Appello Salva BTP e Colle - L` euro è di tutti, il libro di Roberto
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Appello Salva BTP e Colle - L` euro è di tutti, il libro di Roberto
Visto & MILANO FINANZA 4 6 Agosto 2011 L’ULTIMA SETTIMANA ORSI & TORI segue da pagina 3 APPELLO-IMPEGNO Se l’Italia ha bisogno, noi ci siamo Se l’Italia ha bisogno, noi ci siamo. Siamo imprenditori, professionisti, manager, comuni cittadini. No, non ci stiamo a che l’Italia sia ridotta sul lastrico. Siamo un paese forte, ricco, con un debito pubblico altissimo, ma con un debito consolidato pubblico-privati nettamente più basso della Gran Bretagna, più basso della Germania, pari a quello della Francia. Le nostre industrie, le nostre banche, sono solide. La ricchezza liquida del paese è più di 10 volte (oltre 3.000 miliardi di euro) l’ammontare dei titoli che ogni anno lo Stato italiano deve emette per rinnovare quelli in scadenza. Il 50 per cento del debito pubblico è in mano a noi italiani. Se all’Italia serve, se dovesse servire il nostro aiuto per le emissioni, noi ci siamo. Hanno già aderito: Luca Barabino (Ceo, Barabino&partners), Urbano Cairo (Ceo, Cairo Communications), Marina Calderone (pres.Cons. naz.Consulenti lavoro), Giuliano Cazzola (vp commissione lavoro Camera), Diego Della Valle (Ceo,Tods), Maurizio De Tilla (Pres. Oua), Massimo Di Risio (pres. DR Automobiles), Pietro Giuliani (ad Azimut), Guido Galimberti (ad Opera art consulting), Giancarlo Laurini (Pres.cons. naz. Notariato), Fiorella Kostoris (economista), Stefano Landi (pres.LandiRenzo) Stefano Lucchini (Dir.comun. Eni), Vincenzo Manes (Ceo, Kme group), Francesco Micheli, Michele Norsa (ad Salvatore Ferragamo), Aurelio Regina (Pres.Confindustria Lazio), Carlo Pesenti (Ceo Italcementi), Gianni Punzo (Pres.Cis spa), Paolo Scaroni (Ceo Eni), Claudio Siciliotti (Pres.Cons.naz. Dottori commercialisti), Giovanni Tamburi (Ceo, Tip), Marco Tronchetti Provera (Ceo, Pirelli), Victor Uckmar (Giurista, pres.Certi Univ.Bocconi). In relazione alla cortese comunicazione sulla iniziativa di MF-Milano Finanza volta a promuovere l’impegno delle forze più attive del paese per far fronte alla delicata situazione economica e finanziaria di questo difficile momento, mi fa piacere rilevare che la campagna incontra naturalmente l’auspicio espresso dal Presi- dente della Repubblica affinché dal confronto tra le forze politiche, di governo e di opposizione e le parti sociali possano emergere scelte responsabili «per stimolare l’indispensabile crescita dell’economia e dell’occupazione a integrazione delle decisioni sui conti pubblici volte a conseguire il pareggio del bilancio». In questa direzione risulteranno utili tutti i contributi. Seguiremo, quindi, con attenzione e interesse gli sviluppi della iniziativa che il suo giornale promuove nella convinzione che «l’Italia è un paese su cui ancora scommettere». Donato Marra Segretario Generale della Presidenza della Repubblica mento e l’altrettanto deludente incontro con le parti sociali per il fondamentale obbiettivo dello sviluppo. Ma il colpo decisivo, nella drammatica giornata di giovedì 4, è venuto da un presidente della Bce poco lucido e contraddittorio nelle sue dichiarazioni se non addirit- tura perverso. Jean-Claude Trichet ha una sola giustificazione nell’aver pronunciato alcune parole funeste: la guerra continua che gli fanno in Consiglio il rappresentante tedesco e i suoi alleati del Benelux. Così ha sentenziato che: 1) i Paesi come l’Italia devono rafforzare la manovra: di per sé una ovvietà, ma per la speculazione, la certificazione che c’era ancora spazio per buttare giù i titoli di stato e le borse, attraverso la vendita a bocca di barile delle banche, operazione regolarmente compiuta; 2) che la Bce avrebbe comprato titoli sul mercato, che si sono poi rivelati essere quelli di Irlanda e LA RICCHEZZA DELLE FAMIGLIE ITALIANE 1° trim. 2011 Dati in miliardi di euro 4° trim. 2010 3° trim. 2010 2° trim. 2010 1° trim. 2010 Biglietti, monete e c/c 673,8 682,7 672,9 678,2 667,6 Altri depositi 431,4 432,6 431,2 428,8 435,0 Titoli a breve 35,3 19,1 29,5 22,9 25,2 Titoli a medio/lungo 720,1 703,4 716,0 709,7 735,1 Prestiti a breve 15,6 15,7 15,4 15,3 15,1 Azioni 769,6 787,6 786,0 761,8 838,4 Quote di fondi comuni 240,7 242,6 239,9 232,9 232,6 Riserve assicurazione 672,6 669,1 660,9 654,6 647,6 Crediti commerciali 91,8 98,6 96,0 95,5 95,0 3.650,9 3.651,4 3.647,8 3.599,7 3.691,6 TOTALE GRAFICA MF-MILANO FINANZA Fonte: Banca d’Italia questa parte di debito sia coperto con titoli Eurobond. E che la parte rimanente di debito (per l’Italia un altro 60%) sia garantita da collaterali, cioè con garanzia di terreni, immobili demaniali, quote societarie, beni artistici ecc., in modo che vi sia certezza sul rimborso e quindi sia tolto ogni spazio alla speculazione. Una speculazione che in queste settimane e mesi ha avuto un aiuto enorme da più protagonisti, dall’azionista di maggioranza della Bce, la cancelliera Angela Merkel e le banche tedesche, a un governo italiano che dopo l’exploit della fulminea approvazione della manovra, sotto la spinta data anche all’opposizione dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha preferito finora giocare sulle parole e sugli orologi rotti piuttosto che rispondere colpo su colpo alla speculazione, anticipando e rafforzando la manovra, sposando la filosofia (errata) del presidente Silvio Berlusconi che una cosa è l’economia reale un’altra la borsa e i mercati finanziari. Invece, fra economia e finanza se non una sincronia c’è un’interdipendenza assoluta e, quando vince la speculazione, a pagare sono sempre l’economia reale e le tasche dei cittadini. La fase più acuta dell’attacco era attesa per metà agosto ma grazie a tutti questi aiuti è stata anticipata e il momento acuto, anzi acutissimo, è partito con la dichiarazione (non obbligata) di Deutsche bank di aver venduto 7 miliardi di Btp italiani sugli 8 miliardi posseduti. In pochi secondi, grazie alla interessata tempestività del Financial Times con il suo bel sito, la notizia ha fatto il giro del mondo, come punta di un iceberg comprendente di fatto tutte le banche tedesche, invitate dalle autorità di governo a vendere Italia per comprare titoli dei super-indebitati Laender, raggiungendo così lo scopo di mettere in crisi il terzo Paese industriale del continente e di aggiustare la pesante condizione debitoria delle regioni tedesche. È seguito quindi il discorso privo di decisioni, ma solo descrittivo e quindi deludente, di Berlusconi in parla- Portogallo e non quelli dell’Italia: altro invito alla speculazione a vendere Btp e titoli di banche italiane. Un comportamento che fa rigirare nella tomba Guido Carli e gli altri storici banchieri centrali, i quali prima facevano e poi dicevano o anzi rimanevano in silenzio. La certificazione che l’Europa non c’è e che quindi ogni Paese deve, alla fine, vedersela da solo, l’ha data ancora Trichet rispondendo che il mantenimento del livello precedente dei tassi era stato deciso all’unanimità e che invece non c’era stata unanimità sull’acquisto di titoli degli Stati. Dalla lettura delle minute, venerdì 5, si è appreso che Germania e Benelux hanno votato contro, rimanendo sì in minoranza, ma condizionando lo stesso Trichet in maniera tale da renderlo inadeguato. Poiché la speculazione, che ha ancora molto ossigeno da consumare, non aspetterà certo che il farraginoso processo decisionale della Ue partorisca anche solo una parvenza di unità di intenti, diventa inevitabile che l’Italia decida di contare solo sulle sue forze. Come suggeriscono gli imprenditori, i banchieri, i professionisti, i manager che hanno già sottoscritto la dichiarazione di intenti, per dire, no, l’Italia non ci sta a finire sul lastrico. Più crescerà questa coscienza, che è civile e non politica (che non è e non vuole essere un puntello né per il governo così criticabile come mai in questi suoi ultimi atti, né per l’opposizione), più sarà forte la mobilitazione del Paese reale, che sa quanto il Paese vale e che quindi è disponibile a tagliare con il proprio impegno le unghie a una speculazione contro cui è inutile usare parole dure, perché questo è il suo mestiere. Ma non avrebbe potuto esercitarlo questo mestiere se la Germania, come si sono sentiti spiegare i banchieri italiani nell’ultima riunione in Bankitalia, non avesse voluto cogliere questo momento per aumentare oltre misura il suo potere in Europa, sempre pronta a dire di no quando si tratta di essere solidale. (riproduzione riservata) Paolo Panerai Previsto MILANO FINANZA 6 Agosto 2011 5 L’ULTIMA SETTIMANA Il record della settimana 415 Nel corso della mattinata di venerdì 5 agosto lo spread tra il Btp italiano decennale e il corrispettivo Bund tedesco ha infranto il muro dei 400 punti base, per arrivare al record assoluto di 415 punti (hanno cioè offerto un rendimento del 4,15% superiore a quello del Bund). I titoli italiani hanno superato i corrispettivi spagnoli, con rendimenti al 6,41%, contro il 6,34% di Madrid. Si tratta del rendimento più alto mai toccato dall’introduzione dell’euro. Usa. La Camera dei rappresentanti approva all’ultimo minuto il piano per aumentare il tetto del debito pubblico ed evitare così il default degli Stati Uniti. L’accordo bipartisan prevede tagli alla spesa per 2.400 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni. Ma potrebbe non bastare per evitare il taglio del rating. LUNEDÌ 1 Italia. Mentre il rendimento del Btp decennale corre verso la soglia critica del 7%, un decreto assegna alla Banca d’Italia il potere di fermare gli acquisti di quote negli istituti di credito, decimati dai ribassi di borsa e quindi esposti a possibili scalate. MARTEDÌ 2 Italia. Il presidente del consiglio Silvio Berlusconi parla a Camera e Senato, ma non annuncia l’anticipo dei tagli di spesa al 2012 dal 2013 come auspicavano invece i mercati. E lo spread dell’Italia balza a un passo da 400 pb. MERCOLEDÌ 3 Bce. L’istituto di Francoforte lascia i tassi invariati all’1,50% e decide di riprendere gli acquisti di titoli di Stato sul mercato secondario. Ma compra solo quelli di Irlanda e Portogallo, non dell’Italia. Una mossa che lascia a bocca aperta i mercati e contribuiGIOVEDÌ 4 Il governo cede alle pressioni di Washington. La Bce ora è pronta a comprare Btp Berlusconi anticipa la manovra al 2013 A lla fine ha vinto la ragione. Come auspicato subito da MF-Milano Finanza, il governo ha deciso di anticipare al 2013 il pareggio di bilancio e quindi l’impatto stesso delle misure della manovra da 48 miliardi di euro approvata solo qualche settimana fa. Ma c’è voluta la pressione dei media e dei partner, non solo europei. Per un attimo è sembrato rivivere l’avvio delle operazioni militari in Libia: Silvio Berlusconi, che fino a poche ore prima si era schierato contro l’intervento contro Gheddafi, spronato poi da una telefonata del presidente americano Barak Obama aveva acconsentito alla partecipazione italiana alla missione. Venerdì 5 agosto, a dimostrazione che anche quella che si sta combattendo sui mercati è una vera guerra, il copione è stato lo stesso. Per due giorni, prima in Parlamento e poi con le parti sociali, il governo ha negato la necessità di un anticipo della manovra (idea sostenuta con forza dall’ex premier Lamberto Dini e lanciata per la prima volta proprio su questo giornale). Poi, dopo una telefonata tra il responsabile del Tesoro Usa, Timothy Geithner, e quello italiano, Giulio Tremonti, la linea è cambiata nettamente. Il pareggio di bilancio, previsto per il 2014, sarà anticipato al 2013, hanno annunciato in una improvvisata conferenza stampa Berlusconi e Tremonti. Una mossa sollecitata, in realtà, anche dalla Banca centrale europea, che l’aveva posta come condizione per avviare un programma di acquisto di titoli italiani sul mercato secondario. La misura è necessaria a sostenere le quotazioni dei Btp e ridurre lo spread con i Bund tedeschi. L’ America, tuttavia, non si è mossa soltanto nei confronti di Roma. Telefonate ci sono state tra l’amministrazione Usa e tutti i leader europei e tra gli stessi capi di governo sce all’ennesima giornata nera delle borse mondiali. Ftse Mib -0,7%. Altalena al cardiopalmo per Milano, che apre in pesante calo (-4%), recupera nel primo pomeriggio (si spinge fino al +2,7%) e ritraccia nuovamente in serata (chiusura ritardata per nuoviproblemi agli indici di Piazza Affari, comunque alla fine è -0,7%). Negative tutte le borse europee. Contrastato l’indice italiano: bene le banche con Intesa Sanpaolo (+5,6%) in testa, male il comparto energetico. VENERDÌ 5 Stati Uniti. La disoccupazione negli Stati Uniti è scesa a luglio Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti del Vecchio Continente. Nei prossimi giorni si svolgerà un G7 straordinario dei ministri delle Finanze per discutere le misure più adatte a sventare gli attacchi della speculazione e subito dopo potrebbe essere convocato anche un G8 a livello di capi di governo. Ma quali saranno le conseguenze concrete sull’Italia? La domanda non è oziosa. Se alcuni provvedimenti, come la modifica dell’articolo 81 della Costituzione per inserire il vincolo del pareggio di bilancio e dell’articolo 41 per la libertà d’impresa richiedono tempi lunghi, le misure per anticipare il pareggio dovranno essere prese in tempi strettissimi, prima di Ferragosto. Proprio per questo il Parlamento è stato già convocato. Sarà comunque necessario riunire anche il governo per l’emanazione di un decreto legge che cambi le date alla manovra correttiva (da sabato 6 agosto ogni data è buona). Il problema è che gran parte della correzione per il 2014 (20 miliardi in tutto), era attesa dalla delega fiscale e assistenziale. Il grosso delle risorse, in particolare, sarebbe stato generato dalla riforma dei regimi assistenziali. al 9,1%, più delle stime. Per la Casa Bianca la «notizia è buona, ma il dato complessivo è ancora inaccettabile». Fondo Italiano. Il Fondo Italiano di Investimento fa il suo ingresso con una quota di minoranza nel capitale del produttore di yacht Sanlorenzo, con un investimento di 15 milioni, nell’ambito di un aumento di capitale da 30 milioni. Banca Finnat. Il semestre di Banca Finnat si è chiuso con l’incremento dell’utile netto a 2,1 milioni (381 mila euro nel 2010). Reno de Medici. Reno de Medici ha presentato mercoledì 3 agosto Nel caso in cui il governo, entro ottobre del 2013 non fosse riuscito ad attuare le nuove misure, sarebbe scattata la famigerata clausola di salvaguardia, ossia il taglio lineare del 20% delle 470 agevolazioni fiscali che erodono la base imponibile. Un lungo elenco nel quale ci sono gli sgravi per il lavoro dipendente, quelli da pensione, le agevolazioni sui mutui sulle prime case, gli incentivi alle ristrutturazioni, l’Iva agevolata. L’anticipo di un anno delle misure della manovra significa che la delega dovrà essere attuata entro ottobre del 2012. Una missione quasi impossibile, considerando che prima deve essere approvata la legge delega e poi emanati i decreti delegati, ciascuno dei quali deve passare il vaglio della Commissione bicamerale per la riforma. Dunque, la probabilità che scatti la clausola di salvaguardia diventa a questo punto quasi una certezza. Un passaggio che rischia comunque di essere strettissimo per il governo e che secondo molti osservatori potrebbe portare a elezioni anticipate di qui a un anno (riproduzione riservata) Andrea Bassi i dati relativi alla semestrale, che riporta un utile netto in crescita a quota 3,2 milioni. Tiscali. La perdita netta di Tiscali nel gennaio-giugno 2011 ha raggiunto i 17,4 milioni (12,6 nel 2010). Per l’intero esercizio il management si attende un risultato in linea con l’anno scorso. Buzzi Unicem. I costi di produzione hanno eroso i margini di Buzzi Unicem, che ha visto scendere il profitto dell’11,9% nei primi sei mesi dell’esercizio. Erg. Il protrarsi dello stallo in Libia pesa sui sei mesi di Erg, che fanno registrare una perdita netta di 40 milioni contro un risultato positivo di 2 milioni dello stesso periodo del 2010. Rbs. Royal Bank of Scotland ha fatto registrare una perdita di 1,64 miliardi nel primo semestre 2011. Pesano le svalutazioni sulle obbligazioni greche. Allianz. L’effetto delle svalutazioni greche si è fatto sentire sul secondo trimestre di Allianz. L’istituto tedesco ha visto scendere i profitti del 7% rispetto al 2010, a 1,07 miliardi. Aig. Aig ha rivisto l’utile nel secondo trimestre 2011, chiuso con profitti per 1,84 miliardi di dollari contro il rosso di 2,66 miliardi dello stesso periodo del 2010.