6-10 - Documento senza titolo

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6-10 - Documento senza titolo
Capitolo 6
«Un’altra porzione di ali di pollo!» Disse Spike, alzando il braccio e facendo cenno a Buffy,
indaffarata a scrivere le ordinazioni del tavolo a fianco. Era il suo secondo giorno di lavoro nel
locale.
«Un attimo, un attimo!»
Il gruppo di amici seduti al tavolo ridacchiarono. Per tutta la sera quel ragazzo dai capelli ossigenati
non aveva fatto altro che chiamare continuamente la ragazza alternando birra, acqua minerale, ali di
pollo piccanti e sandwich.
«E’ il tuo ragazzo?» Chiese una bionda, senza preoccuparsi di metterla in imbarazzo con le sue
domande dirette. Gli amici esternarono la loro opinione.
«Saranno affari suoi, no?»
«Secondo me si è presa una cotta per Billy Idol!»
«Sembra proprio di sì!»
«Oh, è solo un amico. Un vero rompiscatole. E’ tutto tuo, se lo desideri.» Rispose semplicemente
Buffy, con un sorriso accondiscente.
La bionda si voltò ad osservare Spike, che sembrava non essersi accorto dello scambio di battute e
guardava assorto due ragazzi al centro del locale.
«Secondo me ha occhi solo per lei.» disse l’amica mora, riferendosi a Buffy.
Non era la prima e neanche l’ultima volta che quella sera qualche ragazza le chiedeva di Spike. Era
evidente che esercitava un certo fascino sul sesso femminile.
“Se solo sapessero cosa è in realtà…” Pensò.
Ma cos’era in realtà, in fin dei conti? Era stato un assassino, un violento, un sanguinario, ma adesso
cosa rimaneva di lui? Era solo un ragazzo un po’ demone, che giocava a fare il duro e aveva il cuore
tenero. Non avrebbe più fatto male ad una mosca.
“Forse è tornato ad essere quello che era da umano. – ipotizzò – Ma se si rompesse qualcosa
dentro di lui, non solo il chip ma l’equilibrio stesso che lui ha costruito in questi mesi, riuscirebbe a
controllarsi? O tornerebbe ad essere di nuovo un mostro? Mi chiedo se abbia sviluppato dei valori
che lo tengano aggrappato alla lucidità. L'equivalente di una coscienza, insomma.”
Quegli interrogativi sembravano così inopportuni, guardandolo così rilassato e inoffensivo.
La ragazza fece il giro dei tavoli a collezionare bicchieri e bottiglie vuoti sul vassoio, che depositò
dietro il bancone. Mise i bicchieri nel contenitore degli oggetti che sarebbero andati nella
lavastoviglie e le bottiglie e le lattine finirono negli appositi bidoni della raccolta differenziata.
Quel lavoro le dava certamente meno soddisfazione che cacciare i demoni, ma le permetteva di
metter su quel gruzzoletto con cui pagare le spese. Più dignitoso che lavorare in una cucina del “Mc
coso”, sicuramente. Almeno qui non doveva indossare cappellini assurdi o tornare a casa con
quell’odore disgustoso di fritto.
Doveva pure ammettere che il posto non era male. Assomigliava al Bronze e questo la faceva
sentire a casa. Le faceva anche sentire la mancanza degli Scoobies. Ma si sarebbe fatta dei nuovi
amici, ne era certa.
«Carissima, eccoti qui!»
«Juno*!» Salutò Buffy, abbracciando la signora fasciata in un vistoso abito leopardato e baciandola
sulle guance.
«Ti avevo promesso che sarei passata a vedere come te la cavavi.»
«Prendi qualcosa, Juno? Offro io.» chiese Buffy.
«No grazie, cara. Penso che mi siederò un po’.»
La signora si sedette accanto a Spike, che nel frattempo aveva raggiunto Buffy al banco e stava
sorseggiando una birra.
«Li hai visti anche tu?» Gli chiese.
«Demoni Brachen*. Non dovrebbero essere pericolosi. - Disse il ragazzo, che aveva continuato ad
osservarli con la coda dell’occhio. Poi si girò verso la signora. – E’ lei la signora che ha aiutato
Buffy? Piacere.»
Fece per stringerle la mano affabilmente, ma Juno lo sorprese e gli toccò delicatamente il polso con
le dita. Spike fu come attraversato da una scossa elettrica e spalancò gli occhi.
«Ehi, voi demoni telepati non usate più chiedere il permesso, prima di guardare dentro la testa di
qualcuno?!» Posò la birra e si alzò, annunciando: «Vado a fumare.»
«Mi dispiace, ero ansiosa di capire se eri un tipo pericoloso. Sono preoccupata per Buffy.»
«Incontri spesso demoni pericolosi, qui?»
«Qualche volta, ma sono per lo più di passaggio. Nei periodi in cui a SunnyHell si concentrano
energie negative, puoi vederli accorrere come vespe verso il nido. Ma ultimamente il trend si è
invertito e se ne stanno allontanando tutti. Chiunque abbia poteri soprannaturali percepisce che sulla
Bocca dell'Inferno sta per succedere qualcosa di brutto e imprevedibile. E nessuno vuole farne
parte.»
«Meglio parlarne fuori.»
Spike si rilassò, realizzando che dalla signora non poteva venire nessuna minaccia.
Entrambi si alzarono e si diressero verso l’uscita di servizio.
Un gruppo di ragazze con gli occhi lucidi seguì con lo sguardo il passaggio di Spike.*
La fiamma dell’accendino illuminò il volto pallido del vampiro. Gli occhi del colore e dell’intensità
dell’oceano fissavano quel piccolo fuoco, invidiandone il calore.
Una strana viscida sensazione catturò il ragazzo, che alzò lo sguardo verso la signora che aveva di
fronte. Ebbe un brivido, mentre si sentiva osservato a fondo.
«Lei non ti ama.»
«Come?» disse, incuriosito dalla strana piega che stava prendendo quella discussione. Voleva
parlargli di Buffy, dunque.
«Ma potrebbe imparare a farlo.»
«Non mi piacciono i demoni telepatici. Si mettono sempre in affari che non li riguardano.»
Commentò aspramente.
«Uso il mio potere per aiutare la gente.»
«Senza il suo permesso, tanto per cominciare. Trovato qualcosa di interessante, nella mia testa?»
«Molto. Hai una storia affascinante, vampiro.»
Spike rivolse alla signora uno dei suoi caratteristici sguardi beffardi. Non voleva i suoi consigli. Ma
per chi l’aveva scambiato, accidenti? Per uno di quei liceali brufolosi alle prese con le prime cotte o
i problemi dell'adolescenza?
«E ami veramente quella ragazza. Il tuo amore è profondo e doloroso. Non percepivo un amore di
questa intensità da molto tempo.»
«Non voglio la tua commiserazione, vecchia.»
La signora si mise a ridere, notando l’orgoglio smisurato di Spike. Poi aggiunse, di nuovo seria:
«Tu e Buffy avete lo stesso sguardo. Fiero, combattivo, ostinato e profondo. Ma anche consapevole
e malinconico. Di chi ha sofferto e si porta dietro una parte di dolore nel cuore. Vivete nelle
tenebre, sul bordo del'abisso. Due spiriti che si cercano per sostenersi a vicenda.»
«Che visione poetica. Sono commosso.»
«Promettimi che le starai vicino. Ne ha davvero bisogno.»
Spike aspirò dalla sigaretta e godette la sensazione di leggero intorpidimento, espirò e osservò per
qualche attimo il fumo che si disperdeva nell'aria. Poi si volse verso di lei.
«Ne dubita?»
«In questo momento odia se stessa e rischia di finire per allontanare una ad una le persone che le
vogliono bene.»
Gli occhi del ragazzo divennero una fessura e furono attraversati da un lampo di dolore.
«Le starò più vicino che posso, se lei me lo permetterà.»
«Bene.»
La signora sorrise e appoggiò la mano sulla spalla del vampiro, prima di scomparire dentro il locale.
Di nuovo quella sensazione fredda e spiacevole. Era la sensazione di essere giudicato, di essere
messo a nudo. Quella donna lo metteva a disagio. Forse perché a lei non poteva mentire, non poteva
nascondere quello che era. Eppure non l’aveva minacciato di stare distante da Buffy, anzi, l’aveva
incoraggiato a starle vicino.
Finì la sigaretta e se ne accese una seconda. Era troppo nervoso. Ci voleva qualcos’altro per calmare
il suo animo. I baci di Buffy, per esempio, ed il suo corpo, che desiderava tanto.
Decise che quella sera, dopo aver accompagnato Buffy a casa, niente l’avrebbe più trattenuto.
***
«Allora, cosa ti sembra?»
«Mi hanno confermato il posto! Il lavoro mi piace, mi permette di stare a contatto con la gente, e i
colleghi sono simpatici.» rispose allegramente Buffy, giocando con la tracolla della borsetta.
I due ragazzi passeggiavano fianco a fianco nella notte scura. Le luci dei lampioni illuminavano
timidamente i loro volti, così giovani e così provati da una moltitudine di vicissitudini, scelte
difficili, a volte sbagliate e persino dalla morte – che aveva già preso entrambi una volta-.
«Fammi indovinare, sei al settimo cielo. Fra poco ti addormenterai sul nuovo letto del tuo nuovo
appartamento, che ti pagherai col nuovo lavoro. Sembra tutto così bello e perfetto.»
«Così normale.»
«Ti manca solo una cosa.»
Buffy restò in attesa della risposta, sperando che Spike desse un nome al vuoto che le attanagliava il
cuore.
«Ti manca un nuovo ragazzo.»
«Mi manca un vampiro da impalettare, invece!» disse la Cacciatrice, fermandosi e voltandosi verso
il suo nemico naturale. Spike le fu addosso in un attimo e le bisbigliò nell’orecchio.
«Andiamo, lo so che lo vuoi anche tu. Vuoi ballare con me, nella notte.»
La attirò a sé, passandole un braccio dietro la schiena, e la baciò come aveva sognato di fare mille
volte, provando un’emozione indescrivibile.
Dopo un primo momento di titubanza e blanda resistenza, sentì che la ragazza aveva rilassato i
muscoli della schiena e iniziava a ricambiare il suo bacio, con trasporto. Gli portò entrambe le
braccia dietro il collo e la attirò a sé.
Le mani di Spike scesero lungo i fianchi di Buffy e sollevarono il giubbino in pelle e la maglietta,
sfiorandone la pelle esposta.
«Aspetta, non mi sembra il luogo adatto per…»
«Lì…» Il ragazzo indicò un vicolo buio con lo sguardo.
Lei si lasciò guidare per mano verso il vicolo, dove Spike le fece aderire la schiena al muro,
continuando a baciarla...
Note: * Questo è un omaggio alle ragazze del forum WBS! :D
Juno invece è una cara amica alla quale mi sono ispirata per creare il personaggio che aiuta Buffy.
Il demone Brachen è lo stesso tipo di demone di Doyle in ATS. Ho voluto fargli un omaggio. E’ un
demone che può assumere forma umana, perciò solo gli altri demoni possono riconoscerlo. Buffy
non lo percepisce perché non rappresenta una minaccia.
Capitolo 7
Buffy aprì gli occhi e si girò di lato per osservare il corpo del ragazzo al suo fianco, seminascosto
dal lenzuolo. Non aveva mai notato prima quanto il corpo di Spike fosse atletico e ben fatto,
sebbene magro. Un sorriso si dipinse sulle labbra e una sensazione di tenerezza la avvolse. Spike
era stato un amante tenero e passionale allo stesso tempo. Il modo in cui si erano amati era stato
così totale, che l’aveva lasciata esterrefatta. Era stato così.. così.. non riusciva a trovare la parola
adatta. Così fantastico? Così coinvolgente? Era come se il ragazzo avesse tirato fuori il suo lato più
selvaggio e nascosto. Forse la vera se stessa. E ora si sentiva così bene. Aveva tolto le maschere,
aveva demolito le mura che la proteggevano dal mondo esterno. Era libera. E felice. Lontana dai
suoi problemi a Sunnydale, dalle responsabilità di Cacciatrice, dalla paura di essere stata una figlia
e una sorella deludente. Spike le aveva fatto dimenticare tutto questo. Complice naturalmente il
periodo di vacanza a Roseville.
Era troppo bello per essere vero. Un momento così irreale, nelle loro esistenze segnate dalla
sofferenza e dalla lotta. Una parentesi di normalità, per due persone che normali non erano.
Entrambi sapevano che quel periodo di idillio non sarebbe durato per sempre e che dovevano
godersi quel momento finché potevano. Godere di quella sensazione di appagamento e di pace,
come se stessero vivendo lo stesso sogno. Ne avevano bisogno, entrambi.
Buffy pensò che aveva fatto una scelta giusta ad allontanarsi da Sunnydale per un po’ di tempo. Se
avesse passato quei giorni a casa sua o nella cripta di Spike, non sarebbe stata la stessa cosa. Un
sacco di persone o demoni li avrebbe distratti, non ultimi Giles o i suoi amici e ogni cosa avrebbe
ricordato loro chi erano ed i loro problemi. Invece a Roseville potevano costruire qualcosa di
nuovo, in un luogo che non era infestato da ricordi spiacevoli. Un luogo dove potevano allontanarsi
per un momento da tutto e tutti, allontanarsi dai pericoli di Sunnydale, dai loro numerosi nemici,
dalla bocca dell’inferno.
Buffy osservò a lungo i lineamenti del ragazzo, per imprimerseli nella mente. Il sopracciglio destro
segnato da una cicatrice, la linea dei suoi occhi, gli zigomi scolpiti e il mento sporgente. Poi gli
passò una mano sul petto, ridestandolo inevitabilmente dal suo riposo.
«Accidenti, mi stai facendo il solletico…» disse con la voce profonda, impastata dal sonno.
«Scusa…» gli rispose sorridendo.
Spike aprì gli occhi e si volse verso di lei.
«Ma che bella boccuccia…» disse, e si avvicinò per baciarla.
Buffy poteva sentire il fuoco ardere dentro di sé e dentro di lui. Fino a qualche giorno prima, non
avrebbe mai pensato che avrebbe potuto provare qualcosa del genere. Almeno non dopo
l’incantesimo su Dawn. Accidenti, Dawn! Si chiedeva spesso se la massa di energia potesse provare
ancora dei sentimenti, dopo essere stata riportata al suo stato naturale. Se perfino i replicanti di
Blade Runner o gli alberi di Pandora potevano, si chiedeva, allora anche le masse di energia forse
potevano provare affetto, pregare per i loro cari e proteggere, dalla loro specie di dimensione
extrasensoriale. Dopotutto, viveva in un mondo popolato da varie creature demoniache e presenze
soprannaturali. Risultava perfino più stravagante il fatto che lei, la cacciatrice di vampiri, potesse
frequentare un vampiro, suo ex nemico mortale. Perciò decise che sì, la coscienza di Dawn doveva
per forza essersi conservata da qualche parte. Probabilmente aleggiava intorno a lei e persino in
quella stanza.
«Cos’hai?» chiese Spike, vedendola assorta. «Non saremo mica già arrivati al punto che fissi il
soffitto e dici che sarebbe da far ridipingere la camera da letto??»
Buffy si mise a ridere «Non sono così incostante! Ci mancherebbe!»
«Perché mi stavo preoccupando che ti fossi già stancata di me!»
«Devi scusarmi. Stavo pensando a Dawn. Non so come mai mi è venuta in mente in questo
momento. Insomma, pensare a mia sorella mentre stiamo facendo questo… non è il massimo!»
«Ti stavi chiedendo se prima di essere chiusa in un vaso, ha fatto a tempo a sperimentare qualcosa
del genere? Ha avuto una vita molto breve da umana e probabilmente non ha fatto neanche in tempo
a…»
«Ma cosa vai dicendo! Non è possibile che mia sorella avesse già… Insomma, me ne sarei accorta!
E non stavo pensando a questo!»
«Aveva molti ragazzi che le ronzavano attorno, sai? E gli ormoni a quell’età scorrono come fiumi
nelle loro vene!»
«Sei il solito! Stavo pensando che forse la sua essenza è lì fuori da qualche parte.»
Spike cambiò il suo sorriso malizioso in un’espressione più seria, percependo la tristezza che aveva
preso Buffy all’improvviso.
«Ti manca molto, non è vero?»
«Moltissimo. Ed è assurdo, perché quando era viva la trovavo insopportabile! Mi rubava i vestiti e i
trucchi, frugava tra le mie cose in camera, mi disobbediva… Però era pur sempre la mia famiglia.»
«Si capisce veramente quanto si tiene ad una cosa, solo quando la si perde.»
«Quanto è vero.»
«Mi dispiace di non aver fatto in tempo a conoscerla.»
«Meglio così. La tua cattiva influenza l’avrebbe portata sicuramente sulla brutta strada!» disse
Buffy con un ghigno.
«Ma senti un po’ questa!» disse Spike sarcastico, mettendo su un’espressione imbronciata. Riuscì
nell’intento di far ridere Buffy per un po’, ma ben presto il malessere tornò di nuovo come un
drappo scuro calato sopra di loro.
Spike la abbracciò stretta senza dire una parola e Buffy ricambiò il gesto, appoggiando il mento
sulla sua spalla fredda.
«Credo che la spensieratezza non mi appartenga più. Non posso fare a meno di pensare cose
deprimenti.»
«Shhh» Sussurrò il ragazzo.
Spike la strinse e la accarezzò dolcemente per un lungo momento. Aveva capito che in quel
momento aveva bisogno di tenerezza e affetto. Sebbene i loro corpi fossero nudi, non c’era più
niente di erotico in quei gesti. Erano pure dimostrazioni di affetto. Buffy si lasciò andare allo
sconforto e pianse tra le sue braccia. Lui le posò piccoli baci sulla fronte, cercando di rassicurarla.
Quando l’aveva conosciuto, non avrebbe mai immaginato che potesse nascondere un lato così
tenero. Capì che aveva sempre cercato di nasconderlo perché lo considerava una debolezza e se ne
vergognava. Doveva recitare la parte dell’uomo virile, del Big Bad, e nascondeva la sua parte
sentimentale. Buffy si chiese come dovesse essere stato da umano.
Spike dal canto suo era incredulo. Davvero, doveva esserci qualcosa di soprannaturale in azione,
perché fosse potuta succedere una cosa del genere. Fare l’amore con Buffy e tenerla tra le braccia a
quel modo, coccolandola nei momenti difficili. Era quello che aveva sempre desiderato da quando
si era innamorato di lei. Credeva che fosse troppo irreale e troppo bello per essere vero.
Strinse Buffy più forte e desiderò che quel momento durasse più a lungo possibile. Chissà se il
giorno dopo e quello dopo ancora avrebbe potuto di nuovo stringerla a quel modo. Chissà se lei si
sarebbe fatta toccare di nuovo, quando sarebbero tornati a Sunnydale. Temeva il momento in cui le
sue domande avrebbero avuto una risposta. Era terrorizzato dall’idea che lei avrebbe potuto
deludere le sue aspettative.
Capitolo 8
«Merda…»
Imprecò mestamente Buffy, riagganciando il ricevitore della cabina telefonica.
Prese un respiro profondo e chiuse gli occhi. Sapeva che la sua vacanza non sarebbe durata a lungo.
Diavolo, se lo sapeva.
Quella maledetta Glory li aveva messi nel sacco e Giles l’aveva richiamata alla base. La pacchia
era finita.
Avrebbe voluto gridare tutta la sua frustrazione e prendere a calci quella maledetta cabina
telefonica. Invece si sedette sulla vecchia panchina consumata del viale e si coprì il volto con le
mani.
Il senso di impotenza e la rabbia le riempirono la testa. Sentì nascere una fastidiosa emicrania e
prese a massaggiarsi le tempie e la fronte per sentirsi meglio.
Era certa che non si sarebbe mai ripresa dalla separazione da Dawn e dalla madre, ma per lo meno
era riuscita a costruire una nuova vita con una parvenza di normalità. E ora doveva disfare quello
che aveva costruito in quei giorni, quel rifugio che le aveva permesso di conservare la sua sanità
mentale. Sarebbe svanito tutto come una nuvola di fumo.
Doveva reagire. Doveva trovare la forza per reagire.
La cabina telefonica, certo. Avrebbe potuto entrarvi, volteggiare velocemente su se stessa e
trasformarsi in un supereroe come nei film di Superman. Allora avrebbe avuto i poteri per sistemare
Glory in un battibaleno.
“Un attimo. Superman non si trasforma in un supereroe nelle cabine telefoniche. – Ricordò – Lui è
un supereroe di natura e durante il giorno si traveste da persona comune. Mica come me che… No.
E’ ovvio. E’ esattamente come me. Anche io ho qualche specie di superpotere e di giorno faccio
finta di essere una persona comune. Certo, non posso volare e non ho la vista a raggi X, però ho la
superforza!”
La Cacciatrice osservò le sue mani. Così piccole ma così forti. Ci ammazzava i demoni, a mani
nude.
“Mani con superforza.” Sussurrò.
Ma dov’era tutta la sua forza adesso?*
La vita era davvero imprevedibile.
Un quarto d’ora prima se ne stava beata a canticchiare sotto la luce del sole, camminando per le vie
di Roseville. Era passata poco più di una settimana da quando era partita e si stava godendo
finalmente un po’ di pace. I demoni e Glory sembravano ormai un brutto ricordo. I vampiri invece
si stavano rivelando più interessanti e divertenti del previsto.
Però non aveva dimenticato i suoi doveri. Ogni giorno chiamava il Signor Giles per sapere se a
Sunnydale i suoi amici stavano bene e se c’erano aggiornamenti.
“Concentrati Buffy, metti in ordine i pensieri.” Si impose. Doveva avvisare la tipa
dell’appartamento e il padrone del locale. Formulò a mente le frasi da dire.
“Non posso restare. Un parente sta male e ha davvero bisogno di me. Speravo di trattenermi più a
lungo e avevo organizzato tutto per bene… ma è andata così. Mi dispiace davvero.”
Così poteva andare. Avrebbero capito.
Provò rabbia verso se stessa. Rabbia perché si era illusa come una stupida che quella felicità potesse
durare per sempre, come se non avesse sempre saputo che prima o poi sarebbe dovuta tornare a
Sunnydale e affrontare i suoi mostri.
Un pensiero andò alla simpatica signora che l’aveva aiutata a trovare il suo posto a Roseville. Si
sarebbe fatta dare il suo indirizzo dal padrone del locale e sarebbe passata a salutarla. Glielo
doveva.
***
Spike si svegliò di soprassalto, dopo che una grossa candela l’aveva colpito sullo stomaco.
«Ehi! E’ maniera di svegliare la gente?!»
«Ti ho chiamato diverse volte, ho persino urlato, ma tu continuavi a dormire profondamente!»
Il vampiro osservò l’oggetto sul lenzuolo e mettendosi a sedere commentò.
«Qual è il motivo di cotanta urgenza nello svegliarmi, Vostra Altezza?»
«Non ti avrei svegliato così bruscamente se non ci fosse stato un buon motivo.»
«Non ne sono sicuro!»
«Sono seria, Spike. Vestiti. Si torna a Sunnydale.»
Il sorriso se ne andò dal viso del vampiro, lasciando posto ad un’espressione preoccupata.
«Che significa? Cos’è successo?»
«Ho sentito Giles al telefono. Il capo del Consiglio l’ha avvisato che l’urna che contiene mia sor..
pardon, la Chiave, è stata rubata.»
«Bloody hell!»
«E questo fatto, che è già grave di per sé, significa anche che tra di noi c’è qualcuno che fa il doppio
gioco. Quentin sostiene che la magia che teneva Dawn al sicuro era molto potente e che Glory non
può averla localizzata da sola.»
«Qui c’è qualcuno che va a letto col nemico.»
«Sembra di sì.»
«Eccitante!»
«Non scherzare! Giles è convinto che sia tu, visto che sei sparito da Sunnydale in concomitanza a
quanto è accaduto.»
«Caspita! La fiducia che quell’inglese ripone in me mi commuove!»
«Tu cosa ne pensi?»
«Penso che debba esserci una spia all’interno del Consiglio. E forse io so anche chi è. Andrò.. anzi,
andremo insieme a verificare una cosa. Ma prima dovrai rispondere ad una domanda.
Sinceramente.»
«Spara.»
«Io devo sapere. Cosa ne sarà di noi, quando torneremo a Sunnydale?»
Buffy assunse un’espressione sorpresa e tacque un lungo momento. Non aveva ancora pensato a
quel dettaglio.
Cercò dentro se stessa i motivi per cui aveva chiesto a Spike di restare con lei. L’aveva fatto solo
per comodo? No, c’era dell’altro. Lo aveva fatto per istinto. Da qualche parte sapeva che era la cosa
giusta da fare. Era come se una parte inconscia di lei lo avesse sempre cercato e sapesse che ne
aveva bisogno, ma... non si poteva dire che ne fosse innamorata. Non ancora, almeno.
Era sicura di essere attratta da lui, ma non era altrettanto sicura di provare amore. Sentiva
confusamente che in lei stava nascendo un sentimento… ma, diamine, ne sarebbe corsa di acqua
sotto i ponti prima che lei lo presentasse ai suoi amici come il suo ragazzo!
E poi, stavano realmente insieme? I contorni di quella relazione erano ancora indefiniti.
Finalmente le parole le uscirono di bocca in un sussurro.
«Non lo so.»
«Voglio dire… Staremo insieme? Dirai di noi ai tuoi amici?»
«Non so darti una risposta adesso. Non so bene quello che provo…»
«Caspita, Buffy. Potresti essere meno vaga?»
Spike alzò il tono di voce, infastidito dalla sua indecisione.
«Cosa pensavi, Spike? Che avremmo letto il giornale insieme la mattina?!» Sbottò la ragazza.
«No, ma… Stavamo andando così bene. Credevo ci fossero le premesse per…»
«Ma non avevi detto che non avresti preteso niente da me?»
«Ah, lascia perdere!»
«Sei patetico!»
«E tu sei una stronza!»
La discussione terminò in quel brutto modo e i due ragazzi si chiusero in un silenzio carico di
tensione, che durò mentre preparavano le valigie e pure durante tutto il viaggio di ritorno.
Buffy capiva che Spike si era molto offeso perché lei aveva preso le distanze, ma non si sentiva di
fare promesse che non era sicura di mantenere.
L’unica volta che aveva amato una persona con tutto il suo cuore, era finita che lui si era
trasformato in un omicida psicopatico e aveva torturato i suoi amici e, dopo essere rinsavito, dopo
che lei l’aveva perdonato, curato e sostenuto e pure salvato la vita donandogli il suo sangue, l’aveva
lasciata e si era trasferito a Los Angeles. Era stato così straziante.
Buffy non si fidava ancora completamente del vampiro e poi, comprensibilmente, aveva paura di
amare di nuovo. Anche se Spike dal canto suo era animato da buone intenzioni ed il suo amore era
sincero. E, detto fra noi, non meritava di essere lasciato sulle spine!
Note dell’autrice:
* Per il discorso su Superman mi sono ispirata al bellissimo dialogo alla fine del secondo “Kill
Bill” di Tarantino.
Ho scoperto che sull’ottava serie a fumetti Joss ha deciso di dotare Buffy veramente con dei
superpoteri! XD Avevo scritto questo capitolo ben prima di leggere quella parte nei fumetti ed è
stato simpatico vedere che Joss ha sviluppato l’idea.
Capitolo 9
Gli scoobies erano riuniti al completo al Magic Box, in attesa di Buffy.
Xander ed Anya aiutavano Giles a reperire alcuni libri che aveva segnato su di una lista, mentre l’ex
osservatore si occupava della parte della libreria riservata alla magia più oscura. Willow e Tara
sfogliavano alcuni manoscritti in lingue antiche.
Le dita della strega rossa iniziarono a tamburellare sul tavolo di quercia.
«A cosa stai pensando, tesoro?» Chiese Tara, con la consueta dolcezza.
«Non pensi anche tu che sia strano il fatto che non abbiamo più incontrato demoni?»
«Sì. E speravo di non essere l’unica ad averlo notato ed a preoccuparmene!»
«E’ come se si fossero allontanati dalla nostra città.»
«Come se fossero stati richiamati in qualche altro luogo oppure stessero semplicemente scappando
da qualcosa che sta per succedere qui.»
«Entrambe le prospettive mi fanno venire i brividi.»
«A chi lo dici.»
«Potremmo provare l’incantesimo per localizzare i demoni. Insomma, per vedere se si sono raccolti
da qualche parte.»
«Potremmo… Oppure potremmo studiare un altro incantesimo, molto più utile e interessante.»
«E pericoloso, scommetto.» Disse Tara, con una nota di tristezza nella voce. Pensava che Willow
negli ultimi tempi stesse sviluppando un interesse morboso per gli incantesimi di magia nera.
Cercava continuamente di superare i propri limiti, di esplorare le aree della magia più oscure e
pericolose e allo stesso tempo affascinanti. Era eccitata al pensiero delle nuove e infinite possibilità
che si aprivano davanti a sè, dai nuovi orizzonti che iniziava a scorgere. Questo preoccupava molto
Tara. Sembrava che Willow non riuscisse a mettere un freno alla sua curiosità, a capire che c’era un
motivo se certe cose erano proibite. Voleva forse giocare ad essere Dio?
«Del tipo?» Aggiunse poi la strega dai capelli biondo cenere.
«Del tipo che potrebbe aiutarci, nel caso le cose si mettano davvero male.»
«Ma come funziona? Potrei aiutarti in qualche modo?»
«Ci vogliono degli ingredienti che potrei recuperare di nascosto e conservare e poi avrei bisogno
dell’aiuto di tutti. Si dovrebbe fare un cerchio tutti insieme.»
«E’ un incantesimo di protezione per Buffy e per noi? Un incantesimo per indebolire Glory o
un’arma da usare contro di lei?» Indagò Tara.
«Niente di tutto questo. Ma promettimi che se te ne parlo, non dirai nulla a Giles! Lui me lo
impedirebbe di certo!»
«Lo sai che puoi fidarti di me!»
Le due ragazze si guardarono negli occhi e si strinsero le mani. Ognuna di loro era un libro aperto
per l’altra e vi si poteva leggere tutto l’amore e ogni altra emozione che le attraversava.
«Ma tu hai paura - continuò Tara – e non è buono. Non voglio che giochi con poteri che non puoi
gestire.» Strinse di più la mano della compagna. Quel gesto era sufficiente ad esprimere i suoi
timori. Non servivano altre parole. Le loro comunicazioni più intense erano fatte di sguardi e di
gesti.
«E’ un incantesimo per... riportare in vita le persone che muoiono attraverso la magia.»
Le pupille della strega bionda si dilatarono.
«Mio Dio, è magia veramente oscura e pericolosa!» Esclamò sottovoce, avendo cura di non farsi
sentire dagli altri.
«Non voglio che Buffy sia sempre la sola ad avere tutta la responsabilità sulle spalle. Voglio
aiutarla.»
«Ma lo sai che quel tipo di incantesimi può avere degli effetti collaterali. Le persone non tornano
mai come prima!»
«Non voglio creare degli zombie, stanne certa! Mi sto documentando attentamente.»
«Ma tesoro… se è destino che una persona muoia, forse noi non abbiamo il diritto di cambiarlo.»
«Tara, non lo farei solo per Buffy! Pensa se Glory uccidesse te o Dawn o Xander, o…! Pensi che io
non proverei tutto pur di riavervi? Pensi che sarebbe sbagliato?»
«Penso che certe cose non si possano cambiare e vadano accettate, anche se è doloroso. Ma questo
non toglie il fatto che continueremo a combattere con i denti e con le unghie, se venisse a mancare
uno di noi.»
Leggendo l’espressione delusa dell’amata, Tara continuò. «Non è che io non riponga fiducia in te.
Lo sai che io credo in te. Ma non è giusto abusare della magia. Non vorrei che le cose ti sfuggissero
di mano.»
«So quello che faccio. E non riesco ad immaginare un mondo senza Buffy o senza di te.»
«No, non lo sai. Sei diventata molto potente e le tue capacità mi spaventano. E penso che con un
certo tipo di magia non si scherzi.»
«Sento di esserne in grado.»
«Lo sai che quando inizi con quel tipo di magia oscura, è difficile venirne fuori. Diventa una droga.
E io non voglio che la mia tenera Willow diventi una strega cattiva!»
«Non succederà mai.»
La strega bionda diede un buffetto sulla guancia della rossa, riuscendo a farla sorridere.
«Chissà cosa starà facendo Dawn in questo momento.» si chiese Xander, scorrendo col dito i titoli
dei volumi.
«Si starà intrattenendo con qualche muscoloso cavaliere di Bisanzio, mentre noi stiamo qui a
rimestare libri impolverati.»
«Anya!»
«Che ho detto? O pensi che solo perché è stata rinchiusa in un monastero, sia diventata una suora?»
«Affatto. Ma da come l’hai detta, sembra quasi che reputi Dawn una ragazza facile!»
«Una ragazza che ascolta spontaneamente i suoi desideri carnali, deve essere per forza considerata
una ragazza facile, Xander? Lo sono anche io, quindi?»
«Caspita Anya, perché devi sempre distorcere quello che dico?»
«Aspetta. Mi hai detto più di una volta che credi che lei abbia una cotta per te. Hai paura che la
ragazza veda che al mondo non esista solo Alexander Harris e scelga un altro maschio da idolatrare.
Capisco tutto!»
«Ma che diavolo vai blaterando? Non sarai mica gelosa di Dawn? E’ una ragazzina!»
«Oh, una ragazzina che non aspetta altro che le si insegnino certe cose!»
«Basta, non voglio più starti a sentire! Non fai altro che pensare al sesso! Ci sono cose più
importanti a cui pensare, in questo momento.»
«Ogni scusa è buona per evitare l’argomento, non è vero?»
«Non è il caso di litigare su faccende private, in questo posto.»
«Come vuoi allora, ti lascio ai libri polverosi e vado a chiacchierare con le adepte di Saffo.»
«Willow, ho bisogno di te! - Esordì Anya – Lo sai che sei la mia streghetta preferita?»
Willow e Tara si guardarono e fecero entrambe una faccia buffa. Chissà cosa stava architettando
quel bizzarro ex demone della vendetta!
«Dimmi tutto.»
«Si tratta di Xander.»
«Ah.»
«Non vuole più fare sesso con me.»
«Oh.»
«Scommetto che ha un’amante!»
Tara soffocò una risata, mentre Willow cercava di immaginare cosa fosse successo.
«Credimi Anya, conosco Xander da sempre e non è il tipo che fa queste cose alla spalle della
persona a cui vuol bene!»
«Ne sei sicura?»
Willow ebbe un flash e si rivide a baciare Xander nella fabbrica abbandonata in cui li aveva richiusi
Spike, nel momento in cui Cordelia e Oz venivano a liberarli…
«Ahem! Non proprio sicura al cento per cento. Ma non credo che Xander abbia un’amante. Secondo
me è semplicemente stressato. Può darsi che abbia molto lavoro al cantiere e che arrivi stanco alla
sera. E poi c’è questa faccenda di Glory che sta mettendo tutti a dura prova.»
«Giusto, Glory. Un nemico talmente tosto che la Cacciatrice se ne va via per conto suo senza
curarsene…»
«Buffy non se n’è andata perché non gliene importa nulla di noi!»
«Davvero?»
«Noi non possiamo capire quello che sta passando e non possiamo giudicare. Non hai idea delle
responsabilità che ha! Credo che avesse davvero bisogno di una pausa per riposarsi e tornare bella
carica per prendere a calci quel culo di Dea!»
«Lo spero proprio.»
«Comunque, tornando a noi. Da quant’è che voi due non… Insomma, che non fate più l’amore?»
«Due settimane.»
«Anya, accidenti!! Ti sembra tanto? Mi chiedo quanto spesso..»
«Tre volte a settimana!»
Willow e Tara si guardarono, gli occhi spalancati e un gocciolone sulla fronte.
«Ascolta, c’è un modo per sapere se Xander ha un’altra donna. Potrei stregare un oggetto che lui
usa abitualmente, come un portachiavi o un pettine, e fare in modo che scotti al tatto, se lui ha
amoreggiato con una persona negli ultimi tre giorni.»*
«D’accordo.»
Anya iniziò a guardarsi in giro e a girare per il negozio. Tornò presto con una palla da baseball, che
Willow riconobbe come la palla che Xander usava spesso far rimbalzare sul muro o sul pavimento,
quando giocherellava nei momenti di ansia.
«Questa va benissimo.» Disse la strega. E recitò alcune frasi in una lingua incomprensibile.
***
La campanella del Magic Box annunciò l’arrivo di Buffy e Spike. I ragazzi interruppero
immediatamente le loro occupazioni e vennero incontro alla ragazza, accogliendola calorosamente.
Dopo le consuete frasi di saluto, Xander chiese il motivo della presenza del vampiro.
«Giles mi aveva chiesto di portarlo qui per interrogarlo.» Spiegò.
«Infatti.» Precisò l’ex osservatore. Gli occhi divennero una fessura e i lineamenti si indurirono,
mostrando disprezzo. «A che gioco stai giocando?» Chiese al vampiro.
Lo afferrò per la maglia, fissandolo negli occhi. Voleva mostrargli che non aveva paura di lui.
Spike comunque non era affatto stupito dalla sua reazione.
«Ehi, Rupert! Vedi di non strapazzarmi troppo la maglia! E’ nuova!»
«Non me ne frega un cavolo della tua maglia nuova! Cos’è successo a Dawn?!»
«E io che c’entro?»
«Sei sparito in concomitanza al suo rapimento! Se questa non è una coincidenza curiosa…»
Spike guardò Buffy, aspettandosi che agisse in sua difesa.
Lei mise una mano sul braccio di Giles, intendendo che lo lasciasse stare.
«Lui non c’entra.» Disse con sicurezza.
«E come fai a ..»
«Lo so e basta.»
Anche se Buffy aveva passato gli ultimi giorni con Spike, non poteva avere la certezza matematica
che non avesse preso accordi di nascosto con Glory. Ma il modo in cui la guardava, il modo in cui si
era scoperto con lei… non lasciava dubbi. Non avrebbe mai fatto del male a lei o a Dawn.
«Spike dice che ha un’idea di chi possa essere la spia.»
«Parla!» Disse Giles.
«No. Andrò con Buffy a controllare. Anche questa sera, se vuole. Ma non voglio formulare accuse
gravi, prima di avere la certezza di quel che dico. Non giudico in base ai pregiudizi, come fa lei.»
Ricambiò lo sguardo di disprezzo dell’uomo e si liberò dalla presa.
Il rumore della palla da baseball che rimbalzava sul pavimento, fece girare tutti verso Xander.
«Scusate.» Disse.
Il ragazzo aveva trovato la palla sul bancone, dove l’aveva lasciata Willow. E, come avevano
previsto, si era messo a giocherellarci per sfogare il nervosismo.
Willow sorrise perché Xander non si era scottato. Si girò verso Anya, pensando di cogliere lo stesso
sollievo sul suo volto, ma rimase stupita nel coglierne la delusione. Evidentemente credeva che
l’incantesimo non avesse funzionato o era preoccupata che la distanza che si era creata fra di loro
dipendesse da lei e non da una causa esterna.
«Andiamo a verificare la tua ipotesi.» Disse Buffy a Spike, avviandosi verso l’uscita.
«Te ne vai di nuovo?» Chiese Willow.
«Tornerò presto questa volta!»
La palla da baseball di Xander rimbalzò sul muro più forte del previsto e sfuggì alla presa del
ragazzo, rotolando verso Buffy.
«Scusate.» Disse di nuovo.
La ragazza si abbassò per afferrare la palla e restituirla al proprietario.
«Xander, possibile che tu debba sempre comportati come un bamb.. Ahi!!»
Le due streghe e l’ex demone della vendetta guardarono Buffy con gli occhi stralunati, mentre
lasciava cadere la palla a terra e agitava la mano, come se avesse toccato un fuoco.
Note dell’autrice:
* L’idea che Willow e Anya confabulino alle spalle di Xander e gli facciano degli incantesimi a sua
insaputa, mi fa morire dalle risate! Spero che la troviate divertente anche voi 
Capitolo 10
Spike accompagnò Buffy fino alla casa di Lydia e scelse un nascondiglio in mezzo ai cespugli, da
dove potevano osservare la ragazza attraverso le grandi finestre della casa. Buffy estrasse il
binocolo dallo zaino e scorse le varie stanze, per localizzarla.
«Mmh, così sei già stato a casa di Lydia.» Era seria. Una punta di ghiaccio nella sua voce.
«Non credo sia il momento per le scenate di gelosia.»
«Figurati.»
Il vampiro esitò. Decise di essere sincero.
«Sì, ci sono già stato alcune volte. E per il motivo che pensi tu. E’ un problema?»
«No, anzi. – Mentì, fingendo che la cosa non la disturbasse.- Hai già l’invito ad entrare e puoi
intervenire anche tu, se vediamo qualcosa di strano.»
Spike la guardò accigliato. Non credeva assolutamente che quella rivelazione l’avesse lasciata
indifferente. Perché fingeva? Perché si comportava così freddamente, dopo quello che era successo
tra di loro?
«Accidenti Buffy, fino a due settimane fa io ti disgustavo e mi evitavi come la peste! Quando lei è
venuta da me e mi ha fatto capire chiaramente che mi voleva, cosa avrei dovuto fare? Sono pur
sempre un uomo. Ma ti giuro che non provo niente per lei. Lo sai che amo solo te.»
Il ragazzo le accarezzò la guancia, per sottolineare i suoi sentimenti. Le si fece appresso e la baciò.
Buffy sentì il battito del cuore accelerare improvvisamente. Succedeva ogni volta che lui si
avvicinava a lei e non sapeva come spiegarselo. Ma non era il momento di amoreggiare, perciò gli
puntò le mani sul petto e lo allontanò delicatamente da sé.
«Spike, ti prego… Non è ne il posto ne il momento adatto. Siamo qui per..» Disse con un filo di
voce. Ma il vampiro le aveva già tolto le mani dal suo petto e aveva ricominciato a baciarla.
«Buffy!» Disse solamente, e scese a baciarle il collo.
La sua pelle era così calda e invitante e percepiva perfettamente le vene pulsare sotto di essa. Il
richiamo del sangue fu improvvisamente troppo forte e il demone prese il sopravvento. Aveva
sempre desiderato assaggiare il suo sangue di cacciatrice. Pensò che fosse molto gradevole, così
dolce e potente allo stesso tempo.
Tutto ad un tratto realizzò che Buffy si era immobilizzata e ritornò in sé.
Appoggiò la guancia contro la sua e strinse a sé la ragazza, aspettando che il viso della caccia
svanisse. Appena recuperò i suoi lineamenti, appoggiò la fronte contro quella di Buffy e la guardò
negli occhi.
«Mi dispiace, amore. E’ stato più forte di me. Non volevo spaventarti.»
«Non farlo mai più, ti prego. Ero terrorizzata. E’ stato… Mio Dio…Ero in balia del demone e mi
sentivo così sottomessa a lui, così impotente.»
«Non ti fidi di me? Lo sai che non ti farei mai del male!»
«Tu magari no, ma il demone…»
Buffy lesse dentro di sé e riconobbe che, in fondo, le era piaciuto. L’esperienza era una strana
combinazione di terrore, piacevole senso di abbandono, disgusto ed eccitazione, tutto insieme. Si
sentì come l’avvocato Jonathan Harker nella stanza delle mogli di Dracula.
Il piacere si mischiava alla paura, come quando uccideva i vampiri. Era terrificante, ma al tempo
stesso soddisfacente, perché le permetteva di affermare il potere su di loro.
Buffy sorrise ed il vampiro fu lieto di vedere che la paura le era passata. Le scostò una ciocca di
capelli dal viso e la ammirò estasiato. Anche Buffy lo guardò, perdendosi nei suoi profondi occhi
azzurri. Tutte le preoccupazioni svanirono. Esistevano solo loro.
All’improvviso furono distratti dal rumore di un motore: un’automobile stava percorrendo la strada
e aveva rallentato nei pressi della casa.
Buffy scattò seduta in ginocchio, cercando a tentoni il binocolo.
«Ben!» Esclamò.
«Ehi! Pensi già ad un altro uomo?»
«E’ Ben! Un infermiere che lavora all’ospedale. Mi è stato vicino, durante il ricovero di mia madre.
Ma cosa ci fa da Lydia?»
«Non sarà mica una mangiatrice di uomini! E io che credevo di essere l’unico, per lei!» Disse Spike
mettendo il broncio.
«Puoi stare zitto? Potrebbe scoprirci.»
Ben uscì dall’auto e percorse il vialetto. Entrambi rimasero sorpresi quando, appena entrato in casa,
il ragazzo si tramutò in Glorificus.
«Questo è estremamente interessante. – Commentò Buffy - Per favore, puoi-»
«-riferirti quello che si dicono? Certo.» Rispose Spike.
***
«Come procede la preparazione del rito, mia signora?»
«Tutto procede secondo i piani. – Rispose la dea, con un sorriso compiaciuto. - Al giorno prefissato,
porteremo il contenitore con la Chiave nel posto prestabilito e daremo inizio al rito per aprire il
portale.»
Si avvicinò all’osservatrice che giaceva in ginocchio e fissava il pavimento, in segno di riverenza.
«Sono soddisfatta della tua fedeltà e voglio essere riconoscente per il tuo prezioso aiuto. Alzati.»
Lydia si alzò in piedi, attenta a mantenere lo sguardo verso il basso. Temeva che, se l’avesse
guardata in viso, la Dea l’avrebbe interpretato come un mancamento di rispetto. Glory invece la
stupì, accarezzandole la guancia e sollevandole il mento.
Ora si potevano guardare diritto negli occhi.
«Mi hai risparmiato un gran bel po’ di rotture con la Cacciatrice. Quando ho scoperto che era lei a
custodire la mia Chiave, temevo che avrei dovuto torturare i suoi amici uno ad uno, per scoprire
dove la tenevano nascosta.»
«Per fortuna non è stato necessario.» Disse Lydia, che voleva aiutare Glory e al contempo farle
provocare meno vittime possibili.
«Quindi vorrei premiarti. E’ ancora valido il desiderio che mi avevi espresso, la prima volta che ci
siamo incontrate?»
Il sorriso della Dea era incoraggiante.
«Certamente.»
«Bene. Sarà come pattuito, allora.»
Glory camminò aggraziata verso il corridoio, dove c’era un grande specchio in cui si ammirò
vanitosa per alcuni istanti. Si sistemò le morbide ciocche bionde e controllò che il rossetto di un
rosso acceso non fosse sbavato. Il vestito di seta color rubino fasciava le curve morbide
evidenziandole e i sandali dal tacco alto slanciavano la sua figura.
Lydia la ammirava, invidiandone la spontanea sensualità. Lei non aveva un bel rapporto con il
corpo. Lo nascondeva dietro quei tailleur severi e si truccava poco. In verità, non aveva nessun
interesse ad attirare l’attenzione degli uomini. A lei interessavano i demoni…
A guardarla, il ricordo del loro primo incontro le risalì vivido nella mente.
Quella dea primitiva l’aveva trovata per caso una notte, mentre era a passeggio nel parco. Aveva
tentato di succhiarle il cervello, come faceva abitualmente con gli essere umani. Un gesto che le
permetteva di mantenere la sanità mentale nella nostra dimensione nella quale era intrappolata e nel
corpo di Ben. Ma qualcosa l’aveva fermata.
«Aspetta un attimo. – disse – Qui c’è qualcosa di molto interessante! Tu sai molte cose riguardo la
magia, i demoni e le dimensioni. Eppure non hai nessun potere. Cosa sei? Una specie di sensitiva?»
Lydia la osservò, per niente terrorizzata. Come se aspettasse quell’incontro da molto tempo.
«No. Sono un’osservatrice.»
«Dolcezza, non hai risposto alla mia domanda. Cosa diavolo è “un’osservatrice”?»
«Una persona che ha studiato i poteri occulti, le razze demoniache, le storie dei vampiri e tutto
quello che riguarda il soprannaturale. Il mio scopo è osservare e dare indicazioni alla Cacciatrice, la
prescelta che ha il compito di combattere la malvagità.»
Glory esplose nella sua tipica risatina isterica.
«Sai cosa me ne faccio della vostra Cacciatrice? La stendo in due secondi e mi pulisco le scarpe con
il suo vestito. Ma tu puoi essermi utile. Sto cercando la mia Chiave e scommetto che tu puoi avere
accesso ai libri o alle persone che conoscono il luogo dove è stata riposta. Aiutami e io me ne andrò
da questo schifoso pianeta il prima possibile. Chiedo solo di tornare alla mia amata dimensione
demoniaca!»
Lydia meditò per qualche istante. Cosa c’era di male nell’aiutare quella riccioluta psicopatica a
tornare da dove era venuta? Era sola e dannatamente sofferente. Avrebbe provocato solo malanni,
restando confinata sulla terra. Quello non era il suo posto, era chiaro. Era destinata ad essere la
regina di un mondo fantastico, di un’altra dimensione.
E quel desiderio, così semplice all’apparenza, era lo stesso che Lydia aveva avuto per anni,
nell’infanzia e poi nell’adolescenza. Leggeva di nascosto i libri dei genitori e del consiglio, e
sognava di abitare nei mondi fantastici dove vivevano quelle creature affascinanti. Pensava che se
lei avesse aiutato Glory a realizzare il suo desiderio, forse le sarebbe stata riconoscente e l’avrebbe
aiutata a realizzare il suo.
«Ad una condizione: mi porterai con te, nel tuo mondo.»
Aveva aspettato una vita per vedere dal vivo quelle creature. Una vita passata sui libri a studiare e a
fantasticare. “Sei troppo giovane per incontrare dei demoni!” le dicevano. E poi ancora “E’ troppo
pericoloso!”. Ma lei voleva vederli con i suoi occhi e toccarli con le sue mani. Era diventata
un’osservatrice proprio per quello: per studiare le creature oscure e non per aiutare la Cacciatrice ad
ucciderle.
Glory si smaterializzò e Lydia, rimasta da sola, accese lo stereo per avere un po’ di conforto nella
musica. La melodia di “Whatever you want (Me to do)” di Tyna Turner era diventata la colonna
sonora delle notti solitarie dell’osservatrice.
Whatever you want me to do, I will do it for you
whatever you want me to be, I will be what you need
because it's love that I feel whenever you're really near
I'm feeling sensual
and I, I know that it's real
[Traduzione: Qualunque cosa vuoi che io faccia, la farò per te / qualunque cosa vuoi che io sia,
sarò quello di cui hai bisogno / perché è amore quello che sento, quando tu sei veramente vicino /
Mi sento sensuale / e so che è reale]
Un improvviso rumore di vetri infranti fece sobbalzare Lydia e la costrinse a spegnere lo stereo e a
controllare che cosa l’aveva provocato.
«Credevo che Glory non si fosse più fatta vedere perché avesse paura di me, e invece...» Ringhiò la
Cacciatrice palesemente fuori di sé, che aveva appena rotto la porta-finestra della casa.
«Sei una donna ingenua, amore.» La voce di Spike fece tremare le ginocchia a Lydia.
Il vampiro seguì Buffy all’interno, cercando di evitare le schegge di vetro che si erano riversate sul
pavimento come una cascata. «E dai modi discutibili, quando perdi il senno.» Aggiunse.
«Stavo solo scherzando.» Precisò la ragazza e si volse verso l’osservatrice.
«Lydia! Sei stata una bambina cattiva, molto cattiva! E’ ora che qualcuno ti prenda a calci nel
sedere!!» Minacciò, avventandosi contro di lei.
.. continua ..