come cadere in un
sonno profondo .
Armida è una donna bellissima secondo il modello di bellezza dell epoca,
ma incarna anche una figura malvagia e ingannatrice, una maga pagana, una
figura letteraria stereotipa che proprio negli stessi anni veniva definita da
Shakespeare Dark Lady 6. Si tratta di un tipo di donna dal promettente
futuro letterario ed è anche la rappresentazione di una figura dell inconscio
che Gustav Jung ha definito l anima , cioè la parte femminile
dell individuo.
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Poi che intrecciò le chiome e che ripresse
con ordin vago i lor lascivi errori,
torse in anella i crin minuti e in esse,
quasi smalto su l or, cosparse i fiori;
... (23)
La bionda dea pagana si trova assieme all eroe cristiano all interno del
giardino incantato e si guarda riflessa in uno specchio:
...
Non può specchio ritrar sì dolce imago,
né in picciol vetro è un paradiso accolto:
specchio t è degno il cielo, e ne le stelle
puoi riguardar le tue sembianze belle. (22)
Ritroviamo una descrizione simile in una rima riferita alla donna amata dal
Tasso, Laura Peperara:
Donna il bel vetro tondo
che ti mostra le perle e gli ostri e gli ori
in cui tu di te stessa t innamori,
è l effigie del mondo,
ché quanto in lui riluce
raggio ed immago è sol della tua luce.
Or chi de l universo
può i pregi annoverar sì vari e tanti,
quegli audace si vanti
di stringer le tue lodi in prosa e in verso7.
Non è potuta infatti sfuggire alla critica né al lettore attento la simpatia del
poeta per Armida, sia negli incisi a lei direttamente rivolti come nell ottava
61 e tu nol credi , sia se si pensa che nella Gerusalemme Riconquistata
quello di Armida è tra i personaggi che subiscono una drastica riduzione per
la paura di Tasso di incorrere nella censura.
Proseguendo all interno della fortezza incantata, oltre il labirinto, si
incontrano una serie di porte sulle quali sono effigiati racconti mitici che,
come exempla, narrano di eroi sottomessi dalla forza dell amore. Vengono
citati Ercole, costretto da Iole a raccontare favole mentre fila la tela, oppure
la disfatta di Antonio per opera di Ottaviano.
Procedendo ancora oltre, si giunge all interno di un giardino di eterna
primavera, dove un pappagallo dal becco rosso invita i nuovi arrivati ad un
epicureo godimento della vita:
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Vola fra gli altri un che le piume ha sparte
di color vari ed ha purpureo il rostro,
e lingua snoda in guisa larga, e parte
la voce sì ch assembra il sermon nostro.
... (13)
...
Cogliam la rosa in su l mattino adorno
di questo dì, che tosto il seren perde;
cogliam d amor la rosa: amiamo or quando
esser si puote riamato amando. (15)
L esortazione ai piaceri terreni e carnali è fatta pronunciare da un animale,
sollevando da questa pesante responsabilità sia la voce narrante del poeta
stesso, che la dea pagana Armida.
Vorrei a questo punto interrompere la lettura della Gerusalemme liberata
per tracciare un parallelo con un altro testo, che con certezza Tasso non
poteva conoscere, e che è un antica fiaba iraniana citata da Jung come
esempio di rappresentazione del processo di individuazione del sé 8.
La fiaba si intitola Il segreto di Bath Bâdgerd:
Al grande e nobile principe Hâtim Tâi viene ordinato dal re di esplorare il
misterioso Bath Bâdgerd (il castello che non esiste).
Quando il principe vi si avvicina, dopo aver superato molte e pericolose
avventure, nonostante venga avvertito del fatto che nessuno ne è mai
ritornato, insiste per visitarlo. Egli viene ricevuto, in una costruzione dalla
forma circolare, da un barbiere, che tiene in mano uno specchio e che lo
conduce nel bagno. Ma, non appena il principe entra nell acqua, si ode
uno spaventoso fragore, piomba la tenebra più fitta, il barbiere sparisce, e
l acqua incomincia lentamente a salire. Hâtim nuota disperatamente,
finché l acqua raggiunge il culmine della cupola rotonda, che costituisce
il tetto del bagno. Hâtim, a questo punto, ritiene di essere ormai perduto;
e tuttavia, dopo aver pregato, afferra la pietra centrale della cupola.
Ancora un fragore di tuono, tutto sparisce, e Hâtim si ritrova, solo, nel
deserto.
Dopo aver camminato a lungo, e superato enormi disagi, giunge ad un bel
giardino, nel mezzo del quale sono disposte, circolarmente, delle statue di
pietra. Nel centro del cerchio c è un pappagallo in gabbia. Una voce
proviene dall alto: Oh, eroe, non ti riuscirà mai di scampare vivo di qui.
Una volta Goymart (il primo uomo) trovò un enorme diamante, che
risplendeva più del sole e della luna. Decise di nasconderlo dove nessuno
potesse trovarlo, e costruì questo bagno magico perché vi fosse custodito.
Il pappagallo, che tu vedi, fa parte dell incantesimo. Ai suoi piedi giace
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un arco d oro, e una freccia su una catena d oro, con cui, per tre volte,
puoi tentare di colpire il pappagallo. Se ti riuscirà, il maleficio verrà
infranto, altrimenti sarai trasformato in una statua, come tutti costoro .
Hâtim tenta una prima volta, e fallisce il colpo. Le gambe gli diventano di
pietra. Anche la seconda volta fallisce, e diviene di pietra fino all altezza
del busto. La terza volta, chiude gli occhi, gridando Dio è grande , tira
alla cieca e colpisce il pappagallo. Scoppia un tuono, si sollevano nugoli
di polvere. Quando gli elementi si sono placati, al posto del pappagallo
c è un enorme, stupendo diamante, mentre le statue hanno ripreso vita.
Tutti ringraziano il principe della loro liberazione.
Al di là degli evidenti parallelismi, la scelta del pappagallo non è casuale dato
che secondo Jung simboleggia il cattivo spirito di imitazione, che fa sì che si
manchi il bersaglio, e ci si atrofizzi da un punto di vista psicologico 9. Di
contro lo specchio simboleggia il dono-potere della riflessione 10.
Tornando alla cultura classica, lo specchio è, come suggerito più volte nelle
favole, oggetto privilegiato della donna e macchina elaborata per la
produzione di incantesimi. Lo specchio deforma la realtà e può ingannare,
come nel caso di Narciso, ma ha anche la capacità di rendere visibile ciò che
di per sé non lo è, come ad esempio lo spirito del sangue , o sangue
sottilissimo , infatti lo specchio condensa in gocciole la rara nebbiolina di
quel vapore e:
le donne, quando sono nel corso del sangue mestruo, spesse volte
guardando macchiano lo specchio di gocciole sanguigne11.
Armida ha quindi affascinato Rinaldo che ora brucia di passione, irretito
com è dalla spirito carico di icone che lo sguardo innamorato di lei gli ha
trasmesso e, cosa più importante, ha perduto la capacità raziocinante, ha
perduto cioè il dono-potere della riflessione.
...
langue per vezzo, e l suo infiammato viso
fan biancheggiando i bei sudor più vivo:
qual raggio in onda, le scintilla un riso
ne gli umidi occhi tremulo e lascivo.
Sovra lui pende; ed ei nel grembo molle
le posa il capo, e l volto al volto attolle,
e i famelici sguardi avidamente
in lei pascendo si consuma e strugge.
S inchina, e i dolci baci ella sovente
liba or da gli occhi e da le labra or sugge,
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ed in quel punto ei sospirar si sente
profondo sì che pensi: Or l alma fugge
e n lei trapassa peregrina . Ascosi
mirano i duo guerrier gli atti amorosi.
Dal fianco de l amante (estranio arnese)
un cristallo pendea lucido e netto.
Sorse, e quel fra le mani a lui sospese
a i misteri d Amor ministro eletto.
Con luci ella ridenti, ei con accese,
mirano in vari oggetti un solo oggetto:
ella del vetro a sé fa specchio, ed egli
gli occhi di lei sereni a sé fa spegli.
L uno di servitù, l altra d impero
si gloria, ella in se stessa ed egli in lei.
... (8 e seguenti)
Il gioco di riflessi è fondamentale: lei guarda lo specchio e Rinaldo guarda
lei. Rinaldo d altronde ha subito la fascinatio che ne ha aumentato il calore
corporeo di giovane rendendolo a sua volta in grado di affascinare, facendolo
da ammaliato ammaliatore. E le chiede di guardarlo negli occhi:
...
Volgi, dicea deh volgi il cavaliero
a me quegli occhi onde beata bèi,
ché son, se tu no l sai, ritratto vero
de le bellezze tue gli incendi miei;
la forma lor, la meraviglia a pieno
più che il cristallo tuo mostra il mio seno. (21)
E subito dopo si consola: potessi tu guardarti con lo stesso sguardo con il
quale hai guardato me... :
Deh! Poi che sdegni me, com egli è vago
mirar tu almen potessi il proprio volto;
... (22)
Sa anche bene che per lei che è donna, lo specchio non può avere il donopotere della riflessione:
Non può specchio ritrar sì dolce imago,
né in picciol vetro è un paradiso accolto:
... (22)
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Non potrà Armida sfuggire allo sguardo innamorato di lui, e questo la rende
un personaggio tragico e allo stesso tempo psicologicamente complesso,
anche se Tasso non dimentica che dalla parte della dea pagana c è sempre la
magia, anche nelle parole:
Teneri sdegni, e placide e tranquille
repulse, e cari vezzi, e liete paci,
sorrise parolette, e dolci stille
di pianto, e sospir tronchi, e molli baci:
... (25)
Ancora un ottava all interno della quale il verso acquista un movimento
ritmico magico , con i gesti che hanno la solennità di un rituale, una
formula breve, teneri sdegni , e cari vezzi, e liete paci , subito seguita da
formule più lunghe, e placide e tranquille / repulse , e dolci stille / di
pianto , e tra quelle parole separate da enjambement il palpito stesso
dell anima... 12.
Poi Rinaldo, non appena Armida lo lascia solo, riacquista il dono-potere
della riflessione grazie all aiuto di Ubaldo e Carlo:
...
Intanto Ubaldo oltra ne viene, e l terso
adamantino scudo ha in lui converso.
Egli al lucido scudo il guardo gira,
onde si specchia in lui qual siasi e quanto
con delicato culto adorno; ... (29 e seguente)
Al momento della dipartita dell eroe cristiano per fare ritorno al campo di
battaglia, Armida dimostra come sia stato impossibile da parte sua sfuggire
alla fascinazione del giovane, e l ottava 58 la consacra tra le figure di donne
abbandonate più famose di tutta la storia della letteratura:
...
Odi come consiglia! Odi il pudico
Senocrate d amor come ragiona!
... (58)
Rinaldo fugge con i ritrovati compagni per tornare a Gerusalemme, e se si
sofferma ad ascoltare un ultima volta la dea pagana, è solamente perché il
saggio Ubaldo lo invita a dare prova della ritrovata continenza:
Dissegli Ubaldo allor: - Già non conviene
che d aspettar costei, signor, ricusi;
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di beltà armata e de suoi preghi or viene,
dolcemente nel pianto amaro infusi.
Qual più forte di te, se le sirene
vedendo ed ascoltando a vincer t usi?
Così ragion pacifica reina
de sensi fassi, e se medesma affina. (41)
ma questa volta
...
Ei lei non mira; e se pur mira, il guardo
furtivo volge e vergognoso e tardo. (42)
e ancora
Non entra Amor a rinovar nel seno,
che ragion congelò, la fiamma antica,
... (52)
La fuga di Rinaldo, non fosse per Ubaldo, farebbe venire meno l eroe al
codice cortese-cavalleresco che impone di prestare attenzione ad una donna
che implora di essere ascoltata. Egli non la guarda, o la guarda furtivamente
perché un destino 13 lo forza in quanto eroe verso altri lidi; eppure Armida,
in ultimo, gli strappa una promessa che è una rottura della tradizione oltre che
un indelebile incrinatura del personaggio di Rinaldo come eroe:
...
Fra le care memorie ed onorate
mi sarai ne le gioie e ne gli affanni,
sarò tuo cavalier quanto concede
la guerra d Asia e con l onor la fede. (54)
Lui tornerà da lei, lo farà con certezza a guerra finita. Non tornò Enea da
Didone, non Teseo da Arianna, e non tornò l Ulisse dantesco dal suo ultimo
folle volo : Rinaldo tornerà.
La maga Armida è l ultima maga della poesia e la più interessante, nella
chiarezza e verità della sua vita femminile.
Vive anche oggi nel popolo, più che Alcina, Angelica, Olimpia e Didone,
perché unisce tutti gli splendori della magia con tutta la realtà di un povero
cuore di donna...Ed è l amore che uccide in lei la maga e la fa donna14.
È a questo punto superfluo sottolineare come il ricongiungimento tra l eroe
cristiano e la dea pagana verrà interamente a mancare nella Gerusalemme
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GERUSALEMME LIBERATA
Riconquistata.
Se il rapimento oltre le Colonne d Ercole è un sogno, cosa cela allora la sua
simbologia? Quel gioco di sguardi, di specchi? Il simbolo , scrive Jung,
implica qualcosa di vago, di sconosciuto o di inaccessibile per noi 15.
Eppure noi, lettori moderni, sappiamo molto bene le implicazioni e le
imposizioni della riforma tridentina; sappiamo altrettanto bene che secondo i
principi aristotelici il Tasso dovette evitare la compromissione con i toni
ironici, frivoli e quotidiani, propri delle forme moderne e che male si
adattavano secondo l opinione dei teorici dell epoca, all ideale mondo
eroico.
Una volta abbandonata, Armida fa sparire l edificio:
...
come sogno se n va ch egro figura,
così sperver gli alberghi, e restàr sole
l alpe e l orror che fece ivi natura.
... (70)
e al suo posto resta il paesaggio naturale, brullo e inospitale, come se nulla
fosse mai esistito, come il castello che non esiste . Se Il segreto di Bath
Bâdgerd rappresenta il processo di individuazione del sé, il viaggio di
Rinaldo oltre i confini del mondo conosciuto può ben rappresentare un
tentativo di liberare la Gerusalemme Liberata dalle costrizioni imposte
dall osservanza aristotelica, dall ortodossia cattolica e dai rigidi dettami della
riforma post-tridentina.
__________
NOTE
Beppe Fenoglio, Una questione privata, Torino: Einaudi, 1995. Per il
riferimento al poema ariostesco si veda l introduzione di Italo Calvino alla
prima ristampa de Il sentiero dei nidi di ragno, Torino: Garzanti, 1992, p. 24.
2
Ezio Raimondi, Tra grammatica e magia , in Rinascimento inquieto,
Palermo: Manfredi, 1965, pp. 195-227.
3
Valerio Marchetti, Fascinatio , in Eidos, Asolo: Asolo arti, 6 (1992), pp.
28-45.
4
Ibidem.
5
Thomas Laquer, L identità sessuale dai greci a Freud, Bari: Laterza, 1992.
6
William Shakespeare, Sonnets, Thomas Thorpe, 1609.
7
TorquatoTasso, Rime, parte III, n. XIII, in Poesie, a cura di F. Flora, MilanoNapoli:Ricciardi, 1952, p. 767.
8
C. G. Jung, L uomo e i suoi simboli, Milano: Tea, 1991, p. 195.
1
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Ibidem, p. 196.
Ibidem.
11
Valerio Marchetti, cit., pp. 28-45.
12
M. Fubini, Osservazioni sul lessico e sulla metrica del Tasso , in Studi
sulla letteratura del Rinascimento, Firenze: Sansoni, 1948, pp. 256-64.
13
Walter Benjamin, Destino e carattere , in Angelus Novus, Torino: Einaudi,
1995, p. 31.
14
B. Croce, Storia della letteratura italiana, Bari: Laterza, 1964, Vol. II, p.
169.
15
C. G. Jung, cit., p. 5.
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