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MARTEDÌ 06.08.2013 ORE 14.35
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06.08.2013
«Sentinelle veglianti»
contro i matrimoni gay
PIAZZA LOGGIA. Temono che la legge antiomofobia ne sia l'anticamera
«Gli omosessuali sono già tutelati dalle norme in vigore», sostiene il leader bresciano Matteo Disetti
Il disegno di legge che intende modificare la legge
Mancino, introducendo in tre passaggi la
fattispecie dell'intolleranza, della discriminazione
e dell'istigazione alla violenza per motivi di
omofobia e transfobia, è in discussione in queste
ore alla Camera. Il passaggio parlamentare non
piace a tutti, a cominciare dalle cinquanta
persone circa che, ieri sera, hanno manifestato la
loro contrarietà. Si chiamano «Sentinelle in
piedi»e protestano silenziosamente. Al tramonto,
schierati in file composte ognuna da cinque
«veglianti», si sono radunate sul lato meridionale
Il «flash mob» messo in scena ieri pomeriggio dai «vigilanti»
di piazza Loggia e per un'ora si sono immerse
nella lettura del libro che tenevano tra le mani,
sollevando di tanto in tanto lo sguardo verso il palazzo comunale, simbolo del potere temporale. Matte
Disetti, ventisettenne programmatore informatico, «semplice cattolico praticante», è il portavoce dell
cellula bresciana dell'associazione che è presente in varie città italiane. Spiega che l'ostracismo alla legge
al vaglio di Montecitorio è dato dal timore «che rappresenti l'anticamera alla legalizzazione dei
matrimoni tra omosessuali e la possibilità, per queste nuove famiglie, di poter adottare bambini». I
partecipanti non si spiegano la fretta del legislatore, visto che, a parer loro, il tema «non è certo
un'emergenza nazionale» e sono insospettiti dalla tempistica: «Imporre un percorso a tappe forzate,
proprio a ridosso di ferragosto, è il segnale del tentativo di farla passare sottotraccia». GLI
OMOSESSUALI, sostiene Disetti, «sono già tutelati dalle norme in vigore, così come qualsiasi altro
individuo, non serve introdurre nel codice penale nessun nuovo articolo a loro ulteriore difesa». «Le
sentinelle» s'ispirano ai confratelli francesi de «La manif pour tous», l'organizzazione che ha espresso per
mesi la sua contrarietà alla legge voluta dal governo guidato da Jean-Marc Ayrault e che è stata capace di
riempire le piazze transalpine con milioni di manifestanti ostili alla decisione. In Francia, denuncia
l'attivista bresciano, «si rischia il carcere dichiarando la propria assoluta contrarietà alle unione tra gay e
un sindaco che rifiuta di celebrare le nozze tra due uomini o due donne rischia addirittura fino a due anni
di detenzione». Il timore che serpeggiava ieri sera all'ombra della Loggia è che presto o tardi anche l'Italia
percorra la strada imboccata dai cugini d'oltralpe: «Una famiglia formata da due elementi appartenenti
allo stesso genere non è accettabile».COPYRIGHT
Mauro Zappa
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